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Autore: WibblyVale    10/09/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi seguì Naruto fino alla stanza di Kenta all’ospedale. Tsunade era all’interno e stava visitando l’uomo con l’aiuto di Sakura. Quando l’Hokage notò la presenza del jonin, si allontanò dal paziente ed andò verso di lui.
“Non farlo sforzare troppo” si raccomandò con tono severo.
“Sissignora.”
“Kakashi, qualunque sia il tuo problema con lui, se gli torci un capello …” minacciò la bionda.
“Mi limiterò ad ascoltare”, le assicurò lui. In fondo, si era sentito in colpa per come aveva aggredito quell’uomo l’ultima volta.
Entrò lentamente, oltrepassando Sakura che stava uscendo dalla porta chiudendosela alle spalle. Prese una sedia e l’affiancò al letto. Kenta era dimagrito, i suoi capelli erano caduti, lasciando delle chiazze pelate sulla sua testa, i suoi occhi erano incavati e gonfi.
“Come stai?” chiese.
Kenta deglutì a fatica. “Ho avuto momenti migliori.”
“Cos’è successo? Perché sei ridotto così?”
L’uomo chiuse gli occhi e sospirò.
“L’ho già spiegato anche a Tsunade, e mi dispiace Kakashi.” Così si mise a raccontare la propria storia, lasciando il Copia-ninja a bocca aperta e pieno di rabbia, ma si trattenne. “Io … volevo vendicare mio fratello. Poi, però è cambiato tutto, ma … Lui ormai mi aveva in pugno. Persino ora ne voglio ancora … sono … mi ha reso schiavo.” Le lacrime scendevano da quell’uomo, che al jonin era sempre parso forte e tutto d’un pezzo.
“Shiori …”
“Lei mi odia. Io la vedo come una figlia e lei … non mi perdonerà mai.”
Kakashi ricacciò la rabbia indietro e appoggiò delicatamente una mano sulla spalla dell’uomo più anziano.
“Non eri in te. Hai sbagliato e in un’altra occasione io … be’ non sarei così calmo, ma …”
“No, ho detto ad Orochimaru dell’esistenza del bambino! È imperdonabile! L’ho messo in pericolo!”
Kakashi deglutì. Si voltò verso il comodino e riempì un bicchiere d’acqua. Lo portò alle labbra di Kenta che bevve lentamente.
“A proposito del bambino” chiese. “Lui è figlio di Itachi, giusto?”
Il paziente scosse la testa. “Shiori ha fatto di tutto per proteggerlo, ma ora ... Kakashi lui è tuo figlio.”
Il Copia-ninja tornò a sedersi, vedeva la stanza attorno a sé girare vorticosamente. Era tutto così assurdo ed insensato.
“Shiori non mi avrebbe mai …”
“Non è colpa sua. Cioè, è stata una sua scelta, ma era terrorizzata, pensava che l’unico modo per proteggerlo fosse tenerlo lontano dai pericoli, lontano …”
“DA ME?” gridò Kakashi senza nemmeno accorgersene.
“No! Lei avrebbe voluto dirtelo ogni giorno solo … Orochimaru la spaventava e diceva che tu … non potevi abbandonare il villaggio perché sei troppo importante.”
“Stronzate!” Si passò una mano sul viso. “È al sicuro?” chiese cercando di calmarsi.
“Si, ma ora che lei non c’è …”
“Andrò a prenderlo. È mio figlio, no?”
Kenta annuì. “Ti dirò dove si trova, ma quando sarai lì molte cose ti sembreranno confuse, perché … Probabilmente ti verranno rivelate cose …”
“Parli di Itachi?” L’uomo più anziano annuì. “Non me ne frega un cazzo dei suoi segreti. Voglio salvare mio figlio.”
“Lo capisco. Ti disegnerò una mappa.”
Kakashi gli consegnò carta e penna, e gli mise davanti il tavolino del pranzo su cui poteva scrivere. Aveva un figlio. Un figlio. Un bambino e non gli era mai potuto stare accanto. Gli era stato impedito e …
“Come si chiama?” chiese all’improvviso.
Kenta alzò la testa dal suo lavoro. “Hikaru.” Vide l’occhio di Kakashi riempirsi di lacrime. “Lei … lei gli ha sempre detto che non è stata colpa tua, che tu non sapevi … Lui sa che gli avresti voluto bene, che gli saresti stato vicino, ma che era troppo pericoloso.”
“Lo saprà, ma un bambino queste cose non le accetta. Quello che sa è che suo padre non c’è mai stato per lui” spiegò, ricordandosi ciò che aveva provato lui. “Hikaru” sussurrò, assaporando quel nome sulla propria lingua.
“Ci sono un po’ di trappole qua e là, te le ho indicate. Dovresti cavartela.” Kenta riappoggiò la schiena contro i cuscini, sospirando. “Spero di fare ammenda in questo modo.”
“Grazie, Kenta.”
“Non vedo l’ora di poterlo rivedere” disse sorridendo. “Potrò?” chiese poi accorgendosi che forse lui non ne aveva più il diritto.
“Se lui vorrà vederti, certo” lo rassicurò Kakashi. “Sai dove potrei trovare sua madre?”
“No, Orochimaru se l’è portata via, insieme a tutti gli altri. Io … non ho idea di dove potrebbe essere.”
Il Copia-ninja batté i piedi a terra nervoso. “Kenta sei stato di grande aiuto. Mi dispiace per quello che hai passato.”
Lasciò l’uomo da solo e raggiunse l’ufficio dell’Hokage. All’interno vi erano già Naruto, Sakura, Jiraiya, Tenzo e Shizune.
“Che succede?” chiese il Copia-ninja.
“Orochimaru è morto. Sasuke lo ha ucciso” lo informò il sannin.
Kakashi strinse i pugni. “Sta cercando suo fratello, vero?” chiese rivolto a Naruto.
Il Jinchuriki annuì. “Sensei, dobbiamo trovarlo!”
Il Copia-ninja chiuse gli occhi. “Se trovassimo Itachi potrebbe darci informazioni su Shiori. Sasuke stesso potrebbe darcele.”
Tsunade si alzò in piedi e osservò il suo sottoposto con aria preoccupata. “Che succede?”
Il jonin si aggirò per la stanza con fare circospetto. Doveva essere sicuro che nessuno lo sentisse.
“Kenta mi ha detto che ho un … un … figlio.” Tutti quanti sbarrarono gli occhi increduli. “Mio e di Shiori. Lei …” Scosse la testa esasperato. “Io credevo fosse di Itachi … Lasciamo perdere è una storia lunga. Sta di fatto che so dove si trova. Lo devo riportare a casa.”
Tenzo fece un passo avanti. “Un figlio? Kakashi …”
“Sto bene” disse alzando la mano in direzione dell’amico.
“Kakashi, se vuoi andare a cercare tuo figlio …” cominciò Tsunade.
Il Copia-ninja guardò i suoi allievi. Avevano bisogno di lui.
“Grazie, Hokage-sama, ma ho fatto una promessa.”
“Sensei no!” gridarono i due giovani ninja. “Devi trovare tuo figlio!” continuò Naruto.
“Può farlo qualcun altro. Shikaku?” chiese all’Hokage.
“È in missione con il suo team”, lo informò Tsunade.
“Allora Shikamaru.” Tsunade annuì. “Ci penserò io ad informarlo” continuò il ninja dai capelli argentati.
“Ma sensei, è tuo figlio!” esclamò Naruto.
“Ma non mi conosce. Sarebbe meglio che sua madre fosse qui quando arriverà, non credi? Voglio …” Perché la voce gli tremava? “Voglio fare in modo che riabbracci sua madre.”
Così formarono la squadra di ricerca per Sasuke, il team sette e il team otto sarebbero partiti la mattina successiva sotto la supervisione di Kakashi e del capitano Yamato. Quando furono lasciati liberi di andare, gli shinobi camminarono insieme per le strade della città.
“Devi essere furioso” commentò Tenzo.
“Ma che dici capitano! È una bella cosa!” fece Naruto con la sua solita positività.
“Sì, lo è … solo …” balbettò il Copia-ninja.
“Ti vorrà bene. Ne sono certo”, lo rassicurò il suo allievo.
“Vorrei che fosse tutto così semplice. Ora scusatemi, devo andare dai Nara. Pensate voi ad avvertire il team di Kurenai e Sai?”
“Sì” confermò Sakura. “Sensei?” L’uomo si voltò verso di lei. “Congratulazioni.”
 
Quando il Copia-ninja arrivò a casa Nara fu preso dal terrore, come poteva dare una notizia del genere? Nemmeno lui sapeva come affrontare la cosa e ora …
“Kakashi che ti prende?” chiese Yoshino, sorseggiando un goccio di tè. Gli occhi della donna e del figlio erano puntati su di lui.
“Io … ho trovato il modo di acquisire informazioni su Shiori.”
“Fantastico!” esclamò la donna, facendo un piccolo salto di gioia dal divano.
“Come?” chiese Shikamaru.
“Sasuke ha ucciso Orochimaru, ora sta cercando il fratello, forse sa dove lei si trova.”
“Vengo anche io!” esclamò il ragazzo.
“No, ho … ho un’altra missione per te.”
“Più importante di mia zia?!” gridò furioso.
“Si.” Kakashi abbassò gli occhi, concentrandosi sulla fattura del tappeto sotto i suoi piedi.
“Che sta succedendo?” Yoshino si sedette accanto a lui e gli strinse la mano.
Il Copia-ninja prese coraggio e raccontò tutto quello che era successo tra lui, Shiori e Itachi da tre anni a questa parte. I due Nara rimasero in silenzio fino alla fine della storia e per qualche minuto dopo che il jonin aveva terminato di raccontare. Poi, all’improvviso, Yoshino gli mollò una sberla.
Kakashi si posò una mano sulla guancia e se la sfregò.
“Credo di essermelo meritato.”
“Un bambino? E non dici nulla! Certo che te lo sei meritato! E ti meriteresti di peggio! Entrambi lo meritereste!” gridò la donna.
“Non credevo fosse mio.”
“Non è una scusa!” Yoshino scattò in piedi e lui fece altrettanto.
“No, ma che cosa potevo fare! Non avevo alcun diritto su di lui, né sulle scelte di lei! Credi che sia stato facile! Credi che sia facile! Nemmeno io l’ho mai visto! Fino a due ore fa non sapevo nemmeno il suo nome!” Si passò una mano tra i capelli e inspirò profondamente per darsi una calmata. “Scusa.”
La donna si posò una mano tremante sulla bocca e strinse gli occhi per impedire alle lacrime di scendere. “Un bambino.”
“Si” confermò Kakashi.
“Come si chiama?”
“Hikaru” rispose, sorridendo. Non poteva credere che Shiori si ricordasse ancora quel discorso tra loro.
“Un nipotino. Io …” si gettò tra le braccia dell’uomo che la strinse. “Che cosa le è venuto in mente?”
“Pare che fosse terrorizzata” rispose freddamente il jonin.
“Devi sentirti malissimo.”
“Non importa, ora la voglio solo trovare. Le farò sapere quanto ce l’ho con lei quando sarà di nuovo sana e salva.”
“Shikaku … quando lo saprà …” la donna si separò da lui. “Quando lo saprà … lui … sarà felice certo, ma gli ha mentito e …”
“Per questo credo sia meglio che te ne occupi tu.”
La donna si asciugò le lacrime. “Hai ragione. Ucciderebbe anche te, probabilmente.”
Fu a quel punto che i due adulti si voltarono verso Shikamaru, che stava ancora seduto sul divano, con lo sguardo fisso su di loro, ma senza guardarli.
“Tesoro, tutto bene?”
“S … sì. Solo … non me l’aspettavo” disse tornando in sé. “Perché avete quelle facce?”
I due adulti si guardarono confusi. Yoshino si inginocchiò accanto a lui.
“Shikamaru, hai … hai capito cosa sta succedendo?”
“Si, che l’ho capito. E ho capito che zia Shiori ha fatto una caz …” guardò sua madre e si schiarì la gola. “… Sciocchezza, che dovremo risolvere un po’ di problemi e che è tutto un gran casino, ma … Hikaru … Insomma, Kakashi non sei nemmeno un po’ felice?”
Il Copia-ninja si lasciò ricadere sul divano e si passò una mano tra i capelli per l’ennesima volta. Quel ragazzino era una specie di demonio, mandato per torturarlo, ne era sicuro.
“Io … direi … direi di sì” rispose sorridendo, e contagiando così anche Yoshino e il giovane chunin.
“Allora, trova Shiori e io ti riporterò tuo figlio.”
Kakashi pose la mappa disegnata da Kenta nel tavolino in mezzo a loro e cominciò a spiegare i pericoli che il chunin avrebbe potuto trovare durante la missione.
“Che razza di posto è questo?” sbottò il ragazzo.
“Non lo so. Secondo Kenta, è un luogo sicuro dove Itachi ha portato tua zia quando era incinta.”
“Ma perché loro due …?” chiese Yoshino.
“Non lo so. Credo che …” Il jonin strinse i pugni. “Forse volevano una vita normale. Se stanno insieme quello è il posto dove … dove potevano essere una famiglia.”
“Loro due non stanno insieme!” esclamò Shikamaru.
“Voi non li avete visti insieme.”
“Tu sei sempre stato geloso” commentò la moglie del capoclan. “Ti rende stupido!”
“Grazie” commentò ironico il ninja.
“Figurati.” La donna sorrise. “Se Shiori è stata rapita e Itachi è in giro per il mondo, chi bada ai bambini?”
“Un amico di Itachi, qualcuno che lui teneva al sicuro in quella casa.”
“Credi che tenterà di uccidermi?”
“Sicuramente.”
“Oh fantastico!”
“Ma quando saprà che sei tu, andrà tutto bene.”
“Verrò con te!” esclamò Yoshino rivolta al figlio.
“Cosa? Assolutamente no!” La madre lo guardò con aria severa e lui tremò. “Voglio dire che … è una missione ninja. Tu …”
“Io non me la saprei cavare?” ringhiò la donna.
“No, non quello. Solo … Kakashi!” chiese aiuto il giovane Nara.
“Yoshino, meno sono meglio è. Poi, tu dovrai avvertire Shikaku al ritorno.”
“Io me la so cavare con i bambini” ribatté la donna.
“Vero, ma anche Shika e gli altri se la caveranno, inoltre Gai verrà con voi.”
Il chunin alzò gli occhi al cielo. “Perché? È forte, e lo stimo molto, ma …”
“Lo so, è Gai” ridacchiò Kakashi. “Ma non posso affidare dei bambini, mio figlio, a dei ragazzini, per quanto degni di fiducia. E Gai è … la persona più adatta.”
“D’accordo” acconsentì Shikamaru. “Shiori non avrebbe dovuto mentirci così. Sarebbe stato bello vederlo crescere.”
Kakashi appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo. “Non arrabbiarti con lei.”
“Vuoi dire che tu non sei arrabbiato?”
Il Copia-ninja chiuse gli occhi, poi diede una veloce occhiata a Yoshino. “Sono furioso. Sono deluso, mi sento tradito, defraudato di qualcosa che avrei dovuto vivere e se lei fosse qui io … Ma lascia che sia io ad essere arrabbiato. Quando tornerà avrà bisogno di qualcuno capace di confortarla e io … potrei provarci, ma lei saprà cosa sento dentro e non le sarà di conforto.”
Shikamaru annuì e Yoshino si avvicinò per stringergli una mano tra le proprie.
“Noi siamo qui anche per te” sussurrò la donna.
 
Aveva invitato Gai a casa propria, in qualunque altro luogo il jonin avrebbe fatto troppo casino. Aveva cucinato il ramen e ora lo stavano mangiando insieme in silenzio. Kakashi era sicuro di essere ancora in uno stato di shock perché sentiva che le sue emozioni non si erano ancora sfogate del tutto.
Sarebbe voluto correre a prendere suo figlio, ma doveva fare delle scelte, doveva fare in modo che quel bambino fosse felice, e perché lo fosse doveva avere sua madre accanto. A differenza di Shiori, lui non avrebbe lasciato che rimanesse senza un genitore. Era un pensiero davvero cattivo da fare, forse ingiusto nei confronti della donna, ma lei aveva fatto la scelta sbagliata. Lui non avrebbe fatto lo stesso errore.
“Allora? Che succede? Come mai così desideroso di compagnia?” chiese Gai ad un tratto.
“Avevi ragione” disse Kakashi, combattendo contro tutto sé stesso.
“Lo so” ridacchiò lui. “Riguardo a cosa?”
Il Copia-ninja alzò gli occhi al cielo. “Hikaru.”
“Chi è Hikaru?” chiese il verde confuso.
“È il bambino di Shiori. Lui è … mio figlio.”
L’espressione dello shinobi cambiò un milione di volte in un mezzo secondo, passò dalla sorpresa alla felicità, poi di nuovo all’incredulità, finché non scoppiò a ridere, poi scattò in piedi.
“Che cosa ci facciamo ancora qui? Andiamo!”
Il ninja dai capelli argentati sbuffò.
“Bisogna sempre agire con razionalità, Gai.”
“Un figlio non è una cosa razionale.”
“Credi che non lo sappia?” chiese lui retorico, ma mantenendo la calma. Poi, si mise a spiegare la situazione. Quando ebbe finito, lasciò che Gai assorbisse tutte le informazioni, poi aggiunse: “Immagino che tu sappia che mi fido di te più di quanto sia consigliabile.”
Il suo amico rise. “Si, lo so.”
“Sai che ti affiderei la mia vita.”
“E io la mia a te, ma non capisco cosa …”
“Te la sto affidando Gai.” Il moro lo guardò confuso. “Voglio che guidi il team di Asuma nel recupero di mio figlio.”
“Kakashi io …”
“So che te la caverai. Se ci fossi anche tu, mi sentirei più sicuro.”
“E se facessimo a cambio? Insomma posso occuparmi io di Sasuke.”
Kakashi si alzò in piedi e sparecchiò la tavola. “Ho promesso a Naruto e Sakura che li avrei aiutati, poi avrei l’occasione di trovare Shiori.”
“D’accordo,” si limitò a dire lo shinobi comprensivo. “Come ti senti?”
Il Copia-ninja sbatté un pugno contro il ripiano della cucina. “La odio.” Gai gli si affiancò e appoggiò la schiena contro il mobile. “Perché non me l’ha detto? Lei sapeva …” Una lacrima scese dall’occhio nero dell’uomo.
Si sfregò l’occhio e si mise nella stessa posizione dell’amico, che era rimasto in silenzio a lasciare che lui si sfogasse.
“Non avresti voluto avere tuo padre sempre accanto?” chiese il ninja dai capelli argentati.
“Lo sai che è così.”
“Io non volevo che mio figlio crescesse senza di me. Lei lo sapeva. Certo, gli ha detto che esisto, lui sa il mio nome e tutto il resto, ma … So cosa vuol dire crescere senza un padre e non volevo che mio figlio provasse lo stesso.”
“Puoi ancora rimediare.”
“Lo so, ma …”
“Niente ma. Tuo padre e mio padre sono morti, in qualche modo facendo ciò che ritenevano giusto. Tu però ci sei ancora, e lui avrà si e no tre anni, giusto? Avete ancora tutta la vita davanti. Puoi ancora essere suo padre. Non avrai visto i suoi primi passi, ma puoi ancora essergli vicino e d’aiuto in altri momenti importanti. Io … avrei rinunciato a tutto pur di rivedere mio padre.”
“Gai …”
Lo shinobi tirò su con il naso. “Quindi ti riporterò tuo figlio! Non vedo l’ora di conoscere il piccolo Hatake!”
“Grazie, Gai” disse Kakashi grato.
I due uomini rimasero in silenzio uno accanto all’altro per qualche minuto.
“La odi davvero?” chiese ad un tratto il moro.
“Certo che no.” Il Copia-ninja scosse la testa. “Ma non … non so più cosa provo. Di certo mi sembra che mi abbia derubato di qualcosa, qualcosa che sapeva che desideravo fortemente.”
“Quando la ritroverai voi due la risolverete.”
“No, Gai. La riporterò da nostro figlio. Non credo di volere nient’altro da lei … non più.”
“Kakashi …”
“Io la amo. La amerò per sempre, ma … Non credo che la perdonerò mai per questo. E non posso fingere che vada tutto bene, soprattutto con lei.”
Il verde tentò di ribattere, ma l’Hatake si staccò dalla cucina e tirò fuori un foglietto.
“Ora ti spiego cosa dovrai affrontare” affermò, deciso a cambiare argomento. Gai capì che il suo amico non era ancora pronto ad affrontare le sue paure e lasciò perdere. Sperava che quando tutta quella faccenda fosse arrivata ad una conclusione, lui potesse di nuovo essere felice.
 
Itachi Uchiha finì di seppellire il corpo senza vita del Jinchuriki del demone scimmia, sotto lo sguardo impaziente di Kisame.
“Devi spiegarmi perché lo fai?”
Il moro si voltò verso di lui e lo osservò con uno sguardo indecifrabile. “Rispetto la forza. Quest’uomo era nostro nemico, ma era forte. Merita una degna sepoltura. Non siamo animali.”
Lo squalo annuì. “Mi sembra una perdita di tempo.”
“Puoi andare da un’altra parte.”
“Lo farò, ma prima …” cercò le parole giuste per dirlo. “Cosa pensi di fare con tuo fratello? Ti cercherà, questo lo sai.”
Itachi si pulì le mani sulla tunica e sospirò. “Sì, lo so. Ho qualche commissione da svolgere prima che mi trovi, credi di poter procedere da solo fino al punto concordato?”
“Che cosa devi fare?”
Il moro lo ignorò. “Arriverò il prima possibile.”
“Lo ucciderai?”
“Be’ dobbiamo finirla con questa storia, non credi?”
Kisame annuì. “Allora, ci vediamo al punto d’incontro.”
Rimasto solo Itachi si accasciò a terra. Era stanco, sentiva la morte dentro di sé e poteva farci poco o niente. Doveva incontrarsi con suo fratello prima che fosse quella stupida malattia ad ucciderlo, ma prima ancora doveva fare qualcosa di buono. Non per redimersi, per quello ormai non c’era più tempo, ma per aiutare le persone a cui teneva.
Sapeva che alla Foglia Kakashi si era mosso per trovare suo fratello. Lui voleva trovare il Copia-ninja, voleva aiutarlo in qualche modo. Lui meritava di sapere la verità, inoltre era l’unico che poteva proteggere quella che ormai l’Uchiha considerava la sua famiglia, quando lui avesse avuto quello che sapeva di meritarsi.
  
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