Il
gruppo delle giovane reclute Auror entrò,
riversandosi come un fiume in piena nello stretto corridoio, bramoso del tepore
dell’edificio e quasi fuggendo dall’aria gelida che provò tuttavia ad entrare,
esalando dai loro corpi congelati.
“Oh,
sembra che siano arrivati i ghiaccioli che abbiamo ordinato”
Gli
Auror, ben protetti nelle loro uniformi imbottite si
misero a ridacchiare alle orecchie rosse e ai nasi che colavano, nascondendo il
brivido che aveva suscitato l’arrivo di tanti corpi freddi in mezzo a loro,
solo un’emergenza li avrebbe convinti ad uscire dal loro rifugio, ma nessuno
avrebbe impedito loro di prendersi gioco delle reclute che avevano invece
dovuto affrontare il freddo in nome dell’addestramento.
Draco,
congelato fino al punto da non sentire più la maggior parte del proprio corpo,
gettò un’occhiata sprezzante verso l’Auror che aveva
parlato. Quel ragazzino era ben più giovane di lui, ma naturalmente lui non aveva
dovuto aspettare prima di potersi proporre come consulente e così era lui
quello schernito e non il giovane che, seduto vicino al fuoco, si era perfino
arrotolato il maglione sugli avambracci.
Malauguratamente
per lui, l’Istruttore notò il suo sguardo:
“Recluta
Malfoy, impara a guardare con rispetto i tuoi superiori, se hai tanta energia
da sprecare puoi tornare fuori a distribuire il the alle sentinelle!”
Stringendosi
la lingua fra i denti per non lasciarsi sfuggire fosse anche una sola delle
migliaia di imprecazioni che spingevano contro il suo autocontrollo, logorato dalla
stanchezza e dal freddo, Draco si limitò a voltarsi nuovamente verso la porta,
aveva già la mano sulla maniglia, ignaro dei sussurri e delle risatine che
stavano correndo tra gli Auror, quando venne fermato:
“Io
avrei un’idea migliore, se non ti dispiace”
Malfoy
si voltò, il viso imperscrutabile e fisso sul giovane Auror,
che sembrava davvero in vena di scherzi quel giorno.
“Ci
sarebbe un bell’addormentato da svegliare con un bacio… e nessuno di noi ha
voglia di lasciare il calduccio del camino per andare nel Dormitorio a
chiamarlo.”
L’Istruttore
fece per parlare, ma il divertimento collettivo degli altri Auror
lo trattenne, dopotutto era congelato e stanco tanto quanto le sue reclute e
non aveva davvero l’energia per mettersi a discutere.
“Hai
sentito quali sono i tuoi ordini Malfoy, obbedisci”
Draco
prese un silenzioso respiro profondo, non vedeva quale fosse l’inganno ma
doveva necessariamente essercene uno. La cosa che più aveva desiderato negli
ultimi mesi di addestramento era poterlo sfiorare fosse anche solo con la punta
delle dita, poter incrociare il suo sguardo, poter anche solo respirare l’aria
della stessa stanza. Era stanco, depresso e deluso da se stesso e da quanto
fosse debole, aveva bisogno di essere consolato, di sentirsi amato… e ora avrebbe
potuto perfino svegliarlo? Avrebbe potuto parlargli? Avrebbe potuto essere
quello su cui avrebbe posato il suo primo sguardo assonnato?
Decisamente
doveva esserci un tranello, ma non poteva farci nulla, gli avevano dato un
ordine e il suo Istruttore non vi si era opposto, non poteva fare altro che
eseguire e prepararsi al peggio.
Si
diresse verso il Dormitorio con il passo svelto, anche se il suo corpo stava
cominciando a reagire al caldo del locale e la faccia gli bruciava come se
l’avesse avvicinata alla fiamma viva. Perfino le gambe cercavano di tradirlo,
rifiutandosi di flettersi ai suoi comandi e costringendolo ad un passo
leggermente sgraziato.
Era
appena entrato quando gli Auror attraversarono veloci
il corridoio, spingendo di lato le reclute per poter raggiungere la stanza
adiacente al Dormitorio e separata da esso da una semplice parete di vetro.
Draco li vide e i suoi passi si fecero cauti mentre si avvicinava all’unico
letto occupato: Harry aveva lasciato l’edificio un mese e mezzo prima per una
qualche missione, ma era tornato nel primo pomeriggio e aveva subito
approfittato di un letto libero per recuperare un po’ di ore di sonno perso,
nell’attesa delle informazioni di cui aveva bisogno prima di ripartire.
Draco
sentì il cuore accelerare nel petto nello scorgere infine il suo viso, mezzo
coperto dal lenzuolo e sprofondato pesantemente nel cuscino: doveva essere
esausto. Un attimo dopo il suo volto già arrossato prese fuoco: invece di
scegliere uno dei pochi letti ancora liberi o uno qualunque delle decine
occupate, Harry aveva trovato il suo. Non c’era nulla di personale a
contraddistinguerlo da tutti gli altri, nulla nel suo aspetto, nulla nella sua
posizione… eppure lui lo aveva trovato. E quella notte Draco, malgrado la
stanchezza, non sarebbe riuscito ad addormentarsi, perché non avrebbe mai
potuto privarsi con il sonno della consapevolezza di poter sentire il suo
profumo nel proprio cuscino.
Tutta
l’ansia che aveva provato evaporò, era il suo Harry, su quello non c’era alcun
dubbio e tutto il resto non importava. Un’improvvisa calma scese su di lui e i
suoi muscoli contratti ed intirizziti si rilassarono all’improvviso.
Si
avvicinò al letto silenziosamente e si piegò sull’uomo che amava. Aveva le mani
gelate, così si limitò a scuotergli dolcemente una spalla da sopra le coperte
invece di accarezzargli il viso come bramava fare. Ma fu sufficiente a
svegliarlo. Le palpebre si chiusero più forte, nella sua lotta per vincere il
sonno e Draco trattenne il fiato fino a quando due magnifiche iridi verdi si
fissarono su di lui, togliendoglielo definitivamente e, con la potenza di un
semplice sorriso felice sul volto assonnato, lo portarono sull’orlo delle
lacrime, scosso da un violento brivido di commozione.
“GIU’!
MALFOY, GIU’!”
Draco
sobbalzò, strappato dal suo caldo bagno di emozioni da quell’urlo preoccupato,
ma mentre lui ebbe solo il tempo di alzare gli occhi sul preoccupatissimo
Weasley, Harry ebbe quello di tirarsi su dal letto e afferrare la bacchetta,
gli occhi ancora confusi dal sonno.
Ron
sobbalzò, impreparato all’improvvisa minaccia della bacchetta del miglior amico
puntata contro, ma Draco scattò, invece di acquattarsi a terra si sistemò tra
l’arma e Weasley.
Harry
spalancò gli occhi, la mente che già aveva dettato le parole dell’Incantesimo
che strattonava i suoi pensieri per impedire a se stessa dal concludere.
“E’
Weasley! Va tutto bene!”
Harry
si fermò, abbassando la bacchetta con le mani tremanti, confuso, arrabbiato e
ancora terrorizzato da quello che era stato sul punto di fare:
“Ma
che stracazzo sta succedendo?!”
Draco
si voltò, altrettanto confuso verso Ron che, ancora sconvolto da quello che era
successo e già con il fiato corto quando si era precipitato nel Dormitorio, si
limitò ad indicare la parete di vetro.
Uno
sguardo di Harry e tutti i prodi Auror che stavano
sbirciando si gettarono alla porta nella speranza di non essere visti, con
l’unica conseguenza di restare incastrati l’uno nell’altro, perfettamente
riconoscibili.
Ron
aveva però ripreso fiato:
“Lo
hanno mandato a svegliarti, sicuri che lo avresti Schiantato, ho cercato di
fermarlo appena l’ho saputo, ma era troppo tardi…”
“Perché
Harry avrebbe dovuto Schiantarmi?”
Harry
si lasciò ricadere nel letto con un respiro profondo, il cuore che risvegliato
all’improvviso non sembrava ancora voler riprendere il suo ritmo normale.
“Quando
sono in missione se mi svegliano la prima cosa che faccio è reagire come se mi
stessero attaccando… per svegliarmi senza essere Schiantati si mettono ad
urlare dalla porta e poi scappano il più velocemente possibile.”
“Decisamente
il metodo giusto per farsi Schiantare!”
Harry
sorrise stancamente al commento acido, ma Ron si strinse nelle spalle: era
l’unica cosa che fosse mai funzionata… fino ad allora.
“Com’è
che hai attaccato me e non lui?”
“Sei
tu che ti sei messo ad urlare, perché avrebbe dovuto attaccare me?!”
Harry
scosse la testa, ignorando Draco per sorridere all’amico:
“…forse
è l’unica persona che può svegliarmi senza rischiare di essere Schiantato”
Draco
sbuffò:
“Mi
sembra il minimo…”
Ma
Ron si limitò a scuotere la testa, spazientito e divertito al tempo:
“Forse
è meglio che vi lasci un po’ soli, ho un Istruttore da strapazzare un po’”
“Lasciamene
un pezzo, se è questo il modo in cui si occupa del mio Malfoy, allora può sognarsi di tornare a casa da Auror”
Ron
ridacchiò, ma lasciò il Dormitorio.
“Ero
sempre un po’ geloso all’idea di saperti in mezzo a tanti uomini… ma ora che so
che se si avvicinano cerchi di Schiantarli, mi sento molto meglio”
Harry
sorrise, ma un attimo dopo aveva allungato una mano verso la sua divisa,
tirandolo verso di sé:
“Sei
congelato…”
“Se
mi lasci dare una sbirciatina nelle tue mutande non lo resterò per molto”
Gli
accarezzò appena il viso, soffermandosi sulle labbra gelate.
“Sono
molestie anche quando è il superiore a subirle?”
“Non
lo so, ma se tieni tanto alla tradizione, puoi molestarmi tu…”
Questa
volta si ritrovarono a ridacchiare entrambi, ma quando Harry lo attirò ancora a
sé fu solo per un abbraccio innocente in cui Draco si ritrovò a chiudere gli
occhi di scatto, sopraffatto: il suo Harry fra le braccia, il suo profumo
dritto nel cervello, la sua pelle fra le dita, il suo respiro fra i capelli.
“Mi
sei mancato così tanto”
Draco
sobbalzò nel sentire la pari emozione nelle parole del compagno e lo strinse
forte a sé, sprofondando nel suo calore.
Mea
culpa:
Mi
sono persa un giorno della settimana, non mi ero resa conto che Ferragosto
cadesse di lunedì, quindi ho posticipato il nostro appuntamento, nella paura di
essere ignorata ancora peggio del solito!
Scusate
il ritardo, la prossima settimana pubblicherò nuovamente di lunedì.
Baci8li.Ci.