Capitolo 3
Addestramento speciale
Eve
PoV by Rick
Shin-Ra, qualche tempo dopo
Due
piccoli trampoli, 8 palline di ovatta, 1200 guil di trucco e 12 fermagli per
capelli: questo era quanto le era servito per riuscire ad ingannare il nuovo
esaminatore della Shin-Ra sul suo aspetto e farsi arruolare. Quanto al nome?
Beh, il nome era rimasto lo stesso: Eve(lina) Enix era orribilmente affascinante
e non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. E poi l’unico che ne era a
conoscenza era l’altro esaminatore, ma Evelina sapeva benissimo che non avrebbe
sicuramente parlato. Perché? Vedeva molti film horror e le era venuta un’ideuzza
sul momento...
Comunque, si era riproposta di non togliersi l’ovatta dalle
guance per camuffare la voce se non quando fosse arrivata nei suoi alloggi, ma
aveva rapidamente cambiato idea quando al primo “Sissignore, signore” aveva
letteralmente inondato di saliva e ovatta l’ufficiale davanti a sé.
Dopo aver
ottenuto l’uniforme, non senza qualche difficoltà (“Come sarebbe a dire che ho
la taglia di un Moogle?? Brutto figlio di…!!”), stava aspettando che l’ascensore
la portasse all’area di addestramento, al 64° piano. Là ci sarebbe stato tra
pochi minuti l’incontro delle reclute con un SOLDIER 1ST Class! La
sua mente già vorticava all’idea di chi potesse essere il super figaccione che
le avrebbe mostrato quali movimenti compiere con la spada, le avrebbe preso
delicatamente i polsi, mettendosi dietro di lei e muovendole con gesti armoniosi
le braccia in una meravigliosa danza di…
I
suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta dell’ascensore che si
chiudeva dopo aver scaricato tutti i passeggeri al 64° piano. Cercò invano di
bloccare le porte o di riportare su la cabina, e venne inesorabilmente rimandata
al piano terra. Nei condotti di areazione dell’intero palazzo risuonarono strane
urla dal suono vagamente volgare.
Venti
minuti dopo, fece rapporto all’area di addestramento. Tutte le altre reclute
avevano già iniziato l’allenamento di base: come muovere i capelli in modo sexy
e dando loro un effetto slow-motion.
Angeal, il SOLDIER incaricato dell’addestramento, era in piedi davanti a lei,
girato verso i soldati con un’espressione indecifrabile sul volto, e non la
degnava di uno sguardo. Eve non sapeva se tenere gli occhi bassi per la vergogna
o alzarli, ma solo leggermente, per ammirare la bellezza marmorea dei muscoli
del suo braccio. Dopo un silenzio che sembrava interminabile, provò a dire
qualcosa.
-
Signore, mi perdoni, io…
Angeal
non si voltà nemmeno, la fulminò con un’unica parola.
-
Silenzio!
Poi
aggiunse, con fare mellifluo:
-
Non vedi che sto osservando le nuove reclute che si
allenano?
-
Ehm… appunto, io… dovrei… essere…
-
Dovresti essere cosa?
-
Ehm… là… con… loro?
-
Perché mai? Sei forse una recluta SOLDIER?
-
…
-
E allora perché non eri qui venti minuti fa, quando non è iniziato
l’addestramento?
-
Beh…io…l’ascensore…la danza… cioè…
-
Silenzio!! Mi prenderò cura del tuo
addestramento personalmente quest’oggi… poi vedremo se sgarrerai una seconda
volta!
-
LEI? PERSONALMENTE? OSSANTODDIO…
Dovette
far appello a tutta la sua forza di volontà per non cadere svenuta davanti a
lui.
-
Per ora rimani lì e non muoverti, quando gli altri avranno finito, toccherà a
te. Cosa stai facendo adesso?
-
Io? Stavo solo… ehm… regolando l’orologio dieci minuti avanti… cioè no,
intendevo… mi scusi.
-
Ah, ecco.
Un’ora
dopo, le reclute uscirono dalla sala d’addestramento. Angeal la fece entrare e
le diede un visore da realtà virtuale. Poi, uscì dalla sala e ritornò nella
stanza di controllo.
-
Mi senti?
-
Perfettamente!
-
Bene! Professor Hojo, avvii pure il programma.
Tutto
ciò che c’era intorno a lei venne lentamente sostituito da una lussureggiante
isola tropicale. Non riusciva a crederlo: la rappresentazione era davvero
realistica. Stava già maledicendo il pallore della sua pelle che avrebbe
sfigurato in un paesaggio così estivo, quando la voce di Angeal la fece
trasalire.
-
Lo scopo della missione è uccidere tutti i vermi.
-
EH? Ma che vuol dire? E lei dov’è? Non la vedo più! (e ciò mi rattrista
alquanto!)
-
Capirai cosa voglio dire se ti giri…
Eve
si voltò. Davanti a lei era apparso quello che sembrava un gigantesco bruco
viola e verde, che la stava osservando con aria famelica. Una strana sostanza
gelatinosa gli bagnava tutto il corpo, e nell’insieme era una delle cose più
disgustose che avesse mai visto.
Il
mostro scattò improvvisamente verso di lei, ma lei si scansò rapida, estrasse la
katana dal fodero e lo tagliò in due con un colpo netto. Il verme ebbe qualche
convulsione a terra, poi rimase fermo mentre un liquido nero sgorgava dalla
ferita.
-
Fatto!! Sono stata brava, vero? Ho completato la missione! E ora? Posso chiedere
un premio speciale?
La
voce di Angeal le arrivò piuttosto divertita.
-
Completato cosa? Io vedo ancora vermi in giro, recluta…
Eve
si guardò intorno, e inorridì: dal verme ucciso ne erano spuntati altri due,
perfettamente in salute, e grandi come il primo. Del cadavere non c’era più
traccia.
Con
un po’ più di fatica, li uccise entrambi. E se ne ritrovò 4
davanti.
Sarebbe
stata una lunga giornata.
129.
Questo era il numero di vermi che era riuscita ad uccidere prima di esserne
letteralmente travolta. Non solo aveva scoperto che la riproduzione della loro
bava era assolutamente fedele (e persino ora che la simulazione era finita era
sicura di sentirsela scivolare sulla pelle), ma dopo che era tornata barcollante
nella sala di controllo, Angeal le aveva pure riso in faccia per lo scarso
risultato ottenuto.
“Persino
il mio cucciolo irrequieto, Zack, ha superato i 500, la prima volta che è
entrato qua dentro!” le aveva detto.
Ora
stava trascinando a fatica un piede dietro l’altro, nel tentativo di arrivare
nel suo alloggio. Ogni singolo muscolo del suo corpo stava urlando di dolore, e
non le passava altro pensiero per la testa che una doccia e un letto dove
dormire.
Arrivò
ad una porta con scritto sopra “Docce”, ed entrò senza pensare. Girò l’angolo e
si bloccò di colpo. La spada le cadde di mano.
Probabilmente
doveva essere morta durante l’allenamento e non essersene accorta, perché il
fatto di trovarsi davanti almeno una dozzina di ragazzi dai fisici atletici e
scolpiti che si stavano insaponando sotto l’acqua calda della doccia, voleva
dire senza ombra di dubbio che era finita in paradiso e non lo sapeva. Rimase
intontita per almeno 15 minuti a guardarli, studiarli, memorizzarli, misurarli,
finché questi non cominciarono ad essere un po’ seccati dal vedere un loro
compagno che li guardava con occhi pallati. Al che Eve si riscosse, sorrise
imbarazzata, e si nascose vicino dietro un armadietto. Poi sospirò e fece per
togliersi il casco per farsi la doccia. Si bloccò per una seconda volta. Forse
non era proprio la mossa migliore che potesse fare. Spogliarsi in mezzo a tutte
le altre reclute SOLDIER probabilmente avrebbe leggermente compromesso il suo
piccolo segreto. Le venne il panico: non poteva permettersi di non lavarsi mai!
Sarebbe morta entro pochi giorni dall’olezzo e dal disgusto! E, soprattutto, in
quelle condizioni non poteva avvicinare nemmeno un SOLDIER 1st class
senza farlo morire intossicato da due metri di distanza!
Come fare? La
soluzione le venne in mente vedendo uno dei soldati grattarsi. Senza farsi
vedere, si fece dei piccoli graffi su un braccio per fare arrossare la pelle.
Poi, con aria scocciata e mostrando il braccio esclamò: “Aaah che prurito!!
Proprio adesso dovevo prendere la scabbia??” e, agitando il braccio verso gli
altri soldati inorriditi, “Guarda qui! Sto perdendo tutta la pelle! Sarà
contagiosissima, come sempre!”.
Due
minuti dopo, le docce erano deserte.
Soddisfatta,
si lavò con tranquillità e tornò fischiettando negli alloggi delle truppe,
osservando divertita di tanto in tanto un cestino con un’uniforme della Shin-Ra
messa a bruciare.
Il
destino, però, non fu clemente con lei: appena entrata nell’ascensore, sentì una
voce familiare dietro di sé che la pregava di aspettare a scendere. Si girò
incuriosita e, non appena vide il proprietario della voce, premette velocemente
un pulsante a caso, sperando di lasciarlo fuori. Purtroppo l’altro arrivò appena
in tempo e, lanciandosi, riuscì ad infilare una mano e la testa dentro alle
porte che si chiudevano. Non fu così fortunato da far attivare la fotocellula
per fermarle, quindi le porte si chiusero schiacciandogli la faccia in una
posizione assolutamente innaturale e gli bloccarono un braccio all’interno.
Annaspando, il poveraccio cercò di liberarsi dalla stretta mortale, con scarsi
risultati e riuscendo solo ad emettere versi inarticolati che assomigliavano
vagamente a richiami di aiuto.
Per tutto il tempo, Eve rimase assolutamente
immobile a braccia conserte a guardare la scena. Finalmente l’ascensore ebbe
pietà di lui e riaprì le porte. Cadde a terra fragorosamente, respirando
avidamente per far entrare aria nei polmoni. Poi si rialzò in modo scoordinato,
appoggiandosi al pannello di controllo, e così facendo premette
involontariamente uno dei pulsanti. Le porte si richiusero rapidamente, con un
lembo dei suoi pantaloni dentro. Poi l’ascensore partì.
-
Ah! Sono rimasto di nuovo incastrato!! E’ la terza volta che mi succede oggi… Ti
prego, blocca l’ascensore!! Devo riuscire a staccarmi da
qui!
Eve
non mosse un muscolo, guardandolo con un’espressione
indecifrabile.
-
Ma mi ascolti? Ti ho chiesto se puoi… ehi, ma io ti conosco!! - esclamò,
dimenticandosi dei pantaloni incastrati che pian piano cominciavano a sfaldarsi.
Eve alzò lentamente un sopracciglio.
-
Ma si! – continuò - Tu sei quello che ho incontrato nei bagni ai colloqui di
arruolamento! Come potrei dimenticare la tua statura? Eri così basso che non
arrivavi ai lavandini!!
E
scoppiò a ridere, cercando approvazione.
In
condizioni normali, Eve sarebbe uscita dall’ascensore da sola, lasciando dietro
di sé solo una grande quantità di macchie di sangue sulle pareti della cabina,
ma in questo momento aveva un altro pensiero per la testa: aveva riconosciuto
quell’idiota (come avrebbe potuto dimenticare i suoi patetici occhiali da
sole?), ma si ricordava anche che gli aveva detto più volte di essere una donna.
Quel tizio non era sicuramente una cima, ma se avesse parlato in giro, avrebbe
rovinato tutti i suoi piani. E avrebbe parlato sicuramente, visto che anche ora
stava blaterando ininterrottamente senza senso.
-
Non posso credere che ti abbiano accettato, davvero! Pensa che c’è stata una
selezione durissima, e io sono passato solo per la mia abilità con le armi! Non
perché non avessi altre abilità in qualsiasi altro campo, eh, come ha detto quel
tipo grosso con lo spadone, perché secondo me era solo invidioso dei miei
capelli rossi, ma perché sono il migliore nell’usare il mio gunblade! Si, ok, il
fatto che solo io al mondo abbia quest’arma conta relativamente nel fatto che io
sia il migliore, però è bello perché…
Il
cervello di Eve lavorava velocemente. Avrebbe dovuto trovare una scusa per
avergli detto quelle parole? Però le era sembrato così stupido che forse non ci
aveva nemmeno creduto. In futuro sarebbe dovuta stare molto più all’erta, se
avesse voluto conoscere di persona i SOLDIER di alto
livello.
-
…e poi mi hanno anche fatto i complimenti! Un tipo di prima classe, mi ha detto
“Peccato che ci siano solo 3 classi di SOLDIER, perché per te bisognerebbe
inventarne una apposita. Di livello 99.” Eh? Che te ne pare? Già dal primo
giorno hanno capito che sono un tipo speciale! Se continua così fra una
settimana sarò in prima! E non ci crederai, ma…
Ciò
che doveva fare era salire in fretta di livello. In questo modo avrebbe avuto un
alloggio personale, dove non avrebbe corso rischi di sorta, e inoltre sarebbe
riuscita ad accedere ai piani alti della Shin-Ra. E magari ottenere persino
qualche missione in compagnia dei SOLDIER di prima classe! Da domani avrebbe
iniziato un duro allenamento per…
-
…ma sai che ora che ti guardo bene, in te c’è qualcosa di
strano?
Eve
raggelò. Non era stata attenta ai discorsi inutili di quell’inutile recluta, e
ora forse lui l’aveva squadrata bene e si era ricordato quello che lei gli aveva
detto. L’ascensore non era ancora arrivato a destinazione, ma mancavano pochi
piani. Una goccia di sudore le scese sul viso, ma cercò di rimanere tranquilla e
di mostrarsi sicura.
-
Strano? Cosa intendi? Sono perfettamente normale.
-
Ma si! – continuò lui, imperterrito – Era qualcosa che avevo notato anche quando
ti ho visto la prima volta… Insomma, hai i capelli lunghi e curatissimi, tratti
delicati, bassa statura, corporatura sottile, e ti muovi
ancheggiando...
Eve
andò nel panico. Ci era arrivato. Diede rapidamente un’occhiata verso il vano di
sicurezza dell’ascensore. Troppo alto, portare un corpo da sola fin lassù
sarebbe stato un duro lavoro. Inoltre aveva bisogno di un po’ più di spazio per
sfoderare la katana. Ucciderlo a mani nude? Però l’ascensore sarebbe arrivato a
destinazione in pochissimo tempo, e non riusciva ad arrivare al quadro
comandi.
-
Ah, ho capito!!
L’ascensore
si fermò. Troppo tardi. Avrebbe dovuto condurlo in qualche bagno o sgabuzzino e
poi farlo fuori lì. Impugnò l’elsa della spada senza pensarci, e si preparò al
peggio. Le porte si aprirono.
-
SEI GAY!!!
In
quello stesso momento, i suoi pantaloni si strapparono del tutto e caddero a
terra, trascinati dalla parte ancora agganciata alle porte dell’ascensore. Due
soldati di 3°, che aspettavano l’ascensore, rimasero ammutoliti davanti allo
spettacolo. Poi si affrettarono verso le scale. Eve rimase come
paralizzata.
-
Argh i miei pantaloni! Non guardare eh!! E, se mi piego non azzardarti a… beh,
insomma, ecco, non starmi dietro!!
Eve
trattenne una risata isterica. Forse non tutti i mali venivano per
nuocere.
Si
avvicinò con fare languido al tizio (Madison, ecco come si chiamava
quell’inutile essere!), che si stava rimettendo in fretta i pantaloni, gli
accarezzò delicatamente una guancia facendolo sobbalzare e gli
disse:
-
Ma come sei stato bravo a scoprirlo… ora però è meglio che resti un piccolo
segreto fra noi, se no sarò costretto a far tacere la tua bocca premendoci sopra
le mie labbra e infilandoci…
-
NO! NO! Va bene!! Va bene!! Non dirò niente!! Ma stammi lontano!! - strillò lui,
terrorizzato all’idea.
-
Bravo, Mad… allora ci vediamo!
E
si incamminò divertita per il corridoio. Ma si rese subito conto di aver fatto
un terribile errore. Sentì la sua voce provenire
dall’ascensore.
-
Ehi, mi hai chiamato col mio nome! Allora vuol dire che siamo
amici!!
Sbuffò,
e si allontanò più velocemente. Se voleva evitarlo, sarebbe dovuta salire di
livello molto in fretta.
Madison
rimase a guardarla andare via, un po’ perplesso, tenendosi i pantaloni con
entrambe le mani. Poi l’ascensore si richiuse.
-
No, non di nuovo! Aaah!
La
nicchia degli autori!
Rick @ The fenix of innocence
Ti dirò, ho la
vaga idea che Eve non avrà problemi a farsi rispettare... sarà qualcun altro che
farà più fatica! ;)