Scomparire.
Dissolversi.
Teletrasportarsi.
Eclissarsi.
Dileguarsi.
Sotterrarsi.
Sparire
dalla faccia della terra.
Kagome
pensò che avrebbe potuto trovare tanti altri modi per
descrivere il desiderio impellente di fuggire da quel posto.
Non
si era nemmeno accorta di aver iniziato a correre, per
quanto le fosse possibile sui tacchi alti che indossava. Era quasi
all’ uscita
del palazzo, così bello e dannato, quando una voce la
chiamò.
“Kagome,
aspetta ti prego!”
Lei
nemmeno si girò, e anzi accelerò il passo,
finché una
presa decisa non la costrinse a fermarsi.
“Aspetta!”
con uno strattone Kouga la fece voltare, tenendola
saldamente per il braccio, ma inaspettatamente Kagome reagì.
Con
la mano libera lo schiaffeggiò, usando tutta la forza che
aveva.
Lui
mollò subito la presa, andando a massaggiarsi la guancia
bruciante.
Strizzò
gli occhi, e solo quando ebbe il coraggio li aprì per
guardarla, trovandosi raggelato da uno sguardo furente, e insieme
sconvolto.
“Tre
anni insieme?” sibilò lei
Stava
singhiozzando, senza ritegno, e per un attimo si detestò
per questo. Non voleva mostrarsi così debole davanti a uno
stronzo del genere,
eppure quella situazione era così assurda e inaspettata da
averla scombussolata
nel profondo.
Ebbe
la voglia di schiaffeggiarlo ancora, e lo fece.
“Tre
anni insieme?” domandò più forte
“Come
hai potuto.. mentre stavi con me pensavi a sposarti con
un’ altra?”
“Kagome,
mi dispiace..”
“Me
ne frego di quanto ti dispiaccia!”
“Non
credevo che tra di noi sarebbe durata così
tanto..”
Kagome s’ impietrì
“Che
cosa vuoi dire?”
“Quando
ti ho conosciuta ero già fidanzato con Ayame, e
cercavo qualcosa.. qualcuno per uscire un po’ dalla
monotonia. Ma non avrei mai
pensato di conoscere una donna stupenda come te”
Kagome
era senza parole. E se ne avesse trovate era certa che
sarebbero state solo offese.
Era
talmente imbambolata da quelle confessioni che non si
accorse di lui, che avvicinatosi le aveva preso il volto fra le mani,
inchiodandola con quello sguardo che per mesi aveva amato e cercato.
“Lo
so che sembra assurdo, ma io mi sono innamorato veramente
di te. Ti ho amata davvero Kagome! E anche ora che ti ho qui
davanti..” a
quelle parole Kagome si ribellò, spingendolo via
“Stai
festeggiando il tuo fidanzamento con un’ altra!”
gli
urlò in faccia “Con che coraggio osi dirmi certe
cose?”
“Io..
sono stato uno sciocco. Sposare Ayame mi avrebbe
concesso una posizione di rilievo” si mise una mano nei
capelli, lo sguardo
sinceramente afflitto “E sono stato debole, ho scelto la fama
e i soldi.
Buttando via l’ amore” a Kagome sfuggì
un altro singhiozzo
“Amore?
La freddezza con cui ti sei dileguato, per poi
mollarmi con un misero messaggio, questo lo chiami amore?”
“E’
vero, non ho avuto il coraggio di dirtelo guardandoti in
faccia. Sono stato un vigliacco.. scusami Kagome” lei lo
guardò, incapace di
reagire di fronte a quello sguardo.
Si,
era un vero vigliacco, un ignobile bastardo che si era
preso gioco della sua compagna, e di lei. Senza saperlo era stata
l’ amante, l’
altra, mentre lei sognava un amore duraturo e sincero.
Avrebbe
preferito non sapere mai tutta la verità. Ora l’
umiliazione era ancora più forte, più intensa
degli schiaffi che gli aveva
mollato.
I
soldi e la fama, erano più grandi di lei e del suo
sentimento.
“Perché
mi hai detto tutte queste cose? Non ti accorgi che
così mi stai solo facendo più male? Non ti
è bastato il modo in cui hai chiuso
la nostra storia? Non ti è bastato che io sapessi che stai
per sposarti?”
Lo
guardò piangendo, cercando di vedere nei suoi occhi almeno
un po’ del dolore che provava lei.
“Volevo
solo che sapessi.. che dopotutto io ti amo
ancora” eccolo,
il colpo di grazia. La
beffa dopo il danno di cui ancora lei si portava dietro gli strascichi.
Per
un attimo, sembrò vedere davvero la tristezza negli occhi
di Kouga. E un tempo si sarebbe fatta impietosire, avrebbe ceduto, e
avrebbe
fatto di tutto pur di riaverlo.
“E’
difficile conviverci, quando non è più
corrisposto, vero?”
gli sussurrò rivolgendogli un ultimo sguardo.
“Addio” gli diede le
spalle e uscì dal palazzo.
Inuyasha
rimase immobile ancora qualche minuto.
Nascosto
dov’ era aveva potuto sentire tutta la conversazione.
Avrebbe voluto interromperla e farsi avanti nel momento in cui aveva
visto
Kouga avvicinarsi a lei, e dichiararle il suo amore.
Che
razza di uomo era uno che alla festa di fidanzamento
dichiarava il suo amore a un’ altra?! Quello era proprio
fuori di testa, e non
poteva permettere anche solo che uno così svitato toccasse
la sua.. la sua..
amica?
Sospirò
appoggiato al muro.
Che
faccia tosta, proprio lui che aveva baciato Kagome quando
aveva una fidanzata si metteva a decidere cosa fosse meglio per lei.
Lei, che
non sapeva nemmeno cosa fosse.
Perché
qualcosa doveva pur essere per averlo spinto a
baciarla.
Non
era come tutte le altre volte, quando aveva tradito Kikyo.
In quei momenti non c’era nulla se non una forte attrazione,
e una voglia
esclusiva di sesso.
Certo,
doveva ammettere che in quel camerino gli erano venuti
strani pensieri, e probabilmente se non fosse arrivata quella stupida
commessa
si sarebbe spinto anche oltre. Ma era diverso..
Semplicemente
era diversa lei, da tutte le altre ragazze.
Gli
piaceva il modo in cui si arrabbiava, assumendo quella
tonalità simile a un pomodoro e scaraventando senza remore
insulti e improperi
al malcapitato, che spesse volte era proprio lui. Aveva un carattere
apparentemente indomabile che lo stuzzicava terribilmente, facendolo
ridere e
incuriosire, ma dietro al quale si nascondeva una creatura timorosa e
in cerca
di qualcosa di grande.
Ed
era dannatamente genuina e combattiva.
Anche
di fronte all’ umiliazione e alla sconfitta ne era
uscita con classe, mettendo a tacere quell’ idiota.
Ripensò
alle ultime parole che aveva rivolto a Kouga.
-
E’
difficile conviverci, quando non è più
corrisposto, vero?-
Per
un attimo pensò alla sua situazione con Kikyo. Da quanto
tempo non era più felice accanto a lei?
Da
quanto, nel profondo, sentiva che il sentimento di lei non
era più pienamente corrisposto?
Certo,
questo non era una giustificazione all’ averla tradita,
eppure.. forse, se l’ avesse amata ancora, magari non avrebbe
avuto altre
avventure. Non avrebbe baciato Kagome.
In
quell’ istante realizzò quanto volesse correre da
lei più
di ogni altra cosa e sincerarsi che stesse bene, farla sorridere e
portarla a
mangiare qualcosa ai quattro formaggi.
Ma
in strada di lei non c’era più alcuna traccia.
Kagome
aveva preso un taxi per tornare a casa sua.
Non
riusciva a credere a tutto il casino che aveva intorno.
Quel maledetto articolo, Inuyasha, e adesso Kouga e la sua fidanzata,
Kouga e
il matrimonio, Kouga e il suo amore per lei..
Prima
di imbarcarsi in tutta questa storia dell’ articolo, non
aspettava altro che un suo segnale, un messaggio, una chiamata. Non
aveva mai
chiuso del tutto quella porta.
Ma
adesso era solo un rivangare inutile e doloroso, e
tremendamente mortificante. Non si soffermò più
di tanto sul motivo che potesse
aver portato a un simile cambiamento.
Le
ci volevano una doccia e una gran dormita, questo era
certo.
Iniziò
togliendosi le scarpe, quando qualcuno bussò alla
porta.
Kagome
si voltò di scatto verso l’ uscio, col cuore in
gola e
una strana sensazione addosso.
Lentamente
si avvicinò alla porta e l’ aprì,
trovandosi di
fronte un Inuyasha col fiatone e un po’ bagnato.
“Sta
arrivando un bel temporale” disse sorridendo
Kagome
sentì indistintamente le guance infiammarsi. Non si
aspettava che venisse da lei, così bello e rassicurante,
come sempre, con la
sua sola presenza.
“Cosa
ci fai qui?” chiese facendolo entrare
“Beh,
sei corsa via in quel modo.. volevo accertarmi che
stessi bene” le mani in tasca, il sorriso sornione, e quei
fili argentati
intorno al volto. Kagome pensò di essere al cospetto di un
angelo.
“Non
dovresti essere dalla tua ragazza?” lo vide irrigidirsi.
“Sono
dove voglio essere” le si avvicinò di un passo
Kagome
deglutì, un po’ insicura su come dovesse
interpretare
quelle parole. Il fatto che lui volesse stare con lei la riempiva di
gioia,
provocandole le stesse sensazioni di un’ adolescente alle
prime armi.
Ma
oltre a quello, tutte le sensazioni e le aspettative che ne
derivavano, erano una ragnatela così spinosa da spaventarla.
“So
che c’è un milione di ragioni per cui non avrei
dovuto
farlo, ma c’è un motivo se ti ho baciata in quel
camerino” la frase rimase
nell’ aria per qualche secondo, lasciando a entrambi il tempo
di assorbirne il
significato.
“Inuyasha,
non credo di essere in grado di continuare questo
discorso adesso.. è stata una serata davvero
difficile”
“Allora
lascia che la renda più serena” un altro passo, le
mani a sfiorarle le braccia
“Ho
sentito tutto, poco fa” lei lo guardò, arrossendo
ancora
di più
“So
che non avrei dovuto, ma ero preoccupato per te. E quello
che ho sentito mi ha fatto pensare tanto.. alla mia relazione con
Kikyo” a quel
nome Kagome sentì un nodo stringersi nel petto. Che cosa
voleva dirle, adesso?
Non
era pronta, non voleva sentire quanto potesse essersi
convinto che lei era la donna giusta per lui, o qualsiasi altra cosa
che
significasse la sua felicità senza contemplarla, almeno un
pochino.
“Ti
prego Inuyasha, non credo di voler sentire..”
“Ma
tu devi ascoltarmi” la presa sulle braccia si
solidificò,
e in un secondo anche il corpo di lui s’ impose maggiormente
avvicinandosi.
“Da
quando ti conosco, qualcosa è cambiato in me..”
Kagome lo
guardò finalmente negli occhi, notando solo in quel momento
quanto anche lui
fosse imbarazzato e gli risultasse difficile parlarle così
apertamente
“Il
mio rapporto con Kikyo è già compromesso da
tempo, oserei
dire da sempre. E ora più che mai, mi sono accorto di quanto
siamo diversi. Me
lo hai fatto capire tu”
Kagome
avvampò. Che cosa stava succedendo? Forse era già
nel
mondo dei sogni e stava immaginando l’ ennesimo finale
lontano e impossibile?
Per
un attimo pensò addirittura che fosse soltanto un
tentativo di cambiare le carte in tavola, e far si che lei non
scrivesse l’
articolo.
“Sto
riscoprendo.. quanto si può stare bene accanto a una
persona” fu un sussurro, e Kagome si ritrovò a
pendere letteralmente dalle sue
labbra, rubando ogni suo minimo movimento con sguardo avido.
“Accanto
a te” un altro sussurro.
Poi
Inuyasha decise che non ne poteva proprio più di quel
silenzio, che non avrebbe aspettato di veder fiorire un rifiuto sul
volto di
Kagome, e che anzi non lo avrebbe accettato.
Si
chinò quasi di corsa e s’ impossessò di
nuovo di quelle
labbra carnose, la cui visione gli faceva crescere un desiderio
incontrollabile.
Le sfiorò, le assaggiò, vi si introdusse alla
ricerca di un bacio più intimo e
passionale, al quale con sollievo sentì abbandonarsi anche
Kagome.
Quando
incontrò la lingua di lei in risposta alla sua,
così
incalzante e bisognosa, si lasciò sfuggire un gemito,
più simile a un mezzo
ringhio, e in poco tempo la incatenò sotto le sue mani.
Kagome
non si aspettava tanta foga, ma accolse con entusiasmo
il tocco caldo del giovane. Le sue mani si muovevano in modo lento e
doloroso,
contornando in modo estenuante prima il suo volto, che con la bocca non
accennava a voler abbandonare, e poi lentamente il suo corpo.
Partendo
dal collo pallido e liscio, fece scivolare le dita
provocandole alcuni brividi che lui stesso sentì quando
passò a toccarle le
braccia nude.
Gli
venne istintivo avvolgerla ancora di più, per scaldarla, e
spostò le mani sui fianchi.
Kagome
reagì allungando le braccia dietro al collo di lui, che
non si fece attendere oltre e interpretò il gesto come un
palese invito a
continuare imperterrito.
Delicatamente
avanzò fino a spingerla contro la colonna, le
mani salde sui fianchi, e appena raggiunse la parete
continuò la sua
esplorazione, scendendo a tastare le gambe, che quel giorno erano
fasciate da
dei lunghi pantaloni neri.
Come
se l’ impiccio lo infastidisse decise di risalire in
alto, diretto alla pancia piatta, e poi poco più in alto,
fino a saggiare le
forme del seno tondo e pieno, ansante e fremente sotto il suo tocco.
Quella
donna si stava schiudendo per lui, e ogni secondo
sentiva il suo desiderio aumentare, incoraggiato dall’
accoglienza dolce di
lei.
Dopo
quel tempo che parve interminabile si accorse di non aver
mai smesso di baciarla, e non lo avrebbe fatto, se non avesse avuto
bisogno di
prendere respiro. Ma solo per ricominciare con più foga, si
promise.
Aprì
gli occhi e la guardò, accorgendosi solo in quell’
istante degli occhi pieni di lacrime di lei. La cosa lo
investì come una doccia
fredda, e in un secondo ebbe paura.
Che
cosa stava succedendo? Perché piangeva se evidentemente lo
voleva anche lei?
Forse
stava correndo troppo?
Oppure..
oppure stava male per quell’ idiota?
Si
lasciò sfuggire un sospiro.
“Stai
pensando a lui?” le chiese dolcemente, avendo un
po’
paura della risposta.
Lei
alzò gli occhi di scatto, arrossendo.
Era
così vicino, così bello e così perso
nei suoi occhi che
per un attimo pensò che avrebbe potuto tacere e continuare a
baciarlo, e
prendersi ciò che voleva.
E
lei voleva lui. Voleva Inuyasha con tutta se stessa.
“No,
stupido” il tono offeso lo fece sorridere
“Allora
perché piangi?”
Kagome
pensò a tutti i motivi per cui avrebbe dovuto dirgli la
verità. A tutte le cose che rendevano impossibile e
sbagliato quello che stava
succedendo fra loro.
A
tutto quel che ne sarebbe derivato, poiché lei rimaneva
un’
altra scappatella al di fuori della sua vita da compagno. Lei sarebbe
rimasta
l’ altra, una delle tante, ancora una volta.
Una
lacrima sfuggì alle ciglia, solcando la guancia e
scendendo fin sotto al mento.
Inuyasha
la prese col dito e le asciugò la pelle, in un gesto
molto tenero e delicato.
“Non
è.. non sarà come tutte le altre volte. Voglio
sistemare
tutto, se anche tu lo vorrai.” Kagome lo guardò
vedendolo arrossire. Anche lui
era titubante e insicuro. Le sfuggì un mezzo sorriso
“Fidati
di me, Kagome”
Le
mani di lui tornarono a contornare il suo volto,
spingendola a guardarlo.
Lei
lo fece, incapace tuttavia di resistere a lungo al contatto
con quegli occhi cangianti, così dolci e insieme famelici.
Pensò che l’ unico
modo per interrompere quel contatto così intenso fosse di
trovarne un altro, e
in uno slancio di coraggio si alzò sulle punte dei piedi,
allungandosi fino a
baciarlo.
Inuyasha
non si fece certo pregare, e ci mise poco ad
abbandonarsi a quel bacio coinvolgente. Avvolse il corpo esile di lei
con le
braccia e senza alcuno sforzo la sollevò.
Kagome
emise un gemito di sorpresa, che lo fece sorridere e
interrompere il loro bacio solo per un secondo, mentre con passo deciso
camminava dirigendosi verso la camera da letto.
La
mise giù ma senza fermarsi, e facendola arretrare la spinse
piano verso il letto, dove l’ adagiò senza
incontrare proteste.
Si
fermò solo un secondo a contemplarla, deglutendo al
pensiero di quello che stava per succedere. Non lo aveva previsto, non
lo aveva
calcolato.
Eppure
il pensiero di lei si era fatto così intenso da quel
giorno nel camerino, che ora non riusciva a pensare ad altro.
E
in un moto di egoismo ammise a se stesso che non gli
bastavano più la sua compagnia e il suo sorriso. Lui la
voleva tutta.
Spinto
da quel pensiero si abbassò fino a coprirla col suo
corpo, facendo attenzione a non gravarle addosso. Sentì
Kagome muoversi sotto
di lui, spostandosi e aprendosi per incastrarsi meglio sotto di lui, e
la cosa
lo fece letteralmente andare in estasi.
Sentiva
il seno di lei sotto il petto, e più in basso, la sua
erezione trovava ristoro in quell’ incavo caldo e
accogliente, purtroppo ancora
ostruito dai vestiti.
Senza
pensarci troppo iniziò a spogliarla, iniziando dalla
camicetta. Kagome trovò estenuante il modo lento e cadenzato
in cui slacciava
ogni singolo bottone, ma l’ attesa fu ripagata dallo sguardo
di lui, che una
volta sfilato l’ indumento rimase incantato a rimirare il suo
petto, scosso dal
respiro affannato.
Si
chinò a baciarle il collo, aspettando quel lasso di tempo
che rendesse lecito il poter realizzare tutti i pensieri che aveva per
la
testa, perché era certo che Kagome non avrebbe sopportato tutto quel che avrebbe voluto
farle.
Ma
tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire
quando sentì le mani di lei sfilargli la camicia dai
pantaloni e introdursi
furtivamente fino a sentire il tocco caldo sugli addominali.
Gli
sfuggì un ringhio, provocato a metà dal solletico
per il
tocco delicato e un po’ per l’ eccitazione. Era da
troppo, per i suoi gusti,
che nessuna lo toccava.
Beandosi
di quel contatto scese con le labbra a baciarle l’
incavo fra le clavicole, togliendole un attimo il respiro, e poi
giù fluido
come un fiume, lasciandosi avvolgere dal calore e dalla morbidezza del
seno,
coperto da un reggiseno in leggero cotone.
Poteva
vedere i capezzoli spingere attraverso la stoffa, e il
solo realizzarlo lo spinse a muoversi con entrambe le mani sotto la
schiena di
lei. Sganciò in un secondo l’ ultimo strato che lo
separava dalla sua pelle candida,
e dopo averlo rimosso del tutto si fiondò sulle
rotondità, gustandole in ogni
centimetro.
Kagome
ansimava sonoramente, mentre lui pizzicava e leccava
quel punto così erogeno in cima al seno, grande e
dannatamente invitante.
Continuò
per un po’, finché non iniziò a sentire
qualcosa
spingere troppo dolorosamente fra le sue gambe. Il desiderio cresceva
spudoratamente, e lui non riusciva a contenerlo. Non era da lui essere
così
frettoloso, dannazione.
Aprendo
gli occhi si accorse di quanto fosse incantevole
Kagome, così abbandonata e seminuda per lui. E
capì che era solo colpa sua se
ora si ritrovava questo bisogno impellente di farla sua, colpa della
sua
bellezza che gli toglieva il fiato.
Come
a punirla, slacciò in tutta fretta la cerniera dei
pantaloni, e in un’ unica mossa glieli sfilò,
facendola sussultare. La guardò,
rossa e vogliosa.
La
cosa lo fece eccitare un sacco, e anche lui si denudò
rapidamente, sfilandosi del tutto la camicia e i pantaloni.
Rimanevano
solo i due indumenti più intimi, gli ultimi
ostacoli a quell’ unione che desiderava con sofferta
impazienza.
Tornò
a coprirla col suo corpo, sentendo i capezzoli spingere
sul petto e le braccia di lei avvolgerlo ancora, cercandolo in una muta
richiesta.
I
loro baci ora si erano fatti impazienti, come impellente era
il desiderio di entrambi.
Senza
nemmeno pensarci Inuyasha giunse con le mani fino agli
slip di Kagome, giocherellando con il bordo e carezzandolo fino a
giungere ai
fianchi, dove tirò l’ elastico e lo ruppe senza il
minimo sforzo, facendola
nuovamente sobbalzare per la sorpresa.
La
guardò negli occhi, eliminando del tutto la stoffa ormai
rotta e abbassandosi in modo fulmineo i boxer.
Il
contatto fra le pelli calde lo fece emozionare, e ancora di
più lo fecero gli occhi di lei. Il modo in cui lo guardava
lo fece sentire
desiderato, e addirittura.. amato.
E
gli piaceva un sacco che lei lo guardasse cosi.
Si
chinò a baciarla, per poi tornare a guardarla negli occhi
“Sei
stupenda” lei non disse niente, ma arrossì ancora
di più,
sentendosi in soggezione per quel complimento in un momento
così delicato.
Senza accorgersene un’ altra lacrima sfuggì ai
suoi occhi, e prontamente lui l’
asciugò con le mani.
“Anche
quando piangi” disse piano, e la fece sorridere “Ma
io
voglio vederti sempre sorridente”
Piano,
combattendo con il desiderio ardente che gli intimava
di prenderla con tutta la foga di cui era capace, si unì a
lei, godendo di ogni
singolo centimetro che il corpo di lei gli offriva, donandogli rifugio,
calore.
Amore.
“Voglio
renderti felice”
Quando
Kagome si svegliò aveva il viso affondato nel cuscino.
Cercò
di voltarsi, ma la luce del sole la investì, e ci mise
parecchio a decidersi ad aprire gli occhi. Quando lo fece si accorse
delle
lenzuola sfatte intorno a sé, e di qualcosa di scuro vicino
a lei.
Stropicciò
bene gli occhi, rendendosi conto che si trattava di
una freccia, ritagliata da carta di giornale.
La
freccia indicava come direzione la porta della sua camera,
e non appena si alzò, nuda e curiosa come una bambina la
mattina di Natale, si
accorse che sul pavimento altre frecce segnavano tutto il percorso.
Le
seguì sorridendo, trovandosi coi piedi di fronte alla
colonna.
Davanti
a lei, appoggiato per terra, un pacco chiuso da un
enorme fiocco blu torreggiava invitandola ad aprilo. Lei non si fece
attendere,
e lo scartò in qualche mossa, scoprendosi a rimirare il
vestito verde che aveva
indossato solo qualche mattina prima.
Era
senza parole, e solo in quell’ istante si accorse che era
sola in casa.
Talmente
abituata a svegliarsi senza nessuno accanto, e
totalmente rapita dal gioco delle frecce, non si era nemmeno domandata
dove
potesse essere finito Inuyasha. Il solo pensiero di lui la fece
avvampare,
riportandole alla mente la notte di passione che avevano condiviso.
Tornò
poi a guardare il pacco, chiedendosi se fosse lui l’
artefice di tutto ciò.
Un’
altra freccia rapì la sua attenzione.
Sotto
al pacco, e poi sulla colonna, ecco un altro percorso
che saliva in alto, fra un disegno e una scritta, su in cima,
costringendola ad
alzarsi.
Dovette
sollevarsi in punta di piedi per poter leggere il
messaggio:
Ti
dona davvero troppo per rimanere su uno scaffale.
Indossalo
questa sera, per favore.
E
scusa se ti ho lasciata sola, ma sarò tutto il giorno nel
salone a organizzare
l’ evento.
Ps.
I bottoncini li ho chiusi tutti io.
Inuyasha
Kagome
rise di gusto, notando solo in quel momento che li
avesse davvero chiusi lui. Affondò il viso nel vestito,
sperando che quel sogno
non finisse mai.
Inuyasha
era nervoso come non mai.
Mentre
seguiva tutti i lavori per allestire il salone, e le
tavolate per la cena alla quale avrebbero partecipato anche i nuovi
collaboratori del suo studio, pensava e ripensava alla notte trascorsa
con
Kagome.
Il
pensiero non lo faceva stare fermo, tanto si emozionava, e
si ritrovava a camminare in giro come uno scemo, cercando di non farsi
distrarre dal ricordo di quel corpo meraviglioso che ansimava per lui.
Doveva
aver preso un brutto colpo in testa, per essere ridotto così.
Ma
ormai era fatta.
Aveva
chiamato Kikyo, quella mattina, pregandola di
raggiungerlo al salone prima che iniziasse l’ evento. Doveva
parlarle, doveva
dirle che non poteva continuare così.
Che
non l’ amava più.
Il
pensiero lo mise in agitazione, ma insieme gli diede una
sensazione di libertà. Libertà di stare con
Kagome e averla ancora accanto.
Attese
con impazienza che arrivassero le uniche persone che
per lui rappresentavano una svolta nella sua vita. Il suo passato, e il
suo
futuro.
Quel
pomeriggio Rin si era dedicata insieme a Inuyasha e a
Miroku al ricevimento. Anche Sesshomaru li aveva raggiunti, ma per lei
costituiva più una distrazione che altro. Non perdeva
occasione di avvicinarsi
di soppiatto, abbracciandola da dietro o sussurrandole parole
sdolcinate o
addirittura sconce.
Pensava
di aver sopperito a tutto quel periodo lontani, quando
appena riconciliati si erano dedicati giorni di amore e passione nel
suo
appartamento. Ma a quanto pare ricordava male i bisogni del suo
Sesshomaru.
Era
davvero sorprendente che avesse resistito tutto quel tempo
in cui si erano lasciati senza una donna. Comunque, era meglio per lei.
Verso
le otto gli ospiti iniziarono a entrare numerosi, e lei
si occupò di accoglierli insieme a Sango.
“Hai
visto Kagome?”
“No,
ma ho visto Sesshomaru” Rin la guardò di
soppiatto,
salutando e consegnando una brochure a un altro gruppo di invitati
“Che
vuoi dire scusa?”
“Rin,
è come un avvoltoio! Non ti molla un secondo!”
disse
guardando il demone dall’ altra parte del corridoio,
apparentemente preso da
una conversazione.
“Dannazione,
quello ha voglia di sesso” Sango la guardò
arrossendo
“M-ma
cosa dici?”
“E’
tremendamente insaziabile..” sospirò. Sango era
senza
parole
“Comunque
non ho visto Kagome, ma l’ ho sentita ieri. Sai, per
la storia di Kouga”
“Sei
stata una brava amica, e per poco eravamo riuscite a
nasconderle tutto. Peccato per quell’ imprevisto”
“Già,
ma ieri era.. non oserei dire serena, ma posso
assicurarti che non era affatto triste come mi aspettavo”
Rin
la guardò
“Beh,
meglio così”
“Si.
Anche se.. ho una strana sensazione, Rin”
“Di
cosa parli?”
Sango
soppesò mentalmente la questione. Forse un parere in
più
poteva rassicurarla.
“Sai,
ho come il presentimento che Kagome e Inuyasha.. si
insomma, che ci sia qualcosa fra loro. O per lo meno, da parte di
Kagome”
Rin
la fulminò con gli occhi
“Impossibile”
“Come
fai a esserne così sicura?”
“Non
lo sono, in effetti. Ma se quel ragazzo ha un po’ di sale
in zucca non si complicherà la vita.
C’è in ballo la sua reputazione, a ridosso
di un’ attività appena iniziata. E nemmeno Kagome
mi sembra così ingenua da
assecondare i fini di un marpione come Inuyasha”
“Accidenti,
lo vuoi proprio mettere in croce”
“Credimi,
non ho nulla contro di lui. Ma purtroppo Inuyasha
non riesce a essere fedele a nessuna. E questo, per i miei gusti, lo fa
finire
direttamente su una lista nera”
“Io
credo che Kagome sia davvero presa da lui..”
sussurrò
ancora Sango, cercando lo sguardo di Rin.
La
ragazza la guardò, stavolta un po’ più
incerta.
“Allora,
in quel caso, saremmo nella merda fino al collo”
Quando
Kagome scese dal taxi fu tentata di tornare indietro
per la millesima volta quel giorno. Si sentiva un pesce fuor
d’acqua, in un
vestito troppo bello per lei, a un evento al quale non era nemmeno
sicura di
voler partecipare, perché sapeva che avrebbe rivisto lui, e lei.
Maledicendosi
pensò che avevano un nome.
Inuyasha
e Kikyo.
Erano
anche una coppia. Lui, stupendo e dannato dongiovanni,
lei quella che nonostante tutto, ufficialmente figurava al suo fianco.
Non
seppe se invidiarla o meno. Dopotutto, lui era appena
stato con lei.
E
cosa sarebbe successo ora?
Inuyasha
avrebbe davvero sistemato tutto? E che cosa intendeva
con.. sistemare tutto?
Entrò
titubante nell’ edificio e poi seguì le
indicazioni per
il cortile, fermandosi nel portico spazioso.
I
tavoli erano stati disposti all’ aperto, ma coperti da un
enorme telone che riparava dalla calura del sole, ormai alto, e dalle
eventuali
intemperie.
Il
vasto giardino era delizioso, illuminato dai raggi del sole
e ricco di alberi fiorenti e panchine sparse qua e la. Vicino al grande
telone,
e a un palchetto con un microfono e un proiettore, Kagome vide un
tavolino con
un plastico.
Probabilmente
il lavoro commissionato dall’ azienda partner di
Inuyasha.
Facendosi
largo tra la folla, fra cui incredula non riconobbe
nessuno dei suoi amici, vi si diresse per darci un’ occhiata.
Si
fermò a osservare il ripiano, scoperto sopra e da cui
poteva vedere gli interni di uno studio. Sotto, sulla targhetta che
riportava i
nomi degli ideatori, scorse anche quelli di Miroku, Inuyasha e del
fratello.
“Ti
piace?” la voce di Inuyasha la fece trasalire.
Sollevò lo
sguardo, ed ebbe la sensazione che il tempo si fosse fermato.
Lui
era li, in tutta la sua bellezza, intento a sorridere e a
porgerle un calice pieno di una bevanda.
“Ti
ho vista arrivare” disse quando lei, cocciutamente
silenziosa,
prese in mano il bicchiere e lo fece tintinnare sul suo. “Sei
bellissima”
sussurrò, bevendo poi un sorso dal bicchiere.
“G-grazie.
Per il vestito, non dovevi”
“Si
invece”
Lui
continuò a guardarla, constatando con divertimento quanto
fosse in imbarazzo. Avrebbe voluto prenderla e baciarla davanti a
tutti, e
farla rilassare nel modo che sapeva, avrebbe avuto un grand’
effetto su di lei.
“Come
stai?” le domandò, cercando di scavare un
po’ in quel
turbinio di sensazioni che le vedeva dipinte sul volto
“Bene”
disse lei abbassando lo sguardo
“E
tu?” lo rialzò, e Inuyasha si sciolse un
po’. Sembrava una
bambina.
“Sono
contento. Sta andando tutto più o meno come
previsto” le
sorrise
Lei
si guardò intorno
“Beh,
si prospetta una grande serata, in effetti” lui bevve un
altro sorso
“Non
mi riferivo a questo”
Kagome
avvampò, incapace di reggere quello sguardo.
Sentì una
felicità inaspettata salirle dentro.
“Inuyasha!”
entrambi si voltarono, e Kagome la vide per la
prima volta.
Kikyo.
Decisamente più alta di lei, ma con la stessa
intensità
di nero nei capelli, e due occhi più sottili e scuri.
Per
un attimo le sembrò di vedere una se stessa più
matura. Ma
quando la vide sorridere guardando Inuyasha si accorse di quanto fosse
diversa.
La
vide avvicinarsi sui tacchi alti, le gambe snelle e lunghe.
Si
rigirò in fretta, guardando Inuyasha.
In
quel momento si sentì male. Ora era tutto reale. Kikyo era
reale, quello che avevano fatto era reale. La realtà, era
che lui era
impegnato.
“Kagome”
la richiamò “resta fino alla fine della serata. Ti
prometto che ne varrà la pena” le sorrise
rassicurante. Lei annuì appena col
capo, vedendolo poi incamminarsi e superarla, per raggiungere la sua
ragazza.
Ebbe
la tentazione di voltarsi e guardare coi suoi occhi, ma
in quel momento qualcuno venne a salvarla
“Kagome!
Sei arrivata finalmente!” l’ allegria di Sango la
investì,
alleggerendo almeno un po’ il peso che sentiva nel petto.
“Ciao
Sango, mi spiace per il ritardo. Non sapevo cosa
indossare” buttò li
“Beh,
vedo che hai risolto il problema egregiamente! Sei a dir
poco meravigliosa!”
“Grazie.
Come sta andando?”
“Per
ora tutto bene, eccetto un piccolissimo particolare”
“E
sarebbe?”
“Rin
ha un problema con una”
“Con
una? E chi è?”
“Non
l’ ho ben capito. Pare una ex fiamma di Sesshomaru. Ma
non capisco quale sia il problema, dato che lui muore dalla voglia di
fare
sesso con Rin”
“Ma..
ti sembrano cose da dire?!” chiese Kagome imbarazzata
“Me
lo ha detto Rin”
“Ok,
credo di essere confusa”
“Siamo
in due. Forza, andiamo a sederci, fra poco inizia la
cena!”
Vi
erano almeno sette tavolate, e Kagome notò con piacere che
nella sua non era prevista la presenza di Inuyasha, e conseguentemente
della
sua ragazza.
Erano
in un altro tavolo, insieme ad altre persone che non
conosceva.
Fu
con un certo disappunto che notò di essere l’
unica single,
ma in fondo era coi
suoi amici, e andava
bene così. E poi, fra sé e sé, penso
che forse, presto non sarebbe più stato
così.
“Sicuro
di non voler sedere con i dirigenti?”
“Certo,
ci passerò tanto di quel tempo” Miroku sorrise a
Sango, dandole un bacio.
Dall’
altro lato, Rin aveva uno sguardo assatanato, mentre
Sesshomaru rimaneva impassibile come sempre.
“Potevi
dirmi che avevi richiesto la sua presenza almeno”
“Non
l’ho richiesta io”
“E
allora chi?”
“Dimentichi
che lei rimane una collaboratrice importante.
Tutto il team che ho lasciato in questo periodo è in mano
sua, ma per aiutare
Inuyasha ho dovuto rivolgermi a loro. Kagura lo avrà saputo
e starà dando una
mano”
Rin
sembrò non apprezzare quella risposta, e Kagome ebbe la
sensazione di sentirla bofonchiare qualcosa come “Nessuno
gliel’ ha chiesto”
Decisamente
forse c’era chi era messo peggio di lei.
Si
voltò verso il tavolo di Inuyasha, vedendo Kikyo sporgersi
e baciarlo sulla guancia.
Ok,
forse quella messa peggio era lei.
“Kagome”
Sango la richiamò
“Come procede il tuo articolo?”
“Già,
a quanto ne so il mio amico stavolta sta facendo le cose
per bene” s’ intromise Miroku.
Eh,
già, proprio.
Gli
sguardi tornarono su di lei
“Beh,
ecco.. lo sto terminando”
“Kagome,
guarda che la consegna è settimana prossima” disse
Rin
“Lo
so, lo so, manca davvero poco” disse lei arrossendo
“E
puoi anticiparci qualcosa?” continuò sorridendo
Miroku
“Alla fine che cosa scriverai?”
Kagome
era in seria difficoltà
“Voglio
dire, pare che Inuyasha sia rimasto fedele a Kikyo”
disse facendo un cenno alla coppia qualche tavolo più in la
“In
questo caso che cosa pensi di scrivere?”
“Ho
già calcolato tutto. Ma.. non posso dirvi niente”
“Fai
bene, e poi manca ancora un giorno e qualcosa” s’
impose
Rin “tutto può succedere!”
“Parlando
di Inuyasha non posso che darti ragione” rise
Miroku.
In
quel momento sentirono un fischio e un signore iniziò a
parlare al microfono, introducendo alcuni altri ospiti, fra cui
Inuyasha e
Miroku e dando inizio alla cena, alla fine della quale avrebbero
spiegato nei
dettagli in cosa consisteva il progetto.
A
Kagome sembrò che le ore non finissero mai, e l’
ansia
cresceva a ogni minuto, mentre lo stomaco le si chiudeva e non riusciva
a
smettere di domandarsi che cosa sarebbe accaduto alla fine di quella
serata.
Perché
Inuyasha le aveva detto di restare? Sperò che si
trattasse di qualcosa di veramente importante, perché
iniziava a non tollerare
più il fatto che a pochi passi da lei, il ragazzo con cui
aveva appena fatto l’
amore fosse circondato dalle attenzioni di un’ altra donna.
Inuyasha
era disperato.
L’
agitazione per l’ affare era solo lo sfondo di una
preoccupazione ben più grande. Da quando Kikyo era arrivata
non aveva fatto
altro che discutere di particolari futili e insignificanti, commentando
gli
addobbi scialbi e poco interessanti che Rin aveva scelto per
l’ occasione. Poi
era passata ai vestiti di alcune collaboratrici.
E
quando Inuyasha aveva insistito per parlare con lei, si era
imposta dicendo che doveva assolutamente assaggiare il buffet, che
all’
apparenza era anche peggio delle decorazioni.
Insomma,
non era riuscito a procedere secondo i suoi piani,
che poi tanto certi a quanto pare non erano. Sperava davvero di
riuscire a
liquidarla così?
Due
anni di storia racchiusi in cinque minuti prima dell’
inaugurazione del lavoro che avrebbe dato una svolta alla sua vita
“Non
ti
amo più, siamo troppo diversi. Ora però ho da
fare”
Si
sentiva un idiota, e per giunta non aveva concluso un
accidente. Quella sera, dopo la festa, aveva organizzato una sorpresa
per lei,
per Kagome.
E
sperava con tutto il cuore di riuscire a mostrargliela.
Doveva trovare quei dannatissimi cinque minuti.
Il
dessert arrivò come una ventata d’aria fresca, sia
perché
si trattava di gelato che perché rappresentava, forse, la
fine di quella serata
infinita e ansiogena.
Rin
si guardava intorno irrequieta, attirando l’ attenzione
degli amici
“Rin,
che ti prende?” chiese Kagome
“Non
capisco che fine abbia fatto Sesshomaru”
“Sarà
andato in bagno” disse Miroku per poi guardare verso il
palchetto “in effetti temo che a breve avremo bisogno anche
di lui. Vado a vedere”
e il ragazzo si alzò prontamente
“Non
è necessario. Vado io” il tono di Rin sembrava
irremovibile.
Si
alzò e si diresse verso l’ edificio, salendo i
pochi
gradini per accedere al porticato, e poi dentro. Le venne automatico
dirigersi
verso i bagni, e per farlo passò di fronte a una serie di
corridoi. Fu proprio
da uno di quelli che sentì provenire la voce di Sesshomaru
“Non
ho tempo per queste cose adesso”
“E
quando ne avrai? Quando troverai cinque minuti per parlare
di quello che c’è stato fra di noi?”
Rin
sentì una stilettata al cuore. Si sporse lentamente oltre
il muro e osservò i due, l’ uno davanti
all’ altra.
“Credevo
di essermi già spiegato in merito. Evidentemente
abbiamo vissuto la cosa in maniera completamente diversa”
“Di
cosa stai parlando?” Rin decise di non poter davvero
più
rimanere nascosta
Sesshomaru
si voltò, guardandola quasi infastidito.
“Nulla
che ti interessi, andiamo via” si diresse verso di lei
e cercò di prenderle un braccio
“Non
toccarmi!” gli urlò in faccia, per poi guardare la
donna
a qualche passo di distanza
“Che
cosa c’è stato fra voi?” chiese poi con
tono mesto
“Rin,
non c’è stato nulla”
“Non
ti credo!” gli occhi erano pieni di lacrime, che a fatica
represse
Guardò
ancora la donna, aspettando che qualcuno le desse le spiegazioni
che meritava
“Avanti,
diglielo Sesshomaru. Tanto anche se lo tenessi
nascosto, non ti crederebbe comunque” a quelle parole
Sesshomaru ringhiò
sonoramente
“Sta
zitta Kagura!”
Rin
era allibita, passando lo sguardo prima da uno e poi sull’
altro
“No,
io non voglio più stare zitta. Non ho fatto altro che
aspettare il momento in cui mi avresti degnata di uno sguardo, accorgendoti di
me, ma
tu avevi occhi solo per lei. Esisteva soltanto Rin”
Sesshomaru
sospirò, resistendo alla tentazione di fare del
male a qualcuno. Aveva la sensazione che nulla però avrebbe
ricolmato il vuoto
che stava spargendosi intorno a lui.
“Poi
quella sera ero riuscita ad averti tutto per me. Sapevo
che con la scusa del lavoro non ti saresti mai sottratto a una
qualsiasi
riunione extra. E quando lei ci vide insieme dubitò subito
delle tue
intenzioni” lo sguardo rivolto verso Rin
“Pensasti
subito che ti aveva tradita. Ma non era vero.
Peccato che per la frustrazione e la rabbia, fu proprio quel che
accadde poco
dopo.” Tornò a guardare Sesshomaru
“Non
ci hai messo molto a consolarti con me tutta la notte”
“Basta,
taci” le intimò il demone
“Quello
che non riesco a tollerare è il modo in cui tu mi
abbia usata e scaricata, per poi tornare da una sciocca ragazzina che
nemmeno
si fida di te!”
“Bada
a come parli!” il demone si avvicinò di un passo
alla
donna, ringhiando sonoramente e pronto a uno scontro verbale senza
pietà
“Avevi
detto che non c’era stato niente fra di voi..” la
voce
di Rin gli giunse sottile e rotta dal pianto.
Lui
sembrò perdere tutto l’ interesse per Kagura e il
loro
bisticcio, e in pochi passi fu di nuovo davanti a Rin, che prontamente
si
allontanò.
“Mi
hai mentito..” le guance ricoperte di lacrime e l’
espressione tormentata.
“Rin,
cerca di capire, se ti avessi detto quello che è
successo tu non ti saresti mai convinta di quanto io e te potessimo
ancora
stare bene insieme”
“E
avrei fatto bene” sussurrò “mi hai
spezzato il cuore. Di
nuovo. Non meriti neanche la metà dell’ amore che
provo per te” si voltò e
tornò indietro
“Rin,
aspetta!”
Sesshomaru
la seguì, cercando di fermarla, ma quando la
raggiunse si accorse di essere già nel portico, dove
Inuyasha stava tenendo un
discorso.
Si
fermò, guardando la ragazza tornare al tavolo, e attese di
capire la sua prossima mossa. Non l’ avrebbe lasciata andare
via da li senza
averla prima convinta che si era trattato di uno stupido, immondo
errore e che
lui era sempre lo stesso.
Che
loro due, potevano essere ancora gli stessi.
Rin
prese la borsa dalla sedia e fece per andarsene, quando
Kagome la fermò
“Rin”
sussurrò per non farsi udire ”Che cosa ti
è successo?”
Anche
Sango e Miroku si voltarono, allarmandosi subito nel
vederla in quello stato.
“E’
tutto sotto controllo. Vi chiedo scusa, ma un
contrattempo..”
“Rin”
Kagome si alzò in piedi “Ma quale contrattempo, di
che
parli? Che ti è successo?” andò con lo
sguardo oltre di lei, vedendo un
Sesshomaru parecchio nervoso e irrequieto osservarle da lontano
“Kagome,
scusa ma devo proprio andare..”
Un
sonoro colpo di tosse le fece voltare verso il palco
“Scusate,
scusate l’ interruzione” Kagome per poco non
sbiancò
vedendo Kikyo prendere il posto di Inuyasha, che di certo non aveva
finito il
suo discorso, e iniziare a parlare al microfono.
“So
che questa sera è da dedicare al lavoro che il mio
amoruccio e il suo amico stanno realizzando”
“Kikyo
per cortesia..” Inuyasha cercò di riprendere
possesso
del microfono
“Tesorino
lasciami finire. Stavo dicendo, questa sera abbiamo
un grandissimo evento da festeggiare, e così ho pensato,
perché non
festeggiarne due?” si voltò sorridendo a Inuyasha,
che invece appariva più
spaventato e sorpreso che mai.
“Kikyo,
che cosa stai facendo?”
Lei
ignorò la sua domanda, e si rivolse nuovamente a tutti gli
ospiti
“Siamo
lieti di annunciarvi, che il mese prossimo ci
sposeremo!”
Per
parecchi secondi rimasero tutti in silenzio, Inuyasha
compreso.
Poi
qualcuno iniziò titubante ad applaudire, trascinando anche
gli altri ospiti. Kikyo sorrise soddisfatta, battendo da sola le mani e
guardando felice Inuyasha.
Ma
lo sguardo di lui era rivolto unicamente a Kagome.
La
ragazza lo fissava attonita, incapace di formulare
qualsiasi pensiero che non fosse
-Inuyasha
sta per sposarsi-
Ciao
a tutti!
Chiedo immensamente venia per il ritardo mostruoso ;_;
Scusate davvero, ma è stato un periodo pieno e difficile e
non ho avuto molto
tempo da dedicare alle mie storie!
Mi auguro almeno che il capitolo possa essere di vostro gradimento,
così per
perdonarmi un pochino :D
Come
forse avevo annunciato già un po’ di tempo fa,
questa
storia non sarà particolarmente lunga, ma anzi, posso dire
senza problemi che
(sempre che riesca a scriverla ^_^”) non manca molto alla
fine.
Ho
voluto scompaginare un po’ le cose, e così ci
ritroviamo
davanti a qualche situazione sgradevole. Rin ha scoperto il
“tradimento” di
Sesshomaru, Kagome, che è una gran credulona devo dire, ha
ceduto al suo
sentimento, per poi scoprire che lnuyasha sta per sposarsi. E beh, non
era il
modo che si aspettava da parte sua di sistemare le cose :D soprattutto
dopo
aver visto come il suo caro Kouga
l’
avesse presa per i fondelli.
Rimangono
Sango e Miroku, il quale è un marpione risaputo, ma
alla fine Sango è quella messa meglio XD
Cosa
succederà adesso? E questo benedetto articolo?
Spero
di aggiornare presto! Intanto grazie a tutti per i
commenti, le letture, i messaggi e il supporto, come sempre
graditissimi!
Per
chi non le avesse ancora fatte, buone vacanze e a presto!
Aruko