Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kimberly Horan    27/09/2016    1 recensioni
Sofia si trova a Londra per presentare la mostra a cui ha lavorato per circa tre anni. Giovane, intraprendente e con un carattere forte, sembra non esserci nulla per lei al di fuori del suo progetto e dello studio, questo finché non incontra il principe Harry. Tra i due scatta qualcosa fin da subito, ma far funzionare la loro relazione sarà più complicato del previsto. Cosa saranno disposti a rinunciare pur di coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte sembrava non passare mai. Sofia si rigirò nel letto e guardò l’orologio digitale dai numeri color verde che brillava nel buio. Era presto. Decisamente troppo presto.
Sbuffò guardando il soffitto. Fosse stato per lei avrebbe gridato al tempo di sbrigarsi a scorrere più veloce, però evitò di farlo perché se nella stanza accanto Enea l’avesse sentita sarebbe venuto lì e gli avrebbe detto: “Che diavolo ti urli!” Poi le avrebbe praticamente ordinato di dormire perché doveva riposare se non voleva presentarsi al matrimonio con delle occhiaie da paura. L’avrebbe terrorizzata dicendole che Harry sarebbe scappato vedendola con quei cerchi neri intorno agli occhi. Che persona terrificante che era suo fratello…
Alla fine si rotolò nel letto a due piazze un paio di volte. Non era abituata a dormire senza Harry al suo fianco e si disse che era anche per questo che non riusciva a prendere sonno.
Nel mentre che rifletteva, immaginava cose ed entrava in paranoia, la stanchezza prese davvero il sopravvento e alla fine si addormentò profondamente.
A svegliarla il giorno seguente fu la luce del sole. Aprì lentamente gli occhi, si stiracchiò e poi si tirò su di scatto ricordandosi improvvisamente che era il grande giorno. Guardò l’orologio e sgranò gli occhi. Come aveva fatto a dormire così tanto? Non aveva forse messo al sveglia per svegliarsi all’alba? Con un balzo saltò giù dal letto e si diresse verso la porta in fondo alla stanza.
“Sono in ritardo?” Chiese col fiatone.
Enea, che aveva dormito nella stanza accanto, finì di sistemarsi i gemelli al polso. “Considerando che dovevi svegliarti all’alba, valuta da sola”.
“Perché non mi hai svegliata?” Corse via e in quel momento entrò in camera Kate.
“Sono in ritardo!”
“No, non lo sei sta tranquilla”, le disse Enea. “Ti abbiamo semplicemente fatto dormire di più, ma sei ancora in perfetto orario”. Fosse stato per lei avrebbe iniziato a prepararsi dalla sera prima per paura di fare tardi al matrimonio.
“Va a farti la doccia, noi ti aspettiamo nell’altra stanza”.
Sofia annuì e scappò in bagno. Enea la guardò scuotendo la testa. “Tutto questo rumore per nulla”.
In fretta e furia, Sofia si fece la doccia e come succede sempre quando uno va di fretta, l’acqua scese o troppo fredda o troppo calda. Ancora con l’accappatoio in dosso corse nella sala dove sua madre, Kate, Enea e un significativo entourage la stavano aspettando.
Parrucchieri e truccatrici fecero il loro lavoro abilmente. La preparazione fu lunga e delicata, vissuta dalla sposa come un momento di crescente agitazione.
 
 
 
“Come sto?”, chiese Harry mentre finiva di sistemarsi le mostrine della divisa militare.
“Stai bene, anche se sono certo che Sofia sarà più bella di te”, gli rispose William.
“Questo è poco ma sicuro”.
William scoppiò a ridere. “Sei buffo, lo sai? Buffo e rosso”.
Harry sentì la voce di Sofia nella sua testa che esclamava: “Macchie di simpatia!” e gli venne da ridere. Lei adorava quando lui diventava rosso.
“Pronto?” Gli chiese poi il fratello porgendogli il cappello.
Lui annuì sorridendo. Ancora non poteva crederci che era arrivato il grande giorno. Stava per sposarsi con la donna che amava e gli sembrava tutto come se stesse sognando.
“Bene, fa un bel respiro allora perché è ora di andare”.
William gli diede una pacca sulle spalle e insieme si diressero verso l’uscita. Salirono sull’auto, che dopo poco partì.
Nel frattempo, all’Abbazia di Westminster si respirava una generale euforia, sia fuori che all’interno della chiesa. Molti degli invitati erano già arrivati, mentre una grande folla si era radunata all’esterno. Quando in fondo alla strada si intravide la macchina su cui viaggiava lo sposo si levarono gridolini di esultazione per poi iniziare a scattare una moltitudine di foto.
La macchina arrestò la sua corsa ed Harry uscì fuori, seguito da William. Sorridendo timidamente salutò la folla con una mano.
L’entrata in chiesa venne annunciata dal suono delle campane, e fu praticamente una corsa. William gli fece cenno di prendersela con più calma perché tanto, secondo la tradizione, l’arrivo della sposa sarebbe avvenuto mezz’ora dopo. Harry annuì, sbuffò e poi si tolse guanti e cappello per consegnarli.
Tra strette di mano e parole di congratulazioni, Harry e William si tennero impegnati. Nel frattempo i membri della famiglia reale arrivarono uno ad uno. Dapprima il padre di Harry, Charles, che arrivò con la moglie Camilla e con Kate, poi fu il momento della regina e del Duca di Edimburgo. Lei ed Harry si erano già incontrati quella mattina, quando aveva investito il nipote del titolo di Duca di Windsor.
Nel mentre, i minuti trascorsero abbastanza velocemente e finalmente arrivò il momento per la sposa di raggiungere l’abbazia.
Sofia salì in auto per prima, le organizzatrici l’aiutarono con il velo e lo strascico dell’abito, che risultavano fin troppo ingombranti per i suoi gusti. Una donna le diede il bouquet e le sistemò il velo davanti al volto, poi, quando suo padre si sedette sul sedile posteriore, fu il momento di andare.
Percorrendo le strade della città, scortati dagli addetti, Sofia si stupì di vedere tutta quella gente. Prima di partire le avevano detto di sorridere e di salutare mentre guardava fuori dal finestrino, cosa che fece ma con un certo imbarazzo. Sorridere le venne naturale, dopotutto stava per sposarsi, ma per quanto riguarda il saluto era un punto su cui ancora doveva lavorarci. Anche se sapendo bene come era fatta, probabilmente non ci avrebbe mai veramente fatto l’abitudine.
Prima di lei arrivarono Enea, insieme ai paggetti e alle bambine vestite con i candidi vestitini. L’idea delle damigelle Sofia non l’aveva mai capita. Non le piaceva e nel caso fosse servito aiuto, la cuginetta di Harry, Lady Louise, era stata istruita a dovere. Quel giorno la timida quattordicenne fu piuttosto felice di arrivare mano nella mano con Enea, dal momento che tutti dicevano che si fosse presa una cotta per lui.
Come per lo sposo, anche l’arrivo della sposa venne annunciato dal suono delle campane. Louise ed Enea le andarono incontro, mentre scendeva dall’auto, per aiutarla con lo strascico. Seguendo ancor auna volta delle rigide regole comportamentali, Sofia si voltò e salutò la folla un’ultima volta prima di entrare in chiesa.
Quando, sotto braccio a suo padre, arrivò sulla porta, ebbe un attimo di smarrimento vedendo tutte quelle persone che stavano aspettando solo lei. Gli invitati erano molti, davvero molti. Amici, parenti, professori e compagni d’università erano tanto numerosi quanto i parenti di Harry, per non parlare degli illustri personaggi quali atleti, cantanti e attori famosi. Tutti erano arrivati per presenziare al grande evento e questo le mise ancora più ansia.
Contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, Sofia non ebbe paura di inciampare nelle pieghe dell’abito. Non ci pensò nemmeno a questa possibilità, non tanto per presunzione, ma più perché la sua mente era diventata completamente bianca. Si era svuotata improvvisamente lasciando solo posto a un leggero giramento e alla sensazione di quel leggero mal di stomaco che le era iniziato mentre era in macchina.
In fondo all’abside, difronte all’altare, Harry la stava aspettando con impazienza. Quando i loro sguardi s’incontrarono entrambi sorrisero radiosi. Man mano che si dirigeva verso di lui a passo lento, con suo padre alla sinistra e il corteo dietro di lei, notò che si era rasato la barba. In quel modo il rossore sul suo volto era ancora più visibile. La divisa nera che indossava gli stava divinamente e nessun altro sposo sarebbe mai potuto essere più bello di lui.
La camminata le sembrò infinita. Ad un certo punto arrivò anche a pensare di lanciare in aria il bouquet e di correre da lui. Era tutto troppo lento per i suoi gusti.
D’altra parte, questo diede il tempo ad Harry di riprendersi. Sì, perché dopo averla vista con l’abito da sposa doveva decisamente riprendersi.
“Mi viene da piangere, per quanto è bella”, sussurrò a William.
Il fratello trattenne un sorriso e poi gli rispose: “Fa pure se vuoi, ma sappi che se ti vede piangere potrebbe anche cambiare idea”.
“Ti odio”, disse di tutta risposta Harry.
Sofia era splendente. Una meraviglia. Una specie di dea scesa in terra. E presto sarebbe diventata sua moglie.
Trovarsi l’uno di fronte all’altra, sembrò come incontrarsi per la prima volta ed Harry pensò proprio al loro primo incontro. Avrebbe voluto dirle qualcosa ma non aveva parole e quando le sussurrò le parole “Ti amo”, non molto originali ma comunque sempre meglio della semplice espressione da ebete, si stupì nel sentire che lei gli disse esattamente al stessa cosa nello stesso momento. Entrambi sarebbero scoppiati a ridere, se non si fossero trovati lì davanti a tutti.
 Tra canti ed inni, la cerimonia ebbe inizio. L’officiante della cerimonia iniziò a parlare e Sofia sentì il battito del suo cuore diventare sempre più irregolare. Dopo la formula d’introduzione, che domandava se ci fosse qualche impedimento affinché la loro unione non potesse avvenire, fu il momento più emozionante: quello di pronunciare i voti nuziali.
“Vuoi tu, Henry Charles Albert David, prendere questa donna come tua legittima sposa per vivere insieme nel sacro vincolo del matrimonio? Amarla e onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, restando al suo fianco finché entrambi avrete vita?”
“Lo voglio”. La voce di Harry risuonò roca all’interno della chiesa.
“Vuoi tu, Sofia Dorotea Lucrezia, prendere questo uomo come tuo legittimo sposo per vivere insieme nel sacro vincolo del matrimonio? Amarlo e onorarlo in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, restando al suo fianco finché entrambi avrete vita?”
“Lo voglio”.
Il padre di Sofia allora prese la mano destra della figlia e la consegnò, in un gesto simbolico, al parroco, che a sua volta la posizionò nella mano destra di Harry.
Ripetendo le parole dopo il parroco, Harry disse: “Io, Henry Charles Albert David, prendo te, Sofia Dorotea Lucrezia, come mia legittima sposa. Per amarti e onorati nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, finché morte non ci separi. Questo è il mio solenne voto”.
“Io, Sofia Dorotea Lucrezia, prendo te, Henry Charles Albert David, come mio legittimo sposo per amarti e onorarti, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi. Questo è il mio solenne voto”.
Per entrambi, fu naturale pronunciare quella solenne promessa con serietà. Niente più paure, niente più incertezze. Il tremore alle mani era sparito, così anche le cattive sensazioni dovute all’agitazione. In quel momento il loro sacro giuramento di amore eterno prese il sopravvento su ogni altra emozione. I sorrisi, gli sguardi che si riservarono erano solo per loro due e fu come se fossero soli, in quell’istante. Lui si perse negli occhi scuri di lei e lei si perse nella profondità di quelli chiari di Harry. Ricordi affollarono le loro menti e insieme ripercorsero ogni singolo passo che li aveva portati lì, nel giorno del loro matrimonio.
William posò le fedi nuziali sul testo da cui il parroco aveva letto le promesse. Poi le porse agli sposi. Harry prese la fede e la infilò all’anulare di Sofia, che fece altrettanto con lui.
Con il capo chino, ricevettero la sacra benedizione sugli inginocchiatoi, poi si spostarono e si sedettero di lato. Il testimone dello sposo e il padre della sposa presero posto insieme agli altri invitati e la cerimonia andò avanti. Canti liturgici e letture di alcuni passi sacri, precedettero gli ultimi momenti di preghiera. Le trombe intonarono l’inno alla regina e le voci risuonarono nell’ambiente.
Come ultima cosa, gli sposi firmarono i documenti ufficiali, sancendo la loro unione una volta per tutte. Sofia ed Harry continuavano a guardarsi reciprocamente con la coda dell’occhio, entrambi emozionati.
Quando tornarono dai presenti, erano ormai sposati. Al solo pensiero non potevano smettere di sorridere e a quel punto, fu praticamente impossibile riacquistare un atteggiamento serio. Persino quando si presentarono davanti alla regina, inchinandosi, non poterono fare a meno di sorridere felici.
Percorsero l’abside insieme, accompagnati dalle note dell’orchestrina. Sofia vide sua madre trattenere a stento le lacrime e non poté fare a meno di riservarle in risposta un sorriso di una dolcezza sconfinata.
“Sembra che da ora in poi tu sia mia moglie”, le disse Harry finalmente sbloccato.
Sofia lo guardò ridendo. “Così dicono”, rispose lei.
L’uscita dalla chiesa fu spettacolare. Uno accanto all’altra salirono sulla carrozza, ancora increduli di essere finalmente marito e moglie. Sofia ed Harry si sedettero vicini e la prima cosa che fecero, dopo tutto quel tempo di attesa e di cerimoniale, fu baciarsi. Entrambi risero guardandosi negli occhi e facendo in modo che le loro fronti si toccassero.
Lei accarezzò il volto liscio di lui. “Ti sei rasato la barba”.
“Nonna ha detto che non mi avrebbe fatto sposare se no lo avessi fatto. Non ti piace?”
“Sì, è solo che sei strano”.
Scoppiarono a ridere, in preda ad una felicità unica che solo due sposi potrebbero comprendere.
Erano marito e moglie. Lei, la storica seria e a volte scorbutica, e lui, il principe combina guai. Che coppia, si disse Sofia. Che coppia davvero. Non poteva crederci: era davvero la moglie di Harry.
A darle la conferma finale e a convincerla che non si trattasse di un sogno, ci pensò la folla esultante che li accolse quando si affacciarono alla balconata di Buckingham Palace. Una cosa di grande impatto che a dire il vero si sarebbe potuta anche evitare. Sofia arrossì violentemente, sentendosi stranamente al centro dell’attenzione, e Harry non l’aiutò per niente quando le disse: “Questa è solo la prima di innumerevoli volte in cui dovremmo fare questa cosa”.
Il disagio più totale l’assalì. “Aiuto”, sussurrò. Si sentiva goffa e fuori posto, ma era sposata all’uomo che amava, perciò si disse che avrebbe potuto sopportarlo.
Il resto della giornata fu un susseguirsi di interminabili servizi fotografici, un ricevimento di nozze che durò più della media, un waltzer romantico e appassionato e infine i discorsi dei fratelli. E come ci fu il discorso imbarazzante di William per Harry, a Sofia toccò sopportare quello altrettanto imbarazzante di Enea. Fortunatamente lo champagne, a quel punto, aveva già fatto il su dovere annebbiando le menti degli invitati, che risero comunque senza ascoltare veramente nei dettagli.
Quella sera, quando gli sposi partirono per il loro viaggio di nozze, fu quasi una liberazione poter stare finalmente da soli.
“Ti amo, Sofia Dorotea Lucrezia”, le disse Harry stringendola tra le sue braccia.
“Anche io ti amo, Henry Charles Albert David”, si alzò in punta di piedi e lo baciò con tutto l’amore che provava per lui.
“E ora cosa succede?” le chiese lui.
“Un bel po’ di casino!”
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kimberly Horan