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Autore: _ayachan_    23/09/2016    4 recensioni
A cinque anni dalle vicende de "Il Peggior Ninja del Villaggio della Foglia", che ne è stato delle promesse, dei desideri e delle recriminazioni dei giovani protagonisti?
Non si sono spenti con l'aumentare dell'età. Sono rimasti sotto la cenere, al caldo, a riposare fino al giorno più opportuno. E quando la minaccia è che la guida scompaia, quando tutt'a un tratto le scelte sono solo loro, quando le indicazioni spariscono e resta soltanto il bivio, è allora che viene fuori il carattere di ognuno.
Qualunque esso sia.
Versione riveduta e corretta. Gennaio 2016
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia'
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Penne 37
Capitolo trentasettesimo

I chakravakam




Nel corso della prima notte di guerra, mentre Konoha cercava invano di addormentarsi, c'era una zona del Villaggio che era ancora in pieno fermento, e la era stata ininterrottamente da quando avevano catturato la nuova Radice: i sotterranei del dipartimento di polizia.
Laggiù, sotto metri di cemento armato e sistemi di sorveglianza, le celle strabordavano di prigionieri, suddivisi per grado di influenza: i nobili avevano avuto il privilegio di condividere il soggiorno con due o al massimo tre parirango, i servitori e i ninja erano stati ammucchiati fino alla capienza massima. Nonostante tutte le finestre - che affacciavano nel cortile del commissariato, all'altezza del terreno – fossero spalancate, l'odore era raccapricciante.
Morino si passò una mano sulla faccia.
«Ancora una volta» disse, sfregandosi le palpebre arrossate per la stanchezza.
Si trovava nella stanza degli interrogatori, la stessa in cui avevano rinchiuso Yoshi quando lo avevano catturato. Alla sedia inchiodata sul pavimento adesso era seduta l'ombra di quello che un tempo era stato il consigliere Iida, o almeno il poco che ne rimaneva: un uomo sgomento, ricurvo, con lo sguardo di un animale braccato.
«Non so niente di Anka...» gemette, ondeggiando avanti e indietro.
«Non sai niente» ripeté lo shinobi seduto davanti a lui, la testa appoggiata alle mani come se non avesse la forza per stare su da sola. «Quindi» riprese sfogliando un fascicolo. «Non hai mai assgnato Haruka Muto allo spionaggio dei mercenari di stanza ad Anka.»
Iida sussultò. Alzò lo sguardo per posarlo sull'incartamento, e per un attimo vi passò un lampo di rabbia.
Baka Akeru, scrutandolo, richiuse il materiale e lo passò a Morino.
Con l'arrivo della dichiarazione di guerra era stato impossibile costringere il vecchio shinobi a restare in disparte, perché aveva iniziato a sbraitare che senza di lui sarebbe stato tutto un fallimento. Così Sakura lo aveva dirottato sugli interrogatori della Radice, dicendogli che Baka sarebbe stato il suo successore e che voleva che si dedicasse unicamente al suo addestramento, e Morino si era lasciato convincere.
Una buona idea, strategicamente parlando; ma non per Akeru, che nel giro di sei ore si era visto sprofondare in un mondo fatto di violenza e crudeltà. Aveva dovuto imparare a compiacere in fretta il suo superiore per non rischiare improvvisi scoppi d'ira, e per fare le cose come diceva lui aveva dovuto dimenticare temporaneamente tutto quello che sapeva di etica e medicina. A causa delle pretese di Morino aveva dovuto progredire dieci volte più in fretta degli altri, così adesso stava crollando.
«I tuoi uomini non sono buoni servitori» disse. Aveva la faccia di chi è a un passo dal vomitare per la stanchezza. «Parlano tutti. Un po' più di te, devo dire.»
«Sono uomini inferiori» ringhiò Iida, facendo finire qualche schizzo di saliva sul tavolo metallico. «Feccia della feccia della...»
«Li hai scelti tu» lo interruppe Akeru. «Avrai scelto male. Quindi, parliamo di Anka.»
«Non so niente di Anka...»
Un ceffone colpì Iida in pieno orecchio, facendolo cadere dalla sedia.
A terra, il vecchio si raggomitolò su se stesso e gemette, la mano contro la testa, un rivolo di sangue che usciva dal labbro spaccato.
«Questo è quello che si fa quando iniziano a ripetere la stessa cosa» disse Morino. «Tiralo su.»
Akeru obbedì, sperando che il suo nuovo mentore non si accorgesse della sua tensione: per poco non aveva fatto un salto dalla sedia quando era partito il manrovescio.
Si accovacciò accanto a Iida e lo aiutò a rialzarsi, rimettendolo seduto. Guardò Morino, che gli fece un piccolo cenno con il capo; allora alzò una mano, avvolta da sottile chakra azzurrino, e la posò sull'orecchio lesionato.
Iida sussultò, ma poi la sua espressione si ammorbidì, spingendolo a riaprire gli occhi.
«Sei un ninja medico» mormorò, quasi con orrore.
«In tempo di guerra tutti siamo un po' tutto...»
Soprattutto se fai arrabbiare l'Hokage.
«Sì, è un ninja medico» intervenne Morino. «Questo significa che posso farti molto più male di così, perché lui ti manterrà tra l'incoscienza e la lucidità quel tanto che basta per farti sentire il dolore. Dicci quello che sai di Anka!»
Akeru si morse la lingua per non intervenire. Lo aveva fatto una volta, quel giorno, perché Morino si era spinto troppo oltre, e per poco non si era beccato un ceffone pure lui. Tornò a sedersi dall'altra parte del tavolo.
Iida fissò Morino, spaventato, poi guardò Akeru. Aprì la bocca, probabilmente per supplicare, ma Baka gli fece un cenno impercettibile con la testa.
Non ti conviene.
«Anka...» ansimò allora il vecchio. «Anka è un villaggio nel Paese della Roccia... Haruka Muto era ad Anka, perché la compagnia in cui si era infiltrata era stata mandata lì. Non so altro. Non ci interessava. Noi volevamo solo i mercenari, sapere se si muovevano, come si spostavano...»
«E per conto di chi» lo anticipò Akeru. «Chi li faceva spostare?»
«I loro generali. Uomini della capitale, vicini ai vertici della Roccia... Non li conosco, non siamo mai riusciti ad arrivare fino a loro...»
«Altrimenti ci avreste venduti subito?» quasi sputò Morino.
«No» disse Akeru, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. «Altrimenti avrebbero fatto accordi con loro perché fossero eliminati tutti i detentori del potere a Konoha, così che qualcuno di più adatto, come un vero discepolo di Danzo, potesse finalmente occuparsi del Villaggio e renderlo di nuovo grande... Ma alla Roccia avrebbero detto che erano disposti ad essere un governo fantoccio.»
Iida tacque, sollevando il mento di qualche centimetro.
Akeru si passò una mano sulla fronte, e Morino annunciò che avevano finito. Andò alla porta, chiamò le guardie perché riportassero Iida in cella.
«Sei stato bravo» disse, una volta rimasto solo con Akeru.
«Secondo il manuale, quando interroghiamo un non militare non dobbiamo prenderlo a sberle» replicò lui nervosamente.
«Per le palle degli dei, non hai mai interrogato un politico prima!» Morino sbatté sul tavolo il fascicolo di Iida. Se non fosse stato esausto, Akeru sarebbe trasalito. «Quello non è un impiegato delle poste, è un ex consigliere! Ci dirà solo e soltanto quello che sappiamo già. Se stiamo sul suo terreno ci rivolta come guanti e ci divora: l'unica possibilità è spaventarlo con la violenza.»
«Non mi sembra che rompergli un timpano abbia portato a grandi rivelazioni... Comunque non sapeva niente di Anka, e non credo che si sia accordato con la Roccia per far scoppiare la guerra» Akeru si alzò in piedi, massaggiandosi il collo.
«Non lo credo nemmeno io» ammise Morino, sorvolando sulla prima parte della frase. «Avrebbe organizzato qualcosa di più subdolo... Una guerra è incontrollabile. Almeno, se non sei Hokage.»
«Adesso posso tornare a casa? Sono sfinito.»
«Sì, vai. Io scrivo il rapporto. E leggiti i testi che ti hanno dato... Ora che ci hanno dichiarato guerra dobbiamo far parlare quel ragazzino. Non possiamo permetterci altre spie dentro le mura.»
Akeru grugnì una risposta, andando verso la porta prima che gli venisse revocato il permesso.
Ovviamente Morino si riferiva a Yoshi, che come Iida era stato rinchiuso in cella di isolamento. Ripensando a lui, Baka avvertì contemporaneamente una fitta d'ansia e una di umiliazione: l'ansia era dovuta alle alte aspettative che avrebbe avuto Morino – con conseguenti metodi di interrogatorio -, l'umiliazione al ricordo di quando pensava di ricevere i complimenti di Sakura perché aveva segnalato Yoshi, e invece era stato completamente demolito per la faccenda del contratto di Chiharu...

«Non riesco a credere che un membro della squadra medica, un ninja a cui io stessa ho insegnato, firmi un contratto di custodia che non conosce e si prenda la responsabilità di un paziente senza guardare la sua cartella clinica! E' la cosa più stupida che abbia sentito da quando lavoro in questo campo!»
Akeru era rimasto a testa china, con aria umile.
Sakura aveva voluto la sua copia del contratto di custodia, gliela aveva letta in faccia, aveva sottolineato ogni punto che lo rendeva responsabile di qualunque cazzata di Chiharu, e poi gli aveva chiesto di vedere la cartella clinica della ragazza, per capire quanti rischi si fosse davvero assunto.
Ma lui quella cartella non la aveva. Non l'aveva neanche mai vista.
«A cosa pensavi mentre firmavi questa schifezza?» esclamò Sakura, accartocciando il contratto in un impeto di rabbia.
Pensavo a quanto mi sarebbe stata grata Chiharu. E a tutti i modi pratici in cui lo avrebbe dimostrato, rispose lui interiormente.
«Non so a cosa pensavo...» fu ciò che mormorò a voce alta. «Immagino che mi dispiacesse lasciarla lì e tornare a prendere il merito di una missione che lei...»
«Balle!» abbaiò Sakura. «Ti sei sempre preso il merito di qualunque cosa su cui sei riuscito a mettere le mani! Sei uno spaccone arrogante e vanaglorioso, non raccontarmi la storia dell'anima caritatevole!»
Akeru alzò la testa, moderatamente offeso, ma di fronte allo sguardo di fuoco di Sakura la riabbassò.
«Pensavo di riuscire a controllarla» confessò allora. «Pensavo che non ci fossero rischi, che saremmo tornati e basta...»
«Ma stiamo parlando di Chiharu Nara!» Sakura si passò una mano tra i capelli. «A tredici anni è quasi riuscita a suicidarsi sulle tue ginocchia, a far ammazzare la moglie e il figlio di Naruto e a far morire i suoi genitori di infarto! Quella ragazza è una mina vagante, pericolosa per sé e per gli altri! Come diavolo pensavi di controllarla
Lui pensava che portarsela a letto fosse più difficile che scortarla da Suna a Konoha, e visto che era riuscito a fare la prima delle due cose si era sentito in grado di fare anche l'altra. Aveva sbagliato, adesso lo riconosceva, ma non era completamente colpa sua.
«Incontrare tutto quel casino sulla strada del ritorno era una cosa assolutamente improbabile» tentò di difendersi. «Il sesto Hokage che rientra, squadre dalla Roccia e traditori dalla Foglia? Seriamente, quante possibilità c'erano che si verificasse una cosa del genere?»
«Non importa! Quando firmi un pezzo di carta devi essere consapevole che se anche si verifica un'eccezione straordinaria, tu sarai responsabile di quell'eccezione. E devi firmare solo per cose che sai di poter affrontare, non a scatola chiusa» Sakura prese un respiro profondo. «L'attuale cartella clinica di Chiharu è un orrore. Francamente mi stupisco che sia uscita viva da quello scontro. Se a Suna non volevano lasciarla partire immagino che facesse schifo anche allora... Cosa avresti fatto se le fosse preso un attacco cardiaco a metà strada? Non sapevi nemmeno che fosse possibile.»
In effetti, considerato che l'attività sessuale è tra i fattori di rischio per l'infarto, gli era andata bene anche prima che partissero per Konoha. Due volte.
«Ho sbagliato» ammise.
«Certo che hai sbagliato!» inveì Sakura. Poi si costrinse a calmarsi. «Devo ancora decidere cosa fare di te. Per adesso sei sospeso da tutti gli incarichi. Torna a casa, tua madre non merita di stare in ansia per un...» sbuffò. «Lasciamo stare. Mi hai deluso, Akeru.»
Lui strinse le labbra, mortificato.
Prima di lasciarlo andare Sakura aggiunse ancora una cosa: «ovviamente ti è fatto esplicito divieto di far visita in ospedale a Chiharu.»

Che era praticamente l'unica cosa che volesse, in quel momento.
Ritrovarsi per strada alle cinque di mattina dopo aver passato tutta la notte ad assistere alle violenze di Morino lo aveva provato nello spirito e nel corpo. Sakura inizialmente lo aveva sospeso, poi, con l'arrivo della dichiarazione della Roccia, lo aveva assegnato alla piccola squadra degli interrogatori, perché imparasse il mestiere.
Ed era un mestiere orribile, crudele e opprimente.
Pensava che fosse un tipo particolarmente meschino di punizione da Hokage, ma sperava anche che quando ci fosse stato da combattere lo avrebbero reintegrato tra i ninja medici.
Adesso aveva solo un pensiero, ben più impellente che tornare a fare l'Anbu: avrebbe voluto più che mai vedere Chiharu, e abbracciarla, e farsi dire che al mondo non esistevano solo gli orrori di Morino... E sapere se stava bene, chi si prendeva cura di lei, se ripensava a quello che era successo a Suna quanto ci pensava lui... Ma non poteva, perché Sakura glielo aveva proibito, e Sakura era l'Hokage, o quasi.
Sono ridotto male, si disse abbattuto. L'unica persona a cui penso quando sono in difficoltà è proprio quella che di solito mi mette nei guai.
«Devo parlare con qualcuno, o perderò la testa in quel bunker senz'aria» mormorò, fermandosi a un bivio. «E quando dico che devo parlare con qualcuno, non intendo me stesso. Diavolo.»
E allora imboccò la strada di sinistra, anche se casa sua era a destra. Attraversò le vie deserte, oltrepassando il vecchio quartiere a luci rosse per raggiungere un quartiere nuovo ma squallido, dove i condomini si affacciavano l'uno sull'altro fino a togliersi il sole. Ben nascosto in una via laterale c'era il cancello di una minuscola casa in stile tradizionale, il residuo di un tempo lontano, ormai soffocato dalle mura dei palazzi. Non aveva citofono, solo una campanella.
Solo allora Akeru esitò, perché erano le cinque e mezzo del mattino. Poi l'idea di restare solo a ripensare agli interrogatori di Morino gli fece paura, così tirò la catena della campanella.
Subito non ci furono reazioni; ma alla fine, dopo quasi un minuto intero, emerse dal silenzio un borbottio che si fece piano piano udibile: «spero che tu sia una donna...» grugnì una voce da dietro la porta. «Perché stavo sognando una donna, una gran donna, e per svegliarmi a quest'ora devi essere davvero una fi...» Jiraya aprì la porta e tacque. «Non lo sei.»
«Non sapevo dove altro andare» disse subito Akeru. «Mi scusi per l'orario.»
Jiraya si esibì in un enorme sbadiglio, facendogli cenno di entrare. La ferita che si era fatto nella casa di Iida non era più fasciata, ma ancora vistosa «Dimmi che sei appena uscito dal letto di una ragazza, almeno...»
«Ero con Morino.»
«Pessima scelta.»
I due entrarono nell'appartamento di Jiraya, che era piccolo, disordinato e pieno di cianfrusaglie. Baka non era mai stato all'interno, e la prima impressione gli fece arricciare il naso.
«Se eri con Morino ti ci vuole qualcosa di meglio del solito sakè dozzinale...» mormorò Jiraya frugando in un mucchio di sacchetti semi-sepolti. «Questo l'ho vinto al casinò dieci anni fa, ormai sarà delizioso.»
«Non sono qui per ubriacarmi...» Akeru esitò. Ripensò al gemito di dolore di Iida, alla sua figura rannicchiata sul pavimento. «Okay, i bicchieri non servono. Bevo a collo.»
«La missione a Suna ti ha messo un po' di buonsenso in quella zucca vuota» rise Jiraya, stappando la bottiglia. «E' da prima che partissi che non ci vediamo... Allora, mi hai reso fiero di te?»
«Per sentire quello dovrà aspettare che sia andato giù un po' di alcol...»
Non poteva parlare di Chiharu con le immagini di Morino che spuntavano a sorpresa tra una frase e l'altra, e Jiraya sembrò capirlo. Nella mezzora successiva Akeru buttò giù sorsi generosi di sakè, raccontando del contratto con Suna e di come Sakura l'aveva presa male. Parlò dei suoi nuovi compiti come allievo di Morino e, da brillo, si lasciò scappare un piccolo sfogo sulla perversione del sistema della tortura, che come medico lo ripugnava.
Jiraya lo lasciò fare, perché dopo i settant'anni sono poche le cose che possono turbare un ninja, e gli allungò degli snack quando capì che avrebbe rischiato di vederselo vomitare sui piedi a causa dello stomaco vuoto. Già sapeva molte delle cose che Akeru stava raccontando, ma sapeva anche che lui aveva bisogno di dirle.
«...E io quel contratto l'ho firmato perché sono un cretino» biascicò il ragazzo, spargendo briciole ovunque.
«Non ho mai avuto nessun dubbio al riguardo. Tira più un pelo di...»
«...Che un carro di buoi» Akeru cercò di afferrare la bottiglia, mancandola.
«Conoscendo Chiharu, poi non te l'avrà neanche data.»
«No, infatti» Baka si fece scappare un singhiozzo. «Quello è successo prima.»
Jiraya si riprese la bottiglia, tenendogli ferma la testa con una mano.
«Sei riuscito a portarti a letto Chiharu?» chiese lentamente.
«Signorsissì! Due volte.»
«Questa sì che è una cosa su cui non avrei mai scommesso! Brindiamo.» Jiraya rovesciò la testa all'indietro e bevve un lungo sorso di sakè. «Ragazzo, sono molto orgoglioso dei tuoi progressi!» annunciò, battendogli pacche affettuose sulla testa. «E come scrittore sono rovinato... Ma pazienza, Miko e Jumon se ne faranno una ragione. Quindi, come è stato?»
«Non lo so. Cioè, lo so. Però non trovo le parole. Ho sete...»
«Aspetta, prendo qualcosa per scrivere – questo materiale è oro, sai quanta roba ci tiro fuori?»
«Ehi, vuole prendere appunti sulla mia prima volta?»
«Preferisci che rida dall'inizio alla fine del racconto? Era la prima volta anche per lei?»
«No.»
«No?»
«No. Mi pare di no. Sa, ci sono anche ragazze che... che non te ne accorgi... Ma mi sembrava di no.»
«Ah. E la cosa non ti ha dato da pensare?»
Tipo, al fatto che Hitoshi Uchiha è in squadra con lei?
«Sì, certo. Ci ho pensato e ripensato e straripensato. Ma cosa posso farci? Con chi è stata prima non sono affari miei. Cioè, non posso cambiare il passato.»
«Saggio, figliolo, molto saggio» Jiraya gli ridiede la bottiglia di sakè. «Ma adesso tu e lei cosa siete?»
«Boh? Sakura Uchiha mi ha proibito ufficialmente di andare a trovarla, e l'ultima volta lei era svenuta... Non lo so. Siamo qualcosa?»
«Considerato il soggetto, non ne ho idea.»
«Voglio vederla...» Akeru crollò su un fianco, rannicchiandosi attorno alla bottiglia. «Stare con Morino fa schifo, mi sembra di vivere in un mondo di merda... Voglio sapere che non esiste solo quello.»
Jiraya sospirò, grattandosi il mento ispido con il retro della matita. «Quanto hai ragione, Akeru...» mormorò, ripensando agli anni in cui nascondeva l'orrore per le battaglie che doveva combattere dentro donne sempre diverse. «Non esiste solo quello. Ci sono cose belle nel mondo, anche se adesso siamo in guerra e per un po' ci sembrerà che siano sparite...»
«Secondo lei Chiharu mi ama?» piagnucolò Akeru, più addormentato che sveglio.
«Questo mi sembra piuttosto improbabile... Ma andrò a sondare il terreno per te. Così, per capire se disobbedire agli ordini dell'Hokage può portarti cose buone o no.»
Akeru russò sommessamente, riverso sul pavimento.
Jiraya sorrise. Sperava che l'alcol sarebbe riuscito a cancellare anche gli incubi che sarebbero venuti fuori dalla guerra, quando la mente avrebbe vacillato... Così come aveva fatto con lui.
C'era qualcosa in Akeru che gli ricordava se stesso da giovane, e anche Naruto. Forse era la spavalderia, forse la stupidità, ma lo riempiva di nostalgia. Non riusciva a non aiutarlo.
Lo lasciò a dormire sul suo pavimento, e andò a vestirsi.

Con tutte le cose che erano successe negli ultimi tempi Jiraya aveva perso di vista Chiharu e quel che le succedeva. Mentre raggiungeva l'ospedale, attraversando le strade semideserte, fece mente locale e ricordò Honmaru Senju, il medico che aveva incrociato una volta con Naruto, e che aveva la cartella clinica di Chiharu sotto braccio e un Anbu al fianco.
Conoscendo Sakura, sapeva che non aveva proibito ad Akeru di vedere Chiharu perché voleva preservare il suo cuore innamorato: probabilmente c'era sotto qualcosa. E anche Naruto era stato strano al riguardo, perché sembrava che non volesse avere a che fare con lei. Per non parlare di quanto era sospetto l'Anbu con Honmaru... Sì, Naruto e Sakura stavano sicuramente nascondendo qualcosa.
Chissà se era la stessa cosa che aveva scoperto lui nell'Archivio? Improbabile, eppure...
Poco dopo l'orario delle colazioni in ospedale, si trovò ad attraversare i corridoi deserti dell'ex ala delle sale parto, chiedendosi perché Chiharu fosse così isolata dagli altri e come mai ci fossero due visitatori palesemente ninja lungo il corridoio. Finse di non vederli.
Trovò la porta dopo aver bussato invano a un paio di stanze vuote. Chiharu non rispose subito, e quando lo fece il suo tono era molto sospettoso.
«Chi è?»
«Jiraya» rispose lui, aprendo per cacciare dentro la testa.
Chiharu si voltò verso la porta, illuminandosi senza rendersene conto. Jiraya ne fu lusingato. Entrò nella stanza con un largo sorriso, che però si affievolì quando vide il vassoio della colazione intatto e le borse sotto gli occhi di Chiharu.
«Cosa è successo alla sua faccia?» chiese subito Chiharu, vedendo la ferita che gli sfregiava un lato del viso.
«Oh, la vecchiaia... I miei riflessi non sono più buoni come una volta: penso che presto mi limiterò a insegnare, senza uscire in missione.»
A quelle parole Chiharu ricordò che Jiraya aveva accettato di allenare Hitoshi, che era praticamente una specie di tradimento, e irrigidì la mandibola.
«Come stai?» esclamò Jiraya, avvicinando una sedia al letto. Il sole del primo mattino cadeva sulle lenzuola, rendendo più acuti gli spigoli. «Non sono riuscito a venire prima, Naruto sta chiedendo aiuto a tutti per gestire il casino degli ultimi giorni...» Sentendo nominare Naruto Chiharu si oscurò. «Allora? Che mi racconti?»
«Secondo i medici se non smetto di essere ninja muoio. E Naruto non le ha detto che mi ha radiata dall'ordine con disonore?» disse acidamente.
Ecco, questa Chiharu era molto più familiare di quella sorridente, e così si spiegavano sia Honmaru che Naruto... Ma Naruto era quello che lo preoccupava di più.
«Radiata con disonore?» ripeté Jiraya. «E perché lo avrebbe fatto?»
«Perché gli ho salvato la vita.»
«Spiega con ordine...»
Lo sguardo di Chiharu si fece sfuggente. «Nella foresta ho evocato un... una cosa perché ci aiutasse. E ci ha aiutato. Ma non è stato proprio... Insomma, io non ho retto e l'ho mandata indietro per recuperare il chakra. Naruto se l'è presa.»
Era una descrizione che c'entrava molto poco con il litigio che aveva avuto con Naruto, ma non se la sentiva di spiegarlo nei dettagli: avrebbe dovuto aggiungere molte cose, e non tutte erano facili da dire.
Jiraya rimase in silenzio per un secondo, ripensando alla sua visita all'Archivio segreto di qualche tempo prima. Nonostante il racconto scarno di Chiharu, lui aveva un'idea chiara di cosa doveva essere successo...
«Vediamo se ho capito» disse piano. «Quando avete incontrato il sesto Hokage nella foresta vi siete trovati in difficoltà, e tu hai evocato un chakravakam» Chiharu sussultò. «Poi però ti sei accorta di aver fatto male i calcoli, e hai pensato di riprenderti il chakra che avevi usato per evocarlo... Cosa che normalmente uccide un'evocazione. Ma non i chakravakam. E Naruto, che non lo sa, ha pensato che tu avessi sacrificato un compagno, così si è infuriato.»
Chiharu fissò Jiraya, mettendosi sulla difensiva. «Sa dei chakravakam?»
«Una volta erano molto famosi...» Jiraya sospirò. «E qualche tempo fa mi è capitata in mano la pergamena del contratto di sangue con Suzaku. Che, per inciso, pensavo fosse sigillata e inaccessibile alle ragazzine.»
«L'ho trovata sei anni fa» Chiharu riabbassò lo sguardo; se Jiraya conosceva già una parte, era più facile raccontare il resto della storia. «Quel contratto sembrava una cosa seria, e... e...» senza volerlo arrossì.
...E rubarlo era sembrata una mossa da vera ninja, allora; ma adesso sembrava solo una bravata imbecille.
«Hai firmato il contratto con Suzaku a dodici anni?» Jiraya la fissò.
«Sì. Non ha fatto problemi perché ero piccola» si difese lei. «E poi il ses...» si interruppe di colpo.
«E poi il sesto Hokage ha cercato di proteggerti? Era l'ultimo nome, dopo il tuo.»
Chiharu si strinse nelle spalle, sentendosi più imbecille ad ogni ipotesi azzeccata del sennin. «L'Hokage mi ha autorizzato ad usarli, nella missione a Suna...» mormorò, quasi per giustificarsi.
«Ma neanche Kakashi sa tutta la storia...» Jiraya si passò una mano sul viso. «I chakravakam sono stati messi al bando prima che lui finisse l'Accademia.»
«In che senso messi al bando? Quando ho trovato la pergamena ho provato a cercare informazioni sui chakravakam, ma non ho trovato niente da nessuna parte.»
«Perché non sono tra le evocazioni. Sono stati cancellati, proprio per evitare che a qualche studentello avido venisse voglia di cercarli... Il terzo Hokage pensava che bastasse eliminarli dalla memoria perché non tornassero mai più. Ovviamente si sbagliava.»
«Ma il Sesto Hokage doveva sapere qualcosa, altrimenti non avrebbe insistito per firmare il contratto dopo di me: Suzaku non ne era stato felice» protestò Chiharu.
«Raccontami come è andata precisamente.»
«Quando ho trovato la pergamena avevamo appena finito di studiare la tecnica del Richiamo.... Non pensavo che quella particolare evocazione fosse un problema, così ho seguito le istruzioni sul documento: è spuntato un chakravakam, uno di quelli piccoli, che usano come messaggeri, e mi ha portato da Suzaku...»
«Un messaggero dei chakravakam ti ha praticamente evocata nella loro dimensione?» Jiraya si tirò su di scatto. «Sei sicura di non averli mai incontrati prima?»
«Assolutamente sicura: non avevo ancora il coprifronte. Comunque, quando sono arrivata lì Suzaku ha presentato i chakravakam come la cosa più figa dell'universo; mi ha detto che non morivano, ma rinascevano dalle loro ceneri, che erano in grado di tener testa ai Bijuu, e che potevano cedere a me una parte del loro chakra in caso di bisogno... Avevo dodici anni, sembrava tutto fantastico: ho firmato immediatamente.»
A dirlo ora sembrava una cosa stupidissima, ma all'epoca aveva una sua logica – da qualche parte.
«E Kakashi?» chiese Jiraya.
«Il sesto Hokage mi ha trovata quando sono rientrata. Stava cercando le chiavi dell'archivio, mi ha beccata con la pergamena in mano. Mi ha rimproverata. All'epoca non aveva ancora passato l'esame all'Accademia, era furioso... Insomma, ha detto che il contratto non si poteva sciogliere, ma che poteva controllare come andava. Così ha voluto stringere il patto anche lui. Non so cosa abbia detto a Suzaku, non ero presente, ma il messaggero dei chakravakam era furioso.»
«Che pasticcio...» borbottò Jiraya stropicchiandosi la faccia. Fece una smorfia quando tirò involontariamente la ferita. «Chiharu, non puoi avere un contratto con i chakravakam senza sapere con cosa hai a che fare.»
Anche perché evidentemente nemmeno i tuoi superiori lo sanno.
«Immagino di no» deglutì Chiharu.
«Hai detto che quando hai evocato un chakravakam l'ultima volta il tuo cuore non ha retto, giusto?» domandò. Lei annuì. «Non era colpa del tuo cuore.»
«No?»
«No. La ragione per cui i chakravakam sono stati relegati a un archivio polveroso è che il flusso di chakra, con loro, va in entrambe le direzioni: se un chakravakam decide di prelevare il tuo chakra, nulla gli impedisce di farlo.»
Chiharu rabbrividì. «Sono stata male perché il chakravakam ha deciso di prelevare il chakra da me?»
«Sì: non è possibile evocare qualcosa di superiore alle proprie possibilità.»
«Ma perché avrebbe dovuto? Cosa se ne fanno del mio chakra? Io ho visto la loro dimensione, e sono sicura di essere una goccia nell'oceano rispetto alle loro riserve...»
«Come credi che abbiano accumulato tutto quel chakra? Anni di contratti sciagurati, shinobi ridotti a fantasmi di loro stessi... Eravamo in guerra, Chiharu, e i Bijuu erano più spesso nemici, che alleati. Avevamo bisogno di qualcosa che potesse difenderci, e ci siamo rivolti ai chakravakam. Ma abbiamo fatto male» Jiraya socchiuse le palpebre, ricordando gli eventi di allora. «Non sono mai stati affidabili: scomparivano nei momenti di difficoltà, rifiutavano di combattere, prelevavano chakra dai feriti per non rischiare di perderlo se fossero morti... Erano fortissimi, immortali; ma non sapevi mai se ti si sarebbero rivoltati contro. Così il Terzo Hokage decise di levarli dalla circolazione. Ovviamente non fu semplice. I chakravakam si ribellarono; ci furono degli scontri. Il Quarto Hokage, che all'epoca era solo un Anbu, fu colui che trovò il modo di arginarli. Allora la pergamena con il loro contratto fu nascosta, e le loro tracce cancellate; pensavamo che fosse sufficiente per tenerli sotto controllo... Fino alla tua bravata. Ah, me lo immagino proprio Suzaku che gongola quando ti vede comparire al suo cospetto dopo tutti quegli anni...»
Chiharu sentì le guance arrossarsi di nuovo, per la vergogna e la rabbia.
«Non può essere così tragica... Dopo la Lophenaria sono stata attenta a non fare più errori troppo gravi. Non sono stupida; io sono intelligente.»
«Sì, forse te lo abbiamo detto un paio di volte di troppo.»
A quel punto Chiharu avvampò. Di certo non era la sola stupida, in quella faccenda: se non avessero cancellato le tracce dei chakravakam dalla storia di Konoha, non avrebbe mai frmato quel contratto. Invece loro avevano voluto eliminare tutto, e lei come poteva sapere a cosa stava andando incontro?
«Se qualcuno mi avesse informato...» iniziò, ma Jiraya non la lasciò continuare.
«Se ti avessimo informato avresti firmato comunque. Come hai sempre fatto. Pur di avere un briciolo di potere in più venderesti tua madre.»
Chiharu spalancò la bocca. «Non è vero» disse meccanicamente, ma una voce nella sua testa si sovrappose alle parole e chiese: davvero?
Jiraya si grattò la ferita alla tempia, facendo attenzione a non riaprirla. «Stai percorrendo un sentiero pericoloso, Chiharu» disse a bassa voce. «In passato ho già visto altri comportarsi come te, e non è mai finita bene. Tu conosci la storia di me, Tsunade e Orochimaru... Orochimaru aveva scelto la via che stai prendendo tu» Chiharu aprì la bocca per protestare, ma lui, ancora, non glielo permise. «So quel che dico. Io c'ero. Non pensare che uno si svegli una mattina e pensi di mollare tutto il villaggio per andare con i nemici: il processo è lento, quasi invisibile, e inizia con l'allontanarsi dagli amici. Quanti amici hai, Chiharu, e cosa ne stai facendo? Non vuoi nemmeno far sapere ai tuoi genitori che stai male. E stai molto male, lo so io e lo sai tu; basta guardarti. Smetterai di essere ninja?» Chiharu strinse le labbra senza rispondere. «Come puoi continuare ad essere ninja, così? Non ci sono possibilità, noi non ne conosciamo. Quello che finirai per fare è cercare una soluzione fuori dal villaggio... Ma questo è tradimento. Questo è quello che ha fatto Orochimaru.»
«Io non sono Orochimaru!» esclamò Chiharu.
«Sei molto più Orochimaru che Tsunade!» sbottò Jiraya in risposta. «Smettila di pensare di essere superiore a tutti! Non lo sei. Sei una ragazzina, non hai neanche vent'anni: hai stretto un contratto suicida pensando di essere la più furba del villaggio, e in questo modo hai messo nei guai te stessa e Kakashi; usando i chakravakam senza saperne niente hai creato problemi anche a Baka, che sarà pure uno scemo, ma è un Anbu, e sta rischiando la carriera per te; e per tutta questa serie di cose sei riuscita a litigare con Naruto, Naruto, che ti ha sempre difesa e ha difeso chiunque da quando lo conosco, anche i più indifendibili! Per cosa? Alla fine sei comunque in un letto d'ospedale, più di là che di qua. Per tutti gli dei, Chiharu, stai facendo un errore dietro l'altro e non vuoi ascoltare nessuno! Non fai che scaricare sugli altri la colpa dei disastri che combini, ma la responsabilità delle tue azioni è soltanto tua! »
Chiharu boccheggiò, in cerca di una replica. Sentiva le guance bruciare per l'umiliazione, un ronzio dentro le orecchie.
E' vero, è vero, è tutto vero, diceva la voce della sua coscienza. Ma era piccola, schiacciata sotto quel masso pesante che le impediva di piangere.
«Nessuno è nella mia situazione» disse alla fine, con uno sforzo. «Nessuno è dentro di me, nessuno vede quello che vedo io, sa cosa provo... E' facile parlare da fuori. Lei non ha visto i suoi compagni che la lasciavano indietro, non ha mai dovuto... faticare...» deglutì, senza fiato.
«Tutti devono faticare» rispose Jiraya, inflessibile. «I migliori sono quelli che hanno faticato più di tutti. Se scendessi dal tuo piedistallo e chiedessi a Naruto cosa ha dovuto sopportare prima di diventare quello che è, sapresti che tu sei una privilegiata.»
«Io ho parlato con Naruto...» mormorò Chiharu.
«No. Nessuno ha mai parlato davvero con Naruto, tu meno di tutti. Se davvero avessi parlato con lui delle cose che contano, non avremmo mai dovuto fare questa conversazione. Ma tu Naruto non lo hai mai voluto ascoltare, perché non hai mai voluto ascoltare nessuno.»
A quel punto Chiharu si accorse di aver stretto il bordo del lenzuolo tanto da sentir male alle dita. Le distese, tremanti, e le fissò.
Jiraya fece un respiro profondo, si costrinse a calmarsi. «Non volevo essere così duro. Mi dispiace. Ma non puoi continuare a fingere di non vedere dove ti stai dirigendo... Perché a un certo punto sarà troppo tardi per tornare indietro, e io non voglio che arrivi a quel punto.»
Chiharu sbatté le palpebre, cercando una risposta. Ma non riusciva ad aprire la bocca.
«Lascia che qualcuno si avvicini» insisté Jiraya. «Non allontanare chi ti vuole bene, non isolarti dai tuoi amici. I tuoi compagni di squadra sono bravi ragazzi, anche se uno è un Uchiha» incurvò un angolo della bocca. «E pure Stupido, per quanto stupido, ha un cuore d'oro. Se non vuoi i consigli di gente troppo vecchia, con cui non senti di aver niente in comune, almeno stai con loro.»
Con un enorme sforzo di volontà, Chiharu rialzò lo sguardo. Deglutì, la gola ancora bloccata. Perché era così difficile parlare? C'erano cose che avrebbe voluto dire, c'erano giustificazioni, c'erano ammissioni... Ma non usciva niente.
Jiraya rimase in attesa per quasi un minuto, poi, non sentendo risposte, fece un respiro profondo.
Chiedimelo ancora una volta!, pensò Chiharu, angosciata. Non riesco a parlare.
«A proposito di Stupido...» borbottò invece Jiraya, passandosi una mano sul collo. Non era proprio il clima più adatto per parlarne, ma aveva promesso che lo avrebbe aiutato. «E' nei guai per colpa di quel contratto che avete firmato a Suna. Dato che tu sei stata male, il contratto prevede delle conseguenze legali, che al momento sono in sospeso solo perché per informare Gaara dovremmo andare contro la tua richiesta di privacy... Però Sakura si è infuriata con lui perché ha accettato senza guardare la tua cartella clinica, e lo ha sospeso dai suoi incarichi» Chiharu avvertì un fitta di senso di colpa. «Ora, io non voglio neanche chiederti se sapevi che lo avresti messo in questi casini...»
«Non lo sapevo» disse Chiharu di scatto. «Non volevo dargli problemi, ma poi c'era il sesto Hokage in difficoltà...»
«Non mi interessa, lascia stare» Jiraya fece un gesto vago. «Il punto è che lui è Stupido. Lo conosci. Vorrebbe venire a trovarti, ma Sakura glielo ha proibito, e, sai, andare contro un ordine esplicito dell'Hokage può avere conseguenze gravi... Devo capire se ne vale la pena o no.»
Chiharu si mosse a disagio, sentendosi arrossire. Ok, parlare di faccende sentimentali con Jiraya era appena entrata nella top three delle cose più imbarazzanti della sua vita.
«Non voglio che abbia altri problemi...» borbottò, evitando lo sguardo del sennin.
«Fin qui siamo d'accordo. Ma, ripeto, è Stupido: se gli dico che ti preoccupi di non fargli avere altri problemi si precipita qui con un mazzo di rose. Voglio solo essere sicuro che tu non rovini la vita di quel ragazzo. Se viene qui, dovrai essere gentile. Non mi interessa se provi qualcosa per lui o no, ma io gli voglio bene e non voglio che soffra più di quanto è necessario. Se devo rispondergli che il corridoio è pieno di trappole e deve aspettare le tue dimissioni, glielo dico.»
Chiharu si massaggiò un braccio. Le aveva fatto piacere vedere Kotaro, e doveva ammettere che sapere che Akeru non era venuto solo perché gli era stato proibito l'aveva fatta sentire un po' meglio. Ma se avesse detto a Jiraya di farlo venire, per cosa sarebbe venuto?
Voleva diventare la sua ragazza?
Per carità, un problema in più.
Lui però avrebbe voluto qualcosa del genere. Allora era meglio non farlo venire? Ma Jiraya le aveva detto di non allontanare gli amici, e ne aveva tipo quattro, quindi Akeru era un quarto delle sua amicizie totali...
«Non lo so» disse alla fine. «In questo momento non ho proprio la testa per pensare anche ad Akeru... Ma lei ha detto che non devo allontanare gli amici, quindi se le dico di non farlo venire ne perdo uno.»
Jiraya rifletté per un istante. «Va bene, ci penso io: gli dirò che non è proprio il momento. Quando uscirai dall'ospedale, però, vai a cercarlo tu, altrimenti se la lega al dito.»
Chiharu annuì. Poi serrò la mascella, e si costrinse a continuare. «Non... Non riesco a parlare. Volevo risponderle mentre diceva tutte quelle cose, ma non mi uscivano le parole. Non ci riesco. Non ci sono riuscita neanche con Naruto. Volevo dirgli che i chakravakam non muoiono, però...» si interruppe, di nuovo a corto di parole.
Jiraya le rimandò uno sguardo scettico, ma decise di concederle il beneficio del dubbio. «Questo posso dirglielo io. Non garantisco che cambi qualcosa, ma posso provare. Considera che in questo momento Naruto è sommerso di impegni...» esitò. Chiharu sapeva della guerra? Probabilmente no, e non sarebbe stato lui a dirglielo. «E pensa anche che il tuo cuore è indipendente dalle scelte di Naruto: se non stai bene non puoi continuare a ignorarlo. Io comunque ci provo.»
Chiharu lo ringraziò, sentendo il peso in fondo alla gola che si alleggeriva un pochino.
Jiraya le mise davanti il vassoio della colazione senza chiedere il suo parere, e prima di andarsene le arruffò i capelli già spettinati.
Se Stupido venisse a trovarla adesso, deciderebbe di salvarla sposandosela su due piedi. Figuriamoci. Gli dico che è nel reparto psichiatrico e che servono venti autorizzazioni per entrare.

Dopodiché, visto che era in piedi e che Akeru sarebbe rimasto steso ancora a lungo, Jiraya decise di tagliare la testa al toro e andò a cercare Naruto nello studio dell'Hokage.
Lo trovò sommerso dagli incartamenti, smarrito nelle pile di promemoria di Sakura come un topo in un labirinto. Quando arrivò, Naruto gli lanciò uno sguardo disperato, e subito lo aggredì.
«Fantastico! Ho bisogno di riordinare un paio di cose, dovresti prendere...»
Jiraya alzò le mani verso di lui. «Alt, alt alt! Non sono qui per sbrigare le tue faccende, per di più senza stipendio.»
«Allora mi stai facendo perdere tempo!»
«Abbassa le ali, sono sempre il tuo maestro.»
Naruto fece un sospiro. «Cosa sei venuto a fare?»
«Sono stato a trovare Chiharu.»
Un'enorme torre di carta oscillò e si sfaldò, sommergendoli in una nube di fogli e polvere.
«Forse dovremmo prendere una boccata d'aria...» suggerì Jiraya, tossicchiando.
«Sì, probabilmente sì» cedette Naruto, rinunciando all'idea di sistemare il disastro. «Andiamo in cortile.»
Lasciarono aperta la porta dello studio, nella speranza che Koichi, l'ormai nevrotico segretario dell'Hokage, decidesse di metterla in ordine, e si allontanarono verso un'ala più tranquilla del palazzo, che dava su un cortile interno.
«Chiharu ti ha detto cosa ha fatto?» disse Naruto una volta fuori.
«Più o meno. Anzi, non proprio. Ci sono arrivato da solo, lei è stata molto vaga.»
«Non so cosa fare con quella ragazza... Da qualunque parte provi a prenderla, finisce sempre che deve essere sospesa. Non riesco a farle passare nessun messaggio.»
«Oh, benvenuto nell'inferno dei maestri» Jiraya fece una mezza risata, che però durò poco. «Non è facile con nessun allievo problematico, Naruto, altrimenti non sarebbe problematico» spiegò pazientemente. «Certo aiuterebbe che gli allievi dicessero le cose come stanno, invece di mettere il muso e lasciarsi accusare di tutto...»
«Cioè?»
«Per esempio, le evocazioni di Chiharu non muoiono se vengono rimandate nella loro dimensione. Sono bestie speciali, diverse dai rospi o dalle lumache, e rinascono dalle loro ceneri. Se tu avessi potuto vedere cosa è successo quando Chiharu si è ripresa il suo chakra, sapresti che nella sua dimensione un chakravakam era appena nato.»
«Chakrache?»
«Chakravakam. E' il loro nome.»
«Ma che diavolo... Da dove esce un'evocazione del genere?»
Jiraya fece un cenno vago. «Dall'archivio segreto della Foglia - che, evidentemente, è tutto fuorché segreto. Il Terzo ha cercato di farli sparire, perché sono evocazioni strane, pericolose: possono avere accesso al chakra di chi le ha evocate, non sono fedeli, non muoiono. Erano un'arma a doppio taglio, e per questo sono stati relegati in fondo ai ricordi di Konoha. Ma poi Chiharu li ha ritrovati, ci ha firmato un contratto senza saperne niente, e adesso è stata sospesa dal lavoro perché secondo te ha ucciso un compagno.»
Naruto lo interruppe bellicosamente: «nessuno mi ha detto che non morivano, neanche lei! Ha chiuso la bocca e si è fissata i piedi per tutto il tempo, quando non mi rispondeva in malo modo!»
«Non fare l'allievo problematico anche tu...»
Naruto fece un gesto stizzito. «Comunque cambia poco. Anche se questi chakravara... queste bestie non muoiono, resta il fatto che un'evocazione non è un oggetto: è un compagno. Anche solo ferire un compagno per pararti il culo non può andare bene.»
«Ah no?» lo interruppe Jiraya, con sguardo un po' distante. «Non vorrei contraddirti, ma visto che siamo ufficialmente in guerra forse è il caso che tu sappia che probabilmente tra poco succederà un milione di volte. Pochi pazzi, come te, mettono a rischio la loro vita per salvare quella degli altri: la maggior parte sacrifica quella dei compagni per salvare la propria.»
«Sono vent'anni che lotto per cambiare questo stato di cose!»
«Non so se sia possibile...»
«Questo lascialo decidere a me!»
Da qualche parte Kyuubi rise, riecheggiando tutte le parole che Naruto aveva detto al riguardo. Infastidito, lui scosse la testa per zittirla.
«Lasciamo perdere, non è il momento di infilarsi in discussioni complicate» disse Jiraya, scrollando le spalle. «Anche se non vuoi rivedere la tua posizione riguardo a Chiharu, devo però avvertirti: andando avanti così finirà come era finita con Orochimaru e con Sasuke.»
Naruto si irrigidì. Le stesse parole di Sakura, la stessa opinione. Così erano in due, e due pareri valgono molto più di uno isolato.
«Perché?» chiese Naruto. «Cosa vi fa pensare che sia come allora?»
«Vi
«Anche Sakura la pensa allo stesso modo... Secondo lei Chiharu era complice di Yoshi, perché era l'unica con cui lui parlasse.»
Così si spiegavano anche gli shinobi fuori dalla porta di Chiharu, e non si spiegavano felicemente. «Non so niente di questo... Ma posso dirti che quella ragazza non ha molto che la tenga qui. Non ha un bel rapporto con la famiglia, i compagni di corso sono amici per modo di dire, il suo maestro adesso la scansa, e la sua salute fa acqua da tutte le parti. Il passo successivo è lasciare il villaggio per cercare una soluzione fuori dai confini.»
«Allora cosa dovrei fare?» Naruto allargò le braccia. «Non va mai bene niente! Cerco di essere comprensivo e si allontana, divento severo e si offende, la lascio stare e lei affonda nelle sue manie... Più faccio e più sbaglio. E tutti si aspettano sempre che io abbia la soluzione, che schiocchi le dita e magicamente le cose vadano a posto, perché l'ho sempre fatto e non è possibile che non lo farò sempre... Ahh!» si scompigliò i capelli con le mani, esasperato. «Io non ce la faccio più!»
«Oh, piano, piano» Jiraya gli batté una pacca sulla spalla, un po' stupito. «Riprenditi. E' ovvio che essere Hokage sia pesante...»
«Con una maledetta guerra alle porte? Sì!»
«Non avevo finito. E' ovvio che essere Hokage sia pesante, con una guerra alle porte e gli allievi che danno di matto e tutti i tuoi affari personali, ma – che diavolo! Sei Naruto Uzumaki. Devo ricordartelo io?»
Naruto esitò per un attimo, poi fece un respiro profondo. «Okay, hai ragione... E' che è tutto così complicato...» gemette. «Avere Sakura e Sasuke dovrebbe aiutarmi, invece mi incasina: loro vedono complotti che io non immagino neanche, mi presentano come fondamentali problemi che normalmente avrei liquidato con una scrollata di spalle, vogliono pianificare, organizzare, prevedere tutto... Ma quello di Sakura non è il mio metodo. E non riesco a capire se il suo metodo è quello giusto, e io non ho mai capito niente dell'essere Hokage, o se devo cercare la mia strada. »
«Tu che pensi?»
«Io non lo so più; ed è proprio questo il problema. Ho cercato in tutti i modi di evitare che scoppiasse la guerra, ma non ci sono riuscito... Non mi sono nemmeno accorto della nuova Radice! Mi sembra di essere un cretino, Tsunade mi avrebbe ammazzato per una roba del genere. Vuol dire che qualcosa nel mio modo di fare è sbagliato. Vuol dire che non riesco sempre ad ottenere le cose per cui mi impegno...» tormentato, Naruto scosse la testa.
«Ma questo lo sapevi già» disse Jiraya, a sorpresa. «Ricordi Sakura? Non mi pare che il tuo obiettivo fosse quello di farla diventare una Uchiha.»
«Era diverso!»
«In cosa?»
Naruto aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse. «Forse sto invecchiando?»
Jiraya rise. «Non dirlo mai davanti a me. Non stai invecchiando, Naruto, ma probabilmente ti stai affidando un po' troppo ai tuoi assistenti. Ricorda che l'Hokage sei tu, e tu devi impostare il piano. Che fine ha fatto il Naruto che spaccava il mondo senza guardare in faccia nessuno? Ti ho visto difendere Sasuke quando tutti erano contro di lui, ti ho visto sigillare la Volpe da solo, cambiare le persone, superare tuo padre, sposare una Hyuuga, diventare Hokage e mettere al mondo una nidiata di figli! Cosa potrebbe fermarti a questo punto?»
Suo malgrado, Naruto si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Prese un altro respiro profondo.
«Hai ragione. Mi sono lasciato trascinare dai problemi e non ho più capito niente. Questa storia dell'essere Hokage è un po' una trappola... Ma non ho intenzione di mollare. Il mio sogno era diventare il miglior Hokage che Konoha abbia mai avuto, e questa è la mia occasione» riempì i polmoni fino a scoppiare, sentendo l'ossigeno che gli rinfrescava le idee. «Ho un sacco di lavoro davanti!»
«Non avrei saputo dirlo meglio» approvò Jiraya.
Naruto annuì. «Grazie, maestro.»
E se non lo chiamava maestro porcello la faccenda era seria.
Jiraya sorrise, pensando che era venuto per Chiharu e invece aveva ottenuto molto di più.
Sapeva che di fronte a Naruto c'erano altre sfide, altri ostacoli altissimi, e sapeva che il suo sfortunato allievo si sarebbe trovato in crisi altre mille volte. Ma aveva fede in lui, nella sua profezia, e sapeva che alla fine ne sarebbe uscito vincitore.
Tsunade, la tua scommessa sarà quella giusta.







* * *

Salve a tutti!
Siamo finalmente approdati ai nuovi aggiornamenti ufficiali.

Capitolo centrale nella storia,
finalmente spiega cosa diavolo sono questi benedetti uccelli di Chiharu
e inizia a farle capire quanto le cose sono diventate serie.

Spero che il ritorno di Baka sia stato di vostro gradimento,
ma sappiate che nel prossimo aggiornamento sarà ancor più presente!
Insieme a Jin.
E Hinagiku.
(Non dico di più.)
Il capitolo 38 è il capitolo che aspetto di pubblicare da
ANNI!
Oh, non sapete quanto sono impaziente!

Noticina sulla scena di Iida:
spero che sia ancora inclusa nel rating della storia,
ma invecchiando mi sono fatta pudica e non ne sono più tanto sicura.


Grazie per aver letto fin qui,
spero che ne stia valendo la pena.
Un saluto a tutti!

Susanna

  
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