Capitolo
10- Alone
Daryl’s
POV
Dopo essermi categoricamente rifiutato
di aiutare Jack nella ricerca della mia famiglia e di
quell’Alexandria che ora
reputavano la loro nuova casa, i suoi uomini mi erano saltati addosso
come cani
affamati.
Il naso era definitivamente rotto, alcuni
ossi della mano destra anche, ed ero ricoperto di sangue, un
po’ mio e un po’
degli idioti con cui avevo lottato.
Quelle mezze fichette non si scorderanno
presto di me: gli ho fatto saltare una buona parte dei denti che ancora
avevano,
e Jack aveva il
tendine della gamba
andato.
Non mangio da giorni, continuo a perdere
conoscenza e la cosa peggiore è che non so
cos’abbiano in
mente di farmi.
Sì, lo so, sono un Dixon, avrei dovuto
assecondarli, pensare alla mia pellaccia e fregarmene di Rick,
Judith,Carol.
Ma non ci riesco.
Preferivo morire piuttosto che tradire
la mia famiglia? Sì.
Mi sto pentendo di quello che sto
facendo? No.
Beth’s
POV
Non aveva chiuso occhio neanche un
secondo e si era limitata a fissare per ore il soffitto bianco candido
sentendosi frastornata, vuota, inutile.
Più di una volta aveva escogitato di
sgattaiolare fuori dal suo letto e scappare per andare a riprendersi
Daryl ma non
sapeva dove fossero le armi e temeva di essere scoperta dalle
sentinelle di
guardia o peggio da sua sorella.
La giacca di Daryl si trovava sullo
schienale della sedia in camera sua ma aveva la strana sensazione che
l’oggetto
in questione la stesse fissando, come un fantasma che vegliava su di
lei.
A un certo punto si sentì costretta ad
alzarsi ed a portarsela vicino a sé, nel letto.
La stinse, pianse su di essa finché le
prime luci dell’alba fecero capolino tra le fessure delle
ante chiuse.
Beth si girò su un fianco e guardò la
finestra, perdendosi nei suoi pensieri.
Dopo poco sentì Glenn e Maggie parlare
nel corridoio a bassa voce:
Glenn stava per partire nella missione
di salvataggio e non aveva alcuna intenzione di origliare le loro
conversazioni, ma Maggie l’aveva obbligata a tenere la porta
aperta per sicurezza
e quindi riusciva ad udire qualunque suono.
“Sai
meglio di me che devi rimanere qui
e occuparti di Beth…ha bisogno di te più che mai
adesso.” Le rispose Glenn in
modo dolce
“Non
l’ho mai vista così triste. Forse
solo dopo la morte di mamma l’ho vista così
disperata. ” continuò sua sorella
“E’
solo in pensiero per Daryl, vedrai
oggi starà meglio, finalmente si è riposata, h
mangiato ed è al sicuro.”
“Lo
spero. Stanotte sono andata a
controllarla, stava dormendo ma tendeva la sua
giacca tra le braccia. E se…sai
pensavo…se fosse successo qualcosa tra quei
due?” si interrogò Maggie
“Mmm…forse
hai ragione.” Disse Maggie
aggiungendosi alla risata del marito
“Forse
sto diventando un po’ troppo
paranoica da quando Beth è tornata…”
continuò lei in tono scherzoso
“Dici?”
la prese in giro Glenn dandogli
un bacio
“Hai
preso tutto? Ti serve qualcos’altro?”
“Sì,
ho tutto. Mi accompagni giù?” disse
dando un secondo bacio alla moglie
“Ma
certo, andiamo.” rispose dolcemente
Maggie e poi entrambi scesero le scale per andare al piano di sotto.
Le alternative erano due: o avevano
veramente acceso una luce così da torturarmi meglio oppure
stava impazzendo.
Più probabile la seconda.
Se continuavano a tenerlo al freddo,
senza mangiare e senza ricevere medicazioni avrebbe raggiunto suo
fratello Merle
e Hershel molto presto.
Ma lui non si sarebbe arreso: era stato
costretto a combattere sin da quando era bambino, combattere i suoi
demoni
interiori e anche adesso avrebbe combattuto per restare in vita.
La porta blindata si aprì con il suo
cigolio familiare e Daryl sapeva che le torture stavano per arrivare.
Jack si sarebbe divertito a tormentarlo
per qualche ora mentre i suoi “seguaci” avrebbero
riso sguaiatamente ogni volta
che lui avesse mostrato un segno di debolezza.
Non si preoccupò di alzare nemmeno la
testa per vedere chi era, era inutile sprecare le ultime forze per un
coglione
come Jack.
Sentì dei passi arrivare verso di lui,
incredibilmente delicati per essere quelli di un bestione come il suo
aguzzino.
Non sapeva cosa gli sarebbe toccato
oggi, l’ultima volta Jack aveva usato la sua cintura e,
neanche fosse stato un
vangante, si era ripromesso di strappare violentemente la carne della
schiena
di Daryl a suon di cinghiate.
Stranamente qualcuno gli sfiorò la
guancia, con delicatezza, singhiozzando.
“Oddio…Ma
che cosa ti hanno fatto...mi…mi
dispiace così tanto”
Ma quando alzò gli occhi, Beth era
reale, piangeva, si disperava, con i suoi inconfondibili capelli biondi
raccolti in una coda e gli occhi blu dove Daryl
amava perdersi.
“Ma
come hai fatto…” chiese debolmente Daryl
“Shh…non
parlare, ti prego. Dimmi solo
come aprire queste manette” le rispose con determinazione lei
“Devi
solo tirare, non ci sono le chiavi.”
“Ok.
Ok.”
Non
riuscì nemmeno a finire la frase che
Beth aveva già liberato la stretta di un braccio.
L’arto gli ricadde sulle
ginocchia come se fosse una parte estranea al suo corpo, non riusciva
quasi più
a sentirlo.
Tra il dolore e la sorpresa l’arciere
riuscì solo a dire
“Non…dovresti…essere qui”
“Lo
so. Ma è l’unico posto dove voglio
trovarmi.” Gli rispose seria Beth mentre liberava anche il
secondo braccio
dalle manette.
Non
riuscì a trattenere la smorfia di
dolore.
Beth frugò nello zaino alla ricerca di
acqua per reidratarlo.
Daryl bevve avidamente l’intera
bottiglia, e cacciò giù diverse bustine di
zucchero così da recuperare energie.
In pochi minuti la ragazza medicò le
ferite più gravi e poi, facendosi coraggio, lo
obbligò ad alzarsi.
“Forza,
non manca molto” lo spronava lei
ma sapeva quanto l’uomo facesse fatica a compiere
un’azione elementare come
camminare.
Daryl
si era appoggiato quasi
completamente a Beth, e lei, esile com’era, cercò
di aiutarlo come meglio poté.
Due rampe di scale li dividevano
dall’uscita: riuscirono a fare la prima rampa a fatica, lei
era madida di
sudore, mentre lui a ogni movimento si costringeva a trattenere urla di
dolore
a causa delle gambe che non riuscivano più a sorreggerlo, un
braccio cingeva le
spalle di Beth mentre l’altro era alla ricerca disperata
della ringhiera delle
scale, per non esercitare troppo peso sulla fragile ragazza.
Mentre stavano per iniziare la seconda
rampa, entrambi persero la presa e scivolarono sul duro pavimento.
Si ritrovò ancora sulle sua ginocchia.
Era in una sorta di trance, non si era mai sentito così
impotente, inutile.
Gli occhi gli si chiudevano, era debole,
impotente e l’unica cosa che riuscì a dire fu
“Beth..lasciami qui”
Lei, impavida e ignorando le parole
dell’uomo, si precipitò verso di lui e gli
cacciò giù a forza altre bustine di
zucchero mischiate con l’acqua.
“Vattene…”
gli sussurrò disperato
“Io
non ti lascio qui.Ok?” gli disse
guardandolo
L’unica
cosa che riuscì a emettere Daryl
fu un respiro affannoso. Ormai le sue forze lo stavano abbandonando del
tutto.
Beth riprese il suo volto tra le sue
delicate mani e con una pezza bagnata gli passò
dell’acqua sulla
fronte, sperando di migliorare
leggermente la situazione.
Carezzandogli sempre il viso continuava
a dirgli di non mollare, di resistere, di non lasciarla proprio ora che
erano
quasi arrivati.
Come ultimo, disperato tentativo, gli
diede un bacio.
Di colpo un dolore lancinante lo colpì
sul volto, un pugno, e anche ben assestato.
Si costrinse ad aprire gli occhi immediatamente,
ed ecco che incontrò subito quelli malvagi e neri come la
pece di Jack.
“Beth! Beth!” disse imitandolo e
deridendolo “Amico,
dovresti smetterla
di fantasticare sulle ragazzine, non si fa!” disse Jack con
la sua solita
faccia da culo divertita.
Lui non riusciva a capire, un momento fa
era lì con lei, che lo aiutava, che lo liberava, che lo baciava…e adesso
dov’era?
Guardandosi intorno, la luce era tornata
quella oscura e malsana di una volta e l’unica persona che
divideva la stanza
con lui era Jack.
-Che idiota che sono!- pensò Daryl
–Beth è sana e salva ad Alexandria
–e
realizzò lentamente che non era reale, era soltanto un
fottutissimo sogno.
Era chiaro: stava veramente delirando.
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Beth’s
POV
“Ehi,
Bethy, come stai? Sei riuscita a
dormire?” chiese Maggie premurosa
“Non
molto, sono ancora un po’
sconvolta.” Ammise lei
“Lo
so, anche noi quando siamo arrivati
reagimmo così, ma sai dopo ci siamo ambientati. E’
bello passeggiare qui senza
che dei mostri ti seguano per mangiarti”
Beth
annuì dolcemente, nascondendo la
sua tristezza.
“Se
vuoi parlare di qualsiasi cosa io ci
sono, ok?"
“Si
sa qualcosa della missione? Stanno
tutti bene?” disse Beth pensierosa
“Sono
partiti questa mattina all’alba,
sono costantemente in collegamento con noi grazie ai walky talky e
Glenn
conosce bene il posto e sono sicura che riusciranno sicuramente a
salvare
Daryl.”
Nel
momento stesso in cui pronunciò il
suo nome, Beth ebbe una sorta di colpo al cuore, era solo colpa sua se
adesso
era intrappolato.
“E
chi è che riceve le informazioni qui
ad Alexandria?” continuò imperterrita Beth
“Jesse.
Non confonderti con la moglie di
Pete: lui è un ragazzo. Si trova spesso
nell’armeria e Rick si fida cecamente
di lui”
“Ok”
“Beth?
Sei sicura che non vuoi parlare?
Guarda che ti sentiresti sicuramente meglio” disse
sussurrando Maggie e
carezzando il volto di Beth
“Io…sono
solo dispiaciuta, non volevo
che Daryl rimanesse prigioniero dei wolves e mi dispiace di aver
trattato male
Glenn e Aaron che cercavano solo di aiutarmi.
E’
colpa mia” iniziò a piangere
“E’
tutta colpa mia…io… i miei buoni propositi,
trovare persone buone, le mie
stupide speranze, sono un’idiota, una stupida ragazza con i
suoi stupidi sogni
che non impara mai…”
Beth
piangeva, piangeva disperatamente e
Maggie odiava vederla stare così male.
Lei aveva omesso tante cose nella
spiegazione del perché si sentisse così male ma
temeva la reazione protettiva
della sua sorellona maggiore.
“Devi
toglierti dalla testa che tu sei
stupida: sai bene quanto me che non è colpa tua e sono certa
che Daryl è felice
che tu sia qui.”
Si
abbracciarono e poi Beth si costrinse
a vestirsi per raggiungere il famoso Jesse.
Doveva sapere.
Rick’s
POV
C’era posto per un sacco di gente e
inoltre sarebbe stato più facile medicare Daryl, se ce ne
fosse stato bisogno.
“Abe,
fermati qui, come le altre volte”
disse Glenn al rosso.
“Siamo
sicuri che qui non vedranno il
furgone?” chiese interrogativa Rosita
“No,
no, non preoccuparti” rispose
sicuro Glenn
Rick
slacciò la cintura del sedile, era
vicino a Abraham e si voltò verso i suoi compagni
così che potessero sentirlo.
“Ok,
conoscete tutti il vostro compito.
Innanzitutto perlustriamo la zona, assicuriamoci che
all’esterno non ci sia
nessuno e poi entriamo”
“Daryl,
ci aspetta, andiamo!” disse Glenn
N.A.:
Mi dispiace che poche persone abbiano letto l’ultimo capitolo
però ho deciso di continuare per chi fosse interessato e per
i miei fan più
accaniti (se esistono) XD
Come al solito se vi sentite di darmi il vostro parere, sia
positivo che negativo tutto è bene accetto. Ringrazio tutti
quelli che hanno
deciso di seguirmi fino a qui e vi mando un grosso bacio ciaoooo :*
Sara