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Autore: StrangerGirl    31/08/2016    0 recensioni
Piccolo prologo di "Questo corpo non è mio!", incentrato sull'infanzia di Scorpius.
Il momento narrato segna per il piccolo Scorpius la fine dell'ingenuità che caratterizza l'infanzia, e l'inizio della consapevolezza che il cognome che porta, sarà un duro ostacolo da superare per arrivare alla cima.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Malfoy, Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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prologo scorp nuv

Il piccolo Scorpius guardava a bocca aperta le distese di pallotti cioccocremosi, piperille, api frizzole e piume di zucchero che si distendevano per metri e metri sui vecchi ripiani di Mielandia.

Con cautela sollevò i grandi occhi argento sulle madre e vedendo che era ancora intenta a parlare con la ragazza carina al bancone, si decise a dare qualche timido passo verso l'interno del negozio.
Quella mattina Astoria gli aveva detto chiaramente che non si sarebbe dovuto allontanare da lei per nessun motivo, ma lui moriva dalla voglia di scoprire le altre meraviglie racchiuse in quel luogo e non aveva nessuna intenzione di uscire dal negozio.
Sentendo il cuore in gola, si girò un'ultima volta a controllare che fosse ancora occupata con la giovane per poi iniziare a correre, aggirando uno scaffale pieno di bonbon esplosivi.

-Wooow. - mormorò sottovoce, riempiendosi gli occhi di tante delizie.

Dietro agli scaffali visibili dal fronte del negozio, ce n'erano tantissimi altri pieni zeppi di dolci e caramelle.

-Fico, vero? - disse una voce acuta alle sue spalle.

Scorpius sobbalzò, girandosi di scatto..

Alle sue spalle era comparso un bambino con lisci capelli neri, poco più alto di lui; notò che stringeva qualcosa in una delle mani paffute.

-Scusami, ti ho spaventato. E' la prima volta che vieni qui? - chiese il bambino alzandosi sulle punte dei piedi per scrutare il contenuto di un grosso barile di legno.

-Si! - esclamò, non riuscendo a nascondere l'entusiasmo. Gli occhi argento saettavano per la stanza, senza perdersi nemmeno un dettaglio. -Siamo venuti a comprare dei dolci. Mia mamma darà una festa e sarà la prima volta che potrò assistere! -

Il bambino ridacchiò divertito, facendogli un cenno con la mano affinché lo seguisse verso il successivo corridoio.

-Mia madre lavora all'ufficio postale dall'altre parte della strada e quando ha da fare mi lascia con Kathy. Mi ha anche dato un galeone per comprarmi quello che voglio. -spiegò, aprendo la mano e mostrando la moneta d'oro.

Scorpius l'osservo con ammirazione, trattenendo il fiato.

-Già.- annuì il bambino compiaciuto, fermandosi ad osservare uno scaffale pieno di scatole di cioccorane perfettamente allineate. -Solo che non so ancora cosa comprare. Volevo prendere gli zuccotti di zucca, però ora che ho visto le cioccorane mi è venuta voglia di cioccolata... -

Ricordandosi delle cioccorane che Draco gli aveva dato quella mattina, Scorpius si frugò nelle tasche, estraendone una e donandola al suo nuovo amico.

-Tieni, puoi prenderne una delle mie, così con i soldi puoi comprare gli zuccotti. -

Nel ricevere il dolce, il bambino spalancò gli occhi per poi sorridere radioso, mettendo in mostra il sorriso sdentato.

-Woow, grazie! Come hai detto che ti chiami? Io sono Rob. -

Scorpius aprì la bocca per rispondergli, ma la voce di Astoria chiamandolo dal fronte del negozio, lo interruppe.

-Devo andare! Mia mamma mi sta chiamando! - urlò mentre iniziava a correre lungo lo stretto corridoio.

Quasi inciampò nel grosso barile alla fine del corridoio, ma riuscì a ritrovare l'equilibrio appena prima di precipitare su delle mensole piene di barattoli contenenti scarafaggi a grappolo.
In un baleno si ritrovò davanti alla madre, ansante per la corsa.

-Andiamo, tesoro. Papà sta arrivando. - disse Astoria dolcemente, tendendo la mano.

Il bambino la strinse, girandosi per salutare l'amico ma non vedendolo, uscì da Mielandia insieme alla madre.

-Mamma, mamma! Lo sai che la madre di Rob gli ha dato un galeone per comprarsi i dolci che più gli piacciono? - esclamò, accompagnando ogni parola da un piccolo saltello.

-Davvero? E chi è Rob? - chiese Astoria, interessata.

-Ma mamma! Il mio amico Rob! - esclamò Scorpius, alzando gli occhi al cielo.

-Ahhh, ma certo. Non so proprio come abbia potuto dimenticare il tuo amico Rob. - scherzò Astoria, osservando il figlio procedere a balzi lungo la stradina principale di Hogsmeade.

Il sole splendeva caloroso, donando ai piccoli cottage col tetto spiovente che affiancavano la strada, un aspetto quasi pittoresco.
Madre e figlio entrarono in una delle piccole locande; attraversando l'ingresso, lo sguardo del piccolo venne catturato da tre manici di scopa sospesi a mezz'aria che ruotavano ininterrottamente formando un grande triangolo.
L'interno del locale era piccolo ma accogliente; alcuni dei tavoli erano occupati dai residenti del piccolo villaggio o da maghi e streghe in transito. La maggior parte dei tavolini però, era vuota, forse a causa della chiusura di Hogwarts per le vacanze estive.

Astoria poggiò la borsa sopra il tavolo di quercia prima di aiutare il figlio a sedersi su una delle sedie.
Una vecchia strega fasciata in un abito magenta, si avvicinò. Davanti a lei svolazzavano delle pergamene e una grossa piuma.

-Buon pomeriggio e benvenuti. - disse la strega, sorridendo cordialmente. - Siete pronti per ordinare? -

-Si, grazie. Vorrei due Burrobirre ed un succo di zucca per questo piccoletto. - rispose Astoria, ricambiando il sorriso.

Scorpius osservò a bocca aperta come la piuma trascriveva l'ordine su una delle pergamene senza che la vecchia strega usasse la bacchetta, per poi dirigersi con uno svolazzo verso il bancone dove un giovane mago iniziò a preparare l'ordine. La strega si accomiatò con un sorriso prima di andare a dare il benvenuto a due nuovi clienti.

-Fico! - sussurrò Scorpius, osservando come la magia della pergamena funzionava anche con i due nuovi clienti.

Astoria lo guardò leggermente sorpresa.

-Fico? -

-Rob lo dice. - spiegò Scorpius, alzando leggermente le spalle.

Qualche minuto più tardi, un tintinnio argentino riempì la piccola stanza quando la porta d'ingresso si aprì e un uomo alto, dal pallido viso a punta e dai liscissimi capelli biondo platino, faceva il suo ingresso.

Nel riconoscere il padre, il bambino lanciò un gridolino di felicità prima di saltare giù dalla sedia e corrergli incontro.
Si scontrò con le sue lunghe gambe a cui si avvolse con forza, alzando il visino verso l'alto e sorridendo felice.

Draco gli scompigliò affettuosamente i capelli mentre s'incamminava verso la moglie, lanciando teatrali sbuffi di fatica ad ogni passo per far ridere il figlio, appeso alla sua gamba come una scimmia.
Si chinò per dare un bacio alla moglie e prese Scorpius in braccio prima di sedersi al tavolo.

-Ciao, ometto! Ti sei divertito oggi? - chiese, dando un bacio sulla fronte del bambino.

-Siii! - rispose Scorpius, lanciandosi in una descrizione dettagliata dei luoghi che aveva scoperto quel giorno.

Draco rise divertito nel vedere il figlio gonfiare le guance d'indignazione perché non gli avevano permesso di toccare i gufetti all'Emporio del gufo  mentre si lanciò in una serie di esclamazioni di sorpresa quando gli descrisse i dolci di Mielandia, il posto che sembrava essere salito in cima nella lista dei suoi luoghi preferiti.

-Te lo giuro, papà! C'era uno scaffale pieeeno di barattoli con scarafaggi grossi e neri! -

L'uomo fece una smorfia di disgusto, arricciando teatralmente le labbra; il piccolo rise divertito, piantando un ditino sulla ruga che gli si era formata sulla fronte.
 
-Racconta a papà del tuo nuovo amico, tesoro. - disse Astoria, alzando entrambe le sopracciglia verso il marito.

- Hai fatto amicizia con qualcuno, ometto?- chiese Draco con interesse, sorseggiando il boccale di Burrobirra che Madama Rosmerta gli aveva portato.

-Già. - rispose Astoria. - E gli ha anche insegnato una nuova parola. -

-Ah, si? Sentiamo, allora. -

Scorpius sorrise, mordendosi birichinamente il labbro inferiore.

-Fico! -

Astoria alzò gli occhi al cielo mentre Draco si lasciava andare a una grassa risata.

-Ma allora stai proprio diventando un vero ometto! - scherzò, solleticandogli la pancia.

Il bambino rise, tuffando la testa all'indietro e colpendo il padre sul mento; gli diede due piccoli colpetti sulla spalla in segno di scusa prima di tornare a bere il suo succo.

La famiglia rimase seduta a chiacchierare finché tutti i bicchieri non furono vuoti poi Astoria si alzò, raccogliendo le sue cose mentre Draco andava verso il bancone, a pagare il conto.
La donna prese il figlioletto tra le braccia e si avviò verso la porta, che si aprì lasciando entrare una giovane strega e il figlio, un bambino di qualche anno più grande di Scorpius.

-Rob! - esclamò Scorpius riconoscendo l'amico e iniziando a dimenarsi per scendere dalle braccia di Astoria.

Una volta poggiati i piedi per terra, corse verso Rob.

-Guarda! Mia madre mi ha comprato anche le cioccorane! - esclamò Rob, allargando le braccia per mostrare bene le grosse scatole che reggeva.

-Fico! -

Astoria rise nel sentire il figlio ripetere quella parola. Nell'arco dell'ultima ora, tutto era diventato 'fico'.  La giovane strega alzò gli occhi al cielo e la guardò con complicità materna.

-E' un periodo. Tranquilla, passerà-  la rassicurò.

-Ometto, è questo  l'amico di cui parlavi? - chiese Draco, che aveva appena terminato di saldare il conto. Si mise accanto alla moglie e le cinse la vita, sorridendo cortesemente alla giovane strega.

-Si, papà! Lui è... -

Ma il nome dell'amico gli rimase in gola quando la giovane strega, che aveva sorriso cordialmente fino a qualche attimo prima, lanciò un urlo e strinse con forza il figlio contro di sé.

Gli occhi della donna erano fissi su Draco ed ogni traccia di amabilità era scomparsa.

-Come osi... -balbettò, puntando il dito su Draco. -Tu...proprio tu...qui! -

Scorpius vide come la figura del padre s'irrigidiva; la bocca stretta in una linea sottile mentre Astoria lo prendeva per mano e gli iniziava a sussurrare qualcosa nell'orecchio.

-Mamma, ma cosa... - disse Rob, confuso, passando lo sguardo dalla madre all'uomo.

-Evelyna, non c'è bisogno di comportarsi in questo modo! - s'intromise Madama Rosmerta, camminando a passo rapido verso la donna e poggiandole una mano sulla spalla.

-Ohh Rosmerta, io credo proprio di si, invece. - ribatté la donna, squadrando Draco con profondo odio. - Alcuni hanno dimenticato, ma io certo no!-

-Evelyna, per favore. Sono passati tanti anni...-

-Saranno passati tanti anni, ma io ho perso la mia famiglia a causa di questo mangiamorte. -

Le parole della donna furono seguite da un profondo silenzio. Sembrava che tutti, nel locale, avessero smesso di respirare all'unisono.

-Per l'amor del cielo, Evelyna! Usare quella parola qui...ora...stanno con il loro bambino! -

Evelyna lanciò un'occhiata sprezzante verso Scorpius, prima di parlare.

-Cattivo sangue non mente. E' meglio che sappia subito che feccia è suo padre. I Malfoy sono maledetti. -

Madama Rosmerta si portò una mano davanti alla bocca, guardando con orrore la giovane donna.
Ma ciò che turbò più Scorpius non furono le parole della donna, che in realtà non aveva ben capito, ma la reazione della madre.
Nel sentire l'ultima frase, Astoria aveva coperto con due falcate la distanza che le separava e ora la sua bacchetta era puntata contro il collo dell'altra donna.

-Osa dire di nuovo qualcosa su mio figlio, e capirai cosa vuol dire essere maledetta. - bisbigliò, la furia riflessa negli occhi verdi.

Draco, con una tranquillità apparente che stonava con  la rigidità del viso, si avvicinò alla moglie e con gentilezza l'allontanò dalla donna.

-C'è Scorpius. - le bisbigliò, ma le parole parvero rimbombare nella stanza silenziosa.

Astoria sbatté gli occhi, riprendendo a fatica il controllo di sé e respirando pesantemente.

-Evelyna, sai che siamo amiche e che ti voglio bene, ma osa dire certe cose di nuovo e temo che non potrò più farti entrare nel mio locale. - Disse Madama Rosmerta, la voce tremula ma decisa.

La strega alzò il mento e guardò Astoria con aria di sfida prima di girarsi ed uscire, trascinandosi dietro il povero Rob.

Madama Rosmerta si avvicinò a Scorpius, tentando un leggero sorriso.

-Mio caro, posso offrirti qualcosa che ti possa far piacere? Magari una bella cioccolata calda?-

-No, ma la ringrazio Rosmerta. - l'interruppe Draco, prendendo in braccio il figlio e appoggiando una mano sulla schiena della moglie.- E sono molto dispiaciuto che questo sia accaduto nel suo locale. -

-Dispiace a me, caro. Pensavo che certe cose fossero state superate e invece... -

Draco gli sorrise tristemente prima di condurre la moglie oltre la porta.

Scorpius si aggrappò al collo del padre, stringendolo con forza. Non capiva perché la mamma di Rob si fosse comportata in quel modo. Cosa aveva fatto di sbagliato? 

Astoria si avvicinò, poggiando la fronte sopra quella del bimbo e chiudendo gli occhi.

-Mi dispiace, tesoro. - sussurrò piano. - La mamma si è arrabbiata e non avrebbe dovuto farlo. Tu stai bene? -

Gli occhi verdi di Astoria scrutarono il volto del figlio, come se cercassero qualcosa.

-Mamma, non capisco...perché la mamma di Rob si è arrabbiata? -

Gli occhi di Astoria cercarono quelli di Draco, prima di parlare.

-Sei troppo piccolo per capire. - disse dolcemente, dandogli un buffetto sulla guancia.

-Ma ho già cinque anni! -

Astoria rise, ma il sorriso che aveva sulle labbra non riuscì ad arrivare agli occhi, che sembravano stranamente spenti.

-Stai crescendo tesoro, ma non sei ancora...- iniziò, ma Draco la zittì con un gesto della mano. Mise il figlio per terra e gli si accovacciò davanti, scrutandolo con un'espressione seria.

-Hey, ometto...ti ricordi di quella volta che hai preso la bacchetta di mamma e hai fatto saltare in aria il suo portavasi preferito? Ricordi cosa ti dissi? -

Scorpius annuì prima di rispondere:

-Hai detto che chi usa la magia senza averla prima studiata, non è in grado di controllarla e rischia di farsi male. -

-Esatto. Quello che la mamma sta cercando di dirti, è che a volte succedono delle cose che non riusciamo a capire. Un po' come per la magia, abbiamo bisogno di tempo ed esperienza per assimilarle a pieno.
Potrei spiegarti cosa è successo oggi nella locanda, e sono abbastanza sicuro che comprenderesti le mie parole, ma non le capiresti. Ecco perché dobbiamo aspettare che tu sia più grande, affinché quando arrivi il momento tu sia in grado di avere una tua opinione al riguardo senza venire condizionato dalle nostre idee.-

Il bambino parve riflettere a fondo sulle parole del padre ed Astoria, tirando un sospiro di sollievo, ne approfittò per prendergli la mano e condurlo sulla stradina che li avrebbe portati alla stazione di Hogsmeade.

Dopo appena qualche passo però, il bambino si fermò di colpo.

-Papà, quando sarò abbastanza grande? -

Draco sorrise tra sé e sé prima di rispondere.

-Quando da maschietto, ti trasformerai in un uomo. -

-E quando succederà? -

-Chissà...alcuni non lo diventano mai. -

E con quelle enigmatiche parole aleggiando nell'aria, la famiglia Malfoy proseguì il suo cammino, illuminati dalla tenue luce del tramonto.
































   
 
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