Autrice: Lady
With Witch
Co Autore Classicboy
Titolo: The Agency
Rating Giallo
Genere fluff, demenziale, romantico,
soprannaturale
Coppie FrUk,
Spamano, GerIta, RusAme , SuFin, DeNor, PrHun.
Avvertimenti: Ooc, What
If…? Alternative universe.
ATTENZIONE
Pesante Ooc di alcuni personaggi di questa fan
fiction
Parodia di Martin Mystere, Hellboy e Huntik. Da maneggiare con cautela.
Questa
long rappresenta un esperimento dell'autrice: ossia è
un'antologia di storie a carattere fantasy/parodico dove fluff e
divertimento sono i perni portanti. I capitoli saranno autoconclusivi.
Perchè chi dice che il fantasy debba essere sempre preso sul
serio? Una risata è tutto quel che serve. Come diceva
Chaplin:"Un giorno senza sorriso è un giorno
perso."
Trama
Prima
missione riuscita per Arthur e Francis, ma chissà
perché il loro volo è sottoposto a continui
problemi. Però Sadiq ha altri grattacapi per la testa, tipo
un americano con le idee chiare su eroi e compagnia bella ma che
decisamente non sa seguire gli ordini. E il russo che fa da consulente
non è certo meglio di lui!
Campagna di Promozione Sociale -
Messaggio No Profit
Sapevi che ogni volta che leggi una storia senza recensire, un autore
smette di scrivere?
Dona l'8‰ del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Salva uno scrittore dall'estinzione!
The Agency
Arc I
Hockey che passione! (RusAme)
Omnia
mutantur, nihil interit
Tutto cambia, niente muore
(Motto dell’Agenzia)
Agenzia
Ufficio di Sadiq Adnan
“... e inoltre trovo il
fatto che lei non me l'abbia detto oltremodo disdicevole!”
Sadiq si portò una mano all'orecchio e fece una smorfia
infastidita. Lui lo sapeva che quando aveva ricevuto la chiamata da
parte del francese avrebbe dovuto rifiutarla così, su due
piedi.
Ed invece il suo “buon cuore” gliela aveva fatta
accettare contro voglia, e così ora si trovava a parlare con
un irritato selkie che gli sbraitava contro chissà cosa.
Ma perché non se ne era rimasto in Turchia a farsi i fatti
suoi invece di venire in quella gabbia di matti?
“Agente Bonnefoy - lo interruppe seccato - Mi vuole spiegare
con ordine di che diavolo sta parlando? ”
“ Sto parlando del fatto che lei si sia
“dimenticato” di dirmi che quel bruco è
in realtà un mago discendente da Merlino in
persona!”
“Oh, e così l'ha scoperto”
“Non mi faccia “oh”, come se niente
fosse! Perché non me l'ha detto?!”
“ Perché non ritenevo opportuno avvisarla del
fatto. La missione è andata pur a termine anche senza che
lei fosse informato della natura del suo collega.’’
“ Ma mi avrebbe di gran lunga fatto piacere saperlo! Mi sarei
evitato un possibile incidente aereo!”
Sadiq aggrottò le sopracciglia confuso, ma alla fine decise
di non chiedere delucidazioni.
“ Senta, Bonnefoy. La situazione è stata risolta,
il druido sconfitto e i cittadini riportati alla normalità.
Pertanto non vedo motivo di arrabbiarsi, no? - Francis stava per
lanciarsi in una serie di coloriti insulti nella sua lingua madre, ma
fu prontamente interrotto dal turco - Ed ora, mi scusi, ma ho una
chiamata in entrata da Jones da San Pietroburgo. Mi aspetto un rapporto
completo su quanto successo non appena ritornerete all'Agenzia. Passo e
chiudo”
“No, aspetti...!”
Sadiq troncò in pieno la chiamata e sospirò
sollevato. Bene, si era levato dai piedi una faccenda scomoda. Ora
doveva solo vedere cosa voleva l'agente Jones. Ma sicuramente non era
nulla di che… Le
classiche ultime parole famose.
Il turco aprì la video chiamata, ma invece di trovarsi di
fronte il viso del suo agente vide invece due indistinte figure che
stavano litigando.
“Scordatelo, razza di nasone comunista! A contattare
l'Agenzia sarà l'eroe!”
“E invece ci parlerò io con Sadiq, porco
capitalista di un americano!”
“Ah sì, vediamo se con la ciccia che ti ritrovi
riesci a farmi cambiare idea!”
“ Per l'ultima volta, idiota, non sono grasso, è
il cappotto che mi fa così rotondo, capito?!”
“Sì sì, ho capito: hai il cappotto
rotondo!”
“Ma almeno non ho degli occhiali ridicoli come i
tuoi!”
“Ma come ti permetti?! Gli occhiali sono la base per poter
proteggere la propria identità segreta! Mai visto Smalville?
”
“Ah-ehm!” li interruppe Sadiq schiarendosi la gola.
I due litiganti si bloccarono con un sussulto prima di rivolgere la
loro attenzione allo schermo. Quello più basso aveva i
capelli biondi e indossava un paio di occhiali sugli occhi celesti.
L'altro era decisamente più grosso, indossava un cappotto
grigio e una sciarpa stinta, i capelli biondo platino erano di media
lunghezza, e il volto era paffuto.
“Agente Jones, signor Braginski - esordì Sadiq -
Si può sapere cosa diavolo sta succedendo? E poi dov'e sono
il trofeo del torneo di hockey con i gioielli dei Romanov e il suo
guardiano spettrale? Vi avevo detto di recuperarli il prima possibile.
È stata captata una forte aura di energia mistico-psichica
intorno a quei gioielli!’’
“È proprio per questo che l'ho contattata, capo.
Mi rifiuto di eseguire gli ordini!” intervenne Alfred.
Sadiq assunse un'espressione confusa: “ Come prego?”
“Lo faccia ragionare lei, è più
testardo di un mulo” lo supplicò Ivan.
“Non sono testardo, è una questione di principio!
Gli eroi non rubano!”
Ivan si portò una mano all'orecchio infastidito:
“Ma di di sicuro rompono i timpani e le scatole”
“ Zitto, nasone grassone. Capo, non voglio rubare i gioielli.
Se devo recuperare il trofeo lo farò a modo mio, senza
ricorrere a sotterfugi!”
“E come pensa di fare? Vuole partecipare al torneo? Le devo
ricordare cosa è successo l'ultima volta che lei e suo
fratello avete messo piede su di una pista?”
Alfred fu scosso da un brivido mentre l'immagine di un'ombra che
irradiava malvagità con in mano un bastone da Hockey si
faceva largo nella sua mente.
“ Ehm, questa volta andrà diversamente, lo
prometto” gli assicurò il biondo.
“ Ma lei non sa nemmeno pattinare!”
“ Imparerò! Il torneo è tra qualche
giorno, ho tutto il tempo”
Sorrise fiducioso, e il turco non poté fare altro che
sospirare per l'ennesima volta mentre si portava le mani alle tempie.
“E va bene, piuttosto che starla ancora a sentire. La
autorizzo a recuperare i gioielli come meglio crede…
”
“Yes! Grazie boss!”
“… però il suo allenatore
sarà il signor Braginski”
Alfred impallidì prima di prendere nel panico lo schermo:
“What?! Sta scherzando, vero?! Il comunista come allenatore?!
Mi ucciderà ancora prima che metta piede in campo!”
“ Basta! Questa è la mia decisione, passo e
chiudo. E ricordi di non far irritare lo spirito che è
legato a quei gioielli. Non voglio lamentele da parte dell' EASA. Di
nuovo ”
Alfred osservò lo schermò diventare nero. In quel
momento sentì un'aura gelida dietro di sé. Si
voltò lentamente e vide Ivan che lo osservava con un sorriso
inquietante.
“ Bene bene. A quanto pare l'hai avuta vinta tu, ma in fondo
non sono molto dispiaciuto su come sia andata a finire. Sono certo che
ci divertiremo molto assieme, kolkolkolkolkolkol...”
Alfred deglutì. Era morto. Ma tanto, tanto morto.
San Pietroburgo
Palazzetto dello sport
A quell’ora, il palazzetto dello sport era chiuso al
pubblico. Per fortuna, con le buone
maniere Ivan era riuscito a
convincere il custode a lasciarli passare. Peccato che non fosse
riuscito a fare altrettanto col suo logorroico accompagnare.
‘’ …come stavo dicendo, è
logico che il capo abbia scelto me per questa missione, psyco russo.
Insomma, all’Agenzia sono il più eroico degli
eroi! Ok, non avrò poteri mega fantastici come Gil o
Antonio, ma sono forte! Logico che mi abbiano scelto per essere uno di
loro e…’’
‘’ Ma non sei entrato perché tuo
fratello non sopportava più vederti imbronciato dopo aver
scoperto dell’esistenza dell’Agenzia e che tu non
potevi farvi parte?’’
‘’ Uff… Matty esagera
sempre. Non era un broncio, il mio. Era un… insomma, era una
cosa eroica che tu non puoi capire!’’
‘’ Certo, certo… e così sei
entrato perché tuo fratello ti ha raccomandato. E questa
è la tua prima missione, immagino.’’
‘’ Quarta – lo corresse
l’americano, con fare orgoglioso – E’ la
mia quarta missione! Le altre sono state spettacolari, incredibili,
mozzafiato e…’’
‘’ Dio prendimi tra le tue braccia! O
mandami all’Inferno, mi va bene
tutto…’’ pensò
Ivan, mentre Alfred iniziava a parlare a manetta delle sue eroiche
gesta a Siviglia, Siracusa e Baltimora.
Il russo non voleva fare da consulente. Purtroppo per lui, Sadiq Adnan
lo aveva convinto con le
buone a prendersi cura di
quel agentucolo da quattro soldi senza un briciolo di potere magico.
In circostanze diverse, avrebbe rifiutato. Purtroppo, Adnan era a
conoscenza di riti di esorcismo molto, molto potenti e l’aveva velatamente minacciato
di spedirlo definitivamente all’altro mondo se non avesse
accettato di occuparsi del caso e di Jones.
Però, ora che conosceva Alfred l’idea
dell’esorcismo non gli sembrava più tanto male.
Sospirò.
Perché non era morto direttamente nel 1812? Si sarebbe
risparmiato quella tortura vivente di nome Alfred F. Jones. Inoltre,
essere un fantasma corporeo comportava solo scocciature!
‘’ …. e ora, eccomi a San Pietroburgo!
Il capo nelle mie missioni mi ha sempre affibbiato creature strane
perché io non ho poteri. Uff, come se Batman avesse bisogno
di super poteri per sconfiggere il Joker! Oddio, non dico che non li
vorrei però…’’
‘’ Hai finito? – l’interruppe
il russo – Sapevo che voi americani eravate egocentrici, ma
tu sei la quinta essenza degli americani egocentrici.
‘’
‘’ E tu sei il cliché vivente dei russi!
Ma poi, cosa sei?’’
‘’ Di che parli, ?’’
‘’ Beh, te l’ho detto: il capo mi ha
sempre affibbiato delle strane creature del posto perché io
non ho poteri. Quindi mi chiedevo cosa fossi tu. Sei un vampiro? Sai
palliduccio… beh anche Artie lo è, ma lui
è umano come me. Allora… sei un lupo mannaro?
C’è un tizio italiano che sembra Derek Hale, sai
quello di Teen Wolf… oppure sei una specie di Frankestein?
Io direi più questo, sembri un esperimento andato a male di
qualche scienziato pazzo che poi se n’è voluto
lavare le mani! Oppure sei…’’
‘’ Qua
non ci sono testimoni – pensava
intanto il fantasma – Potrei
prenderlo per la gola… oppure colpirlo alla testa. Non so se
mi convenga, però. Molto probabilmente in quella testaccia
dura non c’è niente da tanti anni. Vada per la
gola e…’’
‘’ SIMPSON E QUELLO COS’ERA?
CAZZO TUA SORELLA AVREBBE LANCIATO QUEL DISCO CON PIU’ FORZA,
E LEI HA 8 ANNI!’’
Alfred si interruppe, così come Ivan, che avrebbe rimandato
a più tardi i suoi propositi omicidi su
quell’idiota capitalista.
‘’ Ehi dude,
credo che abbiamo trovato la squadra americana.’’
‘’ Ma dai, da cosa l’hai capito? Dalla
pessima educazione? ’’
Alfred stava per ribattere con una frase arguta, tipicamente
da eroe, ma appena entrati per poco non venne colpito da una
mazza da hockey volante.
‘’ Cacchio! Per fortuna sono un eroe, altrimenti
sarei bello che stecchito.’’
Ivan roteò gli occhi, borbottando un ‘’
certo certo… come dici tu…’’
Intanto, l’allenatore della squadra di hockey americana, John
Winchester, continuava a sbraitare contro i ragazzi della squadra.
Certo che per essere un piccoletto di un metro e cinquanta, ne aveva di
energia in corpo!
‘’ Manca una settimana alla finale, UNA SETTIMANA…
e i nostri avversari saranno i fottuti russi campioni assoluti degli
ultimi cinque anni. Siamo arrivati fino alla fine solo
perché i canadesi misteriosamente si
sono ritirati… un concerto di Celine Dion a Mosca a quanto
pare… Voi cazzoni non sapete neppure reggervi sui pattini!
Ma vi siete visti?’’
‘’ Ehi, mica è colpa loro! –
fece Alfred, facendogli alzare lo sguardo verso gli spalti –
Non ci possono far niente, se hanno un pessimo
allenatore!’’
John lo fissò, truce. Ivan capì che, in una
mossa, quel ragazzino aveva già mandato tutto
all’aria prima ancora che iniziasse.
‘’ Pessimo allenatore? Io?! Ragazzino, ma sai con
chi parli? Sono John F. Winchester, quattro volte miglior allenatore
…’’
‘’ Si sì ho capito –
l’interruppe l’americano, sbadigliando platealmente
– Cavolo, sei noioso. Prima li stordisci con le tue urla e
poi li fai addormentare?’’
‘’ Come ti permetti? Sono un professionista,
io!’’
‘’ Come no! Scommetto che chiunque potrebbe
riuscire a fare di meglio. Non fai altro che comandare,
comandare… uff, sei una noia!’’
Il viso dell’uomo si era fatto rosso, e Ivan giurò
che sarebbe esploso. Letteralmente.
Invece, prese il suo berretto e lo sbatté a terra e lo
calpestò.
Poi, si diresse verso Alfred e Ivan
e una volta arrivato vicino a loro
sibilò:’’ Se sei così bravo,
prendi pure il mio posto ragazzino. Io qui ho chiuso. Me ne vado a
Lawrence! Il Kansas è decisamente più tranquillo
di qui!’’
E se ne andò, sbattendo la porta con fare melodrammatico.
Una perfetta uscita di scena. Ora, però, erano lievemente
nei guai.
La squadra se la sarebbe presa (giustamente, tra l’altro) con
loro, per avergli fatto perdere l’allenatore
all’ultimo minuto.
‘’ Dato che sono l’eroe,
posso…’’
‘’ Eh no, Amerika –
l’interruppe il russo. Quel ragazzino ne aveva già
combinate troppe. Se dovevano indagare, lo avrebbero fatto a
modo suo - Non farai un bel
niente… senza che te lo dica io.’’
‘’ E chi sei, mia madre?’’
‘’ No, il tuo… vostro nuovo
allenatore – dicendolo, l’americano quasi
giurò di averlo visto circondato da una strana aura violetta
– Gestire una squadra non sarà certo
più difficile che stare
nell’esercito.’’
‘’ Stavi
nell’esercito?’’
‘’ Un po’ di tempo
fa…’’
‘’ Tipo 205
anni fa… ‘’
Alfred inclinò appena la testa, e chiese:
‘’ Però volevo farlo io,
l’allenatore!’’
‘’ Non ti lamentare, e preparati. Sarai anche tu in
squadra. Spero che non sia anche tu un totale disastro sui pattini.
Sono bravo, ma non tanto da fare miracoli.
Quella notte…
Era
notte e non una mosca volava per lo stadio.
Le guardie al di fuori pattugliavano la zona pesantemente armate,
pronte a sparare persino ad un gatto, se si fosse avvicinato troppo.
All'interno però, proprio vicino alla teca illuminata giorno
e notte nella quale erano custoditi i gioielli del premio, due figure
parevano completamente insensibili a tutto quello spiegamento di forze.
“ Quindi il ragazzino altro non sarebbe che un inviato
dell'Agenzia, eh? Effettivamente ha senso, nessuno se non un bravo
attore potrebbe fingere di pattinare così male”
mormorò Rasputin mentre con la forza della sua energia
psichica muoveva il cavallo sulla scacchiera.
“ Da, ma
a dire il vero lui non sta fingendo, è davvero un disastro
sui pattini” rispose Ivan spostando l'alfiere e mettendo a
rischio la torre del fantasma.
Subito dopo si stropicciò gli occhi, e l'avversario in
fretta cambiò la torre con un pedone per poi riassumere
un'aria seria.
“ Non c'è che dire, davvero un giovane particolare
- borbottò mentre spostava e un altro pedone e si avvicinava
al re del biondo - Ad ogni modo sono contento che finalmente siate
intervenuti, altrimenti non so proprio come avrei fatto con
quell'altro. Certo avrei potuto trasformarlo in rana come quello prima,
ma poi l' EASA, l'Ente Associazione Spettri & Affini, mi
avrebbe fatto un mucchio di storie”
Ivan annuì mentre dava un leggero calcetto al tavolino e
faceva cadere un paio di pezzi per terra.
“ Oh, scusa”
“Fa nulla” rispose Rasputin chinandosi a prenderli.
All'istante il giovane prese il pedone dell'avversario e lo mise in
modo che potesse essere mangiato dai suoi pezzi.
“ Ad ogni modo, di chi è che stai parlando? Chi
è l'altro?” domandò quando il fantasma
si rialzò.
“Oh, nulla di che -
esclamò Rasputin mentre attirava la sua attenzione verso
l'alto e con il potere della mente scambiava di posto un paio di pedine
- Si tratta di quello stupido del capitano della squadra russa. A
quanto sono riuscito a capire vuole rubare i gioielli per poi venderli
e andarsene alle Bahamas o alle Bermuda. Che tempi! Quando c'ero io i
russi perbene se dovevano rubare lo facevano per...”
Ivan continuava ad annuire alle storie da vecchio militare del fantasma
mentre con la punta del dito spostava leggermente la sua regina.
“ Il capitano? Allora è proprio una roba grossa. E
sai se ha dei complici?”
“Oh no, lavora da solo” lo rassicurò
mentre spostava la sua torre e in contemporanea anche un cavallo.
“ E allora come hai fatto a scoprire i suoi piani?”
“Bah, li conosci questi cattivi moderni. Ovviamente ha fatto
un monologo credendo di essere solo. Sono così patetici...
Ricordo che io...!”
“Sì sì, magari me lo racconterai
un'altra volta - mormorò Ivan alzandosi in piedi - A
proposito scacco matto”
Rasputin osservò stupito la scacchiera su cui troneggiavano
7 alfieri, 4 cavalli di cui 3 bianchi e 1 scuro, 5 pedoni a pois, 8
regine, 12 torri e 2 re, constatando che l'altro aveva ragione.
“ Bah, lo sapevo che avrei dovuto fingere di muovere
l'alfiere e in realtà muovere la regina”
“ Su su, ti rifarai alla
prossima, ne sono certo. Ora devo andare” lo
rassicurò Ivan prima di lasciarlo solo.
Facendo il più piano possibile il russo entrò
nella stanza dove dormivano i vari giocatori americani.
Con attenzione e maledicendo il parquet per ogni volta che
scricchiolava arrivò fino al letto di Alfred.
Si mise sopra di lui, vedendo che il giovane stava dormendo
saporitamente con aria pacifica e russando leggermente.
Si chinò: “Pst, Alfred”
“Mgh” rispose il biondo spostandosi dall'altra
parte.
“Alfred”
“Va via, Mattie... l'eroe deve sconfiggere l'hamburger
mannaro...”
“Ma che...? Alfred, patetico americano, svegliati o...
uooooh”
L'esclamazione era data dal fatto
che il biondo gli era praticamente saltato addosso e lo aveva preso in
una mossa di wrestling mormorando con un sorriso da scemo:
“Orsetto!”
Ora stringeva con forza la pancia
del russo impedendogli di muoversi e emettendo versi sconnessi di
piacere.
Ivan sospettava che quella sarebbe
stata una lunga, lunghissima notte. E infatti, dopo otto ore Alfred si
svegliò alla luce del sole che si rifletteva sulla neve
caduta nottetempo sulla città.
Sbadigliò e
sbatté un paio di volte le palpebre.
Quella mattina si sentiva strano, inoltre gli sembrava ci fosse meno
spazio del solito nel letto. In più, perchè c'era
quello strano odore di vodka?
Ad un certo punto notò
che c'era uno strano ammasso informe al suo fianco. Aguzzò
la vista e notò un gigantesco naso, dei capelli biondo
platino e due occhi color ametista che lo fissavano inespressivi. Il
giovane si voltò a guardare il soffitto, mentre cercava di
capire cosa ci facesse abbracciato a Ivan nel suo letto.
Dopo un paio di secondi scattò a sedere mentre urlava:
“Ivan?!”
I compagni di squadra fecero finta di nulla, non volendo di certo un
allenamento come quello del giorno prima.
Il russo si alzò in piedi, si spazzolò il
cappotto, e si mise a fissare l'americano.
Dopo un po' esclamò: “Quando dormi,
sbavi” dopodiché si voltò e
uscì a passo tranquillo dalla stanza esclamando “
Tra un'ora vi voglio pronti in campo, non accetto ritardi!”
E se qualcuno osava spettegolare, lo
avrebbe rimesso in riga lui. Dopotutto, non erano quelli i vantaggi di
essere l’allenatore?
Una settimana dopo…
Finalmente la sera del grande torneo arrivò. Tutti erano
eccitati e lo stadio già gremito.
Gli unici che non parevano passarsela bene erano i giocatori della
squadra americana, pallidi e certi che quella sarebbe stata una
disfatta totale ancora più del Vietnam.
Non erano agitati perché si erano allenati male, tutt'altro:
il loro nuovo allenatore era in gamba, se non si teneva conto delle
continue similitudini con i film o con la letteratura che sparava a
raffica continua e che pochi di loro capivano.
No, erano preoccupati per via del loro nuovo (se così si
poteva chiamare) portiere. Poco ma sicuro, con lui a guardia dei pali
ogni singolo tiro lanciato dagli avversari sarebbe entrato.
Qualcuno si stava chiedendo se quello fosse davvero un giocatore...
“Okay, ora ricapitoliamo il piano”
borbottò nervoso Ivan nello spogliatoio all'altro, il quale
si limitò a sbuffare.
“Sta tranquillo, dude. L'eroe ha tutto sotto controllo, non
c'è assolutamente nulla di cui ti devi preoccupare! Ormai
sono un campione sui pattini!”
Ivan si limitò a lanciargli un'occhiata della serie
“l'importante è che tu ci creda”.
Il russo non aveva mai visto nessun'altro così negato nel
pattinaggio come l'americano.
Una volta finita quella missione se ne sarebbe andato in vacanza per
qualche decina d'anni per riprendersi dall'incontro con il giovane.
Alla fine le squadre si misero in fila in campo mentre l'annunciatore
iniziava i convenevoli per la partita.
“Ed ora – disse dopo una mezz'ora buona durante la
quale ogni singolo giocatore aveva pensato se era il caso di lanciare
il bastone sull'uomo e far finire così la loro sofferenza
– Ecco il trofeo per il quale i nostri campioni si
sfideranno... i gioielli dei Romanov!”
Il telo sotto il quale era la teca fu alzato, e l'intera sala trattenne
il fiato.
“Lo so, bellissimi vero?” disse con un sorrisetto
compiaciuto l'uomo, in quanto era stato lui ad avere l'idea di usarli
come trofeo. Si voltò per ammirarli ma sbiancò.
I gioielli... erano spariti!
“Al ladro! - squittì con voce acuta mentre il
toupet gli cadeva dalla testa – Al ladro! Qualcuno ha rubato
i gioielli!”
Nella baraonda generale una voce si levò chiara:
“Fermi! Forse non c'è bisogno di andare a cercare
in giro!”
All'istante l'intera folla ammutolì. A parlare era stato uno
dei giocatori americani.
“Sono quasi certo che il ladro sia ancora qui, anzi che sia
sulla pista. Il ladro è... lui!” e
puntò un dito su di Alfred mentre al contempo un faro di
quelli usati per le gare di pattinaggio artistico lo illuminava.
“What the... no, vi sbagliate! L'eroe non ruberebbe mai i
gioielli!”
“Certo certo, smettila con questa farsa. Sei negato sui
pattini, e pertanto per quale altro motivo saresti voluto entrare nella
squadra? Prima hai allontanato il nostro capitano in modo che quel
nasone del tuo complice ti accettasse senza problemi, poi nottetempo li
hai rubati e sei venuto qui, certo che nessuno avrebbe sospettato di un
giocatore, ma ti è andata male. Ed ora fuori i
gioielli!”
“No, vi sbagliate” esclamò nel panico
Alfred arretrando mentre 21 giocatori armati della più
terribile arma mai inventata dall'uomo (il bastone da hockey) si
facevano vicini con sguardo assetato di sangue.
“Vi dico che l'eroe non c'entra. Non volevo più
rubare i gioielli, lo giuro!”
Ivan si diede una pacca sulla testa. Quel ragazzo era un idiota.
E così mentre l'intera squadra appoggiata dalla folla urlava
“Addosso!”, il russo si ritrovò a dover
afferrare per la collottola l'altro e alzarlo di peso per poi fuggire.
Ivan ringraziò mentalmente colui che aveva progettato il
palazzetto dello sport e per averlo fatto così complicato.
In poco tempo i due riuscirono a distanziare la folla inferocita, che
però non li voleva mollare e che continuava l'inseguimento
al suono ripetuto di “Addosso, addosso! Sangue,
sangue!”.
Ormai al biondo era chiaro che il ladro era il capitano russo, che
aveva pensato bene di svignarsela il prima possibile.
Ma dove era andato...
“E questo ti sembra il modo di rubare qualcosa? Sul serio?
Santo cielo, i ladri di oggi sono davvero senza speranza!”
Per poco Ivan non si fermò. Quella era la voce di Rasputin!
Si guardò attorno e vide una figura sparire veloce tramite
la porta di servizio, assieme anche ad un immagine sfocata del fantasma.
Con un sorriso il biondo lo seguì.
Ormai l'unica cosa che poteva fare per fermare la folla inferocita e
salvare quell'imbranato del suo partner era catturare il vero
responsabile.
“Ehi, dude, dove stiamo andando?” chiese Alfred col
fiatone mentre cercava di stare dietro alle falcate del suo compagno,
che continuava a strattonarlo.
Inoltre l'americano aveva ancora ai piedi i pattini, e correre quindi
risultava quasi impossibile. E lui rendeva ben chiara la cosa con varie
imprecazioni e espressioni colorite.
E di certo non fu più contento quando Ivan lo
trascinò fuori al freddo.
“Dude, ma che cavolo stai facendo?! Si muore di freddo, e io
non ho nemmeno il cappotto!”
Ivan ovviamente lo ignorò mentre con lo sguardo cercava
tracce del fuggiasco.
“Mi ha rubato il gatto delle nevi!”
L'attenzione dello slavo fu portata su di un uomo steso per terra che
con una mano alzata malediva una figura in lontananza.
Quasi sicuramente era il loro amico.
Il giovane si osservò attorno alla ricerca di un qualunque
mezzo, fino a che non vide due giovani vicino ad una moto.
Sorrise leggermente prima di fiondarsi verso di loro. Con
velocità prese chiavi e caschi dai due per poi metterne uno
con violenza sulla testa dell'americano (tanto non c'era rischio di
danneggiare nulla lì dentro, quindi non c'era motivo di
andarci piano) e urlargli: “Tieniti forte! Prendiamo in
prestito questa modo per motivi ufficiali, da? La potrete riottenere al
più presto, non garantiamo lo stato in cui vi
verrà restituita, grazie!” e sgommò,
proprio mentre la folla inferocita usciva dal palazzetto e gli andava
addosso.
Nel frattempo il ladro non se la stava certo passando bene.
Quando aveva progettato il furto non si era aspettato che avrebbe
dovuto fare i conti anche con un fantasma.
“E questo tu lo chiami guidare? Per l'amor del cielo,
rallenta, che qui sennò rischiamo di finire in ospedale.
Anzi, tu rischi di finire in ospedale, io sono incorporeo... ehi, mi
ricordo di questa via, ci venni una volta quand'ero solo un
мальчик”
Fantasma parecchio petulante, tra l'altro.
Beh, se non altro non c'era nessuno a seguirlo, adesso gli sarebbe
bastato solo far perdere le sue tracce e vendere i gioielli (e il
fantasma) al suo contatto, e entro due giorni sarebbe stato a bersi una
piña colada sulle spiagge delle...
“Oh, ma tu guarda. Finalmente quei giovanotti si sono decisi
a venire in mio soccorso. Ai miei tempi si era molto più
svelti. Quando uno spettro chiedeva aiuto, si accorreva subito,
sissignore!”
L'uomo impallidì, mentre lanciava uno sguardo nello
specchietto retrovisore.
Vide subito la moto lanciata a tutta velocità che lo
inseguiva, e poi sbagliava... o quella dietro era una molto affaticata
folla inferocita?
Sbiancò.
No, ora che era così vicino non avrebbe permesso a nessuno
di prenderlo!
Diede gas e si allontanò.
Nel frattempo sulla moto Alfred faceva di tutto per non cadere dal
sellino ad ogni curva.
Ivan guidava come un forsennato, per lui i limiti di
velocità non esistevano, così come i cartelli
stradali, i marciapiedi, i semafori e i dossi.
“Occhio al carretto!”
SBAM, del carretto non restava che qualche pezzo di legno sparso per la
strada.
“Fa attenzione al dosso!”
BUM, si ritrovavano a volare per tre metri, per poi atterrare con
quattro testa coda e riprendere subito l'inseguimento.
“Semaforo!”
BEEP, sfioravano sedici auto e altrettanti pedoni, che li salutavano
con un coro di parole non trascrivibili in russo e colpi di clacson.
“Alfred, smettila di urlare, mi distrai dalla guida,
da?!”
“Guida?! Questa tu la chiami guida?! Di un po', chi ti ha
dato la patente?!”
“Quale patente?!”
“Spero che scherzi! Ma come diavolo guidate voi...
AUTOBUS!... per un pelo... dicevo, come diavolo guidate voi
russi?!”
“Oh, questo è il tipico sistema stradale russo,
da? Ora zitto e fammi fare il mio lavoro”
Alfred impallidì sempre di più, mentre sentiva
colazione, pranzo e cena risalirgli dallo stomaco.
Ed era quasi certo che vomitare dentro un casco chiuso non fosse
un'impresa molto eroica, oltre che essere una cosa disgustosa.
Ivan nel frattempo era concentrato.
Doveva riuscire a fermare il
capitano, altrimenti c'era il serio rischio di perderlo nel caos del
traffico serale.
Ad un certo punto notò
una possibilità. Sorrise.
“Alfred, tieniti stretto, tra un po' si vola!”
“Perché?! Finora che cosa abbiamo
fatto?” domandò pallido il giovane.
Il biondo diede gas e si slanciò con la moto lungo una
rampa. Secondo i calcoli dello slavo la vettura superò la
motoslitta, finendole esattamente davanti.
Il capitano, sorpreso di quella trovato, sgommò e si
infilò in un vicolo.
“È nostro! - esultò Ivan –
Quel vicolo è cieco, ce lo abbiamo in pugno Alfred,
da?!”
L'americano non rispose, troppo intento a cercare di capire se il suo
stomaco era ancora il suo posto o se lo aveva lasciato sopra la rampa.
‘’ Giovani di oggi ‘’
borbottò il russo, prendendolo per un braccio.
Non erano così mollaccioni, ai tempi dello zar.
Forse un tantino psicolabili, con una passione per le torture non
proprio raccomandabile… ma sempre meglio di certi che non
riuscivano a sopportare una corsetta su un gatto delle nevi!
Assurdo!
Lo trascinò per il vicolo, ignorando i suoi
‘’ rallenta ‘’ e
‘’ potrei vomitare da un momento
all’altro, dude.’’
Alla fine, trovarono Dimitri ansimante
di fronte a un muro che, per Ivan, aveva l’aria
familiare…
Non stette a pensarci troppo, e disse:’’ Dimitri
Bartok, per il suo bene le consiglio di consegnarmi la borsa che avete
messo a terra, contenente coppa e i gioielli. Anche se, sinceramente,
preferirei usare la maniere forti. ‘’
‘’ Mi credi stupido? So chi
sei!’’
Pausa ad effetto, per contribuire alla suspense, e poi...
‘’ Sei un poliziotto sotto
copertura!’’ urlò, puntandogli il dito
contro.
Alfred, che si era finalmente ripreso dal folle
volo, disse:’’
Cavolo, questo qui è messo male. Amico, non siamo
poliziotti. ’’
‘’ Non
mi ingannate. Io lo avevo capito da subito! Anzi, mi sorprende che gli
altri siano stati al vostro gioco. Tu – disse, indicando
Alfred – Sei negato. Il peggior giocatore della storia. E sei
un novellino. Si vede che ti hanno affidato a qualche tuo superiore per
il tuo primo incarico.’’
‘’ Ehi, questo non è il mio primo
incarico!’’ esclamò piccato
l’americano.
‘’ Visto? Avevo ragione! Lo sapevo che la polizia
mi era addosso! – con le mani tramanti estrasse una pistola
dal giaccone - Non vi lascerò andar via, no signore! Io sono
armato, voi no.’’
Il fantasma sbuffò. Come se lui avesse paura di una pistola.
Bah, questi mortali ottusi.
‘’ Tu sta dietro di me, Amerika.’’
‘’ Non sono una damigella in pericolo da
proteggere!’’
‘’ Tu non hai poteri, ragazzino. Ma io
si!’’
Fece qualche passo verso l’allenatore, un aura violetta che
lo circondava lentamente. L’uomo tremò, e sembrava
sul punto di far cadere la pistola.
Improvvisamente, Ivan si bloccò. Avvertì una
sensazione opprimente al petto, e le gambe cominciarono a cedergli.
Riportò lo sguardo sul muro, e finalmente capì
perché gli sembrava tanto familiare: erano nelle vicinanze
della Chiesa del Salvatore… in territorio consacrato!
Rasputin non si vedeva, l’avrebbe dovuto capire
già da quello.
Spettri, demoni e compagnia bella non potevano avvicinarsi. E lui non
poteva giocare un
po’ con Dimitri! La vita era veramente ingiusta!
‘’ Dude, che ti succede?’’
‘’ Problemi
tecnici…’’
Dimitri saldò la presa sulla pistola, e
gracchiò:’’ Non so cosa sta succedendo,
ma voi non uscirete vivi da qui.’’
‘’ E basta, queste sono frasi trite e ritrite da
cattivo. Io sono morto nel 1812, eppure sono più al passo
coi tempi di te.’’
Alfred fissò Ivan, shockato.
‘’ Come sarebbe a dire che sei morto nel
1812?!’’
‘’ Lunga storia… - lo liquidò
Ivan. In quel momento, gli venne un’idea. Era vero, lui non
poteva avvicinarsi a Dimitri, dato che si trovava vicino la chiesa. Ma
qualcun altro lo poteva fare – Possiamo riassumerla
così: sono un fantasma. Non posso andare oltre
perché lì c’è una chiesa. E
lui ti vuole uccidere. Ma ho la soluzione sia al tuo che al mio
problema.’’
L’americano non fece in tempo neppure a metabolizzare tutte
le informazioni appena ricevute, che Ivan si alzò, gli si
avvicinò e si impossessò del suo corpo manco
fosse Patrick Swayze in Ghost.
‘’ Eh? Che cazzo è
successo?’’ sbottò Dimitri, trovandosi
davanti il solo Alfred. Quando l’americano alzò la
testa, i suoi occhi erano viola.
‘’ E’ successo che adesso posso giocare con
te. E riprendermi la coppa. ‘’
Quella fu una lunga, lunga notte per Dimitri Bartok.
Il giorno dopo…
Sede dell’Agenzia
Ufficio di Sadiq Adnan
‘’ Capo! Missione compiuta, ovviamente.
L’eroe ha risolto la situazione e assicurato il cattivo alla
giustizia!’’
‘’ Guarda che tu non hai fatto niente –
protestò Ivan – Sono stato io a
catturare Dimitri. ‘’
‘’ Facile, sei un fantasma! Dude, perché
non me l’hai detto? E non potevi avvertirmi prima di
possedermi, Sam?’’
‘’ Era una situazione di emergenza! Mi dovresti
ringraziare!’’
Sadiq si massaggiò le tempie. Quei due gli stavano facendo
venire il peggior mal di testa della sua vita.
‘’ Ricapitoliamo, il caso è risolto
– li interruppe, per porre immediatamente fine a quella video
chiamata surreale e cercare di flirtare con qualche bella sirena. O
tritone. Era di larghe vedute, dopotutto - L’agente
Jones tornerà in America con la coppa e Rasputin, e il
colpevole è stato arrestato. E se Bartok avrà un
buon avvocato, potrebbe persino chiedere
l’infermità mentale. In poche parole, tutto bene
quel che finisce bene. ‘’
‘’ Non proprio ‘’ disse Ivan, e
Sadiq odiava veramente tanto come suonava quella frase.
‘’ Perché?’’
‘ ‘Perché, non so come, mi sono legato a
questo impiastro…’’
‘’ Ehi!’’ protestò
il diretto interessato, ma il russo lo ignorò.
‘’ … e ora, non posso stargli lontano
più di
‘’ Non me lo dica, Braginski… incidente
con la possessione. ‘’
Ivan annuì, e il turco sospirò.
Tipico dei fantasmi, possedere qualcuno senza pensare alle conseguenze.
‘’ Lo sospettavo. ‘’
‘’ Non è una cosa tanto comune, signore.
’’
‘’ Lavora almeno una decina d’anni in
questa gabbia di matti, e cambierai idea – fu il suo
commento, e poi continuò dicendo –
C’è poco da fare, Braginski. Da oggi anche lei
sarà a tutti gli effetti un agente dell’Agenzia, e
non più un consulente. Una volta qui, vedremo di riuscire a
spezzare la connessione tra lei e Jones. Fino a quel momento, dovrete
cercare di essere civili e di non uccidervi. Con questo, passo e
chiudo…’’
‘’ Ma lei non
può…’’
Sadiq interruppe la conversazione, e fece per alzarsi. Aveva bisogno di
distrarsi, troppo lavoro un giorno l’avrebbe ucciso.
Stava per uscire, quando Heracles lo intercettò e gli
disse:’’ Ohi stupido turco, sulla Linea 2
c’è l’agente Vargas. Ricordi, quello che
per poco non ammazzava i miei gatti.’’
‘’ Gattaro, stava per distruggere
l’Agenzia e tu ti pensi a quegli stramaledetti
gatti?’’
Il giovane scrollò le spalle, e
rispose:’’ Questioni di priorità.
Comunque, sembra piuttosto arrabbiato. Se fossi in te non lo farei
aspettare ancora.’’
‘’ Linea 2, hai detto?’’
‘’ Sì, niente video chiamata. Sta
chiamando da un telefono pubblico di Città del Messico.
‘’
‘’ Passamelo e facciamola subito
finita.’’
Mai un po’ di pace.
Vabbe… sperava che almeno fosse una cosa da niente e che se
la riuscisse a sbrigare nell’arco di cinque minuti.
‘’ Finalmente hai risposto, stronzo! Mi
sono perso il bast…Antonio! E
mi sono ritrovato in compagnia di un fantasma, di un demone con crisi
di identità e di una dea dei suicidi lesbica!
’’
Sadiq si sbatté una mano in faccia. Mai una volta che le
cose andassero nel modo giusto.
‘’ Vi prego… ditemi che è
l’inizio di una barzelletta.’’
‘’ TI SEMBRA IL MOMENTO DI FARE IL
CAZZONE?!!!’