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Autore: Dragon gio    11/09/2016    2 recensioni
Raccolta Stucky Superfamily con Peter Parker.
Peter era steso su un tavolo di acciaio, legato mani e piedi, mezzo nudo, il viso privo di maschera.
Era così pallido e immobile, che perfino il cuore di Bucky sussultò a quella vista.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Movieverse, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Soldier, The Captain & The Spider
Be Still
 
 
James Barnes, era un uomo che Peter avrebbe definito insolito. Non era mai certo di comprendere fino in fondo dove finisse il Soldato d’inverno e dove iniziasse Bucky.
Anche se ormai erano cinque mesi che conviveva assieme al capitano Rogers e, il suo compagno Bucky, Peter aveva l’impressione di non conoscere affatto quest’ultimo. E questa cosa lo destabilizzava profondamente.
C’erano dei momenti in cui riusciva a conversarci, almeno per dieci minuti filati, senza che l’uomo perdesse la concentrazione, o che si distraesse su qualcosa altro. Il più delle volte però, rimanevano in silenzio e lo sguardo di Bucky si perdeva nel vuoto, vitreo e spento.
 
Steve gli aveva spiegato, come poteva, che la mente dell’amico era molto debilitata e fragile, dopo gli atroci esperimenti a cui lo avevano sottoposto, per anni, gli scienziati dell’HYDRA.
Inoltre, mangiava e dormiva sempre poco e, questo, era fonte di litigi fra lui e Steve. Per quanto, si mettessero a discutere chiusi in camera, o sul balcone, le loro voci non erano mai abbastanza lontane dalle orecchie di Peter.
 
Ogni tanto Bucky tentava anche di coinvolgere Peter a fare qualcosa assieme - sicuramente sotto minaccia di Steve - ma più che guardare un film o scambiarsi due parole prima e dopo la scuola, non facevano altro.
Sebbene relativamente sereno, il loro rapporto aveva delle profonde lacune che entrambi, non sapevano come colmare. Peter si sforzava sempre di trovare un argomento interessante di cui discutere e, Bucky, allo stesso modo, cercava di rimanere attento a quanto gli diceva.
Comunicare era sempre un dramma e finivano con il guardarsi imbarazzati la punta delle scarpe, prima che potessero aver concluso decentemente ogni possibile discorso.
Ma non era certo finita qui, perché di “stranezze” ne avvenivano parecchie in casa Rogers. Nel cuore della notte, Peter udiva dei passi andare verso il salotto. Sapeva che appartenevano a Bucky, ma non si era mai soffermato troppo sul perché se ne andasse in sala alle ore più improbabili. Soffriva di insonnia, gli aveva confidato Steve, così aveva sempre pensato che passasse parte delle ore notturne a guardare la tv, o leggere un libro in solitudine.
 
Non si era mai posto il problema, mai, ma quella particolare notte, accadde qualcosa di differente. I passi erano stati più pesanti e veloci del solito. Peter non seppe perché, ma qualcosa dentro di lui gli intimò di alzarsi e andare a controllare.
A piedi nudi raggiunse la sala. Le luci spente, il silenzio delle tenebre rotto unicamente da un ansimare profondo e scoordinato. Peter si avvicinò a tentoni, constatò di essere arrivato accanto al divano, quando, un singhiozzo lo colse di sorpresa, paralizzandolo sul posto.
Deglutì nervoso, una mano si mosse automatica verso la lampada, accendendola. Bucky era lì, seduto al centro del divano, le ginocchia raccolte al petto, le braccia strette attorno ad esse, la testa nascosta. Il suo intero corpo dondolava appena avanti e indietro, scosso da forti tremori. Non poteva scorgerne l’espressione in viso, ma Peter poteva intuire che fosse una maschera di dolore e angoscia.
 
Soffriva di incubi, sapeva anche questo. Ma non aveva mai trovato parole di conforto per lui, nonostante egli stesso ne fosse stato tormentato per oltre un mese, quando era morta sua zia May.
Rimase impalato per svariati minuti, avvertendo un fastidioso pizzicore agli occhi, nel vedere quanto stesse soffrendo ancora oggi a causa dell’HYDRA.
Non trovando le parole adatte per tranquillizzarlo, decise di andare a sedersi vicino a lui. In perfetto silenzio, solo portando una mano alla sua nuca, carezzandola con delicatezza più volte.
Quella notte, Peter comprese quanto le parole potessero risultare inutile, al contrario di un semplice gesto d’affetto.
Bucky non necessitava di parlare, ma solo di sapere che ci sarebbe stato sempre qualcuno per lui, pronto a sostenerlo quando le tenebre tornavano ad addensarsi nella sua mente. Fu questo che la gentilezza di quel piccolo gesto trasmise all’adulto e, fu proprio grazie a questo, che riuscì a quietarsi.
Senza dire niente al giovane, si rannicchiò sul divano, addormentandosi, esausto. Peter rimase al suo fianco, seduto in un angolo. Non si mosse da lì fino al mattino seguente.
 
Quando Steve si alzò, trovò Peter sul divano, coricato alla meno peggio, una coperta di lana a coprirlo. Bucky invece in cucina, ai fornelli.
« Buck… stai bene? Non ti alzi mai così presto! » Prima ancora che il compagno potesse replicare, Steve capì. Lo colse dalla sua postura rigida, dai gesti meccanici, dagli occhi stanchi e gonfi.
« Hai avuto un altro incubo, stanotte? »
« Sì. » Ribatté apatico Bucky, non smettendo di preparare la colazione.
« Perché, non mi hai svegliato?! Buck, lo sai che non voglio che rimani solo quando accade! » La voce di Steve, era uscita come un ringhio, pieno di disappunto e ansia. Non voleva turbare l’amato, ma quando si comportava così, facendosi carico di tutto il peso del suo dolore da solo, perdeva inesorabilmente le staffe.
« Ma io, non ero solo… » Ribatté il soldato, alzando, finalmente, gli occhi di ghiaccio verso Steve. Il cenno che fece con il capo, rivolto al salotto, fu eloquente per il biondo.  
Steve parve leggermente sorpreso, ma non perché non si aspettasse che Peter avrebbe cercato di aiutare Bucky, quanto più che fosse riuscito a gestirlo durante uno dei suoi “attacchi di ansia”.
Senza aggiungere altro, tirò il bruno in un abbraccio, stringendolo forte, permettendogli di abbandonarsi totalmente a lui. Bucky posò il capo sulla spalla di Steve, inspirando a pieni polmoni il suo odore, lasciandosi cullare dai ricordi che riemersero da quel profumo. Le palpebre si chiusero automaticamente, tornando indietro nel tempo con la mente, a quando erano solo Buck e Steve, i due ragazzacci di Brooklyn.
 
« Lo sai, vero? » Domandò ad un certo punto Steve, facendo riemergere Bucky dal suo stato di memorie lontane. Un sorriso si increspò sulle labbra secche, la bocca quasi gli fece male per quanto si allargò.
« Sì, lo so. »
Ogni coppia aveva un modo speciale per dirsi ti amo e, quello, era il loro. Bucky e Steve riuscivano a comunicarselo tramite un semplice abbraccio, uno sguardo fugace, un sorriso velato. Perché per loro il contatto fisico era tutto, ne erano stati privati così a lungo negli anni, che ora non agognavano altro per tutto il tempo.
 
« Hai fatto i pancakes? » Chiese poi il capitano, avvicinandosi al piano cottura. Un bel piatto fumante dei deliziosi dolci era pronto per essere servito.
« Sì. Peter se li merita. »
« Ed io, no?! »
« Dipende… »
Si lanciarono uno sguardo carico di malizia e aspettative, non fosse stato per Peter che si stava destando - forse svegliato dal delizioso profumino di pancakes - si sarebbero gettati uno addosso all’altro con passione. Ma per quello, c’era sempre tempo.
 
Peter salutò entrambi, illuminandosi entusiasta nel vedere in tavola latte e pancakes freschi. Non fece parola con Steve di quanto avvenuto la notte scorsa e, di questa discrezione, Bucky gliene ne fu grato.
Gli piazzò sotto il naso un piatto ricolmo dei suoi deliziosi pancakes con sciroppo di prugna, poi, non con poco imbarazzo, passò una mano fra i suoi capelli. Lasciando una carezza affettuosa sulla sua nuca. Per fortuna Peter era un ragazzino sveglio, così comprese che era il suo modo per dirgli grazie. Un improvvisa gioia lo colse, scaldandogli le guance, si sentiva felice di aver potuto dare una mano al soldato.
Peter, al contrario di Steve, non riusciva ad abbracciarlo come faceva lui, o a sussurrare al suo orecchio le parole giuste per farlo stare meglio. Ma così come quella lontana notte, Bucky dimostrò di esserci per lui, Peter aveva voluto fare lo stesso, ricambiando la sua gentilezza.
 
Quando il buio scende su di te
E ti copre di paura e di vergogna
Stai tranquillo e sappi che io sono con te.
 
E se tu dimentichi la strada da prendere
E perdi quella da cui sei venuto
Sappi solo che io sono al tuo fianco.
 
 
 
**********
 
Ciriciao a tutti!! Questa One Shot, dai toni più cupi rispetto alle precedenti, serviva per ampliare il rapporto fra Petey e il soldato d’inverno! Peter fatica a comprendere Bucky e viceversa ma, alla fine, trovano empatia l’uno nel dolore dell’altro. Le parole finali, come il titolo, sono tratte dalla stupenda canzone Be Still del gruppo The Fray! C’è anche un piccolo omaggio a Criminal Minds, vediamo se i più attenti lo colgono!
E’ in un paio di battute dette da Steve e Bucky e sono proprio prese da una scena (con Reid e Morgan) che ho amato moltissimo del suddetto telefilm! ♥
 
Come sempre, ringrazio tantissimo tutti coloro che commentano, seguono e quanto altro, GRAZIE di cuore, siete una gioia per i miei poveri occhi stanchi! ♥
P.S. I pancakes con sciroppo di prugne, sono una dedica speciale a due donne super speciali che ho conosciuto tramite il fantasioso mondo delle Role, quindi sì, ho pensato proprio a voi due mentre scrivevo!
 
Bacini
Giò
  
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