ANANAS
Finalmente quella terribile giornata era terminata. Per un giorno in cui si era riproposta di non vedere, sentire, parlare, o anche solo pensare ad Emma Swan, a conti fatti l'aveva incontrata più spesso quel giorno stesso che durante il resto dell'intera settimana. E ne portava anche i segni addosso, sulle mani erano stati sufficienti un paio di cerotti, ma l'indomani avrebbe sicuramente avuto un bel livido sul gluteo destro.
Il desiderio della donna in quel momento era semplicemente quello di ritirarsi nel proprio salottino privato, versarsi un meritato bicchiere di sidro di sua produzione e rilassarsi sul proprio divano sorseggiandolo e godendosi il meritato riposo. Era rientrata a casa tardi dal lavoro, come accadeva spesso. Henry si era già ritirato in camera sua, quindi la donna sbocconcellò qualche avanzo dal frigo senza neppure apparecchiarsi una vera cena. Tanto non aveva fame. Quindi si ritirò nelle sue stanza, si spogliò degli abiti da lavoro, non potendo evitare una smorfia di disprezzo mentre si toglieva la camicetta. Non sarebbe mai tornata pulita, la macchia di pesca sarebbe rimasta, tanto valeva buttarla.
Dopo una calda doccia ristoratrice, Regina si infilò una camicia da notte di seta color malva e sopra una vestaglia da camera. Quindi scese in salotto, prese dalla vetrina un bicchiere e dalla libreria un libro. Lasciò il libro sul divano e andò a versarsi del sidro. Finalmente iniziava a sentirsi meglio, la lampada accanto al divano creava una piacevole penombra, lasciando in luce solo l'angolo in cui presto si sarebbe accomodata per leggere. Col bicchiere in mano, finalmente Regina si accomodò, sedendosi su un fianco e raccogliendo le gambe sul divano. Preso il libro lo aprì dove vi era il segnalibro e facendo scorrere distrattamente lo sguardo in cerca del giusto capoverso si portò il bicchiere alle labbra e in un misto di disgusto, stupore e terrore sputò la sorsata che aveva preso e saltò in piedi scandalizzata lasciando cadere a terra libro e bicchiere.
Emma adorava la serata italiana. Mary Margaret era un'ottima cuoca e da quando si era trasferita da lei, lo sceriffo era stata costretta ad aumentare i chilometri di corsa mattutina per smaltire i manicaretti preparati dall'amica. Le due donne stavano consumando degli strepitosi spaghetti al ragù, tranquillamente sedute al bancone di fronte alla cucina quando dal cellulare di Emma, abbandonato in salotto, si scatenò a tutto volume il ritornello di Poison di Alice Cooper:
“...Your cruel device
Your blood, like ice
One look, could kill
My pain, your thrill
I want to love you but I better not touch
I want to hold you, but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much
I want to taste you but your lips are venomous poison
You're poison, running through my veins
You're poison....”
Era la suoneria che lo sceriffo aveva scelto per Regina. Mary Margaret ad occhi stretti seguì con sguardo sospettoso Emma che era scattata come una molla per fiondarsi a rispondere.
-Pronto?- rispose Emma, mentre cercava di trattenere un mezzo sorriso. Mary Margaret la osservava incuriosita, cercando di captare qualcosa delle parole che provenivano vaghe e metalliche dall'apparecchio.
-Sì, Sindaco, sarò da lei il prima possibile- Emma si scostò di scatto il cellulare dall'orecchio:
“Non il prima possibile. Adesso, Sceriffo Swan, adesso!”
-Ok, questo l'ho sentito anch'io,- disse Mary Margaret -ma cosa vuole Regina a quest'ora, è forse successo qualcosa ad Henry?-
-No, nulla di grave- la tranquillizzò Emma con un sorriso, -ma devo comunque andare a controllare. Quella paranoica del Sindaco è convinta che qualcuno si sia introdotto in casa sua e abbia fatto delle cose...-
-Ma è terribile!-
Emma aveva preso la sua giacca di pelle rossa e se la stava infilando: -Non ti preoccupare, sono sicura che non si tratti di nulla di grave, fidati- Emma sfoggiò un sorriso un po' troppo malizioso e giocoso per la situazione. Mary Margaret guardò l'amica afferrare al volo le chiavi del suo maggiolino e uscire di casa in men che non si dica.
Mary Margaret rimase a bocca aperta, confusa: -Devo essermi persa qualcosa...-
Emma era arrivata alla villa del Sindaco in men che non si dica e aveva attraversato il vialetto con lunghe falcate solo per poi bloccarsi con l'indice a pochi centimetri dal campanello. Era il momento, dopo tutto quello che aveva fatto non poteva tirarsi indietro adesso.
Driiiiiiinnnn...
In meno di due secondi, la porta si spalancò violentemente.
-Ce ne ha messo di tempo per arrivare!
In condizioni normali lo sceriffo avrebbe risposto a tono a quell'aggressione gratuita, soprattutto quando lo sceriffo in questione era lì per aiutare, ma in quel momento non fu la frase di Regina a colpirla, ma Regina stessa. Regina indossava solo una camicia da notte e una vestaglia lasciata aperta. Emma non aveva mai visto Regina al naturale, in versione casalinga, senza tacchi, senza trucco e con abiti informali. Si sarebbe potuto pensare che togliendo a Regina ogni elemento della sua armatura pubblica, di lei non fosse rimasto nulla e invece. Invece Emma la trovò stupendamente umana. Senza tacchi la donna era qualche centimetro più bassa di lei ed aveva una presenza meno minacciosa; il volto senza trucco aveva qualcosa che era solitamente difficile associare a Regina, aveva qualcosa di dolce. Le labbra rosa e piene, gli occhi puliti un po' arrossati dalla stanchezza, i lineamenti del viso naturalmente meno marcati senza trucco, facevano di lei la donna della porta accanto. E che donna!
Certo, gli abiti erano informali, ma non erano sicuramente meno sexy. Anzi.
Le serate nel Main erano ancora decisamente fresche e gli indumenti leggeri e scollati del Sindaco fecero si che il suo corpo reagisse naturalmente. Emma cercò di non dare a vedere che aveva notato i due rigidi e ben disegnati punti sui seni della donna.
-Allora, entra, o le devo firmare io stessa un mandato per casa mia?- la sollecitò il Sindaco.
“Grazie Regina, per aver spezzato l'incantesimo” Emma fu davvero lieta che Regina si comportasse esattamente come suo solito, almeno questo in un certo senso la faceva a sentire a proprio agio.
Emma entrò nell'ampio ingresso della casa e lasciò che la padrona le facesse strada verso il luogo del misfatto. Senza che scambiassero un parola le due donne entrarono nel salottino dei Mills. Regina indicò ad Emma il bicchiere rovesciato a terra e poi prese dal mobile la bottiglia di sidro.
-Qualcuno ha scambiato il mio sidro con del succo di ananas! Qualche delinquente si è introdotto in casa mia, ha violato la mia proprietà, per farmi uno stupido scherzo!- Regina era furibonda. Emma si era inginocchiata accanto al divano per controllare il bicchiere ed il succo versato. -Non penso sia uno scherzo- asserì lo sceriffo.
Regina si irrigidì ulteriormente: -Crede che qualcuno volesse minacciarmi facendomi sentire insicura in casa mia? Se dovessero far qualcosa ad Henry giuro che metterò il paese a ferro e fuoco, non hanno idea di chi hanno sfidato!
Emma raccolse il bicchiere e lo mise sul tavolino, il tappeto attutendo la caduta aveva impedito che si rompesse. -No, calmati Regina, non intendevo questo. C'è una spiegazione, molto semplice, siediti un minuto e ascolta-
Il sindaco incrociò le braccia al petto senza spostarsi di un millimetro e sollevò un sopracciglio. Come mai d'un tratto tutta quella confidenza?
-Ah no? E cosa intendevi dunque, quale sarebbe questa spiegazione... Em-ma?- Regina calcò il nome della donna per canzonare l'ardire che aveva avuto. Lo sceriffo era in servizio, chiamato da un cittadino a svolgere il proprio dovere e invece sembrava una scolaretta che avesse commesso qualche marachella e non sapeva come confessarlo alla maestra.
Regina non si mosse di un millimetro e sotto quello sguardo indagatore fu Emma a sedersi sul divano cercando le parole migliori per spiegarsi ed evitare che Regina andasse su tutte le furie.
Ma non c'era modo che Regina non si infuriasse per quanto era successo. “Bella idea che hai avuto, Swan!” si disse lo Sceriffo.
-Allora?-
Emma si torturava le mani e i piedi tamburellavano frenetici. “Sono proprio una deficiente, ma cosa mi è saltato in mente?”
Regina iniziava a spazientirsi. Cosa stava mugugnando lo sceriffo, cos'era tutto quel mistero?
La donna fece un passo avanti: -Swan!-
Emma udì il rimprovero ed improvvisamente d'un fiato ammise: -La pesca è stato davvero un incidente, lo giuro!-
Regina non capì dal principio: -Certo che lo scontro di oggi è stato un incidente, ci sarebbe anche mancato che lei avesse deliberatamente cercato di urtarmi e insudiciarmi e...- come un fulmine una realizzazione apparve davanti agli occhi della donna.
Emma vide Regina sgranare gli occhi e irrigidirsi. Ecco, aveva capito.
Come una serie di lampi Regina ebbe visioni dell'intera giornata e il loro legame con Emma Swan. Le banane, le arance, le pere, la pesca e ora l'ananas... erano tutti frutti sbagliati al posto sbagliato e con loro c'era sempre stata...
-Emma Swan!-
Emma sorrise di un sorriso colpevole e sornione. Era la sua ammissione di colpevolezza.
Ora doveva riuscire a far capire a Regina che tutto quello che aveva fatto era stato fatto a fin di bene. Anche se, a giudicare dallo guardo collerico e dalla tensione del corpo della donna, non sarebbe stata un impresa facile.
“Sarà una lunga notte, Emma Swan.”