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Autore: YakerHenbane    27/08/2016    4 recensioni
Zootropolis, la città dove ogni animale può essere quello che desidera. In questa enorme utopia zoologica seguiamo lo spaccato di vita di tre giovani predatori in cerca del proprio posto nella società. Cosa ha da offrire loro, in termini di possibilità e imprevisti, questa grande metropoli dal cuore peloso? Un terzetto bislacco destinato ad unirsi in una forte amicizia e...
Per quelli interessati al fattore "introspettivo" della storia (qui parla l'autore), i tre personaggi principali sono i miei tre fursona, sostanzialmente incarnazioni di lati diversi di quello che, nel complesso, sono io. La storia può essere letta anche come qualcosa di più interiore di una semplice serie di spaccati di vite quotidiane, anche se tale è e come tale può essere tranquillamente interpretata. Spero che vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Furry, Spoiler!, Tematiche delicate
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Diario dell'Autore
Salve. Salve a tutti i lettori di Pack of One. Che bestia orribile che sono, vi ho lasciati senza capitolo per un bel po' e proprio ora che torno vi porto QUESTO capitolo...
È stata dura per me scriverlo, davvero. Forse è anche uno dei miei testi più goffi: è corto, è grezzo, è poco efficace... ma è umano, è personale. Sapevo sin dall'inizio della stesura che sarei dovuto arrivare a questo punto della trama e francamente non potevo arrivarci in un momento della mia vita al contempo così giusto e così sbagliato. Vi prego di perdonarmi per questo regalo che sto per farvi. Buona lettura, e grazie ancora per avermi seguito fin qui.
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Senza fiato. Completamente. Non poteva capacitarsi di quello che era successo. Era uno sbaglio, non… Non l’aveva fatto apposta! Come era potuto succedere?! Jennifer urlava con le zampette sul muso e gli occhi pieni di orrore, Alexander a malapena riusciva a sentirla: tutto attorno a lui ormai sembrava ovattato e distante, esisteva solo lo sgomento e la nausea. La nausea era fortissima, al punto che la piccola lontra faceva fatica a tenersi salda sulle zampe di fronte all’enorme disastro che era accaduto.
Ed era stata questione di un attimo. Aveva bussato alla finestra, aveva visto le tende scostarsi e c’era lei, bellissima, con la vestaglia bianca e rosa addosso. Gli aveva aperto e si erano baciati, felici di essere insieme, con sottofondo le risatine dolci delle amiche di lei. E poi l’aveva visto uscire dal bagno, nei grossi boxer e con un asciugamano sulle spalle: il bufalo, quel bullo del bus, era lì. In qualità di fidanzato di una delle amiche di Jennifer. In Alexander qualcosa si incrinò e si ruppe, rilasciando come il Vaso di Pandora una rabbia ed un disgusto che presero rapidissimamente il controllo del suo cervello. Inutile dire che la situazione era degenerata: il bufalo l’aveva schernito, lui aveva risposto, le ragazze tentavano di separarli incredule; fu primo il bullo a passare alle mani, calciando Alexander contro un comodino. La piccola lontra, calciata da un grosso bovino, accusò il colpo con fatica, ma si rialzò in piedi: lo faceva per Jennifer, per Kamal e per Yaker. Non poteva arrendersi di fronte a ciò che quell’idiota rappresentava. Era ripartito all’attacco, preso dalla foga della sfida e poco razionale, stupido nel reagire ad una violenza insensata. Gli era saltato addosso sotto gli occhi delle ragazze, incapaci di reagire per lo stupore. Indietreggiando, il bufalo uscì dalla finestra in terrazzo. Sbuffò infuriato, l’asciugamano umido cadde ai suoi zoccoli mentre Alexander realizzava che non dovevano comportarsi così. Ma era troppo tardi. Il grosso mammifero caricò a testa bassa la piccola lontra, che reagì d’istinto. Si chinò e lo morse su un polpaccio. Fu un attimo per il bufalo sussultare per il dolore improvviso. Fu un attimo incespicare e scivolare sull’asciugamano. Fu un attimo cadere oltre il parapetto, lanciando un grido disperato nel vuoto della notte, e colpire il terreno.
Era stato lui. Alexander Lontroni aveva ucciso un altro animale.
La testa gli girava, si sentiva svenire e schiacciare dal senso di colpa, cercava di auto convincersi di non avere alcuna parte in quella morte. Ma sentiva dentro di sbagliarsi. Intorno a lui, percepiva il raccapriccio delle ragazze, le lacrime di Jennifer; persino lo schiaffo che gli assestò la fidanzata del bufalo, carico della pazzia di chi ha perso un amore, gli parve in realtà soltanto parte di un insieme da cui sarebbe voluto fuggire, ma che lo tratteneva saldo e di cui era persino l’epicentro. Nulla di quello sarebbe mai successo se lui non si fosse lasciato andare in quel modo. Credeva fermamente in quello a cui pensava riguardo al bullismo dello stesso bufalo che quella sera era morto: che cosa era cambiato, dunque, da quando Judy Hopps e Nick Wilde avevano fermato la piaga degli Ululatori Notturni? Nulla. Perché esistevano sempre animali capaci delle pazzie più selvagge, capaci di ucciderne altri. Se solo fosse riuscito a piangere… Piangere lo avrebbe liberato, lo sapeva, da quella sensazione, doveva urlare ed eppure non ci riusciva: era chiuso nella sua fredda scatola di razionalità, non riusciva a fare altro che pensare alla colpa che aveva in tutto quello che era successo. Gli cadde l'occhio su una sveglia, le quattro del mattino. Era passato pochissimo tempo dall'incidente. Cosa avrebbe fatto ora? Cosa avrebbe detto ai compagni? E al professore? Che gli sarebbe successo? Avrebbe dovuto mentire?  Non riusciva a rispondersi, sapeva solo di dover scendere di sotto. Lo disse balbettando a Jennifer, quella tra le lacrime annuì. Si incamminarono verso il luogo dell’orribile atterraggio, ma giunti lì non seppero fare molto di più di quello che già avevano fatto in camera. Inginocchiarsi vicino al corpo fermo e deformato dalle fratture, gemere, singhiozzare, tremare e infine, quasi con sollievo, piangere.
Non ci volle molto per far arrivare la folla di ragazzi attorno agli sventurati, ancor meno ci volle per far giungere sul posto il professore, che rimase altrettanto shockato dalla vista di quella scena. In mezzo a tutti quei curiosi mancavano solo le due persone che Alexander non avrebbe mai voluto vedere lì: Kamal e Yaker.
   
 
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