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Autore: Echocide    02/10/2016    5 recensioni
Quindi se divento più alto di te...tipo così, mi sposerai, vero?
Che ne dici di vedere se quel momento arriverà realmente, tappetto?

Una scommessa fatta ingenuamente, da bambini, lega Adrien e Marinette: purtroppo, però, la vita li divide e i due si perdono di vista, non incontrandosi più.
Dopo sette anni, Adrien torna a Parigi e sembra più che mai determinato a vincere la scommessa che fece da piccolo...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.292 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua, con un giorno di ritardo rispetto al solito (ma ero impegnata a setacciare i negozi per trovare pezzi di cosplay, perdonatemi!), con un nuovo capitolo e...beh, che cosa posso dire di questo capitolo? Finalmente le carte vengono messe in tavola o quasi e...beh, aspettate il prossimo capitolo.
Detto ciò, come al solito, vi ringrazio tantissimo: siete sempre dolcissimi nei commenti (ed io mi sento una persona cattiva, dato che non rispondo mai!) e mi supportare (o sopportare? XD) nel continuare a scrivere sui nostri imbranati preferiti!



Marinette sospirò, sfogliando distrattamente il libro di storia e senza dare particolare importanza a ciò che era scritto nelle pagine: le illustrazioni si alternavano una dietro l’altra davanti ai suoi occhi, mentre la mente della ragazza era totalmente concentrata su ciò che era successo il giorno prima.
O, più precisamente, su ciò che Alya le aveva detto il giorno prima.
Ad Adrien piaceva e, sebbene avesse fatto la finta tonta, lo sapeva anche lei.
Così come si era accorta che anche a lei piaceva il ragazzo.
Era stata una presa di coscienza improvvisa, avvenuta mentre elencava le qualità del ragazzo ad Alya e…
«E adesso che faccio?» mugugnò, posando il volto contro le pagine e sospirando profondamente: «Come faccio? Come faccio? Come faccio? Come faccio?»
«Sai, non penso che tenere la testa dentro al libro in questo modo, ti permetta di sapere tutto per l’interrogazione.» commentò una voce maschile che Marinette conosceva fin troppo bene: la ragazza balzò su, quasi come se l’avessero punta, e posò lo sguardo celeste sul ragazzo che, a pochi passi dal tavolo che aveva preso per sé in biblioteca, la guardava con un sorriso impacciato in volto: «Ciao.» la salutò, accompagnando la parola con un gesto della mano.
«Cioa…no, volevo Caoi…no, cioè…»
«Perché balbetti?» domandò Adrien, scostando la sedia del posto davanti quello di Marinette e accomodandosi non invitato: «Avevi smesso di balbettare con me.»
«N-non s-sto…»
«Sì, lo stai facendo.»
«N-no.»
«Marinette.»
«I-io…ecco…ehm…»
«Fantastico! Passo un intero pomeriggio a cercare di superare tutti gli ostacoli che hai messo – perché ne hai messi pur di non far avvicinare gli altri, eh! –, non ci vediamo per un giorno e siamo di nuovo punto e a capo. Che accidenti devo fare per poter parlare con te normalmente?» sbottò il ragazzo, alzando le braccia e lasciandole ricadere con un gesto stizzito: «Andava tutto bene e ora sono di nuovo all’inizio…»
Marinette rimase a fissarlo attonita, mentre il ragazzo poggiava il viso contro i pugni chiusi e in faccia gli compariva un’espressione imbronciata, come quando era bambino e non poteva avere il giocattolo che aveva deciso sarebbe stato suo: «A-adrien?»
«Che c’è?»
Marinette non resistette un secondo di più davanti il broncio del ragazzo e, portata una mano alla bocca, iniziò a ridere di cuore: «Do-dovresti ve-vederti…» mormorò dopo un po’, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche corvine, lasciate sciolte mentre con una mano si teneva la pancia, dolorante dalle troppe risate: «Se-sei i-identico a quando…a quando…a quando eri piccolo…»
«Cosa?»
«Mi fa male la pancia…» sibilò Marinette, poggiando il capo contro il tavolo e inspirando profondamente, prima che una nuova ondata di risate la travolgesse.
«La smetti?»
«Non ce la faccio…»
«Impegnati!»
«Eri troppo…eri troppo…»
«Smettila!»
Marinette annuì, alzando la testa e mordendosi le labbra alla vista del volto offeso del ragazzo, onde evitare di scoppiare a ridere nuovamente: «Scusami. Non volevo, davvero. Solo che eri troppo…eri troppo…»
«Per favore, non ricominciare.» sentenziò Adrien, con il sorriso sulle labbra: «Anche se, devo ammettere, meglio le risate alla connessione scadente…»
«Connessione scadente?»
«Quando balbetti. Sembra quasi che il tuo cervello non abbia campo in quel momento.»
«Ah ah. Molto divertente.»
«Lo so, sono incredibilmente bello e incredibilmente divertente.»
«E incredibilmente vanitoso.» aggiunse Marinette, scuotendo il capo e sfogliando distratta il libro di storia: «Eri così anche da piccolo? No, non mi sembra…»
«Indosso una maschera.» buttò lì Adrien, poggiandosi contro lo schienale della sedia e alzando lo sguardo verso il soffitto: «Quando sono andato via con mio padre, quando ho iniziato la mia vita in America…beh, per non far vedere la paura che avevo, ho iniziato a imitare i personaggi dei cartoni animati che guardavamo da piccoli: fanfaroni, con la battuta sempre pronta, esagerati…»
«Avevi paura?»
«Ehi, ero quello nuovo. E’ normale avere paura in quelle situazioni.» le spiegò il ragazzo con un’alzata di spalle: «Mentre tu di cosa hai paura?»
«Come?»
«Anche tu non sei più quella che eri da piccola.» le spiegò Adrien, fissandola intensamente: «Ti sei creata attorno questi muri e non lasci avvicinare nessuno. Perché?»
«Guarda che ero così anche da piccola.» mormorò Marinette, catturando una ciocca di capelli e attorcigliandosela attorno al dito: «Ho sempre avuto paura di affrontare gli altri…»
«No, non è vero.»
«Sì, è vero.»
«No, mi hai sempre trattato…mh. Come dire? A spada tratta! Ecco sì, a spada tratta.»
«Ma quello perché eri tu.»
«Cosa?»
«Con te…con te…» Marinette abbassò il volto, nascondendo la sua espressione al giovane, mentre un lieve rossore le compariva sulle guance, accompagnato da una sensazione di calore: «Con te è sempre stato facile parlare.»
«Oh. Quindi io sono speciale, eh?»
«Non ho detto questo, Adrien.» sbottò la ragazza, tornando a fissarlo e facendogli notare le guance rosse: «Ho detto che…»
«Che con me era facile parlare.» concluse per lei il biondo, facendole l’occhiolino: «Quindi, quando eravamo piccoli, ti piacevo oppure…»
«Oppure?»
Un sorrisetto si dipinse sul volto di Adrien, mentre si allungava in avanti e la fissava intensamente con gli occhi verdi: «Oppure io ti piaccio adesso. E ti piaccio anche tanto, quindi non puoi stare in mia presenza senza balbettare.»
«Co-cosa?»
«Ho indovinato, Marinette?»
«Io…io…»
«Beh, nel caso sarebbe perfetto! Perché anche tu piaci me e anche tanto…» iniziò Adrien, sorridendo impacciato e abbassando lo sguardo, mentre l’atmosfera scanzonata, che c’era stata fino a quel momento, faceva posto a una più seria: «Marinette, io…»
«Marinette!» la voce di Nathanael interruppe Adrien, che si voltò verso il rosso fulminandolo con lo sguardo mentre la ragazza continuava a tenere lo sguardo sul giovane all’altro lato del tavolo; Nathanael abbozzò un sorriso imbarazzato, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Ehm. Disturbo?»
Sarebbe stato poco educato ringhiare un sì?, pensò Adrien dando una veloce occhiata a Marinette e osservandola voltarsi verso il nuovo arrivato e abbozzare un sorriso: «Ciao, Nath. Io…ehm…non ti avevo visto.»
Ovvio, era completamente concentrata su di me, Testa di pomodoro.
«Ti  ho cercata in classe, ma Alya mi ha detto che eri qui per finire i compiti di storia.»
«Mh. Sì.» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo sul libro di storia completamente abbandonato: non era certo capace di concentrarsi adesso, non dopo la bomba che Adrien aveva lanciato e…
E…
E sì, lo sapeva, ma era stato lo stesso sconvolgente sentirlo dire dal ragazzo.
Inspirò profondamente, sentendo il cuore battere furioso dentro di lei e chiedendosi come facesse a dimostrare tutta quella calma: Adrien le aveva appena detto che gli piaceva.
E lui piaceva a lei.
E…
«Che volevi, Nath?» domandò, portando attenzione al compagno di classe che, in piedi, era ancora fermo accanto al loro tavolo.
«Ti ricordi la mostra che si diceva l’altra settimana?»
«Sì.»
Sì, ricordava di quella mostra, peccato che le sembrasse fosse passato molto più tempo da quando ne parlavano.
Da quando, nella sua vita, non era ancora rientrato Adrien.
«Mi chiedevo se…se tu volevi venire.»
Marinette inspirò, osservando l’amico e sentendo su di sé lo sguardo dell’altro ragazzo, mentre il cuore continuava a batterle furioso nel petto: cosa doveva fare? Quale scelta prendere? Perché stavano entrambi lì a guardarla? Perché non le davano il tempo di pensare con calma a quale fosse la soluzione migliore?
Si voltò verso Adrien, incontrandone lo sguardo verde e serio completamente concentrato su di lei: cosa doveva fare? Cosa…
Aprì la bocca, richiudendola subito dopo, scuotendo poi il capo: si alzò velocemente, le mani poggiate sul tavolo e la testa china.
Scappare.
Forse era quella la soluzione.
Forse…
La mano di Adrien si avvolse attorno al suo polso, lo stesso dove portava il braccialetto che lui le aveva regalato, due giorni prima: «Marinette…» le sussurrò, facendole alzare la testa e costringendola così ad affrontare la situazione.
«Io…io…» socchiuse gli occhi, inspirando nuovamente e a fondo: «Io non posso venire Nath.»

   
 
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