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Autore: crazy lion    17/09/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Eccoci qui, arrivati a 50 belli belli, quindi ad un terzo della storia! Sono molto contenta che questa FanFiction piaccia e che siate in molti a recensirla e seguirla. Siete meravigliosi!
Vi dico solo una cosa: preparatevi ad un capitolo pieno di zucchero e di dolcezza, che spero vi piacerà. Io scrivendolo mi sono sciolta e ho fatto uscire il mio lato dolce e coccolone. :)
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
50. SEI UN BRAVO PAPÀ
                  
"Senti, sei sicura che Mackenzie non ci sia rimasta male?"
Era da un quarto d'ora che Demi cercava di far capire in tutte le maniere possibili ed immaginabili ad Andrew che no, la bambina non ce l'aveva con loro per essersi trovati, da soli, due giorni prima, ma lui non sembrava volersi arrendere. Gli pareva strano, ecco tutto. Mackenzie era una bambina sensibile e lui aveva temuto che, con il loro comportamento, l'avessero ferita.
"Se non vuoi credere alle mie parole, perché non vieni qui a chiederlo a lei?" gli propose Demi, sorridendo.
"Non è che non ti credo, è solo che ho paura che magari lei abbia sofferto ma non te l'abbia detto. Comunque sì, per togliermi il dubbio mi converrebbe venire. Vado un po' da mia sorella e poi ti raggiungo."
"Come sta?" chiese la ragazza, facendosi più seria.
"Non ha nessun miglioramento, ma non è nemmeno peggiorata, grazie al cielo. Io sto cercando di essere ottimista."
Demi lo sentiva più sereno in effetti e questo le riempiva il cuore di gioia.
"Mi fa piacere. Allora a tra poco; e salutala da parte mia."
"Sarà fatto."
 
 
 
Andrew parcheggiò davanti all'ospedale e percorse la strada che ormai conosceva a memoria e che avrebbe potuto fare anche ad occhi chiusi.
Entrò nella stanza e si accomodò.
"Ciao, Carlie" le disse, prendendole una mano.
Cominciò a raccontarle quello che avevano fatto lui e Demi due giorni prima.
"Le ho detto che credo di amarla, Carlie. Tu ci vedresti bene insieme?"
Sapeva che quella domanda sarebbe rimasta senza risposta, ma immaginava che, se avesse potuto, la sorella avrebbe detto di sì. Sospirò pesantemente, dicendosi che avrebbe voluto tanto risentire la sua voce. Dio solo sapeva quanto l'avrebbe desiderato! Aveva alcune registrazioni, ma non le ascoltava mai. Gli procurava troppo dolore sapere che, molto probabilmente, la sorella non avrebbe più potuto parlare. I momenti passati con lei gli sembravano troppo pochi, nonostante avessero trascorso insieme tantissimi anni e si fossero legati molto, soprattutto dopo la morte dei genitori.
Decise di andarsene, dopo poco. Non voleva farla star peggio, con i suoi pensieri negativi.
"Io vado, Carlie. Scusa, ma stasera sono un po' giù e non è il caso che resti. Ci vediamo domani, però, promesso. Lo sai che vengo tutti i giorni."
Era andato sempre da lei, anche nel primo periodo, quando era così triste e arrabbiato che, se avesse potuto spaccare il mondo con la sua furia, l'avrebbe fatto.
Le diede un bacio sulla guancia e la accarezzò, poi uscì, sperando che andare a trovare Demi e le piccole l'avrebbe tirato su di morale. Aveva bisogno di una ventata d'aria fresca, di vita, di allegria e loro gliela davano sempre.
 
 
 
Hope era nel box e si stava divertendo come una matta a giocare con una bambola. Demi aveva comprato il box da poco, immaginando che alla bambina non sarebbe piaciuto. Lei preferiva stare sul tappeto, di solito, ma ora la ragazza si stava ricredendo. La piccola adorava stare lì dentro. Fosse stato per lei, ci sarebbe rimasta tutto il giorno. Hope le ricordava un po' lei da piccola. Anche a Demi era piaciuto tanto stare in quell'aggeggio, almeno così le diceva Dianna. Hope stava sempre in un angolo del box e anche in questo Demi le assomigliava. Da bambina non faceva altro che nascondersi negli angoli della sua casa, o andare dentro gli scatoloni e rifugiarcisi in fondo. Si era sempre sentita protetta e coccolata, in quegli spazi piccoli e Hope sembrava provare la stessa sensazione.
Mamma, posso andare anch'io dentro quel coso? scrisse Mackenzie, avvicinandosi alla sorella e riuscendo a prenderle una manina.
"No, è per i bambini piccoli come lei, cara" le spiegò la mamma, "ma puoi comunque giocare con Hope da qui fuori."
Mackenzie provò a prendere alla sorella la bambola, così, tanto per vedere la sua reazione. Hope l'aveva appoggiata accanto a se e, quando si accorse di ciò che Mackenzie stava facendo, lanciò un piccolo grido di protesta.
Demi non poté trattenersi dal ridere. Stava per cercare di mettere pace tra le sue figlie, quando suonò il campanello. Fece due passi e aprì la porta e il cancello, aspettando che Andrew entrasse.
"Wow!" esclamò questi, vedendo il box con Hope dentro e Mackenzie e Demi lì vicino. "Siete uno stupendo quadretto familiare, davvero!"
"Grazie, amo… cioè, Andrew" disse Demi, arrossendo violentemente.
Amore? Lo stava per chiamare davvero così?
Lui le fece l'occhiolino come a farle intendere che aveva capito ciò che stava per dire, ma non aggiunse altro e si rivolse a Mackenzie.
"Sono venuto per chiederti se ci sei rimasta male per ieri."
Lei fece segno di no e gli sorrise, così Andrew, finalmente, si convinse che era la verità. Come a volergli dimostrare che stava dicendo il vero, Mackenzie si avvicinò a lui e lo abbracciò.
"Sono onorato, piccola principessa!" le disse, enfatizzando quell'ultima parola e scompigliandole i capelli.
Hope, volendo attirare la sua attenzione, gli lanciò un peluche e lo colpì in pancia, in pieno.
"Ehi, bel lancio, tesoro!" esclamò l'uomo, dandoglielo di nuovo in mano.
Demi osservava divertita tutta quella scena. Avrebbe voluto dire - per la milionesima volta- alla figlia che non si dovevano lanciare le cose in giro e tantomeno addosso alle persone, ma lasciò
correre.
Hope alzò le sue piccole braccia, facendo capire ad Andrew di voler essere presa in braccio.
"Vieni" sussurrò l'uomo, sollevandola e stringendosela al cuore.
Lei rise, felice.
Poco dopo andarono a sedersi tutti sul divano, l'uno accanto all'altro.
Mackenzie avrebbe voluto chiedere una cosa ad Andrew, ma era incerta, non sapeva se fargli quella domanda o no. Temeva che gli avrebbe dato fastidio, o che si sarebbe arrabbiato.
"Ci proverò comunque" si disse.
Prese un respiro profondo e poi scrisse:
Andrew, posso chiamarti papà, almeno qualche volta?
Gli mise il foglietto sotto gli occhi e lui, quando lesse quella domanda così semplice, ma talmente meravigliosa, si sentì sciogliere il cuore. Mackenzie non lo sapeva,ma lo aveva toccato molto in profondità, in un punto del suo essere che lui nemmeno sapeva di avere. La guardò per alcuni secondi che a lei parvero eterni. La bambina continuava a sostenere il suo sguardo, in attesa, strofinandosi le mani sui pantaloni per cercare di sfogare il nervosismo.
"Mac mi ha chiesto se può chiamarmi papà" spiegò l'uomo a Demi, che sorrise.
"Certo che puoi, tesoro!" esclamò poi Andrew, accarezzandola. "Puoi farlo tutte le volte che vuoi!"
Davvero?
"Certo!"
Gli occhi della bambina si illuminarono talmente tanto da sembrare due stelle.
Tu mi vuoi bene? gli domandò ancora.
Lo sapeva, ma voleva che lui glielo dicesse.
"Sì, te ne voglio tantissimo; e tu?"
Sì, ma ti dispiace se ti dico che ne voglio più alla mamma?
Andrew ridacchiò, poi le rispose:
"No, in un certo senso lo immaginavo. È normale, tutti i bambini vogliono più bene alla loro mamma!"
Demi quella sera sorrideva talmente tanto che le faceva male il volto. Andrew e Mackenzie si stavano dicendo delle cose bellissime.
"Perché vuoi più bene a me, amore?" le chiese, incuriosita.
Perché sei la mia mamma.
Quella era la cosa più bella che sua figlia le avesse mai detto. Demi la abbracciò e le diede un bacio.
"Anche tu mi potrai chiamare papà, Hope, quando ci riuscirai" disse Andrew alla bambina, che intanto rideva e giocava con le sue mani, piegandogli le dita.
"Bambine, è tardi, è ora di andare a dormire" disse Demi.
Le dispiaceva spezzare quell'incanto, ma era davvero tardissimo.
Mackenzie andò a letto senza fare storie e Demi le rimboccò le coperte.
"Buonanotte, piccola" le sussurrò.
Lei le sorrise.
La ragazza uscì. La bambina era tranquilla e questo la rinfrancò. Non aveva più quei maledetti incubi, grazie al cielo.
Quando tornò in salotto vide Hope che gattonava, mentre Andrew la guardava, con occhio vigile e attento.
"Non sai quanto Mackenzie mi abbia reso felice, stasera" le disse.
"Lo posso solo immaginare. Non ha parlato molto, ma ha detto delle cose che non mi sarei aspettata, almeno non ancora."
"Nemmeno io" ammise lui con franchezza. "Adesso c'è un'altra bambina che deve fare la nanna" disse poi, andando a prendere Hope che stava gattonando sul pavimento.
La piccola protestò, ma Andrew non demorse.
"Andrew, ti posso chiedere un favore?"
"Dimmi."
"La cambieresti, mentre io le preparo il latte?"
"Sì, certo. Le sue cose sono…?"
"Nel bagno di questo piano"gli rispose, sorridendo.
"Va bene. Andiamo, signorina."
Andrew portò la bambina in bagno. Non gli ci volle molto per cambiarla e, quando tornò in salotto, Demi li aspettava con un biberon in mano. Stava per prendere la piccola, quando Andrew si offrì di darle il latte.
"Non mi costa nulla" aggiunse, così lei accettò.
Poco dopo Hope, tra le braccia del'uomo, succhiava avidamente il latte.
"Le piace" osservò lui, dandosi poi dell'idiota.
A tutti i bambini piaceva il latte. Che razza di affermazione aveva appena fatto?
"Le preparo sempre del latte bianco prima di addormentarla. Ho notato che le concilia il sonno" spiegò Demi, tranquillamente. "Sei stato veloce a cambiarla! Complimenti!"
"Potrai non credermi, ma o fatto un corso per imparare un po' di cose sui bambini, quando hai adottato le piccole. Non te l'ho mai detto perché avevo paura che mi avresti preso in giro."
"Che genere di corso?" volle sapere.
"Era un corso per fare i baby-sitter. Ero l'unico uomo assieme ad una ventina di donne e ragazze. Sapevo che prima o poi ti avrei dato una mano e l'avrei fatto molto volentieri, per questo volevo saper fare certe cose, come cambiare pannolini, per esempio" disse con un sorriso.
"Hai fatto una cosa molto bella. Sei stato dolce" gli disse Demi, con sincerità.
Hope finì il latte in un batter d'occhio.
"Con me va molto più piano" sussurrò Demi, dato che la piccola si stava addormentando. "Evidentemente stare con te le fa venire più fame."
Gli prese il biberon dalle mani e lo portò in cucina per lavarlo.
Andrew, intanto, cullava Hope dondolandosi a destra e a sinistra. Quando Demi tornò, la piccola era già crollata in un sono profondo.
"Potrei assumerti!" esclamò ridendo, poi la portò a letto e rimase a guardarla a lungo. Era meravigliosa. Dormiva con la buccuccia rosea semi-aperta, come faceva la sorella e aveva il volto angelico. Le diede un bacio e poi la lasciò riposare tranquilla.
Andò a guardare Mackenzie, che riposava, calma.
"Grazie di tutto" disse ad Andrew, quando tornò da lui.
"Figurati! Lo sai che è sempre un piacere stare con voi."
Si alzò e la abbracciò, tenendola stretta a lungo e affondando il viso nei suoi capelli, per sentire quel meraviglioso profumo fresco che tanto adorava.
"Sei un bravo papà, Andrew" gli disse la ragazza, scostandosi appena.
"Lo pensi davvero?"
"Certo! Lo dimostri ogni giorno, lo hai fatto fin dalla prima volta nella quale ti ho portato a conoscerle. Per loro stai diventando un padre, pian piano; e per me stai diventando molto più che un amico" gli disse, non volendo ancora usare la parola "fidanzato".
"Ne sono felice. Anche tu, per me, stai diventando molto più che un'amica; e le tue bambine sono delle figlie."
Entrambi si guardarono per un lungo momento, con occhi colmi di gioia. Quella serata aveva segnto un'altra tappa importante nella loro  storia, se così si poteva definire; ed era
bellissimo.
In quel momento sentirono un pianto. Era Mackenzie.
Demi andò nella sua stanza e la trovò disperata. Era a pancia in giù, con il visino tra le mani.
"Ehi, Mackenzie!" esclamò la ragazza, accarezzandole i capelli. "Sei tutta sudata, tesoro. Hai fatto un brutto sogno?"
La bimba continuava a piangere, anche se meno di prima e il suo respiro era affannoso.
Demi la prese in braccio e la portò in salotto.
"Ha avuto un incubo?" le domandò Andrew e lei annuì.
"Posso fare qualcosa? Vuoi che le  prepari una camomilla?"
"Sì, sei gentile, grazie."
Andrew cominciò a preparare la bevanda e, quando questa fu sul fuoco, andò in bagno e portò a Demi un piccolo asciugamano, con il quale asciugare il sudore a Mackenzie. La bambina prese una mano di Andrew e gliela strinse forte, mentre faceva la stessa cosa con la mamma.
"Tranquilla amore, né io né la tua mamma ce ne andiamo" le sussurrò dolcemente l'uomo.
Dopo aver bevuto piano la camomilla calda, Mac si sentì subito meglio. La mamma le chiese se desiderava parlare del brutto sogno che aveva fatto, ma lei fece segno di no ocn la testa e la donna non insistette. La piccola era troppo stanca e tremava ancora. Probabilmente non sarebbe riuscita a scrivere. Non era il caso di forzarla.
"Vuoi dormire con me, stanotte?" le domandò ancora la ragazza e lei annuì. "Andrew, mi farebbe piacere restassi anche tu" gli disse la ragazza.
Gliel'avrebbe chiesto anche se Mackenzie non avesse cominciato a piangere. Avevano passato una serata così bella tutti quanti insieme, che Demi non voleva che finisse.
"Resto volentieri, se ti fa piacere."
Portarono la bambina in camera e si misero a letto, con lei in mezzo. Mackenzie si addormentò non appena ebbe messo la testa sul cuscino. Hope stava riposando nella culla, tranquilla.
"Sono due angeli" sussurrò Andrew.
"Già; e quando dormono ancora di più. Sono così belle!"
Dopo essersi dati la buonanotte, i due si strinsero la mano e si mandarono un bacio, poi chiusero gli occhi.
Poco dopo, in quella camera calò un silenzio quasi totale. L'unico lieve rumore era quello dei respiri tranquilli di quelle quattro persone unite da un grandissimo amore, che cominciavano a considerarsi una famiglia.
   
 
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