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Autore: Swamplie    14/08/2016    6 recensioni
School AU
Clarke Griffin è sul tetto del mondo, ammirata da tutta la scuola. Da tutti tranne che da Lexa Woods. L'indifferenza di Lexa nei suoi confronti è qualcosa che Clarke non sopporta, tanto che la sua prima missione è tormentare l'altra ragazza. Ma quando Clarke supera il limite, è costretta a lavorare insieme a lei per un progetto. Si rende subito conto di quanto poco conosce Lexa e se stessa, e capisce che ora tutto ciò che vuole è che Lexa la noti.
o
Clarke perde la testa per qualcuno che proprio non si aspettava.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Finn Collins, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa non è una mia storia, ma solo una traduzione. Trovate il testo originale qui http://archiveofourown.org/works/7396117/chapters/16799770
 
CAPITOLO 1
Emarginata

Solo qualche mese fa, Clarke pensava che la popolarità fosse il più importante obiettivo della sua vita. Pensava che “amore” volesse dire trovare qualcuno che potesse migliorare le tua fama. Pensava che l’unico modo per divertirsi fosse quello di ubriacarsi senza limiti e poi dimenticare tutto quello che aveva fatto.

Ma questo era prima di conoscere Lexa.

Si vedevano nei corridoi, ovviamente. Per 8 anni erano andate nella stessa scuola. Qualche volta avevano giocato nella stessa squadra nelle ore di ginnastica, si sedevano vicine in classe, eppure Clarke non sapeva assolutamente nulla di Lexa.

Ed era come voleva che andassero le cose. Lexa non era qualcuno con cui parlare. A meno che non volevi suicidarti. In tutta onestà, era colpa di Clarke se le cose si erano evolute in quel modo. Lei e i suoi amici avevano notato che Lexa era diversa sin dall’inizio, e in una piccola città come quella, questa cosa non poteva essere tollerata.

Ma quello che davvero infastidiva Clarke, quello che a volte non la faceva dormire la notte, era il fatto che Lexa sembrava non notare neanche le loro dure parole. La rabbia le ribolliva dentro. Aveva tutto il resto della scuola ai suoi piedi. Le bastava sorridere nella direzione di un ragazzo e il suo sguardo l’avrebbe seguita dovunque andasse, la ragazze più piccole la veneravano come fosse una regina. E gli emarginati avevano paura di lei. Tutti, eccetto Lexa. Per lei, Clarke sembrava essere nient’altro che una mosca noiosa da allontanare non appena si avvicinava, ed era questo che Clarke non sopportava.

Tutto iniziò un giovedì di Novembre. Clarke era bloccata in quella che era probabilmente la sua lezione meno preferita, filosofia. Poteva sopportare inglese con il professor Titus, anche algebra non era male. Ma per lei, questo corso non era che un sacco di stronzate. Il professore non era da meno. Il suo nome era Gustus, esatto, Gustus. Nessun cognome, nessun “professore”, nessun “signor” doveva essere usato in sua presenza. Si era assicurato che tutti lo capissero già dal primo giorno di lezione, mentre sistemava le sedie in un grande cerchio e li incoraggiava a togliersi le scarpe. Quindi si, si poteva dire che Clarke odiava quella cosa incomprensibile che era il corso di filosofia.

Mezza addormentata, fu riportata alla realtà dall’improvviso gomito di Octavia nel fianco...

“Mmh?” Si lasciò sfuggire Clarke, mentre guardava nel cerchio chi l’avesse chiamata. Incontrò gli occhi di Gustus qualche sedia lontano.

“Buongiorno Clarke, felice di vedere che sei ritornata tra noi.” L’insegnante parlò in una voce così calma che Clarke si agitò nervosamente sulla sedia.

“Stiamo discutendo sulla natura della verità, e sarei contento di sentire il tuo parere sulla questione.”

La natura della verità. Per favore. Come se le importasse di fare finta di interessarsi a ciò di cui lui stava parlando.

“La verità...” Disse. “è che questo corso è un fantastico sonnifero e senza dubbio lo consiglierò a mia madre.”

Riuscì a sentire Octavia ridere piano di fianco a lei, mentre Gustus manteneva la sua solita calma.

“Mi dispiace sentire questo, Clarke.” Disse. “ma se vuoi superare questo semestre devi impegnarti di più di così. Forse un altro studente può darci il suo punto di vista?”

I suoi occhi saltarono immediatamente sulla ragazza di fronte a Clarke, Lexa. Ovviamente. Per quanto fosse strana, Clarke non fu sorpresa quando diventò velocemente l’alunna preferita del professore.

“Lexa.” Disse Gustus. “Sono sicuro che hai qualcosa da dire.”

Clarke la guardò con odio. Il trucco scuro intorno agli occhi, i costanti jeans stretti neri che indossava sempre con magliette con qualche immagine deprimente stampata, facevano pensare a Clarke che Lexa avrebbe voluto essere un vampiro o cose del genere. A parte questo, era una professionista a saltare le lezioni, ma la cosa peggiore era che in realtà era eccellente in tutte le materie e tutti i professori la amavano! Clarke non la sopportava, chiaramente quella ragazza faceva di tutto per essere un’emarginata e Clarke non riusciva a rispettarla. Era quasi sicura di aver visto Lexa farle un sorrisino prima di voltarsi verso il professore e quasi sperò che gli sguardi potessero uccidere.

“L’opinione generale è che ogni cosa che possa essere provata con un fatto è una verità.” Cominciò e il sorriso di Gustus sembrava brillare di più ad ogni parola che lei pronunciava. “Ma a gran parte della gente non interessano per niente i fatti. Si costruiscono da soli le loro verità e trascorrono la vita nella loro piccola bolla di ignoranza.”

“È un’osservazione molto interessante. Penso sia giusto dire che molti ragazzi della tua età stanno combattendo con diverse verità...” Disse Gustus, con un’espressione così compiaciuta che a Clarke venne quasi da vomitare. Non riusciva a credere che Lexa aveva conquistato la fiducia di ogni singolo insegnante della scuola, dato la mela marcia che era.

Clarke non lo lasciò andare oltre prima di interromperlo.

“Ho un’altra verità per lei.” Disse mentre i suoi occhi lanciavano pugnali a Lexa. “Lexa è un’insopportabile so-tutto-io ed ecco perché non ha nessun amico.”

Si sentirono diverse risatine e commenti nella stanza, e per un momento Clarke si sentì bene. Si sentì potente. Ma gli occhi di Lexa erano impassibili come mai mentre manteneva lo sguardo su Clarke, e la sua felicità si trasformò in frustrazione.
Non migliorò quando guardò Gustus e si rese conto di aver superato il limite. Gli occhi calmi e gentili del professore avevano qualcosa di più scuro ora.

“Sei esonerata dal resto della lezione.” Disse freddamente. “e verrai considerata come assente per queste ore. Non tollero commenti offensivi in questa classe.”

“Ma è la verità...”

 Gustus alzò una mano e la zittì.

“Puoi andare.” Disse e si spostò per farla passare.

Tutti gli occhi erano su di lei quando si alzò dalla sedia. Questo era uno dei momenti cruciali. Se lasciava che i suoi sentimenti avessero la meglio su di lei, tutti avrebbero capito che si sentiva dispiaciuta e avrebbe imbarazzato se stessa. Non poteva andare cosi. Era importante che tutti capissero che le cose andavano sempre come voleva lei, che aveva il controllo di ogni situazione.

Prese un respiro profondo e scacciò via ogni sentimento indesiderato per riprendere il controllo di se stessa.

“Ciao allora, stronzi.” Esclamò. “È l’ora di un pisolino, ci vediamo alla prossima lezione.”

Agguantò velocemente la nota della mano di Gustus e diede il cinque a Octavia mentre usciva.

Una volta che la porta si richiuse, quella sensazione opprimente tornò e improvvisamente si sentì vuota come il corridoio di fronte a lei. Mancavano solo 35 minuti alla lezione seguente e non le restò che seguire gli ordini di Gustus. “Biblioteca” era scritto sulla nota e lentamente cominciò a dirigersi verso quella direzione. Trascorse quei 35 minuti da sola su una scomoda sedia della biblioteca, fingendo di leggere i suoi compiti di economia mentre un gruppo di matricole la osservava da lontano. Quel giorno non fu di certo il miglior giorno della grande Clarke Griffin.

Sia Octavia che Finn tornarono a casa insieme dopo scuola. Il suo ragazzo Finn. Il Bello, lo chiamava sua madre. Affascinate e gentile, un vero gentiluomo.

“Sono così felice che tu abbia trovato qualcuno fantastico come Finn.” Le diceva spesso sua madre. “ Sono così felice che tu stia provando il primo amore, quello che ti riempie lo stomaco di farfalle! Era ciò che provavamo io e tuo padre a scuola superiore. Ora sai cosa vuol dire!”

Ma Clarke non lo sapeva. Anzi, credeva, era quasi certa in realtà, che le farfalle nello stomaco erano qualcosa che la gente si era inventata, un modo di dire. Nella realtà non esistevano le farfalle nello stomaco, la gente esagerava.

Era sicura che Finn fosse quello giusto per lei, doveva esserlo. Era il ragazzo più popolare della scuola, e come quarterback, anche l’atleta più importante. Era stato votato come il “più attraente” dal giornale della scuola, e sua madre non sbagliava quando lo descriveva come affascinante e gentile. Era un bravo ragazzo, davvero un bravo ragazzo. Generoso e comprensivo, tutto quello che Clarke avrebbe chiesto in un fidanzato. Se Finn Collins non le faceva smuovere lo stomaco, allora nessuno lo avrebbe fatto.
 
“Cosa ti preoccupa?” Chiese Finn mentre lei cercava per la cucina qualche snack per loro tre e lasciando sbattere più o meno intenzionalmente i cassetti e le ante.
 
Non dovette rispondere però, Octavia fu più veloce.
 
“Lexa l’ha fatta sbattere fuori dalla classe di filosofia oggi.” Disse sorridendo.
 
“Non è divertente.” Sputò Clarke mente si girava velocemente per lanciare un’occhiataccia alla sua amica.
 
Finn le guardava con un’espressione divertita.
 
“Come è successo?” Chiese rivolgendosi più ad Octavia.
 
“Bè, Lexa era la solita insopportabile e Clarke si è lasciata andare. Ha finito per dire troppo e Gustus l’ha buttata fuori.”
 
Alla parole di Octavia, Clarke si sentì mortificata per la situazione. Di nuovo. E si assicurò di non incrociare lo sguardo di Finn.
 
“Non è stato giusto però.” Piagnucolò Clarke, pregando che Octavia fosse d’accordo con lei. “Sei d’accordo vero?”
 
Octavia la guardò con un sopracciglio alzato.

“Stavo solo scherzando!” Clarke si rese conto di sembrare una bambina di tre anni, ma ormai non le importava più. “E Gustus, ha reagito in modo esagerato, e solo perché lei è la sua preferita lecca culo! AAAGH! Non sopporto quel sorrisino compiaciuto sulla sua faccia! Pensa di essere così importante, come se avesse vinto chissà che...”

Sia Finn che Octavia sorridevano divertiti.

“Lasciala stare, tesoro.” Disse Octavia e cominciò a mangiare la barretta energetica che Clarke le aveva dato.

“Si… devo dare ragione ad Octavia.” Disse Finn, chiaramente evitando di dire la cosa sbagliata. “Perché ti preoccupi tanto di ciò che lei pensa di te? Lei non è importante!”

“Esatto!” Octavia lo supportò. “Nessuno sta dalla sua parte, e tutti sanno che lei è... una psicopatica e strafatta di droghe la maggior parte del tempo!”

Vedere la sua migliore amica e il suo ragazzo cercare di tirarle su il morale la fece sentire un po’ meglio.

“Giusto.” Disse. “Me lo sono sempre chiesta, come facciamo a saperlo esattamente?”

“Murphy ha detto di averla vista ingoiare delle pillole ad una festa.” Disse Octavia come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Clarke però era molto scettica.

“Quindi Murphy l’ha detto?” Scherzò. “Da quando Murphy è una fonte attendibile? Lexa non ci va neanche alle feste! E poi perché mai parli con lui?”
 
“Lui è tipo... attaccato a Bellamy!” Si difese Octavia. “È difficile liberarsi di lui!”
 
“Si certo.” Clarke rise e diede un grosso morso alla sua barretta.
 
Si sentiva meglio. Nessuno sapeva le cose assurde che Lexa faceva nel suo tempo libero. Clarke era la regina in quella scuola e avrebbe trovato un modo per farla pagare a Lexa.

Non dovette aspettare molto. Grazie alla sua solita fortuna, l’occasione si presentò già il giorno dopo. Stava aspettando nel corridoio la fine della lezione di biologia di Finn, per poi andare a pranzo con lui. Sapeva che al professor Wallace piaceva intrattenere i suoi studenti più a lungo.
Quando la porta finalmente di aprì, Clarke lasciò uscire alcuni ragazzi prima di entrare e controllare che Finn fosse pronto. Di solito era sempre troppo impegnato a parlare con i suoi amici per raccogliere le sue cose. Vide di sfuggita Lexa, prima che la ragazza scomparisse dalla porta e, di nuovo, Clarke si riempì di rabbia.

“Ciao!” Finn interruppe i suoi pensieri, chiaramente felice di vederla. Né lui, Wick o Miller erano pronti, per la sorpresa di nessuno, e Clarke s’infastidì.

“Puoi finire di prepararti per oggi magari?” Lo aggredì, Wick e Miller guardarono Finn quasi con compassione.

“Rilassati.” Rispose. “Stavamo solo parlando.”

 “Ovviamente!” Il suo sguardo lo mise a disagio. “Ma io sto aspettando, puoi sbrigarti quindi?”

Finn rispose con un’alzata di spalle e finì di sistemare i libri nello zaino, mentre ritornò alla sua conversazione sulla prossima partita contro una scuola avversaria. Clarke lasciò vagare il suo sguardo intorno e i suoi occhi caddero su una strana cosa in fondo alla classe.

“Hey, cos’è quello?” Chiese, interrompendo la conversazione.

 “Mmh?” Chiese Finn confuso, e si voltò seguendo il suo sguardo. “Oh quello. Quest’anno dobbiamo inventarci un progetto individuale, qualcosa di grande da portare aventi tutto l’anno. Dobbiamo scrivere relazioni e cose così, è molto impegnativo. A quanto pare, il ragazzo con il progetto più avanzato e innovativo riceverà un premio. Non lo so, io comunque non lo vincerò.”

Clarke si avvicinò al tavolo sui cui erano disposti una serie di barattoli di diverse dimensione e strane costruzioni, ognuna con un nome scritto sopra. Piante stavano cominciando a crescere in alcuni dei progetti, pezzetti di cipolla stavano aspettando lì vicino, addirittura alcuni batteri di diversi colori decoravano l’interno di piccoli contenitori di plastica. Miller sembrava aver provato a tenere in vita un fiore in uno strano liquido colorato, ma il fiore, al momento, pareva incredibilmente vicino alla morte. Buona fortuna per il premio, Miller. Il suo fallimento non era una sorpresa, quel ragazzo era uno scansafatiche, ma non era una sorpresa neanche che il più grande barattolo di vetro segnato “Lexa” conteneva di certo le piante più grandi e più notevoli. Senza neanche sapere di che trattasse il progetto, Clarke era certo che Lexa stesse facendo un meraviglioso lavoro. Doveva essere di sicuro un’enorme secchiona per tutto il tempo. Ovviamente avrebbe vinto lei.

Lasciò andare un sibilo.

“Chi sarà il più grande esibizionista della scuola quando questo progetto si diffonderà?” Chiese.

“Chi, Monty?” Chiese Finn.

“No! Lexa, ovviamente!” Rispose seccata Clarke.

Finn sembrava divertito.

“Sta creando il suo ciclo della vita o qualsiasi cosa sia in quel barattolo.” Spiegò. “Fa circolare l’acqua dentro in modo che i fiori possano restare vivi senza aggiungerne altra. Non c’è neanche bisogno di aprire il barattolo, mai!”

Clarke non era per niente impressionata dalla nerdaggine contenuta in quel vasetto e un’idea la colpì improvvisamente come un fulmine. Si girò a guardare Finn, che ora era pronto ad andare, con un sorriso malizioso sul volto.

 “Puoi iniziare ad andare senza di me, ti raggiungo.” Disse, prima che la rabbia la calmasse.

“Che stai facendo?” Chiese Finn attento.

“È meglio che non lo sai.” Rispose.

Gli occhi di Finn si soffermarono per un attimo su di lei, prima di voltarsi e andarsene. Clarke sapeva che il professore era uscito solamente per restituire alcune cose e sarebbe tornato presto, ma aveva un po’ di tempo per fare ciò che doveva fare.

Aprì velocemente la sua borsa e ci guardò dentro. Con un sorriso trovò una bottiglietta di smalto per le unghie rosso scuro e l’aprì vicino al barattolo di Lexa.

“Oops.” Mormorò a sè stessa mentre svuotava il contenuto nel contenitore.

Osservò attenta le piante.

“Mi sembrate un po’ assetate.” Disse rivolta a loro in tono canzonatorio.

Nella borsa trovò una bottiglia di bevanda energizzante che avrebbe bevuto a pranzo. La aprì con un click e osservò affascinata come il liquido si diffondeva nel terreno. Decise che probabilmente era meglio svuotarla tutta e poi velocemente ripose la bottiglia vuota nella borsa. Dopo essersi assicurata che il barattolo di Lexa fosse chiuso per bene, ruotò e corse via dalla stanza. Non arrivò lontano però.

Sulla porta colpì una grossa massa e quasi cadde a terra. Alzò lo sguardo, il suo cuore cominciò a battere più veloce nel petto quando i suoi occhi incontrarono quelli del professor Wallace. Per qualche secondo non fu in grado di spiaccicare parola, poi un debole “ciao” venne fuori dalle sue labbra.

“Signorina Griffin” Disse Wallace con sospetto. “Non segui questo corso!”

“Lo so…” Disse velocemente ricomponendosi. “Finn Collins è il mio ragazzo però. Pensava di essersi scordato qualcosa sul banco e mi ha chiesto di tornare indietro a riprenderlo.”

Era una buona bugiarda, era sicura. Ecco come era riuscita ad evitare un sacco di note per il ritardo e come sua madre pensava ancora che lei non aveva mai bevuto un sorso di alcol. Vide il professore rilassarsi, ma per non rischiare subito aggiunse:

“Mi sta aspettando ora, devo andare. Salve!”

Si allontanò da lui e non sentendo nessuna protesta cominciò a camminare più velocemente che poteva verso il bar senza destare sospetti.
Si sedette al tavolo di Finn con un enorme sorriso stampato in faccia. Sia lui che i suoi amici la guardavano interrogativi.

“Posso sapere ora?” Chiese Finn piano.

Lei le sorrise.

“Diciamo solo che alla fine dell’anno potresti vincere tu quel premio.”

Quando Clarke buttò giù il quinto bicchierino della serata, finalmente cominciò a rilassarsi. Il finesettimana era arrivato e approfittando del fatto che i loro genitori erano fuori città, i fratelli Blake, come per tradizione, avevano organizzato un party. Clarke aveva sperato di trascorrere la serata con Octavia e Raven, prendendo in giro il modo di vestire e i comportamenti ubriachi della gente, ma Octavia aveva infranto quel sogno non appena aveva posato gli occhi su uno dei nuovi amici del college di Bellamy, Lincoln, e ora sembrava assorbire ogni parola che lui diceva appollaiata sullo stesso bancone della cucina da ben 48 minuti, era patetico. Raven stava spiegando qualche noiosissima roba scientifica ad un ragazzo che giocava a football e per questo Clarke si era ritrovata in compagnia di un ragazzo di cui non ricordava neanche il nome, ma che sembrava molto interessato a lei.

Appoggiò sul tavolo il bicchierino di vetro vuoto e si accigliò. Se non si fosse fermata subito, sarebbero stato gli altri a prendere in giro il suo comportamento ubriaco. E Finn non aveva detto che sarebbe tornado presto? Non era compito suo tenere lontano i ragazzi fastidiosi che ci provavano con lei?

Il ragazzo senza nome continuava a parlare di qualcosa che lei aveva smesso di ascoltare da un po’, il suo sguardo intanto vagava tra i corpi danzanti e i gruppi di persone che parlavano e si divertivano. Un vuoto freddo e pesante si diffuse dentro di lei. Una solitudine così fisica che sentì quasi il suo corpo sprofondare nel divano sotto il suo peso. Sembrava che tutti si stessero divertendo e si sentì anni luce lontana dallo speranzoso ragazzo che le teneva compagnia, dalle risate dei ragazzi sulla pista da ballo, persino dalle sue due migliori amiche, i cui occhi brillavano dell’eccitazione di parlare di qualcosa o con qualcuno che davvero gli importava. Non si ricordava l’ultima volta che si era sentita come loro. O non era mai successo?

Poi finalmente decise che ne aveva abbastanza di quei pensieri tristi e si alzò.

“Vado fuori.” Dichiarò al ragazzo, che provò subito ad alzarsi con lei.

“Da sola.” Aggiunse e gli voltò le spalle senza neanche provare ad essere più gentile. Non le piaceva pensare ai suoi sentimenti, e di conseguenza le importava ancora meno di pensare a quelli degli altri.

Quando uscì sul terrazzo fu colpita da una ventata di aria notturna. Finn era in piedi in un angolo ad ascoltare attentamente uno degli amici di Bellamy. Dopo un momento gli occhi di Clarke incontrarono quellI del ragazzo e lei gli regalò un sorriso seducente. Finn sembrò capire il suggerimento, si scusò con l’altro ragazzo e si avvicinò a lei.

“Hey.” Disse e la guardò con una passione davvero sincera negli occhi.

“Vuoi andare di sopra?” Chiese lei, sapendo già che la sua riposta sarebbe stata sì.

Lui annuì, i suoi occhi non la lasciarono per un secondo. Clarke sorrise e gli prese la mano, ritornarono dentro per sentire un’aria troppo calda riempirgli i polmoni e il rumore riempirgli la testa. Si fecero strada tra i corpi ammassati stretti e raggiunsero le scale. Da qualche parte dentro di lei, Clarke sentì quasi un brivido quando entrarono di nascosto nella camera da letto principale. Non appena la porta di chiuse dietro di loro, Clarke gettò le braccia intorno al collo di Finn e lo avvicinò a lei. La sua risposta fu immediata, erano fisicamente vicini quanto due persone potevano esserlo.

Fammi sentire qualcosa, Finn.

Quel pensiero si ripeté nella testa di Clarke ancora e ancora mentre si avvicinavano al letto dei genitori di Octavia.
 
Per favore, fammi sentire qualcosa.
 
 
Ehilà! 
Come detto sopra questa è solo una traduzione della ff inglese L'arrivée des papillons dell'autrice TheWorldAndTheEmpress su Ao3. Se siete impazienti, vi consiglio di andarla a leggere perchè ne vale davvero la pena.

Quindi... non ve l'aspettavate questa Clarke eh?? E' molto particolare questa ff, non sono le solite Clarke e Lexa, ma inevitabilmente, presto o tardi, finiranno insieme, ormai le conosciamo bene, no?
Sono già pronti i prossimi 4 capitoli. Se riesco a mantenere questo ritmo di traduzione aggiornerò ogni settimana.

Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni recensione verrà tradotta e mandata all'autrice. Quindi fatevi avanti!
Alla prossima settimana
Ila
  
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