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Autore: Federica_97    12/08/2016    4 recensioni
Strawberry è una ragazza dura, figlia del capo dell'FBI, con un grande dono.
Ryan è un ragazzo con precedenti, il tipico deliquente senza futuro, con precedenti penali e tanto altro.
Come possono due persone così diverse assomigliarsi tanto?
Eppure qualcosa li accomuna: il senso di colpa.
Strawberry porta dento di sè un segreto, un senso di colpa che da due anni l'ha fatta chiudere in sè stessa
Ryan invece è solo al mondo, senza nessuno a prendersi cura di lui.
Potranno gli occhi ghiacciati del ragazzo scongelare il cuore di Strawberry?
E può Strawberry dare a lui ciò di cui ha bisogno?
Un'amore nato nonostante tutto e tutti, loro per primi.
Ma l'incontro non sarà dei migliori, e i loro mondi così diversi potranno mai realmente incontrarsi?
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 

 

Erano seduti in pieno inverno su una panchina situata poco distante da una squallido rifornimento, a sorseggiare cioccolata calda. L'unica cosa che poteva riscaldarli in quel momento, eccetto la tensione che cresceva tra di loro.

Si era presentato in camera sua, senza uno straccio di motivo e l'aveva rapita facendola uscire dalla finestra.

Okay, non esattamente rapita.

“Mi dici che diavolo ci facevi in camera mia e perché siamo qui?”

“Calmati, mamma mia che sei acida” sbuffò lui con aria divertita “sei sicura che non era una scusa per portarti via da casa tua e ucciderti?” la guardò.

Una luce mista a sorpresa e paura, solo per un secondo, attraverso gli occhi nocciola della ragazza.

“Rilassati, Strawberry. Non sono un assassino”

“Mica sono scema, lo so. Ma voglio sapere cosa sei venuto a fare in camera mia e perché ora io sono qui con te”

“Ricordati che non ti ho obbligata”

Ed effettivamente era vero, non l'aveva mica trascinata, anche perché non glielo avrebbe mai permesso. Diciamo che aveva accettato di andare con lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso sul serio.

Vieni con me, ti mostro una cosa”. Le aveva detto, porgendole la mano pronto a saltare dalla finestra e aiutarla ad uscire. Ma per Strawberry non era la prima volta che scappava di casa usando la sua finestra, quindi non le venne difficile sgattaiolare via.

E ora erano lì, senza spiaccicare parole e lui non le aveva mostrato nulla, ancora.

“Allora?”, lo guardò di sottecchi soffiando dentro il bicchiere, molte volte si era bruciata la lingua e non era per niente una bella sensazione.

“Allora?” ripeté lui, guardandola. “Che c'è?”

“Come che c'è?” voltò il viso verso di lui per guardarlo bene, lui la stava fissando con gli occhi azzurri così intensi da far invidia ai lampioni lì attorno. “Mi hai portata qui, con quella dannata moto che ti ritrovi, al freddo, introducendoti in camera mia e ora è che c'è?” iniziava ad arrabbiarsi, e non era esattamente buon segno. Ma continuava a ripetersi nella sua mente che non l'aveva trascinata a forza. Era perfettamente libera di scegliere se andare o cacciarlo via a calci.

“Che ci facevi in quel cinema? Sei coinvolto con il rapimento di quella ragazza?”

Anche se non ci credo nemmeno se lo vedo, avrebbe voluto dirlo ma preferì tenersi quel commento per sé.

“Straw, non sono nemmeno un sequestratore di ragazzine, ragazzina” Sorrise e si alzò, “vieni con me, ti mostro questa cosa” le lanciò il cascò delicatamente in modo che lei lo afferrasse e se lo infilasse.

“Mettilo, anche se dubito che ti faresti qualcosa con la testa dura che ti ritrovi” la prese in girò infilandosi il suo e montando in sella alla sua moto rosso fuoco, a vederlo così era davvero bellissimo ma lei non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stessa.

Ed una parte di sé le diceva di piantarlo lì, lasciarlo solo e chiamare suo padre per farsi venire a prendere. Prima di tutto, a parte essere più strano di lei era anche un ragazzo con precedenti penali, di cui non poteva fidarsi.

E se l'avesse coinvolta in qualche guaio? Avrebbe potuto dire addio alla sua carriera da agente...

“Allora, sali o vuoi restare lì? Mi si sta congelando il culo”

Ma lei ascoltò l'altra parte, quella che diceva che Ryan non le avrebbe fatto del male e non l'avrebbe coinvolta in nessun guaio. Quella che si fidava di lui.

In pochi minuti erano davanti al cinema, quello del rapimento e lei parve sorpresa. Perché l'aveva portata lì?

Cercò i suoi occhi in cerca di spiegazioni, ma lui non la guardava semplicemente tirò fuori un mazzo di chiavi enorme e tolse il lucchetto che teneva chiusa la porta d'ingresso.

“Dopo di te” le fece segno di entrare e lei entrò. “Ferma perché ci sono tantissime cose fuori posto, rischi di inciampare e cadere” la guidò pochi passi più avanti e poi la lasciò lì, impalata. L'edificio completamente al buio.

Lo sentì allontanarsi di qualche passo, poi spingere qualcosa che dal rumore che emise sembrava tanto una leva e poco dopo tutte le luci si accesero.

Strawberry si guardò intorno, c'erano poltrone parse un po' per il corridoio, briciole di patatine a terra, la vernice dei muri era completamente andata e i manifesti di film vecchi di almeno 5 anni erano quasi staccati dalle pareti.

“Che significa?” ebbe il coraggio di domandare, per la prima volta dopo tanto si sentiva confusa e odiava non sapere già tutto.

“Volevi sapere perché ero qui, no? Ecco perchè. Il cinema è mio” la oltrepassò iniziando a salire le scale che c'erano un po' più in là. Era un cinema multi sala, quindi aveva un piano di sopra con almeno altre 4 sale.

“Ryan che ci facciamo qui?” lo guardò osservare il vuoto per almeno 10 minuti buoni, mentre stavano seduti su due delle poltrone rosse e vecchie, prima di interrompere i suoi pensieri.

“Ry..” le bastò solo il contatto con la sua mano in quel momento fredda per vedere delle immagini che sarebbe stato meglio non vedere. Un'auto che andava fuori strada, un bambino che piangeva...

La sottrasse subito, come se si fosse scottata.

Lui la guardò: “il cinema era...”

“Dei tuoi genitori” concluse lei.

Ryan la guardò sorpreso. “Come fai a saperlo?”

“Intuizione...” mentì, erano morti. Sapeva che Ryan non avesse i genitori, nel rapporto su di lui spuntava essere orfano di entrambi ma non aveva capito che loro erano morti...in quel modo e lui era vivo per miracolo.

“Bugiarda” le disse esaminandola con attenzione

“Mi dispiace..” mormorò.

“Per cosa?” parve confuso.

Scosse la testa di nuovo, non poteva dirgli che aveva realmente visto le dinamiche dell'incidente visto che quando successe, poco più di 5 anni prima, lei aveva solo pochi mesi.

“Non c'entri niente con il rapimento di quella ragazza?” ripeté ancora, per sviare il discorso su come facesse a sapere che quel cinema era dei genitori del ragazzo. Sapeva che non c'entrava niente, ma doveva pur inventarsi qualcosa.

Lui scosse la testa esasperato. “Vieni di nuovo con me” si alzò e si avviò all'uscita.

“Ehi! Mi riporti a casa??” gli corse dietro, detestava ammetterlo ma quel posto era terrificante.

“No, ti faccio vedere che non ho bisogno di rapire qualcuno per i soldi del riscatto”

 

 

* * *

 

 

 

Erano le tre del mattino, di nuovo e fortuna che l'indomani non avrebbe avuto scuola altrimenti sarebbe stata nuovamente fregata. Ma in quel momento non era tanto l'orario a preoccuparla e a stupirla di quanto velocemente passasse il tempo, ma bensì l'enorme villa che si trovava di fronte, forse stava lì a contemplare la facciata d'ingresso per...oltre 10 minuti?

“Ehi micia, non ti imbambolare. Vieni” la presa per mano, di nuovo quel contatto, di nuovo quella scarica che le pareva tanto strana quanto familiare ogni volta che si sfioravano.

“Che fai? E' proprietà privata”

Ryan non le diede retta, e fece il giro della casa entrando dal retro.

“Ryan se ci trovano qui passiamo guai, ti prego” lo tirò per la mano ma era più debole di lui e neanche lo spostò.

“Rilassati” superò la cucina dopo essersi preso dei salatini trovati lì sopra, poi entrò in salotto, dove un enorme schermo piatto li guardava minaccioso.

“Posa non sono tuoi!” strillava a bassa voce e il ragazzo parve divertito da tutta quella situazione.

“Scusate”

Un sobbalzò, quasi smise di respirare quando Straw udì quella voce.

“Ben tornato signorino”

Signorino?

“Grazie, Albert” Ryan si tolse le scarpe scalciandole via. “Che c'è?” guardò Strawberry che lo fissava con aria confusa, mentre si ingozzava di salatini. “Ho fame, non ho cenato”

“Tu vivi qui?”

“Sì, da 22 anni a questa parte, direi” mangiava.

“Tu vivi qui e mi hai fatto prendere un colpo facendomi credere che ci eravamo introdotti senza permesso! Una violazione di domicilio!” Gli lanciò addosso la prima cosa che le capitò sotto mano e fortunatamente per il ragazzo era solo un cuscino che schivò.

“Suvvia rilassati, è sempre bello far prendere spaventi ad uno sbirro” sorrise.

“Non sono uno sbirro! Oh mio dio questa stanza è grande quanto tutto il nostro appartamento!”

“Lo so”

“Antipatico e presuntuoso che non sei altro” incrociò le braccia e lui in risposta sorrise. “Albert mi prendi un succo di frutta? Lo offriamo a questa indemoniata”

“Shirogane!”

“Subito, signorina come lo gradisce?”

“Pera, la ringrazio” e il maggiordomo di casa sparì in cucina.

Era un uomo sempre allegro, l'unico padre che Ryan avesse mai veramente avuto, non che non volesse bene al suo ma aveva solo 5 anni quando morì, e il ragazzo lo ricordava a malapena.

Tuttavia Albert era stato bravissimo a sostituirlo, anche se l'intenzione dell'uomo non erano queste. Infatti parlava costantemente a Ryan di suo padre e di quanto fosse brillante ma col passare del tempo il ragazzo smise di ascoltarlo e non voleva più saperne di parlare di lui e sua madre.

Faceva male e questo Albert lo sapeva.

Nonostante ciò, però, non era riuscito a tenerlo tanto stretto quanto bastasse per non farlo finire sempre nei guai e questo lo addolorava molto.

“Ecco a lei” Albert porse il succo a Strawberry e quest'ultima sorride grata prima di mormorare un grazie e berlo.

“Togliti quel coso addosso, fa caldo qui” Ryan indicò l'enorme bomber della ragazza e lei si accorse che nonostante odiasse ammetterlo, aveva ragione. Dentro quell'enorme villa c'erano i riscaldamenti al massimo.

“Okay, ma non guardare” lo fulminò con gli occhi prima di togliersi il giubbotto e mostrare il suo enorme maglione color lampone.

“Non c'è niente da guardare, Strawberry” andò in cucina a prendersi una birra e Albert si congedò con un cenno.

La ragazza lo guardò e per quanto avrebbe voluto rispondere male a quella provocazione, non lo fece. Si limitò ad osservarlo, si limitò a chiedersi come mai uno come lui, che poteva avere tutto, faceva quelle cose.

Era ricco sfondato.

“Perché fai quello che fai, Ryan? Hai già tutto”

Lui la guardò, staccandosi dal beccuccio della birra che stava bevendo pochi secondi prima.

“Ho tutto?” sorrise malinconico. “Strawberry le cose più belle non si comprano col denaro”

“Ed entrare a casa di altra gente e rubare auto ti fa sentire appagato?”

Ryan non rispose, ma la risposta era no, non si sentiva appagato. Cercava un brivido che non aveva mai trovato, almeno fino a quando i suoi occhi non incontrarono quelli di quella strana ragazza che lo aveva arrestato, insultato e quasi sparato addosso.

Non era come quelle che si portava a letto qualche volta, solo per soddisfare i suoi bisogni. Lei era una tosta, una di quella che non si facevano toccare nemmeno con un palo lungo sei metri, una di quelle che se solo provavi a metterle una mano addosso probabilmente ti ritrovavi senza.

A Ryan lei piaceva. Ma era ancora davvero troppo presto per rendersene conto, lo avrebbero scoperto piano piano.

“Andiamo, ti riporto a casa” finì la birra e guardò l'orologio: le 4.30 del mattino.

“Ma...” lei sbuffò. “Non me la fai vedere la casa?”

Era tanto curiosa di vedere camera sua, chissà com'era, chissà quante ragazze erano stat... interruppe i suoi osceni pensieri e lo guardò ancora. Figuriamoci se a lei importava qualcosa di com'era camera di quel presuntuoso.

“Magari un'altra volta, okay? Ora no” le diede il giubbotto, chiaro segno di ora voglio che te ne vai e lei quasi ci rimase male, ma non disse nulla.

 

 

 

 

 

 

Buona sera a tutti! Come promesso ecco qui il capitolo che è interamente dedicato alla nostra coppia protagonista! Che ne dite? Non potevo non inserire Albert, il maggiordomo/papà di Ryan, perché comunque io la trovo una persona davvero molto simpatica, ma credo che avreste modo di capirlo nei capitoli successivi.

Adesso vi lascio altrimenti non la pianto più di scrivere ahahahah

Non so quando pubblicherò il prossima, ma sono già piena di idee su come farlo svolgere e quindi al solito non farò passare più di 5-7 giorni.

Vi auguro una buona serata, un bacione grazie alla prossima!

P.S. Scusatemi gli errori che sicuramente ci saranno, mi sfugge sempre qualcosa. 

  
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