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Autore: I aint bothered    17/09/2016    1 recensioni
- "Sapeva che da quel giorno Sirius non sarebbe stato più lo stesso, la sua vita sarebbe radicalmente cambiata in peggio. Sarebbe crollato e, anche se non lo avrebbe dato a vedere a nessuno, Remus l’avrebbe comunque saputo e doveva farsi trovare pronto. Glielo doveva."
- "Sirius prese qualcosa dalla mano di Remus. Una pallina di carta?
La srotolò e riconobbe subito la grafia del suo Prongs. Si portò una mano tra i capelli e poi iniziò a leggere."
- "E adesso? Cosa sarebbe successo? Cosa ne sarebbe stato della sua vita?"
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: James Potter, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve a tutti. Non mi dilungherò inutilmente, ma ci tenevo a precisare che dedico questa one-shot alla mia Padfoot, Anna, che mi ha fatto amare follemente i Prongsfoot. L'ho scritta per lei e voglio che lei la senta sua, tanto quanto io la sento mia. Spero che vi piaccia, a tutti, ovviamente. Sarei felice di sapere cosa ne pensate nelle recensioni. Vi auguro una buona lettura. 

A PRESTO! 






LOVE WILL TEAR US APART

<< Prongs?! Prongs, svegliati, ti prego! >>
<< Credo che dovremmo chiamare il Preside, Moony. Mi sto preoccupando. >>
<< Hai ragione. Corri più veloce che puoi e vai a chiamarlo. Prima però, passa da Frank e digli di tenere Sirius impegnato finché non glielo dirò io, okay? Tutto chiaro, Pete? >> 
<< Frank. Sirius. Correre dal Preside. Sì, tutto chiaro. >>
<< Perfetto, amico, vai! Non c’è un attimo da perdere.. >>
Peter scese giù dalle scale a chiocciola veloce come non mai, mentre Remus rimase lì con James, immobile.
Stringeva la mano pericolosamente fredda del suo migliore amico, prendendo sempre più coscienza di ciò che era accaduto. Remus odiava essere il razionale del gruppo, in certi momenti e, questo, era senza dubbio uno di quelli. 
James sembrava dormire
Gli occhi chiusi e il capo leggermente inclinato sul suo cuscino doppio. I capelli scompigliati, qualche riccio sulla fronte. Sembrava tutto così perfettamente normale.
Eppure non lo era e Remus lo sapeva bene. 
Per questo aveva mandato Peter a parlare con Frank e con il Preside. Per questo aveva mandato a dire a Frank di tenere Sirius lontano. Doveva prima capire come gestire la situazione e, soprattutto, come gestire lui
Remus accarezzava la mano glaciale dell’amico, cercando un po’ di conforto e trattenendo a fatica le lacrime che minacciavano di scendere copiose. 
Doveva essere forte. Per Sirius. Per James. 
Loro che lo avevano sempre protetto da tutto e da tutti, che lo avevano supportato e aiutato nella sua condizione particolare. Era arrivato il momento di ripagarli per tutto. 
Sapeva che da quel giorno Sirius non sarebbe stato più lo stesso, la sua vita sarebbe radicalmente cambiata in peggio. Sarebbe crollato e, anche se non lo avrebbe dato a vedere a nessuno, Remus l’avrebbe comunque saputo e doveva farsi trovare pronto. Glielo doveva. 


                                                                       =====================================


L’urlo di Sirius Black riecheggiò in tutta Hogwarts: dalla torre più alta al sotterraneo più profondo, dal giardino centrale al confine più lontano della Foresta Proibita. 
<< Sirius… Sir-.. >> Remus poggiò una mano sulla spalla del moro.
<< No! NONONONO… JAMES NO! >> stringeva il corpo del suo ragazzo a sé come non aveva mai fatto prima. Gli accarezzava i capelli e lo baciava dappertutto. 
<< Perché?! Perché l’hai fatto… perché mi hai lasciato? >> continuò a bisbigliare contro la sua fronte.
<< Sirius, credo che dovresti vedere questa… >>
Il ragazzo si voltò di scatto, continuando a tenere il corpo senza vita di James attaccato a sé. 
Si guardò bene dall’incrociare lo sguardo di Remus; non avrebbe mai permesso a nessuno di vedere quanto effettivamente fosse devastato dentro – anche se non si rendeva conto di come questo fosse evidente e comprensibile. Nessuno a parte James, ovviamente; ma James non c’era più. 
E lui adesso era ufficialmente solo
Solo senza più il suo migliore amico, senza il suo ragazzo, senza l’unica cosa veramente bella che avesse mai avuto dalla vita.
La luce e il calore che aveva portato dentro di lui, ormai, erano spariti: li aveva trascinati via con sé ed erano tornati a regnare il freddo, il buio e il caos nella sua anima totalmente dilaniata dal dolore. 
Non riusciva a vedere via d’uscita da questo strazio. 
Nulla aveva più senso ora che James era… morto.
Sirius prese qualcosa dalla mano di Remus. Una pallina di carta? 
La srotolò e riconobbe subito la grafia del suo Prongs. Si portò una mano tra i capelli e poi iniziò a leggere. 
Amore mio…”, il moro si portò il braccio sugli occhi, mentre con l’altro stringeva sempre di più a sé il corpo di James.  Gli baciò i ricci, inspirando profondamente il suo odore. Dio quanto gli sarebbe mancato
Si guardò intorno e, accorgendosi di essere rimasto solo, ritornò a leggere mentre lo cullava delicatamente. 

Amore mio, 
se stai leggendo queste righe può voler dire solo una cosa: non ce l’ho fatta. 
Scusami. 
Scusami per non essere stato il ragazzo che tu avresti voluto che fossi. 
Scusami per essere stato così poco forte e così tanto debole, invece. 
Scusami per la delusione immensa che sono stato e sarò. 
Non è colpa tua, amore mio. Non ci provare, a darti la colpa. È solo grazie a te se ho resistito così a lungo. Se ne ho avuto la forza. 
Il problema è che… okay, credo sia arrivato il momento di dirtelo. 
Sono malato, Sirius.
O meglio, lo ero. 
Adesso sto bene, amore. Te lo giuro. 
E devi stare bene anche tu. Promettimelo, ti prego. 
Purtroppo il nostro destino insieme non sarebbe cambiato molto, indipendentemente dal mio gesto, perché sarei morto comunque. 
So che in questo momento mi starai odiando con tutto te stesso e che ti verrà difficile da credere, ma l’ho fatto per te, per proteggerti. Sappi che non avrei mai voluto lasciarti perché sei tutto ciò che potessi desiderare da questa vita, ma mi sono reso conto di non essere più me in questo ultimo periodo e vedere come ciò influisse negativamente sulla tua felicità mi ha fatto letteralmente impazzire. 
Avevi perso la tua scintilla, amore, capisci? Per colpa mia. Come avrei potuto mai perdonarmelo? 
Il peso di questo costante senso di inadeguatezza era diventato troppo pesante per me e sono…crollato. 
E poi, detto sinceramente, non volevo che mi vedessi ridotto sempre peggio, sarebbe stato più doloroso per te… e per me. Non avrei potuto sopportare di vederti soffrire in quel modo. Ogni giorno sempre di più. 
Tu devi restare sempre te stesso, amore mio. Lo stesso Sirius di cui mi sono follemente innamorato. 
Scava dentro di te e ritrova la tua scintilla. Quella che ultimamente avevi perso a causa mia. 
Te ne prego, Pad, è l’unica cosa che ti chiedo. 
Non ti chiedo nemmeno di continuare ad amarmi per sempre, perché è giusto che tu ti rifaccia una vita, però, ti prego, mio Sole, torna a splendere per me, più bello e luminoso che mai. 
Ti amo, Sirius. Sei e sarai sempre il mio numero dieci. 
Non dimenticarlo mai. 
Per sempre tuo,
James Prongs Potter.


Sirius mise istintivamente la lettera in tasca e si strinse sempre di più a lui, piangendo e singhiozzando come mai aveva fatto prima. 
E adesso? Cosa sarebbe successo? Cosa ne sarebbe stato della sua vita? 
James era, e continuava ad essere, tutto il suo mondo. 
Continuava ad accarezzargli i capelli, a baciarlo in fronte, sulle labbra e sul naso. Chiamava ripetutamente il suo nome, sperando che, sentendo la sua voce, avrebbe riaperto gli occhi. Ma non fu così, e non sarebbe mai più stato così. 
Pensò a quanto la sua vita sarebbe cambiata adesso. 
Non avrebbe potuto più guardarlo negli occhi, svegliarsi con le sua mani tra i capelli o fare l’amore con lui. Non avrebbe potuto più sentire la sua voce o la sua risata. Non avrebbe ricevuto più i suoi baci sul naso o le sue carezze nella schiena. I baci sul collo, le mani intrecciate. Non l’avrebbe mai più visto arrossire quando lo chiamava mon amour
Padfoot non avrebbe più corso con Prongs, non avrebbe più giocato con Prongs. 
Promise a se stesso che non sarebbe mai più entrato nella Stanza delle Necessità ora che James non c’era più. 
E lo stesso fece per il Lago Nero. 
Dio, il Lago Nero
Era lì che Sirius gli aveva detto per la prima volta di amarlo e quella notte era stata sicuramente tra le più belle della sua vita. Della loro vita. 
Si ricordò di quanto James fosse felice in quella circostanza e vederlo , in quello stato gli fece sanguinare di più il cuore. 
Cosa avrebbe dato per rivedere i suoi occhi nocciola un’ultima volta; per avere un ultimo bacio, un’ultima carezza o un ultimo “ti amo”. 
I suoi occhi grigi erano diventati completamente rossi e gonfi. Praticamente irriconoscibili. 
Fitte sempre più forti gli attanagliavano lo stomaco e il petto. 
Come avrebbe fatto a stare una vita intera senza di lui? 
Poi, una strana idea, malsana addirittura, gli si insinuò nella testa. 
Un’idea così ovvia, così scontata che… perché non ci aveva pensato subito?
Senza esitare nemmeno un momento si alzò da letto di James. Lo baciò sulle labbra fredde e ormai violacee, rabbrividendo al contatto. 
Si passò entrambe le mani sul viso e lo guardò attraverso le dita. 
Sembrava un’altra persona. Non poteva essere lui: così serio, così tranquillo, così…glaciale. Lui che era sempre stato il fuoco, per Sirius. 
Si asciugò gli occhi ancora pieni di lacrime e in un paio di passi raggiunse il comodino di Remus. Prese una pergamena e una piuma. Diede un’ultima occhiata alla foto di loro quattro vicino al letto di Peter e poi scrisse di getto. 

Moony,
so che te lo aspettavi. Non ce la faccio. Non riesco nemmeno a provarci. 
Non essere triste per me o per lui. Adesso saremo di nuovo insieme… o almeno credo. 
Sì, insomma, me lo auguro. 
Continua a seguire i tuoi sogni e ti realizzerai presto, ne sono sicuro. 
Noi siamo sempre stati fieri di te. E continueremo ad esserlo, qualunque sia il posto dove saremo. 
Mi raccomando Peter, adesso toccherà a te guardargli le spalle. 
Non dimenticatevi di portare alto l’onore dei Malandrini. 
Il tuo fedele amico,
Sirius Padfoot Black.

PS: Scusa se ti ho rubato l’ultima pergamena. Rompipalle fino alla fine.


Tirò su col naso per un’ultima volta.
Le lacrime avevano smesso di cadere e il cuore aveva ripreso il suo ritmo regolare. Tutt’a un tratto si sentiva bene. La consapevolezza che tutto stava andando sul finire lo faceva sentire leggero. 
Non aveva paura, Sirius. 
Non aveva mai avuto paura di morire. Lo spaventava molto di più l’idea di dover vivere una vita senza lui
Estrasse la propria bacchetta dalla fodera e la strinse così forte che le dita divennero bianche. 
Si distese accanto a James e lo strinse a sé con tutta la forza che aveva. 
Posò un ultimo lungo bacio sulle sue labbra e chiuse gli occhi. 
Fronte contro fronte. 
<< Ci siamo. >> disse fra sé, mentre inspirava profondamente. 
Poi, mantenendo la posizione, puntò la bacchetta contro il suo petto e pronunciò impercettibilmente le parole “avada kedavra”.


Un lampo verde fu l’ultima cosa che vide prima di sentire una stretta estremamente familiare afferrargli una mano. 
Sirius alzò gli occhi e vide lui
Era andato a prenderlo. Non poteva essere più felice.
<< James? S-Sto sognando? >> 
<< No, Sirius. Sono qui, siamo di nuovo insieme. >>
<< Per quanto, stavolta? >> 
<< Non lo so, Sirius. Per tanto tempo. Azzarderei un per sempre. >>

   
 
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