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Autore: momoallaseconda    10/09/2016    2 recensioni
“Hai… cambiato idea…?” mormorò titubante.
La principessa si sedette sul letto, mantenendo lo sguardo ai suoi piedi “Non è questo…”
“E cosa allora? Parla figlia, ti prego! Io non leggo nel pensiero!” esclamò spazientito, allargando le braccia.
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Fanfiction partecipante al SaViola's Day indetto dal forum FairyPiece
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebecca, Sanji, Violet
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fanfiction partecipante al SaViola's Day indetto dal forum FairyPiece  J

 

 

God Save The Queen

(of Dressrosa)

 

 

È con grande gioia…

“mmmmh, no…”

È con immensa gioia…

“Si, meglio!”

È con immensa gioia e simpatia…

“Cosa?? No, no…”

È con immensa gioia e orgoglio…

“Si, orgoglio ci sta bene! È più solenne, rende tutto più… beh, si… dunque, dov’ero? Ah, si…”

…gioia e orgoglio che ho il piacere…

“No, forse è meglio dire il ‘privilegio’?... si, senz’altro!”

…ho il privilegio di…

“Papà! Ti prego, è davvero necessario?”

“Viola, ne abbiamo già parlato...”

“Si e continuo a non essere d’accordo!”

“Le cerimonie di incoronazione a Dressrosa non possono avvenire senza un discorso. In questo caso, in quanto regnante uscente, è mio compito presentarti al popolo come la nuova reg…”

“Mi conoscono già, papà!”

“È un proforma obbligatorio!”

L’anziana dattilografa di corte alzò un sopracciglio, scettica a quell’ultima uscita. Da quando era obbligatorio?

Dalla sua postazione (uno sgabello), osservò le persone che aveva di fronte.

Capitava di rado vedere Re Riku con quell’espressione esasperata in volto.

La principessa, d’altro canto, sembrava fin troppo calma e posata. Forse a causa dei duecento metri di tessuto che la circondavano e ricoprivano, obbligandola a una ferma posa a braccia aperte, nel centro della stanza. Due sarte ai suoi lati cercavano di prenderle le misure per l’abito che avrebbe indossato alla cerimonia e, contemporaneamente, di sceglierne i colori adatti.

Il Re misurava a grandi passi la camera privata della figlia, riadattata per l’occasione a sartoria.

Era da una buona mezz’ora che tentava di mettere per iscritto i farfugliamenti del suo sovrano.

La donna sospirò. Forse entro sera…

 

“Per favore, potreste lasciarmi qualche minuto solo con mia figlia?”

Viola lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si liberò dei tessuti, proprio mentre l’ultima donna chiudeva la porta dietro di sé, obbedendo all’ordine del Re.

Rimasero soli.

“Pensavo che venendo qui a provare, avremmo trovato un accordo..” proseguì, calmo.

“Papà, non è per il discorso... So che vorresti farlo e lo capisco, ma… insomma… non mi piace molto tutta questa teatralità.” sussurrò debolmente Viola, sfuggendo al suo sguardo.

Il Re la fissò qualche secondo.

“È da due settimane che ti vedo malinconica, figlia mia. Sei assente. Mangi poco, non esci quasi più dalla tua stanza... Cosa succede?”

“…”

“So che ti ho colto alla sprovvista due giorni fa, con la mia decisione di abdicare. Ma credevo di poterti risollevare il morale… dopo Do Flamingo, ho capito che a questo paese serve avere un nuovo sovrano in cui riporre la propria fiducia. Io ho sbagliato troppe volte… mi hai reso immensamente felice quando hai accettato di diventare Regina, Viola!”

“…”

“Hai… cambiato idea…?” mormorò titubante.

La principessa si sedette sul letto, mantenendo lo sguardo ai suoi piedi “Non è questo…”

“E cosa allora? Parla figlia, ti prego! Io non leggo nel pensiero!” esclamò spazientito, allargando le braccia.

Si girò di scatto, fronteggiandolo “Io… non posso fare a meno di pensare che… che tutto questo sarebbe dovuto toccare a Scarlet!” storse le labbra, amareggiata, scuotendo la testa.

Il Re ammorbidì lo sguardo. Come sempre quando si parlava della figlia maggiore, gli veniva un nodo in gola.

“Viola…” le si avvicinò “Tua sorella non…”

Toc toc

L’uomo alzò gli occhi al cielo, mentre la ragazza, dopo un attimo di smarrimento, pronunciava un ‘avanti’, ad alta voce “…oggi nessuno mi lascia terminare una frase!”

La porta si spalancò. “Ciao, zia Viola! Sono passata a vedere come procedono i preparativi! Oh, ci sei anche tu, nonno!” Un’entusiasta Rebecca entrò a passo di marcia nella stanza.

“Buongiorno, tesoro.” La principessa baciò la nipote sulla guancia prima di lasciarla all’abbraccio affettuoso del padre “L’organizzazione procede bene. Tra una settimana sarà tutto pronto.”

“Che bello!!” battè le mani tra loro, felice come una bambina “Non vedo l’ora di vedere il tuo abito! Sarai bellissima!! Sai, ho già scelto il mio!”

Viola rise, contagiata dalla sua allegria, dimenticando per un po’ i tristi pensieri “Davvero? Di che colore è?”

Il sovrano le guardò conversare amabilmente, rilassandosi.

Aveva avuto fortuna. Se non fosse entrata la nipote avrebbe dovuto affrontare, per l’ennesima volta, il senso di colpa che permeava Viola dalla morte della sorella. Inutile cercare di convincerla, inutile rassicurarla. Anche se aveva sacrificato  anni della sua vita sotto Do Flamingo per salvarci, era sempre convinta che avrebbe dovuto fare di più.

Rebecca era stata una ventata d’aria fresca per sé stesso e, soprattutto, per Viola. In queste settimane avevano approfondito il rapporto, scoprendo un’innata affinità, forse dovuta al fatto che la ragazza somigliava così tanto a Scarlet da fare quasi male, alle volte.

Ne aveva passante tante come ognuno di loro, ma vedeva sempre il lato positivo delle cose e riusciva, con poco, a far tornare il sorriso alla zia in qualunque circostanza.

Re Riku sospirò: adorava sua nipote!

La sua presenza quella stessa mattina, aveva alleggerito un’atmosfera che si stava facendo pesante.

Con lei la figlia era serena. Poche altre volte l’aveva vista felice come quando era in compagnia di Rebecca. A ben pensarci l’unica altra persona che aveva notato le facesse quest’effetto era quel ragazzo... uno dei Mugiwara… come si chiamava? Ah, già…

 

“E Sanji? Hai avuto sue notizie?” Rebecca la incalzava da un pò per avere notizie sui suoi amici, stropicciando furiosamente le mani tra loro.

“Ecco…” Viola esitò.

Era difficile dire ‘No, non si è più fatto sentire e capisco perché, dopo aver saputo del suo sfarzoso matrimonio, leggendolo sul giornale… grazie tante Mister Galanteria.

Poteva almeno dirmi che si era fidanzato! Di cosa mi stupisco, poi. Era un maledetto pervertito. È meglio che sia sparito dalla mia vita!’

“No, in realtà non ci siamo più sentiti…” mormorò, con una punta di fastidio, che celò magistralmente con un piccolo colpo di tosse.

La nipote non sembrò farci caso. Suo padre, invece la squadrò dubbioso.

“È davvero un peccato! Speravo riuscissi a darmi qualche informazione in più su come stanno lui, Rufy e gli altri! Sai, sconfiggere l’imperatrice pirata non è cosa di tutti i giorni!” esclamò sprizzando entusiasmo da tutti i pori. Ma quanto gesticolava quella ragazza? Era troppo dolce. Ogni tanto pensava che sarebbe stata una meravigliosa Regina, se avesse imparato a parlare più lentamente e tenere ferme le mani.

Aiutava già così tante persone a tornare alla normalità dopo Do Flamingo, giù ai villaggi, con l’aiuto di Kyros. Era una donna così buona e altruist… aspetta un attimo… i Mugiwara hanno sconfitto chi…??

“Stai parlando di Big Mom, Rebecca??” Re Riku si intromise nella discussione, sconvolto.

“Proprio lei!” felice come una Pasqua osservò lo sguardo incredulo che la zia e il nonno si scambiarono, e il sorriso le scemò via dal viso. “Non… non lo avete letto l’ultimo numero del giornale? È uscito oggi.” Incalzò, cercando nelle tasche quello che si rivelò essere un foglietto stropicciato, che stirò un po’ con le mani prima di porgerlo ad entrambi.

Viola lo prese con mani tremanti. Vi era riportato un breve articolo, presumibilmente strappato dalla pagina di un quotidiano. La foto del manifesto da ricercato di Rufy ricopriva gran parte del foglio, tranne che per un piccolo riquadro in basso a destra, in cui riconobbe il mezzobusto di Sanji, elegante come sempre con addirittura un fiore all’occhiello, pronto alla battaglia.

Il titolo lasciava ben pochi dubbi: ‘La ciurma di Cappello di Paglia invade i territori di Big Mom’ e come sottotitolo capeggiava un ‘È la fine per l’imperatrice pirata?’

Cosa diavolo…?

“Ricordate l’annuncio di matrimonio comparso due settimane fa?” Rebecca riprese la spiegazione, guardando entrambi.

“Si…” mormorò Viola, scura in volto.

“No…” si grattò la testa Re Riku.

Rebecca ignorò il nonno e si rivolse direttamente alla zia “In pratica dice che la ciurma di Cappello di Paglia non ha mai accettato la decisione di Sanji di lasciare i suoi Nakama per sposarsi.”

“Ma il giornale diceva che era lui ad aver deciso di…”

“Mentivano!” proclamò allargando le braccia. “Rufy ha radunato una squadra di recupero e sono corsi a riprendersi Sanji! Capisci? Lui non voleva sposare la figlia di Big Mom era stato costretto col ricatto, dalla sua famiglia! Per fortuna ora sta bene. Hanno ripreso il mare da giorni ma la notizia è arrivata solo ieri.”

 

Viola era esterrefatta, completamente senza parole.

Oh, per tutti i kami…

Giorni interi! Mattine, pomeriggi, notti! Per due intere settimane!! Maledizione… era tutto falso!

Il suo cuore aveva passato le pene dell’inferno dopo aver saputo che Sanji stava per sposare una donna che non era lei!

Dio se era stata male… non credeva di avere tante lacrime.

Tremendamente difficile nasconderlo ai suoi cari, aveva dovuto accettare la realtà dei fatti.

Se stava così male era solo per un motivo: si era innamorata di quel pervertito di un pirata. E, come succede sempre, se ne era accorta proprio ad un soffio dal perderlo.

Era ormai convinta che Sanji non sarebbe mai stato suo e diventare Regina le avrebbe dato la forza di dimenticarlo. Aveva accettato subito la nomina, convinta che buttarsi a capofitto nelle questioni burocratiche le avrebbe dato un pretesto per non pensare più a lui.

Ed ora…

Avvertiva suo padre e Rebecca continuare a parlare ma non li sentiva nemmeno. Il suo cervello stava realizzando quello che il cuore professava da qualche minuto buono, battendo furiosamente contro la cassa toracica e mozzandole il respiro.

Sanji era libero e stava bene. Non si era sposato, anzi, non l’aveva mai voluto!

Cercò di contenere la felicità e di regolarizzare il battito, pensando, giustamente, che anche se non si era più sposato, non era certa che il suo sentimento fosse corrisposto... Probabilmente non gli importava di lei più che di tutte le altre donne…

Questo ultimo pensiero passò in secondo piano non appena finì di leggere l’articolo di giornale che ancora teneva in mano. E il cuore impazzì del tutto.

Il giornalista era riuscito a captare un commento del cuoco, rivolto ad un suo Nakama, a battaglia conclusasi. Lo aveva riportato, diceva, pensando potesse essere utile per capire i prossimi spostamenti della ciurma, ma per Viola significava molto di più. La fine delle sue sofferenze. E, forse, di una nuova speranza.

 

-Ho un discorso in sospeso con una persona che una volta mi tirò un calcio in pieno viso.

Quel giorno si prese il mio cuore e una parte della mia dignità.-

 

Cos…? Stava parlando di lei…? Si, parlava di lei!!!

Come ulteriore prova, se aguzzava la vista, il fiore all’occhiello sulla giacca di Sanji, vicino al cuore, era una piccola viola.

Lui… oh, per tutti i kami, lui… io e lui… io… oh…

“Quel Sanji è un Vinsmoke????????” suo padre la risvegliò bruscamente dai suoi sogni ad occhi aperti. Si era scordata che ci fosse ancora qualcun altro nella stanza.

“Nonno, ma tu li leggi i giornali ogni tanto…?” mormorò Rebecca stancamente, incrociando le braccia.

Re Riku paonazzo era comico. “Ma… ma… loro, lui ci hanno aiutato! Come è possibile che un membro di quella famiglia aiuti qualcuno senza ricevere nulla in cambio??”

“Sanji è diverso, papà.” Sussurrò dolcemente, interrompendoli. Lui si girò a guardarla.

Il tremolio alla voce l’aveva tradita, lasciando trapelare tutta l’emozione che provava.

Rebecca la guardò raggiante.

“Lui è… diverso da qualunque altro uomo abbia mai conosciuto. Ed io… scusatemi, vi prego.” Si congedò velocemente dai suoi familiari, correndo via. Aveva bisogno di riordinare i pensieri, lontano da tutti. Troppe emozioni tutte insieme, il suo povero cuore ne aveva passate tante ultimamente.

Prima di chiudersi completamente la porta alle spalle, riuscì a sentire suo padre bofocchiare risentito alla nipote “Beh, per lo meno, è un principe…”

 

 

 

“Sei già stata al centro di recupero per ex giocattoli, oggi?”

“Non ancora. Prima dovevo terminare alcune pratiche da spedire ai consiglieri perché approvino il progetto. Spero davvero che tutto questo possa supportare psicologicamente i nostri concittadini. Incontrerò mio padre direttamente là.”

“Salutami Kyros. Dovete venire a cena una di queste sere.”

“Sicuro, zia!”

“A dopo, tesoro!”

La guardai allontanarsi verso il suo cavallo, con una punta di orgoglio. Le lezioni di portamento che prendeva da mesi stavano dando i loro frutti. Rebecca si stava trasformando nella donna fantastica che preannunciava già essere da piccola.

Mi voltai e proseguii il cammino che avevo interrotto per parlare con lei quando l’avevo incontrata sulla spiaggia.

Avevo preso l’abitudine di camminare vicino alla riva, ogni giorno. Guardare il mare mi rilassava e allontanava le preoccupazioni, rivolte per lo più verso una certa testa bionda.

Pensavo sempre a lui. Cosa stava facendo, se era ferito, se era felice… se gli mancavo solo la metà di quanto lui mancasse a me.

A pensarci era buffo; come poteva mancarmi? Lo conoscevo appena… non avrei dovuto fidarmi così alla leggera, gli uomini sono bugiardi per natura.

Ero stata con lui per così poco tempo...

Eppure, sentivo di conoscerlo. Sapevo di lui le cose più importanti.

Sapevo che era un Vinsmoke, ma non aveva la loro cattiveria.

Sapevo che usava i calci come tecnica di combattimento, ma non aveva mosso un muscolo per difendersi dal mio, in pieno volto.

Sapevo che amava tutte le donne, ma solo con me si era mostrato debole.

Sapevo che era molto legato ai suoi compagni, li stimavo anch’io, con tutto il cuore.

Sapevo che adorava cucinare per le persone a cui teneva, io avrei danzato solo per lui.

Sapevo che non poteva stare senza le sue sigarette, l’avrei inebriato con ben altri gusti.

Sapevo che era dolce, raffinato e dall’animo gentile.

Sapevo che era un principe senza regno, io non ero più una principessa ma avevo ancora un regno da difendere.

Sapevo abbastanza per dirmi perdutamente innamorata di lui.

Erano passati mesi da quando avevo letto quel piccolo ritaglio di giornale. L’avevo tenuto al sicuro, custodito nelle mie stanze e non ne avevo più fatto menzione.

Sanji non aveva detto nulla esplicitamente, ma io ero certa che sarebbe tornato, prima o poi.

Solo un cieco non si sarebbe accorto del mio drastico cambiamento.

Dopo quella scoperta, l’euforia mi restò addosso per giorni e giorni, ma portò anche ad un’amara cognizione.

Non potevo diventare la Regina di Dressrosa.

Non potevo. Non era mai spettato a me e non lo avevo mai nemmeno desiderato.

Quella non poteva essere la mia vita.

Rinunciare al trono fu facile. Convincere mio padre che fosse la cosa giusta, un po’ meno.

Lui si vedeva già in pensione a curare le sue ortensie…

 

“Fammi capire, Viola. Tu stai buttando alle ortiche la tua eredità perché hai letto

tra le righe di un commento, scritto su di un giornale, ascoltato per sbaglio, magari errato,

di un certo qual pirata di una ciurma, al momento sperduta su chissà quale isola del Nuovo Mondo, che rischia la pelle ogni settimana, che potrebbe, si e no, forse, e dico forse, un giorno,

non si sa quando, magari mai, decidere di tornare a Dressrosa e portarti con lui chissà dove…?”

 

…avrebbe potuto prenderla peggio.

Le ortensie avrebbero aspettato tempi migliori.

Avevo preso la decisione giusta. E, alla fine, anche lui l’aveva capito.

Dressrosa si meritava un sovrano capace e intelligente. Altruista ed empatico, attento alle sorti del suo popolo. Io non sarei mai stata il candidato ideale. Ma conoscevo qualcuno che possedeva tutte quelle caratteristiche.

Mi venne naturale esortare Rebecca a riappropriarsi del suo vecchio titolo di Principessa di Corte.

Non era mai stato nemmeno un suo desiderio, ma aveva capito che benefici avrebbe portato quel titolo ai suoi progetti di volontariato. Lei era felice se i cittadini erano felici e non è forse questo che fa di un regina, una Buona Regina? Aveva scoperto quanto le piacesse questo lato della monarchia.

Senza contare che vedeva in tutto questo un disegno divino che scaturiva da sua madre, colei che sarebbe dovuta essere la legittima erede.

Rebecca sarebbe stata una Regina fantastica, così come sarebbe potuta essere Scarlet, se lo fosse diventata.

Kyros e mio padre l’avrebbero aiutata.

 

Giorni dopo capì ancor di più di aver avuto ragione, quando avvistai in lontananza, una nave dalla polena a forma di leone, avvicinarsi all’isola fluttuando veloce tra le onde, al sole tiepido del tramonto, in un giorno d’estate.

La vista mi si offuscò, mentre le prime lacrime di felicità iniziavano a scendere, nel riconoscere il capitano urlare a pieni polmoni.

“Terraaaaaa!!!! Sanjiiiiiii siamo a Dressrosaaaaaa!!!!!”

Il cuore prese a battere di nuovo impazzito, mentre una meravigliosa consapevolezza si faceva strada in me.

 

La mia vera vita iniziava, con te amore mio.

 

 

 

 

N.B.

Ciaoooo! Spero che possa piacervi questo piccolo esperimento.

So che l’argomento non è originalissimo ma ci tenevo a dare il mio contributo a questa giornata!

Ringrazio tanto Zomi per avermi invitata!!

Buon Saviola’s day a tutti!!

Momo

   
 
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