Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    14/09/2016    5 recensioni
Eccomi di nuovo qui, questa volta con una vicenda di ambientazione un po' diversa per i nostri pirati preferiti.
Tra mari sconosciuti e lo spazio profondo, si troveranno ad affrontare una minaccia inattesa, portatrice di dolore per un intero popolo.
Non è il seguito di una serie anime o del recente film in CG: l'equipaggio dell'Arcadia è quello tradizionale e il Capitano forse è più vicino a quello scostante e duro di Endless Odyssey, ma non è ambientata in quel contesto... è più una vicenda indipendente, se mi fate passare il concetto.
Per chi mi segue dai tempi di One Piece: no, non mi sono sbagliata di fandom, anche se il primo capitolo potrebbe dare una diversa impressione...
Ci tengo a precisare che non è un crossover con Dr. Who, anche se ho preso a prestito il termine "balena astrale" e anche se le creature a cui si fa riferimento hanno punti in comune, differiscono da quelle presentate nella famosa serie di sci-fi.
Per chi mi voglia seguire, e li ringrazio sin da adesso, non resta allora che "tuffarci" in questa nuova storia! ^_^
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Yuki
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il lamento che si levò sull'Arcadia era così impregnato di dolore che portò alle lacrime gli uomini che non erano scesi al suolo e anche la nave parve gemere con quello strazio così profondo.
Leelaine strinse tra le braccia la piccola ormai senza vita in una dimostrazione di sofferenza che lacerava l'anima.
Non erano arrivati in tempo: la bimba non era sopravvissuta al rapimento, alla violenza e alla dura prigionia. Ancora bagnato fradicio, rigido in piedi vicino alla vasca dell'hangar, Harlock era muto, l'espressione impenetrabile. La bimba aveva smesso di respirare tra le sue braccia, appena a bordo dell'Arcadia e Zero non aveva potuto fare nulla per lei, nonostante i numerosi tentativi che aveva fatto per rianimarla. Il mantello che era stato il suo nero sudario fino a che l'avevano portata alla vasca per consegnarla a Leelaine, adesso galleggiava sulla superficie come un grande pipistrello dalle ali nere.
Kei piangeva inginocchiata sul pavimento, ancora vestita con quell'assurda mimetica rosa, la coda di biondi capelli mezza disfatta, ormai bassa sulla nuca. Quando Harlock si mosse le si fermò vicino e rigido, senza chinarsi su di lei, le ordinò: -Va' a cambiarti. Scenderemo subito ad interrogarlo.
Il tono duro gelò la donna, che fermò il suo sfogo in un singhiozzo strozzato. Non lo guardò allontanarsi, ma ne udì il passo farsi distante e provò una indescrivibile rabbia cieca anche verso di lui, così distaccato anche in quella tragica situazione. Allora scattò in piedi e lo rincorse, lo superò. Interruppe il suo cammino ponendoglisi davanti, furente. Harlock attese con la consueta calma che Kei parlasse, con i capelli che ancora gocciolavano disordinati sul viso bagnato, ma lei restava muta, il viso chino.
-Fammi passare Kei Yuki.- le disse allora.
Lei alzò le braccia e, posati i palmi delle mani sul suo petto umido, lo spinse. Lui barcollò un paio di passi indietro, non aspettandosi quel gesto, poi rimase ben piantato al suo posto.
-Cosa ti prende?- sibilò severo, irritato da quel comportamento.
-Perchè sei così?- gli urlò in faccia, l'eco a rimbombare per il corridoio deserto -Sei così freddo! Nemmeno la sua morte riesce a sconvolgerti?
Il Capitano coprì rapido la breve distanza che li separava e afferratola per le spalle, piantò lo sguardo sul viso di lei : -È necessario che sia così. Non lo capisci?- le disse a bassa voce, ancor più duramente. Poi la spostò per farsi spazio e proseguì per la sua strada, il passo pesante.
Lei rimase immobile col capo basso, furente con quell'uomo che troppo spesso non riusciva a comprendere. Ma era il Capitano e aveva già osato troppo... Non le restava che obbedire per tornare sul pianeta a scoprire quanto più possibile su quel traffico infame.
Dopo essersi asciugato e cambiato d'abito, il Capitano attese Kei all'hangar. Leelaine era sparita con il corpo della piccola a piangerla da sola, ma il mantello era rimasto a galleggiare scuro sulla superficie della piscina. Harlock ordinò ad uno degli uomini di ripescarlo e farlo avere a Masu-san, avrebbe provveduto lei a rimetterlo a posto. L'aveva affrontata pochi minuti prima Yattaran, e la bisbetica vecchietta aveva dimostrato tutto il suo dolore nell'apprendere del triste epilogo della vicenda asciugando le lacrime col grembiule che usava portare.
Kei non aveva tutti i torti, ma lui non poteva permettersi di cedere, di lasciarsi andare ai sentimenti, non in quel momento. Non sarebbe stato di aiuto a nessuno, men che meno alla riuscita di quella missione che avevano spontaneamente preso in carico. Tuttavia era furente con Harold Stray ed era deciso a scoprire da lui anche l'impossibile, su quella vicenda.
La vide avvicinarsi tesa, l'espressione indecifrabile che contrastava con gli occhi arrossati dal pianto. Gli porse il cinturone con le armi che aveva custodito sino a quel momento e lui la ringraziò con un cenno del capo, quindi si premurò di allacciarlo in vita e si diressero nuovamente all'esterno. Non ci furono parole tra loro... Era ancora troppa la tensione che li divideva e nessuno dei due sembrava intenzionato a fare il primo passo.
Entrati nell'edificio, misero piede nella sala della vasca, ormai irrimediabilmente disabitata dalla creatura per la quale era stata costruita, e constatarono che gli uomini avevano immobilizzato Harold e i suoi complici\servitori per benino, legandoli alle lussuose sedie che avevano trovato attorno all'enorme tavolo posizionato al centro dell'ambiente.
Kei si guardò intorno, muovendosi sicura nelle sue consuete vesti di pirata in quell'odiato salone, camminando a fianco del suo Capitano.
L'uomo di mezza età che aveva ingannato la fissava rabbioso, senza riuscire a capire come aveva potuto farsi trarre in inganno da quella ragazzina dall'aria svampita. E capì cosa gli fosse piaciuto di lei, al party di quella sera: era come uno dei suoi rari esemplari, bellissima eppure letale, forse quanto la tigre dalla lucente pelliccia blu di Shedir, o anche di più. Capì perché non si era spaventata di fronte all'aggressività dei plesiomammals. Avanzava sicura accanto a quel pirata dall'oscura fama, per nulla intimorita dalle sue nere vesti che ai suoi occhi apparivano come l'uniforme della Morte. E gli venne quasi da ridere, mentre pensava di aver creduto che lei lo trovasse davvero interessante... un inganno vecchio quanto l'umanità e lui, sicuro della sua ricchezza e dei suoi averi, non l'aveva capito, cascandoci in pieno.

L'acqua della vasca dispensava riflessi che adesso apparivano inquietanti, alla luce di quella assurda morte di un'innocente.
Harlock si diresse con passo deciso verso il proprietario della tenuta, il suo viso reso familiare dalle numerose apparizioni dell'uomo sulle rubriche mondane, diligentemente raccolte sull'Arcadia per quell'indagine. Lo fissò un attimo, poi lo colpì al viso, fulmineo e violento, così forte da scaraventarlo sul pavimento con tutta la sedia dall'alta spalliera a cui era assicurato.
Il silenzio calò sulla sala. Gli uomini, sia quelli facenti parte dell'equipaggio dell'Arcadia che il personale in servizio rimasero attoniti davanti a quello scoppio d'ira e Kei fu quasi intimorita dall'inaspettata reazione del suo Capitano. Di certo aveva dimostrato di non essere poi così impermeabile a ciò che era accaduto e la cosa indiscutibilmente le faceva piacere.
Rimessa in piedi la sedia col suo occupante con le sue stesse mani, il pirata si chinò a fissare minaccioso l'uomo che aveva davanti. Dal canto suo, Harold Stray, fissando quello sguardo che pareva emanare furiosi lampi dorati, iniziò a capire quanto valesse il detto “farsela sotto dalla paura” quando sentì un calore umido e fastidioso al cavallo dei pantaloni propagarsi tra le cosce. L'acre odore dell'urina appestò ben presto la sala, disgustando i presenti e sciogliendo la lingua al malcapitato.
Seguendo l'esempio del padrone, coloro che erano al servizio di Harold non ebbero remore a riferire quanto sapevano e vari nuovi tasselli andarono a colmare i vuoti che gli uomini dell'equipaggio dell'Arcadia non erano riusciti a colmare.
Acquisiti i dati richiesti, i pirati si apprestarono a tornare a bordo della loro nave e la bionda pirata fissò per un istante il ricco proprietario di quei possedimenti con gelido cipiglio, al punto che quello dovette distogliere lo sguardo.

Harlock fu l'ultimo a tornare a bordo e appena giunto in plancia diede l'ordine di partenza immediata.
Quando la grande astronave si alzò nuovamente alla volta dello spazio profondo, Kei guardò con rammarico il pianeta farsi piccolo sotto di loro.
-Mi spiace non essere riuscita a fare qualcosa anche per gli animali rimasti in quella prigione...- mormorò delusa.
-Torneranno presto ai loro habitat di appartenenza. Il nostro amico comune mi ha promesso che impiegherà tutte le sue risorse affinché questo avvenga. Gli ho detto che tornerò a trovarlo per verificare...- Disse lapidario Harlock.
Kei, dalla sua postazione si voltò a guardare il Capitano in piedi al timone e gli sorrise calorosamente. Poi le tornò alla mente il compito che avevano da svolgere una volta impostata la rotta e quella momentanea felicità le morì sulle labbra.
 
Farsi ridare dalla sirena il corpo della bimba si stava rivelando difficile. Avevano ritenuto giusto che Leelaine la vedesse, nasconderle la cosa sarebbe stato impossibile, ma non avevano contemplato la possibilità che accadesse lo spiacevole inconveniente.
Kei stava tentando di convincerla, implorandola per l'ennesima volta, quando comparve il Capitano. Era stato informato di quel che stava accadendo ed era sceso all'hangar col suo cupo umore.
-Leelaine!- esclamò severo -Porta subito qui quel corpicino prima che si cominci a decomporre e appesti tutta l'acqua! Ti prometto che la tratteremo con rispetto.
Era stato bruscamente duro, ma non potevano permettersi di perdere ancora tempo.
Un sibilo rabbioso provenne dalla testa che sbucò nell'angolo più lontano da loro. Kei la supplicò ancora una volta, ma ottenne lo stesso risultato. Masu-san si torceva le mani in un angolo e solo allora Harlock tuonò: -Meeme!
Contemporaneamente all'ingresso dell'aliena, il sibilo mutò in un lamento cantilenante. Quando Meeme si avvicinò al bordo della vasca e tese le braccia, la sirena, obbediente, si avvicinò e le affidò la piccola salma. Le aveva intrecciato i lunghi capelli in maniera elaborata, usandoli per occultarle il visino e fermare le manine al corpicino in maniera composta. Doveva essere parte del rituale del suo popolo e i pirati compresero e rispettarono quel volere.
Portarono via la piccola senza vita per metterlo in un campo di stasi e solo Kei rimase con Leelaine.
-Perchè non l'hai affidata a me?- le chiese contrita. L'altra la fissò a pelo d'acqua, non le rispose e si immerse senza sollevare una sola goccia. Sconfitta, la ragazza si avviò verso l'uscita dell'hangar e appena fuori vide la scura sagoma del Capitano. Ancora senza mantello sembrava meno imponente, meno minaccioso, ma lei sapeva che non era meno letale.
Fu lui a darle la risposta desiderata: -Non poteva affidarla alla Vita. Per questo si è arresa alla presenza di Meeme e l'ha lasciata a colei che per lei rappresenta la Morte. Non te la prendere, adesso abbiamo altro di cui occuparci.
Il tono pacato che Harlock aveva usato la rasserenò un po' e annuì. Come sempre sapeva cosa dire per renderle le cose più facili.
Oltretutto avevano una pista e dovevano seguirla il più presto possibile, se non volevano che si ripetesse la tragedia con le altre sirene rapite.
   
 
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