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Autore: DaisyBuch    17/08/2016    0 recensioni
Olga Haraldsen è la contessa del Lago Twerjen, che vive sola nell'unica casa che si affaccia su di esso. In Norvegia esistono lunghi periodi che si alternano tra giorni di sola notte e giorni di sola luce, e nei periodi così detti delle "notti polari" succede qualcosa di strano ad Olga ed al lago. La giovane donna è vedova e nasconde dentro di sè un angosciante segreto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Olga fece il prima possibile, si asciugò i capelli in fretta e furia ed indossò un vestito bluette non stirato.
Non sapeva bene perché ma aveva paura che la bambina avesse cambiato idea.
La trovò arrampicata sullo sgabello della cucina che si guardava intorno rapita.
Ovviamente non aveva idea di dove trovare le cose per fare la colazione.. o come fare una colazione. Olga non ci sapeva davvero fare con i bambini.
-Eccomi tesoro. Cosa.. cosa vuoi mangiare?- le chiese dolcemente accarezzandole il caschetto biondo.
-Che bei quaadri.- disse col naso all’insù, mentre osservava i dipinti di Olga appesi per tutta la cucina.
-Ti piacciono? Li ho fatti io.- disse riscoprendoli anche lei, era una vita che non li notava nemmeno.
C’erano un girasole, un pezzo del loro orto e la vista sul lago, la vista sul lago con la luce del sole, un campanile..
-Lui chi è?- chiese all’improvviso Nina, riferendosi al quadro appeso accanto alla finestra, era di dimensioni medie.
-Oh ehm.. lui era mio marito.- abbassò la testa Olga, senza guardare il suo quadro.
-E dov’è?- chiese innocentemente lei.
Olga si girò ed andò verso il frigorifero per tirare fuori il latte.
-Non c’è più.- rispose dandole le spalle. Il suo volto si era intristito, non voleva che lei lo vedesse.
-Come la mia mamma?- insistette malinconica.
La donna posò il latte sul tavolo e la fissò dispiaciuta. –Come la tua mamma.-
-Sei bravissima, vorrei essere brava come te.- la complimentò disse abbassando lo sguardo.
-Se vuoi ti insegno a dipingere.- disse sorridendo, prima di realizzare veramente cosa aveva appena detto.
Voleva sul serio insegnarle a dipingere?
-Davvero?- quasi cadde dallo sgabello. Era così entusiasta che Olga non ce la fece a ritirare le sue parole.
-Davvero.- le sorrise di rimando.
Prese due bicchieri e li riempì di latte, poi si accorse che non sapeva nulla di cosa mangiavano i bambini.
-Sei allergica a qualcosa?- chiese spaventata.
Nina la guardò spaesata.
-Cosa mangi la mattina per colazione?- riprovò semplicemente.
-Cereali e latte.- ricordò. Per fortuna Olga aveva entrambi, perciò la accontentò facilmente.
Mentre Nina mangiava famelica e finiva la terza tazza di cereali con il latte Olga la fissava intensamente, quasi rapita da quella piccola bambina curiosa e coraggiosa.
-Quanti anni hai?- le chiese. Era l’unica cosa di cui non avevano parlato, ma sapeva più o meno quanti..
-Sei e mezzo.- farfugliò a bocca piena.
Olga rimase di stucco. Non sapeva davvero nulla sui bambini.. pensava che Nina ne avesse otto. Effettivamente non aveva mai realmente avuto a che fare con dei bambini da moltissimi anni.
-E tu?- le chiese come obbligata, e non sinceramente incuriosita come al solito.
-Indovina.- alzò le sopracciglia Olga, così da farla divertire e rendere tutto un gioco.
Nina capì al volo e sorrise guardandola, con aria di sfida.
-Cinquanta!- quasi urlò, sicura di aver indovinato.
Olga impietrì di nuovo.
-Ma..come cinquanta.- balbettò. –Sai quanti sono cinquanta?- sbattè le palpebre incredula.
-Tanti.- rispose approssimativamente.
Olga sospirò delusa, dimostrava tanti anni?
-Non hai indovinato, comunque.- le disse un po’ scocciata.
-Venti!- urlò di nuovo, e lì la donna capì che Nina non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo.
Si mise allora a ridere, rise per tanto tempo guardando la strana bambina davanti a lei che la aveva fatta scoppiare in una risata.
Erano le otto del mattino, e Olga stava per finire di lavare i bicchieri sporchi ed andare in città per riportare Nina, mentre lei stava comodamente sul divano a guardare la televisione, quando squillò il telefono di casa.
Solitamente erano le offerte pubblicitarie, ma le sembrò strano a quell’orario.
Si asciugò in fretta le mani sul canovaccio ed andò a rispondere.
-Pronto?-
-Si pronto, lei è Olga Haraldsen? – chiese la voce di un uomo austero.
-Si sono io.- rispose, i suoi occhi andarono automaticamente su Nina, che era seduta davanti a lei di spalle.
Si allontanò, poiché l’uomo aveva una voce troppo seria e Olga aveva un cattivo presentimento.
-Sono l’agente Johansburg, lei è attualmente in compagnia di Nina Olsen?-
-Si, stavo per riportarla in centrale.- confermò lei.
-Volevamo informare Nina che suo padre è al momento in ospedale. Può portare la bambina direttamente qui o se preferisce in ospedale.- Olga ebbe un tuffo al cuore.
Si allontanò velocemente dal salone ed uscì fuori in giardino.
-Come in ospedale? Cosa è successo?- chiese preoccupata.
-Sono informazioni riservate.- rispose secco.
-C-come e con chi starà Nina?-continuò confusa Olga.
 –Stiamo cercando di raggiungere telefonicamente la zia di Nina, sembra essere il parente più prossimo ma è necessario che lei la porti qui il prima possibile per fare ulteriori accertamenti.- spiegò.
-..certo, partiamo subito. La porterò in ospedale.-
-La aspetteremo là.-  chiuse la chiamata.

 
   
 
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