Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: vavvina_95love03    19/08/2016    2 recensioni
STORIA REVISIONATA a Gennaio 2021.
Sono passati ormai quattro anni da quando Alice era tornata nel Sopramondo, ma a volte il destino non smette mai di sorprenderci e ti si presenta con un'occasione più unica che rara. Cosa sceglierà la nostra Alice? La mente o il cuore? La risposta sembrerebbe sì la più sconta, ma non sempre la strada per arrivarci è la più facile...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – Il grande giorno!

 

 

 

 

    Era arrivato il grande giorno! Il giorno in cui si sarebbe celebrato l’anniversario del giorno Gioiglorioso, il giorno in cui la Regina Mirana ed il Principe Edward VII si sarebbero sposati ed infine il giorno in cui Alice avrebbe preso in mano il suo destino…
    Tutta Marmorea era in fermento quella mattina. La maggior parte degli abitanti si erano svegliati alle prime luce dell’alba per poter preparare tutto nei minimi particolari, sia per la parata che per il matrimonio del secolo. Ognuno dava una mano come poteva e ogni dove si respirava aria di festa e di allegria. Tutti erano felice ed allegri. Tutti, tranne un uomo, un cappellaio.
    Come la maggior parte dei suoi compaesani, si era alzato anche lui di buona mattina, o più correttamente si era alzato dal letto dopo una notte completamente insonne. Non aveva fatto altro che pensare al tradimento della sua Alice ed al motivo per cui lei non volesse parlargliene. In quel momento era impegnato a sistemare i festoni assieme ai suoi due amici più fidati, il Leprotto e il Ghiro.
    «Cappellaio, ma che cosa ti prende questa mattina!? Che fine ha fatto tutta la tua allegria per queste festosità?» chiese il Ghiro.
    «Sto bene Mally, è solo che questa notte non ho dormito molto bene. Tutto qua…» rispose infastidito Tarrant.
    Il Ghiro decise che era meglio non ribattere e di lasciare in pace il suo amico. Se era così nervoso, doveva essere successo qualcosa di molto grave. Il leprotto invece, continuava a saltellare a destra e a sinistra ininterrottamente, continuando ad andare a sbattere contro agli abitanti intenti a sistemare gli ultimi dettagli, causando, ogni tanto, qualche piccolo disastro.
 

    Intanto, in una delle tante stanze del palazzo, Alice si stava preparando per la parata. Assieme all’aiuto di Angelica, si stava infilando l’armatura, messa a lucido per l’occasione. Il Grafobrancio era già pronto nella stalla con la sua armatura ed aspettava trepidante il suo cavaliere.
    «Alice, va tutto bene?» le chiese Angelica. «Avete una faccia come se non dormiste da parecchi giorni» le fece notare la cameriera mentre le chiudeva l’armatura.
    «No Angelica, va tutto bene, è che oggi è una giornata molto importante e particolare e sono un po’ agitata. Tutti qui» rispose di rimando la ragazza facendole un sorriso un po’ tirato. Nessuno doveva sapere quello che sarebbe successo di lì a poche ore.
    La Paladina di Wonderland si stava dirigendo verso le stalle, dove l’attendeva il suo fidato Grafobrancio e lungo la strada ebbe modo di incrociare molte persone, tutte intente a sistemare gli ultimi ritocchi per la cerimonia che si sarebbe tenuta nel pomeriggio e che al suo passaggio non perdevano l’occasione di sorriderle e di salutarla, augurandole una buona mattinata e una meravigliosa parata. Alice amava la spontaneità e la vitalità di quelle persone, così diverse dagli uomini e dalle donne a cui era abituata nel suo Mondo. Si, Sottomondo le sarebbe mancato troppo.
    Era finalmente giunta nella stalla del Grafobrancio, il quale l’accolse lanciandosi su di lei e leccandole la faccia, emettendo suoni gutturali di felicità e scodinzolando la piccola coda freneticamente, proprio come un cane fa con il suo padrone. «È bello anche per me rivederti!» rise Alice, carezzandogli il capo con una mano, mentre con l’altra si aiutava a rimettersi in piedi.
    In tutta risposta il felino le si strusciò sempre di più contro, chiedendo ulteriori coccole. Alice si ricordava ancora la paura che aveva avuto la prima volta che aveva incontrato quella creatura così gigante, la quale le aveva ferito un braccio dopo che Mally gli aveva staccato un occhio e ora il solo pensiero a quel giorno di tanti anni prima la faceva sorridere.
    Le risate di Alice e le fusa del Grafobrancio, vennero interrotte da un leggero tossicchiare. La ragazza, presa alla sprovvista, si acquietò all’istante, subito seguita dal felino e girandosi trovò all’ingresso il suo adorato Cappellaio.
    «Tarrant!» esclamò.
   «Alice» le rispose freddamente il Cappellaio. «Mi hanno riferito che ti trovavi nelle stalle e di venirti ad avvisare che la parata sta per iniziare».
    «Certamente! Grazie Tarrant» sorrise Alice, che non poté non notare il comportamento insolito dell’amico. «Va tutto bene Cappellaio?» chiese poi, un po’ preoccupata.
    «Certo! Va tutto meravigliosamente! Cosa mai potrebbe andare storto?» le occhiaie del Cappellaio si facevano ad ogni frase sempre più scure, così come anche la sua pelle che iniziava perdeva i suoi colori vivaci; ed Alice ogni qualvolta che ciò accadeva, ne era sempre spaventata.
    «Cappellaio, calmati ti prego!» lo supplicò.
    Tarrant, che sembrava essersi ripreso da uno stato di trance, guardò di nuovo Alice negli occhi e l’unica cosa che riuscì a dirle, era che si sarebbero dovuti muovere per non arrivare in ritardo, per poi uscire dal box in cui si trovavano lei e il Grafobrancio.
    Che cos’era successo?
    Perché quel comportamento?
    Aveva forse ferito in qualche modo il suo Cappellaio?
    Mentre Alice si poneva queste domande, era salita in groppa al fidato felino per dirigersi all’ingresso del castello, da dove sarebbe partita la parata.
    La parata era una moltitudine di colori, di musica, di danze, di canti e chi ne ha più ne metta. Tutti si stavano divertendo, tutti alla vista di Alice esultavano e la ringraziavano a gran voce, per il suo coraggio e per le volte che aveva salvato Sottomondo e anche se Alice sorrideva a quelle persone e salutava come se niente fosse successo pochi minuti prima, la sua mente era rimasta in quel box, alle parole fredde e distaccate che Tarrant le aveva rivolto.
    Non riusciva a darsi pace, voleva ad ogni costo scoprire che cosa fosse successo tra di loro e glielo avrebbe chiesto subito dopo la parata; non poteva e non voleva partire senza prima risolvere quell’assurda e strana situazione che si era venuta a creare.   
   
Come lei, anche Tarrant non riusciva per niente a divertirsi… E sì che aveva aspettato quella festa per 365 giorni! Ma il suo cuore e la sua mente non riuscivano a fare a meno di pensare al comportamento della “sua” Alice. No, non l’avrebbe mai perdonata. Di questo ne era sicuro. L’avrebbe evitata fino a quando non se ne sarebbe ritornata nel suo Mondo, dove magari l’aspettava un valoroso Lord pronto per sposarla…
    La festa proseguì per tutta la mattinata e al suo culmine, tutti gli abitanti si ritrovarono riuniti nella piazza centrale della grande fontana, dove vennero lanciati in aria numerosi palloncini e fuochi colorati. Quello fu l’unico istante in cui sia Alice, che Tarrant, non pensarono all’enorme problema dei loro cuori…

 

***

 

    Di ritorno a palazzo, Alice lasciò nelle mani degli stallieri il suo fidato Grafobrancio, per potersi precipitare a chiedere delle spiegazioni al suo Cappellaio, non prima di aver salutato come si doveva il grosso felino.
    Stava correndo per i corridoi del castello alla ricerca di Tarrant, al quale era stata data una delle camere degli ospiti per potersi preparare all’imminente matrimonio della Regina di Marmorea. Alice non aveva più fiato nei polmoni, ma non si sarebbe di certo arresa, voleva trovare il suo amico per potergli chiedere delle spiegazioni a proposito del suo comportamento così distaccato di poche ore prima.
    Quando finalmente arrivò davanti alla porta della stanza assegnata a Tarrant, non mancò, nonostante la sua agitazione, di essere educata e di bussare, invece di entrare di prepotenza, cosa che però avrebbe fatto se il Cappellaio le avesse chiesto di essere lasciato da solo.
    «Chi è?» domandò una voce attutita dalla spessa porta.
   «Sono Alice!» rispose di rimando la ragazza con voce ancora affannata. «Per favore Cappellaio, fammi entrare! Ti devo parlare!» esclamò.
    Passarono alcuni secondi, che per Alice furono interminabili, prima di sentire la voce di Tarrant che le acconsentiva di entrare.
   Indossava una giacca e dei pantaloni color viola, un gilet arancio e una camicia color panna. Molto probabilmente era l’outfit che la Regina gli aveva fatto confezionare in occasione del matrimonio. Appoggiato su un tavolino c’era anche l’immancabile cappello a cilindro che Tarrant doveva aver preparato per l’occasione, ovviamente anch’esso in perfetto abbinamento con il suo abbigliamento. Alice invece, non aveva ancora indossato il suo abito per la cerimonia, aveva preferito togliersi l’armatura e correre dal suo amico.
    «Che cosa vuoi?» gli chiese Tarrant distogliendo da lei lo sguardo per posarlo fuori dalla finestra.
   «Volevo chiederti che cosa ti è preso stamattina e anche adesso, visto che mi stai trattando con la stessa distanza… È per caso successo qualcosa?» Alice si era avvicinata a lui appoggiandogli una mano sulla spalla, per farlo girare verso di lei e per poterlo guardare negli occhi.
    «Come se tu non lo sapessi, vero?!» Tarrant si stava nuovamente arrabbiando, ma non avrebbe perso il controllo come quella mattina; no, non lo avrebbe permesso.
    «No, non lo so! Spiegamelo per favore!» anche Alice aveva alzato leggermente la voce, non sopportava quel comportamento infantile che a volte prendeva il sopravvento nel suo amico.
    «Vuoi che te lo spieghi!?» il Cappellaio afferrò per i polsi la ragazza avvicinandosela bruscamente al suo viso «Ho sentito tutto! Ogni singola parola! Non sono un completo stupido Alice! Ti ho sentita mentre con la Regina di Cuori decidevate il tuo prossimo ritorno nel TUO Mondo! Ho sentito come l’hai supplicata di non farmi sapere niente! Cosa credi, che non lo avrei scoperto? Che sarei stato in silenzio? Non ti è bastato spezzarmi il cuore le altre volte? No, dovevi per forza farlo una terza volta! Ma sai che cosa ti dico? Che non mi importa più niente di te! Per me ormai è come se non esistessi, sarebbe stato tutto più facile se tu non fossi mai piombata a Wonderland!» così dicendo lasciò i polsi della ragazza, la quale era rimasta scioccata da quella confessione e, afferrando il suo amato cilindro, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle proprie spalle, lasciando così Alice da sola e in lacrime in quella stanza che sembrava diventare sempre più fredda, nonostante la calda giornata.
    Alice non era riuscita ad interrompere il soliloquio del Cappellaio, non era riuscita a dargli le dovute spiegazioni, ma sapeva che se l’avesse fatto lo avrebbe perso per sempre, anche se forse lo aveva già perso per sempre… Ora si chiedeva: tutto ciò di cui aveva discusso con la Regina Rossa sarebbe servito a qualcosa?
    La ragazza non riusciva a fermare i fiotti di lacrime che le uscivano dagli occhi, così come anche i suoi singhiozzi che rimbombavano in quella stanza troppo grande per la giovane che se ne stava rannicchiata in un angolo ombroso.
    In quel momento, le due Regine e il Principe Edward, si ritrovarono a passare per il corridoio adiacente alla porta della stanza e, attirati dai singhiozzi della ragazza, decisero di la porta senza pensarci due volte, trovando così un’Alice completamente devastata.
    Mirana si portò le mani alla bocca coprendo un “oh” spaventato e scioccato. «Oh santo cielo, Alice! Che cosa ti è successo!?» le chiese infine, molto preoccupata, la Bianca portandosi al suo fianco e inchinandosi alla sua altezza per poterla abbracciare e consolare.
    «Ni- Niente Maestà, va, va tut- tutto bene…» provò a mentire la ragazza.
    «Non dire sciocchezze! Chi ti ha fatto piangere in questo modo?» continuò la Bianca.
    «Cosa vuoi che le sia successo Sorellina! È sempre stata una ragazzina debole e priva di carattere. AH-AH» la schernì la Rossa, che sembrava non provare alcun moto di tenerezza nei suoi confronti.
    «Racy!» la rimproverò la sorella e in tutta risposta la Rossa alzò gli occhi al cielo.
    «Allora ragazzina. Si può sapere che cosa ti è successo? Non farci perdere tempo!» sbuffò la maggiore delle sorelle.
    Alice guardò la Rossa con gli occhi ormai gonfi ed arrossati, «Maestà, potrei parlarle in privato?» chiese infine.
    Tutti i presenti, comprese Iracebeth, guardarono stupiti Alice. La Bianca si chiedeva come mai la sua amica volesse parlare proprio con sua sorella e non con lei. Sicuramente c’era qualcosa sotto ma non si volle preoccupare più di tanto, dopo tutto si trattava di Alice e lei aveva sempre tutto sotto controllo, anche in situazioni come quelle. «Certamente cara» le sorrise Mirana, posandogli un bacio sul capo. «Io ed Edward andiamo a prepararci, ci vediamo dopo».
    Non appena i due futuri coniugi le lasciarono da sole, la Rossa parlò. «Allora, che hai da dirmi in privato?» chiese assottigliando gli occhi in direzione della giovane.
    «Maestà…» iniziò Alice.

   
 
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