I
rumori della lontananza
Il
rosso era fuori dalla finestra. Se ne ubriacava.
E
beveva quell’aria appena fredda che profumava di terra.
L’oscurità
era vicina, e i colori dell’autunno più in là, oltre il vetro. Oltre tutto.
Mille
memorie abbandonate sulla carta mentre una pagina continuava a rimanere vuota e
la penna immobile, morta come lo era la sua anima.
Avvizzita
al ricordo del rosso che era fuori e si muoveva di poco tra le mani del vento.
E
lui, le mani, le aveva messe sulla vita di lei, e poi su quella del figlio che
aveva generato per sconvolgere la propria esistenza.
Per
amarlo e, forse, essere amato.
Ed
ora, erano agli antipodi del mondo, di un universo che non era fatto per loro.
Un
fulmine spaccò il cielo, ma quegli occhi verdi non ne avrebbero sentito il suono,
forse vedevano ancora il sole. Oppure niente.
Ogni
cosa, ma non lui.
Guardava
il cielo grigio e un’ombra in lontananza, indistinta, quasi confusa con la
pioggia che iniziava a scendere lenta e poi forte.
Prese
la penna e la strinse, come se volesse stringere una speranza che non aveva più,
ma la pagina insisteva ad essere vuota, ancora bianca di pensieri che non
voleva mettere in parole né pronunciare verso quelle foglie cremisi al di là di
quella trasparenza che gli mostrava il proprio viso.
E
un’ombra in lontananza.
Nient’altro
che un simulacro mentre stringeva le dite alla solitudine e se ne beava come l’unica
bellezza della sua vita.
Un
altro lampo aprì una crepa nel ferro riflesso di sangue e gli parve di scorgere
un sorriso, una carezza di sogno che per lunghi istanti gli riempì il cuore, e
volle sporcare quelle pagine bianche di urla e dolori, dipingendo di nero l’abbandono.
Un
tuono squarciò quel miraggio così stupido e gli occhi tornarono fuori, al canto
porpora della natura che si faceva più chiaro e poi più scuro mentre veniva
dipinto dal temporale, alla terra d’illusioni dove non c’era altro che alberi e
orizzonti nascosti.
Il
rosso era fuori dalla finestra. Se ne ubriacava.
E
beveva il ricordo della sua vecchia vita abbandonata come una foglia secca. Il ricordo
di quegli occhi verdi visti per l’ultima volta.
Fuori
c’erano soltanto i rumori della solitudine.
E
della lontananza.