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Autore: WibblyVale    17/09/2016    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Gai era un fulmine. Percorreva chilometri di strada senza mai dare alcun segno di cedimento o stanchezza. Shikamaru trovava la cosa sbalorditiva, ma allo stesso tempo seccante. Lui e i suoi compagni avevano abbastanza resistenza, ma niente in confronto con quella che aveva il ninja verde.
La prima sera presero una stanza in un alberghetto al confine con il Paese della Cascata. Il luogo era semplice e spoglio, ma andava più che bene per le loro esigenze. Si fecero portare la cena in camera e i quattro shinobi mangiarono in silenzio.
“Non vedo l’ora di conoscere Hikaru e la piccola Amaya” commentò Ino.
“Come ha fatto tua zia a tenerlo segreto per così tanto tempo?” domandò Choji.
“Noi ninja dovremmo essere bravi a mentire” rispose tetro Shikamaru. “Chiamala deformazione professionale.”
“Chiamalo istinto materno” si intromise Gai. “Conosco Shiori. Non bene quanto te e quello zuccone, ma la conosco” disse rivolto al giovane chunin. “Non ha fatto quello che ha fatto per ferire qualcuno, ma per proteggere qualcuno. Per quanto la scelta sia opinabile, ha scelto con il cuore.”
Ino e Choji sorrisero, mentre Shikamaru si grattava il mento.
“E ora che hai?” gli chiese il castano.
“Capisco perché Kakashi voleva che venissi” rispose rivolgendosi a Gai. “Non solo perché sei forte.” Sorrise. “Grazie, per aver accettato.”
“Oh, non avrei mai potuto dire di no.” Si grattò la testa leggermente in imbarazzo. “Sono curioso di vedere quel Kakashi in miniatura quanto voi.”
“Magari assomiglia di più a noi Nara” suggerì Shikamaru.
“O agli Uzumaki” disse Ino.
“Credo che lo scopriremo solo al nostro arrivo” commentò Choji.
“Hai ragione,” gli fece eco Gai. “Quindi mettiamoci a dormire. Domani si parte presto!”
Mentre si sistemavano per andare a letto, Choji guardò i suoi compagni con un’espressione tra il serio e il divertito.
“Io dormirò in mezzo a voi. Non sia mai che vi prendano strane idee!”
Ino gli piazzò un pugno tra le costole, mentre Shikamaru alzò gli occhi al cielo.
“Uno fa uno sbaglio una volta …” commentò la bionda.
“… e te lo rinfacciano a vita” concluse il Nara, infilandosi sotto le coperte.
“Vedrete che ci riderete presto su” commentò Gai. Ino sbarrò gli occhi e Shikamaru scattò a sedere. “Il villaggio è piccolo e la gente mormora” spiegò il moro.
I due giovani scossero la testa e si infossarono ancora di più sotto le coperte.
 
Corsero per giorni senza fermarsi sfamandosi con le pillole alimentari che avevano portato con sé. Shikamaru sapeva che si stavano avvicinando al loro obiettivo e temeva l’arrivo a destinazione. Non sapeva bene come comportarsi con suo cugino, insomma quel bambino nemmeno lo conosceva e lui si presentava lì per sradicarlo dalla sua casa.
“Andrà tutto bene” gli disse Ino affiancandoglisi. Tese una mano verso di lui e gliela strinse.
“Grazie.”
Il gruppo proseguì senza fermarsi, ormai avevano superato i territori della cascata e avevano raggiunto una terra di nessuno, dove vi erano piccoli villaggi indipendenti e carovane nomadi. Proseguirono fino al limite più estremo, finché non trovarono una catena montuosa a sbarrare loro la strada.
“Loro stanno in una delle vallate oltre le montagne. Su una sporgenza rocciosa che dà sul mare” spiegò Gai.
“D’accordo, come facciamo con le trappole?” chiese Choji guardando il Jonin e Shikamaru.
“Secondo quello che Kenta ha detto a Kakashi ci sentiranno sicuramente arrivare” rivelò il Nara.
Gai srotolò un’approssimativa mappa del posto e l’appoggio sul terreno. Il gruppo si inginocchiò attorno ad essa.
“Pare che Itachi abbia posto trappole su tutto il perimetro e all’interno della foresta. Ora è possibile per noi deviarle senza nemmeno venire colpiti da esse” spiegò il verde.
“Kenta ha detto che si possono disattivare con una sorta di parola d’ordine, che consiste nel fare dei segni con le mani. Ciò non toglie che possano aver aggiunto delle trappole e che i segni possano non funzionare” continuò Shikamaru. “Inoltre quando arriveremo lì, non saremo per forza accolti con affetto. Sono abituati ad essere diffidenti. E il ninja che si trova con i bambini, a detta di Kenta, è molto forte.”
“E qual è la strategia nel caso ci attaccasse?” chiese Ino.
“Trovare il modo di convincerlo della nostra identità” disse Gai. “Ora non preoccupiamoci troppo e usiamo la forza della giovinezza!” li incitò.
I ragazzi sorrisero.
“Andiamo!” dissero in coro.
 
Shisui entrò in cucina dalla quale sentiva provenire uno strano odore. “Che sta succedendo?”
“Il … il forno …” balbettò Amaya. “Noi volevamo …”
Poteva immaginare il disastro che c’era nella sua cucina. Infatti, pentolini, ciotole, e utensili vari erano sparpagliati, e la tavola era sporca di farina e degli ingredienti usati dai bambini.
“Quante volte vi ho detto che dovete cucinare con l’aiuto di un adulto?” Sentì i passi di Hikaru allontanarsi verso il salotto. “Tu, piccola peste! Non muovere un altro passo!” lo redarguì facendo la voce grossa.
Era stato fuori si e no venti minuti per sistemare l’orticello davanti a casa e quei due avevano fatto un macello. “Ora spiegatemi cos’è successo”, ordinò.
“Volevamo fare i biscotti di mamma”, spiegò Hikaru. “Quelli che piacciono tanto anche a te.”
“Si, volevamo farti un regalo. Siamo in punizione?” chiese Amaya.
L’Uchiha si passò una mano tra i capelli. Sapeva che erano sinceri, e questo gli rendeva molto difficile rimanere arrabbiato.
“E al forno? Che è successo?” chiese, cercando di mantenere la voce severa e aprendo la porta dell’elettrodomestico per controllare che fosse tutto a posto, inciampò su una sedia fuori posto, messa lì evidentemente per prendere qualcosa dai punti più alti della credenza.
“Stavamo cuocendo i biscotti, quando Hikaru …”
“Ehi non è colpa mia!” gridò lui.
“Non ho detto che è colpa tua!” sbuffò la bambina. “Hikaru ha detto che dovevamo farti un bigliettino e poi … ci siamo dimenticati il forno.”
Shisui si inginocchiò accanto a loro. “Quello che volevate fare è molto dolce, dico davvero, ma … non potete usare queste cose da soli. Sono pericolose, potreste farvi male!”
Hikaru si voltò verso Amaya e le sussurrò all’orecchio. “Non è veramente arrabbiato.”
“Tu credi di no!?” Shisui era da un lato divertito e dall’altro esasperato. “Se vi dico che dovete pulire la cucina da soli, senza il minimo aiuto da parte mia, vi sembro abbastanza arrabbiato?”
“Ma … se siamo troppo piccoli per cucinare … non siamo troppo piccoli anche per pulire?” tentò Amaya.
Shisui strinse le labbra e percepì che i bambini fecero un passo indietro.
“Se siete abbastanza grandi per fare questo disastro, siete abbastanza grandi per pulirlo. AL LAVORO!”
“Uffa” borbottò Hikaru.
“E se vi lamentate vi faccio pulire anche la vostra stanza!” aggiunse l’Uchiha.
Sentì i due bambini mettersi all’opera e andò nel salotto, che era abbastanza lontano per non stare loro troppo addosso, ma abbastanza vicino per poter controllare ogni loro mossa.
“Sai davvero essere severo!” esclamò Tora acciambellandosi sulle sue gambe.
“Mi manderanno al manicomio!” rispose lui dandole una grattatina dietro le orecchie.
“Volevano fare una cosa gentile” gli fece notare la gatta.
“Lo so. E per questo, quando avranno pulito tutto, li aiuterò a preparare quei dannati biscotti.” L’Uchiha sospirò. “Non ho dedicato loro abbastanza tempo negli ultimi giorni, ma sono preoccupato e non vorrei …”
Tora fece le fusa. “Hikaru se la caverà, è forte come Shiori.”
“Già, hai ragione.”
 
“Ti avevo detto che ci avrebbe sgridati!” esclamò Amaya, che stava lavando le stoviglie inginocchiata su una sedia.
Hikaru era accanto a lei e asciugava ciò che la bambina gli passava.
“Ma era una bella idea” piagnucolò.
“Sì, è vero” disse Amaya sorridendogli. “Sai Hika, dopo potremmo chiedere a Shisui se possiamo andare a fare una passeggiata tutti insieme sulla spiaggia.”
Hikaru studiò le sensazioni della bambina. Era tutto così strano.
“Cosa vuol dire?” chiese.
La bambina si voltò a guardare il moro. “Che potremmo fare un picnic sulla spiaggia …”
“No, non quello!” e si indicò il punto in cui c’era il cuore.
“Oh …” La viola tornò a guardare i piatti nel lavello. “Mi manca la mamma e voglio andare da qualche altra parte solo per qualche ora.” Hikaru si arrampicò sulla sedia accanto ad Amaya. “Ehi che fai? Potremmo cade …” Fu interrotta dall’abbraccio del bambino.
“Yaya, manca anche a me.” La piccola rispose all’abbraccio di quello che considerava il suo fratellino.
Shisui entrò in quel momento in cucina, aveva sentito uno strano silenzio e voleva verificare che tutto andasse bene.
“Che succede?” chiese preoccupato.
Per tutta risposta i due bambini scesero dalla sedia e si lanciarono nelle braccia del ninja, che li strinse forte a sé.
“Ehi, ehi … va tutto bene. Ci sono qua io.” Poi, qualcosa lo fece bloccare. Anche Hikaru alzò il volto dalla sua spalla.
“C’è qualcuno!” esclamò il bambino. “Sono tanti.”
“Familiare?” chiese Shisui.
“N … Non mi sembra” rispose Hikaru.
“Ok, ora facciamo come abbiamo imparato. Correte in cantina e nascondetevi dentro la botola.”
“E tu?” domandò Amaya preoccupata.
“Io starò bene.” Sorrise loro nel modo più rassicurante possibile. “Vero Hikaru?”
“Sì” confermò il bambino. Shisui si odiava per averlo costretto mentire, ma doveva tenerli al sicuro.
“Ora andate!” li incitò e sentì i loro passi allontanarsi fino al piano di sotto.
L’Uchiha si avviò verso la porta e appoggiò la mano accanto allo stipite della porta: appesa al muro c’era una maschera da Anbu, se la mise sul volto per non essere riconosciuto. Sentì Tora strusciarsi contro le sue gambe.
“Dovresti andare con loro” suggerì il ninja.
“Non ti lascio.”
 
I quattro shinobi raggiunsero il giardino con qualche ferita superficiale: purtroppo avevano fatto scattare alcune delle trappole e avevano faticato ad evitarne le conseguenze. In lontananza videro due figure avvicinarsi a loro a passo di carica, finché i loro contorni non si fecero più delineati.
Un uomo alto con una maschera da aquila sul volto e un enorme tigre si stavano avvicinando a loro.
“Una tigre?!” gridò Ino. “Sul serio?”
Una palla di fuoco mirava verso di loro e i quattro ninja si scostarono.
“Lasciate fare a me!” gridò Gai avvicinandosi allo shinobi. “Senti, amico …” Lo sconosciuto lo colpì dritto in faccia con un pugno.
Nel frattempo la tigre, che aveva uno strano colore grigio e un ancor più strano ciuffetto rosso, attaccò i tre chunin. I ragazzi la schivarono per un pelo, era molto veloce ed agile.
Shisui non poteva credere a ciò che Tora gli aveva descritto, era sicuro che fosse Orochimaru a fargli quello scherzo. Sicuramente era riuscito a scoprire l’ubicazione del nascondiglio e ora gli mandava i suoi sicari, ma … capiva il team Ino-Shika-Cho, ma perché uno di loro aveva preso l’aspetto di Gai?
Schivò un colpo diretto al suo stomaco e cercò di attaccare l’uomo con gli shuriken.
“Che vuoi?”
“Mi manda Kakashi! Siamo qui in pace!”
“Kakashi un cazzo” disse colpendo l’uomo, ma era solo una copia.
Gai lo bloccò, prendendolo da dietro e fermandogli un braccio contro la schiena.
Nel frattempo, i tre giovani ninja avevano bloccato la tigre: Ino aveva fatto da esca, mentre Choji si era ingrandito a dismisura bloccando l’animale e Shikamaru lo catturò con la propria ombra. Ora camminavano insieme verso il luogo dove Gai e l’Anbu si trovavano.
“Non vogliamo farvi del male” spiegò il ninja verde.
“Vi ha mandato Orochimaru!” esclamò l’altro tentando di divincolarsi da quella stretta.
“No, siamo ninja di Konoha” disse Shikamaru.
“So chi fingete di essere” gridò con rabbia.
“Noi non fingiamo” continuò. “Ino, dimostraglielo.”
La ragazza usò la propria tecnica di famiglia e si insinuò nella mente dell’Anbu. Tora ringhiò nel vedere il corpo di Shisui afflosciarsi, mentre di fronte a lui quello di Ino faceva lo stesso e Choji accorse a sorreggerla.
Ino mostrò alla mente dell’uomo la verità e nel frattempo venne investita da alcuni dei suoi ricordi. Quando tornò nel proprio corpo era rimasta senza parole. Shisui, nel frattempo, tornò in sé e smise di combattere contro Gai.
“Solo una Yamanaka poteva farlo. Vi credo.” Poi, si rivolse a Tora: “Va tutto bene. Sono loro.”
Shikamaru si sentì abbastanza sicuro da liberare la tigre che sotto i loro occhi tornò a trasformarsi in un’innocua gattina, lasciando i ninja di Konoha a bocca aperta.
“Un’idea di tua zia” ridacchiò Shisui.
“Immaginavo” disse il giovane Nara.
“Credo di dovervi chiedere scusa per l’accoglienza, ma sono momenti difficili. Lei è Tora, e come me sa benissimo chi ognuno di voi sia.”
“Piacere di conoscerti Tora” salutarono in coro i ninja di Konoha.
“E tu chi sei?” chiese poi Gai frapponendosi tra i ragazzi e lo shinobi con fare protettivo. Non poteva essere certo al cento per cento che potesse essere un amico.
“Gai-san, va tutto bene” disse Ino. “Lui … È incredibile!” La ragazza era ancora scioccata.
L’uomo si tolse lentamente la maschera, rivelando il proprio volto.
“Io sono Shisui Uchiha. Gai è un piacere rivederti, ed è un piacere conoscere voi.”
Gai fece qualche passo avanti e guardò l’uomo davanti a lui con attenzione. “Sei proprio tu?”
“Sì, è … una storia lunga … Per farla breve ho inscenato la mia morte e Itachi mi ha portato qui perché fossi al sicuro.”
Tutti quanti rimasero senza parole a quella notizia. Shikamaru si fece avanti, ignorando il desiderio di avere maggiori informazioni su quella faccenda.
“Sai perché siamo qui?” chiese quando arrivò faccia a faccia con l’Uchiha.
“Posso immaginarlo e dovete capire che non c’è niente che vorrei di più per quei bambini, ma … Shiori li ha lasciati qui perché fossero al sicuro. Se li lasciassi venire con voi potrei metterli in pericolo.”
“Ti sono grato per averli protetti finora, ma non dovrebbero stare qui”, insistette Shikamaru.
“E tu lo sai perché hai una lunga esperienza nella crescita dei bambini” fece ironico Shisui. Voleva davvero che i bambini tornassero a casa, ma aveva promesso di proteggerli.
Il giovane Nara emise un suon esasperato.
“Hikaru merita di conoscere la sua famiglia. Mia zia pensava di fare la cosa giusta, ma diciamocelo stavolta ha sbagliato. Voglio rimediare.”
Il moro sorrise. “Mi puoi promettere che saranno al sicuro?”
“Darò la mia vita per loro se necessario.”
“Bene, allora vi porterò subito dai bambini. Saranno molto contenti di vedervi.”
 
Amaya e Hikaru se ne stavano stretti sotto la botola, aspettando che Shisui venisse a dir loro che andava tutto bene.
“Senti niente?” chiese la bambina.
“Non sono bravo come la mamma” piagnucolò il piccolo.
“Certo che lo sei! Concentrati. Ti ricordi cosa diceva la mamma, che ognuno ha un chakra facile da distinguere. E tu conosci già quelli di Shisui e Tora.”
Il bambino chiuse gli occhi e si concentrò. “Sono lontani! Non ci arrivo.”
Amaya si mordicchiò il labbro, un brutto vizio che aveva imparato da Shiori. “Forse …”
“Shisui si arrabbierà!” esclamò il bambino capendo cosa lei volesse fare.
La viola arruffò i capelli neri striati di rosso del bambino. “Hai ragione, ma …”
“Hai paura?” chiese lui.
“Sì,” rispose lei sincera.
“Anche io.”
Rimasero abbracciati per qualche minuto, finché Hikaru non scattò in piedi. “Arriva qualcuno!” Si concentrò un momento.  “È Shisui!”
I bambini inciamparono un paio di volte dalla fretta di uscire da quello stretto nascondiglio e si lanciarono tra le braccia del moro.
“Chi era?” chiese Amaya.
Shisui sorrise loro. “Va tutto bene. C’è qualcuno che è venuto a trovarci.”
Hikaru sbarrò gli occhi, poteva essere forse il suo papà? Strinse la mano di Amaya, che capì che non poteva trattarsi di Shiori e ne rimase un po’ delusa. Quando però realizzò chi poteva essere sorrise.
“È il principe?” chiese felice.
“No, bambini, purtroppo Kakashi è alla ricerca della mamma. Però ha mandato qualcuno al posto suo. Volete venire a conoscerli?” chiese con tono allegro, ma dentro di sé cominciava a sentirsi triste: la cosa più saggia era mandare i bambini con loro, ma lui … lui non apparteneva più al villaggio, lui non era più nulla.
“Zio Shis …” cominciò il piccolo Hikaru, che doveva aver percepito qualcosa.
“Allora volete conoscerli o no?” insistette Shisui.
I bambini annuirono e seguirono l’adulto al piano di sopra, ancora mano nella mano. Quando raggiunsero la cucina videro quattro persone in piedi: un uomo alto con una tutina verde dall’aspetto strano, una ragazza bionda molto carina, un ragazzo grassottello dall’espressione gentile e un altro ragazzo dall’aria preoccupata con i capelli neri raccolti in una strana coda. Quest’ultimo si inginocchiò davanti a loro, con gli occhi che brillavano dalla gioia.
“Ciao … io sono …” cominciò titubante.
“Shikamaru” disse timido il bambino, facendolo sorridere.
“Sì, sono io. Sono molto contento di cono …” Hikaru gli gettò le braccia al collo. “… scerti” concluse stringendolo forte e cercando di trattenere le lacrime di gioia.
Quel bambino aveva lo stesso aspetto di Kakashi, se non fosse stato per i capelli e gli occhi sarebbe stato la sua esatta copia. Quando si separarono il bambino piegò la testa di lato e lo guardò con curiosità.
“Se vuoi puoi piangere.”
“Cosa?” chiese il Nara confuso.
“Mamma dice che si piange anche di gioia” spiegò Hikaru.
Shikamaru arrossì, ma si decise ad annuire. “È vero.” Poi, si voltò verso la bambina dai riccioli viola. “Tu sei Amaya, vero?” Lei annuì timidamente. “Sono molto contento di conoscere anche te” disse sorridendo e prendendole una mano tra le sue.
La bambina sorrise di rimando e guardò gli altri ninja nella stanza.
“Oh sì, sarà meglio che vi presenti …” cominciò il giovane chunin.
“No, noi sappiamo chi sono” spiegò Hikaru. “Vero, Yaya?”
La bambina fece di sì con la testa e cominciò ad indicare i presenti, partendo dal più vicino al più lontano. “Choji, membro del clan Akimichi; Ino, membro del clan Yamanaka. Loro due con Shikamaru formano il team Ino-Shika-Cho che protegge il villaggio della foglia.”
Amaya si zittì e Hikaru prese la parola, indicando il jonin con la tutina verde.
“Gai, bravissimo con le arti marziali e amico del mio papà, e anche della mamma.”
Nella stanza cadde il silenzio e Shisui scoppiò a ridere.
“Shiori, non ha mai smesso di raccontare di ciascuno di voi.”
Hikaru si avvicinò all’Uchiha e strinse il tessuto dei suoi pantaloni, costringendolo a guardare in basso. “Cosa …?”
“Volete portarci a casa?” chiese il bambino.
Il Nara sorrise. “Sì, mi piacerebbe molto. Vi va di venire con me?”
Hikaru tornò a guardare Shisui, che annuì nella sua direzione, poi guardò Amaya che sorrideva. Insieme i due bambini risposero: “Sì, ci va!”.
“Bene! Allora dobbiamo festeggiare!” gridò Gai con entusiasmo e inginocchiandosi di fronte a Hikaru. “Sai sei proprio uguale al tuo papà.”
“Davvero?” chiese il bambino sentendo un certo orgoglio.
“Sì, e lui mi ha detto di dirti che non vede l’ora di conoscerti e che sarebbe venuto qui lui stesso, ma … Sta cercando la tua mamma e spera di trovarla.”
Il bambino annuì. “Mamma dice sempre che papà è molto forte.”
“È vero,” disse Ino.
“Sì, noi lo abbiamo visto combattere ed è fortissimo” aggiunse Choji.
“Farà di tutto per trovare Shiori” assicurò loro Shikamaru, strappando a tutti, Shisui compreso, un enorme sorriso.
 
Quella sera, dopo una bella cena, durante la quale i bambini non avevano smesso un attimo di fare domande ai loro ospiti, fu Shikamaru a portare Amaya e Hikaru a letto. Rimboccò loro le coperte e si sedette in mezzo a loro. Gli sembrava strano fare quei gesti, ma allo stesso tempo così naturale. Quei due bambini erano così dolci e simpatici, così forti nonostante quello che stavano passando, che gli si era affezionato immediatamente.
“Quindi il Principe Argentato sta cercando la mamma?” chiese Amaya.
Il Nara non poté fare a meno di trattenere un sorriso. A Kakashi sarebbe piaciuto il suo nuovo nome, pensò divertito. “Sì, e spera proprio di trovarla. Lui farebbe di tutto per riportarla da voi.”
“Perché la ama?” chiese la bambina trasognata.
Il moro esitò. “Certo.”
“Bugia!” esclamò Hikaru.
“Non è una bugia!” ribatté suo cugino offeso. Non dubitava che lui amasse sua zia solo … era davvero molto arrabbiato. “Tuo padre ama tua madre più di ogni altra cosa al mondo. Te l’assicuro.”
Hikaru sentì che era sincero e sorrise.
“Bene, ora dormite” disse Shikamaru, cominciando ad alzarsi, ma il piccolo Hatake gli afferrò una manica.
“Shisui non vuole venire con noi.” Stava piangendo. “Io … voglio vedere il papà, ma … Non voglio che lui rimanga solo …”
“Nemmeno io” disse Amaya determinata e mettendosi a sedere sul letto.
“Che ne dite se provo a convincerlo?”
“Non ci riuscirai …” rivelò il bambino.
“Vedrete” fece loro l’occhiolino. “Lo convincerò.”
 
Shisui e Gai sedevano all’esterno uno accanto all’altro. L’Uchiha aveva appena finito di raccontare la propria storia e quella di Itachi, poiché era impossibile raccontarne una senza rivelare qualcosa dell’altra, legate com’erano.
“È … è davvero incredibile!”
“Vorrei fosse stato tutto meno incredibile e più monotono” affermò il ninja cieco.
“Mi dispiace tantissimo” disse Gai veramente dispiaciuto. “Tutto quello che hai dovuto passare … ti prometto che in un qualche modo sarà fatta giustizia. Le cose non rimarranno così a lungo.”
“Come fai a saperlo?” chiese l’Uchiha.
“Kakashi dice che sono sempre eccessivamente ottimista, ma … sono il sensei di tre ragazzi, vedo come si impegnano, come sono … Sono così diversi dalla generazione che ha portato alla guerra, sono così diversi da noi che l’abbiamo vissuta, sono … sono speranza. Se il mondo sarà nelle loro mani in futuro, io sono fiducioso.”
Shisui non poté fare a meno di sorridere. “Capisco cosa intendi. Amaya e Hikaru … loro sono come i tuoi allievi per me.”
“Allora dovresti venire con noi” affermò Shikamaru uscendo dalla porta. “Scusate non volevo origliare” aggiunse poi.
“Shikamaru … Non posso.”
“Non riveleremo la tua vera identità, ti camufferemo. I bambini hanno bisogno di te. Vogliono venire a Konoha, gli è stata promessa una casa e una famiglia lì. E ce l’hanno, te l’assicuro. Sono combattuti però, non vogliono che resti solo.”
“Tora resterà con me, credo” disse lui.
“Shisui …” fece Shikamaru con un tono severo.
“Sembri tua zia in questo momento. È inquietante.”
“E lei cosa ti direbbe?” chiese il Nara.
“Mi porterebbe con sé tirandomi per le orecchie.”
“Bene. Io non voglio che l’arrivo a Konoha sia qualcosa di triste per loro. Sono già in difetto di una persona cara, davvero gliene faresti perdere un’altra?” chiese retorico. “Sappi che io non ne ho la minima intenzione, quindi se necessario mi comporterò come si sarebbe comportata mia zia.” Detto ciò, si voltò e si diresse verso l’ingresso.
Shisui ascoltò i passi del ragazzo che si allontanava, ognuno di essi sembrava ricordargli le persone che aveva perso quando era bambino, poi da ragazzo. Non era stato facile vivere senza di loro. Come poteva dire di amare quei bambini e far provare loro quel dolore?
“Shika?” chiamò, facendo leggermente voltare il Nara. “Verrò con voi.”
  
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