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Autore: Mary P_Stark    26/08/2016    1 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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5.
 
 
 
  
Halloween
 
 
Se solo le persone qualunque avessero saputo…
 
Quel che, in tempi immemori, era stata una delle ricorrenze più importanti della Ruota dell’Anno – Samhain –, ora era un mero prodotto commerciale, una festa davvero pagana.
 
Nulla più che uno spargimento di soldi nell’etere, una scusa come un’altra per dare in pasto la propria anima al dio denaro.
 
Con questo tetro pensiero, Malcolm si levò da letto per affrontare quella strana giornata, quel labile confine tra i morti e i vivi che era Samhain.
 
Quel giorno avrebbe parlato con i suoi ancestrali parenti, avrebbe pensato a ciò che aveva perso e a quanto aveva trattenuto dentro di sé e, forse, si sarebbe anche divertito.
 
A onor del vero, lo spirito erratico che lo aveva infastidito nei mesi precedenti, pareva essersi chetato, forse non più interessato a lui e alla sua aura energetica.
 
O, più semplicemente, stava ideando un modo diverso per irretirlo.
 
Non a caso, sia Ben che Sean non avevano smesso di cercare di scoprire qualcosa su questa strana entità. Neppure loro si fidavano di quello strano e prolungato silenzio.
 
Dulcis in fundo, il rubino a cinque punte che Malcolm portava sempre con sé – vuoi nella tasca dei jeans come nella sacca dei libri – gli diceva che non tutto era compiuto.
 
Non aveva potuto non notare come, in alcuni momenti della giornata, le sue facce si risvegliassero di colpo, risplendendo incandescenti, per poi chetarsi.
 
In quei momenti, non aveva avvertito nulla attorno a sé, forse anche grazie al rubino, ma questo poteva voler dire solo una cosa.
 
I guai non erano finiti; si erano solo temporaneamente fermati. Tutto qui.
 
Mentre preparava la colazione per gli amici, indaffarati nel rassettare l’appartamento – la sera precedente, avevano fatto un mezzo disastro, nel guardare il rugby – Mal si girò sorpreso verso la porta.
 
Fu sul punto di esclamare i nomi di due persone che, di certo, non avrebbe mai pensato di vedere in quel momento ma, all’ultimo, si fermò. Avrebbe dovuto spiegare davvero troppe cose, se avesse parlato prima del suono del campanello.
 
Campanello che trillò allegro, espandendo il suo segnale all’interno dell’appartamento alcuni istanti dopo, sorprendendo Keath e Bobby, ma non Mal.
 
Asciugandosi in fretta le mani, quest’ultimo si avviò verso la porta per aprire e, al colmo dello stupore, si ritrovò innanzi una Catwoman affascinante e dai misteriosi occhi verdi.
 
L’attimo seguente, quegli occhi verdi ammiccarono divertiti e, con un balzello, Sunshine Consuelo Thomson balzò tra le braccia di Malcolm, esclamando: “Lo sapevo che ti avrei sorpreso! Ben ha fatto la lagna per tutto il viaggio, sapendo che volevo arrivare qui già in costume, ma io volevo assolutamente colpire nel segno!”
 
Scoppiando a ridere, Mal strinse a sé per un attimo la ridente sedicenne e sorella minore di Benjamin, prima di darle un affettuoso bacio sulla guancia.
 
“Di sicuro non mi aspettavo un’entrata in scena come questa. E neppure una vostra visita, se è per questo” le sorrise lui, lanciando poi un’occhiata alle sue spalle.
 
Un più compassato Benjamin Thomson fece il suo ingresso in scena e, sorridendo all’amico, gli strinse la mano protesa e disse: “Mi scuso per mia sorella. E’ una mattacchiona fatta e finita. Credo che abbia preso da nostra cugina.”
 
Malcolm ammiccò divertito, rammentando i racconti sulla cugina del padre di Benjamin, a quanto pare famosa sciupa-uomini.
 
Mentre Bobby e Keath si avvicinavano per salutare Sunny – come chiamavano affettuosamente la sorella di Ben – Malcolm disse mentalmente: “Non avresti potuto farmi sorpresa più grande, lo ammetto.”
 
“In parte, l’ho fatto anche per questo. Amo stupire. Inoltre, Sunny voleva assolutamente essere a New York per festeggiare un Halloween speciale, e così mi sono offerto di accompagnarla” gli spiegò Ben, facendo spallucce nel chiudersi la porta alle spalle.
 
“Sono davvero contento che voi siate qui” disse poi ad alta voce Malcolm.
 
“Halloween è un giorno troppo instabile e, con il tuo spirito non ancora sotto controllo, non me la sono sentita di rischiare” dichiarò mentalmente Ben, mentre salutava gli amici di Mal con forti strette di mano.
 
Un sorriso rischiarò il suo viso eburneo e circondato da ordinati capelli ramati, ma il suo pensiero successivo fu tutt’altro che sereno.
 
“Rah mi ha detto di prestare attenzione. E’ più che convinto che lo spirito che ha deciso di seguirti non appartenga a un pantheon specifico, perciò non ha padroni che lo controllino. Nessun essere ancestrale risponderà dei suoi eventuali errori… o attacchi.”
 
Malcolm annuì impercettibilmente a quella notizia e, nell’offrire la colazione anche ai loro ospiti a sorpresa, si domandò chi potesse aver attirato, a questo punto, con i suoi poteri.
 
***
 
Il corpo sottile e stretto in un maglioncino di lana d’angora bianco e un paio di jeans azzurro cielo, Eiko sospirò afflitta quando chiuse la porta alle sue spalle.
 
Malcolm la fissò dubbioso e la ragazza, spiacente, disse: “Niente da fare. Ha un febbrone da cavallo, e non potrà unirsi a noi per i festeggiamenti. Le avevo detto di non studiare tanto, ma quando mai mi dà ascolto?”
 
“Sta così male?” esalò spiacente il giovane, estendendo un poco la sua aura per controllare.
 
Quando sfiorò l’emanazione fisica di Rin, non poté che convenire con le parole di Eiko.
Era davvero messa male.
 
“Ha la febbre a quaranta, e ha una gola che potrebbe essere paragonata alla bocca di un vulcano” sospirò la ragazza, fissando dubbiosa la porta chiusa. “Forse, dovrei rimanere con lei e disertare il party. Dopotutto, potrebbe avere bisogno di aiuto e…”
 
Malcolm non la lasciò finire e, in barba a tutto, bussò un paio di volte prima di entrare, fissare spiacente Rin e mormorare: “Ehi, Rin-chan. Come andiamo?”
 
Rin lo fissò sgomenta, si coprì fin sotto il naso e borbottò contrariata: “Non venire! Non voglio attaccarti questo schifo di infreddatura!”
 
Mal le sorrise spontaneo e, rimanendo a distanza di sicurezza – era un Guardiano, ma si ammalava anche lui – infilò le mani in tasca con fare tranquillo e le domandò: “Sicura di voler rimanere qui tutta da sola?”
 
Lei assentì con forza, sibilando: “Se non porti via Eiko da qui, giuro che ti tiro addosso la prima cosa che mi capita sottomano.”
 
Lanciò poi un’occhiata al portatile aperto sulla scrivania e aggiunse: “Il tuo albero genealogico è incredibile, comunque. Sono arrivata alla Santa Inquisizione, più o meno.”
 
“Lo stai davvero studiando con attenzione” esalò sorpreso Malcolm.
 
“Merita ogni secondo che gli dedico…” sorrise orgogliosa la ragazza, prima di tossire. “… perciò, se non vuoi che anch’io diventi un nome su un pezzo di carta, lasciami riposare e fai divertire Eiko.”
 
Malcolm scoppiò in una risatina, di fronte alla sua strana minaccia e, nel riprendere in mano la maniglia della porta, disse: “Hai il mio numero di cellulare. Se hai bisogno, chiama.”
 
“Starò benissimo. Una dose da cavallo di antipiretici e, nel giro di due giorni, sarò di nuovo in piedi.”
 
Uno starnuto seguì il suo dire e, con un gran sventolare di mano, Rin lo cacciò bonariamente della stanza, portandolo a sorridere divertito.
 
Quando si chiuse la porta alle spalle, Mal sorrise a Eiko nell’offrirle il braccio e, rassegnato, dichiarò: “Ci ha cacciati alla grande. Sarà anche malata, ma ha lo spirito di un guerriero samurai.”
 
“Rin? Ho idea che, tra i suoi antenati, ve ne fosse uno squadrone intero. Ha un carattere davvero deciso” sorrise Eiko, assentendo.
 
Nell’osservare curioso la borsa che la ragazza teneva nella mano libera, le domandò: “E lì, cosa nascondi?”
 
“Il mio costume” ammiccò la giapponese, sorridendo maliziosa.
 
“Nessuna anticipazione?” le chiese, sempre più curioso.
 
“Lo vedrai…” dichiarò Eiko, prima di sospirare di sorpresa quando vide, in lontananza, la figura di Sunny. “Oddio! E quella Catwoman, chi è?”
 
“Una mia amica in visita. Si chiama Sunshine” sorrise Malcolm. “E lo statuario nobile dell’ottocento al suo fianco, è suo fratello Benjamin.”
 
“Wow” esalò, una volta raggiunto il gruppo.
 
Bobby e Keath, già vestiti da diavolo ed esorcista, sorrisero a Eiko, dichiarandosi poi spiacenti per la mancanza di Rin.
 
“Andiamo e torniamo dall’appartamento. Giusto il tempo di vestirci” li avvertì Malcolm.
 
“Avresti potuto venire già con il costume addosso” gli fece notare Keath, ammiccando poi a Eiko, che rise sommessamente. “Vedete di fare in fretta, o penseremo che tu abbia cattive intenzioni.”
 
“Murati la bocca, idiota” brontolò Malcolm, dandogli un pugno sulla spalla mentre raggiungeva l’auto a idrogeno assieme a Eiko.
 
La risata dei loro amici li seguì finché non furono seduti sui sedili e, nel caso di Malcolm, anche oltre. Le risate mentali sapevano essere davvero fastidiose, in certi momenti.
 
Dopo aver messo in moto ed essersi immesso nel traffico, Malcolm sorrise spiacente all’amica e disse: “Forse Keath aveva ragione ma, in tutta onestà, non mi andava di passare in costume dentro al dormitorio femminile.”
 
“Lascia che Keath parli… inoltre, neppure io avevo voglia di vestirmi subito. Volevo che il mio costume fosse una sorpresa. Vanitoso, ma non so che farci. E’ un mio grande difetto” sorrise lei, ammiccando.
 
“Non ti ci vedo, a essere vanitosa” replicò Mal, guidando senza problemi in mezzo al traffico.
 
“Oh, per certe cose lo sono” sorrise lei, smentendolo. “Sono una vanitosa senza speranza, quando devo scegliere lo smalto. Mai una volta che possa uscire di casa senza averlo messo. Ti pare normale?”
 
Malcolm sorrise divertito e, nel pensare a sua zia Summer, replicò: “Dovrò farti conoscere zia Summy. Lei ha fatto del rossetto un’autentica forma d’arte. Credo di non averla mai vista senza, eppure non la definirei vanitosa. E’ bella, sa di esserlo e non si nasconde dietro a false ipocrisie. Inoltre, sa che il rossetto le sta bene, perciò cerca sempre di abbinarlo al meglio. Ma non lo fa con scopi deprecabili. Le piace metterlo, perciò lo fa.”
 
Rammentando più che bene le foto della famiglia di Malcolm, Eiko assentì e disse: “Bella? Di’ pure che è bellissima. Pagherei per una chioma come la sua. Inoltre, sua figlia Cynthia è semplicemente adorabile. Assomiglia molto al papà.”
 
“Cynty? Oh, sì” assentì Malcolm, tenendo per sé il fatto che Cynthia era la prima Guardiana in assoluto ad avere un’affinità sia con il proprio Elemento che con i loa.
 
J.C. e Summer stavano ancora tentando di capire come far collimare gli Elementali della Terra con gli spiriti woodoo ma, da quel poco che avevano compreso, il tutto sembrava avere un senso.
 
Secondo gli houngan più anziani di New Orleans, la Terra e gli spiriti loa erano affini, perciò Cynthia avrebbe potuto gestirli entrambi, a tempo debito.
 
“Hai davvero una famiglia assai variegata… e molto unita” gli fece notare Eiko, mentre parcheggiavano nel sotterraneo del palazzo.
 
“Ne vado molto fiero” assentì Malcolm, fermando l’auto per poi spegnerla.
 
Subito, le luci di cortesia si accesero nell’abitacolo e Mal, preferendo evitare di rimanere per troppo tempo in quel luogo ristretto con Eiko, si affrettò a uscire.
 
Era passato un mese e mezzo dalla prima volta che aveva sfiorato la mente di Eiko, trovandola così affascinante da ritenerla un luogo ideale in cui perdersi.
 
Naturalmente, non aveva tentato più nessun approccio di genere mentale, limitandosi a stare in sua compagnia come avrebbe fatto con qualunque altra persona.
 
Aveva voluto fare le cose nel modo giusto, conoscerla come avrebbe potuto fare qualsiasi altro giovane della sua età, interessato a una ragazza.
 
Rin, inaspettatamente, gli era stata di grande aiuto.
 
Non aveva voluto indagare molto ma, dopo il suo iniziale interessamento, gli era parsa come tirarsi indietro per lasciare più spazio all’amica.
 
Invero, era diventata una sua alleata silenziosa, e lo aveva aiutato a sgrossare parte della sua timidezza viscerale nei confronti delle donne.
 
Aveva fatto in modo che, con scuse sempre create ad arte, loro potessero rimanere soli per parlare, tenendo impegnati poi Bobby e Keath perché non li disturbassero.
 
Tra sé, ne aveva anche riso.
 
Era stato stupefacente vederla all’opera e scoprire i mille modi in cui, una ragazza di poco più di un metro e sessanta, poteva tenere in scacco due ragazzoni più alti di lei di più di una testa.
 
Malcolm non aveva capito molto bene come vi fosse riuscita, ma aveva plaudito segretamente alla sua bravura.
 
O questo, oppure, sia Keath che Bobby si erano presi una cotta per lei, ed erano tutt’altro che infelici di passare del tempo con Rin, lasciandole mettere in atto qualsiasi piano strampalato le venisse in mente.
 
Avrebbe anche potuto ficcanasare, ma sembrava che quei continui ‘rapimenti’ non dispiacessero loro più di tanto.
 
Restava da capire cosa ne pensasse Eiko che, fino a quel momento, gli era parsa lieta di passare del tempo con lui, ma assai restia a sbottonarsi.
 
Possibile che, come lui, non volesse fare un passo di troppo, che cercasse qualcosa di più di una semplice relazione di poco conto?
 
L’istinto di muovere i suoi Elementali tornò prepotente e, quando la fata Lyk’assien gesticolò dalla spalla di Eiko, quasi lui volle cacciarla con un’imprecazione.
 
Purtroppo, i suoi Elementali erano fin troppo solerti nel volerlo accontentare, anche quando non dovevano.
 
Sapeva benissimo che tante delle sue domande avrebbero trovato risposta nella mente della ragazza, ma non voleva in nessun modo prevaricare i suoi spazi.
 
Sarebbe stato ingiusto, addirittura orribile mettere il naso in quella maniera nei suoi pensieri, e non l’avrebbe fatto neppure per mettersi il cuore in pace.
 
Gli altri ragazzi – così come Eiko – non avrebbero mai potuto fare quello che poteva lui, perciò Malcolm si sarebbe accontentato di vivere con quell’ansia a stringergli il collo.
 
Anche se non era affatto facile, doveva ammetterlo. Era in quei momenti, che detestava il suo potere.
 
Saliti che furono in ascensore, i due si infilarono in fretta nell’appartamento e, mentre Malcolm entrava nella sua stanza, Eiko si fermò in salotto, estraendo il suo costume.
 
Raggiunto l’armadio, il giovane Hamilton estrasse il suo completo e, sorridendo, iniziò a indossare quegli abiti dal taglio antico, ancestrale.
 
La tunica era intessuta con seta ottenuta da fili di ragno, e le fate della Terra l’avevano creata appositamente per lui, un filato alla volta, tingendola coi colori naturali in polle d’acqua d’Irlanda.
 
I ricami riprodotti su tutta la tunica non erano altro che antichi riti d’amore, mentre i quattro piccoli uccellini stilizzati ricamati attorno ai polsini, rappresentavano le virtù amatorie di Aengus.
 
Aengus dei Thuata de Danann, colui che aveva dato il via alla loro stirpe semidivina.
 
Accoppiatosi con una mortale nel giorno di Beltane, era stato ammonito da Arianrhod per aver approfittato della giovane mortale, ingravidandola.
 
Il dio, per rendere grazie alla giovane per i figli avuti – e non incorrere nell’ira della Signora della Ruota – aveva quindi concesso alla sua progenie parte dei suoi poteri.
 
Ognuno dei quattro gemelli nati da quell’atto aveva ottenuto in dono il potere su un Elemento e, a ognuno dei pargoli, era stato affiancato uno dei suoi uccellini magici.
 
Molto più che semplici animaletti da compagnia, i piccoli volatili magici avevano insegnato a questi novelli stregoni l’uso corretto degli Elementali.
 
Quando, infine, non era più stato necessario insegnare loro altro, gli uccelli erano tornati dal loro legittimo proprietario, e Aengus era divenuto il primo Fulcro del Cerchio degli Elementi. Il Guardiano dello Spirito.
 
Aveva detenuto quella carica fino alla nascita del primogenito di uno dei Guardiani, cui aveva lasciato il dono dello Spirito e, negli anni, ne aveva seguito la crescita e il potere di Dominatore.
 
La dea, a quel punto, si era sostituita a Aengus, decretando così come saldata l’offesa inferta dal dio dei Danann alla giovane fanciulla mortale.
 
La dea aveva poi seguito le sorti dei Guardiani, divenendo la loro guida suprema e, intorno a essa, il clan era cresciuto e aveva prosperato.
 
Molti millenni erano passati, molte regole erano state scritte e cambiate, a volte con il sangue, fino a giungere a lui e a quella notte di passaggio tra i Due Mondi.
 
Gli era parso carino, perciò, presenziare con le vesti che furono indossate dal primo Guardiano dello Spirito, durante i suoi anni come Dominatore.
 
I normali lo avrebbero visto come un costume originale e vezzoso, ma lui avrebbe saputo cosa nascondeva in realtà. Il suo lascito.
 
Quando anche la fibbia fu chiusa, Malcolm raggiunse lo specchio e lì, con mano ferma, dipinse sul viso i simboli arcaici del dio.
 
Sì, ora sembrava in tutto e per tutto Aengus, Signore dell’Amore e figlio di Danann.
 
Ritenendosi soddisfatto, si scrutò ancora per un attimo per sincerarsi di non aver lasciato sbavature in volto, prima di avvicinarsi alla porta e dire: “Io sono pronto. Tu come sei messa?”
 
“Vieni pure. Ho fatto!” esclamò Eiko, oltre la porta.
 
Malcolm, allora, sbucò dalla sua stanza e, con un sorriso estasiato, ammirò la stupenda armatura samurai che Eiko indossava con assoluta baldanza.
 
Era più che evidente quanto le calzasse a pennello, e quanto quell’oggetto non fosse stato acquistato in un negozio, ma creato per lei.
 
Allacciata all’obi di seta nera che portava in vita, una katana da cosplay era inguainata in un fodero di mirabile fattura, mentre la wakizashi era ben sistemata alle sue spalle.
 
Le manopole che indossava erano a dir poco sopraffine. Lavorate con una cura per i dettagli che, persino un guerriero samurai dell’epoca, avrebbe trovato eccellenti.
 
Avvicinandosi senza parole, Malcolm la squadrò ancora una volta per sincerarsi di non avere le traveggole ed Eiko, apprezzando quell’occhiata, arrossì e disse: “Mio padre… è un artigiano. Crea queste cose per l’industria del cinema, in Giappone. Gliene chiesi una, prima di partire, ed è arrivata pochi giorni fa. Dalla tua faccia, direi che è venuta bene.”
 
“Ha una mano stupenda” esalò Malcolm, sollevando con delicatezza un braccio di Eiko per ammirare con maggiore attenzione l’elaborato disegno del bracciale.
 
Un drago si inerpicava sinuoso verso il gomito, spiraleggiando al pari delle fiamme emanate dalla sua bocca spalancata.
 
La sua tridimensionalità era tale da sembrare vero e, per un attimo, a Malcolm parve di avvertirne il ruggito possente.
 
Lasciando andare il braccio, Malcolm tornò a guardarla in viso e, a quel punto, fu Eiko a sfiorarlo.
 
Allungò una mano per toccare la pelle accanto al disegno celtico applicato da Mal e, pensierosa, mormorò: “Non sono stati tratteggiati a caso, vero?”
 
“No” sussurrò lui, sentendo bruciare nei punti sfiorati dalle sue dita delicate.
 
Ancora una volta, l’Elementale di Eiko si sbracciò, pregandolo, supplicandolo di poter entrare nella mente della sua protetta, ma lui glielo negò.
 
In quel momento, era vitale che lui non sapesse, o non avrebbe saputo trattenersi. Sia in un senso che nell’altro.
 
Eiko si lappò le labbra, ritirò la mano a stento e, arrossendo leggermente, mormorò: “Credo che dovremmo andare, o Keath piomberà qui per vedere perché ci attardiamo.”
 
Malcolm tossicchiò imbarazzato, affrettandosi a riprendere il controllo di sé e, sorridendole impacciato, asserì: “Hai ragione. Andiamo, o ci perderemo il meglio della festa.”
 
“Già” annuì lei, pur se a Malcolm non parve molto convinta.
 
Calmati…, borbottò tra sé, tentando di contenere l’istinto di trascinarla contro la porta per baciarla come se non vi fosse un domani.
 
Non era proprio il caso di comportarsi da trogloditi… o come Aengus. Non gli era bastato il comportamento superficiale e libertino del Tuata, per capire che certe cose non dovevano essere fatte?
 
Già, allora, forse, dovevi pensarci prima di vestirti come lui, brontolò la sua vocetta dentro la sua testa, mandandolo in bestia.
 
Del tutto ignara della battaglia interiore di Malcolm, Eiko raggiunse la porta e fu a quel punto che il giovane, nell’affiancarla, le domandò: “Quelle spade non sono vere, giusto?”
 
“No. Sono quelle per il cosplay” sorrise lei, uscendo. “Quelle vere son in Giappone.”
 
“Meglio” borbottò a bassa voce Malcolm.
 
Se fossero state vere, gli sarebbe venuto l’istinto di usarle su se stesso per darsi una calmata definitiva.
 
***
 
In piedi accanto a Ben mentre, entrambi, osservavano come due falchetti Sunny ed Eiko ballare assieme, Malcolm mormorò contrariato: “A volte è uno strazio essere interessati a una donna, avendo il potere che ho. Non so mai quando – e se – è il momento giusto per fare un passo avanti.”
 
Benjamin assentì e, nell’ammiccare al suo indirizzo, dichiarò: “Eiko mi sembra davvero bellissima, ma c’è qualcosa nel suo sguardo che affascina più del suo viso.”
 
“Il bosco” sussurrò Malcolm, come perso nei suoi pensieri. “E’ tranquilla e protettiva come un bosco, pronta a nasconderti, se necessario, o accoglierti, se lo desideri.”
 
“E’ un’ottima analogia” assentì Ben, stringendo le mani dietro la schiena. “E mi dici che la sua amica, invece, ha un’anima insolitamente pura?”
 
“Non al tuo pari, è ovvio, ma è una delle più brillanti che abbia mai visto” gli assicurò Malcolm. “E’ un peccato che si sia ammalata. Sarebbe stato interessante sentire la tua opinione in merito.”
 
“Avrò altre occasioni per conoscerla, non temere. Curioso che non l’abbia notata ma in fondo, non sapendo chi cercare, non ho neppure avuto lo stimolo a ficcanasare” sorrise il giovane, illuminando i suoi curiosi occhi verdi.
 
Come Malcolm aveva potuto notare fin dalla prima volta in cui si erano incontrati, erano bordati d’oro. Non il classico color nocciola … ma da un puro, intenso color oro cangiante.
 
Era impossibile non rimanere imbrigliati in quello sguardo così strano e, al tempo stesso, così attraente.
 
Con un sorriso di scuse, nel frattempo, Ben rifiutò l’ennesimo approccio di una donna e, mentre Bobby e Keath li raggiungevano con dei drink, Malcolm mormorò: “Monastico a vita, amico mio?”
 
“Il mio pensiero può andare solo al mondo e alle sue creature. Amare una persona sola vorrebbe dire venir meno ai miei precetti” gli ricordò Benjamin, pacato. “Mamma lo ha fatto solo per mio padre, che è speciale in tutti i sensi. Se, e quando, avrò questa grazia, lo capirò. Forse, troverò anch’io un bosco accogliente in cui iniziare un’esplorazione profonda del mio Io, ma non è detto. Né è necessario per il mio essere, in tutta onestà.”
 
Ciò detto, sorrise a Bobby quando gli passò una coca-cola con ghiaccio e, rivolto ai ragazzi, esclamò: “Felice Samhain a voi!”
 
“Buon Halloween!” gridò allora Bobby, levando alto il suo punch prima di scolarselo.
 
In quel mentre, Sunny ed Eiko tornarono loro accanto e, quando la sorella di Ben si affiancò al fratello, magicamente comparve un drink anche per lei.
 
Subito sorpreso, Malcolm sorrise divertito quando scoprì che non c’entrava nulla la magia di Benjamin quanto, piuttosto, l’interesse piuttosto evidente di due baldi giovani.
 
Ridendo spensierata, Sunshine declinò gentilmente – soprattutto per merito dell’occhiata ferale di Ben – mentre Eiko, sorridendo alla nuova amica, diceva: “Ma come? Non vuoi neppure accettare un bicchiere di soda?”
 
“E chi lo sente, poi, il mio geloso fratellone?” sospirò falsamente afflitta la giovane, dalle chiare origini ispaniche.
 
La sua pelle bronzea ben si accordava con i nerissimi capelli, e gli occhi verdi da gatto che sfoggiava dalla nascita non facevano che renderla più affascinante e misteriosa.
 
Naturalmente, Sunny era nata senza poteri – poteva esservi solo una Fenice alla volta, al mondo – ma, per suo fratello, era unica e insostituibile.
 
Così come per i suoi genitori. Era naturale che Benjamin la tenesse d’occhio continuamente, perciò.
 
Offrendo la sua coca-cola a un’accaldata Eiko, Malcolm si scusò con il suo gruppo per recuperare un’altra bibita quando, nella sua tasca, sentì la vibrazione del cellulare.
 
Presolo in mano, sorrise nel vedere un messaggio su Whatsapp e, dopo aver aperto il video, si rintanò in un angolo moderatamente tranquillo per guardarlo.
 
Suo padre teneva alto un calice di peltro e, con aria solenne, intonava il canto dedicato ai defunti, mentre Erin brillava candida alle sue spalle, e Kimmy la teneva per mano.
 
Quando Winter ebbe terminato, fece scivolare il vino su una piccola statuetta a forma di ruota e, subito, questo prese fuoco.
 
Summer intervenne e, sempre in gaelico, proseguì la sua preghiera, stavolta per i vivi e, come dono a Samhain, offrì una pietra lavica.
 
Pietra che si sbriciolò al tocco del potere di Spring, che pregò per i nuovi nati e per coloro che ancora dovevano nascere.
 
Alla Ruota offrì un fiore in boccio, fiore che lasciò al vento i suoi semi, portati ogni dove dal potere di Autumn, che terminò quella piccola omelia.
 
Lui pregò gli dèi per un nuovo anno prolifico e gioioso e, assieme alla loro famiglia allargata, gli augurarono buon anno nuovo.
 
Fu difficile, per Malcolm, trattenere la lacrima ribelle che stava tentando di sfuggire dai suoi occhi ma, in qualche modo, vi riuscì.
 
Richiamati a sé alcuni Elmentali dello Spirito, li inviò con i propri auguri alla sua famiglia dopodiché, rimesso il cellulare nella tasca, tornò alla sua missione.
 
Era strano come, nella sua stramba vita, potessero coesistere il misticismo millenario della sua terra natia e gli avvenimenti di tutti i giorni, eppure avveniva.
 
Quando vide Eiko raggiungerlo con un sorriso, non poté che esserne lieto. In quel momento, se si fosse soffermato troppo su ciò che aveva appena visto – e a cui non aveva potuto partecipare – avrebbe sicuramente rovinato il suo umore allegro e festoso.
 
Inclinando il viso a scrutarlo, la giovane addolcì il suo sguardo immediatamente e, nel tornare dai loro amici fianco a fianco, gli domandò: “Va tutto bene?”
 
“Perché?”
 
“Hai gli occhi lucidi, ma di felicità, mi sembra” gli fece notare lei, ammiccando.
 
Come potesse notarli con le luci stroboscopiche di quel luogo, non fu del tutto chiaro a Malcolm, ma apprezzò il suo interessamento quanto la sua sensibilità.
 
Annuendo leggermente, lui le disse: “Un messaggio dalla mia famiglia.”
 
“Doveva essere davvero bello” dichiarò lei, afferrandolo a una mano con un gesto spontaneo e pieno di comprensione.
 
Non disse altro, ma a Malcolm non servì. Quella stretta di mano, così sincera e calma, gli stava dando tutto il calore necessario per scuotersi di dosso quell’attimo di melanconia.
 
Eiko era davvero il bosco quieto in cui rifugiarsi, e lui era sempre più desideroso di addentrarvisi.
 
Avrebbe rischiato, stavolta. Ne valeva la pena, ne era sicuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Note: L'interesse di Malcolm pare essere aumentato, col passare del tempo, e anche Eiko sembrerebbe essere sulla stessa lunghezza d'onda. L'intervento a sorpresa di Rin, poi, ha aiutato Mal a non trincerarsi dietro i suoi dubbi sul gentil sesso.
 
L'arrivo a sorpresa di Ben e Sunny, poi, ha reso Halloween davvero speciale, per Malcolm e soci... pur se Rin non ha potuto partecipare perché ammalata.
 
 
(Spero abbiate apprezzato l'accenno al precursore della famiglia Hamilton. Visto che non era mai stato nominato, ho pensato fosse il caso di presentarvi il Tuata che ha dato il via a tutto)
  
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