Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 1.887 (Fidipù)
Note: E, con questo capitolo, siamo arrivati a metà storia: sì,
questa fanfiction ha "solo" 10 capitoli (e non mi ricordo se lo avevo già
detto). Detto questo, spero che qualcuno colga un certo riferimento
all'interno del capitolo e...
Beh, niente. Dato che sto letteralmente dormendo in piedi, passo subito ai
ringraziamenti senza perdermi in chiacchiere senza senso (e posso arrivare
a dire cose veramente assurde, se mi ci metto).
Grazie a tutti voi che leggete silenziosamente questa mia storia, grazie a
voi che commentate qui e su FB, grazie a chi inserisce questa storia in
una delle sue liste.
Grazie a tutti voi!
Mikko
sospirò, scendendo le scale dell’abitazione e ascoltando la voce
singhiozzante della madre mentre mormorava qualcosa al loro ospite; con
passo pesante fece gli ultimi scalini ed entrò nella sala ove la sua
famiglia era solita riunirsi per mangiare, posando lo sguardo sul suo
promesso e, poi, sulla donna con lui: «Mikko…» mormorò Abba, alzandosi in
piedi e fissandola negli occhi.
La madre di Mikko seguì lo sguardo dell’uomo, stringendo poi la veste
gialla del Gran Sacerdote: «Falla ragionare, Abba. Falle capire lo sbaglio
che ha fatto.»
L’uomo le sorrise, liberando delicatamente la stoffa dalla stretta: «Ci
penso io, Gaama.» le mormorò, scortandola fuori dalla stanza e
osservandola, mentre raggiungeva il marito e i figli più piccoli.
«Io…»
«Se volevi essere libera da questo legame, Mikko. Avevi solo da
chiedermelo…» mormorò Abba, voltandosi verso di lei e fissandola: «Avrei
rotto la promessa di matrimonio.»
«Mi dispiace, ma…»
«Hai una minima idea di ciò in cui ti sei infilata?» le domandò Abba,
scuotendo il capo e sedendosi al tavolo, prendendosi la testa fra le mani:
«Non sarete soldati o diplomatici che andranno in terra di Routo, coloro
che si sono offerti saranno cambiati in profondo e…»
«Lo so. Wayzz mi ha accennato qualcosa.»
«Wayzz?»
«L’allievo di Gyrro.»
«Lo fai per lui, Mikko?» le domandò Abba, alzando la testa e fissandola
nuovamente negli occhi: «Per caso sei innamorata di lui?»
«Cosa? No!» esclamò la ragazza, sedendosi anche lei e prendendo le mani
del Gran Sacerdote fra le sue: «Io avevo accettato il nostro matrimonio,
ma mentre Wayzz mi ha parlato del piano di Gyrro, di questi volontari che
gli servivano, ho sentito qualcosa scattare dentro di me e…»
«E hai trovato il modo di sfuggire a un matrimonio che non volevi.»
«Sì, anche questo. Ma quando mi sono alzata e ho dichiarato di offrirmi
come volontaria, ho sentito qualcosa dentro di me…» mormorò la ragazza,
portandosi una mano al cuore: «Ed io…»
Abba annuì, sorridendole dolcemente e allungando una mano, scostandole un
ciuffo di capelli biondi: «Saresti stata una moglie meravigliosa.»
mormorò, sospirando e portandosi una mano alla veste, tirando fuori un
piccolo involucro: «Questo avrei voluto regalartelo il giorno del nostro
matrimonio.» Mikko annuì, aprendo i lembi della stoffa e osservando il
pettinino in osso: «E’ un’ape. In onore della nostra dea.»
«Io…»
«Non devi dire niente, Mikko.»
«Io lo terrò con cura.» mormorò la ragazza, abbozzando un sorriso: «Che la
Dea Ape ti doni una moglie che ti meriti e ti ami, Abba.»
«L’unica moglie che avrei voluto è seduta davanti a me.» dichiarò l’uomo,
alzandosi in piedi: «Ma non posso mettermi contro il volere della nostra
Dea, sono certa che è stata lei a chiamarti e, come Gran Sacerdote, ti
renderò sempre onore, Mikko dell’Ape.»
Wayzz si massaggiò il setto nasale, osservando il ragazzo davanti a lui:
«Flaffy…» iniziò, inspirando profondamente e raccogliendo tutta la
pazienza che aveva: «Ti ho già detto di no. Sei troppo giovane e non
voglio che tua zia…»
«Ignora mia zia! Io voglio essere il volontario per la mia tribù!» esclamò
il giovane, balzando in piedi e agitando una mano come se tenesse una
spada e stesse affrontando dei nemici: «Lo sento! E’ così che inizierà il
mio viaggio di avventuriero!»
«Cosa?»
«Sì! Come nella novella che ha raccontato il cantastorie l’altra sera alla
taverna! Sai quella dove ci sta questo tizio che parte per una guerra e
poi inizia un viaggio lunghissimo, nel mentre la moglie…»
«Mi stai dicendo che vuoi offrirti come volontario per questo?»
«Sì.»
«Flaffy, torna a casa.» dichiarò Wayzz, alzandosi in piedi e afferrando il
giovane per le spalle, trascinandolo verso la porta.
«Wayzz, andiamo! Non hai volontari per la mia tribù…»
«Vai a casa, Flaffy!»
Nooroo inspirò il profumo delicato dei fiori, cercando di ignorare la
madre che si muoveva agitata per la stanza: «Sono certa che Gyrro ha
convinto Wayzz a fare quella mossa.» decretò Zayrr, fermandosi in mezzo
alla stanza e scuotendo la testa bionda: «Di certo ha fatto così, in
questo modo il popolo chiederà che anche il prossimo anno venga assegnato
a lui il comando…»
«Madre, sapete bene com’è fatto Wayzz. Sicuramente ha capito che era il
suo dovere…» mormorò Nooroo, osservando la donna alzare lo sguardo verso
di lui e fissarlo con interesse: «Oltretutto, non si può impedire il
cambio di potere. E’ contro la legge dei Sette Dei.»
«Nooroo.»
«Sì, madre?»
«Tu sarai il candidato della nostra tribù.»
Il giovane aprì la bocca, allungando una mano verso la donna e sbattendo
le palpebre: «Madre, ma…»
«Se Gyrro è capace di sacrificare il suo allievo adorato, io posso farlo
con mio figlio.» continuò Zayrr, sorridendo al figlio e posando le mani
sulle spalle del giovane: «Lo farai per me, vero? Vero, Nooroo? Diventerai
il volontario della Farfalla. Farai contenta la tua mamma, sì?»
«Madre…»
«Nooroo, la mamma potrebbe arrabbiarsi se non farai come ti dirà.»
Il ragazzo aprì la bocca, sentendo un peso gravargli sul cuore: cosa
poteva dire? Non ci sarebbe stata nessuna parola che le avrebbe fatto
cambiare idea e, se così aveva deciso, così sarebbe dovuta andare: «Sì,
madre.» mormorò, chinando il capo e sentendosi schiacciare dal peso di
quella decisione.
«Ho saputo che Flaffy è venuto anche oggi.» decretò Gyrro, entrando nello
studio del suo allievo e osservando il giovane: «Ho appena ricevuto una
missiva da Zayrr: era felice di informarmi che suo figlio si è offerto
come volontario per la tribù della Farfalla.»
«Nooroo?»
«Sì.» dichiarò l’uomo, scostando una sedia dal tavolino e accomodandosi:
«Mi chiedo di chi sia questa decisione: se di quel povero ragazzo,
sottomesso alla madre, o di Zayrr che cerca di promuovere la sua immagine
con il popolo di Daitya? Cosa c’è di più toccante di una madre che
sacrifica il proprio figlio per il bene maggiore?»
«Maestro…»
«Alle volte mi chiedo se tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo
adesso, non sia una maledizione per l’arroganza dei nostri antenati.»
mormorò Gyrro, battendo poi una mano sul ginocchio e sorridendo al
giovane: «Purtroppo, non so se ci saremo entrambi per il tuo prossimo
compleanno e, quindi, ho pensato di darti il mio regalo adesso.» dichiarò,
posando sul tavolo un bracciale di corda con una pietra verde, dalla forma
imprecisata, al centro: «Ho provato a intagliare una tartaruga, ma…»
«Voi siete negato con i lavori manuali, maestro.» dichiarò Wayzz,
prendendo il monile e sfiorandolo con i polpastrelli: «Grazie, maestro. E’
un regalo bellissimo.»
Tikki si strinse nello scialle, osservando la luna piena che dominava il
cielo notturno: «Perché ho accettato?» borbottò fra sé, tirando su la
gonna e marciando spedita per il sentiero sconnesso, fermandosi poi quando
stava quasi per cadere per colpa di una radice: «Sono un’idiota. Potevo
rimanere in casa e…»
«E perderti questo spettacolo?» domandò la voce divertita di Plagg, mentre
il ragazzo sbucava dalle ombre del sentiero, con lo sguardo fisso su di
lei: «Anche se tu sei una commedia molto interessante. Quante volte sei
quasi caduta?»
«Da quanto mi spii?»
«Da un po’.» dichiarò il giovane, prendendole la mano e attirandola verso
di sé: «Siamo soli, Tikki.»
La ragazza sbuffò, tirando via la mano da quelle del ragazzo e
superandolo: «Cosa volevi dirmi?» domandò, continuando la sua passeggiata
fra le ombre del sentiero che portava al lago.
Plagg rise ad alta voce, raggiungendola velocemente e camminando al suo
fianco: «Ogni tanto mi ricordi alcune gattine che vengono al tempio: prima
si strusciano contro le gambe e miagolano, quasi in cerca di coccole, ma
come ti chini per carezzarle scappano via oppure, nel peggiore dei casi,
soffiano e allungano una zampa per graffiarti.»
«Ti ricordo un gatto?»
«Una micetta sì.» dichiarò Plagg, parandosi davanti a lei e prendendole
una mano fra le sue portandosela alle labbra e baciando riverente le
nocche: «Una micetta che ha il fuoco dentro di sé e sarebbe capace di
bruciare tutto ciò che ha intorno.»
«Dovrebbe essere un complimento?»
«Mi piace il fuoco.» sentenziò il giovane, facendo scivolare lo sguardo
verde sulla luna: «Ricorda una forma di formaggio, non è vero?»
«Plagg, perché mi hai fatto venire qua fuori?» domandò la ragazza,
osservando le labbra del suo compagno piegarsi in un sorriso che
prometteva qualcosa di incredibilmente seducente e pericoloso.
Vooxi gettò giù il liquore che aveva ordinato, ascoltando distratto le
chiacchiere nella taverna, quasi tutte incentrate su chi si sarebbe
offerto come volontario della tribù della Volpe.
Non erano persone coraggiose, loro.
Anzi, quasi certamente quel posto sarebbe rimasto vacante e tanti saluti
al piano del Gran Sacerdote Gyrro.
«Un’altra.» dichiarò il ragazzo, facendo un cenno all’oste e alzando il
boccale.
Già. Chi si sarebbe candidato per la sua tribù? A chi sarebbe dovuto
essere riconoscente per la salvezza dei suoi fratellini e di sua madre?
Tikki gemette contro le labbra del ragazzo, sentendo le mani, che la
carezzavano sotto la stoffa della sua veste: «Plagg no.» mormorò,
afferrandolo per i polsi e impedendogli di continuare l’esplorazione; lo
fissò, allontanandosi di qualche passo e notando immediatamente come lo
sguardo verde divenne serio: «Io…»
«Qui e ora.» dichiarò dopo qualche momento il giovane, fissandola negli
occhi: «Sotto questa luna, che mi è testimone, io mi dichiaro tuo marito e
tuo compagno. La mia casa sarà la tua casa, il mio letto sarà il tuo
letto. Offrendoti onore, fedeltà e rispetto, io ti sposo.» recitò, mentre
Tikki rimaneva immobile e con il cuore che le batteva furioso nel petto:
«Tikki, so che non è valido, come davanti alle statue dei Sette Dei, ma…»
«Qui e ora.» recitò titubante la ragazza, buttando giù la saliva e
socchiudendo gli occhi: «Sotto questa luna che mi è testimone, io mi
dichiaro tua moglie e tua compagna. La tua casa sarà la mia casa, il tuo
letto sarà il mio letto. Offrendoti devozione, fedeltà e rispetto, io ti
sposo.»
«Tikki…» mormorò Plagg, facendo un passo verso di lei ma bloccandosi
subito quando sentì la terra tremare; Tikki lanciò un urlo, gettandosi fra
le braccia del giovane e stringendosi forte a lui, finché il terreno non
smise di oscillare: «Giuro…» ringhiò Plagg, posandole le labbra sulla
tempia e trattenendola nel suo abbraccio: «Sarei tentato di offrirmi come
volontario per la mia tribù solo per fargliela pagare di ogni volta che
c’interrompono.»
«Dici che è colpa di Routo? Voglio dire tutti questi terremoti…»
«Mio nonno mi ha narrato la storia dell’Antico impero e, da quel che ho
capito, questa forza, quest’energia che a Routo stanno usando, è qualcosa
legato alla terra. Usarla non è un bene.»
Tikki annuì, stringendosi alla stoffa scura della tunica di Plagg:
«Qualcuno si è offerto nella tua tribù?»
«Ancora no. Ma sai come siamo noi della tribù del Gatto, ci svegliamo
sempre all’ultimo momento.» le spiegò Plagg, catturandole una ciocca di
capelli e giocherellandoci: «E nella tua tribù?»
«Mia sorella vorrebbe offrirsi come volontaria, ma i miei genitori non
vogliono.»
«Capisco. Nessun altro?»
«Per ora no.»
«Non è una decisione da prendere a cuor leggero.» dichiarò Plagg,
scostandola da sé e sorridendole: «Ti riaccompagno a casa, mia promessa.
Per stasera hai avuto troppe emozioni, non vorrei che mi svenissi fra le
braccia.»
«Per far sì che tu possa farei i tuoi comodi con me? Tranquillo, non
sverrò mai.»
«Quando noi due faremo certe attività, consone a marito e moglie – e lo
faremo, mia dolce e piccola Tikki –, sarai ben sveglia e consenziente.»