Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 1.235 (Fidipù)
Note: Salve! Eccomi qua...con un giorno di ritardo ma per
Ferragosto non si lavora, quindi non si posta (Scusa più stupida non
potevo trovare) e quindi ecco questo aggiornamento in ritardo: bene,
capitolo 7 e sempre più vicini alla fine di questa storia. Qualcosa di
interessante da dire? Mh. L'unica nota che mi viene in mente è che questo
capitolo più che su Tikki è incentrato su Plagg e...no, niente. Fine.
Stop. Sì, oggi mi sento di poche parole, ma perché ancora accuso le ore
piccole fatte ieri! Ok, scherzi a parte passiamo ai ringraziamenti di rito
e al capitolo nuovo nuovo!
Quindi, come sempre, volevo ringraziarvi per i vostri commmenti (prima o
poi - più poi che prima - riuscirò a rispondervi! Lo prometto!), volevo
ringraziare tutti coloro che leggono in silenzio e chi inserisce la storia
in una delle sue liste.
Grazie di tutto cuore!
Gyrro
osservò i nomi che Wayzz aveva vergato sulla pergamena: un piccolo
spiraglio di luce nell’oscurità che, l’ultimo rapporto proveniente da
Routo, aveva portato su di lui e sul regno che amministrava. Le navi erano
salpate e, entro pochi giorni, sarebbero approdate sulle coste della loro
isola con il loro carico di soldati pronti a combatterli e a
sconfiggergli.
Ma sei persone si erano offerte e, sperava, che la settima e ultima
sarebbe giunta l’indomani, quando avrebbe mostrato a tutta Daitya chi
erano coloro che si ergevano a difenderla.
Andava bene chiunque: un padre di famiglia che voleva proteggere i propri
cari, una madre disperata, un giovane coraggioso…
Chiunque della tribù del Gatto Nero sarebbe stato accolto a braccia
aperte.
Quando era andato a casa di Tikki, quella mattina, non aveva trovato
nessuno e la cosa gli era sembrata strana, soprattutto l’assenza di Tikki:
da quando la madre era morta era lei che mandava avanti la casa e si
preoccupava dei suoi parenti, quindi gli pareva bizzarro che la ragazza
fosse uscita senza concludere tutte le faccende.
Aveva notato il bucato ancora steso e la cesta con le stoviglie da lavare.
Aveva provato a cercarla al mercato, ipotizzando che fosse andata a fare
un po’ di spesa, ma nessuno l’aveva vista.
Poi tutti erano stati richiamati nella piazza davanti al Tempio: Gyrro
aveva avuto i suoi sacrifici umani, pensò Plagg, incamminandosi insieme
agli altri e guardando fra la folla, sperando di intravedere la
capigliatura fulva di Tikki, lasciandosi guidare dagli altri fino a che
non giunse nella piazza centrale.
Niente.
Tikki sembrava sparita nel nulla.
Sbuffò, alzando la testa e osservando i Sette Gran Sacerdoti già al loro
posto e, vicino loro, stava in piedi la persona che si era offerta come
tributo per quelli di Routo? Vittima sacrificale per un rito? Plagg,
sinceramente, non sapeva a cosa portasse offrirsi come volontario e mai lo
avrebbe scoperto: tutto ciò che gli importava era stare con Tikki.
Fece vagare lo sguardo verde su suo nonno: Lossa era l’unico che non aveva
un volontario al suo fianco, segno che nessuno nella tribù del Gatto Nero
aveva abbastanza coraggio da offrirsi per l’ignoto; accanto a Lossa sedeva
Thoss, il Gran Sacerdote della Volpe, con a fianco Vooxi: quando aveva
saputo che l’amico si era veramente offerto per la sua tribù non aveva
saputo se ridere o piangere.
Aveva pensato che Vooxi fosse troppo ubriaco per arrivare fino a Wayzz.
Che fosse troppo ubriaco per essere veramente sicuro di quello che faceva.
Proteggerò la mia famiglia in questo modo, aveva commentato la cosa,
battendogli una mano sulla spalla: E se morirò, tu dovrai dare il mio nome
al tuo primogenito o alla tua primogenita.
Plagg aveva accettato, anche se ancora doveva dire a Tikki che il loro
primo figlio si sarebbe chiamato Vooxi.
Ridacchiò, pensando a come l’avrebbe presa la ragazza.
Spostò lo sguardo da Vooxi alla Gran Sacerdotessa della Farfalla e al
figlio: a quanto pare Nooroo era il volontario e Lossa gli aveva riferito
quanto poco del ragazzo ci fosse in quella decisione; osservò velocemente
gli appartenenti delle tribù dell’Ape e della Tartaruga, rimanendo basito
da colui che si era offerto come volontario per la tribù del Pavone: il
giovane Flaffy si muoveva agitato accanto alla zia, guardandosi attorno e
sorridendo alla donna.
Povero stupido.
Scosse il capo, spostando lo sguardo sull’ultima tribù e fu solo allora
che la vide: con le braccia strette attorno al corpo e i lunghi capelli
rossi legati in una treccia, Tikki era immobile, accanto alla Gran
Sacerdotessa Keemi, e teneva il mento alto e lo sguardo fisso davanti a
sé.
Perché era lì?
Cosa stava facendo lì?
Quello era il posto…
No, non poteva averlo fatto.
Plagg fece un passo fra la folla, avvicinandosi al punto sopraelevato dove
si trovavano i Gran Sacerdoti e coloro che si erano offerti.
Non Tikki.
Lei non poteva.
Aveva promesso di sposarlo.
Si erano scambiati la promessa sotto la luna piena.
Si fermò, le braccia lungo il corpo e i pugni stretti, osservandola: forse
aveva sentito il suo sguardo o forse si era voltata per caso, ma gli occhi
di Tikki lo incontrarono e lui vide il dolore e il dispiacere sul suo
volto; la osservò fare un passo, allungare la mano nella sua direzione e
aprire la bocca ma si bloccò, scuotendo la testa e tornando al suo posto.
Perché, Tikki? Perché tu?, avrebbe voluto urlare ma rimaneva immobile con
lo sguardo fisso su di lei.
Gyrro prese parola, iniziando a elogiare il coraggio dei sei che si erano
offerti e poi elencando i nomi: uno alla volta, i sei si spostarono
davanti a Gyrro, finché il Gran Sacerdote della Tartaruga non urlò
l’ultimo nome, quello di Tikki. Plagg rimase in silenzio, mentre lei si
allontanava da Keemi e raggiungeva gli altri, tenendo la testa china e le
spalle abbassate.
Vattene.
Lei ha fatto la sua scelta.
Ha scelto di sacrificarsi piuttosto che stare con te.
Vattene.
Vivi e divertiti, come hai sempre fatto.
Vattene.
Si voltò, socchiudendo gli occhi e dando le spalle all’unica ragazza che,
forse, aveva mai amato: era finita, lo sapevo.
Lei sarebbe diventata in qualche modo una martire e lui avrebbe continuato
la sua vita.
Così finiva quella storia.
«Mentre per il Gatto Nero…» iniziò Gyrro, fermandosi e osservando la folla
sotto di sé e Plagg sapeva cosa stava facendo: attendeva, temporeggiava,
in attesa che qualcuno di tanto stupido si facesse avanti all’ultimo,
spinto dal coraggio degli altri o dalla disperazione.
Vattene.
Strinse i pugni e la mascella, tenendo la testa e non voltandosi: doveva
solo mettere un piede dietro l’altro e andarsene il più lontano possibile
da quel posto, possibilmente verso la prima taverna aperta vicina o…
Perché no? Tornare alle vecchie abitudini – che aveva lasciato per lei! –
e introdursi nel tempio della Farfalla, seducendo qualche vergine
sprovveduta.
Già. Ora poteva farlo.
Avrebbe voluto farlo, ma i suoi piedi non rispondevano.
Vivi.
«Io…» urlò, voltandosi verso il tempio e osservando tutta l’attenzione
calamitarsi su di lui: «Plagg della Tribù del Gatto Nero…»
Non farlo.
Vattene.
Sei in tempo.
«…si offre come volontario.» dichiarò, alzando la testa e sfidando tutti
con lo sguardo verde.
Notò Vooxi chinare la testa in segno di saluto, Wayzz sbuffò alzando lo
sguardo verso il cielo e magari già pensava a quali disastri gli avrebbe
combinato, il resto l’osservò più o meno incuriosito, mentre lei…
Lei aveva gli occhi sgranati e una mano alla bocca, mentre lui marciava
verso di loro.
Bene, ecco l’ultimo stupido.
Complimenti, Plagg. Farai quel che farai solo perché non sai stare lontano
da lei.
Poteva esserci qualcuno di più stupido di lui?
L’affiancò, osservandola e notando solo allora i segni delle lacrime e gli
occhi rossi: avrebbe voluto urlare contro, dirle tutto ciò che pensava su
quella sua stupida decisione, ma invece le allungò una mano.
Tikki osservò titubante le dita rivolte verso di lei, alzando poi lo
sguardo e osservando nuovamente quello verde, facendo poi scivolare
timidamente la sua mano in quella di Plagg.
Gyrro li osservò, annuendo con la testa: «Sette volontari. Sette come i
nostri dei.» mormorò, soppesandoli con lo sguardo uno a uno: «Possano i
Sette essere misericordiosi con tutti noi.»
Bene, a quanto pareva Gyrro aveva i suoi sette idioti, commentò Plagg,
voltandosi in silenzio e osservando il popolo di Daitya che li acclamava:
e il più idiota di tutti era lui.