Fanfiction
partecipante al SaViola's Day indetto dal forum FairyPiece J
God
Save The Queen
(of
Dressrosa)
È
con grande gioia…
“mmmmh,
no…”
È
con immensa
gioia…
“Si, meglio!”
È
con immensa gioia
e simpatia…
“Cosa?? No,
no…”
È
con immensa gioia
e orgoglio…
“Si, orgoglio ci sta
bene! È più solenne, rende tutto
più…
beh, si… dunque, dov’ero? Ah,
si…”
…gioia
e orgoglio
che ho il piacere…
“No, forse è
meglio dire il ‘privilegio’?... si,
senz’altro!”
…ho
il privilegio
di…
“Papà! Ti
prego, è davvero necessario?”
“Viola, ne abbiamo
già parlato...”
“Si e continuo a non
essere d’accordo!”
“Le cerimonie di
incoronazione a Dressrosa non possono
avvenire senza un discorso. In questo caso, in quanto regnante uscente,
è mio
compito presentarti al popolo come la nuova reg…”
“Mi conoscono
già, papà!”
“È un
proforma obbligatorio!”
L’anziana dattilografa
di corte alzò un sopracciglio,
scettica a quell’ultima uscita. Da quando era obbligatorio?
Dalla sua postazione (uno
sgabello), osservò le persone
che aveva di fronte.
Capitava di rado vedere Re Riku
con quell’espressione
esasperata in volto.
La principessa, d’altro
canto, sembrava fin troppo calma
e posata. Forse a causa dei duecento metri di tessuto che la
circondavano e
ricoprivano, obbligandola a una ferma posa a braccia aperte, nel centro
della
stanza. Due sarte ai suoi lati cercavano di prenderle le misure per
l’abito che
avrebbe indossato alla cerimonia e, contemporaneamente, di sceglierne i
colori
adatti.
Il Re misurava a grandi passi la
camera privata della
figlia, riadattata per l’occasione a sartoria.
Era da una buona
mezz’ora che tentava di mettere per
iscritto i farfugliamenti del suo sovrano.
La donna sospirò. Forse
entro sera…
“Per favore, potreste
lasciarmi qualche minuto solo con
mia figlia?”
Viola lasciò cadere le
braccia lungo i fianchi e si liberò
dei tessuti, proprio mentre l’ultima donna chiudeva la porta
dietro di sé,
obbedendo all’ordine del Re.
Rimasero soli.
“Pensavo che venendo qui
a provare, avremmo trovato un
accordo..” proseguì, calmo.
“Papà, non
è per il discorso... So che vorresti farlo e
lo capisco, ma… insomma… non mi piace molto tutta
questa teatralità.” sussurrò
debolmente Viola, sfuggendo al suo sguardo.
Il Re la fissò qualche
secondo.
“È da due
settimane che ti vedo malinconica, figlia mia. Sei
assente. Mangi poco, non esci quasi più dalla tua stanza...
Cosa succede?”
“…”
“So che ti ho colto alla
sprovvista due giorni fa, con la
mia decisione di abdicare. Ma credevo di poterti risollevare il
morale… dopo Do
Flamingo, ho capito che a questo paese serve avere un nuovo sovrano in
cui
riporre la propria fiducia. Io ho sbagliato troppe volte… mi
hai reso
immensamente felice quando hai accettato di diventare Regina,
Viola!”
“…”
“Hai…
cambiato idea…?” mormorò titubante.
La principessa si sedette sul
letto, mantenendo lo
sguardo ai suoi piedi “Non è
questo…”
“E cosa allora? Parla
figlia, ti prego! Io non leggo nel
pensiero!” esclamò spazientito, allargando le
braccia.
Si girò di scatto,
fronteggiandolo “Io… non posso fare a
meno di pensare che… che tutto questo sarebbe dovuto toccare
a Scarlet!” storse
le labbra, amareggiata, scuotendo la testa.
Il Re ammorbidì lo
sguardo. Come sempre quando si parlava
della figlia maggiore, gli veniva un nodo in gola.
“Viola…”
le si avvicinò “Tua sorella
non…”
Toc toc
L’uomo alzò
gli occhi al cielo, mentre la ragazza, dopo
un attimo di smarrimento, pronunciava un ‘avanti’,
ad alta voce “…oggi nessuno
mi lascia terminare una frase!”
La porta si spalancò.
“Ciao, zia Viola! Sono passata a
vedere come procedono i preparativi! Oh, ci sei anche tu,
nonno!” Un’entusiasta
Rebecca entrò a passo di marcia nella stanza.
“Buongiorno,
tesoro.” La principessa baciò la nipote
sulla guancia prima di lasciarla all’abbraccio affettuoso del
padre
“L’organizzazione procede bene. Tra una settimana
sarà tutto pronto.”
“Che bello!!”
battè le mani tra loro, felice come una
bambina “Non vedo l’ora di vedere il tuo abito!
Sarai bellissima!! Sai, ho già
scelto il mio!”
Viola rise, contagiata dalla sua
allegria, dimenticando
per un po’ i tristi pensieri “Davvero? Di che
colore è?”
Il sovrano le guardò
conversare amabilmente,
rilassandosi.
Aveva avuto fortuna. Se non fosse
entrata la nipote
avrebbe dovuto affrontare, per l’ennesima volta, il senso di
colpa che permeava
Viola dalla morte della sorella. Inutile cercare di convincerla,
inutile
rassicurarla. Anche se aveva sacrificato anni
della sua vita sotto Do Flamingo per
salvarci, era sempre convinta che avrebbe dovuto fare di
più.
Rebecca era stata una ventata
d’aria fresca per sé stesso
e, soprattutto, per Viola. In queste settimane avevano approfondito il
rapporto, scoprendo un’innata affinità, forse
dovuta al fatto che la ragazza
somigliava così tanto a Scarlet da fare quasi male, alle
volte.
Ne aveva passante tante come
ognuno di loro, ma vedeva
sempre il lato positivo delle cose e riusciva, con poco, a far tornare
il
sorriso alla zia in qualunque circostanza.
Re Riku sospirò:
adorava sua nipote!
La sua presenza quella stessa
mattina, aveva alleggerito
un’atmosfera che si stava facendo pesante.
Con lei la figlia era serena.
Poche altre volte l’aveva
vista felice come quando era in compagnia di Rebecca. A ben pensarci
l’unica
altra persona che aveva notato le facesse quest’effetto era
quel ragazzo... uno
dei Mugiwara… come si chiamava? Ah,
già…
“E Sanji? Hai avuto sue
notizie?” Rebecca la incalzava da
un pò per avere notizie sui suoi amici, stropicciando
furiosamente le mani tra
loro.
“Ecco…”
Viola esitò.
Era difficile dire ‘No,
non si è più fatto sentire e capisco
perché, dopo aver saputo del suo sfarzoso matrimonio,
leggendolo sul giornale… grazie tante Mister Galanteria.
Poteva
almeno dirmi
che si era fidanzato! Di cosa mi stupisco, poi. Era un maledetto
pervertito. È
meglio che sia sparito dalla mia vita!’
“No, in
realtà non ci siamo più
sentiti…” mormorò, con
una punta di fastidio, che celò magistralmente con un
piccolo colpo di tosse.
La nipote non sembrò
farci caso. Suo padre, invece la
squadrò dubbioso.
“È davvero un
peccato! Speravo riuscissi a darmi qualche
informazione in più su come stanno lui, Rufy e gli altri!
Sai, sconfiggere l’imperatrice
pirata non è cosa di tutti i giorni!”
esclamò sprizzando entusiasmo da tutti i
pori. Ma quanto gesticolava quella ragazza? Era troppo dolce. Ogni
tanto
pensava che sarebbe stata una meravigliosa Regina, se avesse imparato a
parlare
più lentamente e tenere ferme le mani.
Aiutava già
così tante persone a tornare alla normalità
dopo Do Flamingo, giù ai villaggi, con l’aiuto di
Kyros. Era una donna così
buona e altruist… aspetta un attimo… i Mugiwara
hanno sconfitto chi…??
“Stai parlando di Big
Mom, Rebecca??” Re Riku si
intromise nella discussione, sconvolto.
“Proprio lei!”
felice come una Pasqua osservò lo sguardo incredulo
che la zia e il nonno si scambiarono, e il sorriso le scemò
via dal viso. “Non…
non lo avete letto l’ultimo numero del giornale? È
uscito oggi.” Incalzò,
cercando nelle tasche quello che si rivelò essere un
foglietto stropicciato,
che stirò un po’ con le mani prima di porgerlo ad
entrambi.
Viola lo prese con mani tremanti.
Vi era riportato un
breve articolo, presumibilmente strappato dalla pagina di un
quotidiano. La
foto del manifesto da ricercato di Rufy ricopriva gran parte del
foglio, tranne
che per un piccolo riquadro in basso a destra, in cui riconobbe il
mezzobusto
di Sanji, elegante come sempre con addirittura un fiore
all’occhiello, pronto
alla battaglia.
Il titolo lasciava ben pochi
dubbi: ‘La ciurma di Cappello di
Paglia invade i territori di Big Mom’ e
come sottotitolo capeggiava un ‘È
la fine
per l’imperatrice pirata?’
Cosa diavolo…?
“Ricordate
l’annuncio di matrimonio comparso due
settimane fa?” Rebecca riprese la spiegazione, guardando
entrambi.
“Si…”
mormorò Viola, scura in volto.
“No…”
si grattò la testa Re Riku.
Rebecca ignorò il nonno
e si rivolse direttamente alla
zia “In pratica dice che la ciurma di Cappello di Paglia non
ha mai accettato
la decisione di Sanji di lasciare i suoi Nakama per sposarsi.”
“Ma il giornale diceva
che era lui ad aver deciso di…”
“Mentivano!”
proclamò allargando le braccia. “Rufy ha
radunato una squadra di recupero e sono corsi a riprendersi Sanji!
Capisci? Lui
non voleva sposare la figlia di Big Mom era stato costretto col
ricatto, dalla
sua famiglia! Per fortuna ora sta bene. Hanno ripreso il mare da giorni
ma la
notizia è arrivata solo ieri.”
Viola era esterrefatta,
completamente senza parole.
Oh, per
tutti i
kami…
Giorni interi! Mattine, pomeriggi,
notti! Per due intere
settimane!! Maledizione… era tutto falso!
Il suo cuore aveva passato le pene
dell’inferno dopo aver
saputo che Sanji stava per sposare una donna che non era lei!
Dio se era stata male…
non credeva di avere tante
lacrime.
Tremendamente difficile
nasconderlo ai suoi cari, aveva
dovuto accettare la realtà dei fatti.
Se stava così male era
solo per un motivo: si era
innamorata di quel pervertito di un pirata. E, come succede sempre, se
ne era
accorta proprio ad un soffio dal perderlo.
Era ormai convinta che Sanji non
sarebbe mai stato suo e
diventare Regina le avrebbe dato la forza di dimenticarlo. Aveva
accettato
subito la nomina, convinta che buttarsi a capofitto nelle questioni
burocratiche le avrebbe dato un pretesto per non pensare più
a lui.
Ed ora…
Avvertiva suo padre e Rebecca
continuare a parlare ma non
li sentiva nemmeno. Il suo cervello stava realizzando quello che il
cuore
professava da qualche minuto buono, battendo furiosamente contro la
cassa
toracica e mozzandole il respiro.
Sanji era libero e stava bene. Non
si era sposato, anzi,
non l’aveva mai voluto!
Cercò di contenere la
felicità e di regolarizzare il
battito, pensando, giustamente, che anche se non si era più
sposato, non era
certa che il suo sentimento fosse corrisposto... Probabilmente non gli
importava di lei più che di tutte le altre donne…
Questo ultimo pensiero
passò in secondo piano non appena
finì di leggere l’articolo di giornale che ancora
teneva in mano. E il cuore
impazzì del tutto.
Il giornalista era riuscito a
captare un commento del
cuoco, rivolto ad un suo Nakama, a battaglia conclusasi. Lo aveva
riportato,
diceva, pensando potesse essere utile per capire i prossimi spostamenti
della
ciurma, ma per Viola significava molto di più. La fine delle
sue sofferenze. E,
forse, di una nuova speranza.
-Ho un discorso in
sospeso con una persona
che una volta mi tirò un calcio in pieno viso.
Quel giorno si prese
il mio cuore e una
parte della mia dignità.-
Cos…? Stava parlando di
lei…? Si, parlava di lei!!!
Come ulteriore prova, se aguzzava
la vista, il fiore
all’occhiello sulla giacca di Sanji, vicino al cuore, era una
piccola viola.
Lui…
oh, per tutti
i kami, lui… io e lui… io…
oh…
“Quel Sanji è
un Vinsmoke????????” suo padre la risvegliò
bruscamente dai suoi sogni ad occhi aperti. Si era scordata che ci
fosse ancora
qualcun altro nella stanza.
“Nonno, ma tu li leggi i
giornali ogni tanto…?” mormorò
Rebecca stancamente, incrociando le braccia.
Re Riku paonazzo era comico.
“Ma… ma… loro, lui ci hanno
aiutato! Come è possibile che un membro di quella famiglia
aiuti qualcuno senza
ricevere nulla in cambio??”
“Sanji è
diverso, papà.” Sussurrò dolcemente,
interrompendoli. Lui si girò a guardarla.
Il tremolio alla voce
l’aveva tradita, lasciando
trapelare tutta l’emozione che provava.
Rebecca la guardò
raggiante.
“Lui
è… diverso da qualunque altro uomo abbia mai
conosciuto. Ed io… scusatemi, vi prego.” Si
congedò velocemente dai suoi
familiari, correndo via. Aveva bisogno di riordinare i pensieri,
lontano da
tutti. Troppe emozioni tutte insieme, il suo povero cuore ne aveva
passate
tante ultimamente.
Prima di chiudersi completamente
la porta alle spalle,
riuscì a sentire suo padre bofocchiare risentito alla nipote
“Beh, per lo meno,
è un principe…”
“Sei già
stata al centro di recupero per ex giocattoli,
oggi?”
“Non ancora. Prima
dovevo terminare alcune pratiche da
spedire ai consiglieri perché approvino il progetto. Spero
davvero che tutto
questo possa supportare psicologicamente i nostri concittadini.
Incontrerò mio
padre direttamente là.”
“Salutami Kyros. Dovete
venire a cena una di queste
sere.”
“Sicuro, zia!”
“A dopo,
tesoro!”
La guardai allontanarsi verso il
suo cavallo, con una
punta di orgoglio. Le lezioni di portamento che prendeva da mesi
stavano dando
i loro frutti. Rebecca si stava trasformando nella donna fantastica che
preannunciava già essere da piccola.
Mi voltai e proseguii il cammino
che avevo interrotto per
parlare con lei quando l’avevo incontrata sulla spiaggia.
Avevo preso l’abitudine
di camminare vicino alla riva,
ogni giorno. Guardare il mare mi rilassava e allontanava le
preoccupazioni,
rivolte per lo più verso una certa testa bionda.
Pensavo sempre a lui. Cosa stava
facendo, se era ferito,
se era felice… se gli mancavo solo la metà di
quanto lui mancasse a me.
A pensarci era buffo; come poteva
mancarmi? Lo conoscevo
appena… non avrei dovuto fidarmi così alla
leggera, gli uomini sono bugiardi
per natura.
Ero stata con lui per
così poco tempo...
Eppure, sentivo di conoscerlo.
Sapevo di lui le cose più
importanti.
Sapevo che era un Vinsmoke, ma non
aveva la loro
cattiveria.
Sapevo che usava i calci come
tecnica di combattimento,
ma non aveva mosso un muscolo per difendersi dal mio, in pieno volto.
Sapevo che amava tutte le donne,
ma solo con me si era
mostrato debole.
Sapevo che era molto legato ai
suoi compagni, li stimavo anch’io,
con tutto il cuore.
Sapevo che adorava cucinare per le
persone a cui teneva,
io avrei danzato solo per lui.
Sapevo che non poteva stare senza
le sue sigarette,
l’avrei inebriato con ben altri gusti.
Sapevo che era dolce, raffinato e
dall’animo gentile.
Sapevo che era un principe senza
regno, io non ero più
una principessa ma avevo ancora un regno da difendere.
Sapevo abbastanza per dirmi
perdutamente innamorata di
lui.
Erano passati mesi da quando avevo
letto quel piccolo
ritaglio di giornale. L’avevo tenuto al sicuro, custodito
nelle mie stanze e
non ne avevo più fatto menzione.
Sanji non aveva detto nulla
esplicitamente, ma io ero
certa che sarebbe tornato, prima o poi.
Solo un cieco non si sarebbe
accorto del mio drastico
cambiamento.
Dopo quella scoperta,
l’euforia mi restò addosso per
giorni e giorni, ma portò anche ad un’amara
cognizione.
Non potevo diventare la Regina di
Dressrosa.
Non potevo. Non era mai spettato a
me e non lo avevo mai
nemmeno desiderato.
Quella non poteva essere la mia
vita.
Rinunciare al trono fu facile.
Convincere mio padre che
fosse la cosa giusta, un po’ meno.
Lui si vedeva già in
pensione a curare le sue ortensie…
“Fammi
capire, Viola. Tu stai buttando alle ortiche la tua eredità
perché hai letto
tra le righe di un
commento, scritto su di un giornale, ascoltato per
sbaglio, magari errato,
di un certo qual
pirata di una ciurma, al momento sperduta su chissà
quale isola del Nuovo Mondo, che rischia la pelle ogni settimana, che
potrebbe,
si e no, forse, e dico forse, un giorno,
non si sa quando,
magari mai, decidere di tornare a Dressrosa e
portarti con lui chissà dove…?”
…avrebbe potuto
prenderla peggio.
Le ortensie avrebbero aspettato
tempi migliori.
Avevo preso la decisione giusta.
E, alla fine, anche lui
l’aveva capito.
Dressrosa si meritava un sovrano
capace e intelligente.
Altruista ed empatico, attento alle sorti del suo popolo. Io non sarei
mai
stata il candidato ideale. Ma conoscevo qualcuno che possedeva tutte
quelle
caratteristiche.
Mi venne naturale esortare Rebecca
a riappropriarsi del
suo vecchio titolo di Principessa di Corte.
Non era mai stato nemmeno un suo
desiderio, ma aveva
capito che benefici avrebbe portato quel titolo ai suoi progetti di
volontariato. Lei era felice se i cittadini erano felici e non
è forse questo
che fa di un regina, una Buona Regina? Aveva scoperto quanto le
piacesse questo
lato della monarchia.
Senza contare che vedeva in tutto
questo un disegno
divino che scaturiva da sua madre, colei che sarebbe dovuta essere la
legittima
erede.
Rebecca sarebbe stata una Regina
fantastica, così come
sarebbe potuta essere Scarlet, se lo fosse diventata.
Kyros e mio padre
l’avrebbero aiutata.
Giorni dopo capì ancor
di più di aver avuto ragione, quando
avvistai in lontananza, una nave dalla polena a forma di leone,
avvicinarsi
all’isola fluttuando veloce tra le onde, al sole tiepido del
tramonto, in un
giorno d’estate.
La vista mi si offuscò,
mentre le prime lacrime di
felicità iniziavano a scendere, nel riconoscere il capitano
urlare a pieni
polmoni.
“Terraaaaaa!!!!
Sanjiiiiiii siamo a Dressrosaaaaaa!!!!!”
Il cuore prese a battere di nuovo
impazzito, mentre una meravigliosa
consapevolezza si faceva strada in me.
La mia vera vita iniziava, con te
amore mio.
N.B.
Ciaoooo! Spero che possa piacervi
questo piccolo
esperimento.
So che l’argomento non
è originalissimo ma ci tenevo a
dare il mio contributo a questa giornata!
Ringrazio tanto Zomi per avermi
invitata!!
Buon Saviola’s day a
tutti!!
Momo