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Autore: WibblyVale    05/08/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi osservava Naruto allenarsi per migliorare il suo Rasengan, mentre Tenzo circondato da statue di legno aspettava che il peggio si palesasse e che il Jinchuriki si lasciasse sopraffare dal mostro che lo possedeva. Erano passati alcune settimane da quando aveva incontrato Obito e fatto domande in maniera forse troppo aggressiva a Kenta. Da allora, aveva tentato di contattare la squadra disertrice della Kumori, ma nessuno aveva risposto alla sua chiamata, aveva persino cercato informazioni su Itachi, ma anche di lui pareva essersi persa ogni traccia.
Tsunade gli aveva ricordato che aveva dei doveri nei confronti dei suoi allievi e il massimo che poteva fare in quel momento era occuparsi di loro, in particolare di Naruto, che sembrava apprendere sempre più in fretta ciò che era necessario per migliorarsi. Nel frattempo Jiraiya avrebbe fatto ricerche sull’attuale posizione di Orochimaru. Shiori non sarebbe stata abbandonata al suo destino.
Il Copia-ninja non aveva rivelato a nessuno ciò che Obito gli aveva detto riguardo al figlio di Shiori, soprattutto perché nessuno sapeva che lei avesse un figlio. Non poteva ancora credere che quel bambino fosse suo, ma allo stesso tempo il seme del dubbio era stato impiantato in lui.
Naruto stramazzò a terra, allontanandolo dai suoi pensieri. Corse verso il ragazzo e lo aiutò a rialzarsi in piedi, mentre le sue copie sparivano in una nuvola di fumo.
“Complimenti, Naruto. Te la stai cavando alla grande.” Lo incoraggiò.
“Grazie sensei. Capitano Yamato, tutto bene?” chiese poi rivolgendosi a Tenzo che, a causa delle lunghe ore che aveva passato nella stessa posizione, si sentiva indolenzito.
“Si, certo. Sono solo un po’ rattrappito.” Kakashi poteva vedere benissimo la preoccupazione negli occhi del proprio amico, che era un riflesso della sua.
“Sapete che vi dico? Che ci meritiamo un po’ di riposo. Tutti quanti.” Naruto, allora, optò per raggiungere Sakura e Sai e convincerli a fare un bel pranzetto da Ichiraku, lasciando i due jonin da soli.
“Jiraiya ti ha detto qualcosa di nuovo?” Kakashi scosse la testa alla domanda dell’amico. “Shikamaru ha ragione, starà sicuramente bene. A proposito dov’è andato?”
“Lui e la sua squadra stanno cercando due membri dell’Akatsuki” spiegò il Copia-ninja. “Sembra che abbiano ucciso un vecchio compagno di Asuma dei Dodici Guardiani.”
“Cazzo!”
“Le cose mi sembrano sempre più andare verso il baratro.” Tenzo sospirò, quasi a conferma dell’affermazione dell’amico.
“Kakashi, la troveremo.”
“Se le fa del male io …” Strinse i pugni. Avrebbe ucciso Orochimaru con le sue mani.
In quel momento arrivò Shizune. Passava spesso di lì, ed era l’unica che riusciva a rimettere un briciolo di speranza dentro il ninja dell’Arte del Legno. Tenzo che ormai non nascondeva più la loro relazione, almeno non a Kakashi, la strinse tra le braccia e la baciò.
“Ho visto Naruto correre da Teuchi. Non ho mai visto nessuno provare così tanto amore per il ramen.” Ridacchiò.
Il Copia-ninja le fece eco.
“Immagino tu abbia il pomeriggio libero.” Disse poi rivolta a Tenzo, che guardò il suo amico con un misto di speranza e senso di colpa.
“Si, ce l’ha. Ti prego toglimelo dai piedi.” Rispose con forzata allegria.
Il capitano Yamato sembrò voler dire qualcosa, ma poi si rivolse alla mora. “Hai in mente qualcosa?”
“Che ne dici di un bel pranzetto nel nuovo ristorante in centro?”
Lui le posò una mano attorno ai fianchi e acconsentì allegramente. Così la coppia salutò Kakashi e se ne andò via, fermandosi ogni tanto per scambiarsi qualche bacio appassionato. Il Copia-ninja li guardò allontanarsi con un misto di felicità per loro e gelosia. Una volta anche lui aveva una cosa del genere, poi gli era stata portata via.
Fu quindi di malumore che si accinse a tornare a casa, dove si fiondò sotto la doccia sperando che l’acqua lavasse via molto del dolore che aveva accumulato in quegli anni, ma fallendo come al solito nel proprio intento. Non seppe quanto stette sotto l’acqua calda, quando uscì si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi deciso a dirigersi nella propria camera, quando sentì bussare alla porta.
Deviò, quindi, per l’ingresso e aprì al proprio ospite. Yuri aveva indosso un paio di pantaloncini corti di jeans e una maglietta rosa che le lasciava scoperto il ventre piatto. L’espressione sul volto della donna era dura. Senza dire una parola entrò in casa e Kakashi fu costretto a seguirla fin nel piccolo salotto, dove prese posto sul divano a braccia conserte.
“Non ti sei fatto vedere, credevo stessi male.” I suoi occhi vagarono sul suo corpo coperto solo da un esile asciugamano, indugiando su ogni muscolo scoperto. “Direi che mi sbagliavo.”
Il Copia-ninja distinse una nota di biasimo nella voce della donna.
“Non ho mai detto che sarei venuto. Non sono tenuto a raccontarti ogni mia singola mossa.”
Yuri arrossì, Kakashi si ritrovò a notare come solo le sue guance cambiassero colore, mentre in Shiori tutto il viso andava in fiamme. Yuri era così aggraziata anche in quell’azione non controllata, mentre nell’altra donna le emozioni bruciavano rivelandosi in maniera così evidente.
“No, non lo sei, ma …”
“Niente ma. Senti, penso che tu abbia capito male questa cosa tra di noi, dico davvero.” Stava per fare soffrire quella donna, sul serio? Era stata un piacevole svago, ma lui aveva altre cose per la testa, lui poteva avere un figlio, o forse no, la donna che amava poteva essere in pericolo di vita e … “È stato divertente, ma credo che se continuiamo così la cosa perderà la sua attrattiva e beh a quel punto diventerebbe solo noiosa.”
Yuri rimase lì seduta con le braccia incrociate. “Capisco. Non so cosa ti abbia fatto cambiare idea, ma va bene. Non ero qui per chiederti di sposarmi o cose del genere, sono solo un essere umano, e mi chiedevo se stessi bene.” Spiegò la donna impassibile. “L’educazione e un po’ di considerazione per gli altri non ha mai fatto del male a nessuno. Ma se questa cosa ti crea troppi problemi, peccato. Ti ricordo che sei tu che avevi detto che potevamo prendere la cosa come un gioco e io ho accettato. Ora sei tu che la fai più grande di quel che è.” Senza aggiungere nient’altro si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
Il Copia-ninja rimase a sentire in silenzio i passi della donna che si allontanavano. Non era suo diritto spassarsela mentre chi amava soffriva, ma c’era qualcosa dentro di lui, una rabbia, una confusione, che necessitavano di essere sopite, di essere messe a tacere perché lui fosse in grado di affrontare le prove che lo aspettavano.
Senza nemmeno accorgersene aveva raggiunto Yuri e la teneva stretta per un braccio. La donna si voltò verso di lui. Lui le prese il volto fra le mani e la baciò con passione. “Aiutami a dimenticare.”
 
Shikamaru non sapeva come era riuscito a seminare Ino e Choji. Sapeva di essere un egoista e che loro avevano bisogno di lui più che mai, ma … si sentiva cadere in pezzi, si sentiva come se l’aria gli fosse stata portata via dai polmoni e ogni respiro fosse più difficile, quasi impossibile. La rabbia dentro di lui sormontava il dolore che avrebbe dovuto sentire per la perdita del suo maestro … Perdita che strana parola. Come se l’avesse lasciato da qualche parte e non sapesse più dove. Da una parte, aveva senso, lui non sapeva dove una parte di Asuma fosse finita, ma l’altra … il suo corpo immobile, privo di vita era negli uffici dei medici legali.
Tsunade aveva ascoltato il loro resoconto e aveva tentato di consolarli. E come? Era possibile trovare consolazione per una cosa del genere? Era stato completamente diverso da quando aveva perso Shiori. A quello, lui, non ci aveva mai creduto, ma come poteva non credere a un cuore che smetteva di battere, a dei polmoni che avevano smesso di incamerare aria.
In silenzio, dopotutto era prima mattina, aprì la porta di casa di Kakashi e si mise a preparare il tè. Sapeva che quando l’avesse sentito l’avrebbe raggiunto immediatamente. Fare gesti così ordinari non gli procurava alcun sollievo, anzi acuiva la consapevolezza che Asuma non li avrebbe più potuti fare. Non avrebbe nemmeno più potuto veder crescere quella piccola creatura che stava nel ventre della sua compagna.
Sentì le lacrime far capolino, ma subito le ricacciò indietro. A cosa gli serviva piangere? Chi avrebbe aiutato? Di certo non Asuma, di certo non sé stesso che doveva trovare la forza per vendicarsi di quel pezzo di merda che aveva ucciso un uomo buono, il suo maestro, l’unico che ...
“Shikamaru!” bofonchiò Kakashi sorpreso, sfregandosi gli occhi. “Che succede?” Il jonin parve notare una certa tensione nei movimenti del ragazzo.
Quando il chunin si voltò vide un’espressione che avrebbe preferito non vedere mai sul suo volto, un’espressione che aveva visto sul proprio troppe volte.
“Chi?” si limitò a chiedere, ma credendo di sapere già la risposta. Il ragazzo non sarebbe andato da lui a chiedere aiuto se fosse stato qualcun altro perché avrebbe avuto da chi andare.
“Asuma-sensei.”
Per quanto se l’aspettasse, Kakashi sentì una fitta al cuore nel ricevere la notizia. Allungò una mano verso una sedia e si sedette, portando la testa tra le mani, cercando di trovare le forze per consolare il ragazzo, perché lui era l’adulto e doveva essere il suo sostegno.
“Come?” domandò.
“Hidan. Lui … ha un potere … io … non ho potuto fare niente. Kakashi … Io …”
Il Copia-ninja pose le mani sulle spalle del ragazzo.
“NON … È … COLPA … TUA!” sottolineò con decisione.
“Perché mi sento come se lo fosse?”
“Perché tu eri lì. Perché ti chiedi se avresti potuto fare di più. Perché sei intelligente e ti chiedi a cosa serve essere così svegli se poi non puoi salvare chi ami.”
“Voglio ucciderlo.” Ringhiò. Non aveva mai provato un odio così forte e questo lo spaventava.
In quel momento dei passi li interruppero. Yuri apparve sulla porta della cucina con indosso una camicia di Kakashi.
“Ehi dove sei fin …” Si bloccò non appena vide il ragazzo. “Shiakamaru!” esclamò. “Ti senti bene?” La donna aveva notato l’espressione sconvolta sulla sua faccia.
Il Nara ci mise qualche secondo a capire ciò che stava accadendo. Quando lo realizzò, allontanò da sé il Copia-ninja con stizza e si diresse verso l’uscita.
“Si, benissimo.”
“Shika! Aspetta!” gridò Kakashi.
“Conosco la strada.” Ribatté secco, sbattendosi la porta alle spalle.
Il Copia-ninja avrebbe voluto urlare. Non poteva lasciarlo andare in quelle condizioni, con desideri di vendetta così forti dentro di sé. Doveva aiutarlo a superare quella cosa, lui c’era già passato dopotutto.
Ignorando la donna che ora gli chiedeva cosa stesse accadendo, corse nella propria stanza e prese a vestirsi.
“Dove stai andando?”
“Chiudi a chiave quando esci.” Si limitò a rispondere e si lanciò alla ricerca del chunin.
Corse per le strade seguendo l’odore del giovane Nara che lo portarono alla sua porta di casa. Lo vide dalla finestra parlare con il padre, poi uscire, probabilmente per una partita agli shogi che avrebbe dovuto aiutarlo ad affrontare quel dolore. Non passò molto quando sentì Shikamaru gridare la sua rabbia e il suo dolore. Fu a quel punto che entrò, accolto da una Yoshino in lacrime.
“È nella riserva.” Lo informò e senza aggiungere altro il Copia-ninja vi si diresse.
 
Shikamaru si rigirò l’accendino del suo sensei tra le mani, mentre teneva la sua sigaretta in bocca. L’accese e ne tirò una boccata, provocando una reazione di rigetto da parte dei propri polmoni e cominciando a tossire. Ciò, però, non gli impedì di continuare, era l’unico modo per sentirlo ancora vicino.
Il giovane chunin non riusciva a trattenere quella furia dentro di sé, provocata dal dolore. Sembrava che nessuno capisse, o meglio che nessuno volesse lasciarlo libero di provare quelle sensazioni in santa pace. Aprì la pergamena che aveva tra le mani e fece quei gesti ormai così usuali per lui. Riversò il suo sangue su quel pezzo di carta più di una volta, ma non ricevette alcuna risposta.
Un ringhio di frustrazione uscì dalle sue labbra, che spaventò alcuni dei cervi attorno a lui, facendoli scappare. Fu in quel momento che sentì dei passi avvicinarsi.
“Io con te non ci parlo.” Informò l’uomo dietro di sé.
“Shikamaru, io so cosa provi.”
Il ragazzo si voltò, il suo viso era una maschera di rabbia e dolore. Buttò la sigaretta, ormai verso la fine, a terra e la schiacciò con un piede.
“Sai cosa provo? Tutti credete di saperlo, non è vero? Ho ricevuto una notizia sconfortante dietro l’altra negli ultimi mesi, il mio maestro mi è morto tra le braccia e tu credi di sapere cosa provo? TU! Tu che apparentemente hai deciso di fregartene di chiunque ti circonda, del fatto che lei sia in pericolo, perché hai trovato qualcuno con cui sollazzarti!”
Kakashi fece un passo avanti. “Io … non l’ho dimenticata, nemmeno per un secondo.”
“Tu la stai tradendo!”
Il Copia-ninja perse la calma. “E lei ha tradito me!” Chiuse gli occhi, cercando di riprendere la calma. “Nessuno ha tradito nessuno, cazzo. Sono anni che non esiste più un NOI.”
Shikamaru si sedette a terra a braccia incrociate e Kakashi gli si pose accanto.
“Shika, so cosa provi in questo momento. Io … Quando Minato-sensei morì io non ero lì, mi sono lasciato convincere che era meglio restare in disparte, che noi eravamo il futuro da proteggere. Come credi che mi sia sentito dopo? Credo fermamente, forse per presunzione, o chissà magari ho ponderato tutte le carte in tavola con attenzione, che la mia presenza lì avrebbe cambiato le cose, ma non c’ero. Quell’uomo ha creduto in me anche quando chiunque altro avrebbe rinunciato, quell’uomo mi ha fatto da padre, da fratello e da maestro e io … io non ero lì quando aveva più bisogno di me. Ho desiderato uccidere l’uomo che gli ha fatto questo per molto tempo, lo desidero tutt’ora in un certo senso. Avrei voluto strappare il mostro da dentro Naruto per poterlo affrontare, perché era stato quel demone a dargli il colpo finale, ma avrei fatto del male al bambino e rinunciai. Poi, un giorno il dolore si è trasformato in qualcosa di produttivo, nel voler migliorare questo paese, nel voler migliorare me stesso. Non dico che ci sarei mai riuscito da solo. Ma Shikamaru … tu hai un grande vantaggio su di me. Non sei per niente solo. Hai molte persone che ti vogliono bene e che ti vogliono proteggere. I tuoi compagni hanno bisogno di te e tu di loro. Io … io sarò sempre in quel buco di casa ad aspettarti …”
Shikamaru rimase in silenzio, poi si coprì gli occhi con le mani. “Lui … lui è morto per me … per tutti noi … come posso convivere con questo?”
“Asuma … Lui se fosse qui ti direbbe che … che ci sono cose per cui vale la pena morire. Voi tre eravate la luce dei suoi occhi, il suo orgoglio.” Kakashi si passò una mano tra i capelli. Anche per lui era dura, aveva appena perso una dei suoi amici di più lunga data. “Ricordo come si illuminava quando parlava della bontà del cuore di Choji, dell’intraprendenza di Ino, del tuo spiccato senso del gruppo e affetto per i tuoi compagni.” Shikamaru lo guardò confuso. “No, non parlava della tua intelligenza. Quella è ormai sotto gli occhi di tutti, piccolo presuntuoso.” Gli disse sorridendo. “Parlava di come osservassi le mosse dei tuoi amici, di come fossi tu silenziosamente a indicare loro una certa via da intraprendere quando sembravano persi. Vi voleva un gran bene.”
Incerto e con un malcelato imbarazzo, il Copia-ninja passò una mano sulle spalle del giovane.
“Grazie, Kakashi.”
Il Copia-ninja sapeva che ciò non aveva di certo sopito il desiderio di vendetta del ragazzo. Per questo si preparò a fare la sua proposta.
“Domani mattina presto partiamo. Andiamo alla ricerca di Hidan e Kakuzu e ci occupiamo di loro.”
“Cosa?” chiese Shikamaru sorpreso.
“Io ho perso un amico, tu un maestro. Tu vuoi vendicarti, ma non posso permetterti di farti ammazzare. Disonorerei lui se te lo lasciassi fare. Quindi ti aiuterò cosicché tu possa tornare a casa sano e salvo. Che ne dici? Vieni con me?” chiese.
“Verrò con te.” Accettò il giovane.
“Verremo tutti con te.” Dissero due voci in coro tra gli alberi. Choji teneva una mano sulla spalla di Ino, che ancora aveva le lacrime agli occhi. Gli occhi di entrambi erano rossi per il pianto.
“No, voi non venite.” Si limitò a dire Shikamaru.
“Kakashi puoi lasciarci soli?” chiese Choji, vedendo che l’amica non si sarebbe trattenuta per molto.
“Vi aspetto alle porte del villaggio domani mattina.” Li informò il Copia-ninja, che sarebbe immediatamente andato a parlare con Tenzo e Naruto che sicuramente lo aspettavano sul campo di allenamento.
Quando fu abbastanza lontano Ino sbottò, si lanciò sul proprio amico e cominciò a prenderlo a pugni sul petto.
“Sei un egoista, uno stronzo, credi di essere l’unico a soffrire, razza di imbecille? Ci hai lasciato lì, a cercarti, senza sapere che cazzo stessi facendo, quali fossero i tuoi pensieri! Abbiamo perso una persona importante, tutti quanti e tu … ‘Fanculo! E ora credi di essere l’unico con il diritto di vendicarsi? Perché? Perché ti credi più sveglio di me o di Choji? Perché credi di essere l’unico che avrebbe potuto fermare questo schifo? Razza di egoista di merda, credi sul serio che farti ammazzare risolverebbe la cosa? Credi che farebbe stare meglio noi! Imbecille!” Ino non era mai stata così scurrile, credeva che non si addicesse ad una signora. Ora continuava a prenderlo a pugni ringhiando, mentre Choji guardava in silenzio la scena, ma era sempre pronto ad intervenire nel caso le cose fossero peggiorate.
Shikamaru dal canto suo sapeva di meritarsi quelle grida e quegli insulti. Guardava la sua amica tra le lacrime con sguardo impassibile, ma dentro di sé non sentiva altro che dolore e rabbia, perché odiava vederli in quello stato. Choji, là in fondo, con le sue lacrime silenziose, Ino, davanti a lui, con la sua rabbia, che tentava di vedere se era possibile spaventare il dolore con le proprie urla fino a farlo sparire.
I colpi della ragazza si fecero più sconnessi, sempre più lenti fino a che non si fermarono del tutto. Lei rimase lì, indifesa, incapace di fare qualsiasi altra cosa se non singhiozzare. Shikamaru allungò una mano verso di lei, ma Ino la scostò con stizza.
“Mi … mi dispiace.” Disse rivolto ad entrambi. “È solo che mi sento così in colpa, ho paura che quello che è successo si ripeta, che stavolta possa essere uno di voi. Io … non voglio perdervi.”
La giovane Yamanaka si gettò tra le braccia dell’amico, che la strinse forte, mentre Choji si avvicinava a loro.
“E noi non vogliamo perdere te.” Spiegò il castano, cingendo entrambi con le sue braccia. “Per questo non ti lasceremo affrontare questa cosa da solo.”
“Lo faremo insieme.” Disse determinata Ino, la sua voce era attutita dal corpo del Nara.
“Insieme.” Sussurrò Shikamaru.
“Insieme” ripeté Choji stringendoli ancora più forte.
 
Kakashi trovò difficile convincere Naruto a continuare gli allenamenti e starsene in disparte, ma dopo una lunga chiacchierata riuscì nel suo intento. Lui e il team dieci sarebbero partiti la mattina dopo, questo gli dava il tempo per fare una cosa che riteneva essenziale.
Bussò alla porta della casa in cui più volte era stato invitato, ma non aveva avuto la forza di andare. Questo perché invidiava ciò che lì dentro si stava creando. La relazione di Asuma e Kurenai per un certo periodo era andata di pari passo con quella sua e di Shiori, e sotto un certo punto di vista sentiva che il loro successo metteva in evidenza il suo totale fallimento.
Kurenai aprì la porta con gli occhi gonfi di lacrime e un fazzoletto stretto tra le mani. La donna era appena riuscita a restare sola, dopo che i suoi allievi se ne furono andati, e credeva fosse Hinata tornata per l’ennesima volta a consolarla. Rimase sorpresa nel vedere il Copia-ninja alla sua porta.
Kakashi sapeva che sarebbe stato inutile parlare, dirle quanto gli dispiaceva, che con il tempo quel dolore si sarebbe affievolito, che l’avrebbe superata: ne doveva già aver sentite a milioni di frasi del genere, e per molto tempo ne avrebbe sentite ancora. La portò a sé è l’abbracciò, e lei si profuse in un nuovo pianto.
In quel momento il Copia-ninja avrebbe voluto che Shiori fosse lì, lei avrebbe saputo dire le cose giuste. Niente di banale, ma ciò di cui lei aveva bisogno.
“Come farò, Kakashi? Senza di lui … io …”
Il Copia-ninja la portò dentro e l’aiuto a sedersi sul divano, mettendosi poi accanto a lei. Kurenai non si staccava da lui, ora nascondeva il viso sulla sua spalla continuando a piangere.
“Abbiamo … abbiamo passato lontani così tanto tempo … Abbiamo perso così tanto tempo … Già allora non riuscivo ad immaginare come sarebbe stato se …”
Kakashi le accarezzò dolcemente i capelli. “Ce la farai, Kurenai. Sei forte.”
“Sono stanca di essere forte.”
“Allora saremo noi forti per te.” Lei alzò la testa finalmente guardandolo negli occhi. Kakashi le sorrise dolcemente. “Tutti noi ti saremo accanto. È una magra consolazione, ma …”
La donna tirò su con il naso.
“Tu come hai fatto? A superare la morte di Shiori?”
Il jonin chiuse gli occhi. Ciò che era accaduto a lui non era lontanamente doloroso come quello che era accaduto a lei. Sarebbe stato un insulto consigliarla. Ma cos’altro poteva fare?
“Non sta a me consigliare su queste cose …”
“Ti prego.”
“Affidati a lui”, la consigliò indicando la pancia. “Vivi per lui.”
La donna annuì, quello sarebbe stata in grado di farlo.
“Stai andando in missione?” Il Copia-ninja annuì. “Vorrei venire anche io ma …” Si passò una mano sul ventre.
“Li prenderò.” Promise lui. “Li prenderò e …”
Lei si lanciò tra le sue braccia. “Grazie, so che non è facile per te fare queste cose.”
“Sei un’amica e Asuma era un amico … Se avrai bisogno di me, per qualunque cosa io ci sarò.”
Kurenai si addormentò accanto a lui solo a notte fonda. Quindi dopo averla portata a letto, Kakashi uscì e andò a prendere il necessario per la missione dal suo appartamento.
Quando arrivò alle porte del villaggio, i membri del team dieci lo stavano già aspettando. C’era anche Tsunade che li rimproverava per il loro gesto sconsiderato. Il Copia-ninja la convinse a lasciarli andare, lui avrebbe badato a loro.
L’Hokage accettò. Shikamaru tirò una boccata di fumo e guardò i suoi compagni negli occhi.
“Andiamo?” chiese.
Gli altri quattro membri del team annuirono. Erano determinati e pronti, loro quattro avrebbero vendicato Asuma.
 
  
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