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Autore: Evil_Regal    04/08/2016    5 recensioni
Ho deciso di fare una serie di oneshot SwanQueen,tutte indipendenti l'una dall'altra.
Saranno per la maggior parte fluff.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei solo dire che…mi scuso in anticipo..

Una giornata normale.
Una giornata come le altre.
Sempre la solita monotonia e rutine.

Si era dimenticata di chiuedere le tende la sera prima, a quanto pare, quindi si svegliò con la spiacevole luce del sole che la infastidiva. Si girò sul fianco per controllare se effettivamente aveva lasciato le tende aperte, dato che lei era sicura di averle chiuse. Aprì lentamente gli occhi, a causa della luce e aggrottò la fronte quando, una volta giratasi si rese conto che non c’era una finestra ma un armadio.
Era sulla sinistra.
La sua finestra era alla sinistra del suo letto.
E lei era stesa sul fiano sinistro.
Dov’era la sua finestra?

Quello non era il suo armadio.
Si guardò attorno.
Quella non era la sua stanza.
Spalancò gli occhi.

Come ci era finita lì?
Continuò a guardarsi attorno e vide dei jeans blu scuro una canottiera bianca e una giacca di pelle.
Sapeva a chi appartenevano.
Era nella camera di Emmet.
Emmet Swan.
Il padre di suo figlio che, suo figlio, aveva trovato a Boston qualche anno prima, quando aveva solo dieci anni e aveva fatto venire un infarto a Regina.

Pensò a mille cose e la prima fu controllare se fosse nuda, nel caso in cui , chi sa come, fosse finita a letto con lui, anche se era sicura che non era successo.
Alzò le coperte e quasi svenne quando si rese conto che, no, non era nuda, ma che quello non era il suo corpo.

Si alzò di scatto e corse allo specchio. Rimase sconvolta quando vide che al posto del suo corpo, snello ed elegante, c’era quello di Emmet Swan. Quello del padre di suo figlio.
Le girò la testa e dovette appoggiarsi alla ringhiera del letto per non cadere a terra.
Doveva essere un incubo.
Solo un brutto sogno.
Non poteva essere vero.
Non doveva essere vero.
Non poteva trovarsi nel corpo di Emmet Swan.

E se lui si trovava nel corpo di Emmet Swan…significava che Emmet Swan era nel suo.

Infatti quella mattina Emmet si svegliò quando, in momento di dormiveglia, si rese conto che il materasso era particolarmente comodo e le lenzuola particolarmente morbide.

Si alzò sui gomiti e gli venne un colpo quando si rese conto che quello non era il suo letto e quella non era la sua camera da letto.
Side delle scarpe col tacco ai piedi del letto, delle calze e un vestito appoggiati ordinatamente ad una sedia, un libro e degli occhiali sul comodino e degli orecchini.

Quando vide gli orecchini capì dove era.
Era nella camera da letto di Regina Mills. La madre di suo figlio.
Si conoscevano da anni ormai eppure non era mai stato nella sua camera da letto ma riconobbe gli orecchini.
Era stato il suo Babbo Natale segreto l’anno precedente e le aveva preso degli orecchini. Quegli orecchini.

“Uhm, Regina?”  Emmet spalancò gli occhi quando sentì la sua voce. Non poteva essere. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Lentamente, spaventato e cercando di mantenere la calma, portò le mani al petto.

No.
Non poteva crederci.
Non poteva essere vero.

Riaprì gli occhi di scatto e tolse le mani immediatamente quando si rese conto che, effettivamente, non stava toccando il suo seno. Ma quello di Regina Mills.
E per altro, con solo la maglia del pigiama addosso e nient’altro sotto.
Si diede uno schiaffo mentale quando si soffermò a pensare a quanto sodo e allo stesso tempo soffice fosse il suo seno e non al fatto che era intrappolato nel corpo di Regina Mills. Della bellissima e sexy Regina Mills.

Un altro schiaffo mentale.

Corse in bagno e si guardò allo specchio.
Si.
Decisamente nel suo corpo.

Regina Mills era splendida anche appena sveglia. Lei si svegliava bellissima. Non c’era niente da fare.
Si stava distraendo a guardare il bellissimo viso di Regina quando squillò il telefono.

Dov’era?

Oh Dio, doveva mettere le mani nella borsa di Regina.
Bhe, considerando che le aveva messe già da qualche altra parte decise che non era un problema poi così grave.
Cercò la borsa. Era sulla sedia, accanto alle calze nere e il vestito.
Cominciò a frugarci niente.

Regina ci teneva di tutto.
Un mazzo di chiavi enorme, probabilmente del municipio, borsellino che aprì per vedere la carta d’identità
“Ovvio che lei viene bene nella foto”. Gettò via il portafogli e continuò a cercare.
Notò che Regina aveva tutti trucchi di marca e costosi, ma ancora una volta, niente di sconvolgente o strano.

Il cellulare continuava a squillare ed Emmet non lo trovò. Prese la borsa e la svuotò completamente sul letto.

“MA CHE-!?”
Smise di squillare e poco dopo ricominciò.
Esaminò la borsa e vide una cerniera laterare. La aprì e finalemente trovò il tanto cercato cellulare.

“IDIOTA!” esclamò Regina.

“PERCHE’ NON HAI RISPOSTO?!”

“COSA DIAVOLO E’ SUCCESSO?!”

“Devo dire che sentirti gridare a prima mattina è quasi bello quanto svegliarmi nel tuo copro”

“SMETTILA IMMEDIATAMENTE!” gridò Regina

“Smettila di gridare Regina!”

“SWAN! HO LA BARBA E NON UNA BARBA QUALUNQUE. HO LA TUA BARBA! SONO TE E TU SEI ME! SONO NEL TUO CORPO. COSA HAI COMBINATO?”

“Cosa IO ho combinato? Tu hai combinato qualcosa di sicuro. Sei tu la strega”

“Non sono una strega”

“Si certo!”

“EMMET HO LA BARBA! E NON UNA BARBA QUALSIASI! MA LA TUA! E HO ANCHE UN’ALTRA COSA CHE NON DIRO’ PERCHE’ SONO TROPPO FINE ED ELEGANTE”

“Si Regina, hai il mio pene e io ho le tue tette e la tua vagina”

“EMMET! COME DIAVOLO FAI AD ESSERE CALMO?”

“Non sono calmo. Ma urlare e aggredirti non mi porterebbe a niente comunque”

“Ti ammazzo”

“Ricordati che sono nel tuo corpo quindi qualsiasi cosa tu mi faccia in realtà la fai a te stessa”

“URGHHH! VIENI SUBITO QUI”

“Regina, se ti vedessero a casa mia a quest’ora della mattina sarebbe tutto un po’ strano. E’ meglio che io venga da te quindi è meglio che tu venga qui. E’ più probabile che io passi qui presto…e ancora non ho capito perché questa cosa è probabile ma lo è”

“Okay” sospirò Regina massaggiandosi le tempie. La giornata era appena cominciata e il mal di testa la stava già uccidendo.

“Hai qualcosa di decente da mettere?”

“Certo, sono favoloso. Ho solo vestiti favolosi”

“Vado a prepararmi, tu non toccare niente e per niente intendo…niente”

“Regina anche tu dovrai toccare…tutto”

“Infatti preferirei non doverlo fare”

“Vuoi che il tuo corpo perfetto diventi una pattumiera?”

“Non ci credo che sto per dirlo…”

“Stai per dire cosa?”

“Metti la crema idratante sulle gambe e sulle braccia sia la mattina che la sera, non vestirti subito dopo, lasciala assorbire per un po’ di tempo. Quindi ti fai la doccia, ti metti la crema, ti trucch-O SANTO CIELO”

“Cosa?”

“Non sai truccarti! Non sai truccarmi! O MIO DIO! Mi manderai in giro come un pagliaccio! Rovinerai i miei trucchi”

“Calmati Regina. Respira. Risolveremo questa cosa molto presto. Metti qualcosa e vieni qui, tu ti calmi, ne parliamo e risolviamo questa cosa. Okay?”

Regina non rispose.

“Ehy” la voce di Emmet era rassicurante e “Tranquilla” la incoraggiò “Risolveremo tutto. Okay?”

Regina sospirò “Okay”

Ci fu un momento di silenzio.

“Regina…” Emmet aveva lo stesso tono di voce che aveva quando la stava tranquillizzando.

“Si?” chiese Regina, persa nella sua voce profonda e calda.

“Cerca di centrare la tazza…”

“IO TI AMMAZZO!” attaccò il telefono e aprì l’armadio, in cerca di qualcosa di decente da indossare.
Prese un respiro profondo prima di entrare in bagno. La sua vescica la stava ammazzando.
Entrò in bagno e si fissò i pantaloni e poi il water. Poi di nuovo i pantaloni.

“No io non posso farlo!” esclamò fuggendo via dal bagno e riprendendo il cellular di Emmet, cioè..il suo.
Fece il suo numero e poco dopo Emmet rispose.

“Che c’è?”

“Ehm…Come-Voglio dire-Io…”

“Regina?”

“Devo andare in bagno”

Emmet scoppiò a ridere.

“EMMET TI RICORDO CHE E’ IL TUO CORPO. Non credo tu voglia che succeda qualcosa al tuo..amico..”

“Se gli fai qualcosa ti giuro che ti taglio i capelli. Con le mie mani”

“NON TOCCARE I MIEI CAPELLI”

“NON TICCARE IL MIO PENE!”

“EMMET!”

“REGINA!”

“COME FACCIO?”

Emmet sospirò “Devi,sai…tenerlo”

“NON TOCCHERO’ IL TUO PENE!”

“Lo hai chiamato con il suo nome..congratulazioni Regina. Sei stata ufficilmente sverginata”

“Ti giuro che ti faccio male”

“Sono nel tuo c-“

“AL TUO CORPO. FACCIO MALE AL TUO COPRO”

Emmet sospirò “Okay…senti siediti magari?”

“E’ imbarazzantissimo”

“Siediti e basta Regina!”

Regina attaccò il telefono ed Emmet si gettò sul letto, a fissare il soffitto.
Si sentiva a disagio.
Doveva fare una doccia e fare una doccia significava dover vedere Regina praticamente nuda…e doverla toccare. Non in senso erotico, ovviamente, ma comunque doveva.
Sospirò e decise che quella mattina non avrebbe fatto una doccia, non ne aveva bisogno. Regina profumava sempre. Saltare una doccia non l’avrebbe uccisa.
Dopotutto anche a lui toccò dover fare la pipì ed era una cosa che non poteva evitare.
Decise di affrontare questa situazione di petto.
Fu fiero di lui quando riuscì a fare una pipì senza pensare al fatto che era nel corpo di Regina.

Stava per vestirsi quando si ricordò della crema.
Regina gli aveva detto di metterla dopo la doccia, ma lui non aveva fatto nessuna doccia. Doveva metterla lo stesso la crema?
Decise che era troppo pigro e poi non aveva intenzione di passare le mani ovunque sul corpo fin troppo perfetto di Regina.

Aprì l’armadio e quando vide la quantità di vestiti presenti e l’ordine categorico rimase sconvolto “Ma è una pazza fissata!” esclamò.
L’armadio aveva un’asta dove c’erano tutte le grucce con i suoi vestiti, Emmet li toccò ed erano soffici, di ottima qualità al solo tatto. In basso c’era una cassettiera dove Emmet immaginòci fosse la bianchera intima di Regina.
Non poteva credere al fatto che avebbe dovuto frugare nella sua bianchera intima ma, ancora una volta..c’era di peggio.

Sbuffò e chiuse l’armadio per gettarsi di nuovo sul letto.
Non aveva voglia di invadere la privacy di Regina. Sapeva quanto fosse privata e riservata, non gli andava di immischiarsi nella sua vita e nelle sue cose. Voleva farlo…ma non così.
Si sorprese quando si ritrovò a pensare che voleva scoprire Regina e la sua vita ma in un modo diverso.
Scacciò il pensiero e aspettò che Regina arrivasse a casa per cercare di trovare una soluzione.

Intanto scese in cucina. Aveva fame.
Rovistò nella dispensa e cominciò a prepare dei pancakes. Poi trovò dei cerali che mangiò mentre preparava i pancakes.
Tirò fuori il succo di frutta e ne versò un po’ nel bicchiere. Notò che Regina aveva diversi tipi di succhi di frutta ma, che lui sapesse, ad Henry piaceva solo quello all’arancia.

Ignorò i succhi di frutta e conitnuò a prepararsi la colazione. Trovò delle gocce di cioccolato e decise di aggiungerle all’impasto. Stava cominciando a girare quando suonò il campanello. Corse ad aprire.

“Non ci credo che devo bussare il campanello per entrare in casa  m-PERCHE’ C’E’ UNA MACCHIA DI SUCCO DI FRUTTA E DI IMPASTO DI NON SO CHE COSA SUL MIO PIGIAMA?”

Emmet abbassò lo sguardo e si accorse di aver sporcato il pigiama “Erm…scusa?”
Regina roteò gli occhi e andò in cucina. Inorridì quando vide il disastro che aveva combinato lo sceriffo nella sua splendida cucina.

“EMMET! COSA DIAVOLO HAI COMBINATO? QUANTO HAI MANGIATO!? GIURO CHE SI MI FAI INGRASSARE SEI FINITO”

“E tu non farmi morire di fame” tornò ai fornelli per finire i pancakes. Una volta pronti li portò a tavola “Mangia. Nutrimi donna”

“Emmet puoi smetterla di pensare al cibo e concentrarti sulla follia che è successa?” lo rimproverò quando si sedette a tavola.

“Si, però l’ultima cosa. Chi beve tutti quei succhi di frutta?” Regina si portò le mani alle tempie e sbuffò.

“Ehm, Regina. Non farlo. E’ troppo femminile. Passati una mano sulla guancia e sul mento o grattati la nuca ma non fare la cosa delle tempie”

“LI BEVO IO OKAY?! MI PIACCIONO I SUCCHI DI FRUTTA ORA PUOI SMETTERLA?”

Emmet sorrise e Regina si fece quasi paura da sola alla vista del suo stesso sorriso maligno. Ora capiva cosa intendevano tutti quanti quando dicevano che aveva delle espressioni davvero spaventose.

“Come è potuto succedere?” chiese Emmet.

“Non lo so. Deve essere opera di qualcuno. Magari qualcuno ce l’ha con noi. Forse è uno scherzo di qualcuno. Non lo so-“

“Buongiorno!” Henry entrò in cucina e rimase confuso dalla presenza del padre in casa sua così presto ma decise di non farci troppo caso.

“Henry” esclamò Emmet, ovvero Regina,  quando lo vide. Si era completamente dimenticato del fattto che Henry era lì e loro non potevano dirlgi nulla, altrimenti sarebbe rimasto traumatizzato a vita.

“Ehy ragazzino!” esclamò Emmet e a Regina partì un calcio sotto al tavolo che andò a finire dritto sulla gamba di Emmet o meglio la sua…infatti si diede uno schiaffo mentale per aver colpito se stessa. Ma era necessario.

“Ahiaaa” si lamentò Emmet sotto voce “Che ti prende?”

“Ragazzino? Sul serio? NON LO CHIAMEREI MAI COSI’ IDIOTA!” gridò in sussurri.

Emmet realizzò l’errore e spalancò gli occhi. La sua bocca una O perfetta.

Regina gli fece cenno di raggiungere Henry.

“Uhm, amore gradisci della colazione?” Chiese Emmet, rivolgendosi a Henry ma guardando Regina che spalancò gli occhi e, col labiale esclamò “CHE COSA?! IO NON LO DIREI MAI! NON PARLO COSI’!” Emmet forzò un sorriso e Regina si colpì la fronte con la mano. Era tutto un completo disastro.

“Uhm si…mangerò dei cereali. Faccio io, non proccuparti” Emmet prese un sospiro di sollievo e fece per tornare al tavolo ma Henry lo fermò “Mamma, tutto okay? Sembri stana”

Regina, dal tavolo, spalancò gli occhi e pregò che Emmet non dicesse niente di stupido.

“Si, tutto bene” Regina annuì, una risposta non risposta andava bene “Deve essere il ciclo”

Regina sbattè con la testa sul tavolo. Voleva ammazzarlo. L’avrebbe ammazzato.

“OH! Okay..bhe okay” Henry annuì e poi guardò suo padre con la fronte appoggiata sul tavolo “Papà, come mai sei qui così presto?”

Regina alzò la testa di scatto “Uhm non mi andava di preparare la colazione quindi sono venuto qui”

Emmet la guardò sconvolto. Avrebbe voluto farlo chi sa quante volte, ma non l’avrebbe mai fatto e invece lei aveva appena distrutto tutto il suo duro lavoro e soprattutto sospettava che una cosa del genere potesse accadere.

Henry annuì “Siete tutti e due strani”

“Deve essere il ciclo” disse Regina incarcando un sopracciglio ad Emmet. Per vendetta.

Emmet le fece una smorfia, stando dietro Henry e si fermò nell’attimo in cui Henry si girò verso di lui.
Disse qualcosa ma Emmet era distratto a cercare di capire cosa Regina stava tentando di dirgli dal tavolo.

La vide indicare l’orologio che aveva al polso. Capì “scuola” e “tardi” così capì che doveva dire ad Henry di fare presto.

“Henry, fai preso o farai tardi a scuola”

Henry rispose “Ma posso?”

“Io e tua madre ne parleremo e vedremo se puoi. Ora ascoltala e fai presto”

Henry sospirò e portò la sua tazza di latte con i cereali a tavola e si sedette accanto al padre.
Emmet guardò Regina senza avere alcuna idea di che cosa dovessero parlare e che cosa dovessero decidere. Ma se Regina l’aveva detto significa che lei lo sapeva, quindi andava bene.

Regina guardò Emmet e lui disse ancora “Io e tuo padre andiamo nel mio studio per…quella…quella cosa che ti ho detto che è noiosa”

Regina si strofinò gli occhi disperata.

“Mi raccomando, non perdere tempo”

“Ciao ragazzino” disse Regina dandogli un bacio sulla testa. Emmet non l’avrebbe fatto ma non era tanto sconvoltente quanto le cose che stavano uscendo dalla sua bocca.
Henry annuì e lo sceriffo decise che era il caso che anche lui salutasse Henry. Aveva appena avuto la prova che Regina ci teneva così si avvicinò a lui, glie diede un bacio sulla guancia  e gli sistemò i capelli spettinati.

Regina sorrise alla scena, contenta e grata che Emmet l’avesse fatto.
Poi lo seguì nel suo ufficio, non di Emmet, ma suo.
Questa situazione la stava facendo impazzire.

Entrarono e non appena Emmet chiuse la porta dietro di sé Regina non perse tempo, lo assalì di schiaffi sul braccio.

“RAGAZZINO? COSE NOIOSE? CICLO? SEI IMPAZZITO PER CASO?!”

“Regina! Sono andato in panico”

“BHE IMPARA A GESTIRLO DATO CHE LE COSE CHE DICI SONO LE COSE CHE DICO IO!”

“Ti prometto che cercherò di sembrare te il più possibile”

“O dio! Il lavoro! Dovrai andare al lavoro. DOVRAI FARE IL MIO LAVORO!”

“Okay calmati. Chiamerò la tua assistente e le dirò di cancellare gli incontri e di lasciarmi la giornata libera. Tu chiamerai mio padre e gli chiederai la cortesia di coprire anche il tuo-mio-vabbè hai capito, turno e insieme cercheremo di trovare una soluzione in giornata. Okay?”

Regina sospirò “Okay”

“Te l’ho detto, sistemeremo tutto”

“Dobbiamo andare alla cripta. Devo consultare i miei libri per vedere se trovo qualcosa che fa al caso nostro”

“Perfetto. Aspettiamo che Henry vada a scuola e poi andiamo alla cripta e fai qualsiasi cosa tu debba fare. Intanto io devo vestirmi”

“Non osare mettere le mani nel mio armadio”

“Troppo tardi”

“EMMET!”

“Ehy che c’è? Tu hai frugato nelle mie cose. Volevo vestirmi ma poi ho deciso che non volevo più ma avrò bisogno di cercare dei vestiti e…altro”

“Te li prenderò io. Forza. Andiamo” uscirono dallo studio e salirono nella camera da letto di Regina dove la bruna scelse qualcosa di comodo da indossare, per non toturare il pover’uomo.

“Regina non metterò i tacchi”

“Emmet-“

“Non ti romperò una caviglia. Mi ammazzi se lo faccio. Hai degli stivali?”

Regina trovò degli stivali con un tacco non troppo alto e doppio”

“Non ho di meglio”

Emmet sospirò “Delle scarpe da ginnastica?”

“Ew no. Forza vesititi”

“Non penso che arriverò vivo a fine giornata”

“Se arrivi vivo giuro che ti ammazzo io”

Emmet sospirò ed entrò in bagno. Si mise i pantaloni e fino a lì nessun problema.

“Ehm, Regina…”

“Si?” chiese Regina preoccupata “Che succede?”

“Un aiutino?” chiese e Regina entrò in bagno. Si imbarazzò quando trovò Emmet che teneva un reggiseno slacciato stretto al petto.
In quel momento voleva sparire.
Emmet le stava praticamente mettendo un reggiseno e si, era imbarazzante.

Si fece coraggio e lo aiutò. Glielo allacciò e gli spiegò che  se non riusciva ad allacciarlo poteva allacciarlo davanti e poi girarlo e infine infilare le spalline. Lui annuì. Lo avrebbe fatto sicuramente.

“Che bella sensazione” affermò Emmet.

Regina rise “Non la penserai così a fine giornata”

“Siediti, devo truccarti” ordinò il biondo che in realtà era Regina e la bruna, che in realtà era Emmet, obbedì. Regina lo truccò spiegandogli come doveva fare anche se era consapevole del fatto che lui non ci sarebbe mai riuscito.

“Okay, sei pronto-a. Quello che è”  Emmet si guardò allo specchio ed esclamò un “WOW”

Regina si morse il labbro, un po’ ferita “Non credevo che ci volesse il trucco per far si che mi considerassi decente”

“No Regina non è quello che intendevo”

Regina rise “Va bene Emmet. Voglio dire, non è che mi importa più di tanto”

Questa volta fu Emmet a rimanerci un po’ male. Voleva gridarle che era bellissima e che era splendia e perfetta ma invece fece un semplice cenno con il capo e Regina sospirò.

“Andiamo. Prima cominciamo a cercare prima troviamo qualcosa”  Regina si incamminò per uscire ma Emmet le afferrò il braccio “Regina aspetta”

Regina si fermò e guardò Emmet. Erano i suoi occhi ma se guardava attentamente poteva vedere lo sguardo di Emmet

“Che c’è?” chiese in un sussurro.

Emmet la guardò, poi abbassò lo sguardo e poi la guardò di nuovo “Io-“ sospirò “Nulla”

“Emmet…”

“Nulla. Tranquilla. Andiamo”  e così si incamminò e uscì. Regina rimase ancora un attimo a pensare a ciò che era successo, poi prese un respiro profondo e lo raggiunse.

“Sei venuta a piedi?”

“Ovvio. Non guiderò la tua trappola”

“Significa che dovrò guidare la tua macchina”

“Non ci pensare proprio”

“Cosa penseranno se mi vedono guidare la tua macchina?”

“Diremo che io non mi sento e bene e che quindi hai dovuto guidare tu”

Emmet sospirò “Okay”

“Le chiavi”

“Dove sono?”

“Nella borsa che tu hai completamente svuotato stamattina e che io ho dovuto rimettere a posto”

“Ops?” rise Emmet.

“Muoviti, sali”

Regina mise in moto e raggiunsero la cripta dove si creò una scenetta comica.

Regina era immersa nei libri, ma in realtà sembrava che Emmet lo fosse.
Emmet era steso su un divanetto a giocare col cellulare.
Ma in realtà sembrava che Regina lo fosse.

“Hai intenzione di aiutarmi?”

“No, questi libri mi fanno paura. Ho paura di leggere un incantesimo e pronunciarlo per sbaglio e fare guai”

Regina sembrò pensarci un attimo. Era meglio tenerlo lontano.

Passarono ore e ore e si era fatta ora di pranzo.

“Regy, ho fame”

“Non chiamarmi Regy”

“Gina?”

“Ancora peggio”

“Okay senti ho fame”

“Vai a pranzare allora”

“No. Perché se ti lascio qui non mangierai. E se anche ti porto il pranzo non mangerai quindi devi venire con me perché non puoi far morire il mio corpo di fame” gli tolse il libro dalle mani e la tirò su e si reso conto che lui era abbastanza pesante per Regina mentre sapeva, per esperienza, che Regina era una piuma per lui.

“Emmet!”

“Se moriamo non possiamo tornare nel nostro corpo. Rimaniamo prima vivi e poi risolviamo questo macello”

“Sento che mi farai ingrassare”

“Non preoccuparti e poi seppure fosse non sarebbe così male. Sei uno stecchino”

“Non sono uno stecchino”

“Sei molto magra, ti ho dovuta vestire e hai quasi le ossa da fuori”

“Non ho le ossa da fuori”

“Infatti ho detto quasi”

“Smettila”

“Ho fame”

Regina fece un incantesimo e si trovarono fuori da Granny’s “Grazie” esclamò Emmet pronto a saltellare eccitato nel ristorante ma Regina lo afferrò.

“Ricordati che sei me e questo significa che non mangerai come se fossi un pozzo senza fondo. Significa che non potrai saltellare e dire le tue solite idiozie e che non potrai fare il cascamorto con qualsiasi ragazza che ti trovi davanti agli occhi”

“Gelosa?”

“Non sono gelosa. E’ che sei nel mio corpo non voglio che mi faccia fare figuracce” entrarono e andarono a sedersi ad un tavolo abbastanza isolato, così che nessuno potesse sentirli. Non potevano sentire Emmet rivolgersi a Regina come se fosse un uomo e viceversa.

“Bhe si, tu provaci con tutte” Regina incorciò le braccia al petto ed evitò lo sguardo di Emmet o il suo. Ancora doveva capire come definire Emmet.

“Sei disgustoso”

Emmet rise “Spero che tu non faccia il barbaro anche quando sei con Henry e spero che gli stia insegnando a rispettare le donne e non a vederle come oggetto di puro divertimento”

“Ehy, è ingiusto”

“Cosa? Parlare dell’educazione di nostro figlio?”

“No, definirmi uno sciupafemmine che non sa essere un buon esempio per suo figlio”

“Non ho detto che non sei un buon esempio per Emmet, ho detto che spero che tu lo sia”

Emmet sospirò e incrociò le mani appoggiandole sul tavolo “Non lo faccio”

“Scusa?”

“Quando sono con Henry non lo faccio…e neanche quando sono con te. E rispetto le donne, non le vedo come puro oggetto divertimento ma sono pur sempre un uomo e single”

Regina sospirò e poi rise.

“Che c’è?”

“E’ stato divertente sentire la frase ‘sono pur sempre un uomo’ uscire dalla mia bocca”

Emmet rise e poi rimasero in silenzio aspettando che Ruby arrivasse per prendere il loro ordine.

“Sta’ al gioco”

“Cosa?”

Ruby stava arrivando così Emmet non riuscì ad ottenere una spiegazione da Regina.

“Andiamo Regina, provalo. E’ buono”

Emmet ci mise un arrimo a realizzare cosa stava succedendo. Regina gli stava concedendo un cheeseburger.

“Non ho intenzione di avvelenarmi con la tua robaccia”

“Provalo e te ne innamorerai”

“Emmet, no”

Ruby rise “Cosa vi porto?”

“Okay senti, tu provi un cheeseburger e io mangerò la ceasar salad che tu ami tanto. Che ne dici?”

Emmet finse di pensarci un attimo. Ruby osservò quella che pensava fosse Regina ma che era Emmet, anche lei emozionata all’idea di portare un cheeseburger a Regina.

“Va bene. Ma se non mi piace non lo mangio. Chiaro?”

Emmet sorrise “Chiaro”  poi ordinò per entrambi “Allora un cheeseburger e una ceasar salad e…acqua per entrambi e Regina prende un caffè da portare, vero Regina?”

“Nero. Senza zucchero o latte”

“Chiaro. A tra poco”

“Grazie” affermò Emmet, contento di non essere obbligato a mangiare insalata.

“Mhmh” mormorò “Non abituartici”

Pranzarono e poi tornarono nella cripta  dove Regina continuò a leggere e Emmet prese sonno.
Alzò lo sguardo e vide il suo corpo raggomitolato su se stesso sul divano e sorrise. Sapeva che era il suo corpo ma per lei era Emmet ad essersi addormentato e ad essere adorabile.

Sospirò e continuò a leggere fino a che non si rese conto che era tardi e qualcuno doveva andare a prendere Henry.

Si alzò e svegliò Emmet “Emmet, svegliati. Emmet” lo strattonò, ma non troppo.

A quanto pare dormiva come un sasso, lo strattonò con più energia e lui grugnì per poi svegliarsi definitivamente.

“Che succede?”

“Io rimango qui a cercare ancora, per ora non ho trovato niente, tu va’ a prendere Henry”

“Regina, sei sicur-“ il suo telefono cominciò a squillare. Era Henry.

“Che faccio?”

“Rispondi no?”

“Ho paura”

“RISPONDI”

“Se dico qualcosa di sbagliato?”

“Da’ qua” gli prese il telefono dalle mani e rispose.

“Mamma”

“Hey ragazzino”

“Papà?”

“Si io e tua madre stiamo ancora lavorando a quella cosa e lei è in bagno, che c’è?”

“Volevo chiederle se avevate pensato alla cosa che vi ho chiesto questa mattina”

“Oh si. Vero. Certo. Si, puoi andare”

“Davvero?”

“Yup”

“Okay forte. Grazie. Salutami la mamma”

“Henry, mi raccomando, comportati bene”

“Certo. A più tardi. Ti voglio bene. Dillo anche alla mamma”

Regina sorrise al pensiero che aveva per lei “Certo. Ciao tesor-ragazzino”

“Che succede?” chiese Emmet quando Regina attaccò

“Stamattina aveva chiesto se poteva andare a dormire da un amico. Penso che sia meglio così”

“Già”

“Ti saluta, e ti vuole bene”

Emmet sorrise.

“Tutto okay?” le chiede il biondo.

“Si è che…non sapeva che stava parlando con me. Credeva che stava parlando con te ed era importante per lui che tu mi mandassi i suoi saluti e mi dicessi che mi vuole bene. Il fatto che siamo ritornati ad essere così mi riempie il cuore di gioia. E’ tutto ciò che ho sempre voluto” sussurrò.

“Regina, quel ragazzino ti adora”

Regina sorrise e Emmet desiderò poter vedere quel sorriso sul viso di Regina e non sul suo barbuto.

“Dai, ti aiuto a cercare qualcosa”

“Sei sicuro? Non voglio che causi altri danni”

“Nhaaa, me la caverò anche se mi devo togliere le scarpe, perché mi stanno uccidendo e anche il reggiseno. Posso?”

Regina rise “Te l’avevo detto e poi si puoi, non è niente che io non sappia e che non abbia visto”

Emmet rise con lei.

Stavano cominciando a perdere le speranze quando, girando le pagine a caso Emmet vide qualcosa che sarebbe potuto andare bene per loro.

“Regina?”

“Emmet, non ora”

“Ma Regina-“

“Emmeto sto leggendo”

“Regina!”

“CHE C’E’?!”

“HO TROVATO UN INCANTESIMO”

“COSA?”

“Yup. Qui” disse mostrandogli la pagina. Regina non riuscì a crederci. Stava cercando da ore e ore e non aveva trovato niente e lui ci aveva messo un attimo.
Ma in realtà era solo felice di aver trovato una soluzione al loro problema.

“Non ci credo! Ce l’hai fatta!” gli saltò addosso avvolgendolo in un euforico abbraccio. Emmet, che era nel corpo esile di Regina, perse l’equilibrio ma riuscì a tenersi in piedi appoggiandosi al muro. Regina se ne rese conto.

“Oh, scusa” disse arrossendo e facendosi indietro.

Emmet annuì tranquillizzandola del fatto che il suo corpo era sano e salvo e Regina corse a prendere gli ingredienti per la pozione.

“Deve riposare tutta la notte”

“COSA?”

“Lo so..e poi dobbiamo prenderla domani prima di andare a letto e la mattina dopo dovrebbe fare effetto”

“Mi stai dicendo che dobbiamo aspettare dopo domani?”

Regina annuì.

“REGINA COME FACCIAMO? C’E’ IL LAVORO E HENRY E IO SONO TERRIBILE A FINGERE DI ESSERE TE E I MIEI GENITORI CHE CAPIRANNO CHE IO NON SONO IO E HENRY CHE CAPIRA’ DI SICURO CHE TU NON SEI TU. CI HO PARLATO TRE SECONDI E HA CAPITO CHE C’ERA QUALCOSA CHE NON ANDAVA. COME FACCIAMO?”

“Emmet!” esclamò Regina, prendendogli il viso tra le mani. Ancora una volta fu stranissimo vedere il suo viso tra le mani di Emmet ma che in realtà era il viso di Emmet tra le sue mani. Era tutto così complicato ma Regina lo ignorò e si concentrò su suoi occhi, quelli di Emmet che trovava sempre in fondo ai suoi color nocciola.

“Lo hai detto tu a me, troveremo un modo. E’ solo un giorno. Andrà bene, chiama la mia assistente e dille che lavorerai da casa. Io dirò a tuo padre che hai l’influenza o qualcosa del genere e compilerò le carte che ti farai portare e che poi darai a me e la stessa cosa farai tu. Mi faccio portare le carte da tuo padre e tu le compilerai. E’ ora che tu compili un po’ di scartoffie, sceriffo. So che non lo fai mai.”

Emmet guardò Regina a lungo. Era sicura, era serena, stava mantenendo la calma e il suo tono di voce era rilassato e tranquillo.
Emmet la guardò e annuì. Okay. Aveva ragione. Il suo era un buon piano.

“Okay”  sospirò Emmet “Okay, hai ragione. Non c’è motivo di andare in panico. Andrà bene,no? Si tratta solo di fingere per un po’ e poi voglio dire…sarebbe potuta andare peggio”

Regina accennò un sorriso incoraggiante e annuì.
Emmet desiderò poter vedere il viso di Regina in quel momento, e non la sua barbuta, stupida faccia.
Sospirò pensando che era qualcosa non poteva avere al momento.

“Quindi, ora che si fa?”

“Bhe, io faccio la pozione e poi..si va a casa”

“Già, Henry non c’è…”

“Già”

Si creò un silenzio imbarazzante.

Emmet si grattò la nuca e Regina rabbrividì perché in quel momento sembrò fin troppo mascolina per i suoi gusti, ma si immaginò Emmet farlo e sorrise perché era una vista decisamente migliore.

“Magari ti va di venire a casa mia, cioè tua…così puoi stare.bhe si…in casa tua. Credo ti sentiresti più a tuo agio, possiamo inventare qualche scusa o qualcosa del genere”

“Uhm, si, immagino che tu abbia ragione”

“Okay, quindi io vado a prendere la cena e tu fai la pozione? Non è perché non voglio aiutarti ma se rimanessi qui comunque non farei nulla, almeno con la cena mi rendo utile”

Regina si morse il labbro mentalmente pensando a quanto la sua goffaggine e il suo imbarazzo fossero dolci e allo stesso tempo attraenti. Ma non appena realizzò che cosa stava pensando si diede uno schiaffo mentale e si disse di smetterla, era Emmet. Emmet Swan e di certo non era attratta da lui. Lui era rozzo, e imbranato e infantile ma incredibilmente attraente e dolc-No. Non poteva.

“Si, meglio che vai. Io sarò qui a cercare di porre fine a questo strazio”

Emmet annuì un po’ amareggiato dalla freddezza nel tono di voce di Regina e nel modo brusco in cui si era allontanata da lui e corse da Granny’s.

“Ruby, mi serve la cena più buona che tu abbia”

Ruby lo guardò sconvolto.

“Ruby? Che fai? Mi hai sentito?”

Ruby balbettò qualche parola “Uhm, si certo Regina”

Emmet spalancò gli occhi “CAZZO!”pensò. Si era dimenticato che era nel corpo di Regina. Come poteva porre rimedio a questa situazione.

“E’ che… sono impegnata e-e uhm, non ho tempo di cucinare e- bhe non sono affari tuoi. Mi serve la cena più buona che avete. Antipasto, primo secondo dessert tutto”

“Appuntamento romantico con qualche cavaliere?” chiese Ruby maliziosamente con tanto di sopracciglio inarcato.

Emmet spalancò gli occhi e balbettò qualcosa prima di riuscire a chiudere la conversazione “Non sono affari che ti riguardano. Pensa alla mia ordinazione, lupacchiotto”

Ruby roteò gli occhi ed entrò in cucina.

“Sei un idiota” pensò Emmet e poi “Ma anche un genio per aver rimediato alla grande” e così si diede un cinque da solo…in mente perché se lo avesse fatto per davvero Regina lo avrebbe ucciso per averle fatto fare una figura da idiota davanti alla sua città.

“Cosa farebbe Regina?” si chiese per non sembrare fuori posto. Pensò al modo in cui Regina ancheggiava quando camminava e allo sguardo quasi da predatrice che aveva e si perse un attimo nell’immagine prima di realizzare che stava probabilmente sbavando. Altra cosa per cui Regina l’avrebbe ucciso così decise di aspettare seduto su uno sgabello. Con tutta la grazia che riuscì a rievocare dal fondo del suo goffo essere, ancheggiò fino allo sgabello e pregò di essere sembrato davvero sensuale quanto lo è Regina e non un elefante ubriaco.

Rise. Impossibile.  Di sicuro non era sembrato sensuale come Regina. Nessuno ci riuscirebbe. Lei è fin troppo bella, ma bella dentro. Risulta bella non solo per il corpo strepitoso che ha. Ma è così bella agli occhi di tutti perché lei è puro fuoco dentro, nell’animo e nel cuore. Lei è grazia mista a forza. Aggressività mista a delicatezza. Dolcezza mista a fierezza. Era fuochi d’artificio che esplodono nella pancia e nello stomaco di chi la guarda.

Nessuno poteva essere come lei.

Non si rese conto di quanto tempo trascorse a pensare a Regina ma deve essere stato tanto perché la smise solo quand vide Ruby avvicinarsi con tre buste.

“Tutto ciò che ha chiesto. Spero che piaccia a lei…e al suo cavaliere misterioso”

“Ruby, non c’è nessun cavaliere misterioso”

“Mh..allora dov’è Emmet?”

“Emmet? Perché dovrei avere un appuntamento con Emmet? E poi perché dovrei sapere dov’è?”

“Perché ultimamentte trascorrete tantissimo tempo insieme…”

“Abbiamo un figlio, è normale che trascorriamo del tempo insieme e poi non lo vedo da stamattina. Non ho idea di dove sia e non mi interessa”

“Spero per entrambi che capirai al più presto che ti interessa. Spero lo facciate entrambi”

Emmet sembrò pensarci un attimo, poi pagòe andò via. Con più di una cosa a cui pensare ma decise di liberare la mente e concentrarsi sul fatto che era bloccato nel corpo di Regina e che Regina era bloccato nel suo corpo.

Andò a casa e pensò che era una serata non male. Non faceva freddo e non c’era nuvole. Decise di essere colraggioso e addentrarsi nel giardino di Regina che non aveva mai visto per davvero, se non da fuori o dalla finestra.
Era bellissimo. Curatissimo. Coloratissimo.
 
Apparecchiò il tavolo sotto ad un gazebo con un tetto di fiori dal quale pendeva una lanterna “Regina ha buon gusto in tutto” mormorò mentre metteva i piatti uno di fronte all’altro.
Cercò ovunque per trovare delle candele e alla fine ne trovò due, bianche. Perfette.
Trovò del vino, rosso. Il preferito di Regina, che tra l’altro andava bene con la carne che aveva comprato e lo portò fuori.

Mandò un messaggio a Regina “Sono da te, appena hai finito raggiungimi. Ho la cena”

Regina rispose con un messaggio che diceva che sarebbe tornata a breve e infatti poco dopo sentì bussare alla porta.

“Ancora non ci credo che devo bussare alla porta per entrare”

“Prego, fai come se fossi a casa tua” la prese in giro e lei gli fece la linguaccia.

Emmet rise e la seguì quando la vide andare in cucina “Che fai?”

“Devo posare questa”

“Oh okay”

“Devi ancora apparecchiare?”

“In realtà mangiamo fuori”

“Oh....” Regina lo guardò un po’ indecisa e sorpresa “O-okay” Emmet la accompagnò fuori e lei si pietrificò non appena vide cosa aveva preparato.

“Emmet…”

“Regina non deve significare niente di più di ciò che noi vogliamo che significhi. E’ una semplice cena. Ho deciso di sfruttare il bel posto in cui vivi. Niente di più. Okay ci sono le candele, e i fiori e il gazebo e..lo so. Però…non so, mi sembrava carino. Se vuoi posso togliere tu-“

“No” lei gli disse con voce tranquilla “Va bene così. Grazie. E’ stato un pensiero dolce”

Sul viso di Regina subito si potè notare il cambio d’umore in Emmet. Era sollevato e felice.

“Okay. Perfetto. Allora andiamo.”

Regina lo vide avvicinarsi al gazebo e sospirò, un po’ in ansia ma poi quando lui le sorrise da lontano e le fece cenno di raggiungerlo non potè fare a meno di sorridere e incamminarsi verso di lui.

Fu una bella cena. Una bella serata. Si divertirono, riuscirono a distrarsi e a ridere nonostante la situazione che riuscirono a dimenticare totalmente.

Si guardavano negli occhi e non vedevano se stessi, ma l’altro. Era come se di fronte non avessero se stessi, i loro corpi, ma il corpo dell’altro.
Era tutto normale.
Tutto bello.

Ma quando il telefono di Emmet squillò tornarono alla realtà.
Era qualcuno di nome “Lucy” che gli chiedeva dove fosse e cosa stesse facendo e se gli andasse di andare a bere qualcosa insieme.
Regina sapeva che significava “andare a bere qualcosa” e non capì perché ma ci rimase male.

“Chi è?” chiese Emmet, non notando la velata tristezza di Regina. Se l’avesse guardata negli occhi, nei suoi occhi nocciola, probabilmente se ne sarebbe accorto.

Regina ci giocò su “Una delle tue amiche credo. Lucy?”

Emmet spalancò gli occhi. “No no no no no no, ti prego no!” cominciò a gridare nella sua mente.

“Mi cha chiesto cosa sto facendo e se voglio andare a bere qualcosa con lei”

Emmet non battè ciglio. Regina decise di giocare.

“Magari ci vado”

“COSA? Ma…è una donna?”

“E dovrebbe essere un problema?”

Emmet rimase sconvolto “MI STAI DICENDO CHE L’HAI FATTO CON DELLE DONNE? CREDEVO FOSSI ETEROSESSUALE”

Regina rise “Ti piacerebbe saperlo…” disse con una voce sensuale ma si odiò perché con la sua vera voce, Emmet sarebbe probabilmente svenuto a terra, invece la voce di Emmet non aveva l’effetto desiderato.

“Si grazie” Emmet deglutì

Regina rise e poi i suoi occhi si persero nel passato “Ero vuota” sussurrò “Non c’era niente in me e cercavo di provare qualcosa. Non mi importava chi fosse e cosa facesse e da dove venisse…finchè riusciva a darmi qualcosa, qualsiasi cosa, andava bene. Credevo che il piacere significasse provare qualcosa ma suppongo che in fondo sapevo che non era così dato che non ero mai pienamente soddisfatta. Nessuno era mai abbastanza. E quando dico nessuno, ti dico che nemmeno una persona tra così tante, lo era. Sono stata..la Regina Cattiva…è stata con più persone di quanto mi piacerebbe ammettere”

“Un numero?”

“Non te lo dirò mai” rise Regina

“Perché?”

“Perché cosa?”

“Perché lo facevi?”

“Perché mi faceva sentire in controllo, perché avevo potere su qualcuno, perché avevo qualcuno…anche se non lo avevo veramente. Daniel è morto prima che potessimo…conoscerci in quel senso”

Emmet era preso dal racconto di Regina. Non era il tipo di persona che si apriva molto su queste cose, che raccontava molto di sé e in quel momento gli stava donando un pezzo di chi era, di chi era stata. Gli stava raccontando la sua storia e Emmet si sentì incredibilmente importante per Regina in quel momento e incredibilmente onorato”

“E quando l’ho perso avevo un vuoto. Ero vuota. Ho cercato di colmare le mie mancanza con ciò che avevo ma è sempre stato solo sesso. Non so cosa significhi fare l’amore.
Non so cosa significhi avere qualcuno che si prenda cura di te, che ti sfiori con delicatezza, per paura di spezzarti. Non so cosa significhi avere qualcuno che si dedichi a te. So come dare piacere ad un uomo…o una donna…ma non so cosa significhi provare piacere. Non quello vero”

“Il mio corpo è meno puro di quel che sembra” e in quel momento Emmet vide qualcos’ altro nei suoi occhi.

“Regina…il re,tuo marito…” Emmet non riuscì a finire la frase.

“Si” rise ironicamente e Emmet bollì il sangue. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo solo per salvare Regina e picchiara a sangue quel bastardo. Anche se era suo nonno.

“Succedeva proprio come vedi nei film. La dolce e innocente ragazzina viene data in sposa ad un uomo che ha il triplo dei suoi anni. Prima delle nozze una, non so esattamente cosa fosse, una levatrice forse, controllava se la ragazza fosse vergine, pura. E se lo era, poteva essere sposata dal re.
Non ricordo il suo nome, ma mi guardò, la pregai di mentire, di dire che non ero pura come loro mi volevano, mi guardò con le lacrime agli occhi, si scusò e disse che ero vergine. Mi crollò in mondo addosso e mai come in quel momento desiderai di non aver fermato Daniel quelle poche volte che aveva provato ad andare oltre. Sapevo che probabilmente mi avrebbero ripudiata e mandata a vivere in un povero villaggio e mi avrebbero rovinato la reputazione, ma in quel momento qualsiasi cosa mi sembrava un destino migliore di quel che mi aspettava.
Al re non importò che avevo pochi anni in più rispetto a sua figlia. Più giovane ero meglio era per lui. Più divertimento, più piacere. Corpo più giovane, più bello. Meno usato. Quell’uomo non sapeva cosa significava la dolcezza, la gentilezza.
E così capii che mai nella mia vita avrei saputo cosa significava fare l’amore. E così è stato.” E poi si ricollegò all’argomento con il quale tutta questa discussione era cominciata.

“Era solo una cosa fisica per me. Non mi importava con chi era”

Emmet non sapeva cosa dire. Era rimasto sconvolto da ciò che Regina gli aveva raccontato. Ma era diventato tutto troppo pesante. Emmet era silenzioso e lei cominciò ad andare in panico, pensando che forse gli aveva detto troppo, che forse lui non voleva sapere tutte quelle cose, che forse ora lui non voleva avere niente a che fare con lei, perché era solo uno straccio sporco.
Mascherò tutto cambiando argmento.

“Quindi, potrei davvero uscirci con questa Lucy” disse in modo seduttivo. Emmeti si immaginò le parole pronunciate da Regina dette dalla vera Regina, e quasi cadde dalla sedia.

“Ma dimmi Emmet...cos’è che la fa impazzire di te?” socchiuse leggermente gli occhi. Emmet deglutì.
Ma poi capì.
E Regina potè vedere sul suo viso che Emmet aveva capito cosa stava facendo.

“Non funziona” disse “So cosa stai cercando di fare” e poi continuò “Non funziona”.

Tutte le paure di Regina vennero spazzate via da quelle parole, dalla sua voce e dalla sua mano che stava stringendo quella di Emmet. Ossia, la mano di Emmet che stringeva la sua.

Regina aggrottò la fronte. Andò in panico di nuovo.

“Devo andare” si alzò e si affrettò ad uscire “Uhm, ci vediamo domani. Uhm, troverò un modo per farti avere le carte e per prendere le mie”

“Regina aspetta” le corse dietro ma fu inutile. Regina mise il turbo e fuggì.

Emmet sapeva che una volta chiuso quel cancelletto, tutto sarebbe tornato come era prima. Avrebbero finto che niente era successo, che non gli aveva mai detto nulla e sarebbero tornati ai soliti battibecchi e in più c’era questo problema che non faceva altro che causare altri problemi, ad effetto domino.

Sperecchiò  e vide l’orario. Era stanco, sarebbe andato a dormire.

Stava per mettersi a letto quando Regina gli mandò un messaggio “Devi fare lo scrub al viso, mettermi la crema sulle gambe e sulle braccia e pettinami prima di andare a letto, non fare il pirgro. Lo scrub per il viso è in una confezione tonda. E’ verde. La crema non è quella che devi mettere la mattina. Ma un’altra. E’ in una bottiglia bianca, è all’olio di mandorle. Leggi. C’è qualcosa che dovrei fare prima di andare a dormire?”

Emmet rispose “No. Come ogni persona normale io mi tolgo i vestiti, mi metto un pigiama e vado a dormire. E qualche volte dormo perfino in mutande, figurati”

“Fortuna per te che ho fatto la ceretta. Altrimenti mi avrebbe fatto piacere farti soffrire un po’”

“Fissata”

“Rozzo”

“Vai a dormire”

“Fa’ quello che ti ho detto”

Emmet sbuffò, si tolse i vestiti, felice ancora più di prima di togliersi il reggiseno e si infilò il pigiama.
Solo indossando quel pigiama si rese conto di quanto profumasse Regina.
Aveva un buon odore.
Non era un odore di qualche sua crema o di qualche profumo.
Era l’odore naturale della sua pelle.
Era un bell’odore.
Lo annusò, non importava che sembrava un maniaco, e fu contento di poter dormire nel letto di Regina e di sentire il suo profumo.

Si mise a letto e rise pensando che se Regina avesse saputo che non aveva fatto niente di ciò che gli aveva detto di fare, l’avrebbe ucciso.

Quella notte Emmet non dormì troppo bene. Si svegliò nel cuore della notte con dei dolori nel basso ventre, pensò che forse lo stomaco di Regina non era forte come il suo e tutta quella roba che aveva ingurgitato le aveva fatto male.
Si raggomitolò su se stesso e notò che il dolore si affievolì.

Regina dall’altra parte della città ebbe un sonno più tranquillo di Emmet. Questo era sicuro. E anche il suo risveglio fu migliore. Non bello, ma di certo migliore di quello di Emmet.

“MA CHE CAZZO?!”

“O MADRE DI DIO! STO MORENDO! REGINA STA MORENDO! L’HO UCCISA”

“CAZZO!”

“COS’E’?”

“CRISTO!”

Prese il telefono e fece in fretta il numero del suo cellulare, Regina rispose stanca e assonnata.

“Che c’è?”

“MI SONO SVEGLIATO IN UNA POZZA DI SANGUE”

Regina spalancò gli occhi,  controllò la data sul cellulare e poi scoppiò a ridere.

“PERCHE’ RIDI?! NON C’E’ NIENTE DA RIDERE!”

“Sei diventato una signorina , Emmet”

“REGINA!” gridò disperato.

“VEDO ROSSO. TUTTO E’ ROSSO. COME CAZZO?! HAI UN’EMORRARGIA!”

“E’ normale Emmet. Succede quando sei una donna, sai..”

“MA PERCHE’ COSI’ TANTO?!”

“Perché la vita è crudele”

“MORIRO’”

“Non morirai”

“SI INVECE”

“No, metti tutto a lavare e prendi un assorbente. Stanno nel mobiletto, sotto al lavandino. Sai quali sono gli assorbendi vero?”

“REGINA NON LO SO METTERE!”

“Emmet non quello interno”

Emmet corse in bagno a vedere cosa c’era nell’armadietto di cui Regina stava parlando.

“Non ci sono, credo”

“Devono esserci”

“NON CI SONO!”

“Ehy, abbassa la cresta signorino”

“REGINAAAAA!”

“Okay ho capito…te li vado a comprare e poi ti spiego come fare”

“E INTANTO CHE FACCIO? ASPETTO DI FARTI MORIRE DISSANGUATA?”

“Intanto toglie le lenzuola dal letto e mettile nella cesta, insieme al pigiama”

“REGIIIIINAAA!”

“EMMET NON E’ COLPA MIA NON POSSO FARCI NIENTE”

“MA CHE PALLE”

“LO DICI ALLA PERSONA SBAGLIATA”

“NON PROPRIO”

“TI AMMAZZO”

“NON C’E’ BISOGNO, LO STANNO GIA’ FACENDO LA TUA VITA E IL TUO CICLO”

“NON OFFENDERLO. POTREBBE ARRABBIARSI E PEGGIORARE E IL CHE SIGNIFICAI CHE SOFFRIRARI ANCORA DI PIU’”

“COME SE NON FOSSE ABBASTANZA”

“EMMET”

“REGIIINAA”

“Fa’ come ti dico”

“Ma mi fa schifo”

“E’ sangue Emmet”

“SCHERZI?”

Regina sospirò, disperata. Non ci voleva. Non ci voleva davvero.

“A MOMENTI NON SO NEMMENO COS’E’ UN ASSORBENTE!”

Regina rise.

“SMETTILA”

Regina provò a trattenere la risata “Si, scusa. Lo so. Hai ragione. La smetto”

“Ti odio”

“Ehy, è il karma che ti punisce.  Ieri l’hai nominato e ora eccolo qui. Sai come si dice no? Parli del diavolo e spuntano le corna”

“A ME E’ SPUNTATA UNA VAGINA SANGUINANTE! MI E’ ANDATA UN PO’ PEGGIO”

“Ti lamenti troppo”

“Mi fa male la pancia”

“Appunto”

“Regiiiinaaa!”

“Se mi fai attaccare, ti vado a comprare gli assorbenti e ti do un antiolorifico”

“Ma mi faccio senso al momento”

“FA’ UN BAGNO”

“NON POSSO FARE UN BAGNO”

“PERCHE’?”

“PERCHE’ SEI TU E SARESTI NUDA…IN ACQUA..TUTTA BAGNATA…TI VEDREI”

Regina rimase in silenzio.
Non sapeva cosa dirgli.
Neanche a lei piaceva troppo l’idea ma lei dopotutto l’aveva fatta la doccia.

“Emmet, vale lo stesso per me. Ma ho comunque fatto una doccia”

“Per te è diverso”

“Perché dovrebbe esserlo?”

“Perché per un uomo è più difficile invadere la privacy di una donna”

Regina quasi si commosse per la preoccupazione e l’interesse di Emmet e era sicura che Emmet stesse parlando anche in seguito alle cose che lei gli aveva detto la sera prima.
Ma non le importava.
Emmet era una persona dolce, che si interessava e preoccupava.
Anche lei si sentiva in imbarazzo ma erra inevitabile.

“Emmet va bene” disse con voce rassicurante e tranquilla “Mi fido di te e va bene”

“Ma-“

“E’ inevitabile Emmet e in più ho…hai..abbiamo il ciclo. A maggior ragione non puoi evitarlo”

“Mi dispiace”

“Non dispiacerti” lo rassicurò.

“Sei sicura che va bene?”

Regina rise “Si, sono sicura”

“Giuro che terrò gli occhi chiusi”

Regina rise ancora “Okay” poi aggiunse.

“Grazie”

“Ho solo-“

“No. Grazie” disse lui e lei annuì anche se lui non poteva vederla. Attaccò il telefono e si vestì. Andò al supermercato e si diresse verso lo scaffale con gli assorbenti.

Non appena allungò la mano, riconobbe la mano di Emmet.
Andò in panico.

“Che succede se mi vedono essere così sicura su cosa prendere?” pensò. Così decise di sembrare un po’ confuso. Come se non sapesse cosa doveva fare e cosa doveva prendere.

“Emmet?” sentì una voce alla sua sinistra. Si voltò e vide una ragazza dai capelli bruni e lunghi avvicinarsi a le-lui.

Andò in panico un’altra volta.
Non aveva idea di chi fosse. Cosa doveva fare? Cosa doveva dire?In quel momento desiderò di poter sparire. Ma non accadde.
Doveva affrontare la situazione e uscirne viva.

“Ciao…?” non finì perché non sapeva il suo nome
 “Lucy” affermò lei sorpresa del fatto che non si ricordasse il suo nome.

“Si certo! Lucy! Ovvio! Scusa è che mi sono appena svegliato e non-“ rise “ non connetto”

Lucy sembrò crederci e Regina volle morire “Dannazione. E’ bella” pensò.

“Che ci fai qui? Ti ho mandato un messaggio ieri…non mi hai risposto”

“Oh si. L’ho letto da poco. Ero andato a letto presto. Sono stanco e poi non sono stato bene tutta la giornata. Certi mal di pancia” esclamò con una risata nervosa. Non sapeva perché ma voleva fare una brutta impressione sulla ragazza, così magari spariva e non si faceva più vedere.

“Non hai idea Non avresti mai voluto sentire” e poi indicò sia il naso che le orecchie. Lucy sembrò sconvolta per un attimo ma poi cambiò argomento.

“Bhe, ti senti meglio oggi? Magari possiamo vederci stasera e non so..divertirci un po’?”

Regina la guardò. Le si spezzò il cuore in mille pezzi. La tristezza e l’amarezza la inghiottirono in un sol boccone. Era bellissima. Era altissima con delle gambe che non finivano mai, gli occhi grandi ed espressivi e il sorriso più brillante che potesse esserci.

Lo sguardo di Regina si rattristò e si perse per un attimo. Per un solo momento aveva pensato che Emmet potesse essere interessato a lei, ma come avrebbe mai potuto se avea questa dea?
Decise che tentare di allontanarla non sarebbe servito a nulla.

“Regina calmati. Non state insieme. Non hai il diritto di essere triste o gelosa. E poi lui non ti interessa” si rimproverò.

“Emmet, ci sei? Ti senti bene?”  la voce della bruna la distrasse di suoi pensieri.

“Uhm si, è che Mary Margaret mi ha mandato a prendere questi cosi senza dirmi con esattezza cosa fare e cosa prendere. Non ho- non ho idea di che cosa fare. Sono confuso” Regina era davvero confusa.

“Bhe, se non ti ha dato informazioni prendi questi. Vanno bene in qualisasi caso” Lucy prese un pacco dallo scaffale e lo diede ad Emmet che la guardò quando gli prese la mano.

Regina non aveva il diritto di provare niente di ciò che stava provando, ma in fondo odiava il fatto che oltre ad essere bella, Lucy fosse anche gentile.

“Devo scappare. Sentiamoi al più presto” gli diede un bacio sulla guancia  e scappò via.
Regina, col cuore in mille pezzi e arrabbiata per il fatto che si sentisse ferita, pagò e andò via.

Arrivò a casa sua e dovette entrare dalla porta sul retro, che chi sa perché era aperta, perché ancora non aveva le chiavi.
Salì di sopra e bussò alla porta del suo bagno.

“Emmet? Posso?”

“Si Regina, non è che ci sia roba che  tu non conosca o che tu non possa vedere” rise Emmet e Regina provò a non sorridere, ma non ci riuscì. Era troppo semplice sorridere quando c’era Emmet.

Entrò e il sorriso divertito si trasformò in un sorriso commosso.
Emmet aveva una mascherina per la notte sugli occhi.
Aveva detto che non avrebbe guardato, e non l’aveva fatto per davvero.

Prima o poi sarrebbe successo, Regina lo sapeva, ma almeno ci stava provando il più possibile.

“Emmet, esci dalla vasca”

“Ma noo è bellissimo”

“Va meglio?”

“Si, molto anche se ho paura di aprire gli occhi e trovare la vasca rossa e scoprire che mi sto facendo il bagno nel sangue”

Regina rise “L’acqua non  è rossa. Ma esci che sto cominciando a spugnarmi”

“Okay. Aiutami però”

Regina si imbarazzò. Non capì perché ma era imbarazzata.
Pese un telo e aiutò Emmet ad alzarsi, poi glielo avvolse attorno al corpo e si assicurò che fosse ben stretto e che reggesse.

“Puoi togliere la mascherina”

Emmet alzò la mascherina dagli occhi ed esclamò “wow come sono bello” guardando Regina.
Regina rise e roteò gli occhi.

“Idiota” rise.

Emmet rise con lei e poi la guardò “Ehy”

Lei annuì “Ehy”

Si guardarono a lungo ma poi Regina si ricordò di quanto fosse tuto sbagliato e inutile quindi distolse lo sguardo “Allora, ti spiego come fare. Apri la carta. Lo stacchi, lo appoggi sullo slip, togli l’adesivo, pieghi le ali e le attacchi sul di dietro dello slip ed è fatta”

“Davvero?”

“Mhmh”

“Wow pensavo che fosse molto più difficile”

“Per niente”

“Okay figo. Bene”

Regina rise “Felice?”

“Molto però aiutami a mettermi il reggiseno e poi a scegliere qualcosa da mettere?”

Regina annuì

“Non posso rimanere in pigiama? L’idea di vestirmi con il ciclo non mi alletta tanto. Posso rimanere tutta la giornata nel tuo letto favolosamente comodo?”

Regina lo guardò. E qualcosa nel modo in cui la guarava le faceva tremare le ginocchia. Non riuscì a dire di no.

Sospirò “Suppongo di si”

“Davvero?” chiese Emmet sorpreso.

“Tanto lo avresti fatto anche se ti avessi detto di no”
 

“Hai ancora i crampi?”

“Si, ma va meglio. Il bagno caldo ha aiutato”

“Se senti di nuovo dolore puoi prendere un antidolorifico”

“Okay mamma”

“Ehy io lo dico per te. So che sembra così ma non sono io quella che soffre al momento. Ti aspetto fuori. Vado a prenderti un pigiama pulito”

Quando Emmet uscì dal bagno qualche minuto più tardi era piegato in due e si reggeva la pancia.

“Cristo” disse a denti stretti “Che cazzo di male”

Regina rise ma poi si avvicinò a lui per dargi sostegno e lo accompagnò al letto.

“Tieni le ginocchia al petto” gli consigliò Regina “Aiuta”

Emmet lo fece subito. Avrebbe seguito ogni consiglio che la donna che di solito ogni mese affrontava tutto ciò che stava affrontando lui in quel momento gli dava.

Emmet la guardò disperato “Ma come fai?” quasi pianse. Regina gli fece un sorriso triste e sussurrò “Vengo subito.

Emmet le afferrò la mano e la pregò di non lasciarlo solo, lei lo rassicurò dicendogli che gli andava solo a prendere degli antidolorifici per far andare via il dolore. Tornò poco tempo dopo e  spalancò gli occhi quando vide che era una bustina il cui contenuto andava sciolto nell’acqua.

“NO” esclamò “NON LO PRENDO”

“Emmet non fare storie, ti sentirai meglio”

“MA FA DI SICURO SCHIFO. NON LO BERRO’ MAI”

“Bene allora tieniti il dolore” appoggiò tutto violentemente sul comodino e girò i tacchi per andarsene ma Emmet la fermò.

“No okay scusa. Lo prendo, ma non te ne andare”

Regina sospirò, abbassò lo guardo verso le loro mani congiunte, notò quando Emmet la stesse stringendo, sorrise, anche lei strinse la sua mano un po’ di più e poi si avvicinò ad Emmet di nuovo.

“Fammi spazio”  disse sedendosi sul bordo del letto.

“C’è tutto lo spazio del mondo dall’altro lato, perché mi devo spostare io?”

“Perché io dormo da questo lato”

“Dormi a sinistra?”  chiese Emmet facendole spazio “Mhmh” annuì Regina mettendosi sotto le coperte.

“Anche io”  Regina vide se stessa sorriderle ma poi riconobbe nel sorriso qualcosa che era di Emmet e di Emmet soltanto ma non riuscì a capire bene cosa.

“Bhe, finchè dormi in casa mia e ci dormo anche io, dormi a destra” disse Regina.

“O possiamo dormire tutti e due a sinistra” mormorò Emmet silenziosamente, guardando Regina anche se Regina aveva lo sguardo basso.

“E come hai intenzione di fare?” disse, questa volta guardandolo.

Emmet sorrise. Quel sorriso che fa capire che aveva qualcosa in mente, qualcosa che a Regina non sarebbe piaciuto.

Regina vide Emmet muoversi sotto le coperte e avvicinarsi sempre di più.  L’attimo dopo aveva la testa appoggiata al suo petto e tra loro non c’era nessuna distanza.

“Così” surrurrò chiudendo gli occhi e rilassandosi.

Regina lo guardò con la fronte aggrottata. Era sbagliato. Non era giusto. Si stava prendendo gioco di lei e dei suoi sentimenti. Non sapeva cosa le stava facendo e quanto la stesse facendo soffrire.
Non aveva alcuna idea di cosa significasse per lei averlo così vicino. Non aveva idea di che cosa quei gesti d’affetto significassero per lei e cosa le facessero.
Era ingiusto.
Ma comunque Regina, dopo l’attimo di dispersione, si trovò ad avvolgere un braccio attorno alle spalle di Emmet, o meglio le sue, e a passare dolcemente la mano sul braccio, per aiutarlo a rilassarsi.

“Devi prendere la medicina”

“No, così sto bene”

“Emmet-“

“Sul serio Regina, se sto così sto bene” disse e entrambi in quel momento divennero molto seri, troppo seri. Si guardarono e si resero conto che qualcosa era cambiato e che probabilmente non sarebbe mai stato più lo stesso.

“Significa che non puoi muoverti da qui” Emmet rialleggerì la conversazione, ridendo e chiudendo di nuovo gli occhi e riappoggiando la testa sul petto di Regina che era in realtà il suo.
Regina sorrise e sussurrò tra sé e sé “Non lo farei neanche se volessi”

Rimasero in silenzio.
Regina rimase ad ascoltare il suo lieve respiro e quando si fece più pesante capì che Emmet si era addormentato.
In quel momento non riuscì a non sentirsi gelosa.

Il suo corpo era tra le braccia di Emmet.
La testa era sul suo petto.
Le braccia di Emmet la stavano stringendo a sé.

Ma lei non era nel suo corpo.
Ed Emmet nemmeno.

Era lì.
Ma non era lì. 

Emmet la stava stringendo.
Ma in realtà non lo stava facendo.

Sentì le lacrime bruciarle agli occhi, le ingoiò e cercò di tranquillizzarsi e calmarsi. Doveva smetterla.
Doveva smetterla di farsi trascinare e prendere così tanto dai suoi sentimenti e dalle cose assurde che stava sentendo.
Doveva smetterla di sentirsi come se a lui importasse.
Come se lui sentisse le stesse cose che sentiva lei.
Lui era così per natura.
Era spontaneo e probabilmente le cose che stava facendo con lei le avrebbe fatte con chiunque altra.

“Ho incontrato Lucy al supermercato” mormorò Regina, sperando di averlo svegliato.

Lui spalancò gli occhi e si girò lentamente verso di lei.

“Si?”

Per qualche motivo avevano enrambi la voce molto bassa. Stavano sussurrando entrambi.

“Mhmh” mormorò Regina.

“E?” chise un po’ insicuro.

“E…” Regina sospirò “E’ bellissima” fece una breve pausa “Non capisco perché non le chiedi di uscire. Per davvero”

Emmet sospirò e tornò nella posizione in cui era prima, con la testa appoggiata al suo petto ma che lui vedeva come petto di Regina.

“E’ bellissima” disse e Regina si sentì morire. Le sembrò di sentire il suo cuore spezzarsi e mozzarle il respiro. Emmet prese la mano di Regina e avvolse il suo braccio attorno alle sue spalle, per farsi coccolare come prima e mentre lo faceva sussurrò “Ma adesso ho in mente una persona che è ancora più bella. E non parlo solo dell’aspetto fisico”

Regina deglutì.
Ma non disse niente.
Nessuno dei due disse altro.
Rimasero in silenzio.
E poco dopo si addormentarono per poi svegliarsi un’oretta dopo, quando un cellulare squillò.
Era quello di Regina.
Henry le chiede di andarlo a prendere.

Regina fece segno ad Emmet che sarebbe andato lei, perché in quel momento il suo corpo non era al massimo della forma ed Emmet non ci era abituato, quindi non sapeva bene come sopportare e andare avanti.

“Tesoro, non mi sento molto bene. Chiamo tuo padre e gli dico di venire, okay?”

Henry disse che per lui andava bene e poi attaccò il telefono.

“Lo porto qui e poi torno al tuo appartamento?”

“Perché?” Emmet chiese fin troppo velocemente.

“Perché non posso stare sempre qui. Si insospettirebbero. Tornerò a casa, dirò che ho mal di testa e mi metterò a compilare le carte che tu, per qualche motivo, ti dimentichi sempre. Se hai bisogno di qualcosa chiamami. Henry quando non mi sento bene non mi da alcun tipo di problema, anzi è premuroso e cerca di aiutarmi il più possibile. Sei in buone mani, ma puoi sempre chiamarmi. Okay?”

Emmet annuì anche se non voleva che Regina se ne andasse.

Lei sorrise e poi si girò uscendo dalla stanza.

Una decina di minuti dopo Henry era a casa.  Emmet lo sentì correre verso la camera di Regina e infatti solo qualche secondo dopo si era tuffato sul letto, gli aveva dato un bacio e stava già parlando e straparlando.
Con voce bassa e non troppo eccitata, così che non peggiorare il mal di testa di Emmet-Regina.

Emmet sorrise quando Henry gli diede un bacio sulla guancia e lo abbracciò. Quando gli chiese come si sentiva e se aveva bisogno di qualcosa e quando si mise accanto a lei per guardare un po’ di TV.

Era fiero di suo figlio.
Ed era contento che Regina avesse qualcuno che si prendeva cura di lei.
Era sicuro che Regina era in grado di farlo da sola, anche durante quel periodo del mese, ma ciò non significava che non faceva piacere avere qualcuno che ti faceva le coccole o che semplicemente trascorreva del tempo con te.

Emmet era davvero fiero di suo figlio.

Ma ancora una volta era merito di Regina.
Non poteva essere più grato del fatto che Henry avesse trovato qualcuno come lei.

Le cose erano andate bene e continuavano ad andare bene.
Avevano avuto quel periodo di screzi ma era passato ed erano tornati più forti di prima e questo era ciò che importava davvero.

Emmet riuscì ad affrontare il resto della giornata senza troppa fatica.
Sia chiaro, solo per l’aspetto che riguardava il cercare di essere Regina. Il cercare di pensare ciò che penserebbe lei e fare ciò che farebbe lei.
Per il resto fu un inferno.

Faceva tutto male.
Dalla testa alla schiena.
Dalla pancia alle gambe.

Mandò un messaggio a Regina nel mezzo del pomeriggio che diceva  Sei una fottuta eroina per il semplice fatto che sopporti tutto questo. I D O L O

Regina rispose Il tuo linguaggio è sempre molto colorito.
Sempre.

Regina non rispose.

Emmet si stava annoiando quindi chiamò Regina che, facendo pria un po’ resistenza, rimase a telefono tutto il tempo fino a che non si resero conto che era ora di cena.

“Hai cenato?”

“No”

“Henry ha cenato?”

“No”

“EMMET!”

“Regina sto a letto da stamattina. Non riesco a stare in piedi. Fa tutto male e tutto gira”

“Tua madre sta preparando la cena…”

Emmet scoppiò a ridere “Regina, ricorati che sei me. Non trattarla troppo male”

“Ho qualcosa che mi ricorda fin troppo bene che sono te, non c’è bisogno che tu me lo ripeta”

“E comunque le tette sono fastidiose”

“Perché fanno male adesso e perché non ci sei abituato. Ma se fossi donna non ci faresti caso. Ad esempio…per me adesso è fastidioso qualcos’altro”

Emmet rise.

“Ehy, non è fastidioso. Non dirlo, che si offende. E’ sensibile”

Regina non rispose e fece di tutto per non scoppiare a ridere.

“Dovresti  dedicarmi un monumento solo per il fatto che cenerò con tua madre”

“Regina, mi raccomando. Piuttosto non parlare, ma non fare la solita sarcastica”

“Emmet, fidati”

“Mi fido”

“Non mi pare”

“Mi fido, fidati”

“Non mi fido perché tu non ti fidi”

“Fidati, mi fido”

“Perché dovei fidarmi? Tu mi hai appena dimostrato che non ti fidi? Dovrei fidarmi di te che mi dici di fidarmi di te quando mi dici che ti fidi di me?”

“Fidati e basta”

“Anche tu fidati e basta”

“Okay”

“Okay”

E poi rimasero in silenzio per un po’.

“Regina?”

“Mhmh?”

“Mi fido”

Regina rispose dopo qualche attimo.

“Anche io mi fido”

Entrambi sorrisero, anche se non potevano vedersi.

“Senti, ordina una pizza e non far morire di fame il mio bambino”

“Il tuo bambino ha quindici anni, cara”

“E’ comunque il tuo bambino”

“Regina, non raccogliere i suoi calzini”

“Perché?”

“Non vuoi saperlo”

“Voglio saperlo”

“Non vuoi, fidati”

“Non mi fido”

“REGINA!”

“Okay non ricomincio ma-“

“Non vuoi saperlo. Sappi solo che i calzini sono la prova del fatto che il tuo bambino non è più tanto bambino”

“Sarà sempre il mio bambino, taci”

Emmet rise “Penso che dovrò parlargli…”

“EMMET DI CHE COSA STAI PARLANDO?!”

“Sto dicendo che devo dirgli di non mettere incinta nessuna ragazza”

E in quel momento Emmet giurò che Regina aveva avuto un infarto.

“Mi stai dicendo che i calzini-“

“Si, Regina. E’ ciò che ti sto dicendo”

“O santo cielo..”

“Già..non più così bambino no?”

“Tu-tu non puoi saperlo. Non lo sai-non puoi dirlo”

“Regina è un ragazzino di quindici anni…”

“Ma-“

“Ma nulla, magari non sono i calzini ma-

“NON DIRLO!”

Emmet rise.

“Dobbiamo parlargli”

“IO devo farlo. Parlare con te lo imbarazzerebbe a morte”

“Perché?! Sono sua madre…”

“E’ già imbarazzante parlare di queste cose con un padre,  figuriamoci con la mammina”

“Ma-“

“Regina, ho tutto sotto controllo. Appena mi restituisci il mio corpo, ci faremo una chiacchierata”

“Appena ti restituisco il tuo corpo?! Scherzi?! Sei tu che devi restituirmi il mio”

“A pensarci, ancora non sappiamo come è successo”

“A questo punto non mi interessa. Voglio solo tornare in me”

“Essere in te non è così tanto mal-O MIO DIO”

Regina rise “Ho capito a che ti riferivi”

“Ehm, già”

Sentirono una terza voce “Emmet, tesoro, la cena è pronta”

Emmet scoppiò a ridere quando sentì la madre chiamarlo tesoro. Immaginò la faccia di Regina quando si sentì chiamare “tesoro” da Mary Margaret.

“Vai, tesoro, vai a cenare”

“Ti ammazzo. Giuro che ti ammazzo”

Emmet rise.

Regina gli attaccò il telefono in faccia e scese di sotto.

Si lavò le mani e raggiunse la famiglia a tavola. Sedendosi, guardò la sua famiglia e si sentì incredibilmente in imbarazzo.

“Ti senti meglio?”

Emmet guardò Mary Margatet, senza capire a che cosa si riferisse.

“Il mal di testa. E’ passato?”

“Oh, si. Si, il mal di testa. E’ passato. Ho dormito un po’. Mi ha fatto bene”

“O è stata Regina?”  chiese Mary Margaret maliziosamente. David rise.

“Che-cosa? Perché? Cosa?”

“Oh niente, tesoro. Dico solo che forse è stato parlare con lei al telefono che ti ha fatto sentire meglio. Parlavi con lei giusto?”

“Si…parlavo con lei” ammise.

“Oh andiamo, mi stai dicendo che non provi niente?”

“Si, ti sto dicendo che non provo niente. Così scandaloso”

“Lo è quando lo affermi nonostante il modo in cui voi due vi guardate” David si intromise nella conversazione.

“Di che parli? Come ci guardiamo?”

“Come se l’altro fosse nudo avanti ai vostri occhi”

Sia Regina che Mary Margaret spalancarono gli occhi “DAVID!” esclamò la brunetta.

“Tuo padre voleva dire che vi guardate come se l’altro fosse la cosa più bella che ci fosse al mondo. Se  in una stanza con voi ci sono altre mille persone, voi non ve ne accorgete. Ci siete solo voi due e credo sia una cosa davvero bellissima”

“NO!” esclamò Regina “Non è vero. Non-non è vero. Regina non è innamorata di me e di certo non sono innamorato di lei. Vi sbagliate”

“Oh, tesoro mio. Date tempo al tempo. Vedrai che scoprirai che abbiamo ragione. Non avere fretta”

“NON HO NESSUNA FRETTA. VI SBAGLIATE. SU TUTTO” disse alzandosi dalla tavola.

“Dove vai?”

“Da Regina! Non perché sono innamorato di lei, ma perché sta male da stamattina ed è sola con Henry. Vado a controllare se hanno bisogno di qualcosa”

“Mhmh, certo” Mary Margaret lo guardò, non con malizia ma con consapevolezza.

“LO FACCIO PER HENRY!” esclamò.

“E per la madre di Henry…”

“Siete insopporatbili. Regina ha ragione quand-URGHHHHH!” si odiò quando si nominò.

Mary Margaret e David scoppiarono a ridere ed Emmet sbattè la porta per poi dirigersi a grandi passi verso casa sua.

Regina arrivò alla grande villa bianca con l’affanno ed Emmet rimase sorpreso quando vide suo padre.

“Papà, che ci fai qui?”

“Ehy ragazzino” repirava a fatica “Sono venuto a controllare tua madre” Henry sorrise. Era felice che a suo padre importasse. Era felice che si preoccupasse.

“E’ di sopra, a letto”

Regina sorrise, annuì e prima di salire al piano di sopra gli chiese “Hai cenato?”

“Ho ordinato una pizza. Credo che arriverà tra poco”

Regina annuì e gli scompigliò i capelli e poi raggiunse Emmet nella sua camera.

“Ehy” sospirò.

“Ehy” rispose Emmet.

“Come ti senti?”

“Meglio. Ho preso un antidolorifico e credo stia facendo effetto” Regina si sedette sul bordo del letto.

“Non è il sinistro il tuo lato?”

Regina rise “Non fa niente. Posso stare anche qui per ora”

Emmet sorrise “Devi mangiare qualcosa”

“Sarà strano, ma non mi va”

Regina sapeva che era inutile. Si conosceva troppo bene. Non avrebbe cenato così sospirò, fece il giro del letto per salire sul lato sinitro e poi si stese, stringendo il suo corpo tra le braccia di Emmet e appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Regina, tutto okay?”

“Si, tutto okay” sussurrò lei, cercando di tenere le lacrime sotto controllo.

“Ehy” disse alzando la spalla per farle capire che doveva guardarlo “Che succede?”

“Nulla, tutto okay. Sono solo stanca”

“Mi dispiace”

“Non è colpa tua e poi è quasi finita. Pima di andare a dormire beviamo quell’intruglio e tutto tornerà come prima”

“Già”

Regina annuì e riappoggiò la testa sulla spalla di Emmet, o Regina. Non ce la faceva davvero più. Si sentiva come se non sapeva più chi era e sentire i genitori di Emmet dire quelle cose avrebbe dovuto farla sentire bene, ma non fece altro che spaventarla.

Aveva paura che erano impressioni solamente e che alla fine ci sarebbe rimasta delusa e ferita alla notizia che non era vero e che erano davvero solo impressioni.
Ma aveva anche paura che era davvero così, che lui provava qualcosa per lei e che lei provava qualcosa per lui.
Era confusa.
Era spaventata.
Voleva solo dormire e dimentiare tutto.
Così si addormentò.

Emmet si girò leggemente e vide che Regina si era addormentata.
Sembrò pensarci un attimo ma poi le diede un bacio sulla fronte.
Fu stranissimo baciare la propria fronte, ma non importava. Stava banciando Regina. Era tutto ciò che importava.

Non sapeva che Regina, nel momento in cui le sue labbra toccarono la sua fronte, si svegliò.
Ma non disse nulla.
Non avrebbe detto nulla.

Regina richiuse gli occhi e si addormentò di nuovo.
Emmet accese la tv e abbassò il volume.

E rimasero così fino a che Henry non entrò “Mamma, papà volete un po’ di pi-OH” esclamò quando si rese conto che suo padrre stava domendo.
Quando si rese conto che suo padrre stava dormento con la testa appoggiata sulla spalla di sua madre.

Regina si svegliò di scatto ed entrambi lo guardarono.  Si grattò gli occhi e guardò Emmet che guardò prima lei e poi Henry.

“Ehm, volete un po’ di pizza?” chiese

“No tesoro, tranquillo”

Henry annuì e si girò per andarsene ma Regina lo fermò dicendo “Mi raccomando se sporchi, pulisci tutto. Non lasciare piatti in giro e sta’ attento al divano”

Henry lo guardò sconvolto. Emmet le diede una leggera gomitata e lei capì che non era Regina. Ma Emmet. Non era sua made. Ma suo padre. Il primo tra tutti a sporcare qualsiasi cosa.

“Uhm” guardò Emmet in panico e poi di nuovo Henry “Tua mamma non si sente bene, non ce la fa a starti dietro quindi…”

Henry sembrò crederci “Va bene, non vi preoccupate. Non sporcherò niente. Addio” e uscì dalla stanza. Più pizza per lui.

Non appena Henry chiuse la porta Regina affondò la testa nel cuscino.
Emmet rise e le massaggiò la schiena “Dai, te ne sei uscita bene”

Regina lo folminò con lo sguardo “WOW REGINA! Credevo che lo sguardo fulminante fosse dato dagli occhi ma NO! Sei tu. Cioè sei proprio tu”

Regina rise “Appunto. Stai attento”

Era semplice parlare con Emmet e lo stesso valeva per Regina.
Le parole e gli argomenti venivano semplicemente. Spuntavano e loro li coglievano.
E ridevano.
E sorridevano.
E stavano bene.
Stavano incredibilmente bene.

Il tempo passava e il mondo si muoveva attorno a loro ma loro non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso eppure si guardavano ma erano entrambi così ciechi.
Ignoravano e non vedevano.

Si resero conto di quanto tempo fosse passato quando sentirono Henry gridare “Buona notte” e la porta della sua stanza chiudersi.
Era mezza notte passata.

“Vado a prendere la pozione”

“Vengo con te”

“Wow, vai da qualche parte che non sia il bagno?” esclamò Regina.

“Mi sento meglio”

“E’ la medicina”

“Sei tu” Emmet spalancò gli occhi. Regina anche.

“L’ho detto ad alta voce?”

“Si, l’hai detto ad alta voce”

“Bhe..è vero. Mi distraggo quando sto con te e sto bene”

Regina sorrise  “Vale lo stesso per me”

Non dissero altro.
Scesero in silenzio.

“Sei pronto?”

“Tu sei pronta?”

“Si, spero solo che funzioni”

“Funzionerà. Sei brava”

“Se non funziona non è di certo perché ho sbagliato qualcosa”

“Ovvio”

Regina gli diede uno schiaffo.


“EHY! E’ il tuo braccio”

“CAZZO!”

Emmt sgranò gli occhi “O MIO DIO. L’HAI DETTO!”

“NO! E’ CHE STO NEL TUO CORPO E QUINDI TENDO A COMPORTARMI COME TE E A DIRE COSE CHE DIRESTI MA NO NON VALE. NO”

“HAI IPRECATO DICENDO QUALCOSA CHE NON SIA ACCIDERBOLINA”

“NON DICO ACCIDERBOLINA”

“Lo so ma era divertente”

“Spero che ti affoghi bevendo la pozione”

“Ricordati che se mi affogassi ti affogheresti tu”

“Ti odio”

“Non è vero”

“Non vedo l’ora di ritornare in me”

“A chi lo dici. Mi manca il mio amichetto”

“Sei disgustoso”

“Ehy, un uomo e il suo pene sono amici”

“Allora siete tutti disgustosi”

“Vuoi dire che tu e la tua vagina non siete amiche?” 

“Ma che-“

“Voglio dire, non le parli mai?”

“COSA ?! CERTO CHE NON LE PARLO!”

“Non ti capita mai di dire ‘dipende da cosa vuole fare lei’ o cose simili?”

“No Emmet, non mi capita”

“Oh…” Emmet si grattò la nuca “Bhe io lo faccio. Ci faccio interi discorsi”

“O mio dio, non credo di voler sapere altro. Bevi e stai zitto”

“Al mio tre”

Regina annuì.

“Uno”

“Due”

“Tre”

E nello stesso tempo ingoiarono il liquido contenuto nella coppa.

“Ora?”

“Ora aspettiamo”

“Ma che palleeee”

“Domani mattina dovremmo ritrovarci ognuno nel proprio corpo”

“Okay bene”

“Bene”

Si guardarono.
Regina si mise le mani nelle tasche posteriori del jeans di Emmet.
Emmet si grattò la nuca.

Regina doveva andarsene.
Ma nessuno dei due voleva.

“Ehm, ti va di vedere un film?”

Regina sorrise “Perché no”

E così andarono in salotto. Accedesero la tv e si sedettero sul divano.
Uno molto distante dall’altro.
Mentre gurdavano il film non si resero conto che si fecero sempre più vicini.
E, prima che film finisse, Emmet aveva la testa appoggiata sulle gambe di Regina e  Regina aveva le mani tra i suoi capelli.

Entrambi si addormentarono lì.

“Mamma!” esclamò Henry la mattina dopo “MAMMA!” gridò ed Emmet si svegliò

“Papà che ci fai qui?” Regina strizzò gli occhi. Si guardò attorno e “Cazzo” pensò. La pozione non aveva funzionato. Lei aveva dormito a casa sua invece che da Emmet e Emmet era addormentato sulle sue gambe.

Il che risultava ad Henry come se lei stesse dormendo sulle gambe di Emmet.

“Henry!Che ci fai già sveglio?”

“Già sveglio? E’ tardi. Ho perso il bus perché non mi sono svegliato in tempo e quindi se qualcuno non mi accompagna farò tardi”

Regina abbassò lo sguardo e decise di lasciare Emmet dormire. Così fece cenno ad Henry di cominciare ad andare in macchina.
Si alzò lentamente per non svegliarlo e una volta in piedi controllò che stesse ancora dormendo.
Dormiva come un bambino beato.
Così prese le chiavi della macchina  e salì.

“La mamma ti ammazzerà per aver preso la sua macchina”

“Sono venuto a piedi ieri e devo accompagnarti a scuola. Ho una buona scusa e poi penso che tua madre abbia altro per la testa ora”

“Si? Davvero?” Henry sembrò davvero molto preoccupato.
Regina lo guardò e lo rassicurò “Non preoccuparti Henry, non è successo nulla di grave. Tranquillo”

“Sta bene?”

“Sta alla grande”

“Sicuro?”

“Al 100%”

“Okay” poi rimasero in silenzio “Allora…” Henry era in vena di chiacchierare.

“Allora?”

“Tu e la mama?”

“io e la mamma cosa?”

“State insieme?”

Regina inchiodò “WOW PAPA’ MA CHE DIAVOLO!”

“HENRY NO!” gridò Regina “Che cosa?! Perché lo pensi? Che diavolo-no!” esclamò e poi riprese a guidare come se niente fosse.

“Lo dico solo perché trascorrete molto tempo insieme. E ieri stavi dormendo addosso a lei. E stamattina lei dormiva addosso a te. E poi la mamma è più felice quando ci sei tu attorno. E anche tu sei più felice quando sei con la mamma”

“Davvero?Lo-lo pensi davvero?”

“Mhmh” annuì Henry e gli sorrise.

“Dovresti farti avanti. Secondo me alla mamma piaci”

“Calma ragazzino. Piuttosto c’è qualcosa che tu vuoi dire a me?”  doveva assolutamente cambiare argomento.

Henry lo guardò nervosamene “Ehm, no perché?”

“Nulla…chiedevo” Emmet sorrise.

“Perché sorridi?”

“Nessun motivo”

“Dimmi perché sorridi?”

“Perché sembri innamorato”

“Non sembro innamorato e non sono innamorato”

“Si certo…”

“Papà!”

“Andiamo, sono tuo padre. Se non lo dici a me, a chi vorresti dirlo? Posso darti dei consigli”

“La mamma dice che sei terribile con le donne” rise Henry. La stessa cosa fece Regina.

“Lo sono. Ma non sempre. Con tua madre sono bravo”

“Perché lei è importante per te. Solo per questo. Ma in generale sei terribile “

“Tua madre davvero parla così tanto di me?” Regina non si era resa conto di quanto parlasse di Emmet e la cosa la stava mandando in panico.

“Non più di quanto tu parli di lei”
Ci vollero tutte le energie e tutta la forza volontà che Regina aveva per non sorridere alla risposta del figlio.

“Okay ragazzino. Ci vediamo più tardi”

“Prendo il bus” gridò correndo via dall’auto.

Regina rimase un attimo a guardare dove andasse il figlio e deglutì quando lo vide avvicinarsi ad una ragazza. Era davvero cresciuto.

Henry le aveva dato una quantità di informazioni esorbitante e se si fosse messa a pensarci su probabilmente sarebbe finita al manicomio, così accese la radio e lasciò che la musica la distraesse.

Aveva detto troppe cose che avrebbero potuto spezzarle il cuore irrimediabilmente.
Non poteva rischiare di sperare.
Non poteva davvero.

Tornò a casa e svegliò Emmet “Svegliati, presto. Dobbiamo andare dal Signor  Gold”

“Perché?”

“Non so se te ne sei accorto ma sei ancora in me e io sono ancora in te”

“Cazzo”

“Già”

“Vado di sopra, mi cambio e vengo”

“Non metterti vesiti orrendi”

“Hai una tuta o qualcosa di comodo?”

“Non uscirai con una tuta”

“Ma Regina!”

“Emmet!”

“Okay, ho capito. Dovrei essere io quello che ha gli sbalzi d’umore. Non lei” salì le scale pensando alla sera prima e forse Regina stava reagendo così per allontanarlo, perché era spaventata.
Anche lui lo era.
Decise di non pensarci.

Mezz’ora dopo il campanello del negozio di Gold suonò.

“A che devo questo incredibile spiacere?”

“Io sono in lui e lui è in me” Regina la fece breve, sapeva che avrebbe capito.

“Ci siamo svegliati due giorni fa uno nel corpo dell’altro. Regina ha provato con una pozione e non ha funzionato. Sistemaci”

“Che pozione hai usato Regina?”

“Quella che è sul libro di mia madre”

Il Signor Gold rise “Bhe, non ha funzionato perché l’incantesimo è stato fatto da uno di voi due”

“Cosa?”

“Quella pozione funziona quando è una terza persona a scambiare i corpi. Ma se i corpi sono stati scambiati da una delle due persone coinvolte allora non funziona”

“E come sistemiamo questa cosa?”

“Dipende da cosa ha provocato lo scambio”

“Puoi farla breve? Non sappiamo cosa ha provocato lo scambio”

“Se vi siete svegliati così significa che la cosa è successa durante la notte, in sogno. Molto probabilmente in seguito a…pensieri…come dire, sensuali? Erotici? Di uno di voi due con l’altro”

“COSA?” gridarono all’unisono.

Gold prese un acchiappasogni.

“Usate questo per scoprire chi è stato e che cosa è successo”

“E poi che facciamo?”

“E poi dovete realizzare il sogno”

“CHE COSA?”

“Potrebbe non essere un sogno erotico. Potrebbe esserlo. Qualsiasi cosa sia, deve avvenire. Non c’è altro modo”

Il Signor Gold aveva un sorriso fin troppo divertito e fin troppo malefico sul viso.

“Lavati quel sorriso dalla faccia Gold, o lo farà un pugno”

“REGINA!”

“CHE C’E’?! E’ FIN TROPPO DIVERTITO DA QUESTA SITUAZIONE!”

“Andiamocene. Gold, grazie. Cosa vuoi?”

“Oh mi basta il diertimento ricavatone”

Regina lo fulminò con lo sguardo e Emmet sospirò “Che rimanga tra noi”

“Certo Mr Swan”

Emmet afferrò Regina per il braccio e uscirono.
Il viaggio in macchina fu silenzioso e imbarazzante.

“Io non lo faccio”

“REGINA DOBBIAMO”

“NO!”

“Regina se non facciamo questa cosa rimarremo così per sempre”

“MI ABITUERO’ A VIVERE CON IL TUO PENE PER SEMPRE. NON MI IMPORTA”

“Ma perché non vuoi farlo?”

“Perché no. Non voglio farmi leggere la mente da un acchiappasogni da quattro soldi”

“Sai che non è da quattro soldi”

“Quello che è”

“Andiamo Regina… e poi sappiamo entrambi se qualcuno ha…pensato..qualcosa quello sono io e se dovessi essere tu sei tu, non ti prenderei in giro o cose del genere”

“Emmet…” sospirò Regina. Era l’ultima cosa che le serviva.

“Regina” la guardò con sicurezza, determinazione ma anche dolcezza e la stava pregando.

“Okay…” mormorò

Andarono a sedersi sul divano.

“Okay, come funziona?”  chiese Emmet

“Devi guardarci dentro e pensare a quella notte e vedremo cosa hai sognato”

“Okay comincio io” disse Emmet e Regina annuì, senza protestare perché non voleva per niente cominciare.

Regina sorrise vedendo i sogni di Emmet,  uno di questi era semplicemente Emmet steso in una vasta enorme di ciambelle di ogni tipo.
Scosse la testa pensando “Il solito” e continuò a guardare i sogni.
Niente.
Non l’aveva sognata.
C’era in un sogno, ma riguardava le carte da compilare. Regina appariva in ogni angolo dicendo “EMMET LE CARTE”  e Regina capì che quello doveva essere uno dei suoi incubi.

“Quindi lo sai che dovresti ma non fai”

“Ehm..forse”

Regina scosse la testa ridendo “Okay, niente da me. Vediamo da te”

“A questo punto possiamo dire che sono io”

“Si, ma non sappiamo che hai sognato”

“Ah vero…ci serve sapere anche quello”

“immaginati hai sognato che ti porto a Parigi”

Regina rise “Lo spero..ma non credo”

“Ti ricordi qualcosa?”

“No, ma so che non sarà niente di tutto ciò che vorrei che fosse”

“Regina se è-“

“Non dirlo. Sarà già abbastanza imbarazzante vederlo”

Emmet stava cercando di mettere Regina il più possibile a suo agio ma in fondo era contento che fosse lei. Significava che era attratta da lui, che le piaceva, che forse era interessata.

“Sei pronta?”

“No ma a quanto pare non ho scelta”

Regina guardò nell’acchiappasogni e subito immagini cominciarono a comparire.
Emmet potè vedere con i suoi occhi che i sogni di Regina non erano i più belli.
Erano sogni tormentati e probabilmente spesso erano dei ricordi.
Sogno dopo sogno Emmet vide Regina perdersi in quei momenti e qundo notò una lacrima rigarle il volto, le strinse la mano.
Potrebbe sembrare assurdo, strano ma fu così…Regina si sentì meglio.

Guardarono un sogno dopo l’altro e stavano cominciando a peredere le speranze quando un nuovo sogno si aprì con qualcuno che gemeva.

Era Regina.

Emmet spalancò gli occhi.
Rimane incantanto dall’indescrivibile bellezza di Regina in quel momento.
Non riuscì a toglierle gli occhi di dosso.
Per due giorni aveva fatto del suo merdo per non mancarle di rispetto, per non guardarla e toccarla il meno possibile ma in quel momento era troppo bella. Era qualcosa di sublime e indesrivibile.

La pelle era velata di un sottile strato di sudore e brillava sotto la luce della luna che attraversava la finestra.
Aveva i capelli spettinati.
Era seduta su di lui.
Ed era perfetta.
La luce pallida le illuminava la schiena e ogni muscolo che si muoveva con ogni suo movimento.
Gli occhi chiusi.
La testa all’indietro e il collo sudato.
I capelli spettinati, che si muovevano con lei, come se stesse danzando.

Era una visione.
E davvero non riuscì a non fare a meno di guardarla.

Era talmente bella che si dimenticò che c’era lui con lei.
Che erano le sue mani quelle che stavano sfiorando la pelle di Regina, ogni singolo centimetro.

Vide Regina piegarsi in avanti per baciarlo.
Le labbra gonfie per tutti i baci.
Vide che le aveva fatto un succhiotto sul collo.
E vide che lei ne aveva uno appena sopra il seno.

Emmet le portò le mani alle guance e le accarezzò delicatamente il viso.
Sussurrò qualcosa, ma non capì bene. Era troppo sconvolto da tutto quello che stava avvenendo davanti ai suoi occhi.

Regina gli morse il labbro e poi le pupille di entrambi si dilatarono e si persero nella passione e nel piacere che quel momento regalò ad entrambi.

Il sogno si concluse con Regina stesa su di Emmet, le sue braccia attorno al suo esile corpo, le lenzuola sparse e niente, nessuna distanza data da nessun tipo di oggetto, tra loro due.

Finito il sogno, Regina non riuscì a guardare Emmet negli occhi.

“Quindi eri tu…” disse quando si riprese.

“Avevi detto che non avresti commentato”

“No, ho detto che non ti avrei preso in giro. Non ho mai detto che non avrei commentato”

“Bhe non commentare” disse alzandosi in fretta per allontanarsi da lui.

“Ehy Regina!” esclamò correndole dietro “Che ti prende? Lo so che è imbarazzante ma andiamo, non è niente di eclatante. Posso sopravvivere a sapere che hai sognato di fare sesso con me”

“Non farò sesso con te”

“Ehm, devi”

“Scordatelo, non lo farò”

“Perché? E’ chiaramente qualcosa che vuoi o che hai voluto o  che-“

“NON LO FARO’!”

“Regina puoi smetterla di essere così testarda? Spiegami! Parlami! Hai detto tu stessa che per te il sesso è solo sesso e che l’hai fatto senza mai tenerci troppo. Qual è la differenza ora?”
Regina si girò di scatto e infuriata gridò “LA DIFFERENZA ORA E’ CHE CI TENGO!”


Emmet rimase pietrificato da quelle parole per una attimo.
“Cosa?”

Regina sospirò e si girò di nuovo, non aveva il coraggio di guardarlo. Abbassò lo sguardo e si strinse le braccia al petto.

“Regina, guardami” sussurrò Emmet, appoggiandole la mano sul braccio, per incoraggiarla.

Lei si girò. Emmet si odiò, aveva le lacrime agli occhi.

“I-io” mormorò e poi deglutì. Prese un respiro profondo e cominciò “Non lo so, mi sono resa conto che qualcosa è cambiato in me e-e mi sento come se per la prima volta potrebbe non essere solo sesso e se è così allora non voglio rovinare tutto, andando a letto praticamente con me stessa”

Emmet scherzò “Bhe, lo hai già fatto” rise ma si sentì male quando vide che Regina non lo fece. Lei sbuffò,esausta e si girò “Emmet non ce la faccio” fece per andare via ma lui la fermò “No no ehy. Scusa” disse.

La guardò negli occhi “Capisco come ti senti. Le cose sono cambiate anche per me e anche io vorrei capire se quello che c’è tra di noi può essere qualcosa di più e vorrei che, nel caso in cui dovesse esserci qualcosa in più, che la nostra priva volta fosse come nel sogno solo centomila volta meglio. Non vorrei che fosse mente siamo uno nel corpo dell’altro. Però non abbiamo altra scelta”

“Non voglio” pianse Regina in un sussurro spezzato.
Emmet la prese tra le sue braccia e la strinse a sé.
Voleva essere Emmet, essere in sé per consolarla, per essere forte per lei e per darle ciò di cui aveva bisogno.

Le diede un bacio sulla fronte e lasciò che si sfogasse tra le sue braccia.

“Regina lo sai,vero,che non abbiamo altra scelta?”

Regina annuì “Si, lo so”

“Andrà bene vedrai”

“Come può andare bene?”

“Non lo so ma troveremo un modo”

“Ho il ciclo, dobbiamo aspettare”

“E aspetteremo. Tranquilla Regina” rimasero così ancora per un po’ di tempo poi Emmet la guardò “Ti va se parliamo un po’?”

Regina fece spallucce ed Emmet “Regina…”

“Si, va bene”

Ritornarono in soggiorno dove si sedettero.

“Allora?” chiese Emmet.

“Allora cosa?”

“Cosa è cambiato?”

“Oltre al mio sesso?” Emmet rise. Gli faceva piacere che Regina aveva ripreso a giocarci su.

“Tante cose Emmet” sussurrò.

“Tu mi dici le tue e io ti dico le mie?”

“Comincia tu”

“Io ho cominciato con l’acchiappasogni”

“Mi sembra giusto” Regina sospirò.

“Mi sono ingelosita quando a cena mi è arrivato il messaggio di Lucy. Mi sono ingelosita quando l’ho incontrata al supermercato. Mi sono sentita bene ad ogni gesto che hai fatto per me. Che era metterti la mascherina mentre facevi il bagno, o prepararmi una cena o semplicmente guardarmi. Ho avuto modo di scoprire me in tanti pensano che ci ami-piacciamo. I tuoi genitori e nostro figlio. ‘il modo in cui vi guardate’ ‘state sempre insieme’ ‘siete una famiglia’ ‘quando siete insieme non esiste nient’altro’. Per la prima volta dopo tanto tempo non mi sono sentita sola. So che a te importa davvero, che ci tieni davvero. Non è solo attrazione fisica. Voglio dire, c’è tanta tanta tanta…attrazione fisica ma non è solo questo. E’ cambiato questo. Prima era solo attrazione fisica, ora no”

Emmet le sorrise “Quando mi sono svegliato e ho scoperto che ero te, ti ho guardato allo specchio e ho pensato ‘non deve nemmeno applicarsi e provare ad essere bellissima. Lei si sveglia così’ . Ma la verità è che tu sei bella dentro. Le persone non lo vedono e non lo capiscono ma tu hai un cuore enorme. Somatizzi tutto, vivi tutto a mille, ami come se non ci fosse un domani. Sei intelligente, spiritosa..sei il tipo di persona con cui litigherei ma anche il tipo di persona con cui finirei per ridere per ore intere. Il tipo di persona che mi disturberebbe mentre guardo la tv o gioco con la playstation e che alla fine riuscirebbe a farmici staccare. Il tipo di persona che le prova tutte per svegliarmi al mattino e alla fine ci riesce con un semplice bacio. La persona con cui scherzerei e riuscirei ad essere me stesso. Anche io ho le mie cicatrici ma ho imparato da te che va bene avere delle cicatrici e che le cicatrici non sono tutto ciò che siamo. Siamo anche altro. Sei spettacolare Regina. Una continua sorpresa. E’ cambiato questo.Ho scoperto chi sei, ma in fondo so che sei molto altro e mi piacerebbe scoprirlo”

“Non so ancora cosa sento” disse Regina.

“Nemmeno io Regina, ma di sicuro è qualcosa di più del semplice affetto che provi per un amico”

Regina gli sorrise “Decisamente” annuuì.

Emmet la guardò, rise e poi l’abbracciò al suo fianco, dandole un bacio sulla testa.

“Fa stranissimo baciarmi la testa”

“Lo so. E’ una cosa spaventosa e anche raccapricciante. Immagina fare sesso e vedere la tua faccia”

“Chiuderò gli occhi e immaginerò la tua”

Regina rise “Credo che lo farò anche io”

E rimasero lì, così a lungo fino a che non si fece ora di preparare il pranzo.Henry usciva prima da scuola quindi avrebbe pranzato con loro.

“Vado a prenderlo”

“Uhm-okay”

“Ma io non so cucinare”

“Vero…” affermò “Mi fermerò da Granny’s”

“Perfetto allora sarò qui a non fare niente tutto il tempo e ad aspettare che torniate”


Dovettero aspettare altri quattro giorni.
E le cose non andarono meglio dei due precedenti.
Ci furono i soliti incidenti e i soliti problemi.
Dovettero andare al lavoro e fare del loro meglio per fingersi l’altro e rendere la cosa credibile.

Regina una mattina si svegliò con una piccola, ma non piccola, emergenza.
Chiamò Emmet in panico.

“COSA FACCIO?”

Emmet scoppiò a ridere

“Non c’è molto che tu possa fare”

“STAI SCHERZANDO?”

“No” rise

“E DOVREI STARE COSI’ FINO A CHE NON…”

“Si” lo sentì ridere ancor di più.

“NON E’ DIVERTENTE! PER NIENTE! COME DIAVO-OH MARY MARGARET!” gridò non appena la madre di Emmet entrò nella stanza. Regina gettò il telefono per aria e si girò in un batter d’occhio per nascondersi. Era già abbastanza imbarazzante così.

“OH SANTO CIELO!” esclamò Mary Margaret “S-scusa non volevo. Oh mamma”

“VAI VIIIIAAA!” esclamò Regina, imbarazzatissima. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco che il collo di Emmet era in fiamme.

“Volevo chiederti se vuoi la colazione”

“SI SI SI VOGLIO LA COLAZIONE. TUTTO QUELL CHE VUOI MA ORA ESCI DI QUI!” gridò e Mary Margaret, ridendo sotto i baffi, uscì dalla stanza del figlio.

Regina corse a recuperare il telefono “ORA CAPISCO PERCHE’ CI PARLI! E’ UN DISGRAZIATO. COME VIVI?”

Regina rise “Si bhe, può essere imbarazzante ma alla fine sono cose naturali, come il tuo ciclo”

“NON CI CREDO CHE TUA MADRE MI HA APPENA VISTA-“

“Regina tranquilla, ha visto me. E poi non è la prima volta che è successo”

“DAVVERO?”

“Succede in continuazione. Spesso nel sonno quindi non me ne accorgo nemmeno. Credo che quella povera donna sia traumatizzata”

Regina rise

“Suppongo tu abbia fatto un bel sogno” la voce di Emmet divenne più bassa e seducente.

“Mhmh” Regina si morse il labbro.

“Io c’ero?”chiese.

Regina sembrò pensarci “Mhhh no. Mi dispiace. C’era il ragazzo che mi pulisce la piscina. Alto, molto muscoloso, fisico da nuotatore. Capelli neri come la pece ed occhi grigi. Dovresti vederlo, diventeresti omosessuale dopo”

Emmet rimase in silenzio a lungo prima di dire “Sei seria?”

Regina scoppiò a ridere “No, stupido. Sto scherzando”

“Non è divertente!” esclamò “Lui è tipo il contrario di me”

“Emmet, isolo il colore di capelli è diverso. Per il resto, bene o male ci sei”

“Non ho il fisico del nuotatore”

“No, ma sei comunque alto e muscoloso”

Emmet non rispose.

“Andiamo Emmeeeet, stavo scherzando”

“Credo che devo iscrivermi in palestra”

“Stai scherzando?”

“No Regina, sono serio. Non posso competere”

“Sto per attacca-“

“NO”

“Allora smettila di dire follie. Mi sembra che ci fossi tu nel sogno che mi ha portato a fare scambio corpo con qualcuno, non lui. Dovrebbe dirti abbastanza. Lo hai visto quel sogno, per l’amor di dio”

“Si, e non riesco a togliermelo dalla testa”

Regina rimase in silenzio.

“Regina?Ci sei?”

“Si…pensavo”

“A?”

“Al fatto che vorrei che il tuo amico la smettesse e tornasse a dormire”

“Regina non stressarlo” Emmet sapeva che non era ciò a cui Regina stava pensando, ma decise di non forzarla.

“Oh io non lo stresso, è lui che stressa me”

“Passerà”

“Deve”

“Okay senti devo andare. Ci…ci vediamo stasera?”

Regina annuì e poi rispose con un quasi completamente inaubidile “Si”

Quella sera Henry aveva una festa di compleanno e dato che sarebbe finita troppo tardi, il festeggiato aveva invitato i suoi compagni più stretti a rimanere da lui, e tra di loro c’era anche Henry e così Emmet e Regina decisero di approfittarne per provare a sistemare questo problema che li stava tormentando.

Andò a casa di Emm-sua a piedi. Non le andava di guidare e soprattutto non le andava di guidare la macchina di Emmet.

Bussò alla porta, perché in tutto questo ancora non aveva la chiave, e rivolse un sorriso nervoso ad Emmet quando aprì la porta.

“Quindi?”

“Quindi ho bisogno di bere”

“Vuoi davvero..bere?”

“Si. Non ce la posso fare da sobria. Ho bisogno di essere totalmente ubriaca”

Emmet si sentì un po’ offeso e Regina se ne accorse.

“Emmet non è come credi”

“No, è okay. Lo capisco” e le fece segno di andare avanti ed andare in cucina.

Regina gli fece un sorriso triste e poi si incamminò. A metà strada si fermò di scatto e in un attimo si girò, baciando se ste-Emmet.

Emmet si sciolse completamente nel bacio.

Regina si staccò, chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua, immaginando che ognuno stesse al suo posto.

“Non è perché non voglio fare l’amore con te. E’ la situazione il problema. Non sei tu” sussurrò.

Emmet annuì e le disse che capiva ed era tutto okay.
Regina sorrise e poi si diresse di nuovo in cucina dove prese l’alcol.

“Regina?”

“Mhm?” mormorò prima di buttare giù il primo bicchiere.

“Hai detto fare l’amore” Emmet sorrise.

Regina lo guardò con gli occhi spalancati “I-io. Mi è scappato. Non volevo” abbassò lo sguardo, non riusciva a guardarlo negli occhi perché in realtà era esattamente ciò che aveva voluto dire.
Sentì Emmet avvicinarsi.
Le portò una mano al mento, per alzarle il viso. Si guardarono e non era più una questione di corpi, ma di sguardi, di sentimenti e di cuori.
Emmet la tirò delicatamente a sé e la strinse tra le sue braccia.

“Che stai facendo?” Regina chiese in un sussurro che quasi Emmet non riuscì a sentire.

“Ti dimostro che anche per me non è solo sesso” una pausa “Ci sto riuscendo?”

Sentì Regina annuire nel suo collo e sorrise.

“Okay. Credo che stessimo per ubriacarci come se non ci fosse un domani”

Regina rise e prese due bottiglie di vino e senza alcuna pietà o dignità si attaccò ad una di quelle e ingoiò il più possibile il più velocemente possibile.
Emmet rise e fece lo stesso.

Erano seduti sul pavimento del soggiorno parecchio brilli.
Stavano ridendo.
Entrambi si asciugarono le lacrime e si guardarono, calmandosi.
L’attimo dopo Emmet saltò addosso a Regina baciandola con tutto ciò che aveva.
Nel momento in cui le loro labbra si toccarono, si dimenticarono di tutto, perfino del fatto che lui era nel corpo di lei e lei in quello di lui.
Era diventato qualcosa oltre il fisico, il corproreo. Erano due cuori che si erano ritrovati e finamente giunti e avevano annullato qualsiasi cosa, che non fosse la sensazione subilme di sapere che si è finalmente completi.

Emmet sbottonò i suoi jeans e Regina lo guardò. Era ubriaca ma comunque non sapeva cosa fare.

“Non ho idea di che cosa stia facendo” sussurrò. Emmet la baciò di nuovo.

“Fa’ ciò che vorresti facessi a te” Emmet le sussurrò nell’orecchio.
Avevano entrami gli occhi chiusi, perché con gli occhi chusi potevano immaginare di avere il corpo dell’altro accanto, non il proprio.

Regina  tirò giù la zip della gonna che Emmet aveva scelto per lei quella mattina e poi si alzò “Di sopra” mormorò senza fiato.
Emmet la baciò ancora una volta, senza mai staccarsi, nemmeno mentre salivano le scale.

Caddero sul letto e lì tutto si annullò per davvero.
Erano semi-vestiti ma andava bene così.
Non si accorsero nemmeno di quando successe.
Di quando cominciarono a farlo perché era tutto naturale. Era giusto. Ed era vero.
Avevano temuto di sentirsi forzati, frenati ma non fu così.
Si stavano dando tutto a vicenda ed era giusto così.
Non si sentivano come se stessero facendo qualcosa di sbagliato.
Era tutto esatto, tutto giusto.

Si persero l’uno nel corpo dell’altro e non notarono l’incantesimo spezzarsi.
Si addormentarono, sperando che avesse funzionato.

Nel cuore della notte la bruna si svegliò.
Era frastornata.
E aveva un lieve mal di testa.
Aveva avuto di peggio.
Ma questa volta era sopportabile.
Si grattò gli occhi ed ebbe un colpo quando vide che era la sua mano.
Si scoprì e vide che aveva funzionato.
Era di nuovo nel suo corpo.
Ed Emmet nel suo.

Ed erano andati a letto insieme.

Si morse il labbro, felice come non lo era da tempo. Si girò e vide che Emmet stava ancora dormendo. Si avvicinò a lui e gli accarezzò il viso.
Finalmente poteva.
Ed era una sensazione meravigliosa.
Sentire la sua barba sulla sua pelle, i suoi capelli tra le dita.
Era felice.
Era davvero felice.

Si fece ancora più vicina. Gli diede un bacio sul petto, uno sul collo e poi finalmente gli baciò le labbra.
Emmet dormiva, ma dopo qualche secondo Regina capì che si era svegliato perché cominciò a rispondere al bacio.

“Ha funzionato” sussurrò Regina.
Emmet la guardò. Non disse niente. Il sorriso più grande che avesse mai fatto. La baciò di nuovo.
Questa volta con più energia, con più passione.
Regina strozzò un gemito ed Emmet si alzò, stando sopra di lei e allargandole gentilmente le gambe col ginocchio e nel mente cominciò a baciarle il collo.
Regina sospirò perché erano sensazioni che non aveva mai provato.
“Emmet” sussurrò, spostano il collo al lato per dargli più spazio.

“Emmet” disse di nuovo ed Emmet si fermò all’istante pensando che stesse esagerando, che fosse qualcosa che lei non voleva, che si stava pentendo.
Così tanti pensieri invasero la mente di Emmet e Regina se ne accorse. Gli portò le mani alle guance gli accarezzò il viso sorridendo poi lo baciò per poi guardarlo.

Emmet capì cosa queli occhi bruni gli stavano dicendo.
Regina gli stava dicendo che era sua. Che si stava concedendo anima e corpo a lui. Gli stava dicendo che si fidava di lui, che era pronta a senire qualcosa per la prima volta. Gli stava dicendo che era pronta a perdersi in lui e non ritovarsi mai più.
Gli stava chiedendo silenziosamente di prendersi cura di lei, di non spezzarle il cuore.
Gli stava dicendo che non era solo sesso.
Gli stava chiedendo di fare l’amore con lei e renderlo speciale.
Gli stava dicendo che era pronta e che era qualcosa che voleva e che voleva da lui.

Emmet chiuse gli occhi, appoggiò la fronte a quella di Regina per un attimo, poi li riaprì e guardò Regina nei suoi nocciola.
Si guardarono a lungo fino a che non vide gli occhi di lei riempirsi di lacrime.

Lo stomaco di Regina stava esplodendo, pronto a liberare milioni di farfalle che credeva fossero morte in lei.
Aveva aspettato così tanto per sentirsi come si stava sentendo in quel momento. Aveva sperato di potersi sentire, in un letto, non come un oggetto. Di potersi ricordare che anche i suoi polmoni si riempivano d’aria e anche il suo cuore batteva  e pulsava.
Aveva agnognato e desiderato quella sensazione più di qualsiasi altra: la sensazione di sentirti una persona, e non un oggetto, un umano e non un mostro. La sensazione di sentirsi viva.
Emmet doveva ancora toccarla, eppure lei aveva una primavera in pieno dentro di sé.
Era un succedersi di fuochi d’artificio che esplodevano uno più forte e grandioso dell’altro.
E’ così che ci si sente quando la consapevolezza di essere amati si deposita in te?
Regina  pensò di si. 
Era decisamente così. 

Chiuse gli occhi, rise e prese un respiro profondo. 

“Tutto okay?” chiese Emmet in un respiro.

Regina sorrise annuendo “Non è mai andata meglio”. Il biondo le sorrise prima di baciarla ancora.

Emmet si prese il suo tempo con lei.
Fece in modo che lei sapesse e capisse che si sarebbe preso cura del suo corpo. 
Si assicurò che lei sapesse che per lui non era solo un oggetto.
Prestò attenzione ad ogni volta che la sfiorava e ad ogni bacio che le dava. Diede importanza ad ognuno di loro.
E Regina se ne accorse.

Emmet fu incredibilmente dolce e premuroso con lei. Le venne da piangere ogni volta che le sue labbra sfioravano la sua pelle, ovunque fosse.
Si sentiva come una rosa di velluto che andava toccata con cura, perché aveva delle spine, ma oltre le spine c’era quella delicatezza e quell’eleganza che solo le rose hanno.

Le baciò il punto dietro l’orecchio, il lobo, la mandibola, il collo, le clavicole e il punto in cui cominciava a gonfiarsi il seno. Lo pancia e l’interno coscia. Regina si morse il labbro.
Il desidero cominciava ad ardere dentro di lei e non poteva più contenerlo, gemette ed Emmet alzò lo sguardo ed era bellissima. La schiena inarcata, la testa all’indietro,la bocca semi aperta, i capelli spettinati, sparsi sul cuscino  e i pugni che stringevano le lenzuola.
Sorrise fiero quando, non appena cominciò, la sentì strozzare un gemito e tremare leggermente.

Regina lo guardò e decise di non tenersi niente.
Troppe volte aveva strangolato i pianti alla gola, aveva morso il labbro fino a farlo sanguinare per non gridare per la sofferenza sia fisica che mentale che stava subendo.

Ora era tutto diverso.
Era tutto l’opposto.

E non si sarebbe trattenuta niente.

Le vennero i brividi quando Emmet  le afferrò le cosce per farla stare ferma. Lei si aggrappò ai suoi capelli e li tirò quando Emmet le fece toccare il cielo con un dito.
Lo sceriffo registrò ogni singolo suono uscito dalla bocca di Regina, ogni riverbero che aveva fatto il suo petto, ogni pianto e ogni parola con cui l’aveva implorato e pregato di non fermarsi, di non smettere.
Registrò come il corpo di Regina reagiva al piacere, alla cura.
Tirava la pancia in dentro quando era vicina, periscolosamente vicina al perdere ogni controllo su se stessa, e scattava con la testa veso Emmet quando lui si fermava improvvisamente, per gioco.

Ma Emmet fotografò nella sua mente il momento più importante, quello successivo al picco più alto del piacere.
Quello in cui Regina piano piano portava di nuovo il bacino e la schiena sul materasso. Quello in cui il suo petto si rigonfiava per l’affanno e brillava sotto la luce della luna. Quello in cui respirava dalla bocca, formando una O perfetta con le sue labbra gonfie dai baci. Quello in cui il suo perfetto corpo sudato si riposava e gli  occhi si chiudevano un attimo e si riaprivano solo dopo i lunghi baci di Emmet.
Registrò il modo in cui si mise i capelli dietro l’orecchio e in cui lo strinse a sé.
Registrò la luce che aveva negli occhi.
Era una frana che scendeva giù da una montagna. Ma a rallentatore. Ed era bellissima.

Emmet stava per interrompere il bacio e quando Regina se ne accorse gli afferrò le guance, per non farlo allontanare.
Emmet doveva sapere.
Doveva sapere come in quel momento lei si stava sentendo.
E in quel momento si stava sententendo come se stesse sulle nuvole.
 
Regina annuì leggermente e Emmet capì che gli stava dicendo che era pronta.
Era pronta ad essere completamente e senza ombra di dubbio sua. In ogni modo.
Era pronta e non aveva paura.

Emmet le chiese se fosse davvero sicura e lei, annuendo energicamente e roteando il bacino gli fece capire che, si, era completamente e assolutamente sicura di ciò che voleva.

Emmet fece piano, ma mai troppo piano. Fu gentile, ma non impercettibile. Su passionale ma non possessivo. Fu forte ed energico, ma mai aggressivo.

Regina stava esplodendo.
Era il tipo d’amore che si sente nei film. Quello che nessuno crede di poter avere.
Era il tipo di amore che lei credeva non avrebbe mai provato.
Quello era il vero amore.
Quello che ti da i brividi e ti fa tremare le ginocchia, quello che ti fa esplodere il cervello  e non ti fa capire più nulla per quella frazione di secondo. Quello che ti fa provare la pura estasi. Quello che ti pora in cielo e ti fa scendere ripidamente ma delicatamente.

Quello che ti da una sensazione di calore, di completezza.
Quello che ti fa senire al sicuro e come se fossi il tesoro più preziso confervato nello scrigno più sicuro.
Era il tipo di amore che è tarmente forte da scuoterti per intero.
Quello che ti prendeva dentro e fuori.

Era il piacere puro.
Quello sano.

Ancora una volta Emmet guardò Regina mentre tutto ciò che la circondava tremava e poi veniva giù ma questa volta anche Regina osservò Emmet.

Il modo in cui la sua mano era sulla sua nuca e in cui le accarezzava la guancia e i capelli. La tenne lì tutto il tempo.
Il modo in cui le baciava il collo e le lasciava segni d’amore sulla pelle.

Guardò le sue pupille dilatarsi, il suo sguardo perderso, il suo petto gonfiarsi, il suo respiro affaticarsi.
Accelerare e poi rallentare e poi accelerare di nuovo per poi fermarsi del tutto e appoggiarre, con l’affanno, la fronte sudata sulla sua spalla altettanto sudata.

Non si sentiva nessun rumore, nessuna voce, se non i loro respiri affaticarsi insieme.
Emmet si appoggiò sul corpo di Regina e in quel momento, su di lei, non pesava niente.
Perché l’adrenalina correva ancora in entrambi i corpi ed erano leggeri.
Leggeri come i loro pensieri e i loro cuori in quel momento.
Che non avevano altro di cui preoccuparsi, se non quell’istante di perfezione e magia pura.

Lei gli portò le mani alla nuca, gli accarezzò pigramente i capelli e gli baciò la guancia, e poi la mandibola.
Lui alzò la testa e la guardò.
Appoggiò la fronte sulla sua e lei si morse il labbro, per contenere il sorriso che stava per invaderle il viso.
Lui fece lo stesso.
Lei chiuse gli occhi e poi lo baciò.

E ricominciarono da capo.
Perché si amavano e non riuscivano a smettere di dirselo.
Di dimostrselo.
Non riuscivano a smettere di amarsi.
Perché era tutto troppo giusto per essere fermato.

E la mattina dopo, quando Emmet si svegliò e vide che Regina era attaccata e lui, con la guancia appoggiata al suo petto e un braccio attorno al suo torso, le accarezzò i capelli e le baciò la fronte.
Lei si svegliò e alzò lo sguardo per guardarlo.

E si guardarono.
Si videro. 

E nessuno dei due scappò.

Si sorrisero e si baciarono.

“Ehy” sussurrò lui. Lei sorrise ancora, chiuse gli occhi per un attimo, perdendosi nelle carezze di lui e poi sospirò il suo saluto.

“Come ti senti?” le chiese.

“Sinceramente?”

Lui annuì, senza mai fermare i suoi gesti d’affetto.

Lei sorrise ancora.

“Mi sento bene” poi continuò “Ho capito cosa significa stare bene e ho capito che lo diciamo senza sapere davvero cosa significhi. Sto bene” affermò guardandolo nei suoi occhi immensi “Sto davvero bene”

Lui l’abbracciò al petto e lei si lasciò stringere dalle sue braccia forti, dove si sentiva al sicuro.


“Emmet?” sussurrò lei.

“Mhmh?” respirò Emmet, senza lasciarla andare. Lei si allontanò quel tanto per bastava per guardarlo. Gli portò una mano al viso e sorrise “Ti andrebbe di venire a cena con me?”

Emmet sgranò gli occhi confuso e sorpreso “Non dovrebbe essere il contrario? Non dovrei chiederlo io a te?”

“Non per forza e poi…tu non l’hai fatto”

“Regina, mi sono appena svegliato, non fare così” lei rise “Non sto facendo nulla. Ti sto solo chiedendo se vuoi uscire a cena con me”

“Mi stai chiedendo un appuntamento?”

Lei roteò gli occhi “Si. Si, ti sto chiedendo un appuntamento. Devo fare una richiesta al presiden-“ Emmet la zittì con un bacio.

“Ehy, io stavo parlando”  Regina mise il broncio e lui rise “Perché usare la bocca per parlare quando possiamo usarla per cose più piacevoli?”

Regina rise “Calmati trigre” gli diede un semplice bacio sulle labbra e poi si girò per scendere dal letto “Devo tornare in ufficio a sistemare i guai che hai fatto tu”

“Ehyyyy non puoi lasciarmi così”

Lei rise “Bhe devo fare una doccia. E anche tu hai bisogno di una doccia e a me non piace sprecare l’acqua quindi magari possiamo risparmiare acqua insieme”

Emmet rise “Bastava dirlo prima” e si alzò correndole dietro. Lei fuggì la lui fu più veloce. La prese in braccio, lei avvolse le gambe attorno alla sua vita e le braccia attorno al suo collo e lo baciò mentre lui portava entrambe in bagno.

“Sei bellissimo” affermò lei “Tipo come il sole” continuò e poi ripetè “Sei semplicemente bellissimo”

Lui rise e la baciò di nuovo “Bhe allora siamo la coppia più bella del mondo se anche io sono bellissimo dato che tu sei probabilmente la donna più bella che abbia mai visto”

“Probabilmente?” Regina alzò il sopracciglio.

Lui rise e la zittì ancora una volta con un bacio “Non te la cavi così facilmente, cowboy” e aggiunse “E poi non mi hai ancora detto se vuoi venire a cena con me stasera”

“Stasera?”

Regina sgranò gli occhi “Oh-Uhm-I-Io-Non lo so. Voglio dire, se ti-ti va e se puoi e-e-“ abbassò lo sguardò, troppo imbarazzata per affrontare i suoi grandi occhi verdi in quel momento.

Emmet le portò l’indice al mento e le alzò di nuovo il viso “Certo che esco a cena con te stasera Gina”

“NON CHIAMARMI GIN-“

“Ma tu smetti mai di parlare?”

“No” rise lei “E credo che tu abbia già capito come farmi smettere”

“Uhm, credo anche io” affermò lui con un sorriso prima di baciarla ancora e ancora e ancora.

Erano diventati una droga, dipendenti dai baci e dai corpi dell’altri.
Cercavano il contatto fisico, in qualsiasi modo e lo fecero sempre.

A partire da quella sera, in cui Emmet non riusciva a non accarezzare lo splendido viso di Regina e in cui Regina non riusciva a giocherellare con le dita di Emmet appoggiata sul tavolo.
Fino a continuare per quello che sarebbe stato il loro presente.
Erano sempre alla ricerca del contatto fisico.

Era la mano di Emmet sulla schiena di Regina ogni volta che lei gli stava accanto.
Era il suo braccio attorno alle spalle della sua bella.
Era la mano di Regina che cercava quella di Emmet.
Era il suo istinto di accarezzargli i capelli mentre lo baciava o appena lo vedeva, prima di baciarlo.
Era il modo naturale in cui appoggiava la testa sulla sua spalla.

E fu il modo in cui Emmet non lasciò mai la mano di Regina mentre le chiedeva di sposarlo.
Furono le loro dita intrecciate durante la cerimonia.
Fu la mano di Emmet sempre sulla pancia di Regina sin dal primo momento in cui lei gli disse che era  incinta.
Era il cercare inconsciamente l’abbraccio di Emmet durante la notte, anche quando era vicina al parto e grande come una boa.
Erano gli incessanti schiaffi sulla spalla che Regina dava ad Emmet.
Erano i baciamano.
Erano gli abbracci e i baci sulla spalla mentre lei cucinava o mentre lui faceva il caffè al mattino.
Fu la schiena di Regina contro il petto di Emmet mentre partoriva.
Furono le loro braccia che insieme tennero per la prima volta in braccio la loro bambina.

Ma ancora di più di tutti, furono gli sguardi.
Perché quando si guardavano negli occhi, erano vicini il più possibile. Quando si guardavano negli occhi non potevano essere più vicini di così.
Si fondevano.
Diventavano una sola cosa.
Si univano e tra loro non c’era distanza.

E pensare che tutto era cominciato perché Regina aveva sogato di andare a letto con Emmet…

Quel sogno l’aveva portata a realizzare il più grande desidero che potesse avvere:

essere felice.

Erano felici.

E si, quando la loro bambina le avesse chiesto “Mamma, papà, come vi siete innamorati? Raccontantemi la vostra storia” loro non avrebbero cambiato nulla, perché era perfetta. Era come doveva essere.
Era bizzarra e insolita e assurda.
Ma era magica e solo loro potevano sapere quanto quello scambio di corpi li avesse cambiati.
Quanto profondamente li avesse trasformati. Per sempre.

Quanto li avesse migliorati e resi più felici.

E ad ogni “Ti amo” detto, l’altro rispondeva con un sorriso, una bacio e un “Ti amo anche io”.
Ed era perfetto.
Talmente perfetto che Emmet si era trovato a svegliare Regina nel cuore della notte dagli incubi che tutto quello che erano potesse finire e potesse venirle strappato via prima che lei potesse combattere.
E lui la prendeva tra le sue braccia, le diceva che era solo un brutto sogno, che lui era lì e ci sarebbe sempre stato. Lei respirava di nuovo tranquillamente, chiudeva gli occhi, si tranquillizzava e gli prendeva la mano e tenendola stretta nella sua si addormentava di nuovo.

Sognare Emmet quella notte fu decisamente la cosa più bella che potesse capitare ad entrambi.






Okaaayyyyy vi spiego questo capitolone enorme.
Non so come si uscito, non so da dove sia uscito. Ma eccoo qui. Sapevo sarebbe stato lungo ma non credevo che sarebbe uscito COSI’ lungo.
Il punto è: ci ho avrò messo una settimana o dieci giorni per scriverlo e non ricordo una ceppa di ciò che ho scritto all’inizio e non so se lo sapete( e se non lo sapevate ora invece lo sapete) io non rileggo mai quello che scrivo quindi non so cosa sia successo e cosa ci sia scritto ma mi scuso se è venuto un completo disastro, se ci sono errori, ripetizioni e incongruenze.
Mi dispiace per averlo fatto così lungo, ma non mi andava di dividerlo.
E’ stato stancante e difficile, ma allo stesso tempo bellissimo.
Mi sono divertita e più mi avvicinavo alla fine più non vedevo l’ora di finire ma quando sono arrivata alla fine mi sono resa conto che avrei voluto scrivere ancora e ancora.
Dell’appuntamento e del loro futuro.
Spero di non avervi delusi.
E se l’ho fatto, mi dispiace ma almeno ci ho provato.
Scusatemi anche per gli aggiornamenti che avvengono una volta ogni cento anni ma bhe…non saprei come giustificare la cosa se non con il fatto che devo aspettare di avere ispirazione e voglia.

Niente, tutto qui.
Spero vi sia piaciuto.

Alla prossima (che spero sia presto)

Vi voglio bene xoxo.

PS: ci sono cose totalmente nuove per me. Che non ho mai scritto prima e non so come me la sono cavata.



 
  
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