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Autore: Stella cadente    03/09/2016    7 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.
 
 

 
«Kristoff! Sei arrivato finalmente!»
Anna gli si gettò addosso con entusiasmo, con le guance rosse per la felicità. Il ragazzo sorrise; era incredibile quanto fosse carina con quel sorriso che le illuminava il volto e gli occhi che brillavano.
«Hans è laggiù» fece, indicando un angolo della stanza. «Vieni, te lo faccio conoscere!» esclamò, trascinandolo per tutta la stanza, scansando persone e mormorando degli “scusatemi” e degli “ops, scusa” mentre sgomitava per farsi spazio.
Kristoff era arrivato un po’ in ritardo, ma non tantissimo – per fortuna. I compiti di Tasfigurazione potevano anche aspettare; non sarebbe neanche riuscito a svolgerli in maniera decente, sapendo che Anna si trovava in mezzo a quelle maledette serpi.
Scrutando la sala, vide che qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea: Esmeralda Trouillefou e Febo de Chateaupers parlavano animatamente in un angolo. Quando lo videro, lo salutarono con un cenno della mano, che lui ricambiò.
«Kristoff» lo riscosse Anna. «Lui è Hans... Hans, lui è Kristoff, il mio migliore amico» disse, con un che di solenne che stonava nella sua voce squillante.
«Ciao» fece lui, un po’ in imbarazzo.
«Ah, ciao» ricambiò Hans Westergård, con un drink in mano. «Molto piacere» disse, con un tono impostato che al Tassorosso non piacque per niente. Anche perché con lo sguardo sembrava voler dire tutto tranne che “molto piacere”, anche se sul volto era stampato un sorriso – falso, Kristoff ci avrebbe scommesso.
«Il piacere è tutto tuo» borbottò tra sé e sé, senza farsi sentire.
Dall’altra parte della Sala Comune, tre amiche stavano chiacchierando animatamente, nei loro vestiti eleganti.
«Vi ringrazio del consiglio, ragazze, avevate ragione: questo vestito è assolutamente meraviglioso. E senz’altro adatto per la serata.»
Melicent era come sempre incantevole; alla fine aveva optato per un vestito nero – quando mai non indossava quel colore? Eppure stava divinamente – più stretto in vita con lo strascico, che le dava un che di regale. Al collo aveva un ciondolo di un brillante verde acido, che sulla sua pelle pallida sembrava luccicare.
«Concordo: sei veramente fantastica» disse Megara, con un sorriso di approvazione.
«Visto che avevo ragione? Lo dicevo che quel vestito ti rendeva affascinante come una dea» fece Eris, con un sorriso furbo. Agitò un po’ i capelli, che sembrarono quasi fluttuare sul suo lungo vestito viola, poi il suo volto bellissimo si illuminò.
«Oh; guardate chi è venuto stasera» disse, lanciando un’occhiata a Megara. «Meg» la chiamò. «Credo proprio che ti divertirai» aggiunse, con tono suadente.
Oh no, pensò la ragazza. Quel tono non le piaceva; sapeva cosa significasse.
Sentì un tuffo al cuore quando in fondo alla Sala vide Ercole guardarsi intorno spaesato – che palesemente la cercava con lo sguardo – e le sembrò che le mancasse di un battito quando la trovò e sul suo volto spuntò un sorriso.
Oh no no no.
«Ciao» fece lui con la sua voce dolce, una volta che la ebbe raggiunta. Degnò le sue amiche a malapena di un’occhiata; Megara lo rimproverò mentalmente per aver dimostrato senza troppi problemi che non le sopportava.
«Credo» disse Melicent, con il suo solito tono sostenuto e indifferente, «che andrò a prendere da bere. Ho la gola un po’ secca» disse, diretta a lei. «Mi accompagni?» si rivolse poi ad Eris.
«Certo» replicò l’altra. «Torniamo subito» aggiunse, facendo un occhiolino a Megara, che sentì le guance prendere fuoco.
«Va bene» si limitò a dire, neutra.
Ercole sembrò sollevato, ma al tempo stesso a disagio; si spettinò i capelli in un gesto imbarazzato, poi, una volta che le amiche di Meg furono lontane, piantò i suoi occhi azzurri in quelli di lei.
«Ti ho disturbata?» chiese.
La Serpeverde non poté che sentirsi intenerita da quella domanda, e si sciolse in un sorriso.
«No, Erc. Per niente» disse dolcemente.
«Meno male» sorrise di nuovo lui. «Senti... possiamo parlare di quello che è successo?»
Fu allora che Meg si riscosse dal guardare il suo migliore amico e pensò seriamente a quello che le aveva appena detto.
Merlino, il bacio!
«Ehm... okay» tentennò. «Dimmi tutto.»
«Preferirei che uscissimo» disse Ercole, incespicando un po’ tra le parole. «Se non ti dispiace.»
Meg assottigliò le labbra e, in un gesto che le venne automatico, si sistemò la lunga chioma castana.
«Certo» fece, sforzandosi di apparire sicura di sé. «Nessun problema.»
 
 
 
 
Le vetrate del sotterraneo riflettevano in qualche modo la luce lunare, che illuminava il volto di Ercole in maniera adorabile. Meg si sorprese nel pensare tutte quelle cose: da quando il ragazzo le appariva così dolce e così amabile in tutto quello che faceva?
«Dimmi» fece, cercando di mettere a tacere tutti quei pensieri. L’immagine di quel ragazzo, quello stesso ragazzo che adesso non avrebbe più visto comunque – aveva dato i M.A.G.O l’anno prima – le balenò in testa come una condanna.
Non caderci di nuovo, Megara. È già bastata una volta.
«Come sarebbe a dire ‘dimmi’?» Ercole sembrò spazientito. «Quel bacio, da dove è saltato fuori? Che cosa è successo? Vorrei saperlo» gesticolando, fece un ampio movimento con il braccio e urtò un portacandele, che ondeggiò pericolosamente. Megara lo trattenne dal farlo cadere, poi guardò l’amico negli occhi.
Il cuore le batteva a mille. Era da una vita che non si sentiva in quel modo.
Non devo sentirmi così.
Io voglio restare sola. Così nessuno potrà mai più farmi del male.
Era costretta a dirgli la verità; non se la sentiva di mentirgli, non avrebbe mai potuto farlo.
«Ercole, io...»
Il Grifondoro la guardò con i suoi occhi sinceri e trasparenti, simili a quelli di un bambino, come se avesse voluto scavarle dentro. Megara si accorse troppo tardi che lo stava facendo già da un bel pezzo.
«Non era un bacio sincero.»
Cinque parole.
Cinque parole che cambiarono tutto quanto.
Negli occhi di Ercole, la curiosità iniziale venne sostituita da una profonda delusione che colpì la ragazza come un paletto nel cuore.
«Io...» abbassò gli occhi, vergognandosi di se stessa. «L’ho fatto per una scommessa che avevo fatto con Eris» si strinse nelle braccia magre, mentre una sensazione sgradevole si propagava in tutto il suo corpo.
È questo che si prova quando ci si prende gioco degli amici?
Quello che provò dopo, comunque, fu peggio.
Vide Ercole indietreggiare lentamente, come se l’avesse vista diventare un mostro di fronte ai suoi occhi. Subito dopo, sul suo viso roseo e dai lineamenti decisi si formò un’espressione di puro disprezzo, che Meg non aveva mai visto e che le fece un male cane.
«Per tutti questi anni mi sono chiesto come mai non ti avessero smistata nella mia Casa; adesso lo so.»
«Che cosa c’entra questo, adesso?» sbottò la ragazza con tono duro, mentre la rabbia le si agitava nelle vene.
«C’entra eccome!» esplose lui. «Lo sanno tutti che i Serpeverde sono falsi e bugiardi, c’è un motivo se questa Casa ha una certa reputazione. Credevo che tu fossi diversa, diversa da quelle tue amiche; evidentemente mi sbagliavo» sputò, velenoso.
«Ercole,» si arrabbiò lei, «non permetterti di buttare fango sulla mia Casa in questo modo! Questo non c’entra niente con te!»
«Oh sì invece. Mi hai mentito.»
Quelle parole ferirono Megara più del dovuto; istintivamente, si circondò la vita con le mani, perché aveva sentito come se un bolide l’avesse colpita in pieno stomaco.
«Vedi Meg, tu mi piaci. E molto, anche. Ma non credo che te ne importerà qualcosa, a questo punto, perché se hai giocato con me in questo modo vuol dire che...» si interruppe, senza sapere più cosa dire. «Lascia perdere» concluse, senza farla intervenire. «Non importa. Con me hai chiuso.»
«Benissimo» fece lei, per tutta risposta. «Tanto me la cavo anche da sola. Lo sai» ribatté, piccata.
Ercole le rivolse un’ultima occhiata carica di rabbia, poi le voltò le spalle e se ne andò.
Fu allora che la Serpeverde scoppiò a piangere come una bambina, lasciando scivolare lacrime silenziose sul suo viso a cuore.
 
 
 
«E così vuoi entrare al Ministero della Magia?» chiese Febo sorseggiando un drink, affiancato da Kristoff, che se ne stava in silenzio.
«Sì; perlomeno, io avevo quest’idea. Credo che mi ritroverò ad essere collega di Claude; lui però vuole entrare nel Wizengamot come Giudice» disse Hans, con un certo orgoglio. «È molto determinato, e sta cominciando a studiare già da ora; in effetti mi sembra già di vederla, quella targhetta sull’ufficio: “Giudice Claude Frollo”» concluse, con una vaga risata.
Febo notò subito che Esmeralda, al suo fianco, aveva indurito i lineamenti del viso.
«A proposito» fece Anna, intervenendo nella conversazione. «Non l’ho ancora visto...»
Esmeralda scoccò un’occhiataccia alla’amica, ma Anna non ci fece caso.
«Beh, Claude non ama molto le feste» si limitò a dire Hans. «Anzi, per dir la verità le odia proprio. Quando ha saputo che volevo organizzarne una qui – e che era aperta a tutti – mi ha fatto una predica di un’ora.»
Si rivolse poi anche a Febo ed Esmeralda.
«In realtà il motivo ufficiale per cui ho voluto fare questa festa era per festeggiare il fidanzamento con Anna», la Grifondoro arrossì visibilmente, sorridendo imbarazzata, «e anche per far vedere che noi Serpeverde siamo i migliori nel festeggiare...» ironizzò, con un occhiolino. «Ma Claude non ne ha voluto sapere. Dal momento che – come ho già detto – l’invito era per tutti, si è rifiutato di partecipare. Ha parlato di una certa mezzosangue, che ci sarebbe stata di sicuro, e che lui non voleva vederla... sapete chi è, per caso?»
Febo assottigliò le labbra, a disagio, mentre sentiva Esmeralda al suo fianco che si irrigidiva. Intanto, gli occhi di Anna andavano da una direzione all’altra, da lui a lei, chiedendo tacitamente che cosa stesse succedendo.
«Sono io» disse la ragazza dai capelli neri, a denti stretti.
Hans sembrò stupito.
«Davvero?»
Kristoff alzò gli occhi al cielo senza nemmeno provare a nasconderlo, e Anna lo ammonì con lo sguardo. Come se già non lo sapesse, sembrava dire.
«Sì» sibilò Esmeralda. «Siamo stati messi in punizione insieme.»
«Ah, quando...»
«Quando Quentin è stato spedito in infermeria, sì.»
«Claude ha esagerato, gliel’ho detto anche io.»
«Bene, è tutto risolto allora, no?» disse Anna, prima che Esmeralda potesse infierire sull’argomento come suo solito. Ma i suoi amici – specialmente Kristoff – guardavano il suo ragazzo scettici, come se non si fidassero. La Grifondoro, per un attimo, desiderò schiantarli per quell’atteggiamento. Si sentiva in imbarazzo, anche se non sapeva perché.
Imbarazzo che, un attimo dopo, si tramutò in vero e proprio disagio, quando la porta della Sala Comune dei Serpeverde si aprì ed entrò l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere.
Elsa.
Non riusciva neanche a chiedersi che diamine ci facesse sua sorella lì, a quella festa, guardandosi intorno col suo solito atteggiamento distaccato e aristocratico. E soprattutto, perché si stesse dirigendo verso di lei a passo deciso, come se avesse qualcosa di importante da dirle.
Non l’aveva mai vista così; per dir la verità, Anna non si ricordava di averla mai neanche vista, se non nei suoi ricordi di quando erano bambine.
Restò pietrificata, e quando Elsa si avvicinò si sentì raggelare, incapace di reagire.
«Anna» disse, con la sua voce flebile, eppure così decisa. «Devo dirti una cosa. È urgente.»
La ragazza si sentì ferita. L’aveva ignorata per tutto quel tempo – l’aveva ignorata per anni – ed ora voleva anche parlarle?
Ma chi si crede di essere?
Hans intanto guardava sua sorella in un modo che non sapeva decifrare, e con lui Kristoff, Febo ed Esmeralda. Anna sentiva che tutta l’attenzione era improvvisamente puntata su di lei – su lei e su Elsa – e non riusciva a sopportarlo; tutti loro sapevano quanto soffrisse per la sua mancanza, e non voleva sentire i loro sguardi apprensivi che le premevano addosso.
L’aria si era caricata di tensione in maniera esponenziale; il clima era cambiato d’un botto, con l’arrivo di Elsa.
«Okay, ti ascolto» si forzò a dire, cercando di apparire forte.
Lei sembrò preoccupata; le sopracciglia chiare, che incorniciavano i suoi splendidi occhi blu, si aggrottarono in un’espressione ansiosa.
«Posso parlarti in privato, per favore?» sembrava quasi una supplica, detta in quel modo.
«No» si ostinò la ragazza. «Quello che mi vuoi dire, puoi dirlo davanti a lui» fece, avvicinandosi ad Hans. «E a loro» aggiunse, riferendosi ai suoi amici.
Sua sorella cambiò espressione; il suo viso dolce si indurì d’un tratto e diventò freddo, austero.
«Va bene. Avrei preferito non arrivare a questo, ma evidentemente mi costringi» si limitò a dire, seria, mentre sfoderava la bacchetta magica.
«Arresto momentum!» disse ad alta voce, con decisione.
In un attimo, ogni persona presente nella Sala si fermò, immobile, imprigionata in quello che stava facendo. Anna restò di stucco: la sua gemella aveva fermato il tempo.
Lei, maldestra com’era, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Ma Elsa, del resto, era bravissima in Incantesimi. Per dir la verità, Elsa era brava in tutto.
Ora erano solo loro due, faccia a faccia.
«Perché mi hai ignorata per tutto questo tempo? Perché mi hai esclusa dalla tua vita e adesso vieni qui e mi parli come se nulla fosse?» ormai gli occhi di Anna traboccavano lacrime e la sua voce si era incrinata; era sull’orlo del pianto.
«Anna...» sussurrò a malapena Elsa. «C’è una cosa importante che devo dirti. Il Preside Merman mi ha convocata ieri nel suo ufficio; mi ha detto che un mago oscuro sta riprendendo il potere e... lui ha bisogno di aiuto. La scuola ha bisogno di aiuto. Devo radunare una sorta di esercito... e ho pensato che potessi rivolgermi a te per prima.»
Aveva detto tutto questo con voce ansiosa e concitata; Anna non poté fare a meno di sentirsi in empatia con sua sorella e di riconoscere che si trattasse di una cosa seria – altrimenti Elsa non sarebbe mai venuta a parlarle. Ma l’altro lato di lei, quello che da due anni si portava dietro la rabbia e il dolore di essere letteralmente evitata dalla gemella, ribolliva.
«Mi hai tenuta lontana da te, e adesso te ne vieni fuori con questo? Ma tu mi vuoi bene o no? Ci tieni davvero a me, o vuoi solo usarmi per cosa ti fa comodo?»
«Anna, per amor del cielo! È una cosa seria, non è un gioco!» esplose Elsa. «Tutta la scuola è coinvolta, siamo tutti in pericolo! Vuoi smetterla di fare la ragazzina o no?»
La Grifondoro rimase a guardarla con astio, in silenzio.
«Lo immaginavo» disse solo freddamente Elsa.
E fece come per andarsene, facendo quasi rimbombare i suoi passi leggeri sul pavimento del sotterraneo, gli altri studenti ancora immobili intorno a loro come statue. Anna provò a trattenerla prendendola per un braccio, ma in mano le rimase soltanto uno dei guanti blu che portava sempre.
La Corvonero si ritrasse bruscamente, soffocando un grido.
«Ridammi il guanto» disse, tremando.
«No, Elsa, aspetta...» provò lei, sperando che rimanesse, sperando che l’ascoltasse.
Ma la ragazza si allontanò ancora più velocemente, correndo quasi.
E Anna non ci vide più.
«Tanto lo sapevo che non ti interessava di me!» le urlò dietro.
Sua sorella continuò a camminare, dandole le spalle, ignorandola. Come sempre.
«Ma che cosa ti ho mai fatto?» insisté, con la voce ormai rotta dal pianto.
«Basta Anna...» sussurrò debolmente Elsa.
«No, perché? Perché mi respingi? Perché respingi tutti? Di che cosa hai tanta paura?»
Fu quella frase che cambiò completamente le cose.
Accadde tutto in un momento che ad Anna sembrò avvenire al rallentatore.
Elsa si voltò, un’espressione arrabbiata, impaurita e sofferente insieme sul suo viso dolce e pallido.
«Ho detto basta!» urlò, furiosa.
In quell’attimo, un fiotto azzurro scaturì dal palmo della sua mano, che andò a formare una barriera di stalattiti ghiacciate tra loro due – una barriera che le separava inesorabilmente.
La Grifondoro rimase stordita, gli occhi spalancati, le labbra dischiuse in un’espressione sconvolta, mentre la gemella la guardava terrorizzata, il petto che si abbassava e si alzava convulsamente in respiri ansanti.
«Elsa...» riuscì a dire a malapena, prima che corresse via, di nuovo.
 
 

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SCUSATEMI TANTO
Lo so, sono imperdonabile per i ritardi che faccio, tra l'altro stavolta non ho neanche scusanti, se non la pigrizia :/
Comunque. 
Penso che tutti coloro che hanno visto – e amato, come la sottoscritta – Frozen si ricordino di questa scena. In ogni caso, che ve ne sembra del capitolo? La rivelazione di Merman ha cambiato molto le cose, nello scorso capitolo, e ora Elsa ha un gran bel da fare, dal momento che la responsabilità è sua. L’atmosfera, inizialmente, è leggera, anche abbastanza spensierata, ma poi si rivela tutt’altro. Mi si è stretto il cuore quando ho scritto di Megara ed Ercole e di Anna ed Elsa; adesso è un momento in cui i ragazzi dovrebbero essere più uniti, ma in realtà succedono disastri. La storia sta cambiando, ora i problemi non sono più duelli con ragazze odiose e compiti andati male, e ben presto i nostri studenti se ne renderanno conto.
Ah, ho notato che alcuni personaggi – come Febo, e per ora anche Quentin e Merida – stanno rimanendo un po’ nell’ombra; ma non preoccupatevi, presto torneranno in scena e verranno anche approfonditi. Ci saranno anche delle new entry, prima o poi; Hogwarts si prospetta una storia discretamente lunga ;)
 
Insomma, spero che questo esperimento vi sia piacendo :)
Alla prossima,

Stella cadente


 
i'm possible — Elizabeth Lail gif hunt
  
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