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Autore: WibblyVale    27/08/2016    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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In un ristorante, seduti davanti ad una piccola griglia ricoperta con pezzetti di carne vi erano tre giovani ninja. Erano andati spesso lì con il loro maestro per rilassarsi dopo un duro allenamento, per festeggiare i loro successi, o per consolarsi dopo un fallimento.
Quella sera i tre giovani ninja erano lì per onorare la memoria dell’uomo che li aveva resi un team. Poteva sembrare una cosa semplice considerando la storia delle loro famiglie e l’amicizia che li legava, ma non era poi così immediata. Asuma era riuscito a far agire come un sol uomo tre persone così diverse tra loro, era riuscito ad entrare nei cuori di tutti loro e a segnarli per sempre.
Shikamaru alzò il suo bicchiere e Ino accanto a lui fece lo stesso, Choji, di fronte a loro, si distrasse dalla bistecca nel suo piatto e li imitò.
“Ad Asuma-sensei! Perché anche se non è qui con noi …” Il Nara ricacciò indietro le lacrime. “… porteremo avanti i suoi insegnamenti e li onoreremo.”
“Ad Asuma-sensei!” brindarono in coro i suoi compagni.
Mangiarono con gusto, accompagnando il tutto con una buona dose di alcol.
“Vi ricordate quando ci ha portato qui per la promozione a chunin?” chiese Ino. I due ragazzi annuirono. “Sapevo di aver fatto una cosa buona solo quando lui mi sorrideva e diceva ‘ben fatto, Ino!’. Ora come …” Si mordicchiò il labbro.
Choji la guardò con dolcezza. “Ora te lo diremo noi. Ci sosterremo a vicenda.”
“Promettetemi … che … che non mi abbandonerete anche voi …”
“Ino questo non possiamo …” Shikamaru si accorse dello sguardo inceneritore dell’Akimichi. Sospirò e mise una mano su quella della ragazza, appoggiata alla tavola. “Non è una cosa che possiamo controllare, ma ti prometto che farò di tutto per potervi stare sempre accanto.”
“Anche io”, disse Choji allungando la mano. “Però anche tu devi promettere lo stesso.”
“Lo prometto”, si unì lei. “Anche perché senza di me sareste morti dopo un giorno.”
Shikamaru rise. “Questo è vero.”
Quando ebbero finito di mangiare, percorsero le strade di Konoha un po’ barcollanti. Shikamaru pensò che forse avevano bevuto troppo. Era ancora abbastanza lucido, ma le sue percezioni erano un po’ confuse dall’alcol.
Ino e Choji erano accanto a lui pensierosi. Avevano finalmente vendicato Asuma ma, come li aveva avvertiti Kakashi, la cosa non aveva attenuato il dolore, solo dissetato la loro sete di giustizia. Shikamaru aveva fatto ciò che doveva, ma aveva avuto paura della forza del suo odio e ora, a mente relativamente più lucida, capiva quanto le sue azioni fossero state definitive. Aveva portato via la vita a qualcuno, l’aveva chiamata giustizia, ma ciò non rendeva il gesto meno crudele.
Per fortuna con lui c’erano i suoi amici. Lo tenevano con i piedi per terra, gli ricordavano perché combatteva e chi voleva proteggere. Avevano pianto per ore insieme sulla tomba del loro sensei, stringendosi gli uni agli altri. Ora dovevano andare avanti, ma non dimenticare. Non l’avrebbero mai fatto.
“Sono arrivato” fece notare Choji quando raggiunsero la sua casa. “Shika, accompagni tu Ino?”
La casa degli Yamanaka si trovava dopo la casa dei Nara.
“Credi che non sappia difendermi?” gridò lei.
“Shhhhh. Se i genitori di Choji ci sentono e ci vedono così, siamo morti!” le fece notare acutamente Shikamaru. “Comunque la porto io. Tu non ti reggi in piedi.”
“Grazie, amico.”
Quando rimasero soli, la ragazza si aggrappò al braccio del Nara e appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Sono solo pochi metri, non c’è bisogno che mi porti a casa.”
“Invece, sì. In un’altra occasione sai che ti lascerei andare da sola, ma … hai bevuto.”
“Anche tu!”
“Potresti accettare il piacere che ti sto facendo e basta?” Shikamaru sbuffò. Stava sempre a ribattere.
“Potrei restare da te.”
“Cosa?” domandò lui, fermandosi proprio davanti alla porta della propria casa.
“Non voglio stare da sola, Shika!” Gli si gettò tra le braccia e nascose il viso nel petto. “Ti prego.”
Lui le accarezzò la lunga coda bionda e le posò un leggero bacio sulla fronte. Era un gesto strano, perché l’aveva fatto?
“Vieni su”, disse distraendosi da quella sensazione di disagio.
Cercarono di percorrere i corridoi il più silenziosamente possibile, ma inciamparono un paio di volte nel buio. Quando raggiunsero la camera, Shikamaru si chiuse la porta alle spalle e accese la piccola abat-jour sul suo comodino.
Ino aveva il volto rosso ed uno sguardo strano che lui non riusciva a decifrare. Poi, lei gli tese la mano e lo fece sedere accanto a sé sul letto. Il ragazzo sentì una strana sensazione di calore sprigionarsi dal suo stomaco al resto del corpo. Cosa gli stava succedendo?
“Mi sento sprofondare” disse la ragazza. “Se non portassi a termine più nulla ora?”
“Non dire sciocchezze.” Le scostò i capelli dal viso, gli occhi di ghiaccio lo fissavano. Era sempre stata così bella?
Tutti lo invidiavano e gli chiedevano come faceva ad avere una come lei in squadra e non averci mai nemmeno provato, ma per lui Ino era la sua migliore amica. Certo, riconosceva la sua bellezza ma …
La ragazza si avvicinò a lui e gli diede un bacio a stampo. Quando si scostò era ancora più rossa in viso e scuoteva la testa in imbarazzo.
“Scusa! Scusa!”
“N … non … è niente …” balbettò lui confuso.
“Oh guardati! Ora stai facendo andare il cervello per capire. Non analizzare ti prego. Sono solo confusa. Io …”
“Anche io lo sono. È una situazione difficile.”
Stavolta fu lui a portarla verso di sé e la baciò. Dapprima il bacio fu lento, poi Ino si aggrappò al suo collo e lui la strinse in vita. Le labbra di lei erano così morbide, le leccò con la lingua e lei le schiuse leggermente. E ora che doveva fare?
Ino, vedendolo esitare, attorcigliò la propria lingua alla sua, facendole danzare insieme. C’era uno strano miscuglio di sapori: alcol, carne, tabacco della sigaretta che Shikamaru si era fumato finito di mangiare.
Era bello, e il corpo di Ino era così caldo e confortante contro il suo. Si separarono per prendere fiato, e di nuovo fu la ragazza a prendere l’iniziativa. Alzò la maglia del compagno e gliela sfilò dalla testa. Shikamaru arrossì, che stavano facendo?
Mentre lui era lì confuso, la ragazza si tolse anche la propria, rimanendo in reggiseno e gonna. Il giovane osservò le forme dell’amica, mentre lei si sdraiava sui cuscini, e sentendo il forte desiderio di toccarle per saggiarne la morbidezza.
Si mise su di lei, baciandola, accarezzandole i fianchi con dolcezza, ma senza avere il coraggio di andare oltre. Lei accarezzava i suoi pettorali, poi gli baciò il collo. Le mani di lei scesero fino ai pantaloni spingendoli giù e lasciandolo in boxer.
Il moro prese coraggio e lasciò una scia di baci sul corpo della ragazza fino all’ombelico, poi le sfilò la gonna, baciando dolcemente ogni centimetro della sua gamba. Ino ansimava, lui non l’aveva mai vista così. Tornò a baciarla, e lei porto le mani sulla sua schiena, facendolo aderire di più a sé.
“Mmmmm …” gemettero entrambi.
Shikamaru si staccò da lei, issandosi sulle braccia.
“Ino …” aveva il fiato corto. Come poteva non essersi accorto del suo cuore che batteva all’impazzata. “Noi non …”
“Shikamaru …” Gli occhi di lei erano ricolmi di un qualcosa di indefinito. Lui non capiva cosa, ma sapeva che una parte di lui non voleva fermarsi. Tornò a baciarla, stavolta, avendo il coraggio di portare la mano a una di quelle morbidezze, ricoperte da un reggiseno di pizzo viola, e tastandola.
La ragazza sembrò apprezzare perché inarcò la schiena verso di lui, colpendo il suo basso ventre e facendogli vedere le stelle.
Ad un tratto però, Shikamaru si sentì allontanare.
“Non mi sento bene! Cestino!” gridò la ragazza.
Il chunin senza capire si gettò accanto alla sua scrivania e le porse il cestino, lei vi infilò la testa e vomitò. Il Nara, quando comprese cosa stava accadendo la sorresse per le spalle e le scostò dal viso le ciocche di capelli, che erano uscite dalla coda.
Quando si fu liberata la ragazza si alzò dal letto. “Ho bisogno del bagno.” La sua voce rivelava un certo imbarazzo.
“Vuoi che ti accompagni?”
“No … grazie.” Barcollando ed aggrappandosi a ciò che trovava Ino uscì dalla stanza.
Rimasto solo Shikamaru tornò dolorosamente consapevole di come qualche minuto prima, lui e la sua amica si fossero lasciati andare per territori inesplorati. Era stato tutto così improvviso e piacevole, ma …
Ino rientrò in quel momento, ancora in mutande e reggiseno, e si appoggiò sulla porta.
“Non sono più così attraente, vero?”
Il Nara ridacchiò. “Su questo ti sbagli. Ti ho visto in situazioni ben peggiori.” Allungò la mano verso di lei e la fece sdraiare accanto a sé.
Ino appoggiò la testa sul suo petto e lui le cinse le spalle.
“Vuoi … con … continuare?” domandò titubante lei.
Lui le pose un bacio sulla fronte. “Non siamo in grado di portare avanti nessuna conversazione ragionevole ora. Comunque sei tu quella che ha vomitato mentre la baciavo?”
Ino scoppiò a ridere. “Eddai non era per quello. In realtà …”
“Cosa?”
“Non te la cavi male.”
“Oh sì! Sei decisamente ubriaca” scherzò lui.
“Grazie per starmi sempre vicino” disse lei, sbadigliando e accoccolandosi ancora di più su di lui.
“Siamo amici no? Non ti abbandonerei mai. E Ino?” Si voltò verso di lei e si accorse che aveva chiuso gli occhi. Sorrise. “Ti voglio bene” sussurrò.
“Anche io, Shika” rispose lei nel dormiveglia.
 
Il sole che filtrava dalla finestra della sua stanza era più fastidioso del solito. Un corpo caldo si stiracchiava accanto al giovane chunin che sbarrò gli occhi per la sorpresa. Il suo sguardo incontrò quello dell’amica, poi seguì la linea dei loro corpi mezzi nudi, per poi tornare a allacciarsi con gli occhi della kunoichi.
Quando i ricordi della sera prima tornarono alla loro mente, arrossirono imbarazzati. Ino si tirò su le coperte fino al petto, mentre Shikamaru si allontanava da lei di qualche centimetro. Rimasero in silenzio per qualche secondo, semplicemente a guardarsi.
“Eravamo ubriachi” cominciò Ino.
“E tristi” proseguì il Nara.
“Non … non è stato … male, però” balbettò la ragazza. “Vero?”
Shikamaru annuì, non sapeva cosa dire.
“Cambierà qualcosa?” chiese la bionda. “Shika, non puoi stare in silenzio per sempre!” esclamò, poi, vedendo che lui non rispondeva.
“Vuoi che cambi?” chiese il moro. Vide Ino abbassare la testa, e sorrise leggermente. “Sai dovresti dirmi cosa pensi senza paura di ferirmi.”
“Voglio che restiamo amici.” Si mordicchiò il labbro. “Non offenderti ma … non mi piacerebbe averti come ragazzo.”
Shikamaru scoppiò a ridere. “Va bene.”
Ino scattò a sedere, incrociando le braccia al petto. “Non mi sembri molto dispiaciuto!” ringhiò.
“È solo che … insomma … Sei mia amica, ti voglio bene, ma … non …”
“Non hai i crampi allo stomaco quando mi vedi.” Il ragazzo scosse la testa. “Per fortuna!”
“Però è stato divertente, e … be’ se non avessi vomitato …” Il ragazzo arrossì.
“Lo so.” Poi allungò una mano verso di lui. “Posso abbracciarti senza che mi salti addosso?”
“Quanto sei stupida!” esclamò lui portandola a sé.
“Shikamaru è tar … di.” Shikaku era entrato nella stanza e ora guardava i due ragazzi stretti sul letto con gli occhi sgranati e a bocca spalancata.
“Papà …”
“Shikaku-san …”
“Tu sei morto” informò il figlio con il tono di che stava annunciando la cosa più ovvia di questo mondo. “Lui ti farà a pezzi.”
“Papà, non è successo nulla.”
“Oh, lui ti ucciderà. Questo è sicuro.”
I due ragazzi saltarono giù dal letto.
“Non è necessario che mio padre sappia proprio tutto” disse Ino pregandolo.
“Lui lo scoprirà. Lui sa sempre tutto.” Commentò Shikaku serio.
“Papà, abbiamo solo dormito” continuò Shikamaru.
“Shikaku-san, è così. Non abbiamo …” la Yamanaka arrossì.
In quel momento arrivò Yoshino.
“Si può sapere che sta …” anche la donna rimase a bocca aperta.
“NON È SUCCESSO NIENTE!” gridò il moro alla madre arrossendo ancora di più.
La donna si voltò e diede la schiena ai due ragazzi. Guardò il marito che stava nascondendo a fatica un sorriso divertito.
“Vuoi qualcosa di speciale per il tuo ultimo pasto su questa terra, figliolo?” chiese, ridacchiando sotto i baffi.
Shikamaru si sbatté una mano sulla fronte disperato.
 
I due giovani avevano fatto colazione con i coniugi Nara in uno stato di leggero imbarazzo. I due adulti avevano deciso di spiegare loro i rischi di quello che stavano per fare quella notte, e che non era una cosa da prendere così alla leggera.
“Dovreste farlo con qualcuno di cui siete innamorati, prendendo precauzioni” aveva sottolineato Yoshino. “E il più tardi possibile, se posso dire la mia.”
Quando finalmente si furono liberati dei genitori di Shikamaru, lui e Ino si separarono, la bionda per tornare a casa, mentre il moro raggiungeva Choji per parlargli. L’Akimichi lo aspettava al solito posto sul tetto dell’Accademia.
“Che succede?” chiese vedendo il volto sfinito dell’amico.
“Ho dormito con Ino.”
“Ok” fece il castano confuso. “Non è la prima volta.”
“Io …” Shikamaru arrossì. “Noi … non eravamo totalmente vestiti.”
Choji alzò gli occhi al cielo, cominciava a capire, ma si divertiva a vedere l’amico in difficoltà. “Nemmeno questo capita per la prima volta. Ti ricordi quando eravamo piccoli e …”
“Cho, ci siamo baciati, lei mi ha spogliato, io l’ho spogliata … cavolo a volte sai essere irritante!” aggiunse infine, vedendo che ridacchiava.
“Quindi voi l’avete …”
“NO! Ino è stata male e ci siamo … fermati.”
“In che senso è stata male?” chiese il ragazzo preoccupato.
“Ha vomitato.” Choji non poté trattenere le risate. “Inoichi mi ucciderà e tu ridi, davvero?”
Il castano si asciugò gli occhi e cercò di ricomporsi. “Scu … scusa. La ami?”
“Che domanda è?” chiese il Nara esasperato.
“La domanda che sono tenuto a fare” fece il castano, ora leggermente più serio.
“Non nel senso che intendi tu” si decise infine a dire il Nara.
“Lei invece? Perché se lei ti ama e tu la volevi usare io …” minacciò.
“Nemmeno lei, no. Poi, credo che stesse capendo più lei di me quello che stava succedendo.”
“Questo è certo” ridacchiò di nuovo l’Akimichi.
“Choji!”
“Scusa. Andrà tutto bene. Inoichi non lo scoprirà. Ino sa mentire, e io dirò che ho passato tutto il tempo con voi.”
“Tutto qui?” domandò il Nara confuso.
“Che altro ci deve essere?”
“Non sei arrabbiato? Noi tre siamo amici, un team, e io e Ino abbiamo rischiato di …”
Choji scosse la mano davanti al suo volto. “Tranquillo, amico. Avevo notato che eravate molto ‘vicini’ ieri, e mi sono detto che sarebbe potuto accadere qualcosa … e anche se sapevo che era colpa del dolore e tutto il resto, era meglio che lo capiste da soli.”
“Hai fatto un’ottima analisi della situazione.”
“Ho imparato dal migliore.” Sorrise all’amico. “Comunque finché gli adulti non lo sapranno sei in una botte di ferro.” Choji notò l’amico infossarsi nelle spalle.
“Ci hanno beccato” ammise il Nara, facendolo scoppiare in un altro scroscio di risate.
Quando si fu calmato i due amici si sdraiarono uno accanto all’altro sotto la piccola tettoia, dove spesso si rifugiavano quando erano più piccoli.
“Com’è stato?” chiese Choji. Shikamaru si voltò a guardarlo. “Non è morbosità la mia, solo … com’è stato?”
“Be’ … io …”
“RAGAZZI!!!” I due ninja scattarono a sedere. Ino correva verso di loro.
“Che succede?” chiesero in coro, vedendola trafelata.
“Sapeva che Choji non era con noi, perché è stato da Choza, che gli ha detto che ti aveva visto tornare un tantino alticcio” parlò rivolgendosi all’Akimichi. “Così quando gli ho detto che siamo rimasti dai Nara tutti e tre, sapeva che mentivo e … mi ha preso alla sprovvista e mi ha rovistato in testa.”
Shikamaru sbarrò gli occhi. “Cos’ha visto?”
“Poco, ma abbastanza.” La bionda arrossì.
“Sono morto.”
“Non essere melodrammatico!” esclamò lei esasperata.
“Quindi ti ha detto che sarebbe venuto a stringermi la mano?”
Choji ridacchiò, mentre Ino abbassò la testa sconsolata.
“È meglio se ti trovi un luogo dove stare nascosto intanto che sbollisce un po’ la rabbia. Sta venendo qui, io l’ho solo preceduto.”
Il Nara non se lo fece ripetere due volte e, borbottando qualcosa come “Le donne che seccatura”, se ne andò, lasciando i suoi amici da soli. Choji si voltò a guardare Ino con uno sguardo divertito.
“Sai di avergli messo una gran confusione in testa stanotte, vero?” domandò lui.
“Chi ti dice che sono stata io a cominciare?”
“Me l’ha detto Shikamaru, ma lo sapevo già da prima.”
Ino arrossì. “Lui ti ha detto che io gli pia …”
“Tranquilla è tutto a posto. Lui la pensa come te.”
“E come la penserei io?”
“Shikamaru non è il tuo tipo. Lo conosci troppo bene e a te piacciono i ragazzi misteriosi e problematici.”
La ragazza sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Sai, a volte sei fastidioso.”
“Vuoi dire che ho ragione?”
“Chiudi quella boccaccia!” lo redarguì lei, ma con un sorriso.
 
Due uomini stavano davanti a una tomba con un paio di bicchieri di sakè in mano. Li alzarono al cielo e li fecero tintinnare uno contro l’altro.
“Addio amico” sussurrarono e poi bevvero.
Fatto ciò si avvicinarono uno alla volta alla lapide e vi posarono sopra una mano in segno di saluto. Lo shinobi dai capelli argentati manteneva la sua solita compostezza, mentre quello con la tutina verde faticava a trattenere le lacrime.
Quando furono usciti dal cimitero, Kakashi sospirò triste, mentre Gai si asciugava gli occhi con una manica.
“Mi mancherà” disse il Copia-ninja.
“Anche a me.” Gai si schiarì la gola. “Sei già stato da Yuri?” chiese per cambiare argomento.
“Si, è finita. Sono andato lì per scusarmi per come l’ho trattata quando Shikamaru l’ha vista, ma lei era fuori di sé: ha detto che non vuole essere in competizione con una persona che non c’è più. Ha detto che è stata bene con me, ma che non vuole drammi.” Vide il verde tentare di nascondere un sorriso. “Vedo che la cosa ti rattrista.”
“Non è la donna per te” rispose impassibile Gai.
“È una brava persona e in questi giorni mi ha … mi ha fatto stare bene.”
“Mai detto il contrario. E sì l’avevo notato, e per questo mi piace. Ma non è la donna per te.”
“Sai, tu fai il tifo per una relazione impossibile” fece notare Kakashi all’amico.
“Sai che adoro le cose impossibili. Sono le più belle da raggiungere.”
“Non ho voglia di uno dei tuoi momenti da maestro di vita, Gai.”
Il verde rise. “Non mi hai mai detto perché hai attaccato Kenta quel giorno” domandò, cambiando leggermente argomento.
“Non c’è ragione.” Gai lo guardò storto. “Diciamo che dopo aver affrontato Obito … lui … mi ha instillato qualche dubbio sulla vera identità del padre del figlio di Shiori.”
Il moro sbarrò gli occhi. “Lo sapevo!”
Kakashi si fermò, sbarrandogli la strada. “No, non sapevi nulla. Magari lui tentava solo di confondermi. Io e Shiori ... Ci sono più probabilità che sia Itachi.”
“Senti, te l’ho detto vero che a me questa storia di Itachi non convince?”
“Un milione di volte.” Il Copia-ninja alzò gli occhi al cielo. “C’è qualcosa tra quei due, l’ho visto.”
“Ciò non toglie che siete stati insieme dopo gli esami dei chunin.”
Kakashi arrossì. “Siamo sempre stati attenti.”
“Allora non è tuo figlio” fece Gai alzando le spalle. “Smettila di rimuginarci.”
Il Copia-ninja sapeva che il verde stava usando una specie di fastidiosa psicologia inversa, ma non sarebbe caduto in quel tranello, o almeno non avrebbe ammesso con il verde che stava funzionando. Perché Obito gli avrebbe detto una cosa del genere? Certo voleva farlo soffrire, ma c’erano tanti altri modi per farlo. Perché inventarsi una bugia. La sua parte razionale gli disse che forse quello che Obito voleva era mettergli confusione in testa, ma un’altra parte di lui gli continuava a far venire dei dubbi.
Le parole di Itachi gli tornarono in mente: “È un bel bambino e intelligente, è impossibile non volergli bene. Con quello che faccio spero di proteggere anche lui.” Si era forse vantato del proprio figlio, frutto della sua relazione con Shiori, o forse voleva dirgli qualcosa di più?
“Già. Ora vado a casa” salutò Gai e se ne andò. Tutti quei pensieri lo stavano facendo impazzire.
Quando arrivò davanti alla porta di casa, sospirò esasperato, aveva visite. Entrò in salotto e vide Shikamaru seduto sul proprio divano.
“Che ci fai qui?”
“Avevo bisogno di parlare con qualcuno e di un posto dove nascondermi” spiegò il Nara e cominciò a raccontargli tutto.
Quando ebbe finito, Kakashi si alzò per fare un tè e lo portò al ragazzo.
“Questo è un grande passo.” Il Copia-ninja non sapeva bene cosa il giovane volesse da lui, non era proprio il più adatto a dare consigli sull’amore.
“Non così tanto e comunque sto per morire” esitò. “Kakashi, io … insomma … parlare con papà di queste cose …” scosse la testa. “Choji è il mio migliore amico, ma ne sa quanto me. Tu …”
“Cosa vuoi sapere?” chiese il Copia-ninja. “Dimmi che non ti devo fare il Discorso.”
Shikamaru sbuffò. “No, non quello. Solo … Ino era … be’ era Ino. Sicura di sé e sempre intraprendente. Io … be’ … mi è preso un po’ il panico, ecco. Cioè sono andato in confusione e … Lascia perdere è stupido!” esclamò scuotendo la testa.
“Eddai dimmi!”
“Se un giorno decidessi di … Sì, insomma … trovassi la ragazza giusta e … rovinassi tutto perché sono un idiota?” Kakashi sorrise. “Che c’è da ridere?”
“Be’ devo dire che l’assaggio che hai avuto deve esserti piaciuto, se pensi di averne dell'altro in futuro.”
“Tu sei un pervertito! Lascia perdere non mi consigliare”, disse stizzito.
“Dai stavo scherzando!” cercò di placarlo il Copia-ninja. “Vedrai che quando troverai la ragazza giusta, saprai esattamente cosa fare. Non farai la figura dell’idiota, oppure lei ti amerà proprio per quello. Shikamaru, al momento giusto e con la persona giusta, tutte le tue insicurezze spariranno. Ne nasceranno di nuove, ma ti assicurò che sarà fantastico.”
“Quindi Yuri è la tua persona giusta?”
Kakashi sospirò. “A volte, è divertente anche se non è la persona giusta. Quello che intendevo io è che … be’ in quel caso è una cosa totalmente diversa. È speciale.”
“E tu? Ti sentivi insicuro quando tu e zia Shiori …” Chiese Shikamaru, pensando di capire chi fosse la ‘persona giusta’ di Kakashi.
“Oh io avevo già un sacco di esperienza allora!”
“Kakashi!”
Il Copia-ninja ridacchiò. “Si, certo che mi sentivo insicuro. Lei era meravigliosa e io … Non importa.”
Il ragazzo annuì comprensivo.
“Il mio consiglio è parlare subito con Inoichi e chiarire la cosa. Vedrai che ti perdonerà il piccolo sbaglio.”
“Hai ragione. Appena esco di qui, vado da lui.”
Kakashi sorrise. “Bene. Prima, però vorrei raccontarti una storia.” Shikamaru lo guardò confuso. “Forse non ti ricordi, ma fosti tu a rivelare ai tuoi che io e Shiori stavamo insieme, dicendo loro che aveva passato la notte con me ad ‘allenarsi’.”
“Io … non ricordavo …”
“Immaginavo” continuò Kakashi, quasi ignorandolo. Il chunin aveva una strana sensazione. “Eri solo un bambino, ma io ho giurato che un giorno ti avrei fatto passare la stessa cosa.”
Shikamaru sbarrò gli occhi. “K … Kakashi? Cos’hai fatto?”
In quel momento dei colpi provennero dalla porta.
“È aperto!” disse il jonin, sorridendo malefico.
In pochi secondi Inoichi fu davanti a loro, il suo volto era una maschera di furia. La sua mano destra era dritta davanti a sé, ed indicava il giovane Nara.
“Tu, piccolo bastardo!” minacciò.
“Vi lascio soli” disse Kakashi.
“Me la pagherai” lo avvertì Shikamaru, mentre lui se ne andava ridendo. “Inoichi-san, senti … potremmo parlarne con calma”, disse poi rivolgendosi allo Yamanaka.
L’uomo fece un passo avanti minaccioso, il chunin indietreggiò.
“Con calma? CON CALMA? Hai toccato la mia bambina!”
“Se dobbiamo essere precisi anche lei ha toccato me.” Shikamaru si accorse che era la cosa sbagliata da dire non appena l’ebbe detta. Infatti, il volto del biondo divenne viola.
“Vuoi morire ora, Nara?”
“N … no … Quello che voglio dire …”
“Non usare la tua logica con me. Ora ti prendo a calci!” Scattò verso di lui, e Shikamaru fece appena in tempo a schivarlo.
Attivò la sua ombra e bloccò quella di Inoichi.
“LASCIAMI!” urlò. “Quando mi lascerai sarà la fine.”
“Inoichi-san, ti prego. Ascolta, voglio bene a Ino, è la mia migliore amica, e … ieri notte ci siamo un po’ fatti prendere la mano. In ogni caso … Ino è una delle persone a me più care, non farei mai nulla per farle del male. Te l’assicuro.”
Vide l’uomo più grande calmarsi leggermente e smettere di combattere.
“Non lo farai mai più?” Shikamaru rimase in silenzio. “SHIKAMARU!”
“Inoichi-san, io … Io e Ino non proviamo niente l’uno per l’altra.”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Perché non posso rispondere.” Inoichi tornò ad agitarsi. “Nel senso che nella vita può accadere di tutto”, continuò combattendo contro la forza dello Yamanaka.
“Non con la mia bambina. E non fare quella faccia! Conosco quella faccia.”
Il chunin alzò le spalle. “Quale faccia?”
“Quella da ‘Inoichi ora sei irragionevole’. Tuo padre la fa spesso.”
Shikamaru ridacchiò, ma smise subito dopo che il jonin lo fulminò.
“Scusa. Non volevo. Mettiamola così accetterò la tua punizione. Qualunque essa sia. Umiliazione pubblica, un duro allenamento, n … no … notti insonni … insomma quello che vuoi.”
Inoichi ridacchiò. “Lavorerai nel negozio di fiori. Accoglierai la gente, ascolterai le loro storie, li consiglierai. E lo farai nel weekend, le giornate di maggior affluenza.”
Il Nara sospirò. “Io odio questo genere di cose.”
“Lo so.” Il sorriso del jonin si allargò.
“E Ino?” chiese poi preoccupato.
“Cosa?”
“Posso ancora vederla?”
Inoichi scoppiò a ridere. “Che sciocchezza! Certo che puoi vederla. Mi credi così irragionevole?” Shikamaru alzò gli occhi al cielo e aprì la bocca per parlare. “Non rispondere! Sto cominciando a perdonarti, non peggiorare la situazione!”
Il ragazzo si tappò la bocca, dopotutto forse sarebbe stato meglio se Inoichi l’avesse buttato giù dal tetto dell’Accademia, se la sarebbe cavata con una frattura multipla, invece gli toccava quella seccatura.
 
Qualche giorno dopo Kakashi si ritrovò davanti al negozio di fiori degli Yamanaka, vide Shikamaru con una piantina in mano, mentre un’anziana signora gli parlava. Quando lo vide il chunin lo fulminò con lo sguardo e lui alzò le spalle con fare innocente.
Gli sembrava che il ragazzo stesse meglio. Subito dopo la missione contro Hidan e Kakuzu era disperato. Si era visto sotto una luce diversa e si era spaventato. “Ero così freddo, Kakashi. Io … ho paura di quello che diventerei per proteggere chi amo.”
Kakashi faticava ancora a capire come quei giovani lo vedessero come un esempio da seguire, lui che aveva fatto così tanti errori nella sua vita.
“Dentro tutti noi c’è una parte oscura, Shikamaru. Dobbiamo imparare a controllarla. E tu sei perfettamente in grado di farlo. Inoltre, non c’è nulla di male nel proteggere chi si ama”, gli aveva detto. Credeva di avergli portato conforto, allora perché non riusciva a portarne a sé stesso?
Ad un tratto sentì una voce dietro di sé che lo chiamava.
“Kakashi-sensei! Kakashi-sensei!”
Si voltò di scatto. Naruto si fermò davanti a lui, appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Che succede?”
“Ti ho cercato dappertutto!” esclamò il giovane ninja. “Sakura-chan mi ha detto di venire a dirti che Kenta si è svegliato.”
Il Copia-ninja sbarrò gli occhi, ma cercò di mantenere il controllo. “Tsunade-sama ha detto che non possiamo vederlo se lei non ci dà il permesso.”
“Ma sensei … lui ha fatto il tuo nome.”
  
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