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Autore: Lory221B    04/09/2016    7 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il destino degli Holmes




Le prime luci dell’alba, con il tiepido tepore appena accennato di un equinozio che avrebbe cambiato, nel bene o nel male, ogni equilibrio del mondo così com’ era conosciuto, colse John nel mezzo di un tentativo di mettere a frutto le proprie capacità magiche.

Aveva provato e riprovato, tutta la notte, a controllare al meglio i propri poteri, ma non aveva ancora ottenuto il risultato sperato. Era lo stregone più indietro di tutti, inevitabilmente, perché aveva scoperto da troppo poco tempo l’essenza di ciò che lui stesso era e aveva sempre represso.

Troppe cose erano in gioco, non si trattava soltanto di salvare Sherlock, di sopravvivere, di fermare tre stregoni squilibrati e la loro sete di potere; c’era in gioco tutto il loro mondo, i loro affetti, la libertà e qualunque altra cosa meritasse di essere preservata. Se fosse davvero risorta la magia per mano di Moriarty, quest'ultimo non avrebbe fatto l’uso sperato e niente sarebbe stato più come prima.

Sospirò, stranito, perché sapeva che in ogni caso le cose sarebbero cambiate, indipendentemente da chi avrebbe avuto la meglio, e non sapeva cosa aspettarsi. Non era come gli Holmes, non era cresciuto in una famiglia di stregoni che tramandavano leggende di padre in figlio, era soltanto l’umile John Watson, che sognava vite avventurose non mettendo mai il naso fuori dal proprio villaggio.

Com’era strano soffermarsi sulla casetta dove aveva vissuto, su Harriet che probabilmente stava continuando la sua vita di ogni giorno, ignara che non molto lontano da lei stava per essere combattuta la più grande battaglia dai tempi dell’ultima guerra magica e suo fratello ne era protagonista.

Qualcosa evidentemente si era mosso perché lui scoprisse la magia: che fosse il destino o in qualunque altro modo si volesse chiamarlo, tanto tempo prima il fato aveva fatto in modo che lui, ordinario villico, incontrasse, salvasse e a sua volta venisse salvato, da uno stregone perduto, che lottava contro se stesso e il mondo.

Era seduto per terra, le ginocchia cominciavano a fargli male e sentiva anche un leggero indolenzimento al resto del corpo. Un fruscio alle sue spalle annunciò l’arrivo di Mary, che altrettanto stanca dagli ultimi eventi, si sedette accanto a lui.

« Sembrano lontani i giochi per avere la mia mano, non trovi? »

John rise, effettivamente non ricordava più nemmeno l’esistenza di quella sfida « Immagino l’avessero organizzata per trovare uno stregone dell’aria, il quarto membro che mancava »

« Probabile » commentò Mary, distante, cercando di riordinare le idee, prima di confidare i suoi pensieri allo stregone « Voglio parlare con Victor » affermò soltanto, risoluta. John si voltò a guardarla, notando l’espressione distrutta della principessa e sentendosi sciocco per non essersi mai preoccupato del fatto che, nonostante tutto, era sempre suo fratello.

« Non credo che Mycroft sarà d’accordo » commentò John, sussurrando.

« Non ho bisogno del suo permesso. Lui ha potuto aiutare suo fratello a passare dal lato giusto, voglio poter fare altrettanto »

« Non ho detto che non ti appoggio, dico solo devi essere cosciente che forse, tuo fratello, non è quello che credi »

« Da quello che vi ho sentito confabulare, Sherlock era a un passo dall’uccidere mio padre, eppure adesso è dalla nostra parte e combatte con noi. Devo solo fargli capire che sta sbagliando, che le cose possono essere diverse »

John sorrise amaramente, non conosceva Victor ma non gli sembrava una persona ragionevole.

« Quando vorresti incontrarlo? Rischi di venire catturata da Moriarty e non credo sarebbe così gentile »

« Aspetterò, vi seguirò nel palazzo ma poi, quello che farò, non dipenderà dal piano di Mycroft »

« Perché me lo stai dicendo? »

« Perché so che tu faresti lo stesso per Sherlock e mi puoi capire ed aiutare »

Molly, intanto, stava nervosamente riempendo e svuotando la sacca dove aveva riposto tutte le sue erbe e le sue pietre. Era preoccupata di non avere tutto l’occorrente e continuava a cercare cose che non trovava, finché non le disponeva tutte sul tavolo per poi riporle nuovamente.

Mycroft la fissava preoccupato, non tanto per la manifestazione di un disturbo ossessivo compulsivo o quantomeno ansiogeno, quanto perché aveva bisogno di un esercito di persone concentrate, non una strega in preda all’ansia, uno stregone alle prime armi, in balia delle proprie emozioni, due validi assistenti senza poteri magici e una principessa in evidente crisi.

Ripassò un’ultima volta il piano nella sua testa, ripercorse tutte le tappe che lo avevano portato a quell’equinozio: anni sotto copertura, accattivandosi la simpatia del Re, fino a farsi nominare Consigliere. Boicottare segretamente le missioni di repressione degli stregoni, fino al momento in cui gli si era spezzato il cuore, quando i suoi genitori erano stati trucidati. La convinzione che anche il fratello avesse seguito lo stesso destino e la resa di fronte ad un fato che gli remava conto, al punto che pensava non sarebbe più riuscito a realizzare la profezia che la famiglia aveva gelosamente custodito. Poi, la scoperta che Sherlock era vivo, che c’era ancora speranza e la veloce riorganizzazione dei suoi piani, per poter portare a termine la sua missione.

No, non aveva idea se sarebbe riuscito nell’intento, se sarebbe rimasto vivo per vedere tanta fatica prendere forma in un nuovo magico mondo. Sapeva solo che doveva tentare, che era più importante che mai, perché, nonostante tutto quello di cui lo aveva accusato Sherlock, non si era mai davvero ripreso dall’aver abbandonato la famiglia e avrebbe sempre portato sulle proprie spalle quell’enorme fallimento. Il fatto di dover condividere quel dolore con il fratello, non lo faceva sentire meglio, né più leggero, ma la prospettiva che tutto non fosse stato vano, gli concedeva ancora un barlume di lucidità.


**** ****

Anche nello schieramento rivale si avvertiva una certa tensione. Irene, per tutta la notte, non aveva mai smesso di fissare la porta della propria camera, chiedendosi se la cosa più intelligente da fare fosse scappare e non voltarsi più indietro, ma non era sicura che fosse possibile lasciare il castello senza farsi sorprendere da Moriarty.

Aveva fatto quell’incursione nella camera di Sherlock, perché credeva ci fosse ancora un briciolo di speranza di farlo ragionare e scappare via assieme, in due ce l’avrebbero fatta a fronteggiare le guardie e Jim stesso, ma lo stregone dell’aria l’aveva bruscamente rifiutata.

Anche Victor non si sentiva del tutto tranquillo, la dualità con il fratellastro sarebbe inevitabilmente emersa una volta ristabiliti gli Ordini, ma lui non aveva mai pensato a un sistema armonico, il suo scopo principale era diventare Re, non obbedire a qualcun altro che si fingeva Re. D’altra parte, si era unito anche Sherlock e nemmeno lui sembrava tanto mansueto.

Non sapeva cosa pensare e temeva che il piano finisse per rivoltarsi contro di lui.

Sherlock, invece, era quasi tranquillo. Ancora poche ore e il destino si sarebbe compiuto: se c’era una cosa che odiava era attendere e sapere che ben presto, in un modo o nell’altro, tutto si sarebbe risolto, gli dava un qualche conforto.

Pensando a tutti i rischi verso cui andavano incontro, non poteva non porre fiducia nel fratello: se la profezia doveva realizzarsi, se Mycroft aveva ragione e lui non sbagliava mai, allora tutto sarebbe andato a posto. Non era solito riporre le sue speranze in qualcosa di tanto intangibile come il destino, ma non poteva negare che incontrare John, per caso, nel mezzo di una radura, proprio nel momento in cui aveva bisogno, era per forza un qualcosa che prescindeva dal caso.

Era decisamente l’alba di un nuovo giorno.

**** ****

Anthea salutò velocemente il resto del gruppetto, per poi uscire dal loro nascondiglio e disperdersi nel Borgo.

« Dove sta andando? » chiese John perplesso, non avendo ancora ben inquadrato la figura della ragazza.

« Confidiamo che i nostri nemici non siano al corrente del suo doppio gioco, per cui sta tornando a palazzo per scoprire come hanno provveduto per il sistema di sicurezza » rispose Mycroft. Lo stregone percepì un leggero segno di inquietudine nello sguardo dello sceriffo e non poté esimersi dal rassicurarlo « Gregory, vai a controllare la tua famiglia, falli andare via »

Lo sceriffo fece per ribattere ma venne interrotto da Mycroft « Non so cosa sanno, potrebbero essere a conoscenza del fatto che sei dalla nostra parte. Saremo ancora qui al tuo ritorno ».

Lestrade sembrò indeciso su come comportarsi, temeva quello che poteva accadere a sua moglie e ai suoi figli se fossero stati catturati, ma voleva restare fino alla fine, per troppo tempo aveva chiuso gli occhi davanti alle nefandezze del Re.

« Gregory…» riprovò spazientito lo stregone del fuoco e Lestrade, con lungo sospiro, decise di abbandonare anche lui il gruppo « Tornerò il prima possibile » fece, soprattutto rivolto a Mycroft.

Quando la porta si chiuse dietro allo sceriffo, i rimanenti quattro si guardarono con l’espressione di un gruppo che stava assottigliando di minuto in minuto.

« L’hai mandato via apposta, non è vero? » chiese la principessa, che fra tutti sembrava essere la più intuitiva.

Lo stregone non rispose, ma nemmeno smentì quella teoria.

« Mycroft, mi ricordi perché non facciamo irruzione adesso, ma aspettiamo che si dirigano sulle torri? » chiese improvvisamente John, che stava diventando più impaziente e scontroso di minuto in minuto.

Lo stregone del fuoco lanciò uno sguardo infastidito, non perché non volesse spiegarsi ma perché, nonostante non lo avrebbe mai ammesso davanti agli altri, in alcuni momenti gli pesava dover essere la mente dell’operazione. Se qualcosa fosse andato storto, se avesse sbagliato, allora sarebbe stata unicamente colpa sua e di errori fatali ne aveva già commessi. Aveva mandato via Lestrade, perché non voleva avere anche lui sulla coscienza. John, Molly e Sherlock era necessario che partecipassero, era la loro battaglia, ma Greg aveva fatto fin troppo e si era già esposto, non sarebbe stato giusto trascinarlo con loro.

« Fare irruzione adesso significherebbe superare le guardie, che saranno sicuramente dotate della simpatica polvere che ci toglierebbe i poteri, rendendo vano ogni nostro successivo tentativo. Inoltre, se riuscissimo ad avere la meglio sui tre stregoni, dovremmo comunque spiegare alle guardie che non siamo stati noi ad uccidere il Re. Aspettando pazienti sarà tutto più “semplice”, se così possiamo definirlo. Sulle torri saranno da soli, perché di certo non vorranno che le guardie sappiano che il Re non c’è più e che li vedano usare la magia. Non sono proprio così svegli, ma qualcuno dei soldati potrebbe collegare i puntini, decidere di usare la polvere su di loro, non possono rischiare » concluse, sperando di essere stato esauriente.

John elaborò tutte le informazioni che aveva ricevuto, pensando anche  che avrebbe preferito rischiare e portare in salvo Sherlock, piuttosto che rimandare ancora il momento.

Mary, che era stata fin troppo zitta durante tutta la fase del salvataggio di Mycroft e le successive discussioni, si alzò in piedi, fronteggiando lo stregone del fuoco.

« Mycroft, se sai come andranno le cose devi dircelo, nessuno si tirerà indietro » affermò dura la principessa, causando una reazione di ammirazione sia in Molly che in John. La principessa, a quel punto, era l’unica rimasta nella stanza senza poteri, quella che stava passando per l’ingenua che non si era accorta che suo padre era stato sostituito da Moriarty, eppure niente sembrava farle perdere la sicurezza « E’ il mio regno, se mi dicessi che per salvarlo devo morire lo accetterò, ma voglio saperlo! » continuò

« Non lo so, Mary. Come dico spesso, capita che riesca a vedere il risultato ma non il percorso e a volte impercettibili variazioni portano a futuri diversi. So che in un futuro riusciremo a realizzare la profezia e a portare pace ma non riesco a vedere nessun volto delle persone che sopravvivranno »

Molly e John si guardarono con un misto di rassegnazione e complicità, perché fra tutti erano  gli unici che erano finiti in mezzo quasi per caso. Ma ora avevano scelto di essere lì, consapevoli che poteva essere l’ultima grande cosa che avrebbero fatto nella loro vita.

**** ****

Emblematico l’equinozio, giorno in cui le ore di luce e di oscurità erano equivalenti, proprio come le forze che si stavano muovendo in quella giornata.

Sherlock aveva smesso di comportarsi da eremita altezzoso e si era unito agli altri tre stregoni, mantenendo l’atteggiamento freddo e scostante con cui era riuscito ad ingannare così bene i suoi nemici.

Quello che notava spiccare più di ogni altra cosa, tra i suoi momentanei compari, era la falsità. Non si riteneva così esperto di relazioni sentimentali da poter giudicare cosa fosse amore e cosa non lo era, ma aveva ragione John, se c’era una coppia innamorata, quella erano loro due, non di certo Irene e Victor.

Lei era confusa, spaventata e Sherlock sperava, nonostante tutto, di poterla aiutare, perché sapeva che nella vita poteva capitare di sbagliare rotta, ma non tutto era perduto per lei, non aveva ancora commesso qualcosa di irreparabile.

Victor e Moriarty, per quanto riguardava i rapporti fraterni, erano messi peggio di lui e Mycroft. SI vedeva che Victor temeva il fratellastro, temeva quello che sarebbe accaduto se i loro piani si sarebbero realizzati. Victor era uno stregone più forte ma non sembrava brillante e subdolo come Moriarty.

Lo stesso Jim sfuggiva un po’ alla logica comprensione di Sherlock. Era emerso dalle macerie di una vita che non lo aveva voluto, era riuscito ad arrivare molto in alto, con un piano machiavellico che poteva tranquillamente realizzarsi, se non fosse apparso John sul cammino di Sherlock, in un giorno qualunque che invece aveva segnato il confine di non ritorno. Eppure non riusciva a decifrarlo, non sembrava gli interessasse davvero il potere, nonostante quello che affermava; sembrava più una sorta di rivincita verso tutti, stregoni e non, per dimostrare che alla fine lui che era stato scartato era più il più intelligente. Al contempo, quello che stava portando avanti, sembrava un modo per non annoiarsi, cosa che Sherlock aveva sperimentato nel corso della vita: la noia di una vita ripetitiva priva di stimoli.

Si chiese se Moriarty non fosse altro che quello che sarebbe diventato lui stesso se non avesse avuto una famiglia amorevole.

Per lui, comunque, era sicuramente troppo tardi per scegliere la strada giusta.

« L’equinozio si avvicina » sottolineò Victor, come se gli altri non stessero ossessivamente fissando la clessidra che Moriarty aveva fatto sistemare nella sala del trono, per essere sicuri di presentarsi al momento esatto all’appuntamento con la profezia.

« Dovremmo iniziare a prepararci » continuò il principe, prendendo alcune casacche che erano state preparate per l’occasione. Passò ad Irene una color blu e a Moriarty una verde.

« Fammi indovinare, la mia è azzurra? » chiese Sherlock, con un sorrisetto indisponente.

Victor gliela lanciò addosso con poca grazia, tenendo per sé una rossa.

« Non vi sembra di essere fin troppo teatrali? » chiese lo stregone dell’aria, fissando l’indumento di seta e sentendo un’insolita mancanza per le buffe casacche di John.

Jim rise « Perché rinunciare ad un tocco di teatralità? Stiamo per conquistare tutte le terre di questo regno, preferisco che queste gesta vengano narrate evidenziando ogni dettaglio. Non c’è niente che faccia più presa sul popolo stolto, che qualcosa che venga raccontato nei particolari, anche narrando come gli stregoni che scacciarono l’infido Re, erano vestiti di seta colorata e salvarono la magia »

Sherlock trattenne una smorfia, che avrebbe espresso ogni perplessità sulla necessità di mettere lo stile davanti al risultato, ma si era riproposto di non calcare troppo la mano, per non farli insospettire, così tenne per sé il commento sarcastico sul fatto che stavano realizzando una profezia di cui si sapeva poco niente e di certo nessuno ricordava com’era vestita la strega pazza. Inoltre, Moriarty non sapeva che c’era un Consigliere della famiglia Holmes il giorno in cui venne pronunciata la profezia. Quello che nemmeno lo stregone dell’acqua sapeva era che gli Holmes trasmettevano ai figli la parte mancante della profezia, l’esistenza della formula conclusiva. Mycroft era stato informato in quanto primogenito e stregone del fuoco, mentre Sherlock ne era rimasto all’oscuro, per un eccesso di prudenza dei genitori. Sicuramente sapeva qualche dettaglio in più di quelli che normalmente giravano in ambiente magico, ma non era a conoscenza di questo asso nella manica custodito gelosamente dalla famiglia.

Stava iniziando ad infilarsi la veste, quando sentirono i passi pesanti di alcune guardie che stavano correndo nella direzione della Sala del Trono.

Jim si trasformò prontamente nel Re, mentre Irene e Sherlock si ritirarono in disparte, dietro una delle tende. Una delle guardie bussò e solo dopo la regale concessione di Moriarty, entrarono nella sala.

Sherlock ebbe un leggero tremito, temendo che qualcosa fosse andato storto e avessero catturato qualcuno dei suoi amici.

« Sire » esordì la guardia « La Principessa si è presentata all’ingresso e chiede di parlare con suo fratello »

Victor e Jim si scambiarono uno sguardo stupito, poteva essere vero come essere un’idea dell’ex Consigliere Reale.

« Fatela entrare » ordinò Moriarty, senza aspettare il consenso del Principe. Le guardie obbedirono e sparirono dalla sala, pronte a scortare la principessa al cospetto del loro Re.

« Non pensi sia pericoloso? Se non fosse sola? » chiese Victor.

« Stiamo parlando di tua sorella, dimmelo tu »

« Non credo complotterebbe per uccidermi, ma non penso nemmeno sia molto felice della scomparsa di nostro padre »

« Vorrà convincerti a desistere, mi sembra ovvio » rispose Jim, quasi annoiato.

Il Principe si morse un labbro, non era un’idea tanto sbagliata, era credibile che Mary potesse cecare di portarlo da quella che lei credeva essere la parte giusta. La perfetta principessa Mary, l’unica degna al trono secondo suo padre, non si lasciava comandare da nessuno, nemmeno da Mycroft. Era più che probabile che avesse deciso di venire a parlare con lui.

« In ogni caso » aggiunse Moriarty « Teniamoci pronti ad eventuali attacchi »

« Le guardie hanno abbondanti scorte di polvere per togliere i poteri, noi pure. E’ impossibile che Mycroft possa riuscire a riprendere il controllo del Palazzo. Aiutato da chi, poi? La piccola damigella Molly e lo sceriffo che non arresterebbe un ladro nemmeno se glielo indicassero? Hai ragione, sono tranquillo » rispose il Principe, riprendendo un’immotivata baldanza.

Dal suo angolo Sherlock osservava la scena, attento a mascherare ogni pensiero, temendo che la strega dell’acqua potesse leggere quello che gli passava per la testa.

L’arrivo di Mary era un piano di Mycroft o una scelta sconsiderata? Nel caso le cose iniziassero a precipitare, doveva rischiare la copertura per salvarla o abbandonarla al suo destino?

Odiava non sapere, ma sperava vivamente che avrebbe capito tutto non appena la ragazza avrebbe messo piede nella stanza.


***** *****
Angolo autrice:
Ciao a tutti, questo è un capitolo più “riflessivo” diciamo, prima della battaglia finale.
Un grazie per la pazienza, non riesco ad aggiornarla con la frequenza che vorrei, ma spero si riesca comunque a seguirla.
Un abbraccio,
alla prossima!


   
 
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