Rating: Verde
Tipologia: Long-fic.
Fandom: RPF: Robert Pattinson
Avvertimenti: NON E' ROBSTEN! Non sono RobSten, mi piace
Michael e sono felice che Kristen sia felice. Fine.
Personaggi: Robert Pattinson, Nuovo Personaggio e menzioni
del cast.
Genere: Romantico, Malinconico.
Note: La fic si svolge durante le riprese di NM vicino a
Portland, sono citati dei negozi che ovviamente non esistono (o almeno lo spero,
non ho fatto molte ricerche).
Credits: Escludendo Robert Pattinson (of course) tutto il
resto è di mia proprietà perciò cortesemente non rubacchiate nulla.
Sproloquio: *si mette l'armatura* Scusate, mi son contraddetta, avevo
detto che avrei postato qui l'epilogo felice e invece. Scusate! Ma dopo tutte le
mie storie a lieto fine, questa doveva finire così. Comunque, siamo arrivati
alla fine! y_y nuooo tristezza! Comunque, presto aggiungerò una nuova oneshot
sempre rob-centered. E niente. Grazie per tutte le recensioni e le letture. Vi
aspetto su ILLUMINATE ♥
Deletia
Can't Stop:
Epilogue
Il telefono trillò con prepotenza per la terza
volta, volai giù dalla scala appena in tempo
«Libreria Harris, sono Tom, come posso aiutarla?»
«Vestendosi bene e venendo alla prima di Breaking Dawn magari?» la voce
squillante di Kristen era distorta nel vecchio apparecchio telefonico;
ridacchiai.
«Ci sarò, ma di certo non vestito bene. Jackson verrà a prendermi alle sei»
risposi mentre etichettavo un po’ dei libri che stavano sotto il bancone
«Ho spedito un pacco a casa tua con dei vestiti. Fammi sapere» disse lei, alzai
un sopracciglio e perplesso domandai
«Perché ti sei presa la briga di mandarmi dei vestiti?»
«Perché non voglio che tu venga con la camicia di flanella. E’ kitsch!» e così
dicendo mi chiuse il telefono in faccia.
Il signor Harris fece capolino dalla porta principale del negozio sorridendomi,
teneva in un vassoio due caffè
«Ecco Robert, prendi, è da stamattina che non ti allontani»
«Devo finire qui prima. Lei è stato al cimitero anche oggi?» domandai intristito
e lui annuì
«Non ti ho ancora ringraziato per tutto quel che hai fatto per lei Robert»
«E non deve farlo. Lei sa quanto io l’ami ancora. E non potrei allontanarmi da
qui nemmeno se lo volessi» dissi riempiendomi le braccia di volumi nuovi, lui
annuii venendomi dietro mentre mi apprestavo a sistemare tutti nuovi arrivi
«Sai che niente avrebbe potuto salvarla vero?»
«Lo so signor Harris, lo so. Ma ciò non toglie che mi manchi» risposi
riprendendo a lavorare.
Alle cinque, come d’accordo, tornai a casa per prepararmi all’arrivo di Jackson.
Quel giorno, abbracciati sul pavimento di casa
mia, Rosario mi disse che la sua malattia era peggiorata, che il suo rene non
poteva più sopportare il lavoro e che, se non avesse trovato un donatore
compatibile, sarebbe morta. Suo nonno era compatibile ed in ottima salute, ma
lei aveva rifiutato categoricamente di lasciare che lui finisse sotto i ferri
per lei.
«Non posso permettergli di darmi la sua vita Robert. Non ha senso e non è
giusto» disse la ragazza passandomi una mano tra i capelli mentre, stesi nel
letto ci abbracciavamo aspettando che calasse la notte. Quel giorno fu il giorno
in cui consumammo il fuoco che per due anni aveva dominato le nostre vite, fu la
cosa più dolce che io avessi mai vissuto in vita mia e credo che mai rivivrò una
cosa del genere.
Mi appoggiai sui gomiti e la osservai triste
«Ma non è nemmeno giusto che tu muoia Rose! Hai solo ventitre anni!»
«Credi che non lo sappia? Ma così è stato deciso Robert ed io lo accetto. Sono
così felice per il momento che la vita mi ha regalato con te. Non credo che
avrei mai potuto essere più felice di ora. In questi due anni, se ho trovato la
forza per andare avanti ogni giorno, è stato grazie a quel che mi dicesti quel
giorno nella foresta» disse sollevando lo sguardo e sorridendomi; sentii il
cuore sobbalzarmi nel petto.
«Mi ami Rose?» le domandai e lei, con il suo sorriso più bello, accoccolandosi
nel mio petto rispose
«Si, ti amo»
Arrivato davanti alla casa del signor Harris
fermai la macchina e scesi ma, invece di dirigermi subito all’interno feci il
giro della casa e mi ritrovai davanti all’enorme cuccia dei lupi di Rose, Leiny
giaceva in prossimità dell’entrata, quando mi udì arrivare alzo l’enorme testa e
mugolò una volta, io mi avvicinai a lei e le accarezzai la testa; il lupo si
spostò ed una nuvola di cuccioli mi volò addosso cingendomi le caviglie. Mi
lasciai cadere a terra ed accarezzai i cuccioli. Una risata si levò dalle mie
spalle, voltai il capo e stupito vidi che Jackson, in jeans e giacca stava
ridendo di me, risi anch’io
«Sei davvero cambiato vecchio mio» disse lui con il suo accento texano, scrollai
le spalle e presi in braccio il più piccolo e tremendo dei cuccioli, Charlie
«Anche tu se è per questo Jack»
«Già, ma il mio cambiamento è solo estetico, mentre intorno a te, c’è un’aura
diversa. Come stai?»
«Come vuoi che stia? Tra un paio di settimane torno a Terrace, è li il mio posto
ora. E poi, visto che lei… Visto che Rose non c’è più, non ho niente qui che mi
leghi» risposi avvicinandomi e facendo strada verso l’interno dell’abitazione,
Jackson mi seguì annuendo
«Sai, è strano vederti così, non immaginavo che saresti mai riuscito a
innamorarti così di una ragazza»
«Se è per questo Jack, non lo credevo nemmeno io. So solo che ho perso ciò che
dava un senso a tutto quanto ed ora sono solo, in balia di una vita che, al
momento, disprezzo» lasciai il cucciolo sul pavimento della cucina e, insieme io
e Jackson, ci dirigemmo in salotto; il pacco inviato da Kristen giaceva chiuso
sul divano
«Hai mai pensato di tornare a recitare?» chiese il mio amico lasciandosi cadere
mollemente sulla poltrona accanto al camino; scrollai il capo vigorosamente
«Quella vita non mi appartiene più. Voglio tornare a suonare al Lake Dance e a
lavorare alla falegnameria» lui annuì. Rimanemmo a parlare un po’, poi andai a
prepararmi per la serata.
2Settimane Dopo
«Potevi almeno dirmi che sei stato un personaggio famoso!» Kasey irruppe nella
camera da letto ancora buia, aprii un occhio a fatica e, sconsolato tentai di
parlare con la bocca impastata
«Kas, diavolo, abbi almeno la gentilezza di non entrare come una furia in camera
da letto»
«Taci! Sei stato cattivo Robert! Con me e con Connor! Perché non ci hai detto
nulla su chi eri? E perché non ci hai detto che Rose era morta? Saremmo venuti a
Portland! Ti saremmo stati vicino!» disse la ragazzina scrollando il sacchetto
con la colazione; sospirai e mi tirai a sedere strofinandomi le mani sugli
occhi, quando la guardai Kasey mi sembrò diversa, cresciuta, più donna.
«Scusa Kas, mi dispiace. Volevo dimenticare il passato e, onestamente, non
riuscivo ad accettare che Rose stesse per andarsene» all’improvviso mi ritrovai
le braccia esili della ragazzina intorno al collo, il profumo dei suoi capelli
m’invase le narici; la sentii piangere sulla mia spalla e così, l’abbracciai
prendendola in braccio; provai a parlarle
«Dai piccola, va tutto bene! Sono sicuro che Rose sa che l’hai pensata»
«Idiota! Questo lo so da me! Non sto piangendo per lei, sto piangendo per te. Ti
devi sentire così solo. Mi dispiace tanto Tom. Sai… Prima di morire, Rose mi ha
scritto una lettera. L’ho portata, così puoi leggerla» disse sfilandosi dalla
tasca dei jeans una busta color avorio, me la porse ma io sapevo bene cosa
dovevo fare, scrollai la testa e gliela spinsi indietro
«Se ha scritto a te, significa che sono cose vostre. Va bene così Kas» .
La ragazzina si sedette sul mio ginocchio, con gli occhi ancora umidi e tirò su
col naso un paio di volte, poi mi squadrò
«Come ti senti?»
«Col tempo andrà meglio spero. Ma essere tornato qui mi fa bene, ora è questa
casa mia» dissi sorridendo alla ragazzina, lei mi diede un piccolo pugno sulla
spalla e si alzò
«Ok, vestiti, io scaldo la colazione»; ubbidì.
Quando arrivai in cucina, l’odore delle bioches inondava l’ambiente circostante,
Kasey sedeva al solito posto, come se non fosse cambiato niente; prima di
entrare in cucina lanciai uno sguardo fuori dalla finestra, un raggio di sole
tagliava la stanza a metà, pensai a Rose e poi, sorridendo entrai in cucina
dirigendomi verso il mio posto
«Allora signorina, mi è giunta voce che il nipote della Follan voglia portarti
al ballo…»