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Autore: DeniseCecilia    30/09/2016    3 recensioni
La mia prima fic per questo fandom, una mini-long in tre brevi capitoli, ovviamente Cherik ❤
Il titolo parla chiaro: mesi dopo gli eventi di Cuba in FC, Erik torna da Charles, e...
... la mia personale versione dei fatti (perché sappiamo tutti che nella realtà reale le cose sono andate così, e i due patati stanno insieme, 4evah).
.
Ogni capitolo mi è stato ispirato da una diversa canzone, che ho linkato all'inizio, ma ci tengo a precisare che questa NON è una song-fic.
Ogni citazione che riconoscerete sarà invece del tutto voluta ;)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: Lemon, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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E tre.
Un capitolo dedicato a Raven, in una versione credo abbastanza insolita.
Con questo chiudo, e vi saluto (temporaneamente!).
Un grosso grazie a tutti coloro che mi faranno l'onore di leggere, e magari di commentare

 

 
Àncora
(POV Raven)


I got the right to be wrong
gotta sing my own song
I might be singing out of key
but it sure feels good to me.
[...]
Whatever's out there waiting for me
I'm gonna face it willingly.

[Right to be wrong, Joss Stone]



Non è stato difficile accettare l'invito di Erik a venire qui da voi per quella che ha definito sarcasticamente "una deliziosa rimpatriata".
Mentre mi è più arduo chiamarlo per nome anziché Magneto: finché abbiamo militato insieme Mystica era la mia roccia e la mia corazza, la parola con la quale dichiaravo guerra alla mia natura umana. Ma quando anche lui ha dismesso quello che, ha detto, era solo un personaggio, sono rimasta sola a combattere una battaglia senza senso contro me stessa.
Non è stato difficile accettare di tornare qui e rivedervi tutti: tu, Charles, che per primo mi hai detto "Non dovrai più rubare" e hai rivoltato il mondo per darmi ciò di cui avevo bisogno, a volte esagerando.
Erik, che negli ultimi mesi ho visto trasformarsi in una persona che non conoscevo, una persona bella la quale, però, si stava lasciando dietro le spalle il nostro ingombrante sogno di vendetta e conquista.
E poi Scott, ed Hank, col quale senza cattiveria ho giocato fantasticando di potermi appoggiare a un mio simile, che mi capisse come nessun altro - nemmeno la prima classe, il primo nucleo ora disperso e diviso di X-Men - poteva.
Non è poi difficile guardarvi così, tutti uniti anche se in perenne battibecco.
Difficile sarà andarsene, di nuovo.
E, stavolta, da sola.


Ma è quello che ho deciso per me, e sento - lo sento davvero - che è giusto.
Una bella bionda sola: il tuo sguardo divertito e saccente mi irrita, fratello, ma lo accetto.
"Non pensi più che non dovremmo cercare di inserirci nella società, allora", mi pungoli, ben sapendo che ho ceduto sul quel fronte: mi hai sfiorato appena la mente e ti è bastato per vedere con agio che la mia maschera di disinteresse e falso senso di superiorità si è sbriciolata.
Perché non sono dotata di bellezza naturale, e i miei poteri non mi rendono migliore come ho spesso preteso, ma soltanto diversa - concetto terribile ma preciso come un bisturi chirurgico.
E sbagliata, io mi sono sempre considerata e ancora mi considero sbagliata: perciò, dal momento che posso, tornerò a vestire i lineamenti di Raven Darkholme, a indossare il suo corpo come un abito su misura. Sì, mi voglio confondere nella massa, se non proprio integrarmi.
"Penso che inserirmi in società sarà sempre meno complicato che discutere la cosa con te, Charles", ribatto, ma senza acrimonia.
Sorridi.
E qualcosa in me si smuove.
Non ho mai creduto nei legami di sangue, ma credo in quelli che la vita stringe a suo piacere, e quello con te è un legame che dura nel tempo; seppure contrastato, faticoso. Credo nei legami di cuore, e l'aver condiviso due genitori anaffettivi ed assenti come Brian e Sharon deve averci insegnato ad ascoltarlo, il nostro cuore, a leggerne i segnali.
"La mia tigre", commenta Erik compiaciuto, e lo vedo girarsi verso di te come aspettandosi qualcosa.
I ragazzi vi osservano rapiti, non tentano neppure di simulare discrezione, e solo dopo un po' realizzo cosa sta succedendo.
"Aspetta" ti dico impressionata "gli stai leggendo la mente?".
"E' una delle novità, sì".
Sapevo che Erik tornando avrebbe rinunciato a molto di se stesso, ma non avevo idea che fra le altre cose volesse includere la sua... privacy psichica?
Chiamiamola così.
E' fin troppo evidente, però, che non è il tipo d'uomo che si presterebbe ad un compromesso sgradito: lasciarti scartabellare tra i suoi pensieri liberamente pur di restare qui.
Ed è altrettanto evidente che ti ama.
Un buon motivo, per lui, per spingersi tanto oltre la sua soglia di sopportazione della tua proverbiale invadenza; trovo.


Non saprò mai cosa vi siete detti, quali parole vi siete scambiati in quello strano luogo intangibile che condividete a menti allacciate.
Né lo sapranno gli altri, per quanto curiosi, che ancora conservano della diffidenza nei confronti di Erik.
Li posso capire. Ma se solo avessero assistito a ciò che io gli ho visto patire e sperare in questi mesi, si fiderebbero più di lui che di me; che pure ti voglio bene ma ho dovuto allontanarmi per non soffocare sotto la tua ala, per non mutare l'affetto in antipatia e poi in rancore insanabile.
La verità è che voi due, nonostante i pesanti scontri che avete vissuto negli anni, non avete mai rischiato davvero di perdervi, perché non avete mai dovuto mettere in questione la vostra identità né chiedervi cosa davvero eravate l'uno per l'altro. Amici, nemici o amanti, le carte per voi erano chiare in tavola.
A me invece la terra ha sempre tremato sotto i piedi: l'anticonformismo era un abito caldo nel quale avvolgermi e sparire, per paradosso, agli occhi della gente. E per tutta la mia vita non ho fatto che imitare qualcun altro, prendere in prestito gli obbiettivi di altri.
Siete una splendida coppia, Charles.
E presto anche Hank, Scott, e chi vi frequenta a vario titolo - gli studenti dell'Istituto Xavier, quella mina vagante di Logan... - tutti vedranno di voi il successo, il felice presente. Il passato burrascoso non sarà che un metro di paragone che vi farà brillare ancor di più.
Miei cari, vi auguro ogni bene.
Ma il mio presente è da costruire, la mia felicità è ancora là fuori, da qualche parte.
Ho bisogno di riscoprirmi donna, anche se sotto l'apparenza mi so grottesca.
Di riscoprirmi femmina, e non passare gli anni migliori della mia vita circondata da uomini che amano altri uomini, o che hanno in testa problemi come salvare il mondo dall'ennesima crisi: uomini che non sono orientati verso di me, insomma.
Ho bisogno di confrontarmi.
Guardarmi allo specchio la sera, vedermi e sapermi irrimediabilmente sbagliata ma, comunque, capire che ho il diritto di esserlo.
Il diritto di essere sbagliata, sì.


"Vieni, Raven, ti faccio strada".
Quante volte ho desiderato sbattere quel tuo cervello troppo sviluppato e testardo contro un muro, per la tua insistenza nel chiamarmi così.
Ma ora io stessa ho scelto di tornare a quel nome, e per rimproverarti sono ormai fuori tempo massimo.
Lascerò che sia Erik, ogni giorno della vostra vita insieme, ad occuparsene. I motivi per bacchettarti non mancheranno.
"Non è cambiato niente, esteriormente", osservo superando porte su porte, stanze su stanze. "Ma ora la villa ha una sua vita, la scuola ha nuovi studenti, e vedrai che non potrà che accogliere sempre più gente... come noi".
Ti fermi, mi affianchi in carrozzina e mi rivolgi uno dei tuoi tenerissimi sorrisi luminosi per i quali, sempre, mi scordavo l'irritazione del momento.
"Voglio che questo posto sia aperto a tutti. Non solo ai mutanti, ma anche ai Sapiens che intendono entrare in relazione, stabilire un contatto".
"Sì... come allo zoo. O come nei film sugli alieni", scherzo, ma non troppo.
"Fidati di noi. Funzionerà", mi rispondi totalmente convinto, e quasi mi lascio convincere anch'io.
Capisco bene Erik: è dura resisterti.
Camminiamo verso quella che sarà la mia stanza, e tu riprendi a parlare.
"Voglio che chiunque lo desideri possa avere il suo posto qui, un rifugio sicuro dove crescere e prepararsi ad affrontare qualunque cosa l'aspetti là fuori".
Può sembrare un discorso di circostanza, ma io so quanto credi in questo ideale. E so che un tempo, non molto tempo fa in effetti, purtroppo sottovalutavi il fatto che ogni mutante deve affrontare e gestire circostanze particolari di vita: gli scontri con i Sapiens, le discriminazioni li consideravi mere eccezioni. Anche tu stai crescendo.
"Sono orgogliosa di te" - mi viene fuori così, senza consenso, questa cosa.
Un po' mi imbarazza, ma è vero: sono orgogliosa di tutto ciò che questo posto rappresenta, utopia o meno che sia, e di tutti coloro che vi abitano.
Siamo arrivati: con lo sguardo intenso che ti contraddistingue mi comunichi la tua tensione.
Poi apri il primo cassetto in alto di uno spazioso comò - ti arriva all'altezza della testa - e mi inviti a metterci dentro qualcosa, qualsiasi cosa.
Mi levo il pendente, che porto spaiato, dall'orecchio sinistro e lo appoggio con cura sul fondo.
Il mio preferito, che metto - mettevo - ogni giorno: argento e pietre blu come la mia pelle.
Qualcosa di prezioso che mi possa richiamare, ritrascinare da voi.
"Questo è tuo. La stanza è tua. Mi aspetto che la usi più spesso che durante le feste comandate, Raven".
Cerchi di assumere un'espressione severa, e naturalmente non ti riesce. Non con me.
"Te lo prometto, Charles".
La mia risposta ti spiazza un po', mai quanto il bacio che ti mollo sulla guancia, però.
Da quanti anni non te davo uno?
E così, ci siamo.
Usciamo in religioso silenzio, raggiungiamo i ragazzi nell'atrio per un giro di saluti; e via.
Come promesso, tornerò, Charles. E presto, molto presto. E spesso, il più spesso possibile.
Ho gettato qui la mia àncora, qui dove ho una famiglia.
Posso allontanarmi senza più paura di perdermi, adesso.
A presto, a presto!
  
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