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Autore: Vampire Berry    26/04/2009    4 recensioni
Respira! Avanti, respira, dannazione!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Respira! Avanti, respira, dannazione!
Ci provai. Inspira, espira. Inspira, espira. Perché fa così male?
Avanti! Non ci stai neanche provando!
Verissimo. Non ci stavo provando. E non me ne fregava assolutamente nulla.
Non mollare, ti prego! Non mollare, non adesso.
Il mio stesso corpo si stava ribellando al mio controllo. I polmoni reclamavano aria, e io non riuscivo a inalarla. Buffo, no? Mi venne quasi da ridere per quella situazione assurda.
Chi l'ha detto che non potessi morire proprio in quel momento? Si parla così tanto di vivere, di godersi la vita e tutto il resto; e se io avessi voluto godermi la morte? La
mia morte?
Cosa poteva mai essere di così terribile di una macchina che ti scaraventa a tre metri di altezza e sulla quale atterri con un impatto tale da distruggere i vetri? Nulla di irrecuperabile.
Si parla così, ovviamente, quando si è metà sulla terra e metà da un'altra parte. Già, ma dove stava
l'altra parte? Ardevo di curiosità. O, più probabilmente, ardevo del dolore provocato dalle ingenti ferite sulla testa, sulle braccia, sulle gambe... Le avevo ancora, le gambe?
Qualcuno mi sorreggeva, qualcuno mi sollevava e mi depositava su una barella, qualcuno urlava parole incomprensibili. Ma perché si adoperavano in quel modo? Santo cielo, ogni giorno muoiono così tante persone, una spazietto per me Lassù lo avrebbero certamente trovato, no?
Non vedevo nulla, avevo solo la vaga percezione del mio corpo che si dissolveva.
Anche i pensieri si fecero
pesanti.
Non ti arrendere, per favore!
Andiamo, ma non mi vedi? Sono in fin di vita, e non è detto che debba essere necessariamente un male. Che vita vorresti che avessi, se sopravvivessi? Sulla sedia a rotelle, certo, con fratture multiple in quasi tutte le ossa del corpo, sempre che lo avrei avuto ancora, un corpo.
O, quantomeno, un corpo che non desse particolari problemi. Ma lo sapevo, lo sapevano anche loro meglio di me di come avrei vissuto. E nonostante ciò s'impegnavano affinché tornassi ad aprire gli occhi. Che cazzata. Non li avrei riaperti, era fin troppo palese.
Il dolore peggiorava. Il mio corpo era arso da fiamme che solo io potevo sentire. Era come esplodere.

Resisti! Io so che ce la puoi fare!
No! Basta, rassegnati, io sto morendo e tu non puoi fare più nulla per salvarmi! Cosa credi, che non l'abbia ancora capito? Sei frutto della mia testa, o di quel che ne rimane; sei l'unico che possa desiderare la mia sopravvivenza, perché a questo mondo non esiste nessuno a cui importi di me.
Se no perché desidero così tanto poter svanire per sempre? Non sarò più di peso per nessuno.
Ma allora perché sentivo gli angoli degli occhi riempirsi di lacrime? Perché il mio petto era scosso dai singhiozzi? Avanti, non è la fine del mondo. Tu stai morendo e a nessuno importa di te.
Le cose non potrebbero andare meglio, no? Risolverai tutto, una volta sbarcata chissà dove.
Lo sentivo con chiarezza, entro pochi istanti sarei sfumata. E le lacrime non cessavano di scendere, consapevoli anche loro del destino che mi attendeva.
Ma quale destino? Questa è la
fine, fattene una ragione. L'hai voluto tu; sei stata tu a gettarti sotto a quella dannata macchina, perciò adesso smettila di piagnucolare e falla finita una volta per tutte.
Non lasciarmi.
Quello non poteva essere un messaggio della mia testa. Percepivo solo dolore, non avevo più pensieri. Chi altro poteva essere?
Ti amo.
Un'ondata di dolore si sprigionò dentro di me, in quel corpo che entro pochi istanti sarebbe divenuto un banalissimo involucro senza vita.
Ormai avevo schiacciato il pulsante rosso nella mia testa. Era troppo tardi. Eppure, mi aggrappavo con tutte le mie forze a quelle banalissime due parole che stavano cambiando radicalmente la mia prospettiva.

Ti amo. Non lasciarmi mai, amore.
Stavo cercando il punto esatto degli occhi per poterli aprire, ma non lo trovavo.
Il conto alla rovescia stava scadendo, ma volevo lasciare un'impronta del mio passaggio su quella Terra che tanto mi aveva ripudiata, e che sembrava donarmi tutto proprio nel momento sbagliato, nel momento in cui stavo morendo e non sarei mai più tornata.
Stavo diventando un guazzabuglio di emozioni, pensieri, sensazioni... E dolore.
Un dolore inimmaginabile, non tanto per il mio corpo martoriato fuori, ma per il mio cuore, ridotto a una poltiglia. Per favore, qualcuno mi aiuti!
Nessuno poteva udire quella mia disperata richiesta d'aiuto, come prevedevo. A quel punto mi arresi, conscia che ormai non potevo più zavorrarmi e sperare di poter essere più pesante.
Sarei volata via. Mi restava un'ultima cosa da fare, un ultimo disperato tentativo di poter essere ancora viva.

Ti amo anch'io.
E il sipario si chiuse sul mio buio e scorticato palcoscenico.

  
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