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Autore: Jules_Weasley    16/08/2016    7 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Ciao gente! Ebbene sì, sono io. Non mi sono dimenticata di voi, anzi. La mia lunga assenza è dovuta, per farla bene, a problemi di salute, che, oltre a sottrarmi tempo, mi hanno prevedibilmente causato un calo notevole dell'ispirazione.

So che questo capitolo è corto, ma sono già contenta di aver ripreso a scrivere e spero di non subire più battute d'arresto così considerevoli. Se c'è ancora qualcuno disposto a seguirmi, buona lettura!





CAPITOLO VENTISEI – DOMENICA ALLA TANA




Fred, stufo del chiasso della Tana, se ne stava in giardino a prendere il sole – o meglio, la pioggia. Era di per sè una giornata uggiosa, e in aggiunta c'era l'irritazione che gli causavano tutte quelle chiacchiere a vuoto.

Grosse gocce gli scendevano dai capelli fino alle guance e più giù, ma non gli importava. La pioggia gli era sempre piaciuta, e se anche fossero piovute Pasticche Vomitose, sarebbe rimasto lì, considerato l'argomento di conversazione che i suoi familiari avevano intrapreso.

George si sporse fuori e gli fece cenno di avvicinarsi almeno alla veranda, anziché fissare l'orizzonte oltre il cancelletto della Tana. Fred gli andò incontro e il gemello gli mise una mano sulla spalla, comprensivo.

"Rientra". Fred ignorò il tono spazientito di George.

"Non mi va" replicò secco. Sedette sul morbido cuscino rosso del dondolo a tre posti – l'oggetto più conteso della veranda. Probabilmente il più conteso di tutta la Tana. Ricordava fior di liti – a volte vere e proprie risse – tra loro e Ron; tutte per quel dannato dondolo a due posti.

In quel momento, sentì uno strano senso di quiete. Come se ogni cosa fosse tornata a quando era piccino e aveva tanta voglia di combinare guai – in realtà, beh, quella era cresciuta in proporzione all'aumentare degli anni.

"Non puoi restare qui; sta piovendo forte e si chiederanno perché preferisci inzaccherarti di fango invece che bere tè caldo con la tua famiglia".

"Un altro minuto" supplicò. "Devo prepararmi psicologicamente". George assentì con un cenno del capo e si ritirò in buon ordine, tornando al calduccio.

Fred pensò, senza una logica, che in quel momento avrebbe pagato oro per prendere una Caccabomba e lanciarla da qualche parte – l'ideale sarebbe stata la testa platino di Draco Malfoy. Comunque, in mancanza d'altro, anche i riccioli grano di Lavanda Brown avrebbero potuto rivelarsi validi sostituti.

Si maledisse mentalmente per aver pensato di nuovo, seppur indirettamente, a Hermione. Ormai era una specie di chiodo fisso. Perfino vederla camminare con Malfoy, due giorni prima, l'aveva infastidito.

Per tutta la giornata il tempo non era stato un granchè e, uscito dal negozio, aveva potuto constatare che pioveva fittamente. George era già a casa, ed era toccato a lui chiudere il negozio – del resto, avrebbe dovuto muovere sì e no cinque passi per raggiungere il proprio appartamento.

Nella foschia la sua attenzione era stata catturata da un ombrello di un giallo vivo; non aveva potuto fare a meno di alzare lo sguardo. Lì sotto, non visto, aveva scorto Hermione e Malfoy insieme. Draco doveva essere passato a prenderla fuori da Ollivander. Per qualche motivo, vederli chiacchierare l'aveva schiacciato sotto un macigno. Perché diamine di motivo con Malfoy parlava amabilmente, quando con lui non riusciva neppure ad avere una conversazione civile e coerente?

Ci doveva essere qualcosa di profondamente sbagliato in Fred Weasley, se una cosa del genere era potuta accadere.

Udì la voce di George chiamarlo di nuovo dall'interno, e finalmente si decise a rientrare. Proprio non riusciva a capire perché suo fratello volesse costringerlo a partecipare alla conversazione, dal momento che già conosceva la bella notizia che a breve sarebbe diventata di dominio pubblico. L'aveva appresa la sera prima, durante la cena in casa Weasley-Johnson.

Ritrovarsi con Katie Bell e Alicia Spinnett era stato piacevole, doveva ammetterlo. Era stata una serata allegra – e del resto non aveva mai avuto intenzione di mostrarsi alle ex compagne con il muso lungo.

Si era comportato come il solito, brillante Fred Weasley, pronto alla battuta in ogni circostanza. Certamente, però, quella sera non l'avrebbe dimenticata facilmente, pensò sorridendo.





Fred arrivò a casa del gemello leggermente in ritardo. Alicia e Katie erano già lì, intente a chiacchierare e a dare una mano per la cena. L'atmosfera, notò Fred, era strana. Suo fratello gli stava parlando normalmente, a proposito di nuovi progetti per il negozio; ma il suo sguardo non lo convinceva, era quello di quando doveva confessare qualcosa. Però, stavolta, Fred non riusciva proprio ad immaginare cosa. Loro non si erano – quasi – mai nascosti niente. Ogni singolo giorno della loro vita l'avevano speso insieme, architettando marachelle e scherzi – di dubbio gusto, ma geniali. La voce di Angelina gracchiò dalla cucina:

"Smettetela di parlare di lavoro e sbrigatevi ad apparecchiare".

"Non ha tutti i torti" borbottò Fred al gemello. Come sempre, stavano perdendo tempo a discutere di scherzi da progettare e prodotti da perfezionare. "Diamoci una mossa".

Il salone dell'appartamento di Angelina era piuttosto ampio e arredato con una buona dose di modernità, per quanto mancasse di alcuni piccoli comfort babbani – come le luci elettriche. Aiutò suo fratello a stendere una spessa tovaglia sul bel legno di mogano, premurandosi poi di scegliere un servizio di piatti e bicchieri che non fossero scompagnati – particolare di cui, a casa propria, non si curava minimamente. Nemmeno a Hermione importava poi molto, pensò. Del resto era un po' che non consumavano un pasto insieme, senza litigare.

Alicia li raggiunse, aiutandoli a sistemare le ultime cose, mentre Katie e Angelina portavano il cibo in tavola.

La cena filò liscia come l'olio; Fred e George fecero i misteriosi sulle nuove idee che bollivano in pentola ai Tiri Vispi; Angelina, Katie e Alicia – tutte in squadra con Ginny – raccontarono un paio di aneddoti divertenti sulle Holyhead Arpies, per poi iniziare un'invettiva ai danni dell'allenatore – a loro avviso, un incompetente. Dal Quiddich fu facile finire a rivangare i vecchi tempi in cui giocavano nella squadra di Grifondoro (i gemelli come battitori, le ragazze come cacciatrici). Passarono in rassegna praticamente ogni anno scolastico, ma solo fino al quinto – prima dello scoppio della guerra.

"Mi ricordo quando tu e Angelina siete andati insieme al Ballo del Ceppo" disse Katie con un sorrisetto. George la fulminò con un occhiata, ma lei non se ne accorse.

"Oh, me lo ricordo anch'io" ribattè Angelina ridendo. "Non ha fatto altro che pestarmi i piedi tutta la sera".

"Non è vero!" protestò Fred, offeso. "Eri tu ad essere maldestra; non era colpa mia".

"Però si intuiva già che tra lei e George c'era del tenero" commentò Alicia sognante. Angelina strinse la mano del suo ragazzo sotto il tavolo.

"A me piaceva" ammise lui. "Per questo non ho avuto il coraggio..." Si interruppe e acquisì un colorito rosato, ottenendo solo di intenerire Angelina, che gli scoccò un bacio sulle labbra.

"Il genio, ovviamente, me lo disse solo dopo il ballo" si difese Fred, pur non interpellato. "O non avrei mai invitato la cotta di mio fratello!" e alzò le mani in segno di resa.

"Molto nobile da parte tua" lo canzonò George. "E comunque me ne sono reso conto in seguito, quando mi sono pentito di non averla invitata. Del resto avevo quindici anni, un po' di indecisione è concessa a quell'età..." I pensieri di Fred associarono immediatamente la parola 'indecisione' a Hermione, ma si impose di scacciare la donna dalla propria mente, perché a pensarla in ogni momento stava diventando patetico. Aveva deciso di aspettare che le cose si evolvessero, in un senso o nell'altro. Litigare non aveva portato niente di buono e non gli sembrava saggio continuare a battere quel sentiero.

Era immerso in quei pensieri quando udì qualcuno schiarirsi la voce: era George. Oddio, che avesse perso qualche parte importante del discorso?!

"Dobbiamo fare un annuncio" furono le parole che uscirono dalla bocca del fratello. Bene, quanto meno non si era perso niente di fondamentale.

Però George aveva di nuovo lo sguardo con il quale l'aveva accolto in casa; appariva timoroso. E il tono della sua voce era molto emozionato.

"Roba seria?" domandò Katie.

"Direi di sì" fu la risposta di Angelina.

Fred pensò di non averla mai vista più impacciata – e non era persona che lasciasse trapelare tanto facilmente le emozioni. Aveva le labbra serrate e un'espressione seria. George invece lo guardava di sottecchi, come se stesse per lanciargli una Caccabomba a sorpresa e volesse controllare la reazione.

"Non lasci la squadra, vero?" chiese Alicia, preoccupata. Angelina scosse la testa in segno di diniego.

"Non ci penso proprio" la rassicurò. Fred vide Alicia tirare un sospiro di sollievo.

"Meno male" la sentì dire. "Non so come faremmo senza il nostro capitano".

L'amica le sorrise, lusingata, mentre Fred continuava a spostare lo sguardo da Angelina a George, tentando di capire cosa ci fosse di tanto importante da dire.

"Quindi?" fu Katie a togliergli le parole di bocca.

Lo sguardo degli ospiti era fisso sulla coppia; tutti pendevano dalle loro labbra. Fu George a rompere il silenzio, e lo fece guardando Fred dritto negli occhi.

"Abbiamo deciso di sposarci".







"Fred!" Stavolta era la voce di Ginny a chiamarlo, e il rosso decise di dirigersi in salotto. Aveva il sorriso sulle labbra nel ripensare al sabato sera e a come si era svolto. Doveva ammettere che lo shock era stato notevole, ma nessuno poteva dargli torto per questo. Insomma, George aveva deciso di sposarsi e, sebbene non vivessero più insieme, era comunque un passo importante. Suo fratello gli aveva confessato che temeva una reazione non proprio positiva da parte sua; del resto, già quando George se n'era andato, Fred non ne era stato entusiasta. Ovviamente, una volta ripresosi, l'aveva rassicurato. Era felice per lui, e certo che Angelina Johnson fosse l'unica in grado di portarlo all'altare.

Non l'aveva specificato, ma in cuor suo sapeva che un tempo avrebbe preso quell'annuncio come un tradimento, un affronto. Ma era prima di Hermione. Prima che capisse cosa significava essere innamorato di qualcuno.

Per molti anni non aveva compreso appieno il legame tra il suo gemello e Angelina, e aveva pensato che avrebbe finito, col tempo, per allontanarli. Ora capiva piuttosto bene – e non era sicuro che fosse un cambiamento in positivo. Probabilmente sarebbe stato meglio continuare a non comprendere l'amore, ma preservare la propria sanità mentale.

"Ce ne hai messo di tempo!" esclamò Ginny vedendolo arrivare. Aveva l'aria piuttosto irritata.

Fred non capiva perché avesse tutta quella fretta di riunire la famiglia in salone. Che c'era di urgente da sentire se non gli sproloqui di Ronald? Era uscito di lì per non doverli sopportare, e adesso Ginny e George l'avevano costretto a farlo.

Come quando se n'era andato, il salotto era saturo di un'aria pesante. La tensione era palese da quando Arthur e Molly erano andati a riposare nella loro stanza. Stava giusto pensando di far partire l'ascolto selettivo, ignorandoli – se proprio non poteva svignarsela – quando un urlo di sua sorella lo trascinò nella realtà.

"Ron, frena gli Ippogrifi!"

Ronald Bilius Weasley si stava producendo in un'autentica tirata contro le attuali frequentazioni della sua ex ragazza, Hermione Granger, cosa che a Ginny non andava giù.

"Tu non ti rendi conto" mugghiò Ron. "Hermione se la fa con il Furetto!" disse sbattendole sotto il naso l'ennesima rivista scadente, corredata di fotografie.

In particolare, quella ritraeva proprio la sera in cui Hermione aveva baciato Draco sulla porta di casa. Fred arricciò il naso e distolse lo sguardo da quella porcheria, allontanandosi e andando a sedere sul divano, accanto a George.

"Non vedo come possa riguardarti" ribattè Ginny. Non andava a genio nemmeno a lei che Hermione uscisse con Malfoy, ma avrebbe preferito che Ron ne restasse fuori. Il suo diritto di sparlare della questione era pari a zero.

"Già, che ti importa?" chiese Lavanda, stizzita – e probabilmente un po' gelosa.

"Tesoro" si affrettò a dire, in un tono così mieloso che a Fred venne il voltastomaco. "Non devi essere gelosa".

"Gelosa di quella?" ribattè piccata. Fred avrebbe tanto voluto lanciare qualche frecciatina, ma con Lavanda non c'era gusto, dal momento che non riusciva a distinguere neppure un'affermazione seria da una ironica.

Probabilmente il solo respirare la stessa aria di Lavanda aveva sottratto a Ron preziosi punti di quoziente intellettivo.

"Tengo ad Hermione, e non voglio vederla soffrire per colpa di Malfoy". Harry Potter, fino a quel momento rimasto in silenzio, non potè più tacere.

"Stai scherzando!" esclamò, spalleggiando la sua ragazza. "Tu non vuoi vederla soffrire?" Fece schioccare la lingua; Ron farfugliò qualcosa, senza davvero ribattere.

"L'hai tradita" proseguì, senza poter negare un'occhiataccia a Lavanda. "E adesso sei preoccupato? Non sei stato tanto premuroso all'epoca".

"Non ti scaldare" replicò Ron, scocciato dall'intromissione. "Ho solo detto che non vorrei che Malfoy..."

Fred non ne poteva più; avrebbe solo voluto intimare a tutti di tacere, poiché non facevano altro che complicargli tutto – sentirne parlare peggiorava di gran lunga la situazione, oltre a procurargli una fastidiosa emicrania.

"Hermione è grande abbastanza da sapere quello che fa" intervenne Angelina, seduta vicino a George sul divano, "e non mi sembra corretto parlarne se non è presente". L'intervento fu accolto con favore da Ginny e con una silenziosa gratitudine da Fred.

"Vedo che qualcuno ragiona ancora, in questa famiglia" disse lei. "Mi piacerebbe poter dire la stessa cosa di te, Ron!"

"Non parlare così al mio Ron-Ron!" esclamò Lavanda, stringendo il braccio del ragazzo e arricciando il naso. Ron assunse una posa che voleva risultare offesa, le braccia incrociate e lo sguardo fermo, ma Ginny non si lasciò impietosire.

Si portò due dita alle tempie, certa che le sarebbe esplosa la testa, mentre Harry le prendeva la mano per evitare che potesse agguantare la bacchetta e affatturare la Brown.

"Si da il caso che il tuo Ron-Ron sia anche mio fratello!" tuonò. "Quindi gli parlo come mi pare e piace, è chiaro Lav-Lav?" Dannazione, quella ragazza riusciva a tirar fuori il peggio da ogni membro della famiglia Weasley, pensò Fred.

Ad ogni modo, quando la piccola Ginevra sfoggiava quell'espressione minacciosa, nessuno osava contraddirla e, infatti, perfino Lavanda tacque. George sedeva con Angelina, ma guardava la faccia scura di Fred che, alzatosi dal divano, sostava ora in piedi vicino al camino.

Harry era solo felice che Bill e Fleur – al momento in Francia per qualche giorno – non fossero presenti, e che anche i signori Weasley non stessero assistendo a quel gentile scambio di opinioni. Meno erano e meglio era.

Ginny si accorse che George aveva gli occhi fissi su Fred, l'unico a non aver ancora aperto bocca. Non aveva detto nulla in sfavore nè in difesa di Hermione. Seguendo quello della sorella, anche lo sguardo di Ron si spostò su di lui.

"Non dici niente?!" gli chiese, brusco.

Non sapeva bene perché, ma una parte di Ginny sentiva che il cervello di Fred stava lavorando febbrilmente, benchè dalla sua bocca non fosse uscita una sola sillaba. Lui, apparentemente placido, sollevò lo sguardo che aveva puntato a terra e, anziché guardare Ron, che gli aveva posto la domanda, fissò lo sguardo sulla sorella.

"Mi pare che ognuno abbia la sua opinione già ben formata" rispose con tutta la diplomazia di cui si sentì capace.

"Tu che ne pensi, visto che vivi con lei?" squittì Lavanda. "Porta Malfoy dentro casa?" Fred la fulminò con lo sguardo: era davvero troppo pettegola!

"No, ovviamente" replicò con calma forzata. "Per il resto; se vuole limonarsi Malfoy..." e qui solo George percepì un'incrinarsi della voce, "non sono nessuno per dirle cosa debba o non debba fare".

Ginny guardò in tralice lui, poi lanciò un'occhiata interrogativa a George, che abilmente la evitò; infine sospirò senza proferire parola. Qualcosa non le tornava, e Fred avrebbe fatto meglio a contenersi se non voleva che la rossa drizzasse le antenne.

"Fred ha ragione" Harry colse la palla al balzo per finirla con quella sterile discussione. "Ron, è inutile che mi guardi in quel modo" continuò, scorgendo l'occhiataccia dell'amico. Non capiva proprio perché pretendesse di essere appoggiato da lui. "Hermione può scegliere da sola le sue compagnie; se sta con Malfoy avrà le sue buone ragioni".

Che esistessero ragioni buone per stare con Malfoy non ne era del tutto convinto, ma era meglio non dirlo ad alta voce – avrebbe vanificato ogni sforzo che stava compiendo per sedare la lite.

"Malfoy non mi piace, ma Hermione è mia amica, e credo che il suo giudizio meriti un po' di considerazione".

"Abbiamo trattato l'argomento a sufficienza" aggiunse Ginny, assumendo una posa alla Molly Weasley, con tanto di tono alla ho-ragione-chiusa-la-questione.



Il silenzio che era calato durò solo pochi istanti, perché dei rumori provenienti dalle scale avvisarono tutti loro che Arthur e Molly stavano scendendo al pianterreno. Infatti, un attimo dopo, fecero il loro ingresso nella stanza dov'erano tutti riuniti. La guerra e la perdita di Percy avevano agito sui volti dei signori Weasley, scavati e meno allegri di un tempo. Erano invecchiati parecchio, pensò Fred. Ricordava ancora i loro visi sereni, come li aveva visti da bambino.

Una guerra porta sempre via qualcuno e lascia i vivi a convivere con il peso di essere sopravvissuti. È una sensazione strana; l'istinto di sopravvivenza obbliga a gioire di essere ancora in vita, ma si instilla anche una sorta di senso di colpa nei confronti di chi non ce l'ha fatta. Chi decide chi deve morire e chi ha il diritto di vivere? George tossicchiò, strappando Fred dai propri lugubri pensieri.

"Già svegli?" chiese Ginny, per spezzare la tensione e non farla pesare anche sui genitori. "Non avete riposato molto".

"Oh, stiamo bene" fece Molly. "Non siamo ancora così vecchi da dover dormire per ore e ore, ragazza". Sorrise, e a Fred si scaldò il cuore.

"Beh, siete arrivati al momento giusto" disse Ginny con un sorriso radioso. "C'è un annuncio da fare..." Così dicendo prese la mano ad Harry, che le sorrise di rimando.

"Ehi, come lo sapete?" domandò George, aggrottando la fronte. "Gliel'hai detto tu?" domandò, voltando il capo verso Fred, che negò.

"Come sappiamo cosa?" Le sopracciglia di Harry si sollevarono fin quasi a sparire sotto la frangia.

"Che dobbiamo dare un annuncio" disse Angelina.

"No, io e Ginny dobbiamo dare un annuncio".

Lo smarrimento figurava sui volti di tutti. Lavanda guardava Ron, che guardava il suo migliore amico, in cerca di spiegazioni; le due coppie, però, si squadravano l'un l'altra. Fred borbottò qualcosa a proposito delle inibite capacità raziocinanti della famiglia; la sua teoria restava che Lavanda spandeva stupidità ovunque passasse – come fosse una scia di profumo.

"Mi pare ovvio che si tratti di due annunci diversi" fece notare Fred. Probabilmente l'amore aveva la propria dose di responsabilità per quel rimbambimento generale. Le due coppie si guardarono reciprocamente, mantenendo le loro espressioni confuse.

"Mh... prima voi" propose Ginny.

George invece sembrò riflettere un momento sulle parole da usare, forse sperando che Angelina lo precedesse. La ragazza, però, non sembrava affatto intenzionata ad aprire bocca, lasciando George a sbrigarsela da solo.

"Il capitano della tua squadra" iniziò indicando Angelina, "mi ha concesso l'onore di diventare mia moglie". La scena che seguì fu alquanto singolare. Harry lanciò un'occhiata perplessa a Ginevra, che gli strinse la mano più forte. Il silenzio che era sceso sui Weasley fu interrotto da Angelina.

"Voi?"

"Ehm..." Harry sembrava piuttosto in difficoltà. "Direi, idem".

"Idem?" fece Ron, interdetto.

"Ci sposiamo" spiegò Ginny. "Era questo che volevamo dirvi".

Fred non poteva credere alle proprie orecchie – come del resto gli altri presenti. Tutti i suoi fratelli avevano deciso di convolare a nozze. Il fratello maggiore si era sposato, adesso George, e ora perfino la sua sorellina!

Dopo i primi attimi di smarrimento, tutta la famiglia Weasley esplose in un boato di gioia. Arthur non la smetteva di battere pacche sulla spalla ad Harry e a George – o a chiunque gli capitasse a tiro – per poi Appellare dei bicchieri e una bottiglia di spumante. Molly racchiuse sia Ginny che Angelina in un abbraccio stritolatore, congratulandosi con quest'ultima e dandole ufficialmente il benvenuto in famiglia.

Poi passò ad abbracciare il 'suo bambino', ovvero George Weasley, e infine fu il turno di Harry – e qui, se possibile, il fiume di lacrime che le scorreva sulle gote aumentò drasticamente.

Ron, abbandonata la stolida espressione iniziale, abbracciò Ginny e riempì Harry di raccomandazioni sul 'comportarsi bene' – che erano, peraltro, del tutto superflue.

Ad un certo punto non si capì più chi si stesse congratulando con chi e che cosa le persone si stessero dicendo. Fred, che già la sera prima aveva parlato con Angelina e George, si diresse verso l'altra coppia, baciando la sorella e dando una pacca sulla spalla a Harry. Brindarono cinque o sei volte, forse anche di più, in onore dei futuri sposini, e fecero festa fino a tarda sera. Molly si dilungò nel richiedere particolari. Non avevano ancora deciso la data delle nozze, ma davvero? Dove intendevano festeggiare? Quante persone volevano invitare?

"Mamma, lasciali respirare" le disse Fred scoccandole un bacio sulla fronte.

"Prima o poi accompagnerò anche te all'altare" gli disse, accarezzandogli la chioma rossiccia. Fred si schernì, asserendo che non si sarebbe sposato mai – ci teneva alla sua libertà, lui.

"Niente affatto" replicò Molly. "L'unico con cui non ho speranza è tuo fratello Charlie" asserì sconsolata. "Accudire un cucciolo di drago è tutto ciò che chiede alla vita, quindi non credo avrà mai tempo per questo" e indicò le due coppie di sposini.

"Mamma, le persone non devono per forza sposarsi per essere felici" ribattè Fred con una risata. I suoi avevano sfornato sette figli, era un po' difficile fargli capire che esistevano anche persone non intenzionate a metter su famiglia.

Mentre il chiasso nella Tana imperversava sempre di più, Angelina si avvicinò a Fred per dirgli di riferire l'annuncio a Hermione. Fred annuì e, poco dopo, sgattaiolò fuori dalla stanza, dopo aver udito Harry domandare a Ron di fargli da testimone insieme a Hermione.

Decise di andarsi a rifugiare al piano di sopra, nella camera che un tempo era stata sua e di George, ormai vuota. I muri, un tempo tappezzati da poster dei Chudley Channons, erano spogli. La mancanza di polvere e sporcizia dimostrava però che qualcuno – probabilmente sua madre – si occupava ancora di pulire la camera dei suoi bambini. Diede un'occhiata all'interno dell'armadio vuoto – eccetto qualche vecchio maglione smesso, ovviamente in stile Weasley – e si diresse alla finestra, spalancandola per godere della fresca brezza notturna.

Niente era bello, e triste e al tempo stesso, come guardare il giardino della Tana dalla finestra della sua vecchia stanza. I ricordi, come ogni volta, gli invasero la mente. Come quella volta in cui con Harry avevano disinfestato il giardino dagli gnomi. O la volta in cui aveva trasformato l'orsetto di Ron in un ragno, provocandogli una permanente aracnofobia. O la volta in cui Harry, Ron e Hermione...

"Posso?" Una voce lo interruppe dai propri pensieri, mentre Ginny si affiancava a lui, poggiando i gomiti sul davanzale. Erano spalla a spalla; Fred si voltò e le sorrise.

"Che ci fai quassù?"

"Potrei farti la stessa domanda: dovresti essere di sotto con Harry a beccarti abbracci e baci da tutti".

"Oh, ne ho abbastanza!" sbuffò alzando gli occhi al cielo, già stufa di tutte quelle congratulazioni. "Preferisco impicciarmi degli affari tuoi, invece" affermò.

"Non hai un minimo di ritegno" commentò lui, divertito. "A volte penso che tu abbia passato troppo tempo con me e George".

"Vi somiglio, è vero, ma ho più classe" rispose, beccandosi una lieve gomitata dal fratello, che poi le cinse le spalle con un braccio.

"Sono contento per te" le disse, serio. "Un po' meno per Harry, poveretto: i Weasley non sono una bella razza" aggiunse, facendola ridere.

L'orizzonte si era ormai scurito, e le stelle brillavano in cielo da un pezzo. Nel contemplarle, pregò di non scorgere la costellazione del Drago, o si sarebbe buttato di testa dalla finestra.

"Oggi sei strano" disse lei d'un tratto. "Ho notato che anche nel pomeriggio, quando si stava parlando di Hermione, sei uscito di corsa".

"Niente" bofonchiò.

"Riguarda lei e Malfoy?" si arrischiò a chiedere.

Fred tolse il braccio dalle spalle di Ginny e incrociò il proprio sguardo con quello della sorella. Il marrone degli occhi di Ginevra, di una sfumatura poco più chiara del suo, era identico a quelli di Molly.

"No" si affrettò a negare, "sono solo stanco di tante chiacchiere sulla faccenda".

"Capisco". Fred si chiese quanto, in realtà, Ginny avesse capito. Solitamente non se la cavava male a mentire – tranne con George –, ma Ginevra era un osso duro, nonché notevolmente perspicace.

"Bastano i giornali a sbattermi Malfoy sotto il naso, non mi serve anche Ron".

"A volte Ron non sa quello che dice, e non si rende conto di ferire le persone" mormorò Ginny, scrutando il volto del fratello per carpire qualche segnale. Non sapeva neppure lei cosa cercare, poiché i suoi non erano nemmeno sospetti, ma solo sensazioni. Fred notò lo sguardo inquisitore, e si affrettò a ridurre i propri lineamenti a una maschera di indifferenza.

Che avesse intuito qualcosa sui suoi sentimenti per Hermione? Stava a tutti i costi tentando di farlo uscire allo scoperto, ma, per quanto Ginny fosse abile, lui era Fred Weasley. Non si sarebbe fatto mettere nel sacco da sua sorella minore.

"Beh, l'unica che potrebbe esserne ferita non è presente, perciò le chiacchiere di Ron non fanno alcun danno" buttò lì con leggerezza, "tranne irritare i presenti". Doveva togliere dalla testa di sua sorella l'idea – peraltro fondata – che lui soffrisse per la Granger. Era già abbastanza dover sopportare George, non aveva bisogno di un'altra chioma rossa a infastidirlo con consigli e raccomandazioni.

Ginny emise un piccolo sbuffo e, con enorme sollievo di Fred, rinunciò all'idea di approfondire la questione.

"Dai, sorella, scendiamo" disse facendole l'occhiolino. "Si chiederanno che fine ha fatto la sposa".








Quella stessa domenica, Hermione si trovava nella casa babbana del quartiere babbano dove abitavano i suoi genitori e dove era babbanamente cresciuta. Amava il mondo magico, ma di tanto in tanto le piaceva star lì ad asciugare i piatti che suo padre le passava, dopo averli lavati. Così, senza magia.

Quelle domeniche di normalità erano per lei un modo come un altro di staccare e, in un certo senso, di rilassarsi. Era tutto così babbano che, sperava, le avrebbe fatto dimenticare – almeno per un po' – i problemi che la assillavano nell'altro mondo, quello in cui aveva scelto di vivere.

Dopo pranzo si erano sistemati in salone, per fare due chiacchiere. I genitori le avevano chiesto come andava con il lavoro. Sembravano particolarmenti incuriositi dal singolare personaggio con cui trascorreva le giornate.

"L'unica volta in cui l'abbiamo incontrato mi è sembrato un uomo gentile, ma un po' chiuso" stava dicendo sua madre.

"Oh, chiuso è un eufemismo mamma" ribattè. "Te l'ho detto, è piuttosto burbero a volte, però gli sono molto affezionata, e credo che anche lui lo sia..."

Era intenzionata a spiegare che presto avrebbe iniziato a creare bacchette, ma in quel preciso istante – evidentemente troppo babbano – un regale Barbagianni picchiettò alla finestra e, quando gli fu concesso di entrare, planò delicatamente sul grembo di Hermione.

"Quello non è il tuo gufo" notò sua madre, perplessa. Si vedeva che, nonostante non le appartenesse, l'animale conoscesse Hermione piuttosto bene.

"No, infatti" rispose lei, carezzandolo e sfilandogli dalle zampe una lettera e un pacchetto.

"Di chi è?" fece il padre, con aria sospettosa.

"E' di un amico" tagliò corto Hermione, ma senza alzare lo sguardo.

"Qualcuno di speciale?" chiese sua madre, a bruciapelo. "Ti vedi con un ragazzo?"

"Merlino, no!" esclamò Hermione, per niente felice di ascoltare quel genere di ingerenza da parte dei propri genitori.

L'animale apparteneva alla famiglia Malfoy. L'unica volta che i suoi genitori avevano visto Draco, a Diagon Alley, Lucius Malfoy e Arthur Weasley erano finiti a picchiarsi sotto i loro occhi, all'interno del Ghirigoro.*

"Ha ragione" suo padre si rivolse alla moglie con cipiglio deciso, "non dobbiamo impicciarci negli affari di nostra figlia".

"Grazie, papà" rispose, anche se poteva scorgere benissimo negli occhi dell'uomo la stessa curiosità che animava quelli di sua moglie.

"D'accordo, sto zitta" concesse sua madre, e finalmente Hermione potè leggere la lettera, sempre accarezzando il Barbagianni di Draco.



Ho detto al pennuto di trovarti. Venerdì è uscito l'ennesimo articoletto su di noi (stavolta era solo un trafiletto, niente di eclatante), sull'ennesimo giornaletto scadente – non era nemmeno firmato dalla tua adorata Samantha Kaney. Ti ho inviato il giornale come allegato, così ti prepari agli insulti dei tuoi amici Schifondoro.

D.M.


p.s. So di essere irresistibile, ma non avresti dovuto baciarmi davanti alla porta di casa tua. Pagina 53.



Hermione sentiva nella testa la voce di Draco pronunciare l'ultima frase con una certa ironia, che traspariva anche dalla carta.

Scartò il pacco in allegato alla lettera e vide se stessa fotografata nel momento in cui lo ringraziava per la serata, con un casto bacio a stampo. Doveva assolutamente trovare il modo di sbarazzarsi di quel giornale. Non poteva semplicemente buttarlo accanto a sè sul divano, col rischio che i suoi genitori sbirciassero. Estrasse la bacchetta e la puntò verso la propria borsa, senza pensare ad alzarsi.

"Accio!" mormorò.

La piccola borsa a perline si sollevò in aria dal mobile dov'era poggiata e schizzò in braccio alla ragazza. Hermione ripose il giornale, rovistò un po' estraendone diversi oggetti ingombranti e finalmente trovò un barattolo di biscottini gufici. Ne diede un paio al Barbagianni che, soddisfatto, svolazzò elegantemente fuori dalla finestra.

Solo allora la strega si accorse che i suoi genitori spostavano lo sguardo da lei alla borsa, sbattendo le palpebre. Succedeva sempre, con l'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. Sorrise tra sè: inutile, per quanto potesse comportarsi da babbana, era una strega, e la magia sarebbe sempre stata dentro di lei.






NOTE AL CAPITOLO:


1) Mi riferisco al momento in cui, nel secondo libro, i Weasley incontrano i Malfoy durante il consueto acquisto dei libri per la scuola a Diagon Alley. In questa occasione – benché nel film non accada – Arthur Weasley viene talmente esasperato dagli insulti di Lucius da mollargli un bel cazzotto in faccia.




ANGOLO AUTRICE


Ecco qui il capitolo ventisei! Non è come l'avevo pensato e probabilmente non è come l'avrei voluto, ma ho già spiegato all'inizio il perché di questo ritardo. Il capitolo sarebbe dovuto essere più lungo e strutturato in maniera diversa, ma ho preferito tagliare (in primis perché sarebbe stato davvero troppo lungo, poi perché ci avrei messo più tempo e ho preferito pubblicarlo così).

Le tre punte del triangolo non si incontrano nemmeno una volta, eppure si capisce che nei pensieri l'uno dell'altro sono sempre presenti (sebbene Fred non pensi a Malfoy esattamente in termini amichevoli). Dal prossimo capitolo ricomincia la settimana, e quindi Hermione si ritroverà col problema di dover fabbricare la fatidica 'prima bacchetta' della sua vita – un disastro annunciato. E io riavrò il mio caro vecchietto <3

Per quanto riguarda George e Angelina, vi avevo detto che ci sarebbero stati un po' di matrimoni in vista. Per ora abbiamo Luna e Rolf, George e Angelina, Harry e Ginny. Chissà se ho finito di far sposare la gente?

Da ultimo vi dico che sono contenta di tornare a pubblicare – se ci siete ancora, battete un colpo e recensite ;)

Un bacio e (spero) a presto!

Jules



  
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