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Autore: WibblyVale    24/09/2016    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Kakashi e Tenzo sedevano uno accanto all’altro davanti al fuoco del loro campo di fortuna, e guardavano le fiamme giocherellare vivaci, gettando lunghe ombre nell’oscurità sul terreno. I ninja più giovani erano rannicchiati dentro i loro sacchi a pelo, tranne Kiba che si era accoccolato contro il suo, ormai gigantesco, cane, Hakamaru. I cani di Kakashi, invece, se ne stavano in disparte disposti a cerchio a dormirsela della grossa.
“Quanto sei arrabbiato?” chiese Tenzo, rompendo quel silenzio notturno.
“Abbastanza da volerla lasciare a marcire ovunque si trovi. Se non fosse che …”
“Che la ami?” suggerì il ninja dell’Arte del Legno.
“Che è la madre di mio figlio. Cazzo, mi sembra ancora assurdo quando lo dico ad alta voce.” Il Copia-ninja si attorcigliò le mani, leggermente a disagio.
“Kakashi, perché credi non abbia voluto dirlo a nessuno?”
Il jonin sorrise. “Non te l’ha detto perché non voleva che mi mentissi, Ten.”
“Sai, sarebbe meglio che mi chiamassi capitano Yamato.”
“Ti piace l’autorità, eh?” cercò di scherzare.
L’Anbu sbuffò.
“Per domani ho un piano.”
“Prevede che tu te ne vada in giro da solo a farti ammazzare?” chiese Tenzo, dimostrando di conoscere bene il Copia-ninja.
“Non proprio” mentì. “I cani ci hanno portato fino a qui, perché Itachi dovrebbe essere nei dintorni. Mi occuperò di lui, mentre voi continuerete a cercare Sasuke.”
“Kakashi, è molto pericoloso.”
“Lo so, ma lui mi aiuterà a trovare Shiori. Ho bisogno che tu dia un occhio ai ragazzi.”
Il capitano Yamato sospirò e rimase a guardare il fuoco in silenzio per qualche minuto. Il Copia-ninja sapeva di averlo convinto, ma doveva lasciare che fosse lui a dirglielo.
“Non sfinirla troppo perché anche io voglio dirgliene quattro” si decise infine a dire.
 
La mattina dopo quindi gli shinobi si divisero in gruppi. Prima che partissero però un’aquila planò sulla spalla del Copia-ninja con un messaggio dell’Hokage. Il jonin srotolò la piccola pergamena e lesse il codice cifrato: “Sasuke ci ha inviato un messaggio. Quando ha lasciato il covo di Orochimaru, Shiori era lì. Ci ha mandato le coordinate. Dice di chiedere scusa a Shiori da parte sua”. Kakashi sorrise, finalmente una buona notizia. Ora doveva solo trovare Itachi.
Tenzo e Kakashi si scambiarono uno sguardo di intesa, poi il gruppo si separò. Lo shinobi aveva fretta di trovare Shiori, ma sapeva di aver bisogno di un appoggio e la sua squadra doveva assolutamente occuparsi di Sasuke. Inoltre, era sicuro che a Shiori avrebbe fatto piacere rivedere l’Uchiha.
Non dovette cercare molto, però, che si ritrovò il suo vecchio compagno di squadra a sbarrargli la strada. Gli sembrava piuttosto pallido, i suoi occhi erano cerchiati e aveva le spalle leggermente in avanti. Forse era preoccupato per Shiori e la stava cercando come lui.
“Ti stavo cercando” lo informò il ninja dai capelli argentati.
“Anche io. Devo dirti un po’ di cose” disse Itachi.
Kakashi fece qualche passo avanti. “Se parli di Hikaru so già tutto.”
L’uchiha non si lasciò sorprendere, anche se era leggermente colpito da fatto che il Copia-ninja fosse lì davanti a lui.
“Mi dispiace di averti mentito, capitano, ma Shiori …”
“Shiori voleva proteggerlo.”
Itachi si passò una mano tra i capelli. “Vuoi che ti accompagni da lui?”
Kakashi scosse la testa. “No, Shikamaru e Gai si stanno occupando di questo. Io voglio trovare Shiori.”
“Capisco.” Itachi sorrise. “Aspettavamo il giorno che quel bambino tornasse a casa da molto tempo.”
“Chi?” chiese il Copia-ninja.
“Io e Shisui” rivelò con tranquillità il moro, lasciando il suo interlocutore a bocca aperta. “Forse è meglio che ti spieghi, ma abbiamo poco tempo. Quindi guardami negli occhi …” disse attivando lo Sharingan.
Una serie di immagini invasero la mente di Kakashi. Il limitare del villaggio, due giovani che parlavano di migliorare il loro paese, gli stessi due giovani terrorizzati da minacce di persone troppo cattive e troppo pericolose. Poi, vide Shisui sulla punta di un dirupo dire addio al suo compagno e lanciarsi all’indietro verso morte certa. Vide Itachi salvarlo e, insieme, li vide progettare la finta morte dell’Uchiha più grande. Vide ciò che aveva veramente portato alla fine del clan.
Queste immagini furono poi sostituite da quelle di una donna con i capelli blu, che voleva aiutare l’Uchiha a risolvere i propri problemi. Quella stessa donna, anni dopo, gli diceva di essere incinta, di voler proteggere il proprio figlio. Non voleva che rischiasse di diventare una cavia era terrorizzata.
Infine, Itachi gli mostrò la nascita di Hikaru. Shiori si faceva forza e stringeva nella propria la mano di Shisui, mentre Kenta aiutava Aya con il parto. Finalmente il bambino uscì ed era così piccolo e urlante. Un’immagine di Hikaru tra le braccia di Shiori gli invase la mente. Lei aveva il volto stanco, come quando l’aveva vista in quel sogno così realistico, ma era felice e con gli occhi ricolmi di gioia. Al Copia-ninja sembrò bellissima.
Quando tornò alla realtà, quello che lo circondava sembrava a Kakashi così falso. Le immagini precedenti, quelle sì che erano reali. Si mosse leggermente appoggiandosi all’albero, accanto a Itachi, cercando di nascondere le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi.
“Grazie” disse. “Io …”
“Non c’è bisogno che tu dica niente” cominciò l’Uchiha. “Dovevo farlo. Avrei voluto che lei ti dicesse la verità sin dal primo momento.”
“Beato chi riesce a convincerla a fare qualcosa che non vuole fare!” esclamò il ninja dai capelli argentati, provocando uno sghignazzo da parte del moro.
“Già. È stata la mia spina nel fianco in questi anni. Ma mi ha fatto piacere averla accanto.”
“Tu … Voi …” Kakashi non sapeva come porre la domanda.
“No, non siamo mai stati insieme. Una parte di me rabbrividisce al pensiero e l’altra si chiede come sarebbe stato. Credo che lei la pensi allo stesso modo.”
“Cazzo, sei sincero!” disse, voltandosi di scatto verso di lui.
“Sono solo stanco di mentire.”
“Itachi per quell’altra cosa …” Il jonin di Konoha non riusciva a credere a quella storia di complotto, ma tutto aveva più senso ora. Il ragazzino che aveva preso nel suo team, non aveva alcuna ragione per fare del male al proprio clan. Una parte di lui si sentiva tradita da quelle persone, come il Terzo Hokage, a cui aveva sempre dato fiducia, l’altra sentiva che le cose stavano andando a posto.
“Il fatto che sia stato costretto, il fatto che fossi sotto minacce, non cambia ciò che ho fatto. Sono … sono il mostro che hanno creato. Anzi no, sono il mostro che ho accettato di essere.”
“E chi di noi non lo è?” Incerto, Kakashi pose una mano sulla spalla dell’Uchiha. “Non approvo ciò che hai fatto. Penso ci fossero altri modi, ma questo lo sai anche tu. Ma … stai facendo del bene. Lo so. Lei non terrebbe a te così tanto sennò.”
Il Copia-ninja fece qualche passo nella direzione dalla quale era venuto, poi tornò indietro, poi rifece lo stesso. Itachi rimase fermo ad osservare la scena che si ripeteva, sapeva che doveva assorbire le informazioni ricevute e provare ad accettare tutto. Ad un tratto, l’Hatake tornò a ad osservare il suo vecchio compagno di squadra.
“Dovresti dire la verità a Sasuke. Vuole ucciderti, lo sai?”
“La questione tra me e mio fratello è solo affar mio.”
“Sasuke è un mio allievo, quindi direi che è anche affar mio!” s’impuntò il Copia-ninja.
Itachi ringhiò. “Ora capisco perché siete fatti l’uno per l’atra.”
Kakashi si sentì avvampare, ma ignorò il commento. “Ti attaccherà, lo sai? Cosa farai a quel punto? Non si fermerà finché non ti ucciderà o tu ucciderai lui.”
Itachi fece qualche passo avanti. “Io non ucciderò mio fratello.”
Il Copia-ninja sbarrò gli occhi, intuendo forse ciò che quell’affermazione implicava.
“Ora, non dobbiamo trovare Shiori?” chiese poi l’Uchiha.
Il Copia-ninja si limitò ad annuire.
 
Shiori si svegliò di soprassalto. Gli incubi la perseguitavano. Non poteva bloccare le porte perché era senza forze e i pensieri dei cloni e di Yoharu fluivano in lei senza nessun filtro giorno e notte. Avrebbe voluto fuggire, ma le iniezioni continue di calmanti la rendevano debole. Era davvero diventata l’ombra di ciò che era stata.
Strinse tra le mani la collana regalatale da Yoshino e si rigirò nel letto, pensando a quanto le mancasse la propria famiglia a quanto avrebbe voluto essere abbastanza forte. Odiava sentire di dover dipendere da qualcuno, ma in quel momento da sola non poteva fare nulla.
Si tirò su dal letto e si diresse verso il bagno, reggendosi contro i muri per evitare che le sue gambe traballanti la facessero cadere. Quando raggiunse la sua meta, evitò di specchiarsi. Non voleva vedere ciò che era diventata. Si tolse la maglietta, rivelando il proprio busto nudo ricoperto di lividi. Yoharu la passava a trovare e sfogava la propria frustrazione e rabbia su di lei. Passò il disinfettante sulle ferite, chiedendosi come fosse arrivata a ridursi così, come quella donna forte e indipendente si fosse trasformata nel giocattolo preferito di uno psicopatico. Non aveva più nemmeno la forza per piangere.
Ad un tratto sentì un enorme fermento al piano di sopra. I suoi carcerieri erano presi da una forte agitazione. Poteva sentire le urla di Yoharu da dove si trovava. La prigioniera decise di rinfilarsi la maglietta e tornare sul proprio letto. Qualcuno aprì la porta della sua cella prima che riuscisse a raggiungerlo.
 
Kakashi e Itachi corsero per ore in completo silenzio, entrambi erano troppo presi dai loro pensieri e dai loro problemi. Ad un tratto l’Uchiha ebbe una crisi di tosse e i due shinobi furono costretti a fermarsi.
Il moro si sedette a terra, mentre il ninja con i capelli argentati gli sorreggeva la schiena e gli porgeva una borraccia ricolma d’acqua, aiutandolo a bere. Quando ebbe finito il nukenin si passò una mano sulla fronte e fece un sorriso forzato.
“Posso ancora combattere non ti preoccupare.”
“Non mi stavo preoccupando per questo” rispose serio Kakashi. “Che ti succede?”
“Sto morendo. Credo che qualcuno mi stia punendo per quello che ho fatto.”
L’Hatake si sedette accanto a lui.
“Nessuno ti sta punendo. Quelli come te e me si puniscono da soli. La tua malattia è una fatalità, qualcosa che stava nei tuoi geni a prescindere da ciò che avresti fatto. Non è una punizione divina, non credo in queste cose.”
“Shiori ha fatto di tutto per salvarmi, ma … Stava andando da Orochimaru anche per trovare una cura per me … Hai idea di come mi sento?”
“Non è colpa tua. Quella donna è la testardaggine personificata! Non avresti potuto fermarla.”
Itachi alzò la testa e guardò il suo vecchio capitano negli occhi.
“Proverai a perdonarla per quello che ti ha fatto?”
Kakashi scattò in piedi e voltò le spalle all’Uchiha.
“Non credo siano affari tuoi.”
“No, è vero. Ma so che Shiori ti ama, che quello che ha fatto l’ha fatto perché era terrorizzata. Ha raccontato tutto di te a Hikaru e ad Amaya e … Sono diventati la mia famiglia. Vorrei solo che fossero felici.”
A quel punto il Copia-ninja si voltò verso Itachi. “Torna con noi. Risolveremo il probl …”
“No. Non posso più. Ormai è fatta. Sto morendo, capitano, e voglio farlo con onore. È l’unica soluzione che mi è rimasta.” L’Uchiha si alzò in piedi. “Sto meglio ora. Sbrighiamoci. Vorrei che arrivasse a Konoha il più in fretta possibile.”

 
Qualche giorno prima della partenza con Shiori, Itachi e Shisui avevano disceso la scogliera insieme. Il ninja più grande ogni tanto dava una mano al nukenin, che ancora doveva riprendersi, ma entrambi avevano bisogno di quella breve gita.
Itachi aveva notato il nervosismo del compagno. Qualunque cosa passasse per la mente del ninja cieco, non sembrava lasciarlo in pace. Quando i due shinobi raggiunsero la spiaggia, Shisui cominciò a togliersi le scarpe e i vestiti, rimanendo in boxer.
“Io faccio un bagno.”
“D’accordo” rispose piatto l’altro, senza muoversi di un millimetro.
“Sei il solito stronzo, lo sai? Anche quando eravamo piccoli, rovinavi sempre il divertimento.”
“Non c’è niente di divertente nell’entrare in acqua a ciondolare senza alcuno scopo.”
Shisui scosse la testa.
“Ovviamente hai paura.”
“Non fare il bambino!” sospirò Itachi esasperato.
Il ninja più grande mollò un pugno carico di chakra contro l’acqua, facendo alzare un enorme schizzo che andò a colpire il suo compagno.
“Maledetto idiota!” esclamò, scuotendo via l’acqua.
“Allora?” Shisui fece qualche passo verso di lui. “Hai paura o no?”
Itachi alzò gli occhi al cielo, ma cominciò a togliersi i vestiti e seguì il proprio compagno nel mare. Nuotarono insieme, gareggiando come quando erano piccoli, cercando comunque di non affaticarsi troppo. L’acqua era fredda, ma a loro non importava. Era come se in quel preciso istante fossero tornati indietro a tempi più tranquilli, quando andavano al limitare del quartiere sul molo a giocare, per allontanarsi da quelle responsabilità che sin da quando erano bambini gravavano sulle loro spalle.
Dopo un po’ si sdraiarono di schiena sul bagnasciuga, incuranti della sabbia, e cercando di riprendere fiato, entrambi con il sorriso stampato in faccia. Itachi guardava una piccola nuvola correre in cielo sospinta dal vento, poi rivolse la sua attenzione al ninja più grande. Le vuote cavità dei suoi occhi, di solito coperte da un paio di occhiali da sole, erano riempite da due palline di vetro colorate vuote e inespressive, così diverse dai vivaci occhi scuri del ragazzino con cui passava la maggior parte del suo tempo libero.
“Vuoi smetterla di osservarmi!” esclamò Shisui.
“Sto cercando di capire che sta succedendo.”
“Niente.”
“Balle.”
L’Uchiha più grande sospirò, ma non si mosse di un centimetro. “Non voglio che tu muoia.”
“Shisui …”
“Sta zitto e ascolta per una volta!” sbottò, e Itachi capì che era arrivato il momento di farlo parlare. “Non voglio che tu muoia” ripeté. “Ora ho di nuovo una famiglia, qualcuno per cui vivere, ma tu … Siamo amici da sempre, noi siamo … siamo una squadra. Non posso …” La voce gli si ruppe.
“Ora sai perché non ti ho permesso di suicidarti anni fa.”
“Cos’è una sorta di vendetta, quindi?” ringhiò, ora voltandosi verso Itachi per fronteggiarlo.
“No, non è così, non essere stupido. Dicevo solo che nemmeno io potevo sopportare di vederti morire.”
“Ora sono anche stupido. Davvero Itachi, puoi stare zitto! Vorrei arrivare al punto!”
Itachi sorrise, Shisui era sempre stato quello che riusciva meno a mantenere la calma tra di loro.
“E smettila di ridere, lo sento.” Il nukenin si fece serio. “Anche se continuo a sottolineare che quello che tu vuoi fare non mi piace, io … Io ti capisco. So cos’hai dovuto passare e che è stato uno schifo dietro l’altro, che tutti i sogni che avevamo sono stati distrutti. Capisco che il senso di colpa e il rimorso ti rodono da dentro e che vuoi che tuo fratello abbia una chiusura per tutto questo, vuoi che in qualche modo vendichi i tuoi e il clan. Io non voglio che tu muoia, ma capisco perché lo fai e se porterai avanti questa cosa io … io non ti biasimerò né ti incolperò. Sarò con te, nella tua squadra come sempre. Non devi affrontarla da solo.”
Itachi rimase in silenzio durante tutto il discorso, poi ancora quando fu terminato osservò il volto serio dell’amico che credeva di aver perso. Poi, si sdraiò sulla schiena cercando di trovare le parole, voleva dirgli tutto con sincerità, ma l’unica cosa che uscì fu: “Grazie.”
Shisui gli appoggiò una mano sulla spalla, facendogli girare leggermente il viso nella sua direzione.
“Vuoi sapere la verità?” chiese Itachi all’amico, che annuì. “Nemmeno io voglio morire. Ho scoperto di avere così tante cose per vivere. Mio fratello, Shiori, i bambini, questo mondo, te …” Un sorriso triste apparve sulle sue labbra. “Ho scoperto di poter dare ancora così tanto, ho scoperto che in fondo quei sogni di cui parlavamo da ragazzini non sono così irrealizzabili con un po’ di impegno. Ma Shisui … io sento di non meritarmi più nulla. E non dire che ho fatto tanto di buono, perché non cambia niente,” aggiunse in fretta vedendo l’amico aprire bocca per contestare. “Sono stanco. Stanco degli incubi, dei ricordi tristi che sommergono quelli felici. Stanco di sentirmi in colpa. Voglio solo riposare. Forse sono un egoista, ma non ce la faccio più. Sto andando avanti solo perché il momento giusto non è ancora arrivato, e perché da una parte so che non voglio lasciarvi.”
Shisui stava piangendo, ma non staccò la mano dalla spalla dell’amico, gli avrebbe fatto sentire che era vicino a lui. Itachi si alzò a sedere e tornò a guardare il mare.
“Quello che hai detto prima … è vero?”
“S … sì. Io sono con te.”
“Questo mi dà forza.”

 
Kakashi ed Itachi erano nascosti dietro ad un cespuglio e osservavano una piccola catapecchia. L’Uchiha attivò lo Sharingan e vide il passaggio segreto, che portava ai piani inferiori e a un rifugio ben più grande.
“Allora? Quanti nemici dobbiamo affrontare? La vedi?” chiese il Copia-ninja in ansia.
“Ne vedo due, ma non riesco a vedere più in là per il momento.”
“Ok, entriamo?” Kakashi scattò in piedi, ma Itachi lo trattenne. “Che c’è?”
“Capisco che la vuoi salvare, ma … dobbiamo elaborare un piano.”
“Entriamo, li prendiamo a calci … ecco il mio piano.”
“Kakashi …” Itachi chiuse gli occhi, cercando le parole giuste. “Orochimaru è morto. Noi … dobbiamo essere pronti a …” Erano giorni che ci pensava ormai e la cosa gli stava spezzando il cuore.
“Non terminare nemmeno!”
“Lei avrà sfidato Kabuto, ne sono sicuro, lui potrebbe aver deciso che fosse meglio liberarsi di lei. Un problema in meno.”
“NO!” gridò il Copia-ninja, il suo occhio scoperto lanciava scintille. “Non provare a dire una cosa del genere un’altra volta!”
“Devi essere realistico.”
“Come fai ad essere così freddo?”
“Non sono freddo! È mia amica! Sto cercando di mantenere la calma, perché il solo pensiero che le possa essere successo qualcosa mi fa male, ma … Non sono uno che si dà false speranze.” Aveva urlato e ora stringeva i pugni.
Kakashi cercò di calmarsi. “Shiori non è morta. Lei ha sempre un piano. Ora andiamo.” Era un ordine il suo, detto con una calma che faceva presagire la tempesta, nemmeno Itachi avrebbe potuto ribattere.
I due uomini entrarono nella piccola capanna e scesero nella botola. Nell’esatto momento in cui scesero l’ultimo gradino furono attaccati dai due uomini visti da Itachi. I due uomini avevano i capelli rossi e il volto leggermente sfigurato.
I due shinobi si divisero i nemici. Kakashi sfogò la sua rabbia su uno dei cloni, cominciando ad attaccarlo usando le arti marziali. Questo però era abile, lo attaccò rinchiudendolo all’interno di una prigione di ghiaccio. Il Copia-ninja tentò di uscire riscaldandola, ma sembrava impenetrabile. Lui però non si arrese, attivò la Palla di Fuoco Suprema, senza preoccuparsi del fatto di poter rimanere bruciato e fece saltare la prigione. Con il Raikiri attivato si fiondò contro l’uomo e lo eliminò.
Per Itachi le cose erano state più semplici: aveva attivato lo Sharingan e aveva bloccato il suo avversario, e in quel momento si stava avvicinando a lui per ucciderlo.
“No!” gridò Kakashi. “Ci deve portare da Shiori.”
Così lo risvegliarono e lo costrinsero a portarli al piano di sotto. Il Copia-ninja teneva l’uomo fermo, minacciandolo con il suo Raikiri, mentre Itachi li seguiva senza dire una parola, ma pensando che era stato tutto troppo semplice. Quando arrivarono davanti alla porta della cella di Shiori, il clone l’aprì e accompagnò i due ninja all’interno.
 
Shiori si era bloccata quando aveva sentito la porta aprirsi, tremante di terrore perché Yoharu sembrava fuori di sé. Il mercenario entrò, il suo volto era una maschera di rabbia. La strattonò per la maglietta e la sbatté contro il muro. Il suo viso era a pochi centimetri da quello della donna che si sentì tremare.
“Questa me la pagherai” ringhiò il suo carceriere.
“C … cosa?” odiava che la sua voce fosse uscita così flebile.
“Qualcuno vuole salvarti.”
“Kakashi …” sussurrò la donna, lanciando un’occhiata al proprio letto, sperando che il suo carceriere non se ne accorgesse, ma lui stava frugando nelle proprie tasche, dalle quali tirò fuori una siringa, poi iniettò il contenuto nel braccio di Shiori.
“Mi dispiace, Kasumi-sama, ma non sono pronto a rinunciare al mio divertimento.” Queste furono le ultime parole che Shiori sentì prima di cadere nell’oblio.
 
Kakashi lanciò un urlo di rabbia al vedere la stanza vuota e infilzò il clone davanti a sé con il proprio braccio ricoperto di fulmini, poi lasciò cadere a terra il corpo morto.
“Dov’è?” gridò.
Itachi si guardava intorno, incapace di parlare.
“Questo posto è vuoto. Sono fuggiti.”
“NO! MERDA!” Il Copia- ninja colpì uno degli scaffali con un pugno facendo cadere tutto quello che vi era sopra.
“Mi dispiace!”
“Dobbiamo seguirli!”
“Non troveremo nessuna traccia. Sono bravi.” L’Uchiha era demoralizzato.
“Io e te dobbiamo … possiamo farcela, siamo due ex-Anbu, due ninja di alto livello, come è possibile che ce li siamo fatti scappare? Noi dobbiamo … dobbiamo …” Kakashi si accasciò a terra, nascondendo il viso tra le ginocchia.

 
“Ehi che stai facendo?” Kakashi era entrato nella propria cucina e aveva visto Shiori intenta nella preparazione di qualche prelibatezza.
“Non si vede?” chiese lei con un sorriso.
“Tesoro, so che hai lo stomaco di un orso, ma non ti sembra un po’ troppa roba per noi due soli?”
La ragazza lo fulminò. “Avrei lo stomaco di un orso?”
Kakashi le si avvicinò e l’abbraccio da dietro, posandole leggeri baci sul collo. “È una cosa che mi piace di te.”
“Mmmm … sei un idiota. E comunque abbiamo ospiti.”
“Chi?” chiese lui alzando gli occhi al cielo.
“Asuma e Kurenai … e non fare il guasta feste, sarà divertente.”
“Sul serio, Shiori? Un’uscita a quattro?” Si allontanò da lei e si appoggiò contro il ripiano della cucina a braccia incrociate. “Non credo sia una cosa che dovremmo fare.”
“Primo non è un’uscita, staremo in casa. Secondo, ora mi dici cosa posso o non posso fare?”
“Quello che intendo dire è … che quelli come noi non fanno certe cose.”
“Sì, quelli come noi preferiscono chiudersi in casa da soli e stare in pigiama tutto il giorno, ma …”
“Chi ha parlato di pigiama?” fece Kakashi con un sorrisetto malizioso, facendo arrossire la propria ragazza.
“Sei un idiota.”
“L’hai già detto.”
“Perché è vero.” Lasciò il coltello con cui stava tagliando le verdure sul tavolo e si avvicinò a lui, poi gli mise le braccia attorno al collo. “Senti, a me piace passare il tempo chiusi qui dentro in pigiama, o senza, quanto piace a te, ma poi verremmo additati come gli orchi del villaggio, i bambini avranno paura di bussare alla nostra porta, perché i loro genitori gli avranno raccontato che se non mangiano le verdure Kakashi e Shiori mangeranno loro, non mi piace molto l’idea.”
L’Hatake scoppiò a ridere. “Che diavolo c’è qui dentro?” chiese picchiettando amorevolmente sulla fronte della sua ragazza. “Come fai a preoccuparti di una cosa del genere?”
“Ogni tanto ci penso …”
“È folle, sei troppo bella per essere un orco. Al massimo una strega cattiva.”
Shiori gli mollò un pugno sulla spalla, ma scoppiò a ridere. “Potrei trasformarti in un rospo, o in un piccolo insetto se mi fai arrabbiare.”
Lui la strinse più forte e la baciò con passione, spingendola fin contro il tavolo della cucina, accarezzandole dolcemente i fianchi, mentre lei si aggrappava al suo collo con sempre più forza. Si staccarono solo quando i loro polmoni non resistettero più per l’assenza d’aria.
“E va bene …” disse infine Kakashi. “Cerchiamo di essere un po’ più socievoli.”
Shiori sorrise e si mise sulle punte per raggiungere l’orecchio del suo ragazzo. “La tua pazienza sarà ripagata” disse in un sussurro pieno di promesse.
 

Itachi si avvicinò a Kakashi e si sedette accanto a lui, poi gli posò una mano sulla spalla.
“Volevo trovarla quanto te. Mi sento stupido per non avere predetto che potesse accadere.”
Avrebbe tanto voluto salvare Shiori, era la cosa a cui teneva di più in quel momento. Sentiva che avrebbe dovuto fare di più, essere più attento e pronto. Shiori lo sarebbe stata.

 
Stava scarabocchiando su un foglio di carta nella cucina del rifugio tra le montagne, cercando di capire come risolvere la sua missione successiva, quando Shiori entrò dalla porta alle sue spalle.
“Zio Chi-chi, i bambini vogliono passare un po’ di tempo con te.”
“Potresti non chiamarmi così?!” esclamò esasperato.
“Ma quando lo fanno loro fai i salti di gioia. Lo sento” spiegò la donna, facendo un saltello ed andandosi a sedere sopra il tavolo.
Itachi arrossì. “Loro sono piccoli, tu sei solo fastidiosa.”
“Gentile come sempre. Mi mancava.”
L’Uchiha sorrise. “Anche tu mi mancavi. Ora fammi finire di lavorare e poi vado da loro.”
“Posso aiutarti?”
Il moro guardò la sua amica per qualche secondo, poi decise che nessuno meglio di lei poteva farlo.
“Io e Kisame dobbiamo attaccare questo posto all’interno del Paese del Ferro. È una casa di un ricco signore, un brav’uomo con moglie e figli. Gli ordini sono di … uccidere. Non mi sono mai fatto problemi, ma non mi va di far del male a dei bambini. Non posso nemmeno avvertirli, quando arriveremo sarà troppo tardi.”
Shiori cominciò a torturare il ciuffo rosso e pensò. Ad un tratto il suo viso si illuminò ed indicò un punto sulla mappa.
“Qui, c’è una piccola accademia di Samurai, possiamo usarli come sostituti della famiglia e fingere che siano loro a morire al posto dei vostri obiettivi. Certo poi la famiglia dovrà vivere con una nuova identità, ma sempre meglio che morire.”
“E come pensi che un nukenin riesca a convincere quelle brave persone a collaborare con lui?”
“Non devi farlo tu. Shikaku” disse indicando sé stessa. “Sarà lui a chiederglielo. Nessuno può dire di no allo Stratega di Konoha. Ovviamente dovrai chiedere a Kisame di lasciarti agire da solo. Non credo sarà un problema.”
Itachi sorrise. “Non lo dico spesso, perché finiresti per montarti la testa, ma sei un genio.”
Shiori ridacchiò. “Non è così. Io e mio fratello giocavamo spesso agli shogi e lui mi diceva sempre che dovevo prevedere ogni possibile mossa prima ancora che venisse fatta, persino prima che il nemico la pensasse. Quello che faccio è applicare gli shogi alla vita reale.”
Detto ciò scese dal tavolo con un balzo e posò una mano sulla spalla dell’Uchiha. “Ora zio Chi-chi, vai a giocare con i piccoli!” esclamò e uscì dalla stanza ridendo.
Itachi sbuffò e ripose le carte, poi sorridendo raggiunse i bambini.

 
L’Uchiha scattò in piedi, prendendo alla sprovvista Kakashi che alzò la testa.
“Shiori prevede le mosse del nemico prima ancora che lui le pensi. Shiori sapeva che sarebbe potuto succedere!”
Attivò lo Sharingan e cominciò a scandagliare tutta la stanza. Guardò con attenzione ogni angolo, vide qualcosa di strano all’interno del materasso. Corse verso il letto e lanciò a terra il materasso, facendo volare le coperte e il cuscino ovunque, poi estrasse un kunai e lo squarciò.
Kakashi guardava l’Uchiha pensando che fosse totalmente impazzito. Lo guardò frugare all’interno del materasso squarciato come se fosse un esploratore in cerca di qualcosa, poi si rialzò in piedi sventolando un pezzetto di carta.
“Sempre un passo avanti, te l’ho detto!” esclamò consegnando il foglietto all’Hatake. “Credo che debba leggerlo tu.”
Kakashi prese il foglio tra le mani e esaminò la calligrafia. Era quella di Shiori anche se sembrava un po’ più tremolante del normale. Cominciò a leggere ad alta voce anche a beneficio di Itachi, che come lui meritava di sapere:
Non so chi troverà questo foglietto. Se sei tu Kakashi, mi dispiace per tutto. Sono stata una stupida. Non ti dirò di perdonarmi perché non ha senso, ci sono tante cose che vorrei dirti, ma che non possono essere scritte su un foglio di carta. Se troverai Itachi, o la mia squadra chiedi a loro. Se riuscissi a trovare Itachi, o se sei tu Itachi ad aver trovato questo posto, sappi che ho trovato la medicina. Orochimaru ha una cura. Ti prego, non voglio che tu muoia. Ti prego, sopravvivi.
Vi scrivo per dirvi che non so dove mi porterà Yoharu, ma che nonostante tutto sto bene. Riuscirò ad uscire, o sopravvivrò il tempo necessario perché voi mi troviate. Non voglio morire, devo riabbracciare i miei bambini.
Baci
Shiori.”
“Merda!” esclamò Itachi.
Kakashi appallottolò il foglietto nelle sue mani. “Sapeva che poteva succedere.”
“Sasuke è scappato, Kabuto e Yoharu potevano temere che tornasse. Era questione di tempo.”
Itachi appoggiò la schiena e la testa contro il muro.
“Io non ho più tempo. Lascio tutto a te” sussurrò.
Kakashi fece qualche passo verso di lui, ma fu bloccato dallo sguardo triste dell’Uchiha. Itachi sospirò e si preparò a chiedere un ultimo favore al suo capitano.
“Ho mandato Hisoka, Takeo e Aya a fare ricerche per il sigillo che dovresti fare contro Shiori. C’era una cosa che non potevo lasciare al caso. Loro ti spiegheranno, quando torneranno. Abbraccia Amaya e Hikaru da parte mia, di loro che lo zio … lo zio Chi-chi sentirà la loro mancanza e che … che li ama. Di loro che non devono essere tristi per me, che li proteggerò ancora, anche se non potranno più vedermi, che sarò …” Si toccò la parte sinistra del petto, senza aggiungere altro. “Quando troverai Shiori dille che non è colpa sua e che non ha fallito, devo farlo perché è giusto così. Dille che ha reso la mia vita più allegra, e vuol dire davvero tanto. Mi ha fatto credere di essere una persona buona, e lei è la persona più buona che io abbia mai conosciuto. Vorrei averla salvata, ma so che la lascio in buone mani e …” Strinse i pugni. “… dille che deve essere felice. So che non è affar mio e che non dovrei dire niente, ma cazzo sto morendo, quindi non m’importa. Lei ti ama e probabilmente la ami anche tu, anche se non credi che sia così. Prova a capire le sue ragioni e magari prova a perdonarla. Infine …” Prese un profondo respiro. “Per Shisui sarà più difficile che per tutti gli altri. Crederà di essere solo, ma digli di non riprovare a suicidarsi. Non sono più lì a poterlo salvare e … Sarei più felice se sapessi che lui continua a vivere. Digli che è vero che dal momento in cui le cose sono iniziate a precipitare la mia vita è stata uno schifo dietro l’altro, ma lui è stato il mio punto fisso e la mia roccia. Quella casa in mezzo alle montagne, anche prima dell’arrivo dell’onda che ha sconvolto le nostre vite, era il luogo in cui tutto quello schifo per qualche secondo se ne andava via. E questo grazie a lui.”
“Itachi … Itachi ti prego torna con me.”
“No, capitano, ormai ho deciso. Promettimi solo che porterai i miei messaggi.”
Kakashi si avvicinò ad Itachi e tese una mano verso di lui.
“Prometto.”
Il moro allungò la sua e strinse quella dell’ex-compagno. “Grazie, Kakashi. E non ti preoccupare, sono certo che la troverai.”
Quando uscirono dalla stanza i due shinobi presero strade diverse, per non rivedersi mai più. Itachi andava incontro al proprio destino, mentre Kakashi tornava dalla sua squadra. Entrambi erano tristi per come la missione era andata a finire, ma allo stesso tempo avevano ancora qualcosa in cui sperare.
 
Shiori si risvegliò senza sapere quanti giorni fossero passati. Era legata mani e piedi con una catena collegata ad un muro, ciò le faceva già rimpiangere la sua vecchia e comoda cella. Yoharu entrò dentro la sua nuova sistemazione con un ghigno soddisfatto sul volto.
“I tuoi amichetti sono entranti nel rifugio, ma sono rimasti delusi purtroppo.”
La donna si agitò. “Come …” cercò di chiedere, ma la gola le bruciava.
“Semplice, Sasuke ha mandato un messaggio a Konoha, ma io ho i miei informatori. Il tuo villaggio è composto da ingenui.” Shiori sbarrò gli occhi terrorizzata. C’era qualcuno che collaborava con Yoharu a Konoha? Era la fine. “Eh sì, proprio così. E ora io e te possiamo stare tranquilli ancora un po’.”
Shiori sentì la furia crescere in lei.
“Io sarò anche chiusa qui, ma loro ti fermeranno.”
“Se lo dici tu.” Il mercenario alzò le spalle indifferente. “Per ora io li ho battuti.” Detto ciò uscì dalla porta lasciandola al buio.
Shiori aveva voglia di urlare, ma non ne aveva le forze. Sperava solo che le persone che amava se la sarebbero cavata, almeno finché lei non fosse riuscita a tornare per proteggerle, perché, per quanto in quel momento potesse sembrare impossibile, quello era il suo unico obiettivo. E quando Shiori Nara si prefissava qualcosa, nessuno poteva fermarla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ciao a tutti!
Siamo arrivati al capitolo 100! Incredibile, ma vero. Per l’occasione, il capitolo è leggermente più lungo, anche se diciamocelo, non è esattamente un capitolo festoso.
Grazie a tutti voi che continuate a seguire la storia e grazie a chi recensisce. Per l’occasione aggiungo un disegno di una delle lettrici LaviniaHatake, che ringrazio ancora tantissimo per questo bel regalo :)
Un abbraccio a tutti quanti.
Al prossimo capitolo!
      WibblyVale






 
  
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