Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.292 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua, con un giorno di ritardo rispetto al solito (ma ero impegnata a setacciare i negozi per trovare pezzi di cosplay, perdonatemi!), con un nuovo capitolo e...beh, che cosa posso dire di questo capitolo? Finalmente le carte vengono messe in tavola o quasi e...beh, aspettate il prossimo capitolo.
Detto ciò, come al solito, vi ringrazio tantissimo: siete sempre dolcissimi nei commenti (ed io mi sento una persona cattiva, dato che non rispondo mai!) e mi supportare (o sopportare? XD) nel continuare a scrivere sui nostri imbranati preferiti!
Marinette sospirò, sfogliando
distrattamente il libro di storia e senza dare particolare importanza a
ciò che era scritto nelle pagine: le illustrazioni si alternavano una
dietro l’altra davanti ai suoi occhi, mentre la mente della ragazza era
totalmente concentrata su ciò che era successo il giorno prima.
O, più precisamente, su ciò che Alya le aveva detto il giorno prima.
Ad Adrien piaceva e, sebbene avesse fatto la finta tonta, lo sapeva anche
lei.
Così come si era accorta che anche a lei piaceva il ragazzo.
Era stata una presa di coscienza improvvisa, avvenuta mentre elencava le
qualità del ragazzo ad Alya e…
«E adesso che faccio?» mugugnò, posando il volto contro le pagine e
sospirando profondamente: «Come faccio? Come faccio? Come faccio? Come
faccio?»
«Sai, non penso che tenere la testa dentro al libro in questo modo, ti
permetta di sapere tutto per l’interrogazione.» commentò una voce maschile
che Marinette conosceva fin troppo bene: la ragazza balzò su, quasi come
se l’avessero punta, e posò lo sguardo celeste sul ragazzo che, a pochi
passi dal tavolo che aveva preso per sé in biblioteca, la guardava con un
sorriso impacciato in volto: «Ciao.» la salutò, accompagnando la parola
con un gesto della mano.
«Cioa…no, volevo Caoi…no, cioè…»
«Perché balbetti?» domandò Adrien, scostando la sedia del posto davanti
quello di Marinette e accomodandosi non invitato: «Avevi smesso di
balbettare con me.»
«N-non s-sto…»
«Sì, lo stai facendo.»
«N-no.»
«Marinette.»
«I-io…ecco…ehm…»
«Fantastico! Passo un intero pomeriggio a cercare di superare tutti gli
ostacoli che hai messo – perché ne hai messi pur di non far avvicinare gli
altri, eh! –, non ci vediamo per un giorno e siamo di nuovo punto e a
capo. Che accidenti devo fare per poter parlare con te normalmente?»
sbottò il ragazzo, alzando le braccia e lasciandole ricadere con un gesto
stizzito: «Andava tutto bene e ora sono di nuovo all’inizio…»
Marinette rimase a fissarlo attonita, mentre il ragazzo poggiava il viso
contro i pugni chiusi e in faccia gli compariva un’espressione
imbronciata, come quando era bambino e non poteva avere il giocattolo che
aveva deciso sarebbe stato suo: «A-adrien?»
«Che c’è?»
Marinette non resistette un secondo di più davanti il broncio del ragazzo
e, portata una mano alla bocca, iniziò a ridere di cuore: «Do-dovresti
ve-vederti…» mormorò dopo un po’, scuotendo il capo e facendo ondeggiare
le ciocche corvine, lasciate sciolte mentre con una mano si teneva la
pancia, dolorante dalle troppe risate: «Se-sei i-identico a quando…a
quando…a quando eri piccolo…»
«Cosa?»
«Mi fa male la pancia…» sibilò Marinette, poggiando il capo contro il
tavolo e inspirando profondamente, prima che una nuova ondata di risate la
travolgesse.
«La smetti?»
«Non ce la faccio…»
«Impegnati!»
«Eri troppo…eri troppo…»
«Smettila!»
Marinette annuì, alzando la testa e mordendosi le labbra alla vista del
volto offeso del ragazzo, onde evitare di scoppiare a ridere nuovamente:
«Scusami. Non volevo, davvero. Solo che eri troppo…eri troppo…»
«Per favore, non ricominciare.» sentenziò Adrien, con il sorriso sulle
labbra: «Anche se, devo ammettere, meglio le risate alla connessione
scadente…»
«Connessione scadente?»
«Quando balbetti. Sembra quasi che il tuo cervello non abbia campo in quel
momento.»
«Ah ah. Molto divertente.»
«Lo so, sono incredibilmente bello e incredibilmente divertente.»
«E incredibilmente vanitoso.» aggiunse Marinette, scuotendo il capo e
sfogliando distratta il libro di storia: «Eri così anche da piccolo? No,
non mi sembra…»
«Indosso una maschera.» buttò lì Adrien, poggiandosi contro lo schienale
della sedia e alzando lo sguardo verso il soffitto: «Quando sono andato
via con mio padre, quando ho iniziato la mia vita in America…beh, per non
far vedere la paura che avevo, ho iniziato a imitare i personaggi dei
cartoni animati che guardavamo da piccoli: fanfaroni, con la battuta
sempre pronta, esagerati…»
«Avevi paura?»
«Ehi, ero quello nuovo. E’ normale avere paura in quelle situazioni.» le
spiegò il ragazzo con un’alzata di spalle: «Mentre tu di cosa hai paura?»
«Come?»
«Anche tu non sei più quella che eri da piccola.» le spiegò Adrien,
fissandola intensamente: «Ti sei creata attorno questi muri e non lasci
avvicinare nessuno. Perché?»
«Guarda che ero così anche da piccola.» mormorò Marinette, catturando una
ciocca di capelli e attorcigliandosela attorno al dito: «Ho sempre avuto
paura di affrontare gli altri…»
«No, non è vero.»
«Sì, è vero.»
«No, mi hai sempre trattato…mh. Come dire? A spada tratta! Ecco sì, a
spada tratta.»
«Ma quello perché eri tu.»
«Cosa?»
«Con te…con te…» Marinette abbassò il volto, nascondendo la sua
espressione al giovane, mentre un lieve rossore le compariva sulle guance,
accompagnato da una sensazione di calore: «Con te è sempre stato facile
parlare.»
«Oh. Quindi io sono speciale, eh?»
«Non ho detto questo, Adrien.» sbottò la ragazza, tornando a fissarlo e
facendogli notare le guance rosse: «Ho detto che…»
«Che con me era facile parlare.» concluse per lei il biondo, facendole
l’occhiolino: «Quindi, quando eravamo piccoli, ti piacevo oppure…»
«Oppure?»
Un sorrisetto si dipinse sul volto di Adrien, mentre si allungava in
avanti e la fissava intensamente con gli occhi verdi: «Oppure io ti
piaccio adesso. E ti piaccio anche tanto, quindi non puoi stare in mia
presenza senza balbettare.»
«Co-cosa?»
«Ho indovinato, Marinette?»
«Io…io…»
«Beh, nel caso sarebbe perfetto! Perché anche tu piaci me e anche tanto…»
iniziò Adrien, sorridendo impacciato e abbassando lo sguardo, mentre
l’atmosfera scanzonata, che c’era stata fino a quel momento, faceva posto
a una più seria: «Marinette, io…»
«Marinette!» la voce di Nathanael interruppe Adrien, che si voltò verso il
rosso fulminandolo con lo sguardo mentre la ragazza continuava a tenere lo
sguardo sul giovane all’altro lato del tavolo; Nathanael abbozzò un
sorriso imbarazzato, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela:
«Ehm. Disturbo?»
Sarebbe stato poco educato ringhiare un sì?, pensò Adrien dando una veloce
occhiata a Marinette e osservandola voltarsi verso il nuovo arrivato e
abbozzare un sorriso: «Ciao, Nath. Io…ehm…non ti avevo visto.»
Ovvio, era completamente concentrata su
di me, Testa di pomodoro.
«Ti ho cercata in classe, ma Alya mi ha detto che eri qui per finire
i compiti di storia.»
«Mh. Sì.» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo sul libro di storia
completamente abbandonato: non era certo capace di concentrarsi adesso,
non dopo la bomba che Adrien aveva lanciato e…
E…
E sì, lo sapeva, ma era stato lo stesso sconvolgente sentirlo dire dal
ragazzo.
Inspirò profondamente, sentendo il cuore battere furioso dentro di lei e
chiedendosi come facesse a dimostrare tutta quella calma: Adrien le aveva
appena detto che gli piaceva.
E lui piaceva a lei.
E…
«Che volevi, Nath?» domandò, portando attenzione al compagno di classe
che, in piedi, era ancora fermo accanto al loro tavolo.
«Ti ricordi la mostra che si diceva l’altra settimana?»
«Sì.»
Sì, ricordava di quella mostra, peccato che le sembrasse fosse passato
molto più tempo da quando ne parlavano.
Da quando, nella sua vita, non era ancora rientrato Adrien.
«Mi chiedevo se…se tu volevi venire.»
Marinette inspirò, osservando l’amico e sentendo su di sé lo sguardo
dell’altro ragazzo, mentre il cuore continuava a batterle furioso nel
petto: cosa doveva fare? Quale scelta prendere? Perché stavano entrambi lì
a guardarla? Perché non le davano il tempo di pensare con calma a quale
fosse la soluzione migliore?
Si voltò verso Adrien, incontrandone lo sguardo verde e serio
completamente concentrato su di lei: cosa doveva fare? Cosa…
Aprì la bocca, richiudendola subito dopo, scuotendo poi il capo: si alzò
velocemente, le mani poggiate sul tavolo e la testa china.
Scappare.
Forse era quella la soluzione.
Forse…
La mano di Adrien si avvolse attorno al suo polso, lo stesso dove portava
il braccialetto che lui le aveva regalato, due giorni prima: «Marinette…»
le sussurrò, facendole alzare la testa e costringendola così ad affrontare
la situazione.
«Io…io…» socchiuse gli occhi, inspirando nuovamente e a fondo: «Io non
posso venire Nath.»