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Autore: Chiisana19    02/10/2016    13 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Quella mattina avrebbe preso finalmente quel treno che poteva cambiarle la vita. Niente più routine. Certo, avrebbe continuato a vedere la sua famiglia e i suoi amici, ma non come prima. Era grande ormai e quel grande passo ne era la prova. "
Kagome è una ragazza piena di vita e, un giorno, decide si fare qualcosa che prima o poi dovremo fare tutti: andare via di casa. E come iniziare al meglio condividendo quel grande appartamento con quattro bellissimi ragazzi completamente diversi? Non sarà solo un'esperienza unica, ma anche l'inizio di una grande amicizia e forse.. di un nuovo amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Casa è dove conosci gli spazi abbastanza bene da riuscire a orientarti anche al buio.
Non funziona poi molto diversamente dentro le persone.


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Capitolo 2 – Il buongiorno si vede dal mattino
 


Maledetto raggio di sole. Per la sfortuna di Kagome, nonostante le tapparelle fossero abbassate, un piccolo fascio luminoso era scappato, trovandoselo dritto in faccia. Fece un verso contrariato, stringendo gli occhi. Porca miseria perché proprio sul viso? E poi perché aveva come la sensazione che qualcuno le stesse palpando il seno? Aspetta un attimo.. palpando il seno?
Kagome sgranò gli occhi, abbassando subito il capo, e si trovò ad osservare una mano grande stringere la sua parte intima Senza pensarci urlò come una pazza isterica e immediatamente la mano si ritirò, ma a Kagome non bastò e alla cieca allungò il braccio colpendo lo sconosciuto accanto a lei, forse in piena faccia. Quel brusco movimento la fece ruzzolare per terra, portandosi dietro la coperta.
Il ragazzo si svegliò si soprassalto udendo un urlo provenire proprio vicino al suo orecchio. Ebbe appena il tempo di rendersi conto che la sua testa ancora pulsava per la sbronza della sera prima, che qualcuno gli diede uno schiaffo sul naso, facendolo cadere giù dal letto.
«Ma porca..» esclamò, portandosi la mano sulla faccia che pulsava, proprio come la sua emicrania. Ma cosa cazzo era successo?
«Che è accaduto!?» improvvisamente la porta si spalancò e la luce si accese, mostrando sullo stipite della porta Miroku, con in mano una pentola, Koga e Bankotsu, tutte e tre a petto nudo e in mutande. Solo Koga aveva avuto la decenza di indossare dei pantaloncini.
«Inuyasha! Che diavolo ci fai qui?» domandò Bankotsu confuso, trovando l’amico per terra, che continuava a massaggiarsi la parte lesa. Ma cosa gli era preso a tutti dannazione?
«Come sarebbe a dire che ci faccio?» rispose, guardandoli in cagnesco, mentre il suo naso diventava rosso.
«Kagome stai bene?» esclamò Koga preoccupato.
Sentendosi chiamare la ragazza si mise a sedere, con ancora la coperta in testa, se la spostò di poco, permettendole di vedere tutti. Diventò ancora più rossa, oddio ma perché stavano tutti a petto nudo in quella casa?
«Quella chi è?» domandò il ragazzo per terra, non appena la vide, poi si voltò alterato verso gli amici «Miroku! Che cazzo ci fa una delle tue donne nella mia stanza!?» sbraitò, mettendosi in piedi. Pessima idea dato che, oltre al mal di testa, vide tutto sfocato e un conato di vomito si fece sentire, ma il suo orgoglio in quel momento era più importante.
«Che? Ma cosa farnetichi, lei non è una delle mie donne!» spiegò contrariato Miroku, agitando come un ossesso le braccia, con ancora in mano la pentola. Inuyasha aprì la bocca per parlare, ma Bankotsu lo precedette.
«E’ la nuova coinquilina cretino! Ieri sera ti abbiamo lasciato un biglietto con scritto che d’ora in avanti dormirai in soffitta!» spiegò il ragazzo incrociando le braccia. Inuyasha li guardò ancora stupito. Una ragazza come coinquilina? Devono essere impazziti tutti. Bastava uscire fuori una sera e guarda che casino combinavano.
«Non mi interessa un accidenti di chi sia, la voglio fuori dalla mia stanza, se ne andrà lei in soffitta! E poi ieri sera sono tornato tardi e mezzo ubriaco, come facevo a leggere il vostro stupido messaggio?»
«Chiudi il becco una santa volta. A quest’ora avremo già svegliato tutto il palazzo» schiamazzò Koga, tirando una pacca, abbastanza forte a Inuyasha «Alcune volte sei proprio idiota» sussurrò ancora, prima di uscire dalla stanza.
Inuyasha l’aveva comunque sentito. Strinse i denti e con rabbia prese la maglia per terra e uscì dalla camera, scansando gli altri due in malo modo. Kagome era rimasta a terra, ancora mezza sommersa dalla coperta. Ma cosa diamine era successo?

 

 
Diversi minuti più tardi Kagome raggiunse la cucina con addosso dei pantaloni della tuta grigi e una maglietta a maniche corte nera. Tutti, a parte il ragazzo di nome Inuyasha, erano intenti a fare colazione.
«Caffè?» propose Koga alla ragazza, non appena varcò la soglia. Lei annuì grata. Prese una tazza, stranamente pulita, e vi verso il poco caffè rimasto, prendendo poi posto tra Koga e Miroku. Fortunatamente si erano tutti vestiti. Solo ripensare che li aveva visti mezzi nudi la fece arrossire come un pomodoro.. che imbarazzo.
«Scusa per prima. Inuyasha la mattina è parecchio irrequieto» sbuffò Bankotsu, portandosi in bocca un biscotto intero. Ma come faceva a non soffocare?
«Oh no, non vi preoccupate. Non è stata colpa sua, infondo non lo sapeva» disse imbarazzata agitando le mani, facendo intenerire tutti.
«Secondo me sei troppo buona» annuì convinto Miroku, finendo la sua bevanda calda. In quello stesso istante entrò in cucina il protagonista dei loro discorsi. A Kagome venne un colpo quando vide che questo aveva un piccolo cerotto sul naso. Tutti iniziarono a ridere.
«Inuyasha mi meraviglio di te. Ti sei fatto battere da una ragazza» esclamò con le lacrime agli occhi Bankotsu, portandosi una mano sulla pancia per il troppo ridere. Anche gli altri erano sul punto di piangere.
«Taci dannato!» sbraitò brusco, muovendo una mano infastidito e raggiungendo il piano cottura «Chi diavolo ha finito il caffè!?» gridò, trovando il contenuto completamente vuoto. A quelle parole Kagome arrossì ancora di più, cercando di diventare più piccola possibile.
Inuyasha lo notò, infuriandosi ancora di più, ma si trattenne, iniziando a prepararne dell’altro. Maledetta ragazzina.
«Io vado. Stasera ho un incontro importante perciò farò tardi» disse Bankotsu, non appena finì di mangiare, o meglio, di abbuffarsi. Si alzò, raggiungendo l’arco che portava al salotto, senza neanche rimettere a posto il piatto usato.
«Si anche io farò tardi, stasera devo fermarmi in palestra» spiegò brevemente Koga prendendo sia il suo piatto che quello dell’amico, posandoli dentro l’acquaio, che era già stracolmo di stoviglie sporche.
«Sei vuoi quando esco ti raggiungo, così torniamo insieme» propose il ragazzo con la treccia, che era rimasto lì in piedi. Koga annuì con un sorriso riconoscente.
«Anche io e Inuyasha faremo tardi, facciamo la chiusura stasera» disse Miroku, stiracchiandosi sulla sedia, poi si voltò verso Kagome «Tu che farai oggi Kagome?»
Sentendosi chiamare in causa la ragazza lo guardò «Oh, credo che farò un giro per conoscere meglio la zona e forse anche per trovare un lavoro» spiegò brevemente. Miroku le sorrise.
«Non vedo l’ora che sia stasera. Oggi sta a me scegliere la cena» esclamò per la prima volta contento Inuyasha, ma la cosa non durò molto.
«Mi dispiace amico, ma d’ora in avanti sarà Kagome la nostra cuoca» sghignazzo Bankotsu, posando entrambe le mani sulle spalle della ragazza che era ancora seduta. Inuyasha lo guardò confuso, poi infuriato. Il naso, la camera, il caffè e ora pure la cena?
«State scherzando?» sbraitò, posando con forza la tazza sul tavolo, rischiando di romperla in mille pezzi. A quel gesto Kagome fece un piccolo balzo, non aspettandosi quella reazione. Quel tipo soffriva di crisi di rabbia.
«Non fare il brontolone, dobbiamo essere contenti che una deliziosa fanciulla cucini per noi» disse Miroku facendogli l’occhiolino, per poi uscire dalla cucina, seguito dalle risate divertite di Koga e Bankotsu, mentre Inuyasha sbuffò.
In cucina erano rimasti solo lui e lei. E adesso? Kagome voleva tanto scusarsi, non avevano iniziato nel migliore dei modi. Nervosa, prese la ciotola dello zucchero iniziando a metterlo in grande quantità dentro il caffè. Inuyasha alzò un sopracciglio.
«Ma quando zucchero metti?» Kagome si bloccò col cucchiaino pieno in aria, guardandolo.
Rispetto gli altri ragazzi era completamente diverso; i suoi capelli erano lunghi con riflessi argentei, mentre gli occhi di un bellissimo color ambra. Era anche lui parecchio alto e pure allenato, lo aveva notato quando l’aveva visto quella mattina a petto nudo. A quel pensiero arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Mi piace lo zucchero» mormorò brevemente. Quando era nervosa le bastava un po’ di zucchero per calmarla, era sempre stato un suo vizio, fin da piccola.
Intanto anche Inuyasha la stava studiando. Doveva ammettere che, nonostante tutto quello che era successo in meno di un’ora, era molto carina. I capelli lunghi e mossi le cadevano dietro la schiena e gli occhi avevano lo stesso colore della bevanda che stavano sorseggiando entrambi. Il corpo, notò, era piccolo e minuto. Storse il naso; lui preferiva le ragazze allenate e formose, e poi non aveva neanche un po’ di tette.
«Mi dispiace» Inuyasha si svegliò, smettendo di farle i raggi x, osservandola curioso. Lei teneva lo guardo abbassato «Non volevo recarti alcun disturbo, io non ho problemi a dormire in soffitta. E non volevo colpirti il naso, e poi il caffè, se avessi saputo che lo prendevi anche te..»
«Ehi, ehi datti una calmata!» la bloccò Inuyasha, forse anche lui in difficoltà. Non era abituato a ricevere così tante scuse tutte insieme «Non farti troppi problemi» borbottò, girando dall’altra parte il viso, per non guardarla. Lei lo osservò, piegando lievemente il capo.
«E poi.. che razza di forza hai?» sbottò con uno sbuffo, tornando a guardarla con un’espressione annoiata «Al naso non mi hai neanche fatto il solletico» sghignazzò, incrociando le braccia e alzando di poco il mento.
«Cosa?» chiese confusa Kagome. Ma, oltre a crisi di nervi soffriva anche di sbalzi d’umore per caso?
«Per non parlare delle tue tette» continuò lui, indicandole con la testa «Per caso hai avuto problemi durante la crescita? Sono così piccole» istintivamente sgranò gli occhi e aprì la bocca, portandosi le mani al seno, come se fosse nuda. Ma chi si credeva di essere?
«Ehi! Chi.. chi ti da il diritto di commentare il mio corpo?» balbettò, ancora frastornata da tanta tranquillità da parte di quel buzzurro nel parlare di argomenti così.. intimi.
Lui ridacchiò, aspettandosi una reazione simile. Aveva già capito che tipo di ragazza aveva di fronte: vergine e polemica.
«Inuyasha muoviti o faremo tardi!» gridò ad un certo punto Miroku dal soggiorno, mentre Inuyasha soddisfatto si alzò, regalandole un sorriso strafottente.
«Ci vediamo stasera zuccherino»
Detto questo uscì dalla cucina, lasciandola sola. Poco dopo sentì la porta chiudersi e capì di essere rimasta sola.
Brutto villano depravato. Lei aveva cercato di scusarsi  e lui che faceva? Commentava le dimensioni delle sue tette? Maledetto buzzurro maschilista! Quella sera gli avrebbe servito roba avariata, anzi avvelenata! Si alzò con rabbia, posando la tazza ormai vuota dentro l’acquaio, poi si bloccò.
Aspetta.. come l’aveva chiamata? Zuccherino?
Infuriata uscì dalla cucina cercando di non pensarci, doveva darsi una calmata. Iniziò a guardarsi intorno. Il soggiorno era semibuio dato che le tende erano chiuse, così decise di aprirle. Sfortunatamente il sole era coperto da minacciose nuvole grigie. Si voltò e studiò l’ambiente che la circondava. Mamma che disastro..
«Ok, ho deciso!» disse a se stessa convita, battendo le mani. Avrebbe ripulito tutta la casa da capo a piedi, questo l’avrebbe sicuramente calmata. Poi sarebbe andata a fare un giro, cercare un lavoro e infine la spesa. Era perfetto!
Iniziò a correre, raggiungendo la sua camera. Aprì la valigia e prese la sua bandana azzurra, legandosela in testa. Fece un giro della casa, scoprendo un piccolo sgabuzzino e per la sua immensa gioia e fortuna vi trovò tutto l’occorrente per pulire. Sembravano nuovi di zecca; in effetti non dovevano averli usati molto.
Tornò in salotto con in mano tutto il necessario, con addosso dei guanti gialli.
«Ma chi voglio prendere in giro. Non so neanche da dove iniziare..» mormorò affranta la ragazza.
«No, ce la farò! Kagome Higurashi non si arrende mai!» esclamò decisa, prendendo in mano la scopa, iniziando a pulire per terra motivata.
 
 

 
Le 15.30

Ci aveva messo almeno sette ore per pulire tutta la casa, contando la pausa pranzo, composto solo da un sacchetto di patatine che sarebbe scaduto due giorni dopo, dato che in cucina non aveva trovato altro. Vicino all’ingresso c’erano cinque grossi sacchi neri da buttare. Aveva fatto tre volte la lavastoviglie, mentre in altri due sacchi di plastica aveva messo tutti i vestiti sporchi che aveva trovato in giro.
Guardò il suo operato soddisfatta, ora si che si ragionava. Per prima cosa aveva pulito tutta la cucina, successivamente il salotto e i due bagni che erano veramente in uno stato pietoso. Poi era andata in soffitta, piena di polvere e ragnatele. Era molto bella e usarla come camera non sarebbe stato male, doveva solo abbellirla con alcuni mobili, dato che era vuota. Sinceramente aveva avuto intenzione di sistemare anche le camere, ma dato che non voleva invadere troppo la privacy dei suoi coinquilini aveva semplicemente aperto le finestre per far cambiare aria e aveva preso i vestiti da lavare. Non avevano una lavatrice, così li avrebbe portati in qualche lavanderia a gettoni quando sarebbe uscita.
Leggermente sudata raggiunse uno dei due bagni, con l’obbiettivo di farsi una doccia rilassante. Dopo una mezzoretta buona era pronta ad uscire. Aveva indossato dei jeans scuri, una maglia verde militare con sopra un cappotto di pelle e  infine una leggera sciarpa nera. Fortunatamente Miroku le aveva lasciato un mazzo di chiavi, che mise in borsa, insieme ad un ombrello. Quelle nuvole non promettevano nulla di buono.
Portò con fatica tutti i sacchi dentro l’ascensore con l’obbiettivo di buttarli. I cassonetti non erano lontani e dopo essersi finalmente liberata di quel peso iniziò a girarsi intorno, notando che alla sua destra iniziava una zona pedonale ricca di negozi.
Cavolo c’era di tutto! Da negozi di alta moda a piccoli ristoranti dal quale uscivano profumi di ogni tipo, facendole venire l’acquolina in bocca. Ad un certo punto Kagome notò addirittura un piccolo negozio dove facevano il bucato. Senza esitare entrò; per fortuna aveva portato con sé i sacchi. Una donna stava dietro al bancone a leggere un giornale.
«Salve» disse la ragazza attirando l’attenzione della commessa. Con un po’ di fatica Kagome poggiò le tre buste sul tavolo. A quella vista la signora alzò un sopracciglio, guardandola confusa. Imbarazzata di grattò il capo.
«Mi dispiace. Coinquilini pasticcioni» di giustificò con un sorriso, cercando di mettere sul ridere quella situazione, ma a quanto pare aveva fallito miseramente.
«Puoi tornare qui fra due ore» disse semplicemente con tono scocciato, mentre Kagome le fece un leggero inchino per poi uscire velocemente. Poverina, quanta roba le toccava pulire, in quel momento non voleva essere nei suoi panni. Beh, in realtà lo era già stata dato che aveva pulito tutta la casa.
Riprese a camminare lungo la via, circondata da persone di diverse età. Lì era tutto così diverso rispetto a casa sua. A quel pensiero la sua mente tornò alla sua famiglia, già.. chissà come stavano: sua mamma, il nonno, Sota.. quanto le mancavano. Con ancora la testa abbassata non si rese conto che qualcuno stava correndo nella sua direzione e senza accorgersene la urtò, buttandola a terra in malo modo.
«Oh cielo, scusami!» gridò mortificata, aiutandola ad alzarsi, prendendola per un braccio. Kagome ancora confusa si portò una mano alla testa.
«Oh no, non preoccuparti, è stata colpa mia.. non guardavo dove stavo andando» disse con un sorriso rassicurante, osservando la ragazza che le stava di fronte. Sicuramente aveva più o meno la sua età. Indossava una divisa, forse quella di una cameriera, lasciandole scoperte le gambe bianche e magre dalle ginocchia in giù. I capelli erano di un bellissimo rosso acceso, legati da due buffe codine, gli occhi le ricordavano le foglie brillanti dell’albero sacro che aveva nel giardino della sua vecchia casa. Le sue guance erano leggermente arrossate, forse per via della corsa. Sembrava una bambina.
«Vorrei tanto sdebitarmi per questo brutto incidente, ma devo scappare sono in ritardo!» esclamò agitata. Kagome annuì cordiale.
«Tranquilla, vai pure!»
La ragazza le sorrise, ricominciando a correre «Grazie, ciao!» urlò, agitando il braccio per poi sparire tra la folla. Che stramba ragazza, però era simpatica. Kagome, continuando a guardare nella direzione da cui era sparita, riprese a camminare, sotto lo sguardo curioso dei passanti che avevano assistito alla scena.
Nelle successive due ore aveva trovato un enorme centro commerciale, all’interno di una palazzina. In ogni piano c’erano diversi negozi di ogni tipo, ma per fortuna il market si trovava al piano terra. Aveva comprato di tutto. Infondo, oltre a lei avrebbe dovuto sfamare dei grossi e affamati maschi. In totale erano quattro buste, voleva proprio vedere come avrebbe fatto a portare anche il bucato pulito.
Raggiunse il negozio dove la stessa donna di prima stava ancora dietro il bancone, masticando annoiata una gomma in bocca rumorosamente. Quando la vide entrare sbuffò annoiata, sparendo dentro una stanza. Pochi secondi dopo riuscì con in mano due scatole. Notò che la ragazza aveva altra roba in mano.
«Come farai a portare tutto?» domandò, alzando un sopracciglio. Kagome non trovando risposta alzò le spalle, mentre la signora alzò lo sguardo al cielo.
«Aspetta qui» disse scocciata, sparendo di nuovo dalla stessa porta. Kagome sentì un leggero chiasso e finalmente la commessa tornò, con in mano una grande cesta rossa.
«Tieni, metti tutto qui» disse, poggiando sul bancone l’oggetto che aveva portato.
«Oh, la ringrazio molto. Domani gliela riporterò» disse con un sorriso raggiante la ragazza, poi dopo aver pagato il conto uscì contenta. Meno male, così avrebbe fatto meno fatica.
Quando raggiunse la palazzina il sole stava tramontando, guardò l’orario sul telefono: le 18.38, giusto in tempo per sistemare la spesa e iniziare a preparare qualcosa. Entrò nell’ascensore. Vediamo, cosa avrebbe preparato? Si portò pensierosa un dito sul mento, poi una lampadina si accese. Trovato!
 
 

 
Inuyasha sbuffò, tirando un calcio alla lattina vuota che si era ritrovato di fronte. Pochi minuti prima, lui e Miroku, avevano chiuso l’officina e Koga e Bankotsu si erano presentati, dicendo che si sarebbero fermati a comprare alcuni dolci da portare a Kagome, chiedendogli di unirsi a loro. E così gli toccava tornare a casa più tardi, che scocciatura.
Non solo, lo avevano pure costretto ad assaggiare quei cosi schifosi e colorati. Tutto per cosa? Per quella stupida ragazzina.
Aveva pensato a lei diverse volte. Sicuramente era rimasta tutto il tempo sdraiata sul divano a non fare nulla, a differenza loro. Non aveva neanche un lavoro! Finalmente intravide il palazzo. Non vedeva l’ora di farsi una doccia e una bella dormita.
«Secondo voi a Kagome piacerà il cioccolato?» chiese contento Koga, muovendo leggermente il sacchetto incartato, con attorno un fiocco rosa arricciolato.
«Ne dubito, hai visto quant’è magra?» sghignazzò Inuyasha, prendendola in giro. Pessima mossa dato che ricevette un piccolo schiaffo dietro la nuca.
«Smettila di fare l’antipatico! Guarda che ho sentito quello che le hai detto stamattina» sbraitò Miroku, bloccando Inuyasha, che rizzò la schiena teso «E devo contraddirti: il fisico di Kagome è stupendo, alla fine le tette piccole mi piacciono, in certe situazioni sono molto comode» ammise con un sorriso da ebete, portandosi le braccia dietro la testa.
«Piantala Miroku. Quando dici certe cose mi fai paura» sbottò Bankotsu, alzando gli occhi al cielo, che in quel momento era del tutto scuro. Il sole era tramontato da un bel pezzo.
«Perché a te non piace?» chiese ingenuamente il ragazzo col codino, facendolo arrossire.
«Certo! Mi pare una ragazza molto intelligente e con la testa sulle spalle, ma.. non è il mio tipo» concluse, guardando altrove. Odiava Miroku in quei momenti, perché sapeva perfettamente che lo faceva apposta, solo per metterlo in imbarazzo.
Entrarono finalmente dentro l’edificio e una volta chiamato l’ascensore raggiunsero il famoso interno 24C. Koga aprì la porta con il suo mazzo di chiavi, ma una volta fatto si bloccò, senza permettere agli altri di entrare.
«Ehi Koga, perché ti sei fermato?» chiese confuso Miroku, mentre una vampata di profumo di pulito e cibo colpì tutti. Il giovane ragazzo entrò lentamente in casa, seguito dagli altri che si bloccarono stupiti.
La casa era.. pulita? Anzi, quel termine si non addiceva: splendeva! Il pavimento era talmente lucido che ci si potevano specchiare. Ogni cosa era al suo posto, niente residui di vestiti o roba da mangiare, per non parlare di quel piacevole odore di arancia e limone.
«Ma.. abbiamo sbagliato casa?» chiese stupito Bankotsu, guardandosi attorno. Si avvicinò ad una mensola, posandoci sopra un dito; neanche un granello di polvere.
«..Kagome?» la chiamò insicuro Koga.
La ragazza, sentendo le loro voci, spuntò dalla cucina con in mano un mestolo e un grembiule addosso, leggermente sporco.
«Ciao ragazzi! Bentornati» esclamò contenta, raggiungendoli. Parevano parecchio irrequieti.
«Hai.. hai pulito tutto tu?» domandò ancora turbato Miroku. Kagome sorrise radiosa, annuendo col capo.
«Si! Spero non vi dispiaccia.. Ah lì ci sono i vostri vestiti puliti. Dato non sapevo di chi fossero li ho lasciati lì così potete prenderli liberamente» spiegò felice, indicando col dito le due scatole vicino al divano. Loro sgranarono gli occhi.
«C-ci hai fatto il bucato?» mormorò ancora Miroku.
«Non esattamente, li ho portati in una lavanderia. Però tranquilli, le vostre camere non le ho toccate ho solo preso gli abiti e aperto le finestre per cambiare un po’ d’aria» spiegò sbrigativa, grattandosi una guancia, con ancora in mano il mestolo.
I suoi coinquilini si guardarono tra di loro, ancora frastornati.
«Kagome noi.. non sappiamo che dire» iniziò in difficoltà Koga.
«Dopo ti ridaremo tutti i soldi» aggiunse Bankotsu. Kagome li guardò, piegando il capo.
«No, non ce n’è bisogno davvero» disse imbarazzata, agitando le mani e chiudendo gli occhi. Non aveva mica fatto tutto quello per ricevere dei soldi o altro. I ragazzi non sapevano cosa aggiungere così Bankotsu  strappò dalle mani di Koga il pacchettino, porgendoglielo.
«Tieni. Questo è per te» disse incerto, facendolo dondolare a pochi centimetri dal suo viso. Emozionata la ragazza lo prese tra le mani iniziando a scartarlo.
«Che bello grazie! Adoro il cioccolato» urlò contenta, saltellando come una bambina, per poi scomparire dentro lo cucina «Su, venite!» gridò, obbligando tutti a raggiungerla. Cavolo, anche la cucina brillava come un diamante grezzo. Il tavolo era  apparecchiato nel migliore dei modi.
«Questo tavolo era così spazioso?» domandò ingenuamente Bankotsu, sedendosi al suo posto, seguito dagli altri, mentre Kagome li servì, porgendogli un piatto ricco e colorato.
«E’ pronto! Spero vi piaccia l’udon» mormorò, prendendo anche lei posto, mentre Miroku ridacchiò.
«Non ci crederai mai, ma è il piatto preferito di Inuyasha» a Kagome brillarono gli occhi, osservando il ragazzo che assaggiò il primo boccone. Lo vide irrigidirsi e la cosa la preoccupò, non gli piaceva?
«E’ davvero squisito!» gridò entusiasta Bankotsu, prendendo di fretta e furia un altro boccone, rischiando di bruciarsi la lingua. Kagome tirò un sospiro di sollievo.
«Diavolo, le mie papille gustative stanno impazzendo» esclamò al settimo cielo Miroku.
«Nah, dovreste sentire quelli che fa mia mamma. Sono molto più buoni» disse imbarazzata, iniziando anche lei a mangiare. In effetti era stata lei ad insegnarle come cucinarlo, così come tutti i piatti del resto.
«Ma che vai dicendo, altro che cibo d’asporto. Dovevamo conoscerti molto tempo fa!» aggiunse Koga, senza guardarla, intendo a godersi come gli altri quella deliziosa pietanza.
Inuyasha per tutto il tempo era rimasto zitto, era veramente buono cavolo! Quando lo aveva assaggiato quasi non ci credeva. Aveva pulito la casa, fatto il bucato e cucinato benissimo. Ok, doveva ammetterlo, quella tipa non era male, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Dopo poche ore Kagome stava sparecchiando la tavola, mentre gli altri si trovavano in salotto a chiacchierare.
«Ragazzi, non so voi, ma io mi sento in debito con lei» disse Koga. Gli altri annuirono, concordando quello che aveva detto l’amico.
«Dovremo farle qualcosa..» propose Miroku, portandosi una mano sul mento con fare pensieroso.
«Le abbiamo già fatto i dolci! Non vedo perché insistere» sbuffò Inuyasha, incrociando le braccia. Koga prese il cuscino che si trovava sul divano, tirandoglielo con rabbia in testa «Ahia! Ma che ti prende?» gridò, portandosi una mano sulla parte colpita.
«Sei proprio senza speranza» sussurrò il ragazzo con la coda, scuotendo leggermente il capo.
«Ci sono!» esclamò improvvisamente Bankotsu, spaventando tutti «Domani è sabato giusto? Nessuno di noi lavora. Andiamo a festeggiare allo Yagura!» a sentire il nome proposto dall’amico Koga si congelò sul posto.
«Si perché no? Là si trovano sempre un mucchio di ragazze..» aggiunse Miroku con un sorriso ebete.
«N-non credo sia una buona idea, insomma.. io, lei..» iniziò a balbettare Koga, senza sapere cosa dire. Era solo convinto che in quel posto non voleva andarci.
«Su non fare il solito guastafeste!» esclamò scettico Bankotsu, che abbracciò le sue spalle muscolose con un braccio, con una certa difficoltà dato che era molto più basso.
«Che bello, non vedo l’ora!» un radioso Miroku abbracciò i tre amici attorno al collo, avvicinandoli al suo viso. Quando adorava uscire! E poi così stanotte avrebbe avuto sicuramente un po’ di compagnia..
«Ehi e chi ti ha detto che io voglio andarci? Perché non posso saltare almeno una volta?» disse contrariato Inuyasha, sciogliendosi da quell’abbraccio.
«Perché oggi è per un’occasione speciale» continuò entusiasta Miroku, facendo borbottare ancora di più Inuyasha «Vado a dirglielo, voi andate a prepararvi!» gridò, raggiungendo di corsa la cucina.
 
 

 
Pochi minuti più tardi Kagome varcò la porta della soffitta pronta e felice. Miroku le aveva proposto di andare a bere qualcosa quella sera stessa e lei aveva accettato più che volentieri. Era la prima volta che usciva a quell’ora per Tokyo. Aveva indossato una gonna semplice nera, non troppo corta, ma neanche lunga, lasciando libere le sue gambe magre. La canottiera era aderente e scollata, permettendo di mostrare le sue poche forme, con sopra il suo solito cappotto di pelle. Ai piedi delle semplici scarpe col tacco non troppo alto con il cinturino alla caviglia; gliel’avevano regalate le sue amiche per il suo ventitreesimo compleanno. Infine del trucco leggero. Raggiunse emozionata il salotto dove i suoi coinquilini l’attendevano. Rimase sbigottita: cavolo erano tutti bellissimi. Un fischio di approvazione uscì dalle labbra di Miroku, che studiò attentamente il suo corpo.
«E chi se l‘aspettava?» esclamò, senza smettere di studiarla. Kagome abbassò lo sguardo imbarazzata, mentre Koga aprì la porta.
«Grazie» mormorò. Miroku le sorrise, stirandosi la camicia blu scura con i primi tre bottoni sbottonati, sicuramente per mostrare il petto e attirare qualche ragazza.
«Mai visitata Tokyo di notte?» le chiese Koga. Lei negò col capo, fissandolo. Era vestito con un semplice jeans, scarpe da ginnastica bianche e una felpa di marca, con le maniche alzate fino ai gomiti, ma non bastava per nascondere i suoi muscoli.
«No, mai. Questa è la prima volta» ammise con un sorriso, varcando il portone.
«Ma dove sei stata tutto questo tempo?» domandò divertito Bankotsu, mettendosi le mani dietro la testa, gonfiando il petto coperto da una semplice canottiera, mettendo in bella vista i muscoli e il braccio tatuato. Ma non aveva freddo?
Ridendo e scherzando in soli dieci minuti raggiunsero un delizioso locale vicino al centro. Era molto grande e colma di gente, tanto che che la maggior parte se ne stava fuori a parlare e a bere la bevanda ordinata. Il nome del locale era in bella mostra grande e luminoso. Kagome, circondata dai suoi coinquilini entrò dentro, dopo una serie di gomitate e spinte.
«Ehi Byakuya!» gridò Miroku, alzando la mano, attirando l’attenzione di un barman con i capelli legati in una coda simile a quella di Koga, che ricambiò il saluto.
«E’ un caro amico, prima l’ho chiamato per chiedergli di tenerci un posto libero» spiegò Miroku, guardando la ragazza leggermente in difficoltà, si vedeva che stare in mezzo a tanta gente la turbava.
«Ciao Miroku! Sempre il solito tavolo!» disse, senza neanche chiedere informazioni. Miroku gli fece il segno dell’ok con il pollice.
«Grazie mille!»
Il gruppo si spostò come era stato detto, mettendosi a sedere sull’unico tavolo libero vicino al muro con sopra scritto ‘riservato’. Kagome si sedette sul divanetto di tessuto rosso tra Koga e Miroku, mentre di fronte a lei stavano Inuyasha e Bankotsu. Solo lei prese il menù in mano. Dannazione, servivano solo bevande alcoliche lì?
«Hai già in mente cosa prend..»
«Ciao ragazzi!» a quella voce Koga si bloccò di colpo, girando immediatamente il capo dall’altra parte, mentre la ragazza frizzante li osservava contenta. Solo Kagome notò lo strano comportamento del coinquilino.
«Ciao Ayame come va?» domandò Bankotsu alla nuova arrivata, che le sorrise allegramente.
«Tutto bene grazie» rispose, poi spostò il suo sguardo verde su Koga, che cercava un qualsiasi modo per evitarla. La cosa le fece dispiacere, ma non lo diede a vedere, poi guardò Kagome «Ma.. tu sei la ragazza con cui mi sono scontrata oggi pomeriggio!» gridò all’improvviso, indicandola col dito leccato di uno smalto rosso scuro.
Kagome sgranò leggermente gli occhi mentre i ragazzi le osservarono curiosi. Aspetta un attimo, quelle codine.. «E’ vero! Che coincidenza» esclamò, riconoscendola solo in quel momento. Cavolo che memoria di ferro aveva quella ragazza.
«Che bello, allora per sdebitarmi posso offrirti qualcosa, che desideri?» domandò con uno smagliante sorriso, munendosi di taccuino e penna. Kagome ritrovandosi contropiede per la proposta improvvisa iniziò a balbettare.
«Oh, ma no.. non importa, davvero!» tentò imbarazzata, ma la rossa scosse il capo energicamente.
«Mi dispiace, ma quando Ayame ha in testa qualcosa nessuno la ferma» intervenne divertito Miroku, scoraggiando ancora di più Kagome, che leggeva di fretta il menù.
«Allora gradirei.. una coca con ghiaccio, senza limone» disse con un timido sorriso, mentre Ayame si appuntò quella piccola richiesta, con la lingua leggermente di fuori.
«Perfetto, a voi ragazzi non chiedo niente, tanto sempre il solito»
«Ormai ci conosci troppo bene!» ridacchiò Bankotsu alzando la mano in aria, permettendo alla cameriera di dargli il cinque divertita, per poi sparire tra la folla.
«Kagome scherzi, una coca? Siamo qui per festeggiare e divertirci, non puoi ordinare una schifosa bevanda americana, non alcolica per giunta!» Miroku alzò sconsolato le braccia al cielo.
In effetti il ragazzo col codino non aveva tutti i torti, peccato che Kagome non reggesse affatto l’alcool. L’ultima volta che aveva bevuto come un lupo fu durante la festa dei suoi venti anni. Le sue amiche l’avevano praticamente obbligata e a fine serata si era ritrovata in mezzo alla pista a ballare con uno sconosciuto con cui aveva slinguazzato per tutto il tempo. Solo a ripensarci le veniva la pelle d’oca.
Dopo quel terribile episodio si era ripromessa di stare più attenta, fermandosi nel momento in cui sentiva di essere un po’ troppo allegra del solito.
«Eccomi qui!» la voce vivace di Ayame la fece risvegliare, mentre questa poggiava un vassoio rotondo sul tavolo «Allora.. le birre chiare per Bankotsu e Inuyasha. Un negroni per Miroku. La coca con ghiaccio e senza limone per..»
«Kagome» dissero tutti insieme.
«Kagome!» ripeté lei allegra, facendo scappare un sorriso divertito alla ragazza «E infine il solito midori per Koga..» aggiunse, guardando intensamente il ragazzo che manteneva lo sguardo abbassato, ringraziandola con un cenno del capo «Ti ho fatto mettere anche un ombrellino» tentò ancora la ragazza, ma Koga continuava a evitarla. Sospirò silenziosamente riacquistando subito il solito sorriso.
«Bene, buona serata ragazzi. Per qualsiasi cosa mi troverete al balcone o in giro a servire!»
Kagome la guardò allontanarsi, fino a quando sparì dalla loro vista. Perché Koga la evitava? Che ci fosse del tenero tra i due? In effetti da come la rossa lo guardava la cosa sembrava abbastanza scontata, peccato che oltre a lei nessuno se ne fosse accorto.
«Allora, io propongo un brindisi!» gridò improvvisamente Miroku, alzando in aria il suo negroni «Un brindisi alla nuova bellissima e dolcissima coinquilina, alla sua deliziosa cena, ma soprattutto per quella fantastica bionda che stasera scalderà il mio letto» concluse indicando col capo la ragazza poco distante, che lo guardò in modo malizioso.
«Miroku!» esclamarono all’unisono Koga e Bankotsu per poi battere i bicchieri e bere le loro bevande. Miroku, sorseggiando quel liquido rossastro studiò la ragazza che fece un cenno col capo, indicando i bagni del locale.
«Vado! A dopo..»
Come una scheggia il ragazzo si alzò, prendendo la bionda ossigenata per una mano, sparendo dentro i bagni, senza neanche dare il tempo agli altri di dire qualcosa.
«Bah, quello ha dei seri problemi di dipendenza sessuale» sbuffò il ragazzo con la treccia, portandosi alla bocca il boccale di birra.
«Parla quello che guarda ogni sera i film porno» disse con noncuranza Inuyasha facendo sbarrare gli occhi a Bankotsu e sputando fuori tutta la birra.. su Kagome.
«Maledizione Ban, sei il solito sbadato!» Koga prese dei fazzolettini di carta, tentando di asciugare la canottiera di Kagome, ma non bastavano.
«Mi dispiace, è colpa di questo credito!» sbraitò, indicando col dito l’amico accanto, che alzò consolato gli occhi al cielo.
«Ehi, guarda che sono io quello che non riesce a dormire dato che sento tutto!» sbuffò, bevendo tranquillamente la sua birra schiumosa.
«Non ti preoccupare Bankotsu, vado in bagno a darmi una sistemata» disse con un sorriso Kagome, mettendosi in piedi.
Cercò con lo sguardo la porta dei bagni che fortunatamente erano vicini. Facendo zigzag tra la gente e mormorando degli ‘scusa’ la raggiunse entrando in quella col simbolo delle donne. Si guardò allo specchio, dandosi una sistemata ai capelli leggermente arruffati. Prese un po’ di carta, inumidendola con l’acqua e iniziò a pulirsi la canottiera, ma ad un certo punto sentì dei rumori, o meglio.. dei gemiti.
Sbarrò gli occhi, guardando le porte chiuse dei water. Si, quei versi arrivavano da lì dentro, poi un pensiero le balenò in testa.
“No, ti prego! Fa che non sia Miroku, fa che non sia Miroku..”
Il gemito strozzato di un ragazzo gli diede conferma: era Miroku.
Imbarazzata corse fuori dal bagno, forse aveva sentito abbastanza. Aguzzò gli occhi, osservando il loro tavolo notando che anche Inuyasha era sparito. Koga e Bankotsu stavano parlando allegramente di qualcosa. Decise di fare un giro per studiare quel posto. Era parecchio grande e la musica non troppo alta, permettendo ai clienti di parlare tranquillamente.
Il lungo balcone del bar era illuminato da diverse luci a neon. C’erano almeno tre baristi a servire le persone. Ad un certo punto i suoi occhi scuri notarono un cartello attaccato li vicino. Curiosa si avvicinò:
Cercasi personale
Una piccola idea si accese nella sua testa. Perché non chiedere di lavorare lì? Era vicino, aveva già esperienza di questo tipo e poi c’era..
«Ayame!» gridò la ragazza, alzando il braccio in aria quando vide la rossa passarle vicino. Lei si voltò curiosa, poi le sorrise.
«Ciao Kagome!» la salutò, tenendo un vassoio vuoto in mano «Hai bisogno di qualcosa?»
«No.. cioè si!» si corresse subito la mora, facendo incuriosire la ragazza con i codini «Ho notato quel cartello. State cercando cameriere?» domandò titubate indicandolo col dito, mentre Ayame annuì, regalandole un sorriso.
«Mh, mh. Due giorni fa una ragazza si è licenziata così stiamo cercando qualcuno che faccia mattina e pomeriggio. Sei interessata?» domandò, piegando leggermente il capo di lato.
«Beh ecco.. si, cioè naturalmente se al tuo capo va bene o..»
«E’ fantastico!» urlò contenta, alzando al cielo le braccia, rischiando di colpire con il vassoio la faccia di un cliente vicino, che la guardò male, ma lei non vi badò, anzi.. forse non se n’era pure accorta.
«Vieni domani mattina alle nove. Porta un curriculum. Lo avverto io Byakuya» spiegò velocemente la rossa, per poi abbracciarla «Sono così felice! »
«Ma, non lavoro ancora qui» disse divertita, ricambiando in maniera impacciata l’abbraccio.
«Tranquilla, so già che ti prenderanno. Sei carina e gentile, basta questo. Tanto portare un po’ di bevande si impara col tempo, proprio come ho fatto io» spiegò, portandosi un indice sotto l’occhio destro «Ora scusa, ma un tavolo ha bisogno di me. Ci vediamo domani!» la salutò, sparendo subito. Kagome aveva giurato di aver visto del fumo una volta corsa via.
Emozionata raggiunse il bancone, trovando miracolosamente uno sgabello libero, sedendosi. Iniziò a muoversi a destra e a sinistra, tenendo le mani poggiate sul tavolo. Certo che quella era stata veramente una grossa botta di fortuna! E lei che pensava di metterci almeno una settimana a trovare un nuovo lavoro. Meno male che aveva già fatto esperienza nel ristorante del padre di Ayumi, sua vecchia compagna delle medie.
«Ciao!» si risvegliò. Improvvisamente un ragazzo si era avvicinato a lei, forse anche troppo, e Kagome odiava i tipi che cercavano di rimorchiare in quel modo.
«Salve» rispose con un sorriso tirato, mentre questo poggiò un gomito sul bancone per vederla meglio in viso.
«Cosa ci fa una ragazza così carina tutta sola?» classica frase. Che noia, possibile che qualcuno non trovasse niente di meglio da dire?
«Non sono sola. Ci sono i miei coinquilini qui in giro» spiegò brevemente, voltando il capo, sperando che il tipo si arrendesse, ma niente da fare.
«Ma ora non ci sono..» ridacchiò divertito «Comunque sono Hojo» si presentò, senza porgerle la mano. Ora doveva presentarsi lei? Sospirò, dandosi una risposta da sola.
«Kagome» “Ti prego vattene, vattene, vattene!” pensò in preda al panico.
Intanto, poco distante, Inuyasha studiava attento la scena. Per tutta la sera non le aveva staccato gli occhi di dosso per un attimo, naturalmente senza farsi beccare da nessuno. Quando era apparsa in salotto vestita in quel modo dentro di lui qualcosa si era mosso, e non parlava solo nel suo amico lì sotto.
Le gambe nude erano un toccasana per i suoi occhi; certo ne aveva viste parecchie, ma le sue erano un qualcosa di unico. Il poco seno era leggermente in mostra e anche quello bastava per farlo impazzire. Era una bellezza semplice, eppure qualcosa lo attirava come una calamita. Forse era il culo? Doveva ammettere che non era niente male, o forse erano le cosce? Aveva una voglia matta di accarezzarle.. affondare le mani in quei capelli lunghi scuramente profumati, e gli occhi...
No! Stop! Alt! Che diavolo stava pensando? Da quando faceva certi pensieri sconci come Miroku? Ok che anche a lui era capitata qualche scappatella, ma forse stare troppo in compagnia dell’amico gli faceva male! Quella era semplicemente la sua coinquilina. Punto! Ma allora perché gli dava fastidio vederla parlare con quell’idiota di Hojo? Qualcosa scattò in lui quando il tipo le toccò volontariamente la gamba nuda, facendola tremare, forse di paura. Poggiò il boccale di birra e li raggiunse con lunghe falcate.
«Ehi imbranato!» entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui. Kagome sollevata, Hojo terrorizzato.
«I-Inuyasha.. ciao» balbettò agitato, mentre il nuovo arrivato lo guardò in cagnesco, potandosi le mani dentro le tasche dei jeans strappati.
«Sai, non mi piace quando qualcuno importuna una ragazza, soprattutto se questa è la mia coinquilina» mormorò assottigliando gli occhi e avvicinandosi al castano, che era molto più basso rispetto a lui.
«Lei è la tua.. scusa mi dispiace, non lo sapevo!» disse allontanandosi di un passo «Perdonatemi, ma.. ora devo andare. Ciao!» aggiunse sbrigativo, correndo via con la coda tra le gambe. Inuyasha scosse il capo, mentre Kagome lo guardò.
«Grazie! Quel tizio non si staccava più» sospirò, portandosi una mano sulla fronte sollevata, mentre Inuyasha si voltò a guardarla con un sopracciglio alzato.
«Sai, è normale che attiri idioti come quelli se ti vesti così» la schernì, indicandola con il mento. Kagome rimase sgomenta, aprendo leggermente la bocca.
«Stai dicendo che sono vestita male?» borbottò, portandosi le mani sui fianchi. Quella scena fece ancora di più divertire Inuyasha. Era uno spasso farla arrabbiare.
«Esatto, zuccherino. Sei davvero perspicace»
Kagome gonfiò innervosita le guance, diventando rossa come una bambina «Sei proprio un cafone! E io mi chiamo Kagome, non zuccherino!» protestò, mettendosi in piedi e avvicinandosi a lui. Pessima mossa dato che era almeno quindici centimetri più alto, col risultato che batteva il naso sul suo petto muscoloso. Eppure aveva i tacchi!
«Va bene zuccherino» la provocò ancora, ridacchiando. Kagome frustata si girò, muovendo apposta la sua lunga chioma per poi andarsene, senza avere una meta precisa.
«E ora dove vai?» domandò divertito seguendola, senza togliere le mani dalle tasche.
«Lontano da te!» sbraitò senza voltarsi, con i pugni stretti e i tacchi che calpestavano con forza il pavimento.
«Ma dai scherzavo.. oltre ad essere polemica sei pure permalosa vedo» oddio quando gli piaceva stuzzicarla! «Vieni zuccherino, per di là c’è l’armadio delle scope» Inuyasha l’afferrò piano per un braccio, per non farle male, bloccando la sua camminata simile alla marcia di un soldato.
Kagome non aspettandosi quella presa, si fece trasportare dalla forza del ragazzo e quei trampoli ai piedi non l’aiutarono, facendole perdere l’equilibrio. Inuyasha però bloccò la sua caduta, portandosela al petto. Kagome poggiò i palmi delle mani sulle sue ampie spalle.
«Ah, pure imbranata. Ce le hai tutte eh?» oddio non lo sopportava! E poi era vicino, troppo vicino! Imbarazzata si staccò da lui, guardando distratta la sua maglia nera col logo dei Red Hot Chili Peppers con sopra il cappotto di pelle.
«Dai non te la prendere. Vieni, ti offro qualcosa da bere» disse Inuyasha, prendendola per mano. Era talmente grande che la sua quasi scompariva. Era calda e piena di calli. Ora che ci faceva caso la presenza di Inuyasha non le dava fastidio come quella Hojo, anzi si sentiva.. protetta.
«Ehi Byakuya due birre!» gridò il ragazzo, attirando l’attenzione del barman che gli sorrise.
«Arrivano!»
Entrambi presero posto su uno sgabello. Inuyasha poggiò il gomito sul balcone, guardandola col solito sorriso a schiaffi, mentre lei incrociò le braccia sotto il piccolo seno, sbuffando.
«Guarda che io non bevo»
«Dai non fare la rompipalle. Un bicchiere di birra non ha mai fatto del male a nessuno sai?» Kagome alzò gli occhi al cielo. Come faceva ad avere sempre la battuta pronta? Rassegnata soffiò un po’ d’aria dalla bocca, smuovendo la frangia che le copriva la fronte. Iniziava a fare caldo lì dentro.
«Ecco a voi ragazzi» i due boccali strapieni che perdevano un po’ di schiuma arrivarono rapidi sotto i loro nasi. Inuyasha senza pensarci iniziò a bere con grosse sorsate, mentre Kagome la prese con entrambe le mani. Odiava la birra, non sapeva di nulla e gonfiava la pancia. Iniziò a berla piano e distante dal corpo con la paura di bagnare ancora la maglietta. Il ragazzo al suo fianco iniziò a ridere.
«Che c’è?» domandò, mantenendo la solita posizione.
«Mai visto qualcuno bere così!» si asciugò una piccola lacrima, tornando a guardarla «Sei veramente piena di sorprese zuccherino»
«Kagome!» lo corresse, rischiano di rovesciare quel liquido giallastro. Era talmente nervosa che senza pensarci iniziò a bere più velocemente, risultato? Le era venuto il singhiozzo.
«Ehi vacci piano!» scherzò, allontanando il boccale dalle sue labbra, dal quale scappò immediatamente un singhiozzo rumoroso che la fece saltare sul posto «Sei veramente un impiastro e poi..»
«Ehi Inuyasha!»
Entrambi i ragazzi si voltarono, trovando davanti a loro una ragazza che lo guardava in modo.. provocante? Le labbra erano macchiate da un accesso rossetto rosso fuoco, mentre i capelli perfettamente lisci erano tagliati da un preciso caschetto. L’abitino nero metteva in bella vista le gambe e il seno, sicuramente rifatto. 
«Ciao Yura» mormorò in difficoltà il ragazzo, muovendosi agitato sullo sgabello. Oddio lei no! Uno dei suoi più grandi errori.. per colpa di Miroku mesi fa aveva perso una scommessa che lo aveva fatto completamente sballare per via del troppo alcool ingerito e quella tipa se ne era approfittata portandoselo a letto. Lui in realtà non ricordava nulla, ma la seconda volta si, per questo aveva preferito evitarla. Quando quella sera aveva tirato fuori delle manette dalla borsa pensava di morire.
«E’ da un po’ che non ci si vede..» affermò con voce seducente, afferrando tra le lunghe dita una sua ciocca argentea «Quanto adoro i tuoi capelli» già, si era dimenticato che quella pazza era pure una fanatica dei capelli, soprattutto dei suoi. Forse il suo più grande desiderio era quello di tagliargli la testa e prenderseli tutti, probabilmente per farci una parrucca.
«Eh già! Senti, mi piacerebbe moltissimo parlare con te, ma sono occupato adesso..» lasciò in sospeso la frase, facendo intuire a Yura che era già impegnato con la ragazza che aveva affianco.  Kagome sentì un brivido quando il suo sguardo carico di odio si posò su di lei. Qualcosa le diceva che non era molto contenta.
«Te la fai con lei adesso? Mi ha sostituita?»
Eh? Cosa? Entrambi sbarrarono gli occhi. Che stava dicendo quella scema?
Inuyasha piegò disperato la testa all’indietro, stringendosi gli occhi con le dita «No Yura non ti ho sostituita, è la mia nuova coinquilina!» borbottò, il tono della sua voce era lo stesso che aveva usato quella mattina.
«Non ha nemmeno le tette ed è tutta secca! So che non è il tuo tipo perciò forza, vieni!» dacché era arrabbiata, era tornata col solito tono malizioso, mentre afferrava il braccio di Inuyasha per portarselo via con la forza, ma questo con uno strattone le fece mollare la presa, per poi guardarla serio.
«Ti ho detto di no Yura, e non ti azzardare ad offendere ancora Kagome, capito?» a quella minaccia entrambe le ragazze sgranarono gli occhi. Kagome sorpresa, Yura sconvolta. Come si era permesso di rifiutarla?
«Vaffanculo, ok? E non provare a cercarmi perché né te e né i tuoi amici vedrete ancora le mie tette, nemmeno se mi pagherete!» strillò inviperita, indicandosi col dito la scollatura che mostrava quelle rotondità finte. Inuyasha per tutta risposta fece un gesto con la mano, come a voler scacciare una mosca fastidiosa, mentre Yura si allontanava fuori di sé, ma senza smettere di sculettare.
Sparita dalla loro vista Inuyasha mollò un sospiro di sollievo, abbandonandosi completamente sullo sgabello, mentre Kagome lo osservò ancora stupita, ma allo stesso tempo divertita «Wow..» le scappò, attirando l’attenzione del ragazzo che aprì un occhio, guardandola.
«Che c’è?» sputò.
«Mi hai chiamata per nome. Dovrei farti arrabbiare più spesso» ridacchiò, nascondendo le labbra dal calice di birra, bevendone un sorso.
Anche Inuyasha sorrise, era vero. L’aveva chiamata per nome e non ci aveva fatto neanche caso «Non farci l’abitudine zuccherino» chiuse di nuovo gli occhi.
«Quindi sei uno sciupa femmine come Miroku, eh?» la sua non era una domanda. Continuava a guardarlo con un ghigno, mentre lui rizzò la schiena, come se avesse ricevuto una scossa elettrica. Ora era a lei divertirsi.. com’è che si dice? Occhio per occhio, dente per dente.
«No! Ma ogni tanto qualche scappatella mi ci vuole» rispose con un occhiolino, facendole scappare una risata, mentre finiva la sua birra.
Forse per colpa del leggero alcool, della musica o delle forti luci la sua testa cominciò a pulsare. Si portò una mano sulla tempia iniziando a massaggiarla, chiudendo lentamente gli occhi, mentre l’altro braccio, poggiato sul balcone, si teneva la testa.
«Sei stanca?» sentì sussurrarle Inuyasha. Lei sempre con gli occhi chiusi annuì.
«Ad essere sincera si» rispose, mentre un piccolo sbadiglio le scappò, nascondendolo con entrambe le mani e costringendola ad aprire gli occhi «Tutto il lavoro a cui mi sono dedicata oggi alla casa si sta facendo sentire..»
Inuyasha la guardò intensamente per qualche secondo, poi spostò lo sguardo ambrato sulla sua destra, osservando l’orologio appeso «In effetti è tardi..»
Finì con pochi sorsi la birra rimasta e poi si mise in piedi, tirandosi su i pantaloni, dato che erano leggermente calati «Bya.. mettile sul mio conto!» gridò improvvisamente all’amico barista che gli fece il segno dell’ok con la mano «Andiamo zuccherino» mormorò, incitandola ad alzarsi, cosa che fece, guardandolo confusa.
«Dove andiamo?» domandò, seguendolo tra la folla. Era la sua impressione o c’erano molte più persone?
«Che domande.. a casa»
Uscirono dal locale. Anche lì fuori era stracolma di sconosciuti come quando erano arrivati.
Finalmente un po’ d’aria fresca! Kagome respirò a pieni polmoni; lì dentro ci stava facendo la sauna. Riaprì i suoi occhi color cioccolato, notando che Inuyasha si era già incamminato di una decina di metri, con le solite mani dentro le tasche. Con una leggera corsetta lo raggiunse, mettendosi al suo fianco, mentre i piedi pulsavano. Non vedeva l’ora di togliersi quei dannati trampoli.
«E.. gli altri?» domandò, tentando di stare al suo passo.
«Tranquilla torneranno per conto loro. Non è la prima volta che ci dividiamo»
In realtà con Miroku capitava sempre, dato che tornava con una tipa e lui, così come gli altri, non voleva di certo fare il terzo incomodo! Guardò con la coda dell’occhio la ragazza al suo fianco, senza farsi notare. Si vedeva che aveva un po’ di difficoltà a camminare con quei cosi. Perché le donne rischiavano sempre di distruggersi i piedi con quegli affari appuntiti? Mah.
Ad un certo punto Kagome si bloccò improvvisamente, facendo arrestare anche la sua camminata, e  lui la guardò confuso.
«Che fai?» domandò studiandola, mentre lei tentava di massaggiarsi i piedi, senza togliersi le scarpe, poggiando la sua piccola mano sul suo braccio, per restare in equilibrio
«Mi fanno male i piedi!» il suo tono lamentoso gli ricordò quello di una bambina. Gli scappò un sorriso divertito, mentre lei continuava in qualche modo ad alleviare il dolore. Facendo un piccolo sbuffo Inuyasha staccò la sua mano dal suo braccio, dandole le spalle e piegandosi sulla ginocchia.
«Su vieni» esclamò annoiato, mentre Kagome piegò il capo. Voleva portarla a cavalluccio? Che gesto carino. Era veramente gentile da parte sua.
«Muoviti prima che cambi idea» come non detto.. la galanteria non era il suo forte. Leggermente imbarazzata allargò le gambe, mettendosi poi a sedere sulla sua schiena. Sentendo il leggero peso, Inuyasha afferrò saldamente le sue cosce con le mani, per poi rimettersi in piedi come se nulla fosse.
«Cavolo zuccherino la tua costituzione fisica inganna, ma quanto cavolo pesi?!» scherzò, iniziando a camminare. Kagome gli tirò una leggera sberla sul capo «Ahia! Scherzavo..» si giustificò, mentre lei corrucciava la fronte.
«Cafone» mormorò infastidita, poggiandosi completamente su di lui «Comunque.. grazie»
Il suo era solo un sussurro, Inuyasha lo percepì perfettamente ma non rispose, non aspettandosi un ringraziamento da parte sua. In fondo non stava facendo nulla di che; improvvisamente un profumo mai sentito gli colpì le narici e per sua immensa sfortuna si rese conto che erano i capelli di Kagome che si erano leggermente mossi dal vento. Quando si era completamente appoggiata a lui, aderendo il suo piccolo seno sulla sua schiena, il suo cuore aveva fatto una specie di capriola, esattamente come quella che aveva sentito nel momento in cui aveva percepito le braccia della ragazza circondare il suo collo, forse per stare più comoda.
Intanto anche Kagome si sentiva strana. Le piaceva così tanto sentire la sua presa calda sulle gambe, proprio come quando l’aveva afferrata per mano. I suoi bellissimi filamenti argentei le colpivano ogni tanto il viso, facendole sentire un piacevole profumo da maschio misto a schiuma da barba. Rilassata dalla camminata leggera chiuse gli occhi, beandosi completamente di quel tepore così piacevole.
Quanto Inuyasha raggiunse il portone del palazzo percepì il respiro pensate della ragazza sul suo orecchio, segno che si era addormentata. Con qualche difficoltà entrò dentro prendendo l’ascensore. Anche aprire la porta di casa non fu facile, ma alla fine ce l’aveva fatta; con un calcio chiuse l’uscio, provocando un leggero rumore che fece muovere leggermente la ragazza sulle spalle. Senza accendere la luce imboccò il corridoio, raggiungendo la sua camera, ma proprio in quel momento Kagome aprì lievemente gli occhi.
«Tranquillo, dormirò in soffitta» sussurrò, per poi riaddormentarsi di nuovo. Inuyasha sorrise intenerito; sembrava che si fosse svegliata proprio in quel momento solo per dirle quello. Sempre usando il piede aprì la porta già socchiusa per poi entrare, poggiando la ragazza sul suo letto morbido. Le tolse semplicemente le scarpe e il cappotto di pelle, coprendola poi con la coperta. Rimase a guardarla per diversi minuti, seduto sul materasso.
La luce della luna filtrava dalla finestra baciandole quel viso di porcellana, rendendola ancora più bella. Inuyasha, senza rendersene conto, allungò il braccio, scostando lievemente la sua frangia scura, per poi avvicinare le labbra al suo orecchio.
«Dormirai qui per questa notte»





Angolo autrice:

Buon pomeriggio a tutte carissime! Innanzitutto ho una cosa da dire...
10!! Dico DIECI recensioni? Ok, che speravo in qualcosa, ma tipo neanche la metà xD Dire che sono lusingata ed emozionata non basta!! Mi avete fatto una magnifica sorpresa perciò non smetterò mai di ringraziarvi tutte! Ho anche notato che è già pure tra le seguite e preferite di alcune, che naturalmente ringrazio con tutto il cuore^^
Quando le ho lette tutte mi sono impegnata al massimo e ho riguardato tutto il secondo capitolo da cima a fondo sperando di renderlo perfetto, soprattutto grazie all'aiuto della mia magnifica beta Miyu87, che naturalmente non smetterò mai di ringraziare♥♥.
Riguardo al capitolo.. eh, la nostra Kagome è troppo fortunata! Anche se il nostro Inuyasha non ha esitato un attimo di mostrare il suo solito carattere, ma alla fine lo sappiamo che è un tenerone :3 Sinceramente l'ho reso un pochino occ, ma per un semplice motivo: ricordo che la storia rappresenta una semplice avventura che molti giovani devono o dovranno affrontare perciò mi sono detta "ragiona Martina, come si comportano i ragazzi/giovani uomini in una casa da soli?", fortunatamente ho il mio migliore amico che sta affrontando questa bellissima esperienza quindi molte idee le ho prese da lui e dai suoi pazzi coinquilini (che sfortunatamente non sono fighi T.T). 
Ultimo appunto. Io AMO Ayame. La venero quindi l'ho resa letteralmente mia, mi sono divertita tantissimo! La vedo come una specie di Harley Quinn (naturalmente scartate la personalità omicida xD), soprattutto per la sua vivacità e pazzia, e anche le codine eheh, quindi spero che vi sia piaciuta^^
Bene detto questo vi saluto e mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento, soprattutto l'inizio, dato che molte di voi erano curiose xP 
Ci sentiamo nel prossimo capitolo fanciulle! Statemi bene e buona Domenica, un bacione
Marty♥
 
  
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