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Autore: Little_Lotte    28/08/2016    6 recensioni
Atene, 1995.
Dopo lunghi anni di pace e di silenzio, le antiche armature di Bronzo si risvegliano, in cerca di nuovi Cavalieri ai quali affidare il proprio potere, e spetterà proprio ai neo cavalieri d'Oro - Shun di Virgo, Hyoga di Acquarius, Shiryu della Bilancia, Seiya di Sagitter, Ikki del Leone e Marin dei Pesci - addestrarli ed infondere loro tutta la propria conoscenza.
Ma il tempo è trascorso per tutti e molte cose sono cambiate, laggiù al Grande Tempio: I nuovi Maestri saranno in grado di adempiere il compito affidatogli da Athena?
Ed i nuovi allievi sapranno essere all'altezza di chi li ha preceduti?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Orfanotrofio McAdams, New York City


 

James osservava - con i suoi grandi occhi azzurri, pieni di lacrime e delusione - quel modellino a forma di aereo che adesso giaceva in frantumi sul pavimento: ogni suo singolo pezzo era sparpagliato sulle mattonelle in ceramica ed il piccolo sapeva che, nonostante gli sforzi, non sarebbe mai più riuscito a farlo volare.

Si voltò rabbiosamente in direzione dei suoi compagni, responsabili di quel disastro.

Avrebbe tanto desiderato fargliela pagare, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a trovare dentro di sé il coraggio per compiere quella vendetta; era un bambino vivace ed impulsivo, certo, ma non violento e certamente non abbastanza forte da poter tenere testa, da solo, ad altri quattro bambini alti almeno una spanna e mezzo più di lui.

E dire che, nel profondo del suo cuore, desiderava solamente che gli altri fossero in grado di accettarlo per ciò che era e diventassero suoi amici.

“Guardate, James sta per mettersi a piangere!”

“Sì, è vero: Ha gli occhi pieni di lacrime.”

“E' solamente uno sfigato, si comporta proprio come una femminuccia!”

“Aahahahahahaha.”

James non osò reagire a quelle provocazioni, chinò mestamente il capo e recuperò in silenzio i resti del suo aeroplanino, per poi dirigersi a passo lento verso il proprio dormitorio.

Così come era solito fare ogni volta che subiva una qualche ingiustizia da parte dei suoi compagni.

 

*

Istituto Saint Michéle, Parigi


 

“Nicolàs, la tua insegnante di matematica dice che continui a saltare le lezioni. E' vero?”

Nicolàs, seduto in maniera disordinata su di una piccola sedia in plastica di fronte alla scrivania della direttrice, alzò gli occhi al cielo e sbuffò pesantemente.

“Sì, è vero.” confermò in tono sgarbato “Quelle lezioni sono così noiose, io preferisco andarmene in giro e suonare la mia chitarra; lo trovo molto più divertente.”

“Forse non hai capito che qui non stiamo parlando di divertimento, ma del tuo futuro!” lo rimbrottò la direttrice, alterando notevolmente il tono della propria voce “Non hai nessuno che si occupi di te, non hai una famiglia e non hai nessuna sicurezza. Non credi che faresti meglio a crearti almeno un'istruzione?”

Nicolàs storse il naso con aria di sufficienza.

“Non mi interessano quelle stupide lezioni.” rilanciò stizzito “E poi la signora Noveaux è una palla mortale, è antipatica e mi detesta, mi mette sempre in punizione anche quando non ho fatto niente. Quella stupida, vecchia balena!”

“Nicolàs!” esclamò inorridita la direttrice “Sono costernata, tu... Sei davvero insolente, per essere un ragazzino di appena dieci anni.”

“E lei è davvero insopportabile, per essere una donna di neanche trentacinque.” echeggiò il ragazzino, con un sorrisetto beffardo sulle labbra.

“Adesso basta, fila immediatamente nel tuo dormitorio!”

Nicolàs non se lo fece ripetere una seconda volta e saltò giù dalla sedia, camminando svogliatamente fuori dall'ufficio. Avrebbe anche potuto fingere di essere mortificato, ma in fin dei conti era davvero fiero di essere considerato da tutti il più arrogante e spocchioso di quell'orfanotrofio.

E niente avrebbe mai potuto cambiare questo suo aspetto.

*

Orfanotrofio Mc. Farrell, Glasgow


 

“Hem, Emma... Gwen mi ha detto che hai tutte le risposte del compito di inglese. E' vero?”

Emma, seduta compostamente sul divano ed intenta a leggere una vecchia copia sgualcita di “Orgoglio e Pregiudizio”, sollevò lentamente il capo e guardò la ragazzina occhialuta che se ne stava in piedi di fronte a lei, con aria nervosa ed intimidita.

Sorrise maliziosamente.

“Quello che ti ha detto Gwen potrebbe essere vero.” rispose “Dipende tutto da quanti soldi hai tu.”

La ragazzina arrossì violentemente.

“I-io... Vedrò quello che posso fare.” farfugliò “Dammi solo qualche minuto.”

Poi, senza aggiungere altro, corse verso il proprio dormitorio alla velocità della luce.

Emma sospirò allegramente, per poi voltarsi in direzione della sua amica Gwen, appena entrata nella stanza; la ragazzina si accomodò sul divano accanto a lei, sorridendole con aria complice.

“Allora, non mi fai i complimenti?” chiese “Ti ho appena procurato una nuova cliente, hai visto? Sono stata brava!”

“Oh, sei stata bravissima!” esclamò Emma, compiaciuta “Questa settimana abbiamo guadagnato 200 sterline, la vendita dei risultati dei compiti in classe va alla grande!”

“Beh, il merito è tutto tuo.” le rispose Gwen, rivolgendosi a lei con sentita ammirazione “Sei tu la mente del nostro fantastico duo.”

Emma sorrise orgogliosamente, non potendo fare a meno di gongolare.

A volte pensava che essere così intelligente fosse una vera e propria maledizione... E allora, che cosa c'era di male nel trarne qualche beneficio, di tanto in tanto?

*

Casa Famiglia di San Paulo, Lisbona


 

“Tomas, tesoro... Va tutto bene?”

Tomas non rispose, continuando piuttosto a fissare – con il naso schiacciato contro la finestra – le gocce di pioggia che scivolavano senza sosta lungo il vetro.

“Tomas?” tentò nuovamente la signorina De Santos, direttrice dell'orfanotrofio “Tomas, i tuoi compagni sono tutti giù nella Sala Comune per la giornata del Bingo. Non vuoi venire a giocare anche tu?”

Tomas scosse il capo.

“No, grazie.” rispose con voce flebile “Sto molto meglio qui.”

La donna sospirò profondamente, con rassegnazione.

“Va bene, come preferisci.” replicò con voce spenta “Comunque, nel caso in cui tu cambiassi idea, sai dove trovarci.”

“Sì, certo.”

La donna si allontanò in silenzio, continuando a guardare il bambino con la coda dell'occhio.

Eppure Tomas sembrò non farci troppo caso; non gli era mai importato molto delle persone, trovava che il cielo e la natura fossero molto più interessanti dell'umanità che lo circondava.

E la pioggia, senza dubbio, era uno spettacolo ben più affascinante di una partita a Bingo.

*

 

Phoenix Park, Dublino


 

“Charlotte? Charlotte? Bambini, qualcuno di voi ha per caso visto Charlotte?”

Charlotte sghignazzò sotto i baffi, dal suo nascondiglio sopra il ramo di un grosso albero nel bel mezzo del parco. Trovava quelle scampagnate così noiose ed aveva approfittato di un momento di distrazione della sua direttrice per scappare via e dedicarsi a ciò che realmente l'appassionava: arrampicarsi sugli alberi.

“Oh santo cielo, Charlotte! Torna immediatamente giù, che ti è saltato in mente?”

Charlotte roteò gli occhi e sbuffò a pieni polmoni, scendendo dall'albero in maniera frettolosa e tutt'altro che attenta, facendo così inorridire ulteriormente la propria direttrice.

“Sei una piccola peste!” l'ammonì severamente Miss O' Malley, la direttrice “Perché continui a comportarti come una selvaggia? Prima o poi finirai per farti seriamente del male!”

“Mi annoio.” rispose Charlotte, con una smorfia “Le altre bambine fanno giochi da poppanti e i maschi non mi vogliono nel loro gruppo. Stare da sola è noioso e così mi diverto a salire sugli alberi.”

La donna alzò gli occhi al cielo e sospirò, con fare sempre più rassegnato.

“Tu sarai la mia rovina.” mugugnò a denti stretti; poi l'afferrò per un braccio e, con violenza, la trascinò il più lontano possibile da quell'albero “Su, adesso smettila di fare i capricci e torniamo immediatamente in istituto assieme agli altri bambini. In silenzio, non voglio sentir volare una mosca.”

Charlotte si morse il labbro inferiore e rivolse alla donna uno sguardo assassino, restando tuttavia in silenzio come le aveva ordinato. Era certa che un bel giorno, non troppo lontano, sarebbe finalmente riuscita a vendicarsi di quell'insopportabile strega, era solo questione di tempo.

E di pazienza.

Ma di quella, dopo dieci anni trascorsi in quell'orribile posto, ne aveva da venderne.

*

Scuola Elementare “Aristotele”, Isola di Santorini


 

“Allora, vediamo quanti di voi hanno effettivamente studiato la lezione di ieri: Qualcuno di voi sa dirmi in che anno è stata combattuta la Prima Guerra Punica?”

Ermes chinò frettolosamente il capo, sperando di non essere interrogato.

Non temeva certo la domanda del proprio insegnante – aveva studiato alla perfezione quell'ultima lezione, così come tutte le precedenti – bensì i propri compagni, i quali non aspettavano altro che un suo intervento per additarlo nuovamente a secchione, sghignazzando sotto i baffi e prendendosi gioco di lui.

Era una sensazione che conosceva fin troppo bene, una punizione che lo affliggeva sin da quando aveva incominciato la scuola... Tutto solamente perché, a differenza dei suoi compagni, egli amava veramente studiare.

“Nessuno conosce la risposta? Proprio nessuno?”

Ermes trattenne il fiato con tutte le sue forze.

“Ermes?”

Il ragazzino sollevò il capo, incontrando gli occhi scuri e penetranti del suo maestro. Tirò un lungo sospiro d'incoraggiamento, prima di rispondere a colpo sicuro: “Dal 264 a.C al 241 a. C.”

Il maestro sorrise ampiamente e rivolse lui uno sguardo profondamente compiaciuto, mentre l'intera classe incominciava a bisbigliare parole sarcastiche ed offensive nei confronti di Ermes. Il ragazzino si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere le lacrime.

Non poteva mostrarsi debole, quello non era un lusso che poteva pensare di concedersi.

Come faceva sempre, avrebbe dovuto semplicemente fingersi forte, anche se dentro si sentiva letteralmente morire.

*

 

Ramblas, Barcellona


 

Raul si guardò curiosamente intorno, osservando con attenzione il panorama a lui circostante: quel giorno il sole splendeva dolcemente sopra le teste degli abitanti della città e molte famiglie aveva deciso di passeggiare per le Ramblas, approfittando di quella splendida giornata di primavera.

Il ragazzino sospirò tristemente, non potendo fare a meno di avvertire dentro al petto un profondo senso di malinconia. Invidiava tantissimo quei ragazzini sulle spalle dei propri padri, avvinghiati al collo delle proprie madri o stretti per mano alle proprie sorelline; avevano tutto ciò che egli aveva sempre desiderato e che il destino, così malignamente, gli aveva strappato via dalle mani.

Non gli era rimasto più niente, a parte l'invidia.

E la rabbia... Talmente tanta rabbia da renderlo, almeno fra i poliziotti di quartiere, una delle peggiori piaghe che affliggevano in quell'epoca la meravigliosa e soleggiata città di Barcellona.

“Guardate, ragazzi: Eccolo là!”

Appunto.

Raul afferrò in fretta la sua borsa di tela e corse via, il più lontano possibile dai suoi inseguitori.

“Andiamo, ragazzi... Quante storie per qualche mela ed un pezzo di pane!” esclamò nervosamente, accelerando il più possibile la propria corsa.

Non che quella fosse una grande novità, dopo tutto; era abituato ad essere rincorso dai poliziotti, capitava più o meno tutti i giorni e non era mai capitato che uno di loro riuscisse ad acciuffarlo.

In compenso, quelle lunghe corse per le vie della città erano un ottimo metodo per mantenersi in forma.

*


 

 

Casa Famiglia “Estia”, Isola di Creta.


 

Cleo sospirò profondamente, sfogliando il proprio libro di fiabe con aria sognante.

Aveva letto quella storia talmente tante volte da conoscerla praticamente a memoria, eppure sentiva di non averne mai abbastanza: un reame lontano ed incantato, un castello misterioso, una principessa in difficoltà ed un coraggioso principe che avrebbe dato la sua stessa vita pur di salvarla...

Oh, come vorrei che un giorno accadesse anche a me! Sarebbe stupendo potermi svegliare, domattina, e scoprire di essere una splendida principessa!”

“Avanti, bambine, tutte a dormire: si spengono le luci.”

Cleo sbuffò pesantemente e nascose il proprio libro sotto al cuscino, mentre la direttrice Maria spegneva l'interruttore principale. Si raggomitolò fra le coperte, ma non si addormentò subito, preferendo piuttosto viaggiare con la fantasia ed immaginarsi dentro ad un sontuoso castello, fra lenzuola di seta e petali di rosa, piuttosto che in un vecchio dormitorio pieno di polvere e muffa.

Chissà, magari un bel giorno qualcuno sarebbe davvero arrivato a salvarla e l'avrebbe portata via per sempre da quell'orribile posto; un giorno tutto sarebbe stato diverso, lei non sarebbe più stata una semplice ragazzina orfana e avrebbe finalmente avuto al proprio fianco una persona da amare e che nutrisse nei suoi confronti quello stesso, dolcissimo sentimento.

Sì, un giorno...”

E nel frattempo, avrebbe continuato a fantasticare e a credere ciecamente nei propri sogni.

In fin dei conti, era questo ciò che le riusciva meglio al mondo.

*


Atene, Grande Tempio


 

“Allora, Marin... E' tutto chiaro? Hai visto anche tu i ragazzi predestinati, adesso è compito tuo andarli a cercare e portarli qui al Grande Tempio.”

Marin si inchinò solennemente di fronte alla dea Athena, abbassando lo sguardo in segno di riverenza e facendo segno di sì con la testa.

“Farò quanto mi è stato ordinato, Milady.” rispose solennemente “Partirò domani mattina presto e vedrò di fare ritorno il prima possibile, per dare inizio agli allenamenti. Solo... Non vorrei trascorrere troppo tempo lontano da Aiolia.”

Athena abbozzò un tenue sorriso in direzione della fanciulla.

“Non temere, le Sacerdotesse si occuperanno di lui durante la tua assenza.” la rassicurò “In ogni caso, non dovrai stare via molto: saranno sufficienti pochi giorni per radunare tutti i fanciulli e condurli ad Atene.”

“Certamente, mia Signora.”

Athena sospirò profondamente, con aria soddisfatta.

“Benissimo.” dichiarò fieramente “E' trascorso troppo tempo dall'ultimo giorno in cui le armature di bronzo hanno visto la luce del sole: adesso è finalmente giunto il tempo di riportarle al loro antico splendore.”









N.d.A: Buonasera a tutti, e bentrovati!
Era da tanto tempo che non scrivevo una long su Saint Seiya, ma questa storia la plottavo da un sacco di tempo e in questo periodo della mia vita ho deciso che dovevo tornare a scriverla, così... Beh, potete facilmente intuire il resto!
Non ha la pretesa di essere una trama particolarmente complessa (avete già capito il genere), almeno per quanto riguarda gli eventi, ma sarà certamente un'opera assai introspettiva, sia per quanto riguarda i personaggi vecchi che per gli OC, i quali sono stati già presentati in questo primo capitolo (quasi tutti, a dire il vero... Ma farete conoscenza dell'ultimo nel prossimo capitolo).
Per altro, se state cercando di immaginarvi i personaggi, vi dico subito che nella mia testa hanno un aspetto assolutamente ben definito, ma trattandosi ancora di bambini, preferisco aspettare di mostrarveli da adolescenti per svelare tutte le mie carte.
Va bene, penso di avervi già confusi abbastanza, dunque ringrazio tutti coloro che hanno deciso di seguire questa mia nuova impresa e vi do appuntamento al prossimo capitolo, che verrà pubblicato fra due settimane (i tempi sono un po' più lunghi del solito, perchè la mia real life me ne porta via troppo e nei prossimi mesi avrò un sacco di cose da fare. ç__ç).

Un abbraccio a tutti e alla prossima, per qualsiasi cosa potete trovarmi anche sulla mia pagina efp oppure sul mio Blog di Wordpress.

Bacioni! <3

 

  
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