Cap.2 Corruzione del DNA
"Non
mi metti in imbarazzo" si lamentò Steve. Deglutì
e si dimenò sul lettino, osservò gli schermi
olografici a cui Tony aveva collegato gli elettrodi.
Tony
digitò velocemente mugugnando, voltò il capo
all'indietro.
"Ascolta.
Farò in modo da bloccare momentaneamente le funzioni del
siero. Non posso rimuoverlo, fa parte del tuo DNA, ma ho bisogno di
aggiustare la parte danneggiata".
Tornò
a guardare gli schermi olografici, ne chiuse uno e ne aprì
tre più piccoli facendo dei calcoli.
"Aggiusterò
la parte danneggiata e poi sbloccherò il tutto. Potresti
avere effetti collaterali nel periodo di tempo in cui è
bloccato. Devi fidarti di me, temo".
Steve
sgranò gli occhi e le iridi azzurre divennero bianche.
"Parte
danneggiata?" domandò con voce tremante.
Tony
annuì, osservò una serie di dati e
mugugnò confrontandoli con uno schermo vicino.
"Mnh
mnh. Niente di grave, ma se non fermo l'avanzata potresti fare male a
qualcuno. Tipo a me, saltandomi addosso. Ok?".
Steve
arrossì e voltò di scatto il capo, facendo
ondeggiare i capelli biondi.
"Non
so per chi mi hai preso" si lamentò.
Il
battito cardiaco accelerato e le orecchie vermiglie.
Tony
sogghignò divertito, scrollò le spalle e
attivò alcuni macchinari.
"Pronto?".
Guardò
Steve annuire con le guance rosate e attivò il macchinario
con dei bip prolungati.
Steve
mugolò, chiuse gli occhi e si abbandonò sul
sedile. Chiuse i pugni, mentre il suo corpo dimagriva. Il suo fisico
divenne più minuto, privo di muscoli, ma in carne e
proporzionato.
Tony
spense i macchinari, si alzò e lo raggiunse. Gli
poggiò una mano sulla fronte sentendola leggermente calda,
strinse le labbra e gli portò due dita al collo sentendo il
battito.
"Cap?"
chiamò, piano.
"Tony"
rispose l'altro, la voce era rimasta invariata. I suoi occhi erano
liquidi e arrossati.
"Mi
danno fastidio gli elettrodi" ammise a bassa voce.
Tony
glieli tolse delicatamente, sorrise appena e gli diede un colpetto
sulla spalla.
"Devo
lavorare alla cura. Pensi di riuscire a rivestirti?".
Steve
si alzò in piedi e si massaggiò la spalla,
raggiungendo i vestiti.
"Ho
perso il siero, non le facoltà motorie" lo
rassicurò. Deglutì, continuava ad avere le guance
purpuree.
Tony
roteò gli occhi, tornò verso la sedia e fece
scorrere lo sguardo sugli schermi.
"Lo
so, ma non era previsto tu perdessi il siero, o si corrompesse. Nessuno
conosce gli effetti, ho improvvisato".
"La
parte danneggiata che cosa mi stava facendo?" domandò
Rogers, iniziando a rivestirsi. Guardava ogni tanto di sottecchi Tony.
Tony
sorrise e scrollò le spalle, si mise seduto e fece scorrere
le mani tra gli schermi con movimenti nervosi delle dita.
"Degenerazione
del DNA. Forse una regressione, la lesione non era così
estesa da dirlo. Fortunatamente, l'ho bloccata subito. Puoi
ringraziarmi dopo".
Steve
si morse l'interno della guancia, finì di rivestirsi e gli
si affiancò.
"Grazie
Tony, soprattutto se evitò di diventare un altro Teschio
Rosso" gli disse. Gli appoggiò una mano sulla spalla e
strinse.
"Ora
sembri quasi alto". Scherzò.
Tony
alzò lo sguardo, gli sfiorò la mano con la
propria e sorrise amichevole, scrollò le spalle e gli
indicò gli schermi.
"Se
resti così gentile, puoi continuare a guardare".
Steve
arrossì di più e tossicchiò un paio di
volte.
"Non
sono gentile, al massimo affamato... oh, dovremmo avvisare gli altri".
Corrugò
la fronte ed osservò il pavimento, allontanandosi da Tony.
Tony
scrollò le spalle, indicò con il pollice un
angolo del laboratorio.
"Puoi
derubarmi il frigo. Ci sono tramezzini già pronti, pasti
precotti da mettere al microonde, avanzi di cinque anni fa e perfino
qualcosa di commestibile".
Prese
a fare calcoli spostando velocemente gli occhi castano scuro sullo
schermo.
"Guarda,
se vuoi li avviso, ma dovrei dirgli 'Cap aveva un problema, ma l'ho
risolto'. Se ti pare il caso far venire Clint qui da Dio solo sa dove
per questo ...".
Steve
giocherellò con la propria manica e negò con il
capo.
"Allora
aspettiamo tornino. Sarà risolto quando riavrò il
siero e...". Si allargò i pantaloni sbuffando.
"Cercherò
dei vestiti".
Tony
si alzò, raggiunse il piano bar e si piegò,
frugò nei vari reparti con rumori di metallo e carta
straccia. Si rizzò, raggiunse Steve e gli premette contro il
petto una confezione con tre tramezzini prosciutto cotto e formaggio.
"Mangia.
Quanto tempo credi che impiegherò?".
Tornò
seduto, fece scorrere lo sguardo sui dati e storse il labbro.
"Giusto
finché non avrai confessato il tuo segreto più
oscuro, poi sarò pronto" scherzò.
Steve
si strinse i panini al petto, raggiunse un tavolino e ve li
appoggiò.
"Grazie,
ma penso che andrò a cucinarmi. Cerco di metterci poco,
visto che mi hai fatto capire che sarai rapido". Si diresse verso la
porta del laboratorio.
Tony
continuò a scrivere velocemente, si voltò verso
di lui.
"Beh?
Non avevi fame?".
"Non
abbastanza da mangiare schifezze con il mio vero corpo"
ribatté Steve, uscendo. Si richiuse la porta alle spalle ed
avanzò lungo le scale. Rischiò di precipitare
inciampando nei pantaloni e sospirò. Si tolse i vestiti
rimanendo in boxer e schioccò la lingua sul palato.
Raggiunse camera sua e si mise dei pantaloni inguinali, gli arrivavano
al ginocchio. Indossò un paio di pantofole che gli stavano
due volte più larghe. Sbuffò e si diresse in
cucina a passo veloce. Ridacchiò guardando il grembiule di
Clint e se lo provò, gli stava largo.
"Il
mondo sembra essersi ristretto, ma mi viene più facile non
curvare la schiena" si disse. Si alzò sulle punte e
recuperò dalla piattaia una padella, raggiungendo poi i
fornelli. Si trovavano davanti la finestra e da essa entrava la luce
pallida del sole.
Socchiuse
gli occhi udendo dei passi e scrollò le spalle. <
Tony ha già finito? No, troppo veloce >
pensò.
Steve
mise un pezzettino di burro sulla padella e lo lasciò
sciogliere. Raggiunse il frigo e ne prese due uova, le ruppe dentro la
padella mantenendo il rosso integro. Prese una spatola di plastica nera
e la guardò, sospirando.
Tony
lo raggiunse, gli poggiò il mento sulla spalla, sporse il
capo socchiudendo le labbra e mugugnò.
"Ho
deciso di avere fame. Non mi perdoneresti se saltassi il pasto per
curarti, sarebbe una vera seccatura".
Abbassò
il capo osservando la spatola di plastica, inarcò un
sopracciglio.
"Tranne
che tu non voglia mangiare quella. In quel caso passo".
Steve
arrossì e negò velocemente con il capo, dimenando
la spatola.
"Stavo
facendo le uova e... e...". Sentiva il respiro dell'altro sul collo.
"Sono
contento che mangi anche tu" liquidò indurendo il tono.
Tony
mugugnò, gli strinse i fianchi e ispirò
profondamente, ridacchiò e si scostò.
"Sai
che conosco 350 ricette con le uova, ma non so cucinare degli
spaghetti?" domandò.
Steve
sporse il bacino all'indietro e prese l'accendigas dal cassetto.
"Allora
farò anche un po' di spaghetti, me la cavo con quelli" disse
gentilmente.
Gli
sfiorò la mano con la propria.
"Lasciami
i fianchi, sei troppo affettuoso per i tuoi canoni" gli
ricordò.
Si
mordicchiò il labbro.
"Non
che mi dispiacerebbe un abbraccio" ammise a bassa voce, arrossendo di
più.
Tony
inarcò un sopracciglio, gli strinse i fianchi e rimase
aderito a lui.
"Beh,
se tu sei amichevole, io sono amichevole. Mi piace il contatto fisico.
E sei più carino così, Captain Siero della
verità" scherzò.
Steve
sbuffò, mise un copripadella, le uova sfrigolavano.
"Non
ho nessun siero, ma devo prendere la pentola" disse. Sentiva il corpo
dell'altro contro il suo, il volto era accaldato e si deterse le labbra
secche.
"E
così non sono utile". Aggiunse.
Tony
roteò gli occhi, gli baciò la guancia e si
scostò da lui infilando le mani nelle tasche.
"Sarà,
ma a me piaci di più".
Il
viso di Steve divenne di un rosso più scuro e si
accarezzò la guancia.
"Ti
piacerà di più quello che cucinerò"
disse.