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Autore: Echocide    10/09/2016    2 recensioni
Marinette si sente in colpa.
Per colpa sua Lila è stata allontanata da tutti a scuola e, così, cerca di avvicinare l'italiana, offrendole la sua amicizia, peccato che questo ha risvolti...imprevisti!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Lei è mia!
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Lila
Genere: commedia, fluff, romantico
Rating: G
Avvertimenti: longfic
Wordcount: 1.113 (Fidipù)
Note: E si ritrorna anche con questa storia! Chiedo scusa a tutti per il lungo periodo di assenza ma, a parte le storie del Quantum Universe, non ho avuto il tempo di aggiornare altro durante questi mesi estivi ma, finalmente!, sto riprendendo possesso della mia routine e quindi eccomi che ritorno a tormentarvi anche con Lei è mia! (e prossimamente anche con Vuoi scommettere?).
E niente, vi lascio direttamente al capitolo tanto atteso (?), non senza ringraziarvi come mio solito: grazie a tutti voi che leggete, grazie a tutti voi che commentate e grazie anche a tutti voi che inserite una mia storia nelle vostre liste.
Grazie davvero di tutto cuore!


Lunedì
Adrien osservò il kwami nero planare verso il basso, dopo essere uscito dall’anello: quel giorno, l’akumatizzato era stato un nemico particolarmente ostico che aveva messo in serie difficoltà lui e Ladybug.
Quando, attraverso l’edizione straordinaria del telegiornale, aveva scoperto che un noto cantante lirico era stato colpito dal potere malefico di Papillon, aveva pensato che sarebbe stato un lavoretto facile: insomma, cosa mai avrebbe potuto fare loro un cantante?
Spaccare i timpani, per esempio.
Soprattutto se erano delicati come i suoi, quando era trasformato.
«Camembert…» rantolò Plagg, atterrando fra le sue mani e alzando una zampina, quasi che quello fosse l’ultimo gesto prima della sua dipartita; Adrien scosse il capo, prendendo un triangolo di formaggio dal contenitore che teneva nella borsa della scuola e dandolo al kwami che, come se fosse stato riportato miracolosamente in vita, si alzò e afferrò il latticino fra le mani.
Il biondo sbuffò, facendogli cenno di nascondersi: «Dovrei chiamare Marinette…» mormorò fra sé, dando una veloce occhiata all’orario sul cellulare e cercando di ignorare lo sguardo del kwami: «Che c’è?» sbuffò, dopo un po’, abbassando lo sguardo e fissando a sua volta Plagg.
Lo spiritello nero rimase in silenzio, masticando l’ultimo boccone di camembert: «Interessante.» commentò alla fine, mentre un sorrisetto sardonico gli piegò la bocca: «L’inclinazione che dai alla tua voce, quando pronunci il nome di Marinette.» spiegò, mentre una luce divertita gli illuminava lo sguardo: «E’ qualcosa come: oh, Marinette. Sei l’amore della mia vit-mpf!» Adrien gli posò la mano sulla bocca, guardandosi attorno con fare guardingo: aveva avvertito qualcosa, un brivido lungo la schiena l’aveva messo in allarme e poteva sentire quella strana sensazione di avere uno sguardo addosso.
Si voltò, studiando la zona e non notando niente di strano: «Me lo sarò immaginato…» borbottò fra sé, posando distrattamente lo sguardo su un cartellone pubblicitario: qualche fotografo fortunato aveva immortalato la sua lady e la bella eroina parigina era stata usata per una campagna di sensibilizzazione dell’ambiente.
Sorrise, facendo vagare lo sguardo su quel viso conosciuto - e sconosciuto al tempo stesso -, sugli occhi celesti e le labbra piegate in un sorriso sicuro; sospirò, rimanendo a osservare il cartellone e poi scosse il capo, abbassando lo sguardo: Marinette. Doveva chiamare Marinette.


Martedì
Adrien sbadigliò, entrando nella Dupont e guardandosi attorno, sperando di vedere la figura della sua compagna di classe e progetto; sorrise, quando la vide seduta su una panchina, dalla parte opposta rispetto all’entrata e si avvicinò lentamente: il giorno prima, quando l’aveva chiamata, Marinette si era scusata in mille modi perché era impegnata a fare la babysitter e non poteva finire con lui il progetto di geografia.
L’aveva ascoltata, sorridendo alla voce impacciata che, di tanto in tanto, balbettava o disponeva le parole in maniera casuale, trovando tenerissimo quell’atteggiamento: all’inizio aveva pensato che fosse dovuto al carattere estremamente timido e introverso della ragazza ma, dopo che aveva avuto a che fare con lei come Chat Noir, aveva capito che quello era un trattamento che riservava solo ad Adrien Agreste.
Aveva iniziato a farsi domande sul perché, senza trovare una risposta che lo soddisfacesse.
Che fosse ancora arrabbiata con lui per quello che successe al loro primo incontro?
Ma, in quel caso, perché balbettare e parlare senza senso? Perché non gli teneva il broncio come aveva fatto le prime volte?
Ogni tanto Plagg lo prendeva in giro, dicendogli che la sua bella si comportava così perché era innamorata di lui ma lo aveva sempre liquidato, dicendo che era impossibile.
Basta pensieri, si disse mentalmente, avvicinandosi alla ragazza e alzando una mano in segno di saluto: «Ciao, Marin…» si fermò, di fronte allo sguardo di puro odio che l’italiana, accucciata dietro alla mora, gli stava lanciando: se uno sguardo poteva uccidere, quello di Lila lo avrebbe fatto secco all’istante.
«C-ciao.» balbettò Marinette, voltandosi indietro e osservando la castana posarle una mano sulla spalla, quasi a rivendicare la moretta come sua proprietà.


Mercoledì
Quando Adrien aveva proposto di giocare a Ultimate Mega Strike III in biblioteca, Max e gli altri avevano accettato con entusiasmo: voleva rimediare alla buca che aveva dato loro qualche tempo prima e un piccolo torneo a scuola gli era sembrato perfetto.
Si sistemò la tracolla sulla spalla, voltandosi verso la ragazza dietro di lei che, con precisione, stava infilando i libri di fisica nello zaino: «Marinette?» la chiamò, vedendo lo sguardo celeste posarsi su di lui, mentre una tenue tinta rosata le comparve immediatamente sulle guance: «Sto andando a giocare a Ultimate Mega Strike con gli altri, in biblioteca. Vuoi unir…»
«Mari!»
La voce di Lila lo bloccò e lui rimase a osservare l’italiana giungere velocemente e prendere la ragazza per un braccio: «Andiamo a fare shopping? Ieri ho visto un negozietto carinissimo e pensavo…» iniziò a spiegare la castana, afferrando a braccetto Marinette e portandola via da lui, non senza avergli regalato uno sguardo superiore mentre l’altra ragazza abbozzava un sorriso a mo’ di scusa.
«Tre a zero per Lila.» commentò Plagg, uscendo dal suo nascondiglio, una volta che le due giovani furono uscite dall’aula: «Sai, inizio a pensare che farai prima a conquistare Ladybug, piuttosto che parlare con Marinette…»
«Grazie, eh.»
«Ehi, dovresti esserne felice! Ladybug è l’amore della tua vita mentre Marinette è solo un’amica.» dichiarò divertito il kwami, storcendo la bocca in un ghigno mefistofelico: «Parole tue, moccioso.»
«Sì, certo.»
«Mh.»
«Che c’è?»
«Qualcosa mi dice che Marinette non è solo un’amica per te.»
«Piantala.»


Giovedì
Ci aveva provato di nuovo a parlare con Marinette, ma ancora una volta Lila lo aveva interrotto: era apparsa dal nulla, passando un braccio attorno al collo della mora e trascinandola via, non senza avergli scoccato un’occhiata glaciale e omicida.
Marinette l’aveva osservata imbarazzata, balbettando un titubante “A domani” e lasciando che l’altra la trascinasse via.
Ma perché?
Perché Lila non voleva che lui si avvicinasse a Marinette?
Cosa le aveva fatto di male?
«L’amore della tua vita che viene trascinata via…» commentò Plagg, facendo capolino dalla camicia e ridacchiando: «Questa settimana è stata veramente divertente. Tu che provavi ad avvicinare Marinette, lei che balbettava…» si fermò, socchiudendo gli occhi: «Ovviamente, se Lila le dava il tempo di balbettare.»
«Secondo te cosa le avrò fatto? Non capisco perché si comporti così. Con me.»
«Ehi, secondo te come faccio a sapere la risposta?»
«Non so…» mormorò Adrien, fissandolo: «Forse perché sembra che tu abbia la risposta per tutto?»
«La mia onniscienza non prevede la conoscenza della funzionamento della mente femminile.» dichiarò il kwami, incrociando le zampette e fissandolo serio: «E dovresti smettere di provarci anche tu: non c’è nulla di più assurdo e totalmente anarchico della mente di una donna.»
«Grazie, Plagg.»
«Sono il tuo compagno: per te questo e altro!»

   
 
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