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Autore: AliceInWonderbook    23/08/2016    4 recensioni
Mortal!AU
Dal primo capitolo:
"Le note familiari del brano si diffusero tutto intorno al ragazzo, che chiuse gli occhi e strinse il microfono con entrambe le mani."
SLOW UPDATES
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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alla #DemigodsSquad,
che mi ucciderà se non aggiorno
Vi voglio bene
The Nico Factor
 
1. ZOMBIE
 

Nico tamburellava ansiosamente le dita sul suo ginocchio, dondolando la testa a ritmo della canzone che rimbombava nelle sue cuffiette.
Era in fila sotto al sole da parecchie ore, la schiena appoggiata alla transenna rovente e gli occhi chiusi, la bocca arricciata in una smorfia di concentrazione. Ogni tanto si alzava per sgranchirsi le gambe, poi si accucciava di nuovo in disparte, senza parlare con nessuno, nascondendosi nelle ombre degli altri per non bruciarsi.
La fila scorreva lentamente, le voci delle migliaia di persone giungevano ovattate alle orecchie di Nico, protetto dal suono della musica a tutto volume.
Un ragazzo aveva provato ad avvicinarsi a lui, chiedendogli se volesse un biscotto. Gli aveva porto il pacco di Gocciole con un sorriso smagliante, che aveva illuminato i suoi occhi verdi.
Nico si era spaventato e si era affrettato a rifiutare, scuotendo lievemente la testa e mormorando un ‘No, grazie’ a mezza bocca, senza riuscire a ricambiare il sorriso. L’altro ragazzo si era allontanato mogio mogio, richiamato da una voce che urlava il suo nome.
Il senso di colpa aveva attanagliato Nico per buona parte della mattinata, si sentiva uno schifo per come aveva trattato quel ragazzo che sembrava così disponibile nei suoi confronti, cosa che accadeva molto raramente.
Era stato tentato di avvicinarsi a lui per chiedergli scusa, ma l’ansia lo aveva fermato ogni volta, quindi aveva semplicemente rinunciato, nascondendosi sempre di più nell’ombra, fino a quando era stato certo di essere praticamente invisibile.
Quando finalmente entrò nella struttura di vetro e metallo che aveva avuto davanti per tutta la mattinata, qualsiasi pensiero avesse avuto fino a quel momento venne sostituito dal panico.
Si appoggiò contro il muro e chiuse di nuovo gli occhi, facendo respiri lenti e profondi, mentre il battito cardiaco aumentava. Sentiva la testa pulsare e tremava come una foglia, eppure non riusciva a muovere un muscolo. Il respiro gli si mozzò in gola.
Una mano si poggiò sulla sua spalla e lui spalancò gli occhi, in preda al terrore più puro, annaspando alla ricerca di aria. Si trovò davanti il volto del ragazzo delle Gocciole, che stavolta lo guardava preoccupato, qualsiasi traccia del sorriso di quella mattina svanita.
“Annie, corri qua!” esclamò il giovane dagli occhi verdi, che chiaramente non sapeva cosa fare.
Una ragazza bionda con gli occhi grigi si avvicinò a Nico, che intanto aveva iniziato a piangere, senza riuscire ad impedirselo, e gli posò entrambe le mani sulle spalle, facendo segno all’altro di spostarsi, e lo fissò negli occhi.
“Guardami” disse a voce bassa, cantilenante “Va tutto bene, ok?”
Nico cercò di annuire, ma riuscì soltanto a muovere impercettibilmente il capo, mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, lanciando bagliori argentei.
“Non c’è niente di cui preoccuparsi” continuò la ragazza, per niente scoraggiata dall’apparente inutilità delle sue parole.
Stavolta Nico annuì, sbattendo le palpebre velocemente, per scacciare le lacrime che continuavano a spingere prepotentemente per uscire.
Annie guardò di nuovo il ragazzo che aveva di fronte, sorridendogli appena, per fargli capire che era lì per aiutarlo.
“Adesso respira, piano piano. Non devi fare nulla che tu non voglia fare, ok? Solo… Respira” sussurrò piano lei.
Il ragazzo fece come gli era stato detto e, poco a poco, riuscì a calmarsi, la vista gli si schiarì e la testa smise di pulsare.
Accennò un sorriso verso la ragazza e la ringraziò sottovoce, mentre si asciugava i palmi sudati sui pantaloni.
“Non devi ringraziarmi, l’ho fatto con piacere. Nessuno merita di essere lasciato solo mentre ha un attacco di panico” commentò Annabeth, sorridendo dolcemente verso di lui.
“Non tutti lo avrebbero fatto – disse Nico debolmente, sforzandosi di sorridere a sua volta – Quindi grazie, davvero”.
La ragazza annuì, accettando silenziosamente i ringraziamenti di Nico, poi si sedette a terra, accanto a lui, che si era lasciato scivolare lungo il muro.
“Posso restare qui con te, mentre aspettiamo?”
Nico fece segno di sì con la testa, mentre osservava la ragazza incrociare le gambe davanti a lui. Era molto bella, con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e gli occhi grigi che si spostavano velocemente di qua e di là, come se volesse catturare ogni dettaglio della stanza e delle persone accalcate al suo interno.
“Sei qui per fare l’audizione?” chiese Nico, dopo qualche minuto in cui nessuno dei due aveva detto niente, lui per timidezza, lei per paura di metterlo a disagio con la sua parlantina.
Annabeth scosse la testa, mentre una ciocca di capelli sfuggiva dall’elastico e le ricadeva davanti agli occhi.
“No, sono terribilmente stonata. Sono qui per accompagnare quella Testa d’Alghe del mio ragazzo, Percy – spiegò allegramente – Immagino che tu, invece, sia qui per cantare, giusto..?” si fermò, rendendosi conto di non sapere il nome del ragazzo.
“Nico. Mi chiamo Nico – disse lui – E si, sono qui per cantare, o almeno spero”.
“Piacere di conoscerti, Nico. Io sono Annabeth e sono sicura che riuscirai alla grande”.
Nico la guardò stupito. Non sembrava una frase di circostanza, la ragazza sembrava decisamente convinta di quello che stava dicendo, anche se non lo aveva mai sentito cantare.
Che ragazza particolare, si trovò a pensare.
“Hai già deciso che canzone canterai? Percy ancora non ha scelto” sbuffò Annabeth, con aria a metà tra il divertito e il preoccupato.
“Io… Credo di sì, anche se probabilmente sarà un disastro” spiegò Nico, scuotendo appena la testa.
Annabeth rimase con lui per tutto il tempo che lo separava dall’audizione e il ragazzo si rese conto di trovarsi particolarmente bene con quella ragazza che sembrava ascoltare davvero tutto ciò che le diceva.
Quando arrivò il turno di Percy, lo salutò con un sorriso e si avvicinò al suo ragazzo, non senza avergli prima augurato buona fortuna.
Nico poté udire Annabeth lamentarsi con Percy perché ancora non aveva scelto che canzone cantare, ma lui la rassicurò dicendole che avrebbe cantato Octopus Garden dei Beatles e lei sembrò calmarsi.
A Nico piacque la scelta, anche se non riusciva ad immaginarsi nessuno, soprattutto un tipo come Percy, cantarla ad un talent. Si era aspettato che cantasse uno dei soliti tormentoni estivi, anche se, si rese conto in quel momento, non avrebbe saputo dire per quale motivo. Del resto non lo conosceva affatto.
Si rimise le cuffiette e tornò ad estraniarsi dal resto del mondo fino a quando non arrivò anche il suo turno.
Sentì il panico tornare a galla, ma riuscì ad imporsi di mantenere la calma, ricordandosi le parole di Annabeth. Nessuno lo costringeva a fare quello che stava facendo, era stato lui a scegliere e non voleva deludere sé stesso, non quella volta.
Fece un respiro profondo e si avvicinò a Rachel Dare, la presentatrice dello show, sforzandosi di sorridere.
“Ciao! Allora, sei pronto per questa tua audizione? Nervoso?” disse la ragazza con il solito tono allegro, che l’aveva resa la presentatrice TV più amata del web.
“A dire il vero, sono terrorizzato” borbottò Nico, sorpreso dalla sua stessa sincerità.
“Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene. Non far vedere ai giudici che sei nervoso, mi raccomando. In bocca al lupo!” lo incitò lei, prima di spingerlo delicatamente verso le scale di metallo che lo separavano dal palco.
La luce dei riflettori inondò il campo visivo di Nico, che dovette sbattere le palpebre svariate volte, prima di riuscire a mettere a fuoco il tavolo dei giudici che aveva davanti.
Quattro facce lo fissavano in attesa, ognuna con un’espressione differente. Crono, come al solito, aveva un ghigno di superiorità stampato in faccia, mentre Will Solace, il più giovane dei giudici, lo guardava con aria curiosa ed incoraggiante. Era, unica tra la giuria a non essere una cantante, ma una produttrice, lo osservava con aria critica, probabilmente soppesando le possibilità – assai remote – che uno come lui riuscisse ad accattivare il pubblico. Gea, invece, non dava segno di mostrare alcuna emozione.
“Ciao! Come ti chiami?” chiese Will, poggiando entrambi i gomiti sul tavolo.
“Nico. Nico Di Angelo” disse lui, schiarendosi la voce.
“Piacere, Nico. Cosa ci canti?” continuò il biondissimo giudice, sfoderando un sorriso che illuminò il volto abbronzato.
“Zombie, dei Cranberries” rispose lui, esitando appena un poco prima di dire il titolo.
Come si era aspettato, i giudici si lanciarono un'occhiata perplessa.
Fu Era a parlare a nome di tutti: “Scelta azzardata, per un ragazzo, non trovi?”
Nico si morse il labbro. Sapeva che glielo avrebbero detto, sapeva che era difficilissimo per un ragazzo raggiungere gli acuti di Dolores O’Riordan, ma quella canzone gli stava troppo a cuore per non giocarla come carta all’audizione, la sua unica possibilità di riuscire a realizzare il sogno di diventare un cantante.
Annuì.
“A me piacciono le persone che se la rischiano tutta alle audizioni. Sarebbe troppo semplice passare con una canzone sentita e risentita, no?” commentò Will Solace, incoraggiante.
Gli altri giudici non trovarono nulla da obiettare e fecero segno a Nico di incominciare.
Le note familiari del brano si diffusero tutto intorno al ragazzo, che chiuse gli occhi e strinse il microfono con entrambe le mani.
Cercò di scacciare l’idea delle telecamere tutto intorno a lui, lasciando che l’unica cosa a fluttuargli in mente fosse l’immagine di un sorriso, il sorriso di Bianca.
 
Another head hangs lowly
Child is slowly taken
And the violence caused such silence
Who are we mistaken
 
Bianca che lo capiva, senza bisogno di parole.
Bianca che era tutto ciò che si potesse desiderare dalla vita, la sorella maggiore perfetta – seppur con le sue imperfezioni.
Bianca che non gli aveva detto nulla, che era sprofondata sempre di più nella solitudine, che era stata emarginata, presa in giro, picchiata, e che non gli aveva detto nulla.
Bianca che era stata picchiata un’ultima volta e che, come ultimo gesto, aveva sorriso ai bulli, più grandi di lei, per poi chiudere gli occhi e sprofondare nel buio.
 
But you see, it’s not me, it’s not my family
In your head, in your head
They are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns
In your head, they’re cryin’
 
Al processo, nessuno aveva parlato.
Nessuno aveva visto nulla, nessuno aveva sentito la ragazza gridare. L’omertà era palpabile e Nico avrebbe voluto urlare, inveire contro tutto e tutti, perché qualcuno sapeva, aveva visto, aveva sentito, ma aveva troppa paura per parlare.
Non erano loro le vittime, né i loro cari, quindi a che pro andare ad impelagarsi in una situazione tanto complicata?
Perché mettere a rischio sé stessi, per far processare quella gente così potente?
 
Another mother’s breakin’
Heart is taking over
When the violence causes silence
We must be mistaken
 
Se Nico era riuscito a mantenere il controllo, mentre gli avvocati si affrontavano in quella danza mortale, tra colpevole o innocente fino a prova contraria, Maria non era riuscita a trattenersi ed era sbottata.
“Mia figlia è morta! Morta, capite? Ho visto il suo corpo, ho dovuto vederlo! Perché vi ostinate a sostenere che non sia colpa loro?” aveva urlato, in preda ad una crisi isterica, puntando il dito contro gli imputati.
“Pensate che si sia picchiata da sola? Che si sia uccisa da sola?” aveva continuato, mentre le lacrime le rigavano il volto, accartocciato in una smorfia di dolore.
Il giudice aveva ordinato che venisse allontanata e con lei suo figlio, troppo scosso per poter controbattere.
In aula era rimasto solo Ade, il viso cereo e gli occhi vacui.
 
It’s the same old theme, since nineteen-sixteen
In your head, in your head
They’re still fighting
With their tanks and their bombs
And their bombs and their guns
In your head, in your head
They’re dying
 
Il silenzio intorno a Nico era diventato palpabile e lui non si azzardava ad aprire gli occhi, per paura di trovarsi a dover fronteggiare i giudici e il pubblico.
Poi un rumore si fece strada, sempre più forte.
Un applauso.
Il pubblico si era alzato in piedi e stava applaudendo per lui, per Nico Di Angelo che aveva cantato una canzone da donna, che si era fatto venire un attacco di panico pur di salire su quel palco, che stava piangendo, sopraffatto dalle emozioni.
Si guardava intorno, rapito, spostando lo sguardo dal pubblico ai giudici.
Will Solace sorrideva soddisfatto.
Quando finalmente tutti tornarono a sedersi, il biondissimo giudice prese la parola, senza mai smettere di sorridere.
“Alla faccia tua, Era!” commentò con un ghigno.
La donna gli lanciò un occhiataccia.
“Per me è sì” continuò Will “Perché hai dimostrato coraggio e perché sei stato davvero bravissimo. Si vede che è una canzone a cui sei legato”.
Gea annuì, avvicinandosi al microfono.
“Anche per me è sì, non c’è dubbio”.
“Ero dubbiosa e non te l’ho nascosto, ma devo concordare con Will, sei stato molto bravo e la tua interpretazione ha smosso qualcosa in tutti noi” disse Era.
Crono rimase in silenzio per un po’, accarezzandosi la barba scura.
“Devo ancora inquadrarti bene, ma per il momento ti dico di sì, perché sei riuscito a far alzare tutto l’auditorio” stabilì infine, senza sbilanciarsi troppo.
Nico ringraziò tutti, talmente tante volte da perdere il conto e barcollò giù dal palco.
Una chioma di capelli rossi gli si parò davanti, con un sorrisone eccitato.
“Allora, Nico! Ce l’hai fatta, come ti senti?” chiese Rachel, avvicinandogli il microfono stranamente blu.
“Felice”.

NdA: Dopo più di un mese, ho finalmente deciso di pubblicare il primo capitolo di questa storia, che dovrebbe diventare la mia prima long finita, perché stavolta ci tengo davvero a finirla.
L'idea mi è venuta mentre ascoltavo Zombie dei The Cranberries, canzone su cui è basato, appunto, questo primo capitolo. Se non la conoscete, andate ad ascoltarla, perché merita davvero.
Nella mia testa ho un'idea tutta mia della voce di Nico, mentre la canta, ma è impossibile da spiegare senza rovinare l'illusione creata dalla song-fic e vorrei che ognuno, leggendo, sentisse il nostro caro figlio di Ade cantare a modo suo. Se ha senso.
Un bacio e un biscotto della fortuna,
Alice In Wonderbook
  
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