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Autore: Meramadia94    29/08/2016    1 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Nicolàs, seguito a ruota dai tre moschettieri più D'artagnan, riportò a casa Lunette il più veloce che il suo cavallo potè correre.
'' Oddio... signora... signora contessa...''- fece la dolce Mariette, corsa ad aprire la porta, dopo essere impallidita nel vedere la padrona di casa svenuta tra le braccia del conte, per poi tapparsi la bocca per non urlare.
Il giovane nobile aprì la porta della loro stanza da letto con un calcio e poi adagiò la moglie sul loro letto.
'' Resisti tesoro... resisti.''- la suppilicò Nicolàs dandole dei buffetti salla guancia -'' Ho già fatto chiamare un dottore... non mollare...''
'' Lunette!!!''- quell'appello ed un suono di passi concitati che avevano salito le scale di corsa, avevano preceduto l'arrivo del moschettiere Aramis -'' come sta...?''
'' Non lo so, Aramis...''- fece Nicolàs con un'espressione disperata in volto -'' ti giuro, non lo so...''
In quel momento, sull'ingresso della porta arrivarono la giovane Mariette che un uomo anziano, tarchiato sui quarant'anni.
'' Signor conte...''- fece Mariette per annunciare l'arrivo del medico personale del capitano Treville.
'' Vi prego, uscite...''- fece il luminare.
'' No, non posso...''- fece Nicolàs, sperando che il medico gli permettesse di restare al fianco della moglie.
Moriva dall'angoscia di non sapere cosa diavolo le fosse accaduto...
'' Siete preoccupato, e vi capisco...''- fece il medico con tono paterno -'' ma, senza volervi offendere, qui sareste solo d'intralcio.''
Aramis lo afferrò dolcemente per le spalle e lo portò fuori dalla stanza, dopo che entrambi ebbero lanciato un' ultima, malinconica occhiata alla donna che giaceva addormentata sul letto.

Se fino a poco prima il tempo pareva correre come il più veloce dei puledri francesi, in quel momento come non mai sembra che procedesse più lento di una tartaruga zoppa.
Nicolàs camminava avanti ed indietro come un'anima in pena.
Avrebbe fatto un solco del pavimento ne era certo... ma era una  frivolezza.
'' Nicolàs...''- fece Aramis, preoccupata -'' Perchè non ti siedi un attimo e ti riposi? Chiedo a Mariette che ti porti un po' di tè.''
Nicolàs scosse il capo.
'' Aramis ha ragione...''- si associò Athos -'' sei ancora convalescente... dovresti cercare di stare tranquillo.''
'' Tranquillo...?''- fece Nicolàs con lo sguardo apatico guardando fuori dalla finestra che dava sulla quercia in giardino -'' Come posso... stare tranquillo... quando mia moglie è in quello stato... non riesco nemmeno ad immaginare che cos'abbia...''- dentro di sè si sentiva letterlamente morire. Bruciato.
Si sentiva morire nel non sapere nemmeno immaginare cosa avesse sua moglie... all'inizio gli sembrava andare tutto bene... le aveva impedito un volo di parecchi metri e che non le avrebbe lasciato il minimo scampo, ed era felice. Poi quando l'aveva avuta tra le braccia, era svenuta e non dava segni di vita.
Dall'altra si sentiva bruciare. Di odio.
Verso Milady che dal buio di quella cella non aveva ancora smesso di far loro del male. Aveva intuito già durante la sua prigionia che Milady fosse invidiosa di Lunette... ma arrivare a tanto per qualche bel vestito... qualche gioiello...
Un'altra da aggiungere alla lista di persone che non avevano mai approvato che il re avesse permesso ad una semplice serva di elevarsi al rango di contessa.
Il re aveva dato tale concessione alla sua amata Lunette per la fedeltà con cui aveva servito la corona durante l'affaire Maschera di Ferro al fianco dei moschettieri, ma non tutti a corte avevano gradito... e a quanto pare nemmeno Milady approvava questo matrimonio.
Un matrimonio che fino a pochi giorni fa, lui stesso avrebbe dichiarato molto felice per entrambi.
D'artagnan gli poggiò una mano sulla spalla, per confortarlo.
A ben vedere, era l'unico capace di poter capire come si sentisse Nicolàs e comprendere il suo dolore.
Anche lui c'era passato... aveva vissuto per giorni al capezzale di Costance senza sapere se avrebbe mai più rivisto il suo bel sorriso... la sua risata che sapeva di gioia e vitalità... e il non sapere se i progetti che avevano fatto per il futuro erano destinati a morire o potevano sperare ancora...
'' Coraggio... vedrai che la farà.''- fece il guascone -'' la conosci. E' giovane, forte, vuole vivere... e ha dei forti motivi per tornare da noi.''
'' Lo spero...''- fece Nicolàs asciugandosi una lacrima monella che alla fine era riuscita ad uscire.
Aramis senza farsi vedere aveva stretto il braccio di Athos.
Per avere conforto.
Un conforto che il bel moschettiere non le negò.
Teneva gli occhi bassi, sforzandosi di non piangere.
'' Dio, ti prego... non portarcela via.''- un gran senso di colpa la lacerava. Se solo avesse insisito di più per accompagnarla... lei sapeva bene che Milady ormai non provava altro che un odio profondo per quella ragazzina che aveva conquistato il cuore del giovane conte e che l'unica cosa che avrebbe placato quell'odio che distruggeva tutto ciò che toccava era sapere della loro disperazione.
Avrebbe dovuto andar con lei... e invece non l'aveva fatto.
Si era illusa che perfino una donna pericolosa come Milady potesse essere inoffensiva, relegata a vita nel buco più isolato della fortezza dello Chatelet.
Ma aveva commesso un errore madornale. Aveva ignorato che in quella donna ormai non c'era più alcun sentimento se non un odio sconfinato... e coloro che avevano il cuore più nero dell'inchiostro, avrebbero sempre trovato tempo e modo di fare del male.
Avrebbe dovuto stare più attenta.
'' Va tutto bene...''- le sussurrò Athos con un tono talmente flebile che solo Aramis potè udire -'' te lo prometto. Starà bene.''
Si pentì nello stesso momento in cui ebbe pronunciato tali parole. Non sapeva nemmeno cosa era successo a Lunette... come poteva promettere e garantire per la sua incolumità? Se ciò che aveva promesso non si fosse avverato... come avrebbe potuto guardare in viso Aramis, la donna che gli aveva riscaldato il cuore con il più nobile ed antico dei sentimenti umani?
Solo che... vederla così fragile e prossima al pianto era insopportabile.
Era come avere un pugnale conficcato nel cuore ed ogni tentativo di rimuoverlo era vano, nemmeno il pugnale si fosse calcificato con la ferita.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare quel dolore.
Anche mentire.
'' Come sta...?''- fece la voce di Costance, raggiungendo il gruppo. E non era sola. Un fagottino dal vestitino bianco e con gli occhi azzurri giocherelleva con una ciocca di capelli biondi come il grado della guardarobiera della regina.
Nicolàs le si avvicinò e con cautela prese la figlioletta tra le braccia. Tenerla tra le braccia ebbe quasi un effetto calmante.
Forse perchè nei lineamenti della bambina, vedeva il viso di Lunette...
'' Anche a te manca la mamma, vero?''- borobttò carezzandole la testolina, con un sorriso triste -'' lo so. Anche a me. Tanto.''
In quel momento, mentre D'artagnan raccontava a Costance tutta quanta la storia, senza smettere di abbracciare la figlia, Nicolàs si isolò dal resto del gruppo per raccogliersi in una preghiera.
Pregava che Lunette potesse uscire indenne da quella prova.
'' Signore ti prego... qualunque cosa abbia... falla guarire. Non te lo chiedo per me, te lo chiedo per Reneè. E' troppo piccola per perdere la madre, e soprattutto per una sciocca gelosia.  Te lo chiedo per favore.''
In quel momento, il medico uscì dalla stanza di Lunette, con al seguito una Mariette molto confiusa.
'' Allora?!?''- Nicolàs fu il primo ad avvicinarsi
'' La situazione è molto seria, conte.''- fece il medico -'' il battito è rallentato ed il respiro è debole... temo che si tratti di un attacco cardiaco.''
'' Un attacco cardiaco?''- fece Aramis sconvolta -'' a soli vent'anni?''
'' Da quanto mi hanno raccontato, la contessa al momento dell'incidente era incapace di intendere e di volere in quanto era sotto ipnosi... me lo confermate?''
I presenti annuirono.
'' Sì, signore confermo.''- fece Nicolàs -'' una donna che ce l'aveva con lei l'ha ipnotizzata per convincerla a togliersi la vita.''
'' In tal caso, è presto detto: svegliarsi di colpo dall'ipnosi equivale ad essere svegliati bruscamente dal sonnambulismo.''- spiegò il medico.
Aramis si sentì quasi mancare... lo aveva sentito dire anche lei. Se una persona camminava e si comportava da sveglia nel sonno, doveva essere guidata in modo che non potesse farsi male... svegliarla era come condannarla a morte.
E Milady lo sapeva... sapeva che una volta appreso la terribile sorte che sarebbe toccata alla loro giovane amica, si sarebbero dannati l'anima pur di salvarle la vita... ed aveva fatto in modo che la loro amica entrasse uno stato di catalessi totale se malaguratamente avesse udito un rumore particolarmente forte.
Come le campane della cattedrale che annunciavano il mezzodì.
'' Oh mio Dio...''- borbottò la bionda pallida come un lenzuolo.
Nicolàs tremava da capo a piedi: rabbia, paura, ma soprattutto odio.
Tramava così forte che Reneè intuì lo stato d'animo tormentato del padre e scoppiò in un pianto disperato. Costance si premurò di prenderla tra le sue braccia ed iniziò a cullarla amorevolmente, come se fosse sua figlia.
'' Per favore...''- implorò il giovane conte -'' ditemi che si salverà...''
'' Mi dispiace, ma questo non posso promettervelo.''- fece il dottore, affranto in viso. Non era mai facile dare notizie così vaghe, approssimative e speranze sottili come i fili di una ragnatela ai parenti di una persona in bilico tra la vita e la morte, nonostante l'esperienza accumulata in tanti anni -'' dipende dalla costituzione fisica, dall'età, dalle facoltà di ripresa di ogni individuo... per ora non posso promettervi niente, conte. Mi dispiace.''
Dio... come rimpiangeva la prigionia e le torture di Pizzarro, per non parlare del momento peggiore, quello vissuto a Bel Ile un minuto prima di saltare giù dalla scogliera, quando pensava che avrebbe reso l'anima... avrebbe sopportato tutto daccapo, anzi il doppio, qualsiasi cosa pur di avere la certezza di rivedere gli occhi della sua Lunette aperti e che gli regalavano un sorriso, uno di quei sorrisi di cui solo lei era capace.
'' Ma ci sarà pure qualcosa che possiamo fare per lei!!!''- fece D'artagnan che ormai non ce la faceva più.
'' Le ho somministrato una medicina che dovrebbe aiutare il cuore... due gocce di quest'infuso, una volta al giorno.''- fece il medico allungando una boccetta marrone.
Fu Aramis a prenderla in consegna.
'' Sì... ci penso io.''- fece la moschettiera con voce rotta. Era giusto che se ne occupasse lei... Lunette le era stata sempre vicino... l'aveva aiutata a sopportare il dolore per la morte di François e quando aveva avuto bisogno di lei, non vi era stata volta in cui la giovane si era sottratta o fatta pregare per starle vicino.
'' Non possiamo fare altro per lei...?''  - chiese Nicolàs.
L'uomo gli mise una mano sulla spalla, per confortarlo -'' Statele molto vicini. Le farà senz'altro bene sentirsi circondata da persone che le vogliono bene.''
'' Posso vederla... vi prego.''- lo implorò.
Il luminare fece un lieve cenno d'assenso e senza dire nemmeno una parola entrò nella camera da letto che condivideva con la moglie, e nella quale vi era la culla della loro figlia, chiudendo la porta dietro di sè.
Mariette le aveva tolto l'abito che aveva indossato sino a poco tempo prima e le scarpe, per metterle una camicia da notte bianca. La coperta le arrivava sino alla vita.
I capelli scuri lasciati liberi sul cuscino... se non fosse stato per le condizioni in cui il medico l'aveva descritta, avrebbe potuto giurare che sua moglie fosse solo addormentata.
'' Povero amore mio...''- pensò il giovane adagiandosi al suo fianco, senza togliersi nemmeno gli stivali, prendendola tra le braccia, carezzandole i capelli, sperando che la donna potesse sentirlo e dargli un cenno di essere viva e di voler tornare indietro.
Portava ancora il crocifisso che lui stesso gli aveva regalato tempo prima appeso al collo... strinse la croce nella mano, pregando per lei.
'' Torna da noi ti prego... ci sono troppe persone che ne morirebbero.''
Sarebbe morto anche lui probabilmente: di dolori ne aveva sopportati tanti nella sua vita... l'aver visto l'assassino dei suoi genitori, i loro cadaveri massacrati, la solitudine che aveva dovuto pagare come pegno per essere nato in una famiglia nobile, la morte dell'unica persona che gli era stato vicino per Nicolàs e basta... ma a quel dolore non sarebbe sopravvissuto.
Anzi sì.
Per Reneè.
Di sicuro la figlia gli avrebbe dato la forza di andare avanti... ma prima si sarebbe vendicato di quella donna che si era presa la vita di Lunette.

  
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