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Autore: SagaFrirry    15/09/2016    10 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ANGELO E LA VAMPIRA

Parte prima

 

Il loro primo incontro era avvenuto qualche secolo prima della venuta di Cristo. Al tempo lei era molto giovane, un’apprendista, e lui si stupì molto quando la vide. Era una ragazzina, acerba ed inesperta, ed era stato inviato lui, l’Arcangelo Mihael, per rispedirla all’Inferno. Si era chiesto perché. Perché chiamare lui, il generale delle truppe celesti, colui il cui compito è debellare Lucifero in persona, per una mocciosa? Un qualsiasi altro angelo esorcista avrebbe svolto senza difficoltà alcuna quella missione! Sospirò, preferendo non contraddire le Alte Sfere.

La osservò. Era poco più di una bambina, con forme solo vagamente accennate e movimenti ancora poco aggraziati. Aveva qualcosa però nello sguardo, qualcosa di magnetico che le permetteva di svolgere egregiamente il suo lavoro. Lei era, anche se da poco, una tentatrice. Una demone vampiro, il cui compito era spingere gli esseri umani a compiere azioni disdicevoli per poterne rubare l’anima. Ovviamente il compito dell’Arcangelo era evitare che quelle anime cadessero nelle mani dei demoni.

Riuscì a seguirla agilmente per le strade, nonostante la folla accorsa per il mercato: i capelli rossi di lei erano fin troppo vistosi. Stava accanto ad un contadino e lo spingeva a sperperare denaro in futilità.

“Ma non ti vergogni?” mormorò l’Arcangelo, affiancando la demone.

Lei si voltò e lo riconobbe subito come abitante del Paradiso. Inaspettatamente, sorrise. Mihael invece non mutò espressione. Il tempo si era fermato attorno a loro, nessun mortale era in grado di vederli per ciò che erano realmente, o di udirli parlare.

“Ciao” salutò lei “Scusa ma... perché dovrei vergognarmi, creatura celeste? È stato quest’uomo ad evocarci e chiedere denaro per la sua famiglia. Se poi lo getta al vento in prostitute e stronzate, non è certo colpa di noi demoni, ma della sua natura. Gli esseri umani sono stupidi”.

“Tu non comprendi la vera essenza dell’Uomo. Sei solo una ragazzina, ancora troppo giovane”.

“O forse sei tu ad essere troppo vecchio, non trovi?”.

Lei ghignò divertita e lui le mostrò la spada, senza però sfoderarla.

“Tornatene da dove sei venuta, non voglio fare del male ad una bambina” parlò l’Arcangelo, lentamente.

“Come sei noioso. Ad ogni modo, chiamami Carmilla. E non in altro modo”.

“Come preferisci. Ma torna all’Inferno. Ricordati che sarebbe una lotta impari. Io non provo dolore, tu sei disarmata..”.

“Allora fai finta di nulla e gira al largo, no?”.

“Ti ho visto mentre compivi un peccato, cioè tentare un umano. Il mio compito è rispedirti negli Inferi. Se tu non stessi facendo del male, avrei l’obbligo di non interferire”.

“Perché in cielo vi date tanta pena per gli Uomini? Sono deboli, sciocchi...”.

L’Arcangelo mostrò segni di impazienza e posò la mano sull’elsa della spada. Lei sapeva che, se l’avesse estratta, la luce sprigionata da essa l’avrebbe ferita, costringendola alla ritirata. Non smise di sorridere e si mosse rapida. Si coprì la testa con un velo e sparì fra la folla. L’Arcangelo arricciò il naso. Riusciva a percepire chiaramente un potere demoniaco, ma odiava correre! Ora che i due non parlavano più fra loro, il tempo aveva ricominciato a scorrere normalmente e la giovane si era confusa fra gli esseri umani. La fuga però non durò a lungo perché lui conosceva molto bene quei luoghi, quella città considerata sacra. Afferrò Carmilla per un braccio, costringendola a fermarsi. Accanto ad una fontana,  con un gesto benedisse l’acqua e minacciò la demone di buttarcela dentro.

“Mi arrendo!” fu costretta a dire Carmilla “Torno a casa. Torno all’Inferno. Posso almeno avere l’onore di conoscere il nome di chi mi ha calcinculato di sotto, così da poterlo riferire al mio superiore?”.

“Mihael. Porta tanti saluti a mio fratello Lucifero”.

“Divertente... Guarda che mica tutti i demoni riferiscono direttamente al Grande Capo! Io non l’ho mai visto di persona, se non da lontano”.

“Salutalo da lontano, allora...”.

L’Arcangelo era serio, impassibile. Lasciò andare il braccio della giovane, che se ne tornò a casa.

 

I loro scontri furono frequenti nei secoli successivi. Lei cresceva, si faceva più scaltra e più brava e non sempre l’Arcangelo riusciva a riportare l’anima dell’umano tentato lungo la via del Paradiso. Questo aveva messo Carmilla in una posizione di prestigio, perché Mihael era considerato un avversario davvero potente ed ogni vittoria su di lui era motivo di orgoglio. Fra scontri, insulti e fastidio reciproco, trascorse il tempo.

Correva l’anno 717, l’autunno. Era in corso l’ennesimo assedio a Costantinopoli. Carmilla aveva percepito la presenza di più di un angelo, come sempre accadeva quando le guerre di religione divenivano un pretesto per far bisticciare Paradiso ed Inferno. Lei non voleva esserne coinvolta in alcun modo, non quella volta. Camminava lungo le mura, osservando gli scontri. Allungò lo sguardo e si stupì nel vedere Mihael, da solo, appoggiato ad una di quelle pareti. Lei si immobilizzò, non volendo scatenare un inutile scontro, e lo spiò di nascosto. L’Arcangelo era invisibile agli umani e teneva la testa bassa. Si reggeva alla lancia, scudo abbandonato in terra e schiena contro le mura. Carmilla notò che era sporco di sangue ma sapeva bene che gli angeli non potevano essere feriti, perciò doveva avere ucciso o ferito qualcuno. Scendeva una lieve pioggia, perciò la demone non capiva se Mihael stesse piangendo o fosse solo bagnato. I riccioli biondo scuro spuntavano da sotto l’elmo e gli si erano attaccati al viso, assieme all’acqua ed al sangue. Poi alzò lo sguardo, e gli occhi azzurri di lui brillarono nella penombra. Lei capì di essere stata notata ed uscì allo scoperto.

“Ci mancavi solo tu, demone...” sospirò lui.

“Non sto facendo niente” si affrettò a rispondere Carmilla “Nessuna tentazione. Ti prego, non rimandarmi all’Inferno”.

“Non ne avrei la forza” ammise Mihael, staccandosi alla parete a fatica.

Incrociò lo sguardo di lei e notò subito che era diverso, malinconico.

“Brutta giornata anche per te, demone?” domandò.

“Diciamo che sto attraversando una fase non molto felice, Arcangelo. Spiegami: perché si fanno la guerra adesso?”.

“Non lo so. Io non l’ho mai capita la guerra. Non ne ho mai compreso il senso. Forse... è come hai detto tu: gli uomini sono stupiti. Ma anche fra demoni ed angeli ci facciamo la guerra, perciò...”.

“Meglio evitare la gara per decidere chi è più stupido. Senti... sta iniziando a diluviare. Visto che tanto siamo tutti idioti... che dici di una tregua fino a quando il cielo non si rischiara? Io abito qua vicino”.

“Perché vivi a Costantinopoli? All’Inferno non c’è posto?”.

“Forse te lo spiegherò. Io ora rientro, tu fai come credi...”.

Mihael era perplesso. Voleva vederci chiaro in quella faccenda e decise di seguirla. Non stava mentendo, effettivamente lei aveva una casa in quella città. Era piccola e disastrata ma viveva lì... Che cosa strana. Si guardò attorno, mentre Carmilla lo invitava ad entrare.

“Cosa sono tutte queste erbe appese al soffitto?” chiese, togliendosi finalmente l’elmo e provando un immenso sollievo.

“Faccio medicine” spiegò lei “In qualche modo si deve pur vivere...”.

“Ma tu sei una demone vampiro, una procacciatrice. È quello il tuo lavoro”.

“Non sto più all’Inferno. Le cose sono cambiate...”.

L’Arcangelo storse il naso, dubbioso. Continuava a guardarsi attorno, con le armi strette in mano.

“Rilassati” parlò ancora lei “Hai l’aria stanca. Stenditi pure e riposa, io ho degli infusi da preparare. Appena smetterà di piovere potrai andartene dove ti pare”.

“Scherzi?! Dovrei dormire a casa di un demone?”.

“E che potrei mai farti? Morderti sul collo? Sono una demone vampiro ma credo che il sangue angelico per me sia alquanto nocivo. E poi guarda che anche tu mi stai sulle palle, però non mi sembrava bello lasciarti sotto il diluvio”.

Mihael non era molto convinto, ma si sentiva sempre più debole dopo giorni passati a combattere. Dovette per forza posare scudo e lancia, che si erano fatti di colpo pesanti da portare.

“Ti preparo qualcosa per tirati su” aveva detto lei ma, quando fu pronta, l’Arcangelo era stato sconfitto dalla stanchezza e si era addormentato.

Carmilla rimase ad osservarlo, con un mezzo sorriso. Lo trovava quasi carino, ora che teneva chiusa la bocca!

 

 

Ciao a tutti! Qualche mio “fan” già conosce Keros ed alcuni dettagli della sua storia. Qui ho voluto raccontare le sue vicende per intero, dal “principio”.

   
 
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