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Autore: b r i c i o l a    29/04/2009    2 recensioni
era partita come una one shot ... ma poi, grazie alle ostre recensioni ho deciso di continuarla... tutto parte dal momento in cui Rosalie trova Emmtt nel bosco, mentre sta per essere sbranato dall'orso... ho cercato di dare fondo ai loro lati dolci..spero vi piaccia...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi!! Ringrazio di cuore liletta, Sandra92, SaraMasenCullen, _chocola_, per aver avuto il coraggio di inserire la storia tra i preferiti. Grazie di cuore davvero, spero che vi stia piacendo.

cougar: oh cara mi dispiace di averti fatto piangere, ma sono felice che ti piaccia! A dire il vero quella di scrivere la nascita del loro amore, è stata una scommessa con me stessa e per riscattarmi, ma ora mi ci sono affezionata anche io a questa coppia. Congratulazioni per il tuo bimbo in arrivo, e non preoccuparti, ti sopporto più che volentieri! Kiss

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Capitolo 4

Tornammo a casa. Era buio, e le stelle brillavano alte nel cielo.

Io e Emmett correvamo mano nella mano. Ogni tanto si girava a guardarmi, e poi sorrideva, raggiante.

Una volta a casa, non trovammo nessuno. Dovevano essere andati tutti a caccia.

“Rose, vado a cambiarmi. Aspettami” mi disse Emmett, accarezzandomi i capelli e salendo di sopra.

Anch’io decisi di andare nella mia camera, per aspettarlo.

Stavo salendo le scale, quando un piccolo rumore mi insospettì.

“Maledizione!” era la voce di Emmett che imprecava contro qualcosa. Cercai di trattenermi dal ridere, e mi avvicinai alla fonte del rumore. Mi sentì.

“Rosalie sei in corridoio e stai venendo qui, vero? Beh non farlo, non è un bello spettacolo. Stai ferma lì o vai nella tua camera!” urlò, nonostante avrei potuto sentirlo anche se avesse solo sussurrato.

“Ok … vado in camera allora” dissi, ridacchiando. Chissà cos’avesse combinato per non volermi con lui … forse aveva sbattuto contro l’armadio.

Una volta nella mia stanza, sul letto, trovai due buste. Una, in pergamena, elegante. L’altra su semplice foglio bianco.

Aprii la seconda, era da parte di Esme. Diceva che loro erano andati a caccia, e che sarebbero tornati l’indomani.

La prima non era firmata.

Scendi giù in giardino. Segui la scia di rose, mi troverai ad aspettarti alla fine del sentiero … ti aspetto piccola …

Sapevo da chi veniva, dal mio orso.

Feci come mi aveva detto. Scesi in giardino, e proprio accanto alla porta di ingresso trovai le rose. Erano petali, di tutti i colori di rose. C’erano quelli blu, quelli gialli, quelli bianchi, ma prediligevano quelli rossi e rosa. I miei due colori preferiti. Lo sapeva.

La scia si intensificava ad ogni passo. Poi, a cento metri dalla casa principale, iniziai a trovare delle luci.

Dopo altri cinquanta metri, sia i petali che le luci si interrompevano davanti ad una piccola casetta. Era rudimentale, in pietra e neanche tanto grande. Nel suo insieme però, era molto bella.

Sulla porta, qualcuno aveva attaccato un mazzo di rose, e un cartello.

 

Entra piccola

 

Tremante, entrai. Dall’ interno la casa era bella. I colori tenui, le luci soffuse rendevano tutto fiabesco.

Anche lì, c’era la scia di petali che si era interrotta all’esterno.

Sulla soglia di una seconda camera lo trovai, grande e bellissimo. Ma soprattutto, mio.

“Piaciuta la sorpresa piccola?” mi chiese, avvicinandosi e prendendo la mia mano.

“Oh Emmett … ma come hai fatto?” gli dissi, guardandolo con amore.

“L’Amore ti fa fare tante cose, e poi, per te questo è niente piccola”

Non riuscii a resistere. Gli buttai le braccia al collo e lo abbracciai forte.

Cercai le sue labbra e me ne appropriai. Da lì in avanti sarebbero state la mia droga.

Lui mi accarezzò la schiena, e mi strinse all’altezza della vita.

Il mio corpo era percosso da brividi che mi scuotevano tutta. Ero felice, ma non sapevo cosa sarebbe accaduto di lì a poco. O meglio, lo sapevo e ne avevo paura.

Sentivo i fantasmi del passato avvicinarsi, veloci e non riuscivo a cacciarli via.

Emmett mi prese in braccio e mi portò in camera, stendendomi sul letto.

Nel frattempo io ero divisa in due parti. Da un parte volevo amarlo con tutta me stessa, sconfiggendo le mie paure. Dall’altra, il mio passato continuava ad avanzare imperterrito, e non mi dava tregua.

Strinsi i denti e cercai di spingere via Emmett con tutta la mia forza. Non fece resistenza e si allontanò anche lui. Lo guardai, ringhiando, e poi corsi via.

Più veloce del vento, pensando a quello che avevo appena fatto.

Avevo spinto via l’unica persona che mi aveva capita veramente, e ora non avrebbe più voluto parlarmi. Il dolore per la perdita si impossessò di me, e mi ritrovai a singhiozzare, raggomitolata su me stessa.

Sarei rimasta lì per sempre, se alle prime luci dell’alba una voce mi riscosse, sovrastando i miei singhiozzi.

“Rosalie …” mi chiamò. Alzai la testa, e gli occhi di Edward mi guardarono. Non c’era pietà, né compassione, solo tristezza per me. Gli fui grata, perché non sarei riuscita a resistere se avrei visto pietà.

“Edward … cos’ho di sbagliato? Perché non sono riuscita a fidarmi del tutto?” gli chiesi, continuando a singhiozzare.

“Tu non hai nulla che non va Rose …” mi accarezzò i capelli “Hai solo paura, ed è normale averne dopo tutto quello che hai passato. Con Emm è ancora troppo presto, ha anche lui la sua parte di colpa in tutto questo” continuò.

“Oh Ed … io lo amo, ma non ci riesco … vorrei … ma quei vermi sono tutti lì ad aspettarmi, pronti ad assalirmi” le mie frasi erano sconnesse tra loro, ma mio fratello capì. Aveva visto più volte, nella mia testa tutto ciò che quei bastardi mi avevano fatto, e sapeva che era difficile per me andare avanti. Ero stata ad un passo dall’avere tutto: un amore, una bella casa, bambini. Poi per colpa di Royce e dei suoi amici tutto ciò in cui avevo sempre creduto era sfumato via. Ora come ora, sentivo che l’unica persona che mi era rimasta, era proprio quella che avevo respinto.

“Rosalie … vieni, torniamo a casa. Emmett non nutre rancore nei tuoi confronti” mi disse, porgendomi la mano e abbracciandomi.

Sapevo di essere orribile. I capelli erano in disordine, il vestito strappato, le scarpe rotte, ma non mi importava. Mi avevano visto peggio.

Tornammo a casa, e vidi Emmett distrutto, sul divano e con la testa fra le mani. Esme gli era vicina, una mano sulla spalla e cercava di consolarlo. Carlisle gli stava di fronte, preoccupato.

Appena sentì il rumore della porta, alzò il viso e si girò a guardarmi. Gli occhi neri, facevano sentire tutta la loro disperazione.

Non riuscii a guardarlo così depresso, e gli corsi incontro, con le braccia tese, per abbracciarlo.

Mi accolse caldo tra le sue braccia, stringendomi forte. Non c’erano bisogno di parole, il nostro amore si poteva sentire nell’aria.

Gli altri lasciarono la stanza, per permetterci quel piccolo momento di intimità, nella nostra bolla.

“Rosalie mi dispiace … avrei dovuto immaginarlo … sc …” cercò di dire, ma gli poggiai un dito sulle labbra per farlo smettere.

“Non è colpa tua Emm … sono io che non riesco a combattere il passato … potrai mai perdonarmi?” gli chiesi, affondando la testa nel suo petto.

“Non dirlo neanche per scherzo piccola … ti amo!”

“Ti amo anche io Emmett!”

Mi guardò sorridente, e mi accarezzò la guancia, dolcemente. Appoggiai una mano sulla sua, per godere appieno di quel contatto che avevo temuto di perdere.

Sentire Emmett così vicino, mi tranquillizzava, e mi sentivo sicura. Protetta.

“Rosalie … io non voglio mai più commettere uno sbaglio del genere, perciò non ci riproverò mai più, stai tranquilla …” sussurrò vicino al mio orecchio, facendomi poi sedere in braccio a lui.

“Emmett, io vorrei … ma ho paura …” gli risposi, accoccolandomi con la testa sulla sua spalla.

“Perché hai paura piccola?”

“Quando chiudo gli occhi, e so che non ci fermeremo ad un semplice bacio … mi riaffiorano in mente Royce, i suoi amici e quella sera. Sento il freddo entrarmi nelle ossa e il dolore avvolgermi. Non riesco a staccarmi da quelle sensazioni …”

Aveva chiuso gli occhi, e sembrava tremare sotto al mio corpo. Oh Emm, cosa ti ho fatto? Pensai, conscia che se stava così in quel momento era per colpa mia, del dolore che stavo riversando su di lui. Non avrei voluto farlo mai più, ma ormai, confidarmi con lui era di vitale importanza.

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I love you

 

   
 
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