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Autore: WibblyVale    02/10/2016    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Shisui si sentì mancare quando raggiunse i cancelli di Konoha. Non poteva vederli ma ne sentiva la vicinanza. Hikaru e la gatta gli camminavano affianco guardando quelle mura con un misto di gioia e terrore, mentre Amaya stava sulle spalle di Choji.
“Zio Shisui, stai bene?” chiese Hikaru, sentendo il miscuglio di sensazioni che vorticavano nell’uomo.
“Si, sono solo un po’ … sinceramente ci vorrebbe tua madre per capirlo.” Nemmeno lui sapeva cosa provava. Paura sicuramente, perché nonostante avesse usato la tecnica della trasformazione per diventare un curvo vecchietto, sapeva che in quel villaggio i pericoli si nascondevano ad ogni angolo. Sarebbe dovuto stare nascosto, non voleva attirare più attenzione del necessario su quei bambini che già ne attiravano da sé. Provava anche qualcosa di simile alla felicità nel tornare a casa, in quel luogo così familiare, che però ora gli risultava anche più distante che mai.
Shikamaru si avvicinò all’Uchiha e lo sorresse. “Andrà tutto bene” lo rassicurò. “Sapevo che sareste stati qui …” Il Nara sorrise ai propri genitori, che li aspettavano.
Shikaku era appoggiato alla colonna, mentre Yoshino era accoccolata tra le sue braccia. Quando li videro, corsero loro incontro. Shikaku aveva saputo dell’esistenza di suo nipote non appena era arrivato a casa. Dopo un primo momento di rabbia per la menzogna di sua sorella e dello stesso Kakashi, non aveva potuto essere altro che felice, e ora che si ritrovava quel bambino di fronte non poteva esserlo di più.
Hikaru si strinse alle gambe di Shisui, leggermente intimorito da quell’uomo così grande. L’Uchiha gli diede una piccola spintarella e lui fece qualche passo avanti.
“Sei uguale a tuo padre.”
Hikaru piegò la testa da un lato. “Non va bene?” chiese, sentendo strane sensazioni provenire dal capoclan, che scoppiò a ridere e lo sollevò da terra facendogli fare un leggero volo in aria per poi riprenderlo e stringerlo forte a sé.
“No, va benissimo.” Continuava a ridere, nemmeno lui sapeva perché. “È bello conoscerti, Hikaru.”
Il bambino gli toccò il viso e sentì la ruvida barba sotto le sue dita con fare serio, come se lo stesse
studiando. “Mi … mi dispiace …” cominciò il capoclan. “Dovevo proteggere io la tua mamma.” A quel punto una piccola, quasi invisibile, lacrima scese lungo la sua guancia.
Il bambino la asciugò con un dito e fece quel sorriso confortante che era solita fare Shiori.
“Non è colpa tua, zio Shikaku. Come dice la mamma?” chiese, guardando verso Amaya.
La bambina scese dalle spalle di Choji e si scostò i capelli viola dal viso. “Nessuno può decidere per me, Shisui, quindi … Io non posso dire le altre parole.”
Shikaku scoppiò a ridere di nuovo. “Shiori mi ha parlato molto di te” disse, inginocchiandosi a terra e abbracciando anche la bambina. “Sono felice che sia venuta anche tu.”
A quel punto Yoshino non fu più capace di trattenersi e corse tra loro e strinse a sé entrambi i bambini, che si accoccolarono in quell’abbraccio forte ma piacevole. La donna piangeva a dirotto, non riusciva a fermarsi. Li allontanò poi leggermente da sé per guardarli.
“Sembra che vi abbia cresciuto bene, nonostante sia la più grande …”
“Cara!” la bloccò Shikaku.
“Sei arrabbiata con la mamma, zia Yoshino?”
Shisui mosse qualche traballante passo avanti. “Hikaru, cosa diciamo sempre del frugare nei sentimenti delle persone?”
“Non ti preoccupare. Sua madre era impicciona uguale” disse con affetto la donna. “Mi dispiace che non ci abbia permesso di conoscerti prima.”
“Lei lo voleva” si intromise Amaya. “Ma … Hika …”
“Aveva tanta confusione qui” spiegò il bambino indicandosi il cuore. “E qui” aggiunse indicando lo stomaco. “Non voleva che lo sentissi, ma ogni tanto mi intrufolavo …”
Gli occhi dei due bambini, che fino a quel momento erano stati così coraggiosi, cominciarono a riempirsi di lacrime. Shikaku si inginocchiò accanto alla moglie e così fece Shikamaru. La famiglia Nara era stretta attorno ai bambini.
“Shiori è forte, più forte di qualsiasi altra persona che conosco” disse il capoclan. “Se era spaventata, affronterà la paura e tornerà da voi.”
“Ce la farà. Sapete quante volte ha protetto questo villaggio?” chiese loro Shikamaru.
“E nell’attesa che lei torni, ce ne adiamo a casa, ci facciamo una bella doccia e poi mangiamo una buona torta” affermò Yoshino.
Gli occhi verdi di Hikaru brillarono. “L’hai fatta tu?” La donna annuì. “Mamma dice che fai le torte più buone dell’universo!”
La zia sorrise. “Si, tua madre le adorava. Forza, ora andiamo.”
“Io …” Gai si fece avanti. “Io devo raggiungere il mio team.”
“No! Gai!” I bambini si gettarono su di lui. Il ninja verde era simpatico e li faceva ridere, inoltre non volevano che una persona a cui si erano affezionati si allontanasse da loro. Sembrava che poi non tornassero più.
“Tranquilli, piccoli. Tornerò con il mio team, così li conoscerete. Sono una forza!” Fece un sorriso a trentadue denti e arruffò loro i capelli con le sue manone.
“Gai, grazie per tutto quello che hai …” Shikaku fu interrotto immediatamente dal ninja Verde.
“Ma figurati! È stato un piacere!”
“Vienici a trovare quando puoi, allora” disse il capoclan con un sorriso.
“Contaci!” affermò alzando il pollice.
Così il gruppetto si diresse verso casa Nara, dove furono accolti dal resto del team Ino-Shika-Cho, con grande entusiasmo. Inoichi e Choza piacquero subito ai due bambini, che li ascoltavano raccontare le loro storie pendendo dalle loro labbra.
Mentre erano seduti a tavola Yoshino tagliò la torta, mentre Shikamaru la aiutava a servirla. Quando il giovane si avvicinò a Inoichi, la appoggiò davanti a lui con gesto reverenziale, che nessuno mancò di notare, nemmeno il piccolo Hatake.
“Shika, perché hai paura di Inoichi?” Tutti, tranne Shikamaru e Ino, scoppiarono a ridere. Il bambino si guardò intorno confuso, cos’aveva detto di così buffo? Non era abituato ad essere circondato da così tante persone, e solo perché lo zio Shisui gli stava dando il suo chakra riusciva a non venire sopraffatto. Però qualcosa riusciva ancora a sentire, e quello che sentiva lo incuriosiva.
“Shikamaru ha fatto qualcosa che mi ha fatto un po’ arrabbiare” spiegò il biondo. “Direi che però sono pronto a perdonarlo.”
Il giovane chunin si illuminò. “Grazie, Inoichi-san.”
 
Più tardi, Shikamaru e i suoi amici mostrarono la casa ai bambini, mentre Shisui, che aveva ripreso il suo aspetto, e gli altri adulti conferivano in salotto. Tsunade li aveva raggiunti e ora si mordicchiava un’unghia nervosa.
“Quindi vuoi evitare di raccontare la verità?” chiese.
“Sarebbe meglio così, Hokage-sama” rispose l’Uchiha. “Danzo saprebbe di essere stato scoperto e diventerebbe molto più pericoloso.”
Shikaku che camminava avanti e indietro pensieroso, si fermò davanti a Shisui. “Perché?”
“Io e Itachi abbiamo agito come credevamo più giusto per proteggere il villaggio.”
“Eliminando un intero clan?”
“Senti … Io a quella scelta non ho partecipato, e in linea di massima sono d’accordo con te.”
“Non capisco però perché tu te ne voglia andare” continuò il capoclan.
“I bambini sono al sicuro e io … devo trovare Itachi. È in pericolo. Non voglio che muoia …”
“Shisui mi dispiace.” Una voce proveniva dal corridoio, mentre dei passi si facevano sempre più vicini. Il volto di tutti si illuminò quando davanti a loro apparve Kakashi.
L’Uchiha si voltò verso di lui. “Kakashi!” esclamò sorpreso. “Di cosa?”
Il Copia-ninja guardò in basso. “Non sono stato in grado di raggiungere Sasuke in tempo. Non ho potuto fermarlo.”
Shisui fece qualche passo indietro, sentendosi quasi svenire. L’Hatake lo raggiunse e lo sorresse. Poi, lo fece sedere sul divano. L’Uchiha si portò le mani sul volto, cercando di ritornare in sé, ma aveva appena perso il suo compagno di una vita.
“Shis …” Kakashi cercò di consolarlo.
“Tu vorrai vedere tuo figlio e io ho bisogno di tempo da solo … So che vuoi aiutarmi, ma …” Rimandò giù il groppo che aveva in gola. “Hikaru ti aspetta.”
Il Copia-ninja annuì e si alzò in piedi.
“Hokage-sama, la mia squadra la aspetta al palazzo, io …”
“Fai pure Kakashi” disse Tsunade sorridendo.
“Kakashi …” Shikaku lo bloccò. Voleva fare una domanda per quanto sapesse già la risposta.
Il jonin dai capelli d’argento scosse la testa. “L’avevano già spostata. Mi dispiace.”
“Anche a me.” Il Nara sospirò. “Ma troveremo un modo. Ora va!” gli intimò con un sorriso.
 
“Qui è dove dormiva la mamma?” chiese Hikaru, guardandosi intorno. La stanza era abbastanza grande e accogliente.
“Sì”, rispose Shikamaru. “Era abbastanza distante dal resto della casa, così non aveva fastidi durante la notte.”
Amaya si avvicinò alla scrivania e frugò tra la pila di libri e mappe. “Era disordinata anche prima, allora! Fa sempre arrabbiare lo zio Shisui.” Ridacchiò, facendo ridere anche le altre persone nella stanza.
Tora si accoccolò sulle gambe di Ino che si era seduta sul letto. “Lascia sempre tutto in giro” disse, facendo le fusa.
Ad un tratto Hikaru, che stava frugando nei cassetti, si bloccò. Shikamaru accorse da lui.
“Che succede?”
Il bambino si passò una mano tra i capelli nervoso. “Il papà è qui …” Non aveva mai sentito il chakra di Kakashi, ma sapeva riconoscerlo. Shiori gliel’aveva insegnato.
“E c’è la mamma?” chiese Amaya. Hikaru scosse la testa.
Qualcuno bussò alla porta. Shikamaru tentò di posare una mano sulla spalla del bambino, ma era sparito. Si guardò intorno e vide un paio di brillanti occhi verdi guardarlo da sotto il letto. Choji nel frattempo era andato ad aprire la porta.
Kakashi entrò guardandosi intorno. Amaya corse davanti a lui.
“Tu sei il principe argentato!” esclamò, sorridendo.
Il Copia-ninja guardò Shikamaru, che muovendo solo le labbra gli disse: “Sotto il letto. Spaventato”, poi si inginocchiò di fronte alla bambina.
“E tu sei Amaya.” La prese e la strinse a sé. “Spero tu voglia far parte della mia famiglia.” La bambina si accoccolò nel suo abbraccio, tirando un sospiro di sollievo. Non era sicura che il principe la volesse, in fondo lei non era veramente figlia sua.
“Davvero?”
“Certo!” esclamò guardandola negli occhi dorati. “Se sei figlia di Shiori, puoi essere anche figlia mia.”
La bambina sorrise. “Hikaru ha paura” sussurrò.
Kakashi annuì. “E Hikaru dov’è?” chiese ad alta voce. “Vorrei tanto conoscerlo.” La voce gli uscì più tremante di quello che avrebbe voluto.
“Perché hai paura?” chiese una vocina da sotto il letto. Il Copia-ninja dovette trattenere le lacrime, quella era la voce di suo figlio.
Si inginocchiò di fronte al letto, aspettando che lui uscisse.
“Ho … ho paura, perché … perché avrei voluto starti vicino.”
“La mamma ha detto che non è colpa tua” disse il bambino come se il fatto che l’avesse detto sua madre la rendesse una verità assoluta.
“Tu invece perché stai sotto il letto?” chiese il Copia-ninja.
“Se non ti piaccio?” rispose il bambino in modo disarmante.
“Impossibile. Tu …” Sospirò, cercando la forza di parlare. “Tu mi piaci già.”
Il bambino rimase in silenzio per qualche secondo. “È vero” constatò.
“Ti va di uscire?”
Un paio di braccine uscirono da sotto il letto e piano piano il bambino apparve. Si alzò in piedi e il Copia-ninja rimase a bocca aperta. La sua fisionomia, il modo in cui i capelli sembravano non voler stare in ordine erano uguali ai suoi, ma il colore nero e rosso dei capelli e gli occhi verdi che sembravano guardarti in profondità erano quelli di Shiori. Le lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso.
“Sei triste o felice? È … è difficile.” Non riusciva a capire bene quello che si muoveva dentro di lui. Guardò suo padre, sembrava forte proprio come gli aveva detto la mamma, e allo stesso tempo sembrava capace di stringerti fra le braccia e farti sentire a casa.
“Sono … sono molto felice … Il resto che senti …” Si indicò il cuore, dove sapeva che dovevano esserci una miriade di sentimenti contrastanti. “Non importa più.” Allungò una mano verso di lui, sperando con tutto il cuore che la prendesse, che non lo odiasse. Il bambino si guardò i piedi, non sapeva perché ma il suo cervello gli rimandava immagini di lui che chiedeva a sua madre perché suo padre doveva proteggere gli altri invece di stare con lui. “Hikaru … mi dispiace che la tua mamma non sia qui, mi dispiace non esserci stato per te prima, se avessi saputo io avrei lasci … Non importa. Però ci sono ora, e finché avrò la possibilità io … Ci sarò sempre per te.”
Hikaru alzò la testa per guardare il padre, un sorriso gli illuminava il volto. Allungò la mano verso quella di lui e la strinse. Kakashi l’attirò a sé e l’abbracciò. Sì, l’abbraccio del suo papà era bello come glielo aveva descritto la mamma. Senza capire perché il piccolo scoppiò a piangere.
Il Copia-ninja non poteva credere di essere più felice. Nemmeno gli importava che così tanta gente fosse in quella stanza da poterlo vedere in quelle condizioni pietose. Stringeva suo figlio tra le braccia finalmente.
“Ti voglio bene, papà.” La vocina arrivò attutita, ma ben chiara alle sue orecchie.
“Anche io, Hikaru, ti voglio bene.” Alzò la testa e allungò una mano verso Amaya. “Voglio bene ad entrambi.” Strinse anche la bambina in quell’abbraccio.
 
Più tardi, dopo che tutti se ne furono andati, i bambini corsero a ragguagliare Shisui dell’incontro con Kakashi. Ciò diede al Copia-ninja la possibilità di stare da solo qualche minuto con i coniugi Nara.
“Tu sapevi che aveva avuto un figlio e non mi hai detto niente?” Shikaku era arrabbiato.
“Non sapevo fosse mio.”
“Era pur sempre mio nipote!”
“Lo so … ma … Senti Shikaku, mi dispiace!”
Il capoclan gli credeva e sapeva che se non glielo aveva detto era perché probabilmente sapere che Shiori aveva avuto un figlio con un altro uomo gli faceva male.
“Sai che siete stati degli irresponsabili?”
Kakashi sorrise. “Be’ ciò ha portato ad avere Hikaru, direi che è una vittoria.”
Shikaku allungò un dito verso di lui. “Non fare il furbo con me! Sono molto felice che quel bambino sia nato, ma ciò non toglie che tu e Shiori …”
“Cosa?” Ora Kakashi era leggermente divertito.
Il Nara ringhiò. “Avreste dovuto stare più attenti. Era in missione sotto copertura, accidenti!”
“Per fortuna è andato tutto bene.” Il sorriso del Copia-ninja si spense. “Almeno in quel senso.”
“Non è colpa tua se non si trovava più lì” gli fece notare il Nara.
“No, ma … se fossi stato più veloce, più …”
Yoshino, che era stata in silenzio fino a quel momento, tese una mano verso di lui. “La troveremo”, lo rassicurò.
 
Kakashi decise di trasferirsi a casa Nara, dato che nel suo piccolo appartamento non ci sarebbero stati tutti. Così Shikaku offrì a lui, ai bambini e a Shisui di andare a vivere nella piccola casetta all’interno della riserva.
In quel momento stava mettendo i bambini nel lettone grande della camera matrimoniale. Per il momento lui e Shisui avrebbero dormito in quella che era stata la cameretta di Shikamaru, dentro ad un paio di futon che aveva prestato loro Yoshino.
“Papà, perché lo zio Shisui è triste?”
“Ne parleremo domani. Ora dovete solo riposarvi.”
“Ma non ne abbiamo voglia!” si lamentò Amaya.
“Sì, vogliamo giocare ancora con te.”
Kakashi sorrise. “Avremo tempo per farlo. Ora …”
“Shiori ci raccontava le storie” disse Amaya.
“Davvero?” I bambini annuirono.
“Storie del principe argentato e della principessa solitaria”, spiegò Hikaru.
“Ce ne racconti una anche tu?”
Il Copia-ninja sospirò, doveva almeno tentare.
“Allora … Vi ha mai raccontato di come la principessa solitaria avesse salvato il principe argentato dai guai?”
I bambini scossero la testa.
“Un giorno il principe argentato aveva deciso di andare in missione in un paese lontano. Non voleva che nessuno lo aiutasse perché era molto orgoglioso, ma così fini per farsi catturare da un malvagio … mostro e dai suoi piccoli servi tutti brutti e rossi. La principessa solitaria, però, non faceva mai quello che le veniva ordinato, così seguì il principe nella sua missione. Lei era la donna più forte e coraggiosa che lui avesse mai incontrato, ed era per questo che l’amava più di ogni altra cosa al mondo. Quando vide che il suo principe era stato catturato la principessa attaccò i nemici e li sconfisse. Poi, liberò il principe, che era arrabbiato perché gli aveva disobbedito, ma allo stesso tempo era molto felice di vederla. Insieme sconfissero il mostro cattivo e finalmente tornarono al villaggio insieme. Dove … dove …”
“ …. Dove vissero felici fino alla successiva missione” concluse Amaya. “Shiori concludeva sempre così.”
Kakashi annuì, Shiori non dava false speranze o conclusioni facili.
Quando i bambini si furono addormentati, il Copia-ninja scese al piano di sotto, dove Shisui lo stava aspettando seduto sul divano.
“Non riuscivo a smettere di guardarli. Avevo paura che se ne andassero via” commentò lo shinobi.
“La prima notte che Itachi ha portato Amaya da me, sono rimasto sveglio a sentire il suo respiro regolare per la stessa ragione.”
Kakashi si sedette accanto a lui. “Shisui, mi …”
L’Uchiha alzò una mano. “Non è colpa tua.”
“Avrei dovuto fermarlo, volevo trovare Sasuke prima di lui, ma …”
“Voleva morire con onore.” Il Copia-ninja annuì. “Bastardo! Sapevo che l’avrebbe fatto e l’avevo accettato, ma … come ti sentiresti se perdessi la tua fami … Cazzo, scusa! Sono un idiota.”
Kakashi gli pose una mano sulla spalla. “Tranquillo, non è niente.”  Shisui si nascose il volto tra le mani. Non sapeva perché ma non riusciva a piangere. Era in uno stato di shock. Non riusciva ad immaginarsi la sua vita senza Itachi.

 
“Scusa il ritardo!” Un giovane Itachi si grattava la testa un po’ in imbarazzo. “Mi ci è voluto un’infinità per scappare da mio padre.”
Shisui l’aveva aspettato appoggiato ad un albero e lì rimase a guardare le stelle. “Se sa che sei qui ti uccide.”
“In realtà, la minaccia era quella di diseredarmi e la cosa non mi dispiacerebbe affatto” disse con un sorriso.
“Mi dici perché sei così allegro?”
“È il tuo compleanno” rispose piatto.
“Giorno di merda.”
Itachi gli mollò un pugno sulla spalla. “Sai sto cercando di rendere la cosa divertente e tu fai lo stronzo.”
Shisui scoppiò a ridere. “Tu vuoi fare qualcosa di divertente? Che ne hai fatto del vero Itachi?”
Il figlio del capoclan incrociò le braccia al petto, offeso. “Vaffanculo.”
“Eddai … come siamo permalosi! Avevi in mente qualcosa?”
“Facciamo tutto quello che vuoi tu.”
Shisui si grattò il mento. “Possiamo stare qui, mettere i piedi nell’acqua del fiume e chiacchierare?”
Itachi cominciò a togliersi le scarpe e si sedette sulla riva, il suo compagno sorrise e fece lo stesso. Ad un tratto, Itachi si frugò in tasca e ne tirò fuori un pacchetto.
“Itachi non …”
“Prendilo e basta.”
Shisui lo scartò e ne tirò fuori una collana, quella stessa collana che anni dopo, prima di buttarsi dalla rupe avrebbe riconsegnato al proprio compagno, dicendogli che era lui il protettore del clan da quel momento in poi.
“Ita …”
“Avevi detto che tuo padre ne aveva una uguale, che era una cosa che ti ricordava lui e che lui era simbolo di speranza per il clan e il villaggio. Be’ tu sei simile, no? Magari questa collana te lo può ricordare.”
“Grazie” disse mettendosela. “Non credevo mi ascoltassi” disse ridendo, per smorzare un po’ la tensione.
“Sai che io ascolto tutto.”
“Non so se vedere questa affermazione come inquietante o meno.”
“Vedila come ti pare, idiota. Nel frattempo … buon compleanno” concluse con un sorriso.

 
“È … Era tutto ciò che mi rimaneva della mia infanzia. Non mi ha mai abbandonato. Nemmeno quando abbiamo smesso di fidarci, anche quando ci siamo delusi a vicenda.”
“Shisui, Itachi mi ha lasciato qualcosa da dirti.” L’Uchiha alzò la testa e lasciò che il Copia-ninja lo guardasse in faccia. “Mi ha detto che … che devi andare avanti perché non vorrebbe che tu lo raggiungessi presto. Ha aggiunto che per lui, anche prima di Shiori, anche prima che le cose sembrassero migliorare, si sentiva meglio quando veniva in quella casa tra le montagne. Mi ha detto che tu sei stato il suo punto fermo, e ti ringrazia per questo.”
“E che ne è del mio punto fermo!” gridò.
“Mi dispiace …”
Shisui chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il divano. Le lacrime cominciarono a scendere. “Mi mancherà … ma farò come ha detto.”
Kakashi si alzò in piedi, sapeva che era arrivato il momento di lasciarlo solo. Nel corridoio incrociò Tora.
“Se la caverà?” gli chiese la gatta.
“Credo di sì. È forte.”
Shisui rimase sul divano tutta la notte, a ricordare il proprio amico e i momenti, quelli belli e quelli brutti, che avevano passato insieme. Cercava la forza per portare avanti ciò che lui con tanto impegno aveva cominciato a costruire. Senza di lui, l’unica cosa che gli restava da fare era onorare la sua memoria.
 
Tenzo uscì dall’ufficio dell’Hokage dopo aver fatto rapporto e raggiunse gli archivi. Era curioso di conoscere Hikaru e Amaya, ma si trattenne, probabilmente quei due bambini avevano già visto sin troppe facce nuove. Inoltre, erano giorni che non vedeva la sua ragazza.
Shizune stava in punta di piedi e cercava di infilare una pergamena al suo posto. Lui le arrivò dietro e l’aiuto.
“Tenzo!” esclamò gettandole le braccia al collo. Lui la strinse a sé e la baciò con dolcezza. “Sapevo che eravate tornati, ma dovevo assolutamente finire. Com’è andata?”
“Per lo più è stato un fallimento. Ho fatto incontri spiacevoli e non siamo riusciti a riportare indietro Sasuke.”
“Non voglio essere negativa, ma non puoi riportare a casa chi non ne ha voglia.”
Lui le baciò la fronte. “Lo so, ma dovevamo tentare.”
“Sono felice che tu sia tornato.”
“Anche io …” Le baciò il collo e la strinse di più a sé. “Ti … manca … molto … qui?” chiese sottolineando ogni parola con un bacio.
Shizune appoggiò la testa contro gli scaffali e infilò le proprie mani sotto la maglietta del capitano Yamato.
“Posso sempre continuare domani.”
Tenzo la guardò negli occhi. “Bene.” La prese in braccio, mentre lei avvinghiava le gambe alla sua vita.
“Ten, però …” Lui la zittì con un bacio appassionato, che li coinvolse per qualche minuto.
“Shizune-san … oh scusate!” una voce di donna li costrinse a fermarsi e a separarsi in imbarazzo.
Tenzo alzò lo sguardo su chi li aveva interrotti e non poté credere ai propri occhi. La donna portò dietro l’orecchio una ciocca castana sfuggita alla coda.
“Tu!” Fece un passo avanti, ma Shizune lo bloccò stringendogli un braccio.
“Fa parte di un progetto di riabilitazione di criminali. Si è comportata bene in questi anni. Stiamo cercando di ridarle una possibilità di riscatto” spiegò la mora.
“Mi dispiace per quello che ho fatto in passato e voglio rimediare. Credo che sotto la guida di Shizune-san potrò farcela. E forse riuscirò a chiedere scusa anche a Kakashi.”
Tenzo rimase a bocca aperta nel guardare Ayano Sato sorridergli cordiale.

 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Non credevo di farcela stavolta e in effetti sono in ritardo, scusate :( : l’università è ricominciata e insieme è arrivato anche un bel raffreddore. Comunque ce l’ho fatta entro il weekend cosa che, date le premesse, credevo impossibile. Spero che il capitolo non faccia schifo, anche perché è stato uno dei più attesi direi.
Ah piccola nota, per chi non si ricordasse, in fondo ne è passato di tempo: Ayano Sato era una kunoichi del villaggio della foglia, che lavorava per la Kumori. Aveva incastrato Kakashi e tentato di uccidere il Terzo Hokage poco dopo l’uscita di Shiori dal villaggio.
Ora vi lascio, a presto!!
WibblyVale
  
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