Dove sei, mia Selene?
Non lo senti il mio chiamare?
Non lo senti il mio ululare?
Ti percepisco, t’avverto,
ma tu continui a sfuggire
ai miei occhi, che avidi ti cercano
nella notte, nel buio, nel dolore del cambiamento
“Dove sei,
mia Selene?”
Ma tu m’ignori, m’attiri
E poi ti celi dietro nuvole di tempesta;
ti mostri alla sguardo di chi
non è capace di comprenderti,
di indegni che non conoscono
la bellezza di quel momento,
che non odono il tuo richiamo,
mentre io accorro ogni volta,
rimanendo in attesa di quella luce,
attendendo il momento in cui
saremo felici insieme.
Ma ogni volta lo stesso dolore,
lo stesso tormento,
ed io ancora una volta ti cerco,
ed ancora una volta t’aspetto,
e ti chiamo, t’invoco.
“Dove sei,
mia Selene?”
Ma tu, insensibile, continui a fuggire;
e il sussurro diventa grido,
ed il grido diventa supplica,
incessante, martellante,
e le parole risuonano
come un eco lontano.
“Dove sei,
mia Selene?”
Scritta anche questa interamente a scuola (religione ispira in una maniera pazzesca!) e basata su di un sogno fatto tempo fa, ma tremendamente realistico. Immedesimandosi direttamente in un licantropo, ho provato ad immaginare quale siano i suoi sentimenti nei confronti di Selene nelle notti di luna piena, ed il risulto, dopo averla scritta, è stato un forte senso di malinconia. Non so se trasmette la stesso sensazione anche a voi, ma spero che vi piaccia.
Buona lettura ç_DevilJina_ç