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Autore: EmmaStarr    01/10/2016    3 recensioni
Oikawa ci mise un po' a rispondere. «Sì» disse alla fine. «Ma, Iwa-chan...» il labbro gli tremava leggermente, ma riuscì comunque a formulare a bassa voce: «Sarei voluto essere Grifondoro anche io.»
* * *
Kenma si strinse nelle spalle. «Tanto, da settembre non sarai più in circolazione» si limitò a constatare, gli occhi puntati sul suo game-boy. Doveva aver fatto qualche magia inconsapevole anche su quello, ragionò Kuroo, perché non si scaricava
mai.
* * *
Tsukishima sollevò un sopracciglio, disgustato: quella scena gli stava facendo venire il voltastomaco. «Patetico» commentò. [...]
Il Tassorosso sollevò gli occhi gonfi di lacrime verso di lui, l'espressione sorpresa.

* * *
Hogwarts!AU
* * *
IwaOi, KuroKenma, TsukkiYama, KageHina, BokuAka
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4

 

* * *

 

Kuroo aveva una gran brutta sensazione.

Era andato al Ballo per sostenere Bokuto, principalmente: Kenma aveva subito messo in chiaro che non aveva nessuna intenzione di metterci piede, e Kuroo non aveva proprio voglia di andarci con qualcuno che non fosse lui.

Bokuto era affascinante, con quella sua eleganza distratta che -Kuroo se ne accorgeva benissimo- faceva sospirare le ragazzine più giovani. Eppure in quel momento il suo amico aveva avuto occhi solo per Akaashi, il suo accompagnatore.

Kuroo aveva davvero una brutta sensazione, che andò amplificandosi sempre più nel mentre che ballavano insieme. Akaashi, incurante degli sguardi d'invidia che praticamente mezza sala gli stava lanciando, non sembrava minimamente toccato dal fatto di essere in compagnia di Bokuto: manteneva la sua espressione di pazienza mista ad un vago estraniamento, e si limitava a correggere Bokuto ogni volta che sbagliava un passo di danza.

Intendiamoci, Kuroo li aveva visti insieme molte volte, nei mesi in cui si erano conosciuti. Sapeva che ad Akaashi importava qualcosa di Bokuto, anche perché altrimenti non avrebbe speso tutto quel tempo in sua compagnia, né l'avrebbe addirittura invitato al Ballo del Ceppo. Eppure gli sembrava sempre che l'attenzione che gli dedicava fosse troppo poca, paragonata a quella che Bokuto invece dimostrava entusiasticamente per lui ogni singolo giorno. Quella freddezza calcolata poteva benissimo trasformarsi in un gelo distaccato se mai le cose fossero andate male, e Kuroo non voleva vedere Bokuto ferito.

Ricordava bene come si erano conosciuti, tanti e tanti anni prima: Kuroo era solo un ragazzino che soffriva la mancanza del suo migliore amico, e che faticava a legare con i suoi compagni di Casa. Non che Serpeverde non facesse per lui, eh. Ma si sentiva sempre sotto pressione: data l'importanza della sua famiglia, doveva assolutamente andare bene in tutto: scuola, Quidditch... Non poteva permettersi di sbagliare, doveva essere il migliore. E doveva anche suonare felice nelle lettere che scriveva a Kenma, o quello si sarebbe preoccupato per lui. La scuola era iniziata da pochi mesi e già si sentiva soffocare.

Ma poi aveva conosciuto Bokuto. Bokuto era stato una ventata d'aria fresca: con lui, Kuroo poteva essere scemo quanto gli pareva, poteva divertirsi senza temere di essere giudicato. Con la sua allegria Bokuto era riuscito a far diventare Hogwarts un posto molto più colorato, e divertente. Ovviamente poi era arrivato Kenma e le cose non avevano fatto che migliorare; ma Kuroo non avrebbe mai dimenticato tutto quello che doveva a Bokuto. Ci teneva davvero, a lui.

E nel momento in cui il suo stupido amico si era proposto di partecipare ad una missione potenzialmente mortale solo con Akaashi, Kuroo si era sentito praticamente in dovere di offrirsi volontario: non era sicuro che ad Akaashi importasse abbastanza di Bokuto per mettergli la sua vita nelle sue mani.

«Non eri obbligato a venire» sussurrò stizzito a Kenma, mentre camminavano il più silenziosamente possibile nei corridoi.

«Nemmeno tu» ribatté l'altro. «Ma qualcuno non si fida ancora di Akaashi.»

Kuroo si chiese come facesse l'altro a sapere sempre tutto. Ma cos'era, un Legilimante? «Scusami se mi preoccupo per Bokuto» ribatté sulla difensiva. «Akaashi sarà anche un bravo ragazzo come dici tu, ma dall'accettarlo al metterlo in una situazione che...» iniziò, infervorato, ma Kenma lo zittì.

«Si sono fermati.»

Akaashi sollevò il cappuccio del mantello dell'invisibilità quel tanto che bastava per pronunciare la parola d'ordine, dopodiché fece strada e tutti gli altri lo seguirono a tentoni attraverso un corridoio scarsamente illuminato.

«Akaashi, tu dormi qui?» domandò Bokuto, curioso.

«Shh!» rispose quello, e Kuroo si dovette trattenere dall'alzare gli occhi al cielo.

Alla fine sbucarono in una grande sala illuminata, piena di gente. Tra alcuni di loro Kuroo riconobbe qualche studente di Durmstrang, ma per la maggior parte erano sconosciuti di età compresa tra i venti e i quarant'anni. «Dividiamoci» disse a bassa voce. «Questa è una missione in incognito, va bene? Non dobbiamo fare niente a parte scoprire come hanno fatto ad entrare. Tra... poco più di mezz'ora, ormai, le Passaporte ci riporteranno indietro.» Kuroo prese un profondo respiro. «Buona fortuna.»

Improvvisamente, da sotto il suo mantello Kuroo vide sbucare la mano di Kenma, che si strinse velocemente intorno alla sua prima di scomparire di nuovo.

Ignorando il calore che dal petto gli risalì fin sulle guance, Kuroo si voltò e iniziò ad avvicinarsi al primo gruppetto di uomini.

Per i primi venti minuti non sentì niente di utile, solo schiamazzi e congratulazioni per la vittoria. Si stava iniziando a preoccupare quando si avvicinò all'ennesimo gruppetto: questa volta erano solo tre persone.

«È stato più semplice del previsto» bofonchiò uno. «Sai quando arriverà anche Owimura?»

«Ha detto che aveva delle faccende da sbrigare, ma sarà qui per l'assedio finale.»

«Sì, anche Kora ha detto così. Quanti credi che saremo, alla fine?»

«Almeno quattrocento, se non di più. Supereremo gli Auror di dieci volte!»

«Ma ci passeranno tutti da quello specchio? Guarda che siamo ancora pochi. Come facciamo a far arrivare trecento persone attraverso quel coso?»

Kuroo sobbalzò: uno specchio? Aveva già sentito parlare di cose del genere, di portali incantati che collegano una superficie ad un'altra, ma aveva sempre creduto che si trattasse di favolette per bambini.

Si guardò intorno alla ricerca di uno specchio, o di uno spazio in cui si sarebbe potuto nascondere un oggetto simile, e tutto quello che riuscì a vedere fu una porta poco distante.

Vi si avvicinò e aspettò che qualcuno la spalancasse per poi intrufolarsi là dentro di soppiatto, e quello che vide lo lasciò a bocca aperta: c'era davvero uno specchio, là dentro. E la cosa strana era che non mostrava il riflesso della parete di fronte, ma una stanza completamente diversa. Kuroo sorrise, vittorioso: ce l'aveva fatta. Aveva capito. Adesso, sarebbe bastato aspettare pochi minuti prima che la Passaporta funzionasse per tornare sani e salvi nella Stanza delle Necessità.

Era perso nei suoi pensieri quando andò a sbattere contro qualcosa di duro senza accorgersene. «Ahi!» sentì sussurrare.

Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Sorrise. «Kenma?»

«Sono qui.» Un po' a tentoni sentì una mano tastargli il braccio. «Hai visto?»

Kuroo annuì, salvo poi ricordarsi che Kenma non poteva vederlo. «Sì. È incredibile.»

Stava per aggiungere qualcosa, quando un rumore terribile proveniente dalla sala principale li interruppe. La mano di Kenma si strinse più forte al braccio di Kuroo, ed entrambi si diressero in fretta nella direzione da cui proveniva il suono: la scena che gli si presentò davanti era terrificante.

Akaashi e Bokuto stavano combattendo soli contro una ventina di nemici, lanciando incantesimi scudo e schivando raggi colorati che li mancavano sempre di pochissimi centimetri.

Senza pensarci due volte, Kuroo scagliò un incantesimo contro l'avversario più vicino e si unì agli altri due: Kenma fece lo stesso.

«Da quella parte!» gridò Akaashi indicando il corridoio che portava all'uscita. I quattro iniziarono a correre, continuando a lanciarsi incantesimi dietro le spalle. Kuroo sentiva l'adrenalina alle stelle mentre combatteva con tutte le sue forze, facendo attenzione anche a fare in modo che Kenma e gli altri fossero protetti.

Accadde molto velocemente: un uomo gridò un incantesimo che Kuroo non aveva mai sentito, puntando la bacchetta contro Akaashi. Bokuto, che se n'era accorto, lo spinse via, rimanendo però colpito di striscio da un raggio rosso acceso. Subito, la sua divisa prese fuoco. «Bokuto-san!» gridò Akaashi, rallentando la corsa. Bokuto infatti si era fermato, sfilandosi la veste, ma in quel modo aveva fatto cadere anche il libriccino-Passaporta, che prese fuoco.

Kuroo sgranò gli occhi con orrore, realizzando che mancavano pochissimi secondi al momento in cui la Passaporta si sarebbe attivata. Si fermò e iniziò a correre indietro, ma ormai era decisamente troppo tardi: osservò con terrore crescente il suo libretto che iniziava a brillare di luce azzurra. Anche Akaashi stava correndo in direzione di Bokuto, ma non avrebbe fatto in tempo.

Fu allora che Kuroo si accorse di qualcosa di strano, negli occhi del ragazzo di Beauxbatons. Era stravolto, come se non riuscisse a credere a quello che stava succedendo. E parte di Kuroo ce l'aveva a morte con lui -se Bokuto non avesse dovuto salvarlo da quell'incantesimo, ci sarebbe stato Akaashi col libretto in fiamme, non lui!-, ma un'altra parte di lui non riuscì a fare a meno di notare quanto disperato sembrasse.

E a quel punto, quando ormai sembrava che non ci fosse più niente da fare, lo sguardo di Akaashi mutò completamente. Sorrise, mentre nell'espressione di Bokuto si faceva largo un autentico e genuino terrore. «Akaashi, no!» gridò, ma l'altro aveva già lanciato la sua Passaporta in modo che atterrasse tra le mani di Bokuto, che, complice l'allenamento di sei anni di Quidditch, lo afferrò al volo.

Poi Kuroo si sentì strattonare violentemente dall'ombelico, e la stanza scomparve.

 

* * *

 

«Che c'è, vuoi accusarmi di essere un loro complice, adesso?» chiese Oikawa a muso duro, incrociando le braccia.

Iwaizumi non abbassò lo sguardo. «No, ma vorrei sapere fino a che livello vi conoscete, visto che per invitarti al Ballo del Ceppo doveva almeno avere un'idea di chi tu fossi» ribatté.

«Cosa devo dirti, Iwa-chan? È un Purosangue. I nostri genitori si conoscono.»

Iwaizumi sgranò leggermente gli occhi. «Questo non me l'avevi mai detto» fece notare.

«Perché, come avresti reagito?» ribatté subito Oikawa, alzando la voce. «Non fai che sbandierare ai quattro venti quanto lo odi!»

«E a ragione, mi pare!» rispose Iwaizumi con lo stesso tono. «O quello che ha fatto non è sufficiente per dimostrare che razza di persona è?» si prese il ponte delle mani tra le dita e fece un respiro profondo. «Sono preoccupato per te, cretino» disse alla fine. «Come dovrei sentirmi al pensiero che conosci da vicino uno dei pezzi grossi di un movimento del genere? E se cercasse di avvicinarsi di nuovo a te? E se qualcun altro ti accusasse di essere un suo complice?»

Oikawa a quel punto sospirò a sua volta. «Lo so. Avrei dovuto dirtelo, mi dispiace. È da quando sono piccolo che insiste che sarei dovuto andare a Durmstrang come lui, m-ma io volevo andare ad Hogwarts con te e lui non l'ha mai presa bene» cercò di spiegare. «Non mi sarei mai aspettato di trovarmelo qui quest'anno, men che meno di diventare il suo avversario nel Torneo Tremaghi!» Tirò su col naso. «Quando mi stavo allenando per la Prima Prova, veniva sempre da me a chiedermi come stesse andando la mia preparazione. E- e quando mi ha invitato al Ballo del Ceppo, io- eravamo in biblioteca, quindi c'era poca gente. Non mi ero neanche accorto che Tsukishima fosse lì. Pensavo che, visto che gli avevo detto subito di no...» Gettò un'occhiata implorante a Iwaizumi, che non poté fare altro che sospirare.

«Va bene, ho capito. Ah, sei proprio un idiota» constatò alzando gli occhi al cielo.

Oikawa fece il broncio. «Iwa-chan, non essere cattivo!» si lamentò.

Iwaizumi allora ridacchiò. «Oh, sta' zitto! Sono ancora arrabbiato» lo avvertì.

Oikawa assunse un'espressione maliziosa. «Ah, Iwa-chan è arrabbiato con me?» La sua mano si arrampicò sulla schiena dell'altro. «Dovrò farmi perdonare in qualche modo!» lo stuzzicò allora, saltando con tutto il suo peso in spalla all'altro.

«Ehi! No- Oikawa, non- Vieni subito giù!» cercò di liberarsi Iwaizumi, ma non riuscì a nascondere un sorriso sollevato. Per quanto la situazione fosse problematica, con Kuroo, Bokuto e gli altri chissà dove in pericolo, sentiva che avevano come minimo una possibilità.

 

* * *

 

Appena Iwaizumi e Oikawa tornarono con gli altri, prese la parola Sawamura. «Dobbiamo cercare di fare il possibile per aiutare gli altri. Chi di voi ha qualche idea di come funzionino le difese del castello?» domandò.

Tsukishima alzò la mano, annoiato. «So quello che è scritto su Storia di Hogwarts» spiegò col tono di uno che sta per perdere la pazienza. «Ci sono incantesimi di difesa che non permettono a nessun nemico di varcare la soglia. Ma questo evidentemente non ci interessa, visto che gli invasori in questo caso sono più che benvenuti. In più i portoni contengono un incantesimo per cui possono essere aperti solo dall'interno, e solo da un mago di Hogwarts» andò avanti a spiegare.

Aveva visto quei portoni aprirsi un sacco di volte, nei suoi primi anni di Hogwarts. Quando a Natale si rifiutava di andare a casa per non vedere Akiteru, e salutava Tadashi sul portone preparandosi a due lunghe settimane senza di lui. A Gennaio, quando tutti gli studenti rientravano dalle vacanze, Tsukishima si metteva sempre dietro al professore incaricato di aprire i cancelli, così da essere pronto per salutare Tadashi quando lo vedeva. Per poco non sorrise al ricordo di Tadashi che, il Natale del loro terzo anno, lo aveva invitato a casa sua. E da allora non aveva più dovuto sostare davanti a quel portone.

«L'ho visto aprire varie volte, a Natale. Non è niente di difficile» si strinse nelle spalle.

Sugawara sorrise, incoraggiante. «Allora non dovrebbe essere un problema, giusto?»

Tsukishima sospirò: ma erano tutti rimbambiti in quel posto? Anche se era un rompiscatole, se non altro Kuroo aveva un briciolo di cervello. «Non possiamo semplicemente andare lì e aprire la porta» cercò di spiegare. «Se sono un minimo organizzati, quelli avranno di sicuro già messo qualcuno di guardia all'ingresso, e anche ai cancelli del parco. Per cui dobbiamo fare in modo di aprire il portone, attraversare il parco, e aprire i cancelli; per poi tornare indietro e trovare il portone ancora aperto. Oltretutto, bisognerà arrivare quando saremo sicuri che gli Auror siano effettivamente già fuori dal portone, altrimenti non reggeremo mai abbastanza a lungo» concluse.

Yamaguchi lo fissava con gli occhi spalancati, e praticamente tutti nella stanza rimasero a bocca aperta.

«Tsukki-chan è un vero stratega!» applaudì Oikawa. Tsukishima gli scagliò un'occhiataccia, ma quello sembrò non curarsene.

«Allora, come facciamo?» domandò Kageyama, seccato.

«Oh, non saprei. Potresti immolarti per la causa e andare avanti tu» propose Tsukishima con distacco calcolato.

«T-Tsukki!» balbettò Yamaguchi, mentre Kageyama faceva già per alzarsi in piedi, nero di rabbia.

«Ehi, ehi, stiamo calmi» li interruppe però Iwaizumi, facendo un passo avanti. «Ponendo che Kuroo e gli altri riescano in qualche modo a bloccare l'ingresso di altri nemici, a noi stanno i compiti di coordinarci con gli Auror, aprire il portone d'ingresso, tenerlo aperto, aprire i cancelli esterni» elencò, concentrato.

«Per mettersi in contatto con gli Auror, abbiamo un camino» propose Sugawara. Tutti si voltarono: in effetti, dietro di loro scoppiettava un caminetto, con di fianco un sacchettino pieno di Metropolvere.

Oikawa annuì. «Io proporrei: contattiamo gli Auror, dopodiché andiamo ai portoni e li spalanchiamo. A quel punto ci dividiamo in due gruppi, e metà di noi va ad aprire i cancelli mentre l'altra metà rimane a presidiare l'ingresso in modo che a nessuno venga in mente di richiuderlo!»

Tutti annuirono con determinazione, tranne Tsukishima. «Yamaguchi non può venire» disse freddo.

Quello voltò la testa di scatto. «Cosa? No, io voglio aiutarvi!»

Tsukishima scosse la testa. «Sei ferito. Saresti solo d'impiccio» fece notare.

L'altro lo fissava rosso come un peperone, gli occhi fiammeggianti. «E secondo te dovrei rimanere qui mentre voi rischiate la vita là fuori?»

Sugawara cercò di intervenire. «Tadashi, se sei ferito non è il caso che...»

«Lo dici solo per via di quello che è successo prima!» gridò Yamaguchi, fuori di sé. «Però era diverso, perché eravamo al Ballo, e mi hanno colto di sorpresa!»

«E credi che cambi qualcosa?» gridò di rimando Tsukishima. «Credi che adesso ti chiederanno il permesso, prima di scagliarti addosso una Maledizione Senza Perdono?»

«O-ovviamente no, ma questo non vuol dire che...»

«Che cosa, che la prossima volta non finirai rannicchiato sotto un tavolo aspettando che un incantesimo ti colpisca?» gridò Tsukishima prima di riuscire a frenarsi.

Tutti trattennero il fiato, e l'espressione di Tadashi era così ferita che Tsukishima stava per dire qualcosa, quando un forte pop li fece tutti voltare di scatto: erano tornati Kuroo e gli altri.

Ma erano solo in tre.

 

* * *

 

Ovviamente, Kenma era sconvolto. Non era un cuore di pietra, e vedere una persona che considerava amico cadere nelle mani di un pericoloso gruppo di criminali era qualcosa di orribile.

Ma la sua reazione non fu nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Bokuto.

Quello iniziò a gridare il nome di Akaashi, facendo per raggiungere la porta, ma fu bloccato da Sawamura, il capitano della sua squadra di Quidditch. «Cos'è successo?» domandò Iwaizumi, cercando di recuperare il controllo della situazione.

Visto che nessuno sembrava intenzionato a parlare, Kenma sospirò. «Abbiamo scoperto come fanno ad entrare» spiegò velocemente. «Hanno uno specchio magico, in uno stanzino del loro dormitorio. Bokuto e Akaashi sono stati scoperti, e nella fuga Akaashi è stato catturato.» Era doloroso parlarne come se stesse recitando una lezione, invece che la sorte di una persona vera.

Kiyoko si portò una mano alla bocca, e tutti gli altri assunsero un'espressione devastata. «E voi, ce l'avete un piano d'attacco?» chiese inaspettatamente Kuroo.

Tsukishima annuì, anche se aveva l'espressione di uno che aveva appena visto un fantasma, e Kenma sospettava che non fosse solo per via di Akaashi. «Ci dirigiamo al portone principale. Lo apriamo. Metà di noi resta a fare la guardia, metà va fino ai cancelli e li apre. Prima di andare avvisiamo gli Auror con la Metropolvere» espose, monocorde.

Kuroo annuì. «Bene, allora voi proseguite così.» Sfoderò la bacchetta e si diresse verso la porta. «Noi andiamo a riprenderci Akaashi. E distruggeremo anche lo specchio.»

Kenma sgranò leggermente gli occhi, mentre Bokuto si voltò di scatto verso di lui. «Dici sul serio?»

Kuroo inclinò il capo. «Io non lascio un amico in difficoltà» chiarì.

Oh, quindi per entrare nella cerchia di amici di Kuroo era sufficiente sacrificarsi in pompa magna per qualcun altro. Beh, Kenma era felice di aver preso la strada semplice incontrandolo da bambino.

«Fate attenzione!» pregò Sugawara.

«Riportatelo indietro» sussurrò Kiyoko.

«E distruggete quel maledetto specchio!» aggiunse Shouyou strizzandogli l'occhio.

Kenma riuscì a mettere insieme un piccolo sorriso, prima di infilarsi di nuovo il mantello e prendere la porta.

«Credete che starà bene?» domandò Bokuto, la voce tremante.

«Ma certo» promise Kuroo, anche se dal suo tono Kenma capiva benissimo che stava mentendo.

«Hanno sicuramente intenzione di tenerlo vivo, Bokuto» intercedette allora Kenma. «Vorranno estorcergli delle informazioni. Probabilmente si sono accorti che alcuni di noi mancano all'appello, se non altro perché non hanno catturato Oikawa» ragionò.

«Allora, è possibile che lo stiano torturando?» domandò Bokuto.

Kenma non rispose, e la parete di fianco a loro vibrò come se qualcuno le avesse appena tirato un pugno.

«Ehi, amico, non preoccuparti» cercò di calmarlo Kuroo. «Non è stata colpa tua.»

«Ci siamo baciati» disse dal nulla Bokuto, facendo perdere per un attimo l'equilibrio a Kenma. Non è che ci tenesse a saperle nel dettaglio, certe cose. «Voglio dire, stavamo per farlo quando la musica si è interrotta, ed eravamo a tanto così l'uno dall'altro. E s-se adesso non...»

Kenma sospirò. «Andrà tutto bene» disse, ma sinceramente, non ne aveva la minima idea.

Dopo un po' di tempo il silenzio gli sembrò troppo ingombrante, quindi chiese: «Come intendiamo distruggere quello specchio?», il che non era un argomento da sottovalutare.

Kuroo sembrò rifletterci su. «Beh, immagino che abbiano apposto un incantesimo Antinfrangente, e qualcosa per tenerlo attaccato alla parete.»

«Senza contare che laggiù è pieno zeppo di gente. Non sarà facile nemmeno arrivarci, allo specchio» aggiunse Kenma.

«Per infrangere incantesimi del genere serve magia fin troppo avanzata in ogni caso» proseguì Kuroo. «Se non possiamo distruggerlo né spostarlo, non vedo come...»

Ma ormai erano arrivati davanti al portone. «Ci penseremo quando verrà il momento. Ci inventeremo qualcosa» tagliò corto Kuroo, ed entrarono nella sala.

 

* * *

 

«Ushijima sta arrivando» gridò Suguru, un ragazzo di Durmstrang che Akaashi aveva già visto varie volte in giro per Hogwarts. «Ha detto che farà il più in fretta possibile.»

Akaashi voltò lo sguardo nella sua direzione, le labbra strette. A parte un paio di graffi che gli avevano fatto mentre lo catturavano, non aveva nessuna ferita grave. Per ora. Era sicuro che lo stessero tenendo buono solo per potergli estorcere più informazioni possibile, specialmente per quanto riguardava l'ubicazione di Oikawa: Akaashi non era stupido, e dopo la rivelazione di Tsukishima e quello che aveva notato nei mesi precedenti non ci aveva messo molto a fare due più due. Ushijima voleva che Oikawa facesse parte del nuovo mondo che aveva in mente, e aveva probabilmente intenzione di sfruttarlo per farsi dire dove si trovasse.

Beh, Akaashi non aveva nessuna intenzione di tradire Bokuto-san e gli altri. Al pensiero di Bokuto non riuscì a trattenere un sorriso spontaneo all'angolo delle labbra: se non altro, lui era al sicuro.

«Ah, credi che ci sia da ridere?» lo derise Suguru. «Non penserai che ti lasceremo qui buono buono ad aspettare Ushijima, vero?»

Akaashi deglutì, cercando di non mostrarsi spaventato, e non disse una parola.

«Beh, potrei cominciare io. Consideralo un riscaldamento per quando Ushijima sarà qui, va bene? C'è rimasto piuttosto male quando non ha potuto trovare quel suo amichetto Oikawa in mezzo ai prigionieri... Ma scommetto che tu sai dove si trova, dico bene?» Akaashi non rispose, ma il sorriso di Suguru non si incrinò. «E anche quegli altri che mancano… La campionessa di Beauxbatons, per esempio. E tutti quei Grifondoro, devono essercene almeno cinque che non si trovano.» Akaashi ancora si rifiutava di aprire bocca: in parte perché non voleva dargli soddisfazione, in parte perché aveva paura che la sua voce potesse tradire il panico che stava provando.

«Ah, ho capito, il trattamento del silenzio» ghignò Suguru, sfoderando la bacchetta. «Vediamo di... sì, ammorbidirti un po'.» Sollevò la bacchetta e prese fiato. «Cru...»

«Fermo!» Una voce che Akaashi conosceva fin troppo bene interruppe Suguru nel bel mezzo della sua Maledizione. Qualcuno aveva scagliato un incantesimo addosso a Suguru, che era stato costretto ad evocare un Incantesimo Scudo per difendersi. «Non ti azzardare ad alzare un solo dito su di lui!»

«Bokuto-san...» mormorò Akaashi, incredulo. Quando aveva lanciato la Passaporta nelle mani di Bokuto, si era rassegnato alla sua sorte. Meglio lui che io, era tutto quello che aveva pensato. Non si sarebbe mai aspettato che lui... Cioè, era un'impresa talmente pericolosa che...

«Non preoccuparti, Akaashi, siamo venuti a salvarti!» gridò Bokuto, correndo verso di lui. Alle sue spalle Kenma e Kuroo scagliavano incantesimi a destra e a sinistra, facendogli strada. «Tieni duro e... Ma stai piangendo?»

Akaashi si portò una mano alle guance, sorpreso, e si accorse che erano umide. «S-sei venuto» sussurrò, ancora incredulo.

Bokuto si fermò davanti a lui, sorridendo raggiante. «Ma certo che sono venuto!»

Kuroo e Kenma li raggiunsero, ansimanti. Non si trovavano nella stanza principale, né in quella dove era nascosto lo specchio: per quella particolare attività Suguru aveva pensato di portare Akaashi nel suo stesso dormitorio, quello di Beauxbatons, forse per rendere il tutto ancora più doloroso. Kuroo si sbatté la porta alle spalle e Kenma la sigillò con un incantesimo Colloportus.

«Ma chi si vede. Un intero squadrone di soccorso» sorrise sadicamente Suguru, lisciandosi la bacchetta con le dita. «Peccato che io abbia ancora la vita del vostro amichetto nelle mie mani» continuò, passando la bacchetta sul collo di Akaashi, che lo fissò con rabbia.

«Allontanati subito da lui!» gridò Bokuto, puntandogli contro la bacchetta.

«Niente mosse azzardate» lo riprese Suguru con un piccolo ghigno. «Quanto credi che ci metteranno i miei compagni a sfondare la porta che avete così graziosamente bloccato?»

Akaashi detestava sentirsi così impotente. Suguru gli aveva rubato la bacchetta, e se non si fossero sbrigati sarebbe potuto arrivare persino Ushijima!

«Perché non la risolviamo con un duello?» propose Kuroo all'improvviso.

Suguru sorrise. «E perché dovrei, quando mi basta aspettare per vedervi sconfitti?» domandò, alludendo con la testa al portone che stava quasi per cedere.

«Perché se vincerai tu ti rivelerò dove si trovano tutti gli altri» rispose quello, serissimo.

Suguru inclinò il capo, un barlume di interesse negli occhi. «E come faccio a sapere che non mi stai ingannando?»

Kuroo si strinse nelle spalle. «Possiamo stringere un Voto Infrangibile, per quel che mi riguarda» propose. «Un duello, tu e io. Tenendo la porta sigillata. Nessun aiuto dagli altri. Se tu vinci, ti dirò tutto. Se io vinco, ci condurrai al vostro specchio e ci aiuterai a distruggerlo» concluse, serafico.

Tutti, nella stanza, trattennero il fiato. «Kuroo!» esclamò Kenma, incredulo.

«O hai paura di perdere?» ghignò Kuroo, porgendogli la mano. «Andata?»

Suguru ci pensò un istante, probabilmente figurandosi i vantaggi che avrebbe avuto se fosse stato lui a condurre Oikawa da Ushijima. «E va bene, ci sto» disse alla fine.

«Kuroo!» ripeté Kenma, gli occhi sgranati.

«Va tutto bene» lo zittì quello. «Bokuto, fai te da vincolo?»

L'altro annuì, ancora sotto shock, e il patto fu stretto. “e se non sarai in grado di parlare dopo che avrò finito con te, saranno i tuoi amici ad informarmi!” pretese Suguru con un sorrisetto.

Suguru annuì, sfregandosi la mano. «Molto bene.» agitò la bacchetta verso la porta, e quella si rinforzò subito, bloccando anche i suoni che provenivano dall'esterno. «Quando vuoi, Kuroo» ghignò, sfoderando la bacchetta.

 

* * *

 





Angolo autrice:
Rieccomi qua! Ormai siamo nel bel mezzo dell'azione, eh? In questo capitolo mi è dispiaciuto un po' non dare tanto spazio alla IwaOi e alla TsukkiYama, trascurando completamente la KageHina (amori miei, perdonatemi) e mi sono focalizzata sulle magiche avventure di Kuroo&co: questo capitolo è incentrato tutto su di loro, non so se avete notato.
Beh, se non altro abbiamo avuto degli sviluppi sul fronte BokuAka: ditelo, non vi ho lasciati un po' col fiato sospeso? Ma non temete: il grande Kuroo Tetsurou è pronto a risolvere la situazione! Più o meno...
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto, recensito e preferito!
Un bacione, tua
Emma ^^
  
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