Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    02/09/2016    5 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti quanti!
E siamo già a Settembre, la vita ricomincia daccapo.
Avete trascorso delle belle vacanze? Cosa provate con la chiusura di essa? Rimpianti o voglia di ricominciare?
Spero che abbiate avuto un sacco di momenti speciali che vi abbiano fatto mantenere il vostro sorriso più bello.
E come regalo settembrino... vi aggiorno la storia con un nuovo capitolo.
Spero di poter concludere la storia il prima possibile, poiché i mesi a venire saranno impegnativi per tutti noi.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!
 

 
Per un’ora di fila, non aveva fatto altro che provare vari abiti e  guardarsi in continuazione allo specchio.
Va bene che era stato invitato ad un tè da Alice, ma la sua reazione era esagerata.
Per avere un aiuto, il Cappellaio chiedeva consiglio ai suoi amici.
Si presentò a Mally e a Thackery con indosso un completo dai colori tenui, statici e senza dinamicità. La testa rossa sarebbe stata ben pettinata per bene, ogni ricciolo al suo posto, senza apparire trasandato. Un elegante cilindro nero avrebbe aggiunto un tocco di eleganza in più.
Gli faceva male dover assumere un’aria troppo austera e rigida nel vestire, ma l’etichetta di Londra glielo imponeva.
- Allora? – deglutiva il Cappellaio – Come vi sembra? –
Se Mally e Thackery avessero avuto il dono della parola, entrambi non avrebbero fatto altro che ridergli in faccia.
La lepre emise un grido. Il ghiro soffiò col nasino.
- Che c’è? – domandò il Cappellaio, come se avesse capito che, in verità, quei versi corrispondessero a delle risate.
Solo dopo si accorse che, nella fretta, si fosse dimenticato di indossare i pantaloni.
Inimmaginabile l’imbarazzo provato dal povero Cappellaio quando si era reso conto di essersi mostrato davanti ai suoi amici con addosso la biancheria intima.
Nell’imbarazzo e nel nervosismo che tra non molto sarebbe scoccata l’ora dell’appuntamento, il Cappellaio si mise alla ricerca dei pantaloni da indossare.
- Non osate farne parola con nessuno! – imprecò il Cappellaio ai suoi amici.
Thackery e Mally entrarono nella stanza dove vi era il Cappellaio e videro una marea di vestiti volare via fino a finire malamente per terra, mentre Tarrant cercava disperatamente gli indumenti inferiori da poter abbinare.
- Orrendi! – diceva gettando via un paio di pantaloni dopo l’altro – Vecchi! Brutti! Non ne parliamo! –
Il ghiro e la lepre si augurarono che il Cappellaio sarebbe riuscito a trovare il paio di pantaloni adatto il prima possibile, anche perché mancava sempre meno tempo.
 
 
Quando l’orologio scoccò le cinque in punto, Alice scostò le tende della finestra della propria camera.
Il Cappellaio aveva detto che sarebbe stato puntuale e, per la sorpresa di lei, Alice lo vide passare proprio in quel sentiero che lo conduceva dritto nella sua abitazione.
Era stato fedele alla propria promessa.
Alice sorrise di cuore quando lo vide, ma il Cappellaio non poteva accorgersi di lei che lo stava guardando dalla propria finestra.
Agendo d’istinto, seguendo la sua natura entusiastica, Alice si sporse dalla finestra e lo salutò con la mano con un bellissimo sorriso stampato in volto.
Il Cappellaio alzò la testa e si sorprese nel vedere Alice che lo stava salutando.
Era graziosa e il cuore gli si gonfiò di gioia. Lieto di quell’accoglienza, ricambiò il saluto con la mano.
Qualunque persona adulta non avrebbe mai pensato di fare un gesto così spontaneo, un gesto che non era permesso nemmeno ai fanciulli appartenenti ad un’alta classe sociale.
Ma Alice sentiva di potersi sentire più libera con il Cappellaio e questo la faceva sentire bene.
In poco tempo si era accorta di sentirsi a suo agio con lui.
Proprio in quel momento, Helen era entrata nella stanza di Alice e, purtroppo, non aveva gradito il comportamento della figlia.
- Che maniere sono mai queste? – disse la madre – Piuttosto, non farlo aspettare. Vai ad aprirgli la porta. –
Alice avrebbe voluto ribattere. Infondo, non c’era nulla di male su quanto avesse fatto. Ma per non rovinare tutto, aveva preferito recarsi alla porta per accogliere il suo ospite.
Tarrant si presentò a lei con un dolce sorriso stampato in volto.
Ma prima di accomodarsi, il Cappellaio le fece una domanda strana.
- Che cos’hai dietro il collo? –
Alice si portò una mano nel punto indicato dal Cappellaio, ma non vi trovò nulla.
Tarrant, mantenendo il suo sorriso, allungò la mano al collo di lei e, come lo ritirò, tra le sue dita spuntò un fazzoletto colorato.
Alice, ricambiando il sorriso, era pronta ad assistere ad un nuovo gioco di prestigio.
Il Cappellaio rinchiuse il fazzoletto dentro la propria mano inguantata. Schioccò un bacio sul palmo della mano.
Guardò Alice come per dirle di aspettarsi l’inaspettato.
Aprì la mano velocemente e, come per magia, il fazzoletto era sparito e al suo posto sbocciò una margherita con i petali tempestati da polvere di diamanti.
Alice apprezzò moltissimo quel regalo, non finiva mai di stancarsi delle sorprese che il Cappellaio celasse.
Lo fece accomodare in cucina, dove ad attenderli vi era Helen.
- Prego, signore. Tra non molto il tè sarà pronto. –
Il Cappellaio, prima di sedersi, aveva in serbo un’altra sorpresa.
- Non ci si presenta mai a mani vuote, madame. – disse il Cappellaio togliendosi il cilindro dalla testa.
Vi mise una mano nell’estremità vuota e ne tirò fuori uno scellino. Lo ributtò all’interno, bloccò con una mano l’apertura del cappello, mentre con l’altra reggeva la tesa.
Agitò lievemente, mentre Alice ed Helen lo guardarono sorprese.
La prima era entusiasta all’idea di dover ammirare un nuovo trucchetto.
Infine, il Cappellaio rimise una mano all’interno del cilindro e, magicamente, ne tirò fuori un coloratissimo dolce dall’aspetto invitante.
Helen sgranò gli occhi. Alice sorrideva.
Grazie a quel simpatico trucco, il Cappellaio era riuscito a guadagnarsi un pezzetto di fiducia da parte di Helen. 
Successivamente, Tarrant si sedette ma cercò di non incrociare lo sguardo della signora Kingsleigh.
Era di certo una bella signora, ma si sentiva un po’ intimidito davanti a quello sguardo un po’ severo.
- Alice mi ha detto che le avete salvato la vita da un manigoldo. – disse Helen – Non vi ringrazierò abbastanza. –
- Dovere, madame. – disse il Cappellaio cercando di mantenere una voce misurata.
Sotto gli occhi vigili della madre, Alice prese posto innocentemente accanto al Cappellaio.
Helen stava per parlare, ma un fischiare del bollitore aveva attirato la sua attenzione.
Servì il tè verde e il tutto venne accompagnato dalla squisitezza del dolce del Cappellaio.
Le papille gustative di Helen presero a saltare dalla gioia nel sentire quella glassa di sciogliersi nella sua bocca, mentre il pan di spagna era soffice e spumoso. Era così buona che dimenticò le buone maniere e, in barba all’etichetta e al contegno, Helen non riuscì a trattenere il suo apprezzamento.
- E’ paradisiaco. –
Il Cappellaio sorrise di cuore.
- Molto gentile madame. –
Alice, al contrario, provò una sensazione molto diversa.
Come addentò il dolce, il suo cuore si era come bloccato. La sua mente focalizzò qualcosa. Il sapore di quel pezzo di dolce le aveva fatto tornare nella memoria un minuscolo frammento di ricordo.
Il profumo del tè e di dolci, il sapore di quella marmellata di lamponi. C’era qualcosa di molto particolare.
Un ricordo improvviso l’aveva come catapultata in un nuovo mondo: per un istante, le era sembrato di vedere una fila di tavoli apparecchiati con tovaglie dai colori vivaci, sotto un albero davanti ad un vecchio mulino.
La voce di sua madre l’aveva risvegliata.
- Va tutto bene? –
Alice scosse il capo per riprendersi e cercò un diversivo.
- Sì. Questo dolce è fantastico. –
Il Cappellaio ringraziò nuovamente. Era stata grande la sorpresa negli occhi delle due donne quando Tarrant ammise, con una certa timidezza, di avere preparato lui stesso quella delizia per il palato.
- Direi che oltre che ad essere un maestro con i cappelli, – commentò Helen – siete anche abile in cucina. –
Il Cappellaio arrossì vistosamente.
L’ora del tè era passata molto velocemente. Alice si era accorta che il sole era ancora presente e non voleva consumare l’occasione di poter passare ancora del tempo con il Cappellaio. A dirla tutta, non voleva che se ne andasse così presto.
Senza chiedere il consenso della madre, senza preoccuparsi di un rifiuto, Alice chiese al Cappellaio se avesse voluto fare una passeggiata insieme a lei.
Helen, come Alice si aspettava, rimase basita.
Il Cappellaio, seppure sorpreso, si era sentito lieto nel sentire quella proposta.
Alice, nonostante tutto, non voleva mancare di rispetto alla madre.
Con dolcezza, le promise che non avrebbe fatto tardi.
Helen rimase per un attimo in silenzio.
Dopotutto, pensava, quel giovane cappellaio era stato gentile ed educato, quindi perché negare alla figlia di poter passeggiare insieme a lui.
Non le sembrò cortese rifiutare, quindi acconsentì. Riponeva tutta la sua fiducia nella figlia, sapeva di potersi fidare di lei.
 
Per proteggersi dalla penetrante umidità, Alice aveva indossato il mantello beige e, per omaggiare il Cappellaio, si era curata di indossare il cappello da lui creato.
A braccetto, i due percorsero il sentiero chiazzato da piccole pozzanghere dovute alle piogge precedenti.
Il freddo era tale da fare battere i denti, ma i due parevano non sentirlo.
Durante la loro passeggiata, Alice gli aveva sogghignato.
- Se faccia-molle-Hamish dovesse darti fastidio, non esitare a dirmelo. Ci penserò io a rinfrescargli le idee. –
Il Cappellaio ridacchiò.
- Non temere. Thackery e Mally fanno il loro dovere. Pensa che quando li vede, se la fa nelle braghette regolarmente. –
Alice non trattenne una risata.
Per farla ridere di più, il Cappellaio le raccontò l’episodio in cui la lepre e il ghiro, per fargli un dispetto, gli si erano intrufolati dentro i pantaloni.
Alice rise fino alle lacrime.
Quel faccia-molle-Hamish non si sarebbe mai smentito, pensava Alice.
« Non riesce a difendersi nemmeno da una lepre e da un ghiro. »
Nel vederla così allegra, Tarrant ebbe in serbo per lei una nuova sorpresa.
Ma questa volta non si trattava di un gioco di prestigio.
Le indicò una panchina e si sedettero insieme.
- Pensi mai ad un mondo diverso da questo? – le chiese il Cappellaio di punto in bianco.
- Ho girato il mondo. – rispose lei, riferendosi ai suoi meravigliosi viaggi effettuati navigando sull’adorato vascello di suo padre.
Il Cappellaio le aveva risposto con un’irrefrenabile risata.
- Non ti ho chiesto questo. – pian piano, smise di ridere e assunse un timbro di voce da sognatore – Non ti sei mai domandata se, oltre a questo mondo, possa esisterne un altro? Non ti interroghi se la tua fantasia possa suggerirti che ci possa essere qualcosa di più, al di là della realtà stessa? –
Alice aveva assunto un’espressione sbigottita. Sapeva che esistessero altri luoghi da esplorare, era stata lei stessa ad affermare che fosse più che giusto aprirsi al mondo e trattarlo come un nuovo posto da scoprire, ma mai si era domandata se esistesse “ un altro mondo”.
O, forse, lo aveva fatto? Forse, non ricordava di averlo fatto?
Il Cappellaio insisteva.
- Da bambina, non credevi che potesse esistere un qualche passaggio tra due mondi? – la guardò come per scrutarle l’anima – Per esempio... una tana di coniglio? –
Il cuore di Alice perse un battito.
Tarrant, a giudicare da quello sguardo, sentiva di avere toccato il tasto giusto.
- O uno specchio? –
Come un improvviso mal di testa, la mente di Alice prese ad affollarsi.
La tana di coniglio.
Nella sua memoria, in effetti, vide qualcosa.
Inspiegabilmente, si vide cascare da un precipizio che le parve infinito.
Un suono simile ad un ticchettio di un orologio picchiettava nella sua testa.
Una melodia storpiata di un grammofono in condizioni poco buone.
Poi, voci. Tantissime voci.
“E’ la vera Alice.” diceva quella che sembrava essere una voce maschile.
“Non ne sono convinto.” replicava un’altra, più acuta.
Come un lampo, le sembrò di stare in un castello immacolato, appoggiata ad un balcone mentre ammirava delle lunghe cascate scintillanti come l’argento.
“ E’ assolutamente Alice.” Alice giurò che quella voce appartenesse al Cappellaio “La riconoscerei tra mille.”
Un altro ricordo la catapultò in una rocca dove il rosso ne era il colore predominante.
“Tagliatele la testa!” gridò una voce di donna.
Un altro luogo le si presentò. Si rivide sopra una gigantesca scacchiera, sembrava un campo di battaglia.
Fulmineamente, le si presentò davanti una creatura ripugnante dai grossi e aguzzi denti, simile ad un grosso e striminzito drago, che sputava fuoco dalle fauci nella sua direzione.
Alice si mise le mani alle tempie, cercando di bloccare quella tempesta di ricordi assurdi e illogici.
Era come avere delle visioni orrende. Si stava sentendo malissimo.
Il Cappellaio la guardò senza capire. Cosa stava succedendo?
- Alice? – allungò una mano verso di lei per cercare di aiutarla.
Ma Alice parve non sentirlo.
Intanto, scene di altri ricordi si stavano presentando a lei.
Lo specchio.
Una gigantesca farfalla blu svolazzava davanti a lei.
“Saprai tutto a tempo debito.” l’apostrofò la farfalla con voce bassa e profonda.
Di nuovo, senza nessuna spiegazione logica, si rivide precipitare nel vuoto.
Venne inghiottita da una luce dorata e, in seguito, le parve di assistere ad un cielo luminoso pieno di orologi da taschino luccicanti e ticchettanti.
“Il passato non si può cambiare.” disse qualcuno.
Una scena straziante le fece vedere un uomo del tutto simile al Cappellaio, il quale se ne stava adagiato sopra un letto. No, non era un uomo che gli somigliasse. Era proprio il Cappellaio. Era cianotico, era moribondo.
- No, no! – si agitava Alice, continuando a lottare per togliersi dalla testa quei ricordi.
Non ci riuscì, poiché vide qualcosa di rosso bruno percorrere un sentiero, fino a raggiungerla. Sembrava ruggine.
Il Cappellaio cercò di aiutarla. La afferrò per le spalle.
- Va tutto bene. – le disse – Alice, ascoltami. –
Nella sua mente, Alice vide la ruggine salire sopra la sua gamba, facendosi largo fino alla vita.
 - No! – urlava lei disperata.
- Alice, ascoltami. – ripeté il Cappellaio.
Prima che la ruggine potesse raggiungerla al collo, Alice riuscì a tornare alla realtà.
Il cuore le batteva esageratamente veloce, la fronte le si era imperlata di sudore.
Era molto scossa. Cosa le era appena accaduto.
Il Cappellaio le mise le mani alle spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi.
- Cosa ti è successo? –
Alice era solo confusa. Non sapeva nemmeno lei che cosa fosse accaduto. Non trovava le parole adatte. Si sentiva solo spaventata.
Era stato come vivere in un incubo.
Il Cappellaio si morse un labbro.
- Forse non è ancora il momento. – sussurrò lui.
Alice, seppure sconvolta, riuscì a sentirlo.
- Che cosa vuoi dire? –
Il Cappellaio si era reso conto che non sarebbe stato saggio sforzare ancora di più la mente di Alice. I ricordi, in tutta probabilità, non l’avevano trovata ancora pronta.
Gli occhi di Tarrant si spostarono verso il sole che, pian piano, stava scomparendo.
- E’ tardi, Alice. Ti accompagno a casa. –
Alice si ribellò.
- Per favore, dimmi che cosa sta succedendo. So che tu sai qualcosa! – lo additò lei, ma il Cappellaio era stato paziente.
Dopotutto, era ovvio aspettarsi una reazione del genere.
- Non sei ancora pronta. – disse lui, alzandosi dalla panchina e offrendole una mano per aiutarla a fare altrettanto.
- Che cosa significa? Sono stanca di tutti questi misteri! – replicò Alice – Ho appena visto delle cose assurde. Se dovessi raccontarlo a qualcuno, mi daranno un biglietto di sola andata verso il manicomio! – si mise le mani alla testa, come per reggerla, la sua voce si incrinò – Io non ce la faccio più. E’ da quando ti ho incontrato che sento che ci sia qualcosa che non vada nella mia testa. –
Il Cappellaio si dispiacque di vederla in quel modo.
- So che tu sei coinvolto. – singhiozzava Alice, ormai stanca – Perché ho anche sentito la tua voce e ti ho visto nei miei flashback improvvisi. Se tu non c’entrassi niente, non ti avrei né visto né sentito. –
Il Cappellaio si risedette accanto a lei, non sopportava di vederla in quel modo.
- Perché mi sta accadendo questo? Cosa mi sta succedendo? Cosa c’è che non va in me? –
Tarrant le scacciò una lacrima dagli occhi con l’ausilio del dito indice.
- Il problema non sei tu. – disse lui e Alice gli puntò il suo sguardo umido – Il problema è... che qui sono tutti normali. –
Alice inclinò la testa di lato.
Il Cappellaio le sistemò gentilmente il cappello che lui stesso le aveva creato.
Le offrì un fazzoletto e Alice ebbe modo di asciugarsi il volto.
- Se qui sono tutti normali – osservò lei – mentre io non lo sono, allora il problema sono io: sono io che sto andando controcorrente. –
- E cosa te lo fa pensare? –
- Non è normale avere delle visioni. –
- Dipende dal punto di vista. – sorrise il Cappellaio – Ogni cosa assume un significato diverso a seconda della prospettiva in cui la si vuole vedere. – fece una pausa – Per esempio. Io, in questo momento, davanti a me non vedo nessuna ragazza che ha avuto delle visioni. Vedo solo una meravigliosa creatura un po’ spaventata che ha bisogno di essere ascoltata. –
Ancora una volta, il Cappellaio era riuscita a sorprenderla. Erano bastate pochissime parole ed era riuscito a tranquillizzarla, anche solo per un po’.
Ma per Alice era stato più che sufficiente.
Ebbe un tuffo al cuore.
Perché, domandava a sé stessa, sentiva di potersi fidare di lui? Cosa la spingeva a nutrire nei suoi riguardi un’incondizionata fiducia? Era come se lo conoscesse da tempo. Non solo, era come se il Cappellaio l’avesse già conosciuta già da prima che si incontrassero per strada, mentre lui lavorava nella sua bancarella.
Per Alice, il Cappellaio era una specie di mago buono che riuscisse a trascinarla in prospettive diverse, che nutrisse come lei un’insaziabile fame di nuove scoperte, che non avesse paura di condividere pensieri che, per gli altri, non avessero un senso logico.
Con lui rideva, si sentiva sé stessa. Le sue angosce erano sparite.
- Con te è come trovarsi davanti ad un paesaggio dalla prospettiva multipla. – gli aveva detto mentre le sue labbra si stiravano in un sorriso -  Io vedo cosa mi si presenta davanti agli occhi, vedo le montagne, gli alberi, il fiume che scorre. Mentre tu sei sempre pronto a farmi notare anche il più piccolo e grazioso fiore variopinto nascosto in mezzo ad un fitto campo di rovi. –
Il Cappellaio si sentì inorgoglire, ma non per il complimento ricevuto, ma per aver sentito quelle parole pronunciate proprio da Alice. Fino a prima, era sconvolta e afflitta ed ora aveva ritrovato la forza di tornare a sorridere.
Tarrant le regalò un sorriso pieno di conforto.
Notarono che il sole stesse tramontando. Con un filo di tristezza nel cuore, realizzarono che il loro appuntamento si stesse per concludere.
Con la stessa gentilezza usata in precedenza, il Cappellaio le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi.
Insieme a braccetto ripercorsero la strada di casa di lei.
 
 
  
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