Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    20/09/2016    3 recensioni
“La vita ogni tanto è una favola che merita un lieto fine.” Alice vive a Londra, confinata da tempo in un’esistenza grigia che non sembra essere nemmeno vita. Tutto questo fino a che non incontra un giovane uomo di origini scozzesi di nome Tarrant Hightopp, una persona dalle caratteristiche particolari che stuzzica la curiosità di Alice. Da quel momento tutto cambia: la presenza di Tarrant fa riaffiorare nella mente di Alice molti ricordi che parevano ormai perduti. L’esistenza di un mondo fatto di meraviglie, la spensieratezza e l’innocenza non più permessa agli adulti, la sete di fantasia e la convinzione di poter credere a sei cose impossibili prima di fare colazione. Grazie a Tarrant, Alice ritrova la voglia di vivere che il Sopramondo le aveva fatto quasi dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, chi per indifferenza o chi per malevolenza, la sua felicità.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti quanti e scusate per essermi fatta attendere così a lungo.
Purtroppo, ho dovuto affrontare un sacco di cose e non ho avuto tempo di niente.
In più, nella testa avevo solo idee confuse, ma alla fine sono riuscita a scrivere questa nuova parte. Mi auguro di non avere fatto un fiasco.
Lo so, potrà sembrare ripetitivo, ma vi assicuro che non è come sembra: badate, non sottovalutate le sorprese che tengo sempre in serbo per voi.
Detto ciò, vi lascio leggere.
Un BACIONE e BUONA LETTURA!
 

 
Si era sentito profondamente dispiaciuto all’idea che Hamish avrebbe potuto compromettere la sua adorata amica Alice.
Lei aveva deciso di ritornare indietro solo per lui, per salvarlo, ma così facendo Alice stava rischiando pesantemente.
L’ultima delle cose che voleva, era quella che ad Alice fosse stato fatto del male.
Non avrebbe mai voluto coinvolgerla.
Era stato condotto nell’aula di tribunale, trascinato senza alcuna cortesia, di mattina presto. Ad accoglierlo, una folla che, più che paragonabili a delle persone, sembrava essere costituita da una massa di pecore sparse: non ci voleva molto per capire che la maggior parte dei presenti si trovasse lì solo per invadente curiosità.
Un brivido freddo gli percosse la schiena, le ferite iniziavano a fargli male.
Quando l’idea che Alice avrebbe potuto subire i suoi stessi trattamenti, il suo dolore aumentò vertiginosamente.
Mai e poi mai avrebbe voluto che le accedesse nemmeno la metà di quanto avesse subito sulla propria pelle.
Dietro di lui vi erano gli Ascot, ma il Cappellaio non si voltava. Tuttavia, immaginava che razza di malefiche facce avrebbero dovuto avere.
Seduta in aula, coprendosi le piccole spalle con il mantello come per nascondersi, c’era anche la madre di Alice e il Cappellaio non si voltò nemmeno per lei, ma nel suo caso fu solo per la vergogna: per colpa sua, aveva coinvolto Alice.
Helen era stata gentile con lui, lo aveva persino invitato in casa sua per un tè e lui l’aveva ricambiata facendo beccare alla figlia una querela.
La confusione era immensa, sia nella testa del Cappellaio sia nell’aula.
La notizia dell’aggressione di un lord ben conosciuto come Hamish aveva fatto scalpore e quegli invadenti erano venuti lì per assistere allo spettacolo, come spettatori romani nell’immenso Colosseo dell’Antica Roma durante una lotta tra gladiatori.
Il giudice si vide costretto a battere il martello per richiamare l’ordine, ammonendo tutti quanti di fare sgomberare l’aula se non avessero assunto un comportamento ortodosso.
La porta si era aperta di nuovo. Il Cappellaio si voltò e la vide.
Alice era in compagnia dell’avvocato Clifford.
Era in ritardo.
Helen guardò la figlia con aria affranta, augurandosi che tutto si sarebbe svolto per il meglio.
Hamish ed Alexandra parevano soddisfatti di vederla di sedersi al banco degli accusati, accanto al Cappellaio, e già pronosticavano la condanna di entrambi.
Con assoluta dignità, Alice non si fece intimorire.
Il processo ebbe inizio.
Tarrant Hightopp era accusato di avere aggredito senza alcun movente Lord Ascot, per poi fuggire in compagnia della signorina Alice Kingsleigh, noto capitano della compagnia navale Kingsleigh&Kingsleigh, e per resistenza verso pubblico ufficiale.
L’accusa lo additava come un elemento molto pericoloso per la pubblica sicurezza.
La gente non faceva che sibilare chiacchiericci poco gentili nei riguardi del Cappellaio: come si era permesso un umile cappellaio di strada alzare un dito verso un illustre lord?
Alice, sotto il consiglio di Clifford, difese sé stessa e il Cappellaio additando Hamish come un provocatore.
- E’ vero, il signor Hightopp viveva in una casa di Lord Ascot che egli gli aveva affittato, ma tra i due non scorreva buon sangue. – era più determinata che mai e, come aveva da sempre suggerito il suo avvocato, giocò la carte dello sfruttamento e della violazione dei diritti umani – Lord Ascot non faceva altro che opprimerlo: il signor Hightopp lavorava sodo per guadagnarsi da vivere e per pagare i suoi debiti, tuttavia i suoi sacrifici non sono mai stati ripagati. –
Naturalmente, Hamish obiettò. Alice lo stava diffamando e, oltretutto, secondo lui, stava anche andando fuori tema.
Alice, tuttavia, non voleva arrendersi.
Le cose peggiorarono quando il giudice disse ad Hamish di esporre come andarono i fatti nel giorno dell’aggressione.
Non ci volle molto per Alice intuire che Hamish avrebbe mentito anche quella volta.
- Mi recai dal signor Hightopp per lamentarmi riguardo il suo comportamento nei confronti della mia signora. – disse lui cerimoniosamente, suscitando lo scandalo tra i presenti nel sentire quell’informazione – Senza peli sulla lingua, Vostro Onore, quella sera mia moglie era molto sconvolta. Mi si era spezzato il cuore nel sentirle dire che il signor Hightopp le avesse creato delle noie, deridendola in pubblico. Le sue lacrime erano un vero anatema per me. Offendendo mia moglie, quell’uomo aveva di conseguenza offeso anche la mia persona. –
Alice stringeva i denti davanti a tutte quelle insopportabili bugie, ma il Cappellaio sembrava impassibile. Alice se ne accorse e si chiese il motivo di tale atteggiamento, cercando, intanto, di ignorare le persone che non facevano altro che coprire il Cappellaio con parole offensive nei suoi riguardi.
“Che vergogna!” “Ma come si fa? Offendere una signora?”
Hamish continuava la sua versione.
- Così, non accettando quel comportamento, avevo deciso di recarmi da lui per prendere provvedimenti. Inizialmente, avevo intenzione di ammonirlo, ma data la sua sfrontatezza  avevo deciso di licenziarlo e di sfrattarlo. Forse, sarò stato anche impulsivo, ma non potevo sopportare l’idea che un uomo al quale avessi offerto un lavoro e una casa si prendesse la briga di offendere la mia signora. Avevo cercato di andarci civilmente, tuttavia, il signor Hightopp aveva pensato bene prima di scagliarmi contro le sue bestie e, successivamente, di attentare alla mia incolumità con le sue stesse mani. Evidentemente, il comportamento civile non è da tutti. –
Nell’aula si infuocarono gli animi.
Alice obiettò.
Il giudice richiamò l’ordine.
- Silenzio! O faccio sgomberare l’aula! –
Il Cappellaio rimaneva zitto, sembrava totalmente assente. Alice gli picchiettò la spalla per richiamarne l’attenzione, ma il Cappellaio non le aveva prestato ascolto.
Quando ritornò il silenzio, il giudice permise all’accusato, Tarrant Hightopp, di esporre la propria versione.
Quest’ultimo, tuttavia, rimase ancora in silenzio. Alice non capiva.
Nonostante ciò, non poteva permettersi di perdere tempo: chiese al giudice se poteva esporre lei la versione dei fatti al posto del Cappellaio.
Il giudice accolse la richiesta.
- Se Lord Ascot non sa difendersi da un ghiro e da una lepre, è un conto. – quella rivelazione provocò alcune risate – Ma che accusi il signor Hightopp di averlo aggredito per vendetta personale, questo è inaccettabile. –
Era decisa più che mai di dimostrare che il suo amico fosse una persona buona, che non attaccasse mai nessuno se non pesantemente provocato. Difatti, a dimostrazione della falsità di Hamish, Alice aggiunse che quest’ultimo avesse fatto del male proprio alla lepre del Cappellaio, animale domestico al quale era molto affezionato. Era stata questa la goccia che avesse fatto traboccare il vaso.
- Era solo una lepre... – disse Hamish con crudezza.
Il Cappellaio non reagì, ma Alice cascò, purtroppo, alla sua provocazione.
- La vita di una lepre vale mille volte di più di un uomo meschino come voi! –
Incerto il fatto se Alice si fosse pentita delle proprie parole, sicuro, invece, che per colpa di esse si stesse per creare un putiferio.
Hamish, per ripicca, non perse l’occasione per schernirla.
- Sono desolato, signorina Kingsleigh, del fatto che siate una persona misera di valori. Posso solo compatirvi. -  
A quel punto, qualcosa era scattato nel Cappellaio: Hamish aveva dato ad Alice della poco di buono pubblicamente?
Sotto gli occhi atterriti di tutti i presenti, il suo volto si tramutò nella sua tipica natura di quando si adirava e, con uno sguardo pieno di ira,  più veloce di un lampo, si scagliò contro Hamish.
- Cappellaio, no! – gridò Alice nel tentativo di fermarlo con l’aiuto di Clifford.
Alexandra, dal suo posto, urlò istericamente.
Troppo tardi. Il Cappellaio si trovava sopra Hamish, massacrandolo nuovamente a suon di pugni.
- La mia Alice non va toccata nemmeno con una vostra volgare parola! – urlò malamente contro Hamish.
Grave errore.
Sorvolando le parole “mia Alice”, dal proprio posto, Helen si coprì la bocca con una mano, sentendosi sconvolta.
Clifford e Alice cercarono di placarlo, mentre la confusione si fece strada tra la gente.
- Aiuto! – urlava Hamish – Levatemelo di dosso! Polizia! -
Due agenti intervennero e scollarono l’inferocito Cappellaio da Hamish, mentre quest’ultimo venne aiutato da altri due agenti a rialzarsi.
Il Cappellaio si agitava terribilmente, imprecando e desideroso di voler infierire contro Hamish per punirlo a dovere per avere osato infangare Alice.
- Ordine! Ordine! – il giudice martellava fortemente e si rivolse al Cappellaio, ruggendo contro di lui – Signor Hightopp! Non tollero questi disgustosi episodi nella mia Corte! Se non vi darete una calmata, sarò costretto a farvi rinchiudere nuovamente in cella! –
Alice, seppure l’avvocato Clifford glielo avesse impedito, si avvicinò al Cappellaio e lo scongiurò di calmarsi.
Solo grazie a lei il Cappellaio riuscì ad acquietarsi e, sempre sotto gli sguardi sbigottiti di tutti quanti – fatta eccezione per Alice, la quale era già abituata a vederlo in quel modo – il suo aspetto ritornò al suo stato naturale.
Accertatisi che si fosse placato, gli agenti lo ricondussero al suo posto, nel banco degli accusati.
Quando ritornò la calma, Hamish puntò il dito indice contro il Cappellaio.
- Avete visto, Vostro Onore? Ve l’avevo detto che non ci si può fidare di uno come lui. Basta un nonnulla perché possa perdere il controllo della propria emotività. Come ci si può sentire al sicuro se un uomo come lui cammina libero nella società. –
Il Cappellaio digrignò i denti, Alice lo pregava di controllarsi.
- Mi rammarico per la signorina Kingsleigh. – continuava Hamish, ma in verità non si rammaricava affatto – Conosco la sua famiglia, distinta e ben disposta. E’ proprio un peccato che una persona come lei, del suo calibro, si sia lasciata coinvolgere mettendo da parte le proprie responsabilità per seguire un uomo dalle mediocre risorse come quelli del signor Hightopp. -
Quando il Cappellaio finalmente riprese totalmente il controllo di sé, guardò Alice dritto negli occhi per molti secondi. Poi si voltò e contemplò Helen.
La situazione stava prendendo una brutta piega: capì che Hamish si sarebbe spinto ovunque pur di vedere Alice rovinata.
No, questo non voleva né doveva permetterlo. Ad ogni costo, lui l’avrebbe protetta come aveva sempre fatto.
Si morse un labbro e, alla fine, rizzata la schiena e alzata la testa, il Cappellaio prese la parola.
- Vostro Onore, la signorina Kingsleigh non c’entra niente. Lasciatela andare, la colpa è solo mia. –
C’era stato un colpo di scena collettivo.
Il giudice dovette nuovamente richiamare l’ordine.
Alice aprì la bocca per lo stupore e il disappunto.
- No, Cappellaio... – non avrebbe mai accettato che il Cappellaio si assumesse una così grande quanto ingiusta responsabilità.
Il Cappellaio la ignorò totalmente e riprese a rivolgersi al giudice assumendo l’aria più misurata che potesse.
- Lord Ascot ha ragione sul mio conto, Vostro Onore: io non sono un uomo dai grandi valori.  Anzi,  io non sono nemmeno completamente sano di mente. – si voltò verso un inebetito Hamish – Io non ce l’ho con voi, Lord Ascot, ma non voglio che Alice venga coinvolta per causa mia. Sono molto dispiaciuto per i guai che vi ho causato. Le mie scuse non basteranno per avere compromesso vostra moglie, né per avervi aggredito anche troppe volte. – Alice era sconvolta, il Cappellaio stava dicendo delle cose assurde – Per cui, sono disposto ad affrontare la punizione che mi spetta. –
Alice era incredula, i suoi occhi si spalancarono in una smorfia di sgomento.
Non avrebbe permesso che si sacrificasse un’altra volta. Era stanca di vederlo soffrire al suo posto.
- Vostro Onore – replicò Alice – non ascoltatelo... –
Ma il giudice non le diede retta: Tarrant Hightopp stava fornendo una confessione gratuita.
Hamish e Alexandra non potevano chiedere di meglio.
- Dunque, signor Hightopp, - disse il giudice – confermate che quanto ha detto Lord Ascot e le accuse che gravano su di voi corrispondano a verità? –
- Lo confermo. – ammise il Cappellaio con un tono che non si capiva se fosse triste o sereno.
- Avete aggredito Lord Ascot agendo d’impulso la sera di venerdì? –
- Sì, Vostro Onore. –
- Confermate di avere posto resistenza ai danni degli agenti? –
- Sì, Vostro Onore. -
- La signorina Alice Kingsleigh risulta estranea ai fatti? –
- Sì, Vostro Onore. –
Hamish si stava gustando ogni cosa, attimo per attimo, mentre Alice, al contrario, rimaneva sempre più sbigottita.
- Molto bene. – il giudice impugnò il martello – La Corte ha elementi sufficienti per decidere: date le circostanze, questo giudice ha deciso di assolvere la signorina Alice Kingsleigh. –
Il Cappellaio sorrise beatamente, mentre, allo stesso tempo, Helen si mise una mano al petto. Hamish, invece, lottava per nascondere il proprio dissenso.
Alice, al contrario di chiunque altro, non si sentiva affatto serena: era angosciata per il Cappellaio, al punto di non importarle nulla per la propria assoluzione.
Ma il giudice non aveva finito.
- Osserva la Corte, dopo avere ascoltato la versione di Lord Hamish Ascot, assistito alla violenta reazione dell’imputato il quale, infine, ha deciso di fornire una confessione spontanea, che Tarrant Hightopp risulta suscettibile di alterare la sfera intellettiva o volitiva in modo tale da escludere o, addirittura, gravemente scemare la capacità di intendere e di volere. Date le circostanze, questo giudice non riconosce valore di malattia, e perciò come causa di esclusione della responsabilità ai disturbi della personalità. In definitiva, questo giudice ritiene che al momento dei fatti in Tarrant Hightopp erano integre le capacità di cognizione, previsione, decisione, esecuzione e giudizio delle proprie azioni. In altre parole, si riconosce nell’imputato l’integrità della capacità di intendere e di volere.
La sentenza fu un colpo dritto al cuore: Tarrant Highopp, giudicato troppo pericoloso per la pubblica incolumità, venne condannato a morire tramite impiccagione.
– La Corte si aggiorna. – disse infine il giudice.
Una folata di gelo si era librato nell’anima di Alice.
Una cieca e immensa soddisfazione si era dipinta nel volto di Hamish e di sua moglie.
Una morsa al cuore di Helen, la quale si era coperta le labbra con una mano.
Sì, Tarrant Hightopp era colpevole, pensava, aveva sbagliato, ma condannarlo a morte era troppo.
Il Cappellaio rimase inebetito o, forse, non si era ancora reso conto di quanto fosse accaduto. Non aveva, forse, idea del destino che avrebbe dovuto affrontare.
Con ancora la nebbia nella mente, il Cappellaio si sentì afferrare le braccia da qualcuno: due agenti lo stavano portando via.
Alice cercò di raggiungerlo, ma venne tenuta lontana sia da alcuni agenti, sia da Clifford.
Disperata, allungò una mano in direzione del Cappellaio, chiamandolo a gran voce.
Quest’ultimo, infine, mentre veniva trascinato sempre più lontano, ebbe il tempo di guardare Alice: le sorrideva.
E i suoi occhi verdi non sembravano provare paura. A renderlo sereno era il fatto di aver realizzato ciò che veramente contasse per lui: proteggere Alice.
Qualunque fosse stato il prezzo da pagare, Alice andava protetta.
« Vivi, Alice. » pensava « Almeno tu, resta al sicuro. »
Vide Helen che lo guardava tristemente, dispiaciuta per tutto. Le rivolse un lieve sorriso che la fece commuovere.
Infine, notò Alexandra che correva tra le braccia di suo marito, entrambi con i volti pieni di malefico appagamento.
Quando fu definitivamente portato via, Alice, al colmo dell’ira, se la prese ferocemente con l’avvocato Clifford: quest’ultimo non aveva fatto per niente bene il proprio mestiere, non aveva mosso un dito per difendere il Cappellaio.
Helen, alzatasi dal suo posto per avvicinarsi alla figlia visibilmente frustrata, cercò di calmarla.
Alice, tuttavia, non l’aveva minimamente ascoltata e, senza pensarci due volte, licenziò il suo avvocato.
- E’ tutta colpa vostra! – gli urlò contro, sputandogli addosso tutto il veleno della collera che avesse addosso.
Senza aggiungere altro, Alice girò i tacchi e si dileguò. Non si voltò nemmeno indietro, non avendo, quindi, la  possibilità di poter vedere sua madre con gli occhi pieni di lacrime.  
 
 
 
 
  
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