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Autore: crazy lion    01/09/2016    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Ciao a tutti!
Aggiorno come al solito prima del previsto, ma stavolta per un motivo particolare: oggi è il compleanno dei miei gatti che compiono un anno e qualche giorno fa ho pensato che sarebbe stato carino dedicare a loro il capitolo. :)
Furia e Stella, dedico a voi questo capitolo con tutto il mio amore! Siete dolcissimi, mi aiutate quando sto male, ci siete sempre per me. Vi prometto che continuerò ad amarvi come faccio ora, per sempre, con tutta me stessa.
 
Ah, ho scritto questo capitolo una notte nella quale non riuscivo proprio a prendere sonno. Mi è successo a volte di fare così con questa storia; e devo dire che scrivere ogni tanto di notte, con il silenzio tutto intorno, è un vero piacere.
Leggete la nota in fondo, ho specificato una
cosa.
Riprenderò ad aggiornare dopo l'esame, quindi spero di esserci il 10 settembre con il capitolo successivo, o al massimo, se non ciriuscirò per impegni vari, la settimana dopo.
Al solito buona lettura!
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 48.

PARLARE DEL FUTURO

La sera successiva fu Demi ad andare a casa di Andrew. Doveva parlargli di una cosa importante alla quale pensava da un po' e che la faceva agitare.
Quando arrivò davanti a casa sua e suonò il campanello stava tremando da capo a piedi.
Lui le aprì e le sorrise, poi la baciò, prolungando quel gesto il più possibile, come piaceva ad entrambi.
"Come stai?" le chiese, notando il suo leggero pallore.
"Sono venuta per parlarti di una cosa" sussurrò.
Era talmente agitata che non riusciva nemmeno a tenere la voce ferma.
"Si tratta delle bambine? Stanno male?" le chiese Andrew, allarmato.
"No, si tratta di noi e del nostro futuro."
"Entra."
Il futuro era una cosa importante e, mentre entrambi si accomodavano sul divano, erano serissimi.
"Che c'è? Sei preoccupata per il nostro futuro?"
"Sì, un po'; ora ti farò una domanda e voglio che tu mi risponda sinceramente."
Non c'era durezza nella sua voce, solo fermezza e bisogno di risposte.
"Certo, dimmi pure. Non avrei motivo di mentirti."
"Forse è presto per parlarne, ma io ho bisogno di sapere alcune cose" riprese la ragazza, tentennando. Continuava a girarci intorno perché non sapeva come porre quella domanda, ma prese un respiro profondo e lo fece: "Se dovessimo metterci ufficialmente insieme tra qualche mese e dopo un po' di tempo, un anno o due, ci sposassimo, tu adotteresti le mie figlie?"
La legge stabiliva infatti che era possibile adottare il figlio del partner, sia che i due fossero sposati sia conviventi e lui o lei poteva farlo anche se il bambino o ragazzo era stato adottato dall'altra persona. I bambini adottati sono figli a tutti gli effetti.
Le pratiche da svolgere, di solito, erano abbastanza veloci soprattutto se, come nel caso di Demi, lei era single e quindi non c'era un altro genitore che avrebbe dovuto dare il consenso all'adozione e, dunque, terminare i suoi diritti. Demi aveva chiamato la sua assistente sociale qualche giorno prima e si era fatta spiegare l'intero procedimento, parlandole di Andrew e di come, tra loro, stavano andando le cose.
"Ovviamente prima di procedere dovrai finalizzare tu l'adozione delle bambine, ma una volta fatto ciò, il procedimento per Andrew durerà tre, al massimo sei mesi" le aveva
detto.
"Sì, certo che lo farei!" esclamò l'uomo, sorridendo e riportando Demi alla realtà.
Si era persa nei pensieri di qualche giorno prima.
"Mi fa felice sentirti dire questo, anche se stiamo ancora cercando di capire cosa proviamo veramente."
"Forse è stato un  po' prematuro da parte tua chiederlo, Demi, ma d'altro canto hai fatto bene. Insomma, ormai siamo adulti e responsabili, io ho 32 anni, tu 26. Faremo le cose con calma, come abbiamo detto, ma è anche giusto iniziare a parlarne. Per esempio, ho io una domanda per te, ora."
"Spara!" esclamò lei, facendolo ridere.
"Demi, è una cosa seria. Quando un giorno faremo l'amore, perché prima o poi capiterà, oh Dio, che imbarazzo! No,  non riesco a portela."
Andrew diventò rosso come un peperone. Demi avrebbe voluto ridere, ma non lo fece perché l'argomento del quale stavano parlando era importante e voleva mettere in chiaro alcune cose.
"Vuoi chiedermi se siamo pronti? No, secondo me non lo siamo, almeno non ancora. Dobbiamo aspettare, Andrew."
"No, non era quello. Io mi stavo riferendo al metodo cont… cont…"
"Contraccettivo?" terminò lei, notando il rossore sul volto dell'uomo.
Demi era sterile, quindi avrebbero anche potuto non utilizzarlo, ma pensavano che fosse sempre meglio fare l'amore in modo sicuro, per prevenire malattie o disturbi vari.
"Sì, esatto. Perché non riesco a parlare di queste cose? Non dovresti essere tu quella imbarazzata? Voglio dire, le poche volte nelle quali sono uscito con i miei colleghi non abbiamo fatto altro che battute sul sesso e adesso non riesco nemmeno a parlare di queste cose, è un controsenso!"
"Succede, a volte. Sono argomenti delicati. In ogni caso, non voglio nemmeno immaginare che battute avete fatto" disse Demi ridendo e poi aggiunse: "Generalmente gli uomini non si creano nessun tipo di problema a farne di molto spinte."
Gli disse che non avrebbe voluto prendere la pillola, perché era un farmaco e non se la sentiva di assumere medicinali. Quando sarebbe stato il momento, avrebbero deciso cosa fare. Aggiunse anche che non avrebbe voluto fare l'amore con lui prima del matrimonio: voleva che la loro prima volta fosse veramente speciale.
"Pensi già al matrimonio tu, eh? Come corri!" esclamò Andrew, sorridendo.
"Hai ragione, sto andando troppo in fretta, ma volevo che tu sapessi quello che penso. Se non sei d'accordo puoi dirmelo tranquillamente."
"No, va bene, quello che hai detto è stato molto bello."
Lo pensava davvero.
"Se ci metteremo insieme, cosa succederà se tra qualche anno vorremo dei figli? Io sono sterile."
Demi pronunciò quell'ultima frase con una nota dolente nella voce, mentre una lacrima le rigava il viso.
"Potremmo provare con la fecondazione assistita."
"Sai che potrei rimanere incinta ma non dare mai alla luce un bambino, vero?" gli domandò ancora lei, non riuscendo a mantenere un tono di voce fermo.
"Sì, lo so. Quel dottore ti ha detto che non avresti potuto fare la fecondazione assistita, ma forse se ci facessimo seguire da medici specializzati potremmo farcela, Demi."
"Potremmo, appunto. Mi spaventa proprio questo, il condizionale. Io vorrei essere sicura che potremo, al futuro, capisci? Il fatto di non poterlo essere mi terrorizza."
Andrew avrebbe desiderato fare qualcosa. Dio, quanto odiava vederla triste! Si sentiva in colpa ogni volta che ciò accadeva, anche se non ne era lui la causa. Avrebbe tanto voluto consolarla, dirle che sì, se ci avessero provato ce l'avrebbero fatta, ma non poteva. Anche lui avrebbe voluto avere dei figli con Demi, un giorno e se le cose tra loro si fossero fatte davvero serie, ma aveva paura tanto quanto  lei. Non sapendo bene come comportarsi le appoggiò una mano su una spalla, sperando che quel semplice gesto le desse almeno un po' di conforto.
La ragazza si intristì ancora di più. Sapere che molto probabilmente non sarebbe riuscita a portare a termine una gravidanza la spaventava, perciò era naturale che avesse paura di fare la fecondazione assistita. Nel profondo del suo cuore avrebbe voluto avere un bambino con lui, a volte ci pensava, ma ciò che le aveva detto quel dottore, anni prima, non si era più cancellato dalla sua memoria. Se fosse rimasta incinta e avesse perduto il bambino, o se questi fosse morto in utero, credeva che sarebbe impazzita per il dolore. C'era anche la possibilità che nascesse prematuro. Demi sapeva che i bimbi prematuri sopravvivono quando nascono dalla ventiquattresima settimana in poi e che la medicina, nel corso del tempo, aveva fatto passi da gigante per aiutarli, ma non poteva nemmeno immaginare ciò che doveva provare una madre il cui bambino era talmente piccolo.
"C'è anche l'adozione" riprese Andrew. "Tu hai già adottato due bambine e potremmo farlo insieme, o almeno provarci, magari adottando il piccolo o la piccola da un  altro Paese; e se invece decidessimo di seguire la strada della fecondazione assistita, parleremmo con i medici e vedrai che ci aiuterebbero."
Era meglio parlare al condizionale, dato che nessuno dei due sapeva se questo sarebbe mai accaduto.
Andrew sembrava molto sicuro di ciò che diceva, ma in realtà non lo era affatto. Anche lui aveva paura, però allo stesso tempo sarebbe stato felice di avere un bambino con Demi. Il fatto era che, essendo un uomo, in quel momento non se la sentiva di esternare i suoi sentimenti a riguardo. Ci sono delle volte, nella vita, nelle quali gli uomini devono essere una roccia per sostenere le donne che amano ed essere forti anche per loro, se queste hanno un momento di debolezza. Era proprio quanto stava facendo lui. Demi lo intuiva e infatti non gli chiese niente, ma gli fu immensamente grata. Vi sono altre volte nelle quali, al contrario, è la donna a dover fare da roccia, ma Demi l'avrebbe imparato più avanti.
"Spero di finalizzare presto l'adozione," disse invece, "così saranno veramente mie figlie anche di fronte alla legge. Mi ameresti anche se non riuscissimo ad avere un bambino in nessun modo?"
Era la prima volta che Demi usava la parola 'amare' parlando con lui.
"Demetria, per me le tue bambine sono già mie figlie. Voi siete la mia famiglia e lo sarete sempre, anche se non ci dovessimo mai mettere insieme per qualsivoglia motivo."
La sincerità di quelle parole toccò in profondità il cuore di Demi, portandola alle lacrime.
"Dici sul serio?" gli domandò, con la voce rotta dall'emozione.
"Certo! Per rispondere alla tua domanda," riprese l'uomo dopo averle asciugato gli occhi con il dorso della mano, "se capissi che ti amo davvero sì. Ti starei sempre accanto e non ti lascerei per questo. Per il momento non sono ancora sicuro di ciò che provo. Forse è amore, forse no, non lo so. Tu cosa senti?"
"In tutta onestà non lo so nemmeno io, ma mi fa felice sapere che tu ci saresti per me in ogni caso" gli sussurrò, sorridendo appena.
"Sì, sempre."
"Anch'io, sempre."
Si strinsero la mano come a suggellare un
patto.
Demi pensò che sarebbe stato molto triste se non fossero riusciti ad avere figli, ma lei aveva tanto: due bellissime bambine che amava con tutta se stessa, le sue figlie, per le quali sarebbe stata pronta a morire, se necessario. Nella vita bisogna saper apprezzare ciò che si ha e, se non si può avere di più, essere felici comunque. Avrebbe voluto fare quel discorso con Andrew, ma si trattenne. Non voleva parlare di tutte quelle cose, le sembrava di stare andando troppo in
fretta.
Sono fortunata, pensò, perché ci sono coppie e single che non riescono nemmeno ad adottare un bambino. Devo pensare anche a questo.
"Scusa la domanda fuori luogo," riprese Andrew, "non odiarmi per questo, ma prima o poi i giornalisti e i paparazzi si renderanno conto che tra noi c'è qualcosa. Che diremo allora?"
"Per il momento niente; e se scriveranno le solite stronzate sui giornali, della serie:
Demi Lovato e Andrew Marwell: nuovo amore in arrivo,
lasceremo che parlino. Io faccio sempre così. Nel caso dovessi ricevere critiche o offese risponderò a tono, ma generalmente non accade."
Ad ogni modo, per i fotografi e i giornalisti non era strano vedere Demi ed Andrew insieme. Che erano amici inseparabili era risaputo da tantissimi anni. Ogni tanto qualche giornalista aveva scritto un articolo su una loro possibile relazione, ma i due avevano sempre smentito tutto con dichiarazioni alla radio o in televisione.
"Sì, mi sembra la soluzione migliore" le rispose lui, accarezzandole i capelli. "Vuoi chiedermi qualcos'altro?"
"No. Penso di aver esaurito le domande; tu?"
"Sai che sei bellissima?"
"Dai, smettila! Non è vero. Io non sono bella" gli rispose, sorridendo.
"Sì che lo sei!" La abbracciò e la tenne stretta a lungo, come faceva sempre. "Quando sorridi i tuoi occhi brillano" le sussurrò tra i capelli.
Passarono altro tempo così, a coccolarsi, abbracciarsi, accarezzarsi dolcemente e baciarsi con passione, restando in silenzio e ascoltando solo i loro respiri accelerati e i battiti dei propri cuori. Si sentivano sempre così felici quando si dimostravano il loro amore! In fondo era questo ed entrambi lo sapevano, ma era ancora troppo presto perché potessero confessarlo l'uno
all'altra.
"Rimani qui?" le chiese ancora Andrew.
"Non posso. Le bambine mi aspettano. Avevo promesso loro che sarei tornata, ma ti giuro che resterò un'altra volta."
"Dunque mi tocca lasciarti andare" sussurrò, tristemente.
In quel momento gli venne in mente una canzone di Eros Ramazzotti, intitolata "Canzone per lei". Andrew sapeva un po' di italiano. Aveva fatto dei corsi in passato e ne aveva iniziato uno nuovo da poco per rinfrescarsi la memoria. Gli piaceva quella lingua, era dolce e molto orecchiabile. Non lo parlava ancora benissimo, ma se la cavava e avrebbe voluto che anche Demi lo imparasse. Dato che quella canzone calzava a pennello con ciò che le aveva appena detto, cantò:
Io non vorrei sai
Dovermi mai separare da te
È sempre triste per me
Lasciarti qui
Io non vorrei mai
Allontanare il mio sguardo da te
Vorrei poterti tenere un po' ancora con me
Tenerti così.
Gliela tradusse, in modo che lei potesse capire.
"L'hai dedicata a me?"
"Certo; e a chi se no?"
Demi si diede dell'idiota e rispose:
"Andrew, è stupenda!"
"Aspetta."
Si alzò e si avvicinò ad uno stereo che teneva sul tavolo del salotto, poi prese un CD che si trovava lì vicino e fece partire quella canzone. Ritornò sul divano e prese Demi in braccio, iniziando a cullarla dolcemente mentre la musica e le parole continuavano. Alla ragazza sembrò di stare sognando. Le note, la melodia, la voce di quel cantante erano armonia pura e perfetta e ascoltare tale canzone con Andrew rendeva il tutto magico.
"Wow" riuscì a dire la ragazza, quando la musica terminò.
"So essere romantico, eh?"
"Eccome!"
"Modestamente" disse lui, alzando un po' il tono di voce.
"Non darti troppe arie, sai! Quante ragazze avrai avuto nella tua vita?"
Ce n'erano state, ma Demi non ne aveva conosciuta nessuna. Le relazioni di Andrew erano sempre durate poco, al massimo qualche mese (a parte una), poi per un motivo o per l'altro era sempre finito tutto, o perché secondo lei lui lavorava troppo, o perché la ragazza in questione gli diceva che non aveva mai considerato la loro storia una cosa seria. Una volta era stato Andrew a lasciarne una, ma Demi non ne ricordava il motivo.
Era stato con una donna per circa un anno, cinque o sei anni prima. Sembrava felice e Demi ne era stata contenta, pareva che Leslie fosse la donna della sua vita, ma poi un giorno lei gli aveva detto che l'aveva tradito perché aveva compreso che lui non era ciò che cercava e se n'era andata, dopo una furiosa litigata con lui. Andrew le aveva chiesto perché non gliene avesse parlato prima, aggiungendo che, se gli avesse detto ciò che provava, forse non sarebbe arrivata a tanto e lei gli aveva risposto che non erano cazzi suoi.
Quando Demi l'aveva saputo si era arrabbiata da morire. Non sapeva cos'avrebbe fatto a quella stronza se l'avesse avuta lì vicino.
Andrew aveva passato tre o quattro mesi orribili, per un po' aveva smesso di mangiiiare, di alzarsi dal letto, di andare al lavoro. Demi aveva temuto per lui credendo che fosse caduto in depressione, ma poi lentamente si era ripreso, anche grazie al sostegno dell'amica, ma soprattutto grazie alla forza di volontà che era in lui e che lo portava ad andare sempre avanti.
Demi aveva pensato spesso che, se lei era una guerriera, Andrew era un leone. Aveva una forza che faceva invidia e l'aveva capito soprattutto dopo aver saputo di Carlie, solo che l'uomo sembrava non rendersene conto.
"Ne ho avute," le rispose Andrew, "ma per loro non è stato niente di importante, nemmeno per quella cretina di Leslie. Comunque, solo a te ho raccontato certe cose sulla  mia vita,Demi e sai quali. Per me sei la più importante."
Le aveva appena detto ciò che sentiva, aprendosi completamente con lei e lasciando che Demi leggesse ancora di più nel suo cuore e nella propria anima. Le sorrise, felice di averlo fatto e aspettò la sua reazione.
"Quindi stai dicendo che mi consideri la persona che forse vorresti avere accanto, ma che anche se non sappiamo ancora cosa siamo sei sicuro che io sia più importante delle tue ex?"
"Sì, esatto; e spero di avertelo dimostrato in questo periodo."
Demi si emozionò. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata. Andrew le aveva appena detto una cosa meravigliosa, che non si sarebbe mai aspettata di sentire, almeno non per il momento.
"L'hai fatto," gli disse, con gli occhi pieni di lacrime di gioia, "solo che non me l'avevi mai detto e saperlo è molto bello!"
Il sorriso di Andrew si allargò: adorava vederla felice. Il proprio cuore iniziava a volare ogni volta che vedeva Demi contenta, soprattutto se la sua felicità dipendeva da  qualcosa che lui aveva fatto o detto.
Si abbracciarono ancora dimenticandosi di tutto e tutti per qualche altro minuto, lasciandosi trasportare dai battiti dei loro cuori, dai loro abbracci e da quei baci, dolci e romantici, che si scambiavano. Le bocche continuavano a cercarsi e le lingue ad unirsi in un'armonia perfetta.
Purtroppo, però, seppur un po' a malincuore, poco dopo la ragazza dovette andare promettendogli che si sarebbero visti nei giorni seguenti.
Si diedero l'immancabile bacio della buonanotte, poi Demi uscì ed Andrew, che l'aveva accompagnata fuori, restò sulla strada a guardare la macchina che si allontanava, finché scomparve all'orizzonte.
Fregandosene del fatto che era troppo presto per dirlo, sussurrò:
"Ti amo!"
Quelle parole si persero nel vento, ma l'uomo, rientrando nel suo appartamento, sperò che in qualche modo sarebbero arrivate a toccare il cuore di Demi.
 
 
credits:
Eros Ramazzotti, Canzone per lei
 
 
 
NOTA:
facendo ricerche ho scoperto che fecondazione assistita è un termine che si utilizza per designare vari tipi di fecondazione, tra i quali quella in vitro. Per questo Andrew usa tale termine, per parlare in generale.
 
Inoltre - e questa è la cosa più importante che volevo dire- io sono nata prematura, in ventisei settimane. La mia cecità ne è stata una conseguenza. Dai racconti dei miei genitori posso solo immaginare quanto sia difficile avere un figlio talmente piccolo e sapere che, se oggi è vivo, domani potrebbe non esserci più.
A differenza di quanto si pensa, comunque, i bambini prematuri non sono affatto fragili, anzi; e lo dico io, che oggi sono qui e, anche se non vedente, per il resto sto bene. Una volta ho letto una ricerca che dimostrava, sulla base di non mi ricordo quali prove, che sono le femmine ad essere le più forti. Non so se questo sia vero. Ho conosciuto altri bambini nati prematuri, che ora stanno bene, quindi sì, siamo forti. Purtroppo alcuni non ce la fanno, però e questo mi riempie il cuore di tristezza, ma sono sicura che anche loro combattono fino all'ultimo.
Volevo solo condividere con voi questo mio pensiero.
   
 
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